Annali d'Italia, vol. 2 - 22
Süzlärneñ gomumi sanı 4283
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1668
38.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
54.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
62.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
in età di poco più di cinquant'anni; e sant'Ambrosio, nel solenne
funerale fattogli quaranta giorni appresso, recitò, alle presenza
d'Onorio Augusto e dell'esercito, la sua funebre orazione, in cui
espresse la sua ferma credenza, che un sì pio e sì buono imperadore
fosse volato a ricevere in cielo la ricompensa delle sue opere e delle
tante sue virtù, senza però lasciar di pregare per lui, acciocchè Dio il
ricevesse nel perfetto riposo de' santi. Fu poi portato il di lui corpo
imbalsamato a Costantinopoli, dove nel mese di novembre[1086] gli venne
data sepoltura nel mausoleo degl'imperadori cristiani nella basilica
degli Apostoli. Noi certo abbiam potuto dalle cose fin qui dette
abbastanza comprendere che insigne personaggio, che glorioso imperadore
fosse Teodosio, e che ben giusto motivo ebbero i secoli susseguenti di
dargli il titolo di _grande_: tante furono le sue belle doti, tale il
complesso delle sue virtù. Gli elogi che di lui si trovano presso i
santi Padri[1087] e storici cristiani d'allora, empirebbono più carte;
ma la di lui maggior gloria risulta dalla confessione stessa degli
scrittori pagani di quei tempi, i quali, quantunque poco amore
portassero a questo cristianissimo Augusto, tutti nondimeno andarono
d'accordo in riconoscere in lui un principe mirabile ed ornato
d'incomparabili qualità. E questi furono specialmente Temistio, Libanio,
Pacato, Aurelio Vittore il giovane, Simmaco e Nazario. Il solo Zosimo,
nato per dir solamente male de' regnanti cristiani, il men che può
accenna i di lui pregi, e gli appone ancora dei difetti che si trovano
poi smentiti da tanti altri autori e dalla sperienza stessa.
Potrà bastare al lettore ch'io riferisca qui ciò che in compendio lasciò
scritto di esso Teodosio il giovane Vittore[1088] storico pagano. Fu,
dice egli, Teodosio, sì per gli costumi, che per la corporatura,
somigliante a Traiano, siccome apparisce dagli scritti de' vecchi e
dalle pitture. Miravasi in lui la stessa capigliatura, il medesimo
volto, se non che pel pelo levato dalle guance, e nella grandezza degli
occhi, v'era qualche diversità; e forse non si mira tanta grazia e bel
colore nella di lui faccia, nè ugual maestà nel suo andare. Ma per conto
della penetrazione e vivacità della mente in nulla cedeva egli
all'altro, nè si truova detta cosa di quello che a questo ancora non
convenga. Nell'animo suo come in suo trono abitava la clemenza e la
misericordia, come se fosse persona privata; praticava egli con tutti,
distinguendosi pel solo abito dagli altri; con civiltà accoglieva
ognuno, ma specialmente gli uomini dabbene. Gli davano forte nel genio
le persone che andavano alla buona e senza doppiezza: ed egli stimava
assaissimo i letterati, purchè al loro sapere corrispondesse la bontà
della vita. La grandezza sua non gli fece mai punto obbliare chi era
stato ben veduto da lui nella vita privata; a questi dava cariche,
danari, e compartiva altre grazie; ma riponeva la sua gratitudine più
verso coloro che nelle sue disavventure gli aveano prestato aiuto. Se
nel buono egli pareggiò Traiano, non l'imitò già nelle qualità cattive.
Detestava egli le di lui ubbriachezze ed impudicizie, con aver sempre
custodita gelosamente la castità e una sobrietà continua. Proibì ancora
con una legge l'eccesso delle cantatrici e d'altre impudiche persone ai
conviti; e tanto era il suo amore per la continenza, che fu il primo a
vietar i matrimonii fra cugini germani. Soprattutto abborriva la vanità
ed ambizione di Traiano in muovere delle guerre per avidità di
guadagnarsi un trionfo e la gloria di conquistatore. Ancorchè egli fosse
principe prode nel mestiere dell'armi, non cercò mai di guerreggiare, e
solamente entrò in quelle guerre che trovò già svegliate, o che non si
poterono schivare. Certo è ch'egli mediocramente sapeva di lettere; ma
non lasciava per questo di cercar con premura d'intendere le gesta de'
precedenti Augusti e personaggi famosi lodando poi le ben fatte, e
detestando la superbia, la crudeltà, e massimamente la perfidia ed
ingratitudine dei cattivi e dei nemici della libertà. Essendo suggetto
alla collera, prendeva facilmente fuoco sulle prime contra delle azione
biasimevoli, e prorompeva anche in ordini rigorosi; ma con egual
facilità si lasciava piegare da lì a poco, ritrattava il già ordinato,
pel suo buon naturale praticando ciò che un filosofo aveva insegnato ad
Augusto, cioè che qualor si sentiva adirato ed era per venire a qualche
aspra risoluzione, recitasse prima ad una ad una le lettere
dell'alfabeto greco, per dar tempo di sfumare alla collera. Quel che più
di raro si osservò in questo gran principe, fu l'essere cresciuta sempre
più la sua bontà, umiltà ed amorevolezza, quanto più crebbe la sua
potenza, e molto più dopo le vittorie sue nelle guerre civili: laddove
in altri si era veduto crescere il fasto, l'orgoglio ed anche la
crudeltà. Le diligenze sue grandi sempre furono per mantenere
l'abbondanza de' viveri: la sua liberalità e bontà, incredibile, con
giugner egli infino a restituir di sua borsa ai particolari grosse somme
d'oro e di argento loro tolte e consumate dai tiranni: e nel rendere i
beni indebitamente occupati, non li dava già, come usarono anche i
principi buoni, disfatti e nudi, ma li voleva rimessi nel loro essere di
prima. In casa sua poi e nel suo particolare fu osservato aver egli
rispettato sempre un suo zio paterno (probabilmente _Eucherio_), come se
fosse suo padre; aver tenuti i figliuoli d'un suo fratello (cioè
d'_Onorio_) e di una sua sorella, come se fossero suoi figli proprii,
con praticar lo stesso amore verso cadauno de' suoi parenti. Nella sua
tavola compariva la pulizia e la giovialità, ma non mai il lusso; sempre
fu veduto d'accordo colle mogli; sempre compiacente verso de' figliuoli.
Con gravità ed insieme con affabilità parlava a ciascuno, serbando
nondimeno la misura convenevole, secondo il grado maggiore o minore
delle persone.
Tale è il ritratto che ci lasciò di questo insigne Augusto Aurelio
Vittore il giovane. Ma nulla dice questo istorico pagano della primaria
virtù di Teodosio, cioè della pietà cristiana, per cui sempre fu e
sempre sarà benedetta la sua memoria nella Chiesa di Dio. Da questo buon
fondo procedette l'abborrimento suo ad ogni azione peccaminosa, la sua
divozion verso Dio, l'eroica sua umiliazione davanti ai ministri
dell'Altissimo, e il continuo suo zelo per estirpar le eresie e le
pertinaci reliquie del gentilesimo. Se non gli riuscì di far tutto,
perchè egli, siccome principe saggio, niuno volea violentare in materia
di religione: certamente mise tai fondamenti, che a poco a poco l'eresia
ed ogni superstizione pagana andarono mancando. Moltissimi furono i
templi dei gentili ch'egli fece distruggere; per ordine suo le chiese
occupate dagli eretici tornarono in poter dei cattolici; ed egli stesso
ne fabbricò delle nuove. Giovanni Malala[1089] parla di questo, siccome
ancora della città di Teodosiopoli da lui edificata. Anche Libanio[1090]
fa menzione delle città da lui fortificate, e di diverse altre
fabbriche, per assicurar le contrade romane dagli sforzi delle genti
barbare. Ma non avrebbe fine sì presto il ragionamento, se volessimo
riandar ad una ad una tutte le belle prerogative di questo glorioso
imperadore. Ragion vuole nondimeno che si ricordi al lettore un pregio
che suole accompagnare il regno di quei monarchi, a' quali si dà il
titolo di grandi. Cioè che a' suoi tempi mirabilmente fiorirono anche i
letterati, non men fra i Cristiani che fra i pagani. Per conto degli
ultimi in molto credito furono _Quinto Aurelio Simmaco_ oratore,
senatore, console e spasimato gentile, di cui restano le lettere; _Rufo
Festa Avieno_; _Temistio_ filosofo ed oratore; _Eunapio_, che ci lasciò
le vite de' sofisti; _Pappo_ e _Teone_ matematici; _Libanio_ sofista; e
_forse_ Vegezio, per tacer d'altri. Fu nondimeno più gloriosa la Chiesa
di Dio per tanti scrittori che l'adornarono in questi tempi, cioè per
san _Basilio_ e san _Gregorio Nisseno_ fratelli; san _Gregorio
Nazianzeno_ e san _Cesario_ fratelli; sant'_Ambrosio_; santo _Epifanio_;
sant'_Efrem_; sant'_Anfilocchio_; s. _Filastrio_, e tanti altri, de'
quali parla la storia ecclesiastica e letteraria, oltre ad altri che
prolungarono la lor vita anche sotto i figliuoli di Teodosio.
