Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 35

Süzlärneñ gomumi sanı 4490
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1922
34.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
lotte della fede co' Luterani, Calvinisti, Zuingliani, e l'altra peste
maledetta di eretici, che Cristo confonda? Al Papato e al Principato i
Gesuiti sono più necessari che i denti in bocca all'uomo; senza essi
non si mastica: ed io so quello che mi dico. Il Principato attese a
deprimere la Chiesa; e la Chiesa, legittimamente difendendosi, crollò
il Principato: dannose le mutue offese, e quelle dei Principi, per di
più, empie. Ora poi che assursero i Popoli ad avvantaggiarsi delle
diuturne discordie, e, rotto il freno, minacciano il trono e l'altare,
i Principi hanno fatto senno; e, uniti in bel vincolo di amore,
attendono a sanare le scambievoli ferite: di entrambi adesso ne
stringe pari la cura, però che entrambi derivino da Dio, quantunque
immediatamente la Chiesa, mediatamente il Principato. I Gesuiti
ottimamente compresero la doppia missione, e la esercitano con la
sapienza del serpente, e la semplicità della colomba: non dubbii in
loro, non esitanza, non disonesto spirito di discussione. Obbedienza e
fede trionferanno del mondo, perchè deve capire, chiarissimo signor
Presidente, come colui, che si avvisa a sottoporre ad esame i dogmi
della Chiesa e i motuproprii dei Principi, se non è diventato eretico
e ribelle, già cammina per la strada di esserlo.
--Eh! sì... i Gesuiti... non dico; in verità meritano moltissimo: ma
dei Girolamini, Eminenza, che ne parrebbe a lei?
--Santa Vergine! Vorrebbe, signor Presidente, scegliersi per avventura
ritiro imperiale? Questa non mi parrebbe umiltà: _extra jocum_, anche
i Girolamini meritarono ottimamente della Chiesa. Già come sono frati
ella può andare a occhi chiusi; se quelli paionle buoni, e questi
proverà meglio; è tutta messe del seme di Dio. S'ella si sente
vocazione per la regola di San Girolamo, dia retta alla chiamata di
Dio.
--Il Signore la rimuneri di avermi illuminato: in breve, se la
Eminenza sua si degnerà concedermelo, depositerò nelle mani
riveritissime di lei il memoriale onde Sua Santità mi dispensi dallo
ufficio; e nel presentarglielo, che farà la Eminenza sua, io la
supplico di renderla capace, con quelle parole che le parranno più
acconce, delle ragioni che mi muovono a questo passo, affinchè mi sia
continuata la grazia del Padre dei Fedeli.
--Non rimettere a domani quello che puoi far oggi, ci ammonisce una
sentenza antichissima. Davanti a lei, carissimo, ella ha quanto
bisogna per iscrivere; tregua agl'indugi: dei buoni ufficii miei stia
sicuro, della ottima mente del Santo Padre verso di lei non dubiti
punto.
Ulisse, stretto dall'ardente pressa, scrisse la supplica, e scritta
che l'ebbe la consegnò al Cardinale di San Giorgio; il quale l'accolse
con sottilissimo riso, che appena gli fece tremolare i peli estremi
dei baffi: forse era di compiacenza, forse di scherno, e può darsi di
ambedue. Ridottosi a casa, meditando sopra lo accaduto, e riandando
con mente quieta le parole e i fatti, Ulisse si accorse come,
prevalendosi del turbamento dello animo suo, lo astuto prete lo avesse
condotto se non a sbagliare, almeno a mutare strada, e cavatogli di
sotto quanto ei desiderava. Però quegli che n'ebbe profitto questa
volta fu il vinto; avvegnadio il Moscati senza viltà si ritraesse da
un passo, donde indietreggiare senza pericolo, e oltrepassare senza
infamia non poteva. Di grazie, favori, pensioni od altri simili
vantaggi non fu fatto parola nel memoriale, nè nel breve; e il Moscati
non si curò ricordarli al Cardinal Cinzio: egli schivo e superbo,
avarissimi gli altri; sicchè avevano detto, consigliandosi fra loro:
nulla ha chiesto, nulla pertanto egli vuole; e poi, un povero frate di
che cosa abbisogna? E poi, copia di beni possiede anche troppa, e fa
anni più di quaranta che tira paga dallo stato; e poi aggiungete, che
questa impresa di Ferrara ha propriamente disastrato lo erario, e
bisogna rinsanguarlo; inoltre assegnandoli pensione parrebbe un
guastare la umiltà e spontaneità dell'atto; e chi sa ancora, ch'egli
non siasi taciuto su questo tasto per superbia? Chi più ne ha più ne
metta, chè tanto non arriverà a indovinare tutti i _poi_, pei quali
l'avarizia crede potersi sdebitare dall'obbligo senza metter mano alle
tasche.--D'altronde è cosa nota che papi, principi, e cardinali
eziandio, non meno che l'altra gente di alto affare, ed illustri, che
Dio manda per sollievo della umanità, sono di _buona memoria_ (quando
ce lo incidono) sopra le lapide soltanto; in ispecie poi Papa
Clemente, il quale pativa di chiragra e di podagra; e se ne teneva, a
quanto pare, avendo donato due gambe di argento massicce alla Casa di
Loreto, allorquando la visitò incamminandosi a prendere possesso del
Ducato di Ferrara, quasi perchè i posteri non dimenticassero cotesta
sua qualità[1].