Questi figliuoli furono, come già s'è veduto, _Arcadio_ ed _Onorio_,
amendue prima d'ora creati imperadori Augusti, il primo dell'Oriente,
l'altro dell'Occidente. Ed ereditarono ben essi gli stati, ma non già il
valore, l'ingegno e l'attività del padre. Quanto ad _Arcadio_, non mancò
in vero Teodosio di provvederlo di buoni maestri; ma questi non ebbero
la possanza di dargli ciò che la natura gli avea negato. Ch'egli fosse
di un natural dolce, buono e pacifico, alieno dalla crudeltà, e
competentemente zelante per la fede cattolica, si può argomentar dalle
azioni sue; ma, per testimonianza di Filostorgio[1091], egli era
malfatto di corpo, di picciola statura, d'una complession dilicata, con
occhi melensi; e la sua bontà andava all'eccesso, di maniera che per la
dappocaggine ed inabilità sua si lasciava signoreggiar da altri[1092], e
la sua gran bontà veniva proverbiata da molti come stupidità, anzi
stolidezza. Perciò _Rufino_, prefetto del pretorio, era divenuto in
quella corte l'arbitro di tutto, e a man salva commetteva quante
iniquità gli cadevano in mente. Per conto poi d'_Onorio_, neppur egli
superava in abilità il fratello. Si sa che la continenza, virtù quanto
rara nei principi, tanto più commendabile in essi, fu in lui eminente,
siccome ancora la purità della fede[1093] e l'amore della Chiesa
cattolica, buon successore essendo egli stato in questo della pietà
paterna. Ma neppur egli era gran testa, e neppur in cuor di lui seme
alcun si ravvisava di valor guerriero. Procopio[1094] cel dipigne per
principe non cattivo, ma insieme neghittoso, senza spirito, e fatto
apposta per lasciar perire l'imperio d'Occidente a' giorni suoi. Per
questa sua debolezza, e massimamente per la sua fanciullesca età, aveva
egli bisogno di chi il sostenesse nel governo; e chi fu scelto per
questo impiego, cioè _Stilicone_, non si doveva mettere gran pena per
insegnargli a comandare, perchè a lui premeva di continuare il comando,
sotto nome d'un così debole Augusto, il più lungamente si potesse.
Sicchè in Occidente si potea dire che Stilicone era imperadore di fatto,
e Rufino in Oriente poco meno dell'altro. Ma non durò molto la fortuna
di Rufino, ed in questo medesimo primo anno dell'imperio d'Arcadio noi
andiamo a mirar quel gran colosso in precipizio.
Bastevolmente si ricava da Claudiano[1095], aver la Guascogna, provincia
delle Gallie, prodotto questo mostro d'ambizione. Grande e robusto di
corpo, vivace di spirito, e gran parlatore, ci vien egli dipinto da
Filostorgio[1096]. Simmaco[1097] suo amico, parlando di lui mentre era
vivo, loda il di lui pronto ingegno, l'eloquenza e la leggiadria nel
burlare. Morto poi che fu egli, Simmaco tenne ben un linguaggio diverso.
Claudiano cel fa vedere il più scellerato uomo del mondo, pieno di
ambizione, avarizia, perfidia e crudeltà. Eunapio, Zosimo, Suida, s.
Girolamo ed altri attestano la di lui insaziabile avarizia e
l'esorbitante ambizione. Teodosio Augusto, benchè signore di buon
discernimento, pure a guisa di tanti altri principi, a' quali piacciono
forte i cervelli pronti, e gl'indoratori delle parole[1098], fu preso
dalla vivacità e dal bel parlare di costui; e però l'ammise alla sua
maggior confidenza, l'alzò agli onori più cospicui, cioè fino a farlo
console, e poi prefetto del pretorio, e finalmente primario ministro di
suo figliuolo Arcadio Augusto. Per altro egli era cristiano, e forse
questa qualità il rendè più odioso agli scrittori pagani, che ne dissero
quanto male poterono dopo la di lui caduta. Abbiamo da Zosimo[1099] e da
Suida[1100] che tanto _Stilicone_ in Occidente quanto _Rufino_ in
Oriente andavano d'accordo in vendere la giustizia e le cariche, e
rovinar le più ricche famiglie, per profittar delle loro spoglie; ma
erano poi discordi fra loro, perchè gareggiavano insieme nell'ambizion
del comando; e Stilicone particolarmente pretendeva di dover governare
non men l'Occidente che l'Oriente, allegando la disposizion fatta
dall'Augusto Teodosio. Il principio della rovina di Rufino fu il
seguente: Avea Stilicone ottenuta in moglie _Serena_, figliuola di
Onorio, fratello del gran Teodosio. Pensò Rufino a fare un passo più
alto con proporre ad Arcadio Augusto in moglie una sua figliuola: che
non fu poi preteso ch'egli per tal via meditasse di arrivare al trono.
Traspirò il suo disegno, e cagion fu che s'aumentasse nel popolo
l'avversione alla di lui insolenza e superbia, che ogni dì più prendea
vigore. Fu interrotto questo maneggio per aver dovuto Rufino fare un
viaggio ad Antiochia affin di soddisfare alle querele di _Eucherio_, zio
o grande zio di Arcadio contra di _Luciano_ governator dell'Oriente. Era
questo Luciano figlio di _Fiorenzo_, già prefetto del pretorio delle
Gallie: era creatura del medesimo Rufino, a cui per ottenere quel posto,
avea ceduto molte sue terre; e il suo governo veniva lodato da tutti.
Non d'altro era colpevole presso d'Eucherio, che per aver ricusato di
far per lui una cosa ingiustamente dimandata. L'iniquo Rufino, più
pensando ad aggiustar Eucherio che ad ogni altro riguardo, arrivato ad
Antiochia, fece prendere Luciano, e batterlo in maniera, che sotto i
colpi l'infelice lasciò la vita: crudeltà, per cui restò irritato forte
quel popolo; e Rufino, se volle placarlo, diede ordine che si
fabbricasse in quella città un portico, il qual poi riuscì il più vago
edifizio di quella città.
Intanto _Eutropio_ eunuco di corte, la cui potenza andremo vedendo
crescere oltre misura, profittando della lontananza di Rufino, invaghì
l'Augusto Arcadio di _Eudosia_ creduta da alcuni figlia di uno dei
figliuoli di _Promoto_, da noi veduto generale di Teodosio, ma da
Filostorgio[1101] asserita figliuola del conte _Bautone_ Franco di
nazione, e celebre generale nei tempi addietro. Allorchè Rufino, tornato
a Costantinopoli, si credea che il preparamento fatto per le nozze di
Arcadio fosse per sua figliuola, eccoti all'improvviso sposata da lui
essa Eudosia nel dì 27 di aprile di quest'anno[1102]. Questa donna
Cristiana e cattolica al certo, ma superba e fiera, noi la vedremo
giungere col tempo a far da padrona non solamente sopra i sudditi, ma
anche sopra il marito. E quindi poi vennero molte vergognose ingiustizie
da lei commesse, fra le quali la più atroce è da dire la persecuzione da
lei mossa contro il più bel lume della Grecia, cioè contro di s.