Ulisse Moscati si ritrasse, come aveva divisato, nel chiostro; però
non prese mai gli ordini sacri, e godè per alcuni anni quella pace
stanca, che aspetta gli uomini, non già tutti, bensì i meglio
fortunati, dopo le contese e le percosse di questa battaglia, che si
chiama vita.
Il Cardinale di San Giorgio nella sera stessa presentò la supplica al
Papa, il quale postala sopra la tavola la compresse col pugno chiuso;
e poi, assentendo col capo e con uno stirare delle labbra verso gli
orecchi, che per lui voleva dire riso, favellò breve al nipote della
sua predilezione:
--Or, Cinzio, abbiate avvertenza all'altro.
Se nelle pianure dell'Affrica o dell'Asia, ed anche nei campi di
Sardegna, avvenga mai che muoia cavallo o montone, e sotto la sferza
ardente del sole incomincino appena a svilupparsi da cotesto cadavere
i primi effluvii della corruzione, ecco tu levi la testa, e dal punto
culminante dello emisfero passeggiando il tuo sguardo fino all'estremo
orizzonte ti comparisce tutto dintorno limpido e puro: torni ad
alzarla di nuovo, e tu vedi, colà dove il cielo pare che tocchi la
terra o le acque, avanzarsi un nuvolo di punti neri, il quale ad un
tratto dilatandosi ti è sopra, e all'occhio attonito ti manifesta una
torma di avvoltoi, i quali, in virtù dello stupendo odorato, vengono
tratti all'oscuro convito. In questa guisa stessa i perversi, senza
paura d'ingannarsi, fiutano alla lontana i perversi; si ravvisano
subito, si stringono, e prestansi aiuto. Soventi volte, e con
inestimabile dolore, io ho notato la immensa e forte fratellanza dei
maligni. Non è mica giuramento di setta che sospinge gli uni verso gli
altri, nè disciplina di collegio, nè istituto di consorteria, no;
bensì un arcano magnetismo animale, un soffio alitato sopra il capo di
costoro dalla bocca del demonio. Quando ti muovono guerra renditi per
vinto, dacchè tu non li potrai neanche combattere; dispersi in polvere
sottilissima ti si avventano agli occhi, penetrano nei pori,
s'insinuano nel sangue; invisibili, e nondimeno potenti; impalpabili,
eppure invincibili: essi ti stritolano nelle mani un disegno come
vetro; ti fermano lo strale sopra la noce; si cacciano sotto la rota
del carro trionfale, e lo arrestano a mezzo cammino; accosti le labbra
alla tazza, ed essi si mescolano nel vino che prende sapore di fiele;
accosti le labbra a quelle della moglie, dei figli e del padre, ed
eglino si posano sopra coteste labbra sicchè ti sanno di terra;
insomma, anima e corpo ti seppelliscono sotto un cumulo di arena. Per
altra parte, e con altrettanto rammarico, ho avvertito la indifferenza
dei buoni fra loro; non già perchè patiscano difetto di cuore, o
rifuggano dal sovvenirsi cortese con mutui offici; all'opposto,
completi di virtù e di senno, pensando bastare a se stessi, non
credono doversi collegare a difesa, molto meno ad offesa. Ercole potè
raccogliere nella pelle del lione tutta la gente _dei pigmei_ perocchè
essi fossero almeno alti un cubito; ma oggi, ridotti in polvere,
sfuggirebbero al tatto di lui, che ne avrebbe irrimediabilmente pieni
gli occhi e la bocca. O sapienti, fate senno una volta; e conoscete a
prova, che se il diritto è l'elsa, la forza è la lama della spada. Sì
legge scritto come, nelle Indie orientali, le turbe dei formicoloni
assaltino lo elefante, ed in breve ora lo riducano a tale, che di lui
non si trovano altro che le ossa politissime, e bianche: quello che
nella India costumano le formiche, in Europa fanno i nulli, i mediocri
e i perversi, a detrimento dei buoni e dei grandi. Certo il lione va
solo; ma nel deserto, dove non trova gesuiti, nè commissioni
governative, nè formicoloni dell'India, nè corti regie, nè procuratori
generali.