Giovanni Grisostomo, che l'avea pur dinanzi lodata come madre delle
chiese, nudrice de' monaci e sostegno de' poveri. Decaduto dunque Rufino
dalle concepute sue speranze, e temendo dall'un canto l'ascendente
dell'eunuco Eutropio, e dall'altro l'armi di Stilicone suo avversario,
fu comunemente creduto[1103] ch'egli movesse gli Unni e i Goti a
prendere l'armi contra del romano imperio, avvisandosi di potere in
quella turbolenza far meglio i fatti propri, ed occupar anche il soglio
imperiale. Non sarebbe impossibile che i suoi malevoli avessero
accresciuti dipoi i suoi reati, con ispacciar lui autore di questa
pretesa tela, cagione, per quanto fu detto, della sua total rovina.
Comunque sia, mossi gli Unni, fecero un'irruzione nell'Armenia, e
diedero il sacco a varie Provincie d'Oriente[1104], con ispandere il
terrore sino alla Palestina, dove dimorava allora s. Girolamo[1105].
Nello stesso tempo i Goti, esistenti nella Tracia e nelle vicine
provincie di qua dal Danubio, sotto il comando di vari lor capi, uno dei
quali ero _Alarico_, di cui avremo a favellar non poco, con intelligenza
di Rufino[1106], si scatenarono contra le provincie romane dell'Europa,
saccheggiando la Tracia, la Mesia, la Pannonia. Di là entrarono nella
Macedonia e nella Grecia, depredando tutto, giacchè (se pur fu vero)
avea Rufino date segrete commissioni ad _Antioco_ e _Geronzio_, suoi
confidenti e governatori di quelle parti, di non far loro ostacolo
alcuno. Arrivarono poi le loro scorrerie sino alle porte di
Costantinopoli; ed allora fu che Rufino uscì dalla città vestito alla
gotica, sotto pretesto di andare a trattar di pace, e fu ben accolto da
essi; il che accrebbe i sospetti del progettato tradimento.
Giunti questi funesti avvisi nelle Gallie, _Stilicone_, dopo aver
confermata la pace coi Franchi ed Alamanni, coll'apparenza vistosa
d'andare in soccorso d'Arcadio, ma con pensiero in fatti di abbattere
Rufino, si mosse verso l'Illirico[1107], menando seco la maggior parte
delle milizie che si trovavano nelle Gallie e nell'Italia, cioè quelle
ancora che aveano seguitato Teodosio ed Eugenio nelle precedenti guerre.
Avvertiti i Barbari[1108] di tante armi volte contra di loro, si unirono
tutti nella Tessalia, e Stilicone giunto in quelle parti, tali forze
avea, che avrebbe potuto desertarli[1109]; ma eccoli venirgli un ordine
di Arcadio, procurato do Rufino, di rimandargli tutta l'armata che avea
servito a Teodosio suo padre. Ubbidì Stilicone, e gliela inviò insieme
colla metà del tesoro di Teodosio. Ne costituì generale _Gaina_, di
nazione Goto, e con lui segretamente manipolò la rovina dell'odiato
Rufino, del qual disegno era complice e promotore anche l'eunuco
_Eutropio_. Arrivò questa armata al luogo di Hebdomon fuori di
Costantinopoli[1110], e colà si portò per vederla l'Augusto Arcadio.
Seco ero Rufino pomposamente vestito, il quale già avea fatto de'
maneggi segreti con vari uffiziali per farsi proclamar Augusto. Vero o
non vero che ciò fosse, fuor di dubbio è che quei soldati, dopo aver
inchinato Arcadio, attorniarono Rufino, e sotto gli occhi del medesimo
Augusto (e però non senza vitupero) il tagliarono a pezzi nel dì 27 di
novembre[1111]. La sua testa conficcata sopra di una picca fu portata a
spasso per Costantinopoli. Allora saltarono fuori infinite accuse contra
di lui; furono confiscati i suoi beni, e fatta festa dappertutto per la
di lui sciagura. Sua moglie e una figliuola rifugiatesi in chiesa,
ebbero dipoi la permissione di ritirarsi a Gerusalemme, dove terminarono
in pace i lor giorni. Claudiano compose dipoi due suoi poemi contra di
questo ambizioso ministro, degno certamente di quel fine, purchè
sussistano i reati a lui apposti, e massimamente se fu vero che da lui
procedesse la funestissima mossa dei Barbari. Sappiamo appunto che i
Goti, non avendo più opposizione alcuna, portarono la desolazion per
tutta la Grecia, distruggendo soprattutto le reliquie del
paganesimo[1112], giacchè eglino professavano la religion di Cristo, ma
contaminata dagli errori dell'arianismo. Veggonsi poi nel Codice
Teodosiano varie leggi pubblicate in quest'anno contra degli eretici e
de' pagani da Arcadio, il qual sempre soggiornò in Costantinopoli[1113].
Altre ancora ne abbiamo spettanti all'imperadore Onorio, tutte scritte
in Milano, a riserva d'una che ha la data di Brescia. Confermò egli
tutti i privilegi alle Chiese cattoliche, sollevò la Campania, da un
gran tributo; e con una costituzion generale accordò il perdono a
chiunque avea preso l'armi in favore del tiranno Eugenio, e
principalmente a _Flaviano_ il giovane, figlio dell'altro che fu
prefetto del pretorio, e partigiano spasimato di quell'usurpatore.
L'anno è questo in cui santo _Agostino_ fu ordinato vescovo
d'Ippona[1114], oggidì Bona in Africa.
NOTE:
[1083] Claud., de Consulatu Olybrii.
[1084] Gothofred., Chronol. Cod. Theodos.
[1085] Ambros., de obitu Theodosii. Socrates, Sozomenus, et alii.
[1086] Chron. Alexandr. Marcellin. Comes, in Chron.
[1087] Ambros., Augustin., Paulinus Nolanus, Synesius, Rufin., Orosius,
Theodor. et alii.
[1088] Aurel. Victor, in Epitome.
[1089] Joannes Malala, in Chronic.
[1090] Libanius, Oration. de Templ.
[1091] Philost., lib. 11, cap. 3.
[1092] Zosimus, lib. 5, cap. 14.
[1093] Orosius, lib. 7, cap. 37.
[1094] Procop., de Bello Vandalic., l. 1, c. 2.
[1095] Claud., in Rufin.
[1096] Philost., lib. 11, c. 3.
[1097] Symmachus, lib. 3, epist. 81 et seq.
[1098] Zosim., lib. 5, c. 1.
[1099] Zosim., ibidem.
[1100] Suidas, Verbo _Rufinus_.
[1101] Philost., lib. 11, c. 5.
[1102] Chron. Alexandr.
[1103] Orosius, lib. 7, cap. 37. Claud., in Rufin.
[1104] Socrat., lib. 6, cap. 1. Sozom., lib. 8, c. 1.
[1105] Hier., Epis. III.
[1106] Marcell. Comes, in Chron. Zosim., lib. 5, cap. 5.
[1107] Claud., in Rufin.
[1108] Rufin., lib. 2.
[1109] Claud., de Laudib. Stilicon.
[1110] Philostor., lib. 11, c. 5. Marcellin. Comes, in Chron. Zosim.
Claudian.
[1111] Chron. Alexandr.
[1112] Eunap., de Vitis Sophistarum. Phil. Zosim. Claudian.
[1113] Gothofred., Chronol. Cod. Theodos.
[1114] Prosper, in Chron. Cassiodorus, in Chronico.
Anno di CRISTO CCCXCVI. Indizione IX.
SIRICIO papa 12.
ARCADIO imperad. 14 e 2.
ONORIO imperadore 4 e 2.
_Consoli_
FLAVIO ARCADIO AUGUSTO per la quarta volta, e FLAVIO ONORIO AUGUSTO per
la terza.
Se Onorio Augusto dimorante in Milano prese il terzo consolato con
quella solennità che Claudiano[1115] descrive nel quarto suo, un mirabil
concorso di gente da Roma e dalle provincie d'Occidente dovette vedersi
in quella città nel primo di gennaio, e una straordinaria pompa.
Continuò ancora per quest'anno _Fiorentino_ ad esercitar la carica di
prefetto di Roma, del che ci accertano le leggi del codice Teodosiano.