In questo modo il cardinale Cinzio Passero avendo a sbrancare dalla
trista mandra della magistratura una bestia malefica, alzò le narici,
e gli venne dalla lontana fiutato il giudice Luciani. Chiamatolo a se
gli usava le consuete carezze feline, e poi gli diceva come il Santo
Padre, suo gloriosissimo zio, non rifinisse mai di favellarne con
rispetto grande per la sua molta dottrina, e più per la prontezza e
salutare severità con le quali egli spediva i negozii; egli sapere per
conto suo, che la santa memoria di Papa Sisto lo teneva in ottimo
concetto, e che lo aveva, prima di morire, raccomandato al Pontefice
suo zio come soggetto commendevole per ogni punto, e da potersi
adoperare a chiusi occhi in emergenze difficili: essere stata
intenzione del Pontefice suo zio promuoverlo, e riconoscerlo dei molti
meriti suoi, ma fino allora avergliene impedito il modo le faccende
dello stato, e le cure della guerra, e di questo sentirne amarezza
infinita. Intanto, per rimettere il tempo perduto, come segno della
sua fiducia volergli confidare la procedura dei Cènci scandolosamente
protratta, mentre, per quanto correva universale la voce, tante, e
patentissime abbondavano le prove della reità degli accusati. Andasse,
rompesse gl'indugi, facesse cosa gradita al popolo romano, e al Santo
Padre accettissima: il nome di restauratore della giustizia si
meritasse...
Anche le civette impaniano, dice il proverbio; e il Cardinale,
infiammato dal desiderio di venire a capo del suo disegno, ci aveva
messo troppo più mazza che non ci bisognava. Le pupille del Luciani
oscillarono corruscando, come quelle delle belve prima di spiccare il
salto; e la parola prorompendo impetuosa gli si rompeva fra i denti.
--Certo, balbutiva costui, certo, Eminentissimo, col signor Moscati
non ci era verso di trarre un ragnatelo dal buco: gli avevano fitto in
testa certi scrupoli... lo assalivano tali uggie... tanti rispetti,
che nemmeno io mi sapeva dove mi trovassi. La s'immagini,
Eminentissimo, io lo sperimentai renitente perfino ad applicare
Beatrice Cènci alla tortura preparatoria _monentibus indiciis_, mentre
(Dio mi guardi da formare giudizii temerari) a me sembra che la prova
abbondi per farla impiccare (domando perdono del _lapsus linguae_,
essendo ella nobile)--per farla decapitare dieci volte.
--Guardate un po' voi!--esclamava maravigliando il Cardinale, ed
alzava ambe le mani.
--E quando dubitai che la potesse essere ammaliata, considerando la
perspicacia dello ingegno e la pronta favella, niente affatto naturali
in giovanetta ingenua, mi fece spallucce come se avessi pronunziato
qualche eresia. La Eminenza vostra sa troppo bene, come il diavolo
quasi sempre dia il dono delle lingue a coloro cui entra in corpo.
Sua Eminenza all'opposto sapeva, pel secondo capítolo degli Atti degli
Apostoli, che il dono delle lingue si diparte dallo spirito; e che
quando, dopo la Pentecoste, gli Apostoli scesero per la via favellanti
in più lingue, le turbe non li giudicarono già invasi dal demonio,
bensì ebbri di vino dolce[2]: tuttavolta, non trovando il suo conto a
contradire il giudice, approvò stringendo le labbra, ed abbassando la
testa.
--Riposino pure sopra di me, continuava il Luciani, come su due
guanciali; io sono avvezzo a far presto, e bene. Quando Papa Sisto mi
mandò a Bologna pel negozio del conte Peppoli, io ebbi l'onore di
darglielo spacciato nelle mani in meno d'una settimana...