Merita ben poi d'essere osservato ciò che scrive Simmaco[1116]
(verisimilmente in quest'anno): cioè che un _console surrogato_, o sia
sostituito, mentre nel giorno natalizio di Roma, o sia nel dì 21 di
aprile, con gran pompa era condotto in essa Roma sopra un carro
trionfale, ne cadde, e si ruppe una gamba: accidente che dai
superstiziosi Romani fu preso per presagio di disgrazie in avvenire. Per
tanti anni addietro non si trova menzione o vestigio di _consoli
sostituiti_, che cotanto furono in uso sotto gl'imperadori pagani, se
non che nelle Iscrizioni talun comparisce _console ordinario_: indizio
che non erano cessati i sostituiti. E noi sappiamo di certo che san
Paolino vescovo di Nola era stato console surrogato alcuni anni prima
d'ora, come credo di aver dimostrato altrove[1117]. Nell'anno presente,
per attestato dell'altro Paolino[1118], che scrisse la vita di santo
Ambrosio, accadde, che mentre interveniva il popolo ad un magnifico
combattimento di fiere mandate dall'Africa per celebrare il consolato di
Onorio Augusto _Stilicone_ conte, ad istanza di _Eusebio_ prefetto del
pretorio d'Italia, spedì dei soldati a prendere un certo Cresconio, reo
di gravi delitti, che s'era ritirato in chiesa, ed avea abbracciato il
sacro altare. Godevano anche allora le chiese il privilegio
dell'immunità. Sant'Ambrosio che li si trovava in quel tempo con alcuni
pochi ecclesiastici, cercò ben di difenderlo, ma non potè; del che
sommamente egli s'afflisse, e pianse non poco davanti al medesimo
altare. Ritornati poi che furono all'anfiteatro gli uffiziali che aveano
condotto via Cresconio, e postati al luogo loro, avvenne che alcuni
liompardi sbucati nella platea, con un salto arrivarono sopra le sbarre,
e lasciarono malamente graffiati e feriti que' medesimi uffiziali: il
che osservato da Stilicone, cagion fu che egli, fatta penitenza del
fallo, soddisfacesse al santo arcivescovo, nè gastigasse dipoi il
delinquente.
Era ben riuscito a questo generale di atterrar nell'anno precedente il
suo emulo Rufino, figurandosi forse di poter mettere le mani anche nel
governo dell'orientale imperio a tenore delle sue pretensioni. Ma
insorse nella corte d'Arcadio un competitore anche più potente
dell'altro, cioè l'eunuco _Eutropio_, che tosto fece argine ai disegni
di Stilicone. Intanto i masnadieri goti seguitavano a devastare la
Grecia. Ancorchè questa fosse della giurisdizion di Arcadio, non lasciò
Stilicone di voler passare con assai forze sopra una flotta di navi, che
approdò nel Peloponneso, o sia nella Morea. Zosimo[1119] scrive ciò
fatto nell'anno precedente, ma, secondo Claudiano, ciò sembra avvenuto
nel presente; e forse non sussiste ch'egli si fosse ritirato da quelle
contrade. Gran copia di que' Barbari furono in vari incontri tagliati a
pezzi, ed avrebbe Stilicone potuto farli perir tutti, se non si fosse
perduto nelle delizie e nei divertimenti di buffoni e di donne poco
oneste, concedendo nel medesimo tempo man larga ai suoi soldati di
radere quelle poche sostanze che i Barbari aveano lasciate indietro.
Grande ombra intanto e gelosia prese la corte di Costantinopoli di
questi andamenti di Stilicone, e più ne prese Eutropio, siccome ben
conoscente degli ambiziosi disegni di questo generale, e però si pensò
quivi al riparo. S'erano ritirati i Goti nell'Epiro, e lo distruggevano.
Arcadio, per consiglio de' suoi, maneggiò e conchiuse con loro un
trattato di pace, ed accettò da lì a non molto _Alarico_ per generale
dell'armi sue: con che cessò la paura del barbarico potere. Un passo più
forte fece dipoi (non so dir se in questo, o nell'anno seguente) con
dichiarare Stilicone perturbatore delle giurisdizioni altrui, e nemico
pubblico e con occupar tutti i beni, cioè le terre ed il palazzo ch'egli
godeva in Oriente. Sicchè Stilicone altro non avendo fatto che aumentare
alla Grecia i malanni cagionati dai Goti, fu obbligato a ritornarsene in
Italia. Tali atti per conseguente introdussero della diffidenza e del
mal animo fra i due fratelli Augusti, benchè il maggior fuoco
consistesse nel vicendevol odio dei due principali ministri e favoriti,
cioè di _Stilicone_ e di _Eutropio_. Claudiano[1120] lascia intendere
che si giocò dipoi ancora d'occulte insidie contro la vita di Stilicone,
e per corrompere i generali di Onorio, essendosi intercette lettere che
scoprirono gl'intrighi segreti. Intanto uno de' principali studi
dell'eunuco Eutropio era quello di levarsi d'attorno le persone di
credito, e chiunque potea fargli ombra, ed intorbidar la felicità del
suo comando[1121]. Forse circa questi tempi egli trovò le maniere per
far cacciare in esilio _Timasio_, valoroso general dell'armate, ed
_Abondanzio_ già stato console[1122], con inventar cabale e false
accuse, e trovar persone infami che tenevano mano a tutte le sue
iniquità. Sotto un principe debole possono tutto i ministri cattivi.
Molte leggi abbiamo dei due Augusti in quest'anno[1123], la maggior
parte nondimeno di Arcadio, date in Costantinopoli. Alcune d'esse contro
degli eretici, altre perchè non sia fatto aggravio ai giudici, altre
perchè i magistrati spediscano prontamente le cause criminali, acciocchè
non marciscano nelle prigioni i poveri carcerati.
NOTE:
[1115] Claud., de Consul. IV Honor.
[1116] Symmachus, lib. 4, epist. 61.
[1117] Anecdot. Latin., Dissert. IX ad s. Paulin.
[1118] Paulin., Vit. Sancti Ambros.
[1119] Zosim., lib. 5, cap. 7.
[1120] Claud., de Laud. Stiliconis.
[1121] Idem, in Eutropium, lib. 1.
[1122] Zosim., lib. 5, cap. 11.
[1123] Gothofred., Chron. Cod. Theod.
Anno di CRISTO CCCXCVII. Indiz. X.
SIRICIO papa 13.
ARCADIO imperad. 15 e 3.
ONORIO imperadore 5 e 3.
_Consoli_
FLAVIO CESARIO e NONIO ATTICO.
Console per l'Oriente fu _Cesario_. Viene appellato dal padre Pagi[1124]
prefetto della città di Costantinopoli; ma chiaramente risulta dalle
leggi del codice Teodosiano, ch'egli era prefetto del pretorio
d'Oriente. Perchè in Roma una iscrizione si trova, dedicata alla madre
degli dii da _Clodio Ermogeniano Cesario, uomo chiarissimo_, il
Reinesio[1125] si avvisò che tali fossero i nomi di questo console; nel
che fu seguitato dal Relando[1126]. Ma _Cesario_ console di questo anno
dimorava in Oriente, e nulla avea che fare in Roma, e conseguentemente
non si può dire spettante a lui quel marmo. _Attico_ fu console per
l'Occidente. Quali ho io posto i nomi di questi consoli, tali si trovano
in due iscrizioni da me date alla luce[1127]. Gran perdita fece
nell'anno presente la Chiesa di Dio e di Milano per la morte
dell'incomparabil arcivescovo di quella città, cioè di santo _Ambrosio_,
funerale fattogli quaranta giorni appresso, recitò, alle presenza
d'Onorio Augusto e dell'esercito, la sua funebre orazione, in cui
espresse la sua ferma credenza, che un sì pio e sì buono imperadore
fosse volato a ricevere in cielo la ricompensa delle sue opere e delle
tante sue virtù, senza però lasciar di pregare per lui, acciocchè Dio il
ricevesse nel perfetto riposo de' santi. Fu poi portato il di lui corpo
imbalsamato a Costantinopoli, dove nel mese di novembre[1086] gli venne
data sepoltura nel mausoleo degl'imperadori cristiani nella basilica
degli Apostoli. Noi certo abbiam potuto dalle cose fin qui dette
abbastanza comprendere che insigne personaggio, che glorioso imperadore
fosse Teodosio, e che ben giusto motivo ebbero i secoli susseguenti di
dargli il titolo di _grande_: tante furono le sue belle doti, tale il
complesso delle sue virtù. Gli elogi che di lui si trovano presso i
santi Padri[1087] e storici cristiani d'allora, empirebbono più carte;
ma la di lui maggior gloria risulta dalla confessione stessa degli
scrittori pagani di quei tempi, i quali, quantunque poco amore
portassero a questo cristianissimo Augusto, tutti nondimeno andarono
d'accordo in riconoscere in lui un principe mirabile ed ornato
d'incomparabili qualità. E questi furono specialmente Temistio, Libanio,
Pacato, Aurelio Vittore il giovane, Simmaco e Nazario. Il solo Zosimo,
nato per dir solamente male de' regnanti cristiani, il men che può
accenna i di lui pregi, e gli appone ancora dei difetti che si trovano
poi smentiti da tanti altri autori e dalla sperienza stessa.