--Ah! il povero conte, che fu decapitato nell'ottantasei...
--Domando perdono, Eminentissimo è' fu nel
millecinquecentottantacinque, il venerdì dopo la pasqua del Corpo di
Cristo, nel primo anno del suo pontificato. Quel benedetto conte ne
aveva fatte delle bige e delle nere; sicchè anche i suoi nodi un
giorno vennero al pettine. Caduto in potestà della giustizia,
siccom'egli era di ricchezze copioso, potente di parentadi, e
abbondante di partiti, non si trovava persona la quale si avvicinasse
deporgli contra; per le quali cose si correva pericolo di doverlo
metter fuori per mancanza di prove. La Santità di Papa Sisto
apprendendo queste novelle mi spedì incontanente per le poste fino a
Bologna, affinchè significassi alla recisa a quegl'illustrissimi
signori giudici, che se non condannavano alla forca, e subito, il
conte Giovanni, Sua Santità avrebbe impiccato loro. Messi così nello
strettoio, o d'impiccare o d'essere impiccati, impiccarono; e fecero
bene: non però senza qualche scapito della reputazione della
magistratura, per i passati indugi; avvegnachè, che cosa sia la legge
nei governi bene ordinati? Niente altro che regola di condotta pei
sudditi. Ora, chi fa la legge? Il Principe; dunque la sua volontà è
legge; scriverla, e pubblicarla spetta alla forma, non alla sostanza;
e Papa Sisto, che sapeva governare, volle che legge fosse la sua
volontà non pure scritta, ma eziandio manifestata con la voce e col
cenno[3].
--Eh! Papa Sisto la intendeva pel suo verso.
--Le suppliche mandate al buon pontefice in pro del Conte sommarono a
cinquecento, e tante; egli ne graziò una sola, e fu proprio del Conte
stesso, il quale allegando i privilegi del nobile lignaggio, domandava
reverentemente essere decollato piuttostochè impiccato. Sisto, con la
consueta sua benignità, oltre la grazia supplicata, aggiunse di suo,
che per maggiore onore gli concedeva di andare al patibolo con la
spada al fianco; come di fatto successe. Però, continuava esitando il
Luciani, io non capisco come la gloriosa memoria di Papa Sisto si
degnasse raccomandarmi in morte; conciossiachè io gli venissi in uggia
per modo, ch'io ci ebbi a rimettere il collo; e la veda,
Eminentissimo, proprio in me non era colpa al mondo, e Dio sa se io lo
servissi di cuore. Basta, un papa veramente grande egli fu; ma quando
cotesta sua accesa natura montava su le furie, non ci era modo di
poterlo attutire.
Lo Eminentissimo, che aveva detto una bugia, non era uomo da
sgomentarsi per così poco; ond'è, che senza punto turbarsi così
rispose:
--Certamente: siccome Papa Sisto passato il primo bollore di leggieri
si ravvedeva, è da credersi che, riconosciuto lo error suo, non
avendolo potuto riparare in vita, si adoperasse di farlo in morte.--E
subito dopo, studioso di divertire l'attenzione del Luciani,
interrogò: «E come vi avvenne, illustrissimo signor Presidente, di
cadere in disgrazia ad un tanto pontefice?
--Avete a sapere, Eminentissimo, come una idea fissa si fosse
impadronita della mente di Papa Sisto, infastidito di volgari
supplizii; ed era una smania sterminata di far morire sul palco
qualche principe. Tanto lo dominava questa fantasia, che talora,
facendosi leggere per diletto la relazione della prigionia e morte
della regina Maria Stuarda, sospirava dicendo: «O Signore! e quando
verrà quel giorno in cui capiterà una tale occasione anche a me?» Ed
altra volta, affacciatosi alla finestra, si voltò alla plaga di
ponente, dove si dice che giaccia Inghilterra; e, sollevata la mano,
quasi volesse parlare con la regina Elisabetta, ad alta voce favellò:
«O te beata, regina, che sortisti dai cieli l'onore di poter far
cadere una testa coronata! Va, che tu sei un gran cervello di donna».