Potrà bastare al lettore ch'io riferisca qui ciò che in compendio lasciò
scritto di esso Teodosio il giovane Vittore[1088] storico pagano. Fu,
dice egli, Teodosio, sì per gli costumi, che per la corporatura,
somigliante a Traiano, siccome apparisce dagli scritti de' vecchi e
dalle pitture. Miravasi in lui la stessa capigliatura, il medesimo
volto, se non che pel pelo levato dalle guance, e nella grandezza degli
occhi, v'era qualche diversità; e forse non si mira tanta grazia e bel
colore nella di lui faccia, nè ugual maestà nel suo andare. Ma per conto
della penetrazione e vivacità della mente in nulla cedeva egli
all'altro, nè si truova detta cosa di quello che a questo ancora non
convenga. Nell'animo suo come in suo trono abitava la clemenza e la
misericordia, come se fosse persona privata; praticava egli con tutti,
distinguendosi pel solo abito dagli altri; con civiltà accoglieva
ognuno, ma specialmente gli uomini dabbene. Gli davano forte nel genio
le persone che andavano alla buona e senza doppiezza: ed egli stimava
assaissimo i letterati, purchè al loro sapere corrispondesse la bontà
della vita. La grandezza sua non gli fece mai punto obbliare chi era
stato ben veduto da lui nella vita privata; a questi dava cariche,
danari, e compartiva altre grazie; ma riponeva la sua gratitudine più
verso coloro che nelle sue disavventure gli aveano prestato aiuto. Se
nel buono egli pareggiò Traiano, non l'imitò già nelle qualità cattive.
Detestava egli le di lui ubbriachezze ed impudicizie, con aver sempre
custodita gelosamente la castità e una sobrietà continua. Proibì ancora
con una legge l'eccesso delle cantatrici e d'altre impudiche persone ai
conviti; e tanto era il suo amore per la continenza, che fu il primo a
vietar i matrimonii fra cugini germani. Soprattutto abborriva la vanità
ed ambizione di Traiano in muovere delle guerre per avidità di
guadagnarsi un trionfo e la gloria di conquistatore. Ancorchè egli fosse
principe prode nel mestiere dell'armi, non cercò mai di guerreggiare, e
solamente entrò in quelle guerre che trovò già svegliate, o che non si
poterono schivare. Certo è ch'egli mediocramente sapeva di lettere; ma
non lasciava per questo di cercar con premura d'intendere le gesta de'
precedenti Augusti e personaggi famosi lodando poi le ben fatte, e
detestando la superbia, la crudeltà, e massimamente la perfidia ed
ingratitudine dei cattivi e dei nemici della libertà. Essendo suggetto
alla collera, prendeva facilmente fuoco sulle prime contra delle azione
biasimevoli, e prorompeva anche in ordini rigorosi; ma con egual
facilità si lasciava piegare da lì a poco, ritrattava il già ordinato,
pel suo buon naturale praticando ciò che un filosofo aveva insegnato ad
Augusto, cioè che qualor si sentiva adirato ed era per venire a qualche
aspra risoluzione, recitasse prima ad una ad una le lettere
dell'alfabeto greco, per dar tempo di sfumare alla collera. Quel che più
di raro si osservò in questo gran principe, fu l'essere cresciuta sempre
più la sua bontà, umiltà ed amorevolezza, quanto più crebbe la sua
potenza, e molto più dopo le vittorie sue nelle guerre civili: laddove
in altri si era veduto crescere il fasto, l'orgoglio ed anche la
crudeltà. Le diligenze sue grandi sempre furono per mantenere
l'abbondanza de' viveri: la sua liberalità e bontà, incredibile, con
giugner egli infino a restituir di sua borsa ai particolari grosse somme
d'oro e di argento loro tolte e consumate dai tiranni: e nel rendere i
beni indebitamente occupati, non li dava già, come usarono anche i
principi buoni, disfatti e nudi, ma li voleva rimessi nel loro essere di
prima. In casa sua poi e nel suo particolare fu osservato aver egli
rispettato sempre un suo zio paterno (probabilmente _Eucherio_), come se
fosse suo padre; aver tenuti i figliuoli d'un suo fratello (cioè
d'_Onorio_) e di una sua sorella, come se fossero suoi figli proprii,
con praticar lo stesso amore verso cadauno de' suoi parenti. Nella sua
tavola compariva la pulizia e la giovialità, ma non mai il lusso; sempre
fu veduto d'accordo colle mogli; sempre compiacente verso de' figliuoli.
Con gravità ed insieme con affabilità parlava a ciascuno, serbando
nondimeno la misura convenevole, secondo il grado maggiore o minore
delle persone.
Tale è il ritratto che ci lasciò di questo insigne Augusto Aurelio
Vittore il giovane. Ma nulla dice questo istorico pagano della primaria
virtù di Teodosio, cioè della pietà cristiana, per cui sempre fu e
sempre sarà benedetta la sua memoria nella Chiesa di Dio. Da questo buon
fondo procedette l'abborrimento suo ad ogni azione peccaminosa, la sua
divozion verso Dio, l'eroica sua umiliazione davanti ai ministri
dell'Altissimo, e il continuo suo zelo per estirpar le eresie e le
pertinaci reliquie del gentilesimo. Se non gli riuscì di far tutto,
perchè egli, siccome principe saggio, niuno volea violentare in materia
di religione: certamente mise tai fondamenti, che a poco a poco l'eresia
ed ogni superstizione pagana andarono mancando. Moltissimi furono i
templi dei gentili ch'egli fece distruggere; per ordine suo le chiese
occupate dagli eretici tornarono in poter dei cattolici; ed egli stesso
ne fabbricò delle nuove. Giovanni Malala[1089] parla di questo, siccome
ancora della città di Teodosiopoli da lui edificata. Anche Libanio[1090]
fa menzione delle città da lui fortificate, e di diverse altre
fabbriche, per assicurar le contrade romane dagli sforzi delle genti
barbare. Ma non avrebbe fine sì presto il ragionamento, se volessimo
riandar ad una ad una tutte le belle prerogative di questo glorioso
imperadore. Ragion vuole nondimeno che si ricordi al lettore un pregio
che suole accompagnare il regno di quei monarchi, a' quali si dà il
titolo di grandi. Cioè che a' suoi tempi mirabilmente fiorirono anche i
letterati, non men fra i Cristiani che fra i pagani. Per conto degli
ultimi in molto credito furono _Quinto Aurelio Simmaco_ oratore,
senatore, console e spasimato gentile, di cui restano le lettere; _Rufo
Festa Avieno_; _Temistio_ filosofo ed oratore; _Eunapio_, che ci lasciò
le vite de' sofisti; _Pappo_ e _Teone_ matematici; _Libanio_ sofista; e
_forse_ Vegezio, per tacer d'altri. Fu nondimeno più gloriosa la Chiesa
di Dio per tanti scrittori che l'adornarono in questi tempi, cioè per
san _Basilio_ e san _Gregorio Nisseno_ fratelli; san _Gregorio
Nazianzeno_ e san _Cesario_ fratelli; sant'_Ambrosio_; santo _Epifanio_;
sant'_Efrem_; sant'_Anfilocchio_; s. _Filastrio_, e tanti altri, de'
quali parla la storia ecclesiastica e letteraria, oltre ad altri che
prolungarono la lor vita anche sotto i figliuoli di Teodosio.
Questi figliuoli furono, come già s'è veduto, _Arcadio_ ed _Onorio_,
amendue prima d'ora creati imperadori Augusti, il primo dell'Oriente,
l'altro dell'Occidente. Ed ereditarono ben essi gli stati, ma non già il
valore, l'ingegno e l'attività del padre. Quanto ad _Arcadio_, non mancò
in vero Teodosio di provvederlo di buoni maestri; ma questi non ebbero
la possanza di dargli ciò che la natura gli avea negato. Ch'egli fosse
di un natural dolce, buono e pacifico, alieno dalla crudeltà, e
competentemente zelante per la fede cattolica, si può argomentar dalle
azioni sue; ma, per testimonianza di Filostorgio[1091], egli era
malfatto di corpo, di picciola statura, d'una complession dilicata, con
occhi melensi; e la sua bontà andava all'eccesso, di maniera che per la
dappocaggine ed inabilità sua si lasciava signoreggiar da altri[1092], e
la sua gran bontà veniva proverbiata da molti come stupidità, anzi
stolidezza. Perciò _Rufino_, prefetto del pretorio, era divenuto in
quella corte l'arbitro di tutto, e a man salva commetteva quante
iniquità gli cadevano in mente. Per conto poi d'_Onorio_, neppur egli
superava in abilità il fratello. Si sa che la continenza, virtù quanto
rara nei principi, tanto più commendabile in essi, fu in lui eminente,
siccome ancora la purità della fede[1093] e l'amore della Chiesa
cattolica, buon successore essendo egli stato in questo della pietà
paterna. Ma neppur egli era gran testa, e neppur in cuor di lui seme
alcun si ravvisava di valor guerriero. Procopio[1094] cel dipigne per
principe non cattivo, ma insieme neghittoso, senza spirito, e fatto
apposta per lasciar perire l'imperio d'Occidente a' giorni suoi. Per
questa sua debolezza, e massimamente per la sua fanciullesca età, aveva
egli bisogno di chi il sostenesse nel governo; e chi fu scelto per
questo impiego, cioè _Stilicone_, non si doveva mettere gran pena per
insegnargli a comandare, perchè a lui premeva di continuare il comando,
sotto nome d'un così debole Augusto, il più lungamente si potesse.
Sicchè in Occidente si potea dire che Stilicone era imperadore di fatto,
e Rufino in Oriente poco meno dell'altro. Ma non durò molto la fortuna
di Rufino, ed in questo medesimo primo anno dell'imperio d'Arcadio noi
andiamo a mirar quel gran colosso in precipizio.
Bastevolmente si ricava da Claudiano[1095], aver la Guascogna, provincia
delle Gallie, prodotto questo mostro d'ambizione. Grande e robusto di
corpo, vivace di spirito, e gran parlatore, ci vien egli dipinto da
Filostorgio[1096]. Simmaco[1097] suo amico, parlando di lui mentre era
vivo, loda il di lui pronto ingegno, l'eloquenza e la leggiadria nel
burlare. Morto poi che fu egli, Simmaco tenne ben un linguaggio diverso.
Claudiano cel fa vedere il più scellerato uomo del mondo, pieno di
ambizione, avarizia, perfidia e crudeltà. Eunapio, Zosimo, Suida, s.
Girolamo ed altri attestano la di lui insaziabile avarizia e
l'esorbitante ambizione. Teodosio Augusto, benchè signore di buon
discernimento, pure a guisa di tanti altri principi, a' quali piacciono
forte i cervelli pronti, e gl'indoratori delle parole[1098], fu preso
dalla vivacità e dal bel parlare di costui; e però l'ammise alla sua
maggior confidenza, l'alzò agli onori più cospicui, cioè fino a farlo
console, e poi prefetto del pretorio, e finalmente primario ministro di
suo figliuolo Arcadio Augusto. Per altro egli era cristiano, e forse
questa qualità il rendè più odioso agli scrittori pagani, che ne dissero
quanto male poterono dopo la di lui caduta. Abbiamo da Zosimo[1099] e da
Suida[1100] che tanto _Stilicone_ in Occidente quanto _Rufino_ in
Oriente andavano d'accordo in vendere la giustizia e le cariche, e
rovinar le più ricche famiglie, per profittar delle loro spoglie; ma
erano poi discordi fra loro, perchè gareggiavano insieme nell'ambizion
del comando; e Stilicone particolarmente pretendeva di dover governare
non men l'Occidente che l'Oriente, allegando la disposizion fatta
dall'Augusto Teodosio. Il principio della rovina di Rufino fu il
seguente: Avea Stilicone ottenuta in moglie _Serena_, figliuola di
Onorio, fratello del gran Teodosio. Pensò Rufino a fare un passo più
alto con proporre ad Arcadio Augusto in moglie una sua figliuola: che
non fu poi preteso ch'egli per tal via meditasse di arrivare al trono.
Traspirò il suo disegno, e cagion fu che s'aumentasse nel popolo
l'avversione alla di lui insolenza e superbia, che ogni dì più prendea
vigore. Fu interrotto questo maneggio per aver dovuto Rufino fare un
viaggio ad Antiochia affin di soddisfare alle querele di _Eucherio_, zio
o grande zio di Arcadio contra di _Luciano_ governator dell'Oriente. Era
questo Luciano figlio di _Fiorenzo_, già prefetto del pretorio delle
Gallie: era creatura del medesimo Rufino, a cui per ottenere quel posto,
avea ceduto molte sue terre; e il suo governo veniva lodato da tutti.
Non d'altro era colpevole presso d'Eucherio, che per aver ricusato di
far per lui una cosa ingiustamente dimandata. L'iniquo Rufino, più
pensando ad aggiustar Eucherio che ad ogni altro riguardo, arrivato ad
Antiochia, fece prendere Luciano, e batterlo in maniera, che sotto i
colpi l'infelice lasciò la vita: crudeltà, per cui restò irritato forte
quel popolo; e Rufino, se volle placarlo, diede ordine che si
fabbricasse in quella città un portico, il qual poi riuscì il più vago
edifizio di quella città.
Intanto _Eutropio_ eunuco di corte, la cui potenza andremo vedendo
crescere oltre misura, profittando della lontananza di Rufino, invaghì
l'Augusto Arcadio di _Eudosia_ creduta da alcuni figlia di uno dei
figliuoli di _Promoto_, da noi veduto generale di Teodosio, ma da
Filostorgio[1101] asserita figliuola del conte _Bautone_ Franco di
nazione, e celebre generale nei tempi addietro. Allorchè Rufino, tornato
a Costantinopoli, si credea che il preparamento fatto per le nozze di
Arcadio fosse per sua figliuola, eccoti all'improvviso sposata da lui
essa Eudosia nel dì 27 di aprile di quest'anno[1102]. Questa donna
Cristiana e cattolica al certo, ma superba e fiera, noi la vedremo
giungere col tempo a far da padrona non solamente sopra i sudditi, ma
anche sopra il marito. E quindi poi vennero molte vergognose ingiustizie
da lei commesse, fra le quali la più atroce è da dire la persecuzione da
lei mossa contro il più bel lume della Grecia, cioè contro di s.
Giovanni Grisostomo, che l'avea pur dinanzi lodata come madre delle
chiese, nudrice de' monaci e sostegno de' poveri. Decaduto dunque Rufino
dalle concepute sue speranze, e temendo dall'un canto l'ascendente
dell'eunuco Eutropio, e dall'altro l'armi di Stilicone suo avversario,
fu comunemente creduto[1103] ch'egli movesse gli Unni e i Goti a
prendere l'armi contra del romano imperio, avvisandosi di potere in
quella turbolenza far meglio i fatti propri, ed occupar anche il soglio
imperiale. Non sarebbe impossibile che i suoi malevoli avessero
accresciuti dipoi i suoi reati, con ispacciar lui autore di questa
pretesa tela, cagione, per quanto fu detto, della sua total rovina.
Comunque sia, mossi gli Unni, fecero un'irruzione nell'Armenia, e
diedero il sacco a varie Provincie d'Oriente[1104], con ispandere il
terrore sino alla Palestina, dove dimorava allora s. Girolamo[1105].
Nello stesso tempo i Goti, esistenti nella Tracia e nelle vicine
provincie di qua dal Danubio, sotto il comando di vari lor capi, uno dei
quali ero _Alarico_, di cui avremo a favellar non poco, con intelligenza
di Rufino[1106], si scatenarono contra le provincie romane dell'Europa,
saccheggiando la Tracia, la Mesia, la Pannonia. Di là entrarono nella
Macedonia e nella Grecia, depredando tutto, giacchè (se pur fu vero)
avea Rufino date segrete commissioni ad _Antioco_ e _Geronzio_, suoi
confidenti e governatori di quelle parti, di non far loro ostacolo
alcuno. Arrivarono poi le loro scorrerie sino alle porte di
Costantinopoli; ed allora fu che Rufino uscì dalla città vestito alla
gotica, sotto pretesto di andare a trattar di pace, e fu ben accolto da
essi; il che accrebbe i sospetti del progettato tradimento.