Ora mentre stava sopra questo appetito, la fortuna gli parò dinanzi la
occasione per poterlo satisfare. Il signor Ranuccio Farnese, figliuolo
del serenissimo duca di Parma Alessandro Farnese, contravvenendo al
divieto del papa, si attentò portare armi per Roma; e non solo le
portò per Roma, ma con esse venne in Vaticano, e si presentò al sommo
pontefice. Papa Sisto, come colui che con le spie non soleva fare a
spilluzzico, avvisato minutamente del fatto mise il bargello e gli
sbirri in anticamera, dove il temerario giovane venne preso, e poi
portato dritto come un cero in Castello Santo Angiolo. Chiara la
legge, il delitto manifesto, e per di più qualificato dallo spreto
dell'autorità e del luogo venerabile. Appena successo il caso si levò
rumore grande per Roma, ed all'universale sembrava agevolissimo
ottenere grazia al signor Ranuccio, considerando il credito che godeva
infinito presso la Corte il cardinale Farnese, la fama del duca
Alessandro tanto benemerito della fede cattolica, che Papa Sisto per
via di legato speciale gli mandò sino in Fiandra il cappello, e lo
stocco benedetti; l'autorità della casa inclita a paro delle più
illustri, il parentado co' meglio potenti Principi della Cristianità,
e finalmente la leggerezza degli anni giovanili del signor Ranuccio;
ma quelli che conoscevano il papa da vicino tentennavano il capo, e
dicevano: «e' ci è l'osso!» E questi la indovinavano. Di vero Sisto si
mostrò, piuttostochè duro, incocciato a farlo morire; ed a quelli che
gli esponevano i meriti del duca Alessandro Farnese, rispose: «nessuno
meglio di lui averli tenuti, e tenerli in pregio; ma le virtù del
padre non dovere, nè poter compensare gli errori del figliuolo»: agli
altri, ed erano i giureconsulti, che gli obiettavano i principi ed i
forensi non andare suggetti alle leggi statutali, a differenza delle
altre che nascono dallo jus comune, opponeva cotesta ragione non
correre, avvegnachè il principe Ranuccio, come vassallo della Chiesa,
non potesse allegare ignoranza di statuto: per ultimo a coloro che
adducevano la novella età del contumace, rivoltava contro lo argomento
osservando, la poca età doversi apprendere come circostanza
aggravante; e chi sentiva altramente parergli scemo di senno: dacchè
se così tenero tanto egli ardiva, qual termine estremo, quale ultimo
confino non avrebbe passato adulto? Insomma, egli era un gusto a
sentirlo schermire; pareva un toro quando caccia per aria i cani nello
steccato. Il cardinale Farnese, personaggio di quella gravità che la
Eminenza vostra conosce, prese come prudente il suo partito; e fatti i
suoi apparecchi con sagacia pari alla segretezza, calato il sole si
fece a visitare Sua Santità. Giunto al cospetto del papa prese con
ogni maniera di pietose supplicazioni a raumiliarlo, esortandolo di
tratto in tratto a non empire di tanto lutto la casa Farnese, e
contristare così l'anima del campione invittissimo della fede, il duca
Alessandro. Per la qual cosa Papa Sisto, volendo torsi cotesto
fastidio dattorno, presa una carta vi scrisse sopra l'ordine al
castellano di Santo Angiolo di consegnare alle ore due precise di
notte il prigione al cardinale Farnese, e al tempo stesso scrisse un
altro ordine al medesimo castellano, che senza porre veruno indugio
tra mezzo, nè anche di un minuto secondo, mettesse a morte il signor
Ranuccio. Pare impossibile quale, e quanta fosse l'accuratezza dello
eminentissimo cardinale Farnese, il quale, nel presagio che la cosa
andasse come veramente successe, corruppe con danari l'orologiaro del
castello, e gli fece avanzare l'ora; ond'egli presentatosi con tutta
diligenza al castellano ne ottenne facilmente il Principe, che tosto
mise in carrozza, e con tanto precipizio spinse fuori di Roma, che
correndo, senza mai fermarsi, le poste, si ridusse in salvo ai suoi
stati di Lombardia in meno di trenta ore. A me poi, senta qual trama
tese cotesto benedetto cardinale. Papa Sisto mi aveva confidato
l'ordine secondo, affinchè lo portassi, aprendomi l'animo suo; e,
volendomi esercitare ad usar diligenza, mi diè una spinta, quasi
intendesse balestrarmi di punto in bianco in castello. Ora mentre io
mi affretto, allo scendere del ponte, o per corda tesa traverso o per
altro argomento che vi adoperassero, i cavalli stramazzano di sfascio;
la carrozza si rovesciò su di un lato, ed io, comecchè a fatica, pure
senza offesa potei uscire dagli sportelli. Rimanendomi poca più via,
mi disponeva farla a piedi; quando mi vennero attorno parecchi
gentiluomini, i quali commiserando il mio stato si mostravano timorosi
che qualche guaio mi avesse colto: io badava a ringraziarli, e a
renderli capaci, che per grazia di Dio era rimasto illeso; ma essi,
niente; non vollero rimanere convinti, e quasi a forza mi fecero
salire nella carrozza loro, profferendosi pronti di condurmi al luogo
ch'io mi fossi compiaciuto indicare. A questo patto, per non mostrarmi
di soverchio scortese, accettai, manifestando subito il desiderio di
esser condotto in Castello Santo Angiolo. «Subito; la rimanga servita,
disse uno di quei gentiluomini; e affacciatosi allo sportello ordinò
al cocchiere: «a Castello Santo Angiolo». Appena egli ebbe profferite
queste parole ecco i cavalli s'inalberano, prendono a imbizzarrire, e
quinci in breve a scappare via rovinosamente: andammo di su e di giù,
percorremmo in tutti i lati la. città: a me pareva trovarmi nella
botte in cui i Cartaginesi misero Regolo; sudava acqua e sangue
pensando all'ira del papa. Finalmente i cavalli si acquietarono, e i
gentiluomini, forte rammaricandosi dello accaduto, non senza molte
cerimonie mi deposero alla porta del castello: io gli ringraziai con
la bocca, mentre li malediceva largamente col cuore. Nello affrettarmi
con celeri passi cavai l'orologio di tasca, e vidi che mancava qualche
minuto alla un'ora e mezza di notte. Riprendo animo, e, rinforzato il
correre, mi trovo davanti al castellano, a cui metto senza potere far
motto la carta nelle mani: egli la prende, la legge, la volta sotto
sopra, e poi mi sbarra in viso due occhi stralunati come avesse dato
volta alle girelle. Gli domandai che cosa aveva, ed ei rispose, che
ore pensava che fossero: ma, ripresi io, l'un'ora e mezza di notte
circa.--Domani torneranno; per oggi contentatevi che sieno le tre.--Le
tre?--Le tre, e staranno lì lì per suonare.--Io mi trassi l'orologio
di tasca, che in quel punto segnava le due meno cinque minuti, e
glielo posi sotto gli occhi. Nel medesimo istante all'orologio del
castello batterono le tre.--Le trame dello astuto cardinale apparivano
manifeste; ci aveva gabbato tutti, e me peggio degli altri. Quando al
Santo Padre venne riferito il successo, non s'incollerì punto, com'io
aveva immaginato, col cardinale Farnese; all'opposto, quando lo vide,
gli andò incontro congratulandosi dell'arguzia e diligenza sue; me
poi, allorchè mi condussi ai santi piedi per iscolparmi, non volle
ascoltare; ma squadratomi bieco, con labbra tremanti di rabbia mi
disse: «Toglimiti dinanzi in tua malora, e ringrazia Cristo s'io non
ti mando adesso adesso in galera». Io non me lo feci ripetere due
volte; ma lascio considerare a vostra Eminenza s'io mi meritassi
siffatto rabbuffo[4].
--Consolatevi, via, signor Presidente: vedete, l'ora del risarcimento
non manca mai a cui la merita, e la sa aspettare... Orsù, andate, ed
attendete al negozio, ch'io in nome di Sua Santità vi raccomando.
Il presidente Luciani inchinandosi fino al pavimento rinnuovò la sua
alleanza con la polvere, e prese commiato. Nel condursi a casa non
aveva membro che non gli sussultasse; tremava, il codardo. nella gioia
pregustata di tribolare a voglia sua enti sensibili, creature di Dio.
Se io affermassi che in cotesto feroce e vile intelletto non capisse
desiderio di avvantaggiarsi con promozioni e pecunia, non sarebbe
vero; ma siffatta passione veniva di gran lunga seconda all'altra di
tormentare. Guardagli la faccia, e poi dimmi se sia uomo costui; la
testa ha quadra, depressa la fronte, le orecchie indietro, il muso
assai più largo nelle mandibole inferiori che negli zigomi, le guance
pendenti, la bocca senza labbra si perde per le rughe, e non lascia
indovinare dove abbia confine; i capelli irti, e rasi; il colore è di
grasso vieto tranne la parte pelosa, che ha lite col verderame, e lo
vince; gli occhi piccoli e tondi, e gialli come l'orpimento: creazione
sbagliata, distrazione della natura; conciossiachè con una variante
leggerissima nella gola la voce non gli sarebbe uscita articolata in
parola, bensì abbaiata in latrato; ed allora invece di doventare uno
arnese pessimo di quella, che gli uomini sogliono chiamare giustizia,
sarebbe riuscito un ottimo cane da macellaro.