Giunti questi funesti avvisi nelle Gallie, _Stilicone_, dopo aver
confermata la pace coi Franchi ed Alamanni, coll'apparenza vistosa
d'andare in soccorso d'Arcadio, ma con pensiero in fatti di abbattere
Rufino, si mosse verso l'Illirico[1107], menando seco la maggior parte
delle milizie che si trovavano nelle Gallie e nell'Italia, cioè quelle
ancora che aveano seguitato Teodosio ed Eugenio nelle precedenti guerre.
Avvertiti i Barbari[1108] di tante armi volte contra di loro, si unirono
tutti nella Tessalia, e Stilicone giunto in quelle parti, tali forze
avea, che avrebbe potuto desertarli[1109]; ma eccoli venirgli un ordine
di Arcadio, procurato do Rufino, di rimandargli tutta l'armata che avea
servito a Teodosio suo padre. Ubbidì Stilicone, e gliela inviò insieme
colla metà del tesoro di Teodosio. Ne costituì generale _Gaina_, di
nazione Goto, e con lui segretamente manipolò la rovina dell'odiato
Rufino, del qual disegno era complice e promotore anche l'eunuco
_Eutropio_. Arrivò questa armata al luogo di Hebdomon fuori di
Costantinopoli[1110], e colà si portò per vederla l'Augusto Arcadio.
Seco ero Rufino pomposamente vestito, il quale già avea fatto de'
maneggi segreti con vari uffiziali per farsi proclamar Augusto. Vero o
non vero che ciò fosse, fuor di dubbio è che quei soldati, dopo aver
inchinato Arcadio, attorniarono Rufino, e sotto gli occhi del medesimo
Augusto (e però non senza vitupero) il tagliarono a pezzi nel dì 27 di
novembre[1111]. La sua testa conficcata sopra di una picca fu portata a
spasso per Costantinopoli. Allora saltarono fuori infinite accuse contra
di lui; furono confiscati i suoi beni, e fatta festa dappertutto per la
di lui sciagura. Sua moglie e una figliuola rifugiatesi in chiesa,
ebbero dipoi la permissione di ritirarsi a Gerusalemme, dove terminarono
in pace i lor giorni. Claudiano compose dipoi due suoi poemi contra di
questo ambizioso ministro, degno certamente di quel fine, purchè
sussistano i reati a lui apposti, e massimamente se fu vero che da lui
procedesse la funestissima mossa dei Barbari. Sappiamo appunto che i
Goti, non avendo più opposizione alcuna, portarono la desolazion per
tutta la Grecia, distruggendo soprattutto le reliquie del
paganesimo[1112], giacchè eglino professavano la religion di Cristo, ma
contaminata dagli errori dell'arianismo. Veggonsi poi nel Codice
Teodosiano varie leggi pubblicate in quest'anno contra degli eretici e
de' pagani da Arcadio, il qual sempre soggiornò in Costantinopoli[1113].
Altre ancora ne abbiamo spettanti all'imperadore Onorio, tutte scritte
in Milano, a riserva d'una che ha la data di Brescia. Confermò egli
tutti i privilegi alle Chiese cattoliche, sollevò la Campania, da un
gran tributo; e con una costituzion generale accordò il perdono a
chiunque avea preso l'armi in favore del tiranno Eugenio, e
principalmente a _Flaviano_ il giovane, figlio dell'altro che fu
prefetto del pretorio, e partigiano spasimato di quell'usurpatore.
L'anno è questo in cui santo _Agostino_ fu ordinato vescovo
d'Ippona[1114], oggidì Bona in Africa.
NOTE:
[1083] Claud., de Consulatu Olybrii.
[1084] Gothofred., Chronol. Cod. Theodos.
[1085] Ambros., de obitu Theodosii. Socrates, Sozomenus, et alii.
[1086] Chron. Alexandr. Marcellin. Comes, in Chron.
[1087] Ambros., Augustin., Paulinus Nolanus, Synesius, Rufin., Orosius,
Theodor. et alii.
[1088] Aurel. Victor, in Epitome.
[1089] Joannes Malala, in Chronic.
[1090] Libanius, Oration. de Templ.
[1091] Philost., lib. 11, cap. 3.
[1092] Zosimus, lib. 5, cap. 14.
[1093] Orosius, lib. 7, cap. 37.
[1094] Procop., de Bello Vandalic., l. 1, c. 2.
[1095] Claud., in Rufin.
[1096] Philost., lib. 11, c. 3.
[1097] Symmachus, lib. 3, epist. 81 et seq.
[1098] Zosim., lib. 5, c. 1.
[1099] Zosim., ibidem.
[1100] Suidas, Verbo _Rufinus_.
[1101] Philost., lib. 11, c. 5.
[1102] Chron. Alexandr.
[1103] Orosius, lib. 7, cap. 37. Claud., in Rufin.
[1104] Socrat., lib. 6, cap. 1. Sozom., lib. 8, c. 1.
[1105] Hier., Epis. III.
[1106] Marcell. Comes, in Chron. Zosim., lib. 5, cap. 5.
[1107] Claud., in Rufin.
[1108] Rufin., lib. 2.
[1109] Claud., de Laudib. Stilicon.
[1110] Philostor., lib. 11, c. 5. Marcellin. Comes, in Chron. Zosim.
Claudian.
[1111] Chron. Alexandr.
[1112] Eunap., de Vitis Sophistarum. Phil. Zosim. Claudian.
[1113] Gothofred., Chronol. Cod. Theodos.
[1114] Prosper, in Chron. Cassiodorus, in Chronico.
Anno di CRISTO CCCXCVI. Indizione IX.
SIRICIO papa 12.
ARCADIO imperad. 14 e 2.
ONORIO imperadore 4 e 2.
_Consoli_
FLAVIO ARCADIO AUGUSTO per la quarta volta, e FLAVIO ONORIO AUGUSTO per
la terza.
Se Onorio Augusto dimorante in Milano prese il terzo consolato con
quella solennità che Claudiano[1115] descrive nel quarto suo, un mirabil
concorso di gente da Roma e dalle provincie d'Occidente dovette vedersi
in quella città nel primo di gennaio, e una straordinaria pompa.
Continuò ancora per quest'anno _Fiorentino_ ad esercitar la carica di
prefetto di Roma, del che ci accertano le leggi del codice Teodosiano.
Merita ben poi d'essere osservato ciò che scrive Simmaco[1116]
(verisimilmente in quest'anno): cioè che un _console surrogato_, o sia
sostituito, mentre nel giorno natalizio di Roma, o sia nel dì 21 di
aprile, con gran pompa era condotto in essa Roma sopra un carro
trionfale, ne cadde, e si ruppe una gamba: accidente che dai
superstiziosi Romani fu preso per presagio di disgrazie in avvenire. Per
tanti anni addietro non si trova menzione o vestigio di _consoli
sostituiti_, che cotanto furono in uso sotto gl'imperadori pagani, se
non che nelle Iscrizioni talun comparisce _console ordinario_: indizio
che non erano cessati i sostituiti. E noi sappiamo di certo che san
Paolino vescovo di Nola era stato console surrogato alcuni anni prima
d'ora, come credo di aver dimostrato altrove[1117]. Nell'anno presente,
per attestato dell'altro Paolino[1118], che scrisse la vita di santo
Ambrosio, accadde, che mentre interveniva il popolo ad un magnifico
combattimento di fiere mandate dall'Africa per celebrare il consolato di
Onorio Augusto _Stilicone_ conte, ad istanza di _Eusebio_ prefetto del
pretorio d'Italia, spedì dei soldati a prendere un certo Cresconio, reo
di gravi delitti, che s'era ritirato in chiesa, ed avea abbracciato il
sacro altare. Godevano anche allora le chiese il privilegio
dell'immunità. Sant'Ambrosio che li si trovava in quel tempo con alcuni
pochi ecclesiastici, cercò ben di difenderlo, ma non potè; del che
sommamente egli s'afflisse, e pianse non poco davanti al medesimo
altare. Ritornati poi che furono all'anfiteatro gli uffiziali che aveano
condotto via Cresconio, e postati al luogo loro, avvenne che alcuni
liompardi sbucati nella platea, con un salto arrivarono sopra le sbarre,
e lasciarono malamente graffiati e feriti que' medesimi uffiziali: il
che osservato da Stilicone, cagion fu che egli, fatta penitenza del
fallo, soddisfacesse al santo arcivescovo, nè gastigasse dipoi il
delinquente.