Ridottosi a casa, il presidente Luciani si mostrò fuori dell'usitato
giocondo: favellò piacevole alla moglie, che di cuore diverso dal suo
gli aveva dato il cielo; accarezzò le figliuole, poi si mise a sedere,
e volle cena; festeggiando, come la gente del volgo costuma, col bere
smodatamente la domestica allegrezza. Diventato più sciolto, anzi
impudente di lingua per virtù del vino, esclamò:
--Orsù, via, figliuole mie; venite qua, che voglio darvi una buona
novella, ed è, che prima che finisca la settimana intendo presentarvi
di un magnifico dono.
--Magari! E che cosa ci dona, signor padre?--rispose la maggiore.
--Indovinate.
--Una faldiglia di seta?
--Meglio ancora.
--Un viaggio a Tivoli?
--Meglio, meglio. Io vi donerò quattro teste tagliate di gentildonne,
e gentiluomini romani; e tra queste una attaccata ad un collo bianco,
e rotondo come il tuo.
E sì dicendo, con gl'indici e i pollici delle mani le cingeva il
collo. La fanciulla si sottrasse con ribrezzo alla stretta esclamando:
--Cotesti sono presenti pei carnefici: io non lo voglio.
E le altre sorelle, in coro:
--Tristo dono, tristo dono; noi non lo vogliamo.
--Donna, gridò il Luciani guardando con occhi arruffati la moglie, la
nostra schiatta madreggia;--e così dicendo si levò in piedi, si trasse
il berretto fino sul naso, e preso un lume s'incamminò borbottando
alla sua camera, dove si chiuse per di dentro.
La mattina veniente, appena fatto giorno, fu visto il Luciani nella
carcere di Corte Savella accompagnato da due vecchie femmine, o
piuttosto furie, incamminarsi alla prigione di Beatrice.
La mesta fanciulla giaceva assorta da moltitudine di pensieri, i quali
tutti mettevano capo ad affannose conchiusioni; ond'ella infastidita,
e sazia di giorni, non rifiniva di raccomandarsi a Dio, che per pietà
da questo martirio la chiamasse alla sua pace. All'improvviso, aperta
strepitosamente la imposta della carcere, si presentano davanti alla
dolente le sinistre sembianze del Luciani e delle sue compagne.
Costui con parlare succinto ed acre le dichiarò, essere venuti per
visitarla se avesse fattucchierie addosso; però di buona grazia si
accomodasse allo esame. Egli intanto si ridusse in un canto della
stanza, e quinci, con la faccia rivolta al muro, ordinò alle due
Megere che compissero lo ufficio.
Beatrice avvampando d'ira e di vergogna si ravviluppa nelle coltri, e,
forte stringendolesi intorno al corpo, rifiuta sottoporsi alla
umiliante ricerca. Non si rimasero per questo le due carnefici
pinzochere, che, adoperandovi le mani loro adunche ed ossute, le
strapparono di forza coltri e lenzuola. Nudo quel bell'angiolo di
amore cadde in balìa di costoro.
--Dal capo vien la tigna, diceva il Luciani dal suo cantuccio; però
incominciamo a perquisirle la testa: separate in prima i capelli per
bene, guardate con diligenza la cotenna... voi, signora Dorotea,
forbitevi gli occhiali... ve lo ripeto per la ventesima volta... voi
le troverete una macchietta livida, o nera un poco più grande di una
lenticchia... come sarebbe a dire un granchio secco... avete trovato?
--Non trovo altro, rispose Dorotea, che un visibilio di capelli
sufficienti per farne una parrucca a tutt'e due, e ne avanzerebbe.
--Basterebbero a tutt'e tre, osservò l'altra.
--Scendete giù... guardate il collo, il seno, le spalle...
--Nulla...
--Come nulla? Egli è impossibile.
--Ella è così. Sarebbe più facile che passasse inosservato un bufalo
sopra la neve, che un pelo vano sopra queste carni di latte.