Era ben riuscito a questo generale di atterrar nell'anno precedente il
suo emulo Rufino, figurandosi forse di poter mettere le mani anche nel
governo dell'orientale imperio a tenore delle sue pretensioni. Ma
insorse nella corte d'Arcadio un competitore anche più potente
dell'altro, cioè l'eunuco _Eutropio_, che tosto fece argine ai disegni
di Stilicone. Intanto i masnadieri goti seguitavano a devastare la
Grecia. Ancorchè questa fosse della giurisdizion di Arcadio, non lasciò
Stilicone di voler passare con assai forze sopra una flotta di navi, che
approdò nel Peloponneso, o sia nella Morea. Zosimo[1119] scrive ciò
fatto nell'anno precedente, ma, secondo Claudiano, ciò sembra avvenuto
nel presente; e forse non sussiste ch'egli si fosse ritirato da quelle
contrade. Gran copia di que' Barbari furono in vari incontri tagliati a
pezzi, ed avrebbe Stilicone potuto farli perir tutti, se non si fosse
perduto nelle delizie e nei divertimenti di buffoni e di donne poco
oneste, concedendo nel medesimo tempo man larga ai suoi soldati di
radere quelle poche sostanze che i Barbari aveano lasciate indietro.
Grande ombra intanto e gelosia prese la corte di Costantinopoli di
questi andamenti di Stilicone, e più ne prese Eutropio, siccome ben
conoscente degli ambiziosi disegni di questo generale, e però si pensò
quivi al riparo. S'erano ritirati i Goti nell'Epiro, e lo distruggevano.
Arcadio, per consiglio de' suoi, maneggiò e conchiuse con loro un
trattato di pace, ed accettò da lì a non molto _Alarico_ per generale
dell'armi sue: con che cessò la paura del barbarico potere. Un passo più
forte fece dipoi (non so dir se in questo, o nell'anno seguente) con
dichiarare Stilicone perturbatore delle giurisdizioni altrui, e nemico
pubblico e con occupar tutti i beni, cioè le terre ed il palazzo ch'egli
godeva in Oriente. Sicchè Stilicone altro non avendo fatto che aumentare
alla Grecia i malanni cagionati dai Goti, fu obbligato a ritornarsene in
Italia. Tali atti per conseguente introdussero della diffidenza e del
mal animo fra i due fratelli Augusti, benchè il maggior fuoco
consistesse nel vicendevol odio dei due principali ministri e favoriti,
cioè di _Stilicone_ e di _Eutropio_. Claudiano[1120] lascia intendere
che si giocò dipoi ancora d'occulte insidie contro la vita di Stilicone,
e per corrompere i generali di Onorio, essendosi intercette lettere che
scoprirono gl'intrighi segreti. Intanto uno de' principali studi
dell'eunuco Eutropio era quello di levarsi d'attorno le persone di
credito, e chiunque potea fargli ombra, ed intorbidar la felicità del
suo comando[1121]. Forse circa questi tempi egli trovò le maniere per
far cacciare in esilio _Timasio_, valoroso general dell'armate, ed
_Abondanzio_ già stato console[1122], con inventar cabale e false
accuse, e trovar persone infami che tenevano mano a tutte le sue
iniquità. Sotto un principe debole possono tutto i ministri cattivi.
Molte leggi abbiamo dei due Augusti in quest'anno[1123], la maggior
parte nondimeno di Arcadio, date in Costantinopoli. Alcune d'esse contro
degli eretici, altre perchè non sia fatto aggravio ai giudici, altre
perchè i magistrati spediscano prontamente le cause criminali, acciocchè
non marciscano nelle prigioni i poveri carcerati.
NOTE:
[1115] Claud., de Consul. IV Honor.
[1116] Symmachus, lib. 4, epist. 61.
[1117] Anecdot. Latin., Dissert. IX ad s. Paulin.
[1118] Paulin., Vit. Sancti Ambros.
[1119] Zosim., lib. 5, cap. 7.
[1120] Claud., de Laud. Stiliconis.
[1121] Idem, in Eutropium, lib. 1.
[1122] Zosim., lib. 5, cap. 11.
[1123] Gothofred., Chron. Cod. Theod.
Anno di CRISTO CCCXCVII. Indiz. X.
SIRICIO papa 13.
ARCADIO imperad. 15 e 3.
ONORIO imperadore 5 e 3.
_Consoli_
FLAVIO CESARIO e NONIO ATTICO.
Console per l'Oriente fu _Cesario_. Viene appellato dal padre Pagi[1124]
prefetto della città di Costantinopoli; ma chiaramente risulta dalle
leggi del codice Teodosiano, ch'egli era prefetto del pretorio
d'Oriente. Perchè in Roma una iscrizione si trova, dedicata alla madre
degli dii da _Clodio Ermogeniano Cesario, uomo chiarissimo_, il
Reinesio[1125] si avvisò che tali fossero i nomi di questo console; nel
che fu seguitato dal Relando[1126]. Ma _Cesario_ console di questo anno
dimorava in Oriente, e nulla avea che fare in Roma, e conseguentemente
non si può dire spettante a lui quel marmo. _Attico_ fu console per
l'Occidente. Quali ho io posto i nomi di questi consoli, tali si trovano
in due iscrizioni da me date alla luce[1127]. Gran perdita fece
nell'anno presente la Chiesa di Dio e di Milano per la morte
dell'incomparabil arcivescovo di quella città, cioè di santo _Ambrosio_,
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Çirattagı - Annali d'Italia, vol. 2 - 23
- Büleklär
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- Annali d'Italia, vol. 2 - 39Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4247Unikal süzlärneñ gomumi sanı 167440.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 40Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4207Unikal süzlärneñ gomumi sanı 158339.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 41Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4144Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156041.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 42Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4135Unikal süzlärneñ gomumi sanı 140441.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 43Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4160Unikal süzlärneñ gomumi sanı 153839.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 44Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4137Unikal süzlärneñ gomumi sanı 147840.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 45Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4192Unikal süzlärneñ gomumi sanı 151438.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 46Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4202Unikal süzlärneñ gomumi sanı 145639.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 47Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4203Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157739.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 48Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4184Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154938.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 49Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4200Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154141.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 50Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4170Unikal süzlärneñ gomumi sanı 151539.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 51Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4292Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157739.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 52Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4208Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159240.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 53Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4237Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161139.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 54Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4188Unikal süzlärneñ gomumi sanı 151339.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 55Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4172Unikal süzlärneñ gomumi sanı 158538.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 56Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159240.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 57Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4224Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164439.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 58Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4271Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164641.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 59Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4350Unikal süzlärneñ gomumi sanı 163238.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 60Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4355Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159541.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 61Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4427Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164440.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 62Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4458Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162741.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 63Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4368Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161241.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.68.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 64Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4390Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161141.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.66.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 65Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4404Unikal süzlärneñ gomumi sanı 166541.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 66Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4248Unikal süzlärneñ gomumi sanı 170639.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 67Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4329Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161241.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 68Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4197Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160839.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 69Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4341Unikal süzlärneñ gomumi sanı 155741.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 70Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4334Unikal süzlärneñ gomumi sanı 163942.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 71Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4212Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154039.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 72Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4255Unikal süzlärneñ gomumi sanı 150042.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 73Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4454Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162944.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.68.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 74Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4301Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157041.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 75Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4252Unikal süzlärneñ gomumi sanı 152541.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 76Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4274Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165438.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 77Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4306Unikal süzlärneñ gomumi sanı 153542.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.58.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.66.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 78Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164242.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 79Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4207Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154741.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 80Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4426Unikal süzlärneñ gomumi sanı 171039.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 81Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4380Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157539.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 82Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 153941.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 83Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4290Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156140.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 84Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4254Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157740.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 85Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4332Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159742.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 86Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4273Unikal süzlärneñ gomumi sanı 155041.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 2 - 87Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 546Unikal süzlärneñ gomumi sanı 33658.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.71.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.