In questo modo fu ricercata Beatrice sottilissimamente per tutta la
persona, senza che potessero scuoprire il segno indicato.
--Veramente, prese allora a brontolare, sempre nel suo canto, il
Luciani, i maestri dell'arte insegnano come il demonio per ordinario
imprima la sua macchia sul seno, o sopra la coscia sinistra;
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Çirattagı - Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 36
  • Büleklär
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 01
    Süzlärneñ gomumi sanı 4444
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1962
    34.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 02
    Süzlärneñ gomumi sanı 4415
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1890
    36.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 03
    Süzlärneñ gomumi sanı 4426
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1908
    34.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 04
    Süzlärneñ gomumi sanı 4568
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1831
    35.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 05
    Süzlärneñ gomumi sanı 4359
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1933
    36.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 06
    Süzlärneñ gomumi sanı 4521
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1813
    35.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 07
    Süzlärneñ gomumi sanı 4499
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1935
    35.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 08
    Süzlärneñ gomumi sanı 4469
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1892
    35.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 09
    Süzlärneñ gomumi sanı 4524
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1875
    34.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 10
    Süzlärneñ gomumi sanı 4324
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1874
    35.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 11
    Süzlärneñ gomumi sanı 4405
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1931
    34.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 12
    Süzlärneñ gomumi sanı 4465
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1955
    34.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 13
    Süzlärneñ gomumi sanı 4413
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1913
    36.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 14
    Süzlärneñ gomumi sanı 4524
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1867
    34.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    54.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 15
    Süzlärneñ gomumi sanı 4466
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1838
    37.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 16
    Süzlärneñ gomumi sanı 4599
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1952
    35.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 17
    Süzlärneñ gomumi sanı 4450
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1865
    34.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 18
    Süzlärneñ gomumi sanı 4719
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1822
    36.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 19
    Süzlärneñ gomumi sanı 4529
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1866
    35.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 20
    Süzlärneñ gomumi sanı 4544
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1895
    33.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 21
    Süzlärneñ gomumi sanı 4527
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1918
    34.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 22
    Süzlärneñ gomumi sanı 4375
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 2039
    33.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 23
    Süzlärneñ gomumi sanı 4544
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1881
    36.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    52.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 24
    Süzlärneñ gomumi sanı 4304
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1904
    36.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 25
    Süzlärneñ gomumi sanı 4503
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1871
    32.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 26
    Süzlärneñ gomumi sanı 4476
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1986
    31.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    46.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 27
    Süzlärneñ gomumi sanı 4419
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1887
    35.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 28
    Süzlärneñ gomumi sanı 4500
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1836
    36.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 29
    Süzlärneñ gomumi sanı 4446
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1842
    35.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 30
    Süzlärneñ gomumi sanı 4325
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1946
    35.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    60.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 31
    Süzlärneñ gomumi sanı 4486
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1954
    35.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 32
    Süzlärneñ gomumi sanı 4489
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1982
    32.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 33
    Süzlärneñ gomumi sanı 4484
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1819
    35.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 34
    Süzlärneñ gomumi sanı 4329
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1892
    35.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 35
    Süzlärneñ gomumi sanı 4490
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1922
    34.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 36
    Süzlärneñ gomumi sanı 4387
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1861
    32.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 37
    Süzlärneñ gomumi sanı 4318
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1941
    33.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    47.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    55.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.
  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 38
    Süzlärneñ gomumi sanı 4447
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1932
    34.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 39
    Süzlärneñ gomumi sanı 4506
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1841
    36.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 40
    Süzlärneñ gomumi sanı 4474
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1854
    35.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    50.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 41
    Süzlärneñ gomumi sanı 4357
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1907
    32.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 42
    Süzlärneñ gomumi sanı 4532
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1889
    33.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 43
    Süzlärneñ gomumi sanı 4495
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1887
    35.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 44
    Süzlärneñ gomumi sanı 4465
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1812
    33.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 45
    Süzlärneñ gomumi sanı 4451
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1868
    34.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    49.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    56.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 46
    Süzlärneñ gomumi sanı 4476
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1857
    35.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    58.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 47
    Süzlärneñ gomumi sanı 4411
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1833
    34.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    48.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    57.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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  • Beatrice Cenci: Storia del secolo XVI - 48
    Süzlärneñ gomumi sanı 4129
    Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1810
    36.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    51.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
    59.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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