Annali d'Italia, vol. 1 - 48
Süzlärneñ gomumi sanı 4299
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1546
39.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
54.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
62.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
credute spettanti a questo anno. Ma, oltre all'osservarsi che alcune
di esse possono appartenere anche agli anni precedenti, perchè
accompagnate dal numero della podestà tribunizia, conviene avvertire
che non nelle sole monete dell'anno, in cui succedeano le vittorie
degli imperadori, si truova menzione delle medesime vittorie, ma in
alcune ancora degli anni susseguenti, e però non si può far capitale
di sì fatta nozione. All'incontro a dimostrare che prima di quest'anno
succedessero le imprese suddette contra de' Parti, bastar dovrebbe
l'osservare
che Severo anche nel precedente anno era _Imperadore per l'undecima
volta_, e nel presente non più che tale comparisce nelle monete:
laonde non è da credere che a quest'anno sia da riferir la guerra e la
vittoria riportata contra dei Parti. Ma e che operò Severo in Oriente
in questi tempi? Noi non troviamo che oscurità. A me dunque sia lecito
di riferir qui ciò che forse non disconviene al presente anno. Una
delle applicazioni di Severo[1547], allorchè andava girando per le
città d'Oriente, era d'indagare chiunque fosse stato amico o parziale
di Pescennio Negro, tanto tempo prima ucciso, sempre con la mira
d'occupar le loro sostanze: perchè in ciò non si dava mai posa la di
lui avarizia. Dico ciò, seguitando Sparziano[1548], che per altro
Dione[1549] storico più fidato attesta, non aver Severo fatto
ammazzare alcuno per avidità della roba loro. Certo è che in questi
tempi molte persone, accusate della parzialità suddetta, furono da lui
private di vita, _graspugliando egli dopo la vendemmia_, come dice
Tertulliano[1550]. _Plauziano_, prefetto del pretorio, della cui
malvagità parleremo fra poco, o era l'autore di tutte queste iniquità,
o almeno andava maggiormente attizzando alla crudeltà Severo; e
verisimilmente le stesse ricerche non si ometteano in Roma e nelle
provincie europee[1551]. Raccontasi, che mentre si facea cotal
persecuzione ai partigiani di Negro e di Albino, per la quale diceva
Severo ai suoi figliuoli _di liberarli dai nemici_; il giovine
Caracalla ne mostrava piacere ed aggiugneva, _doversi anche far morire
i figli di costoro_. Allora Geta, minor suo fratello, dimandò se
costoro aveano de' parenti. _Molti_, rispose Severo. E Geta: _Molti
ancora avremo che ci odieranno._ Poi voltatosi a Caracalla, gli disse:
_Se voi non perdonate a chi che sia, potrete benanco ammazzar vostro
fratello_; il che fu una predizione di quel che poscia avvenne. Notò
il padre queste savie parole del fanciullo, e gli piacquero; ma
profittar non seppe per la prepotenza del suddetto _Plauziano_ e di
_Giuvenale_ prefetti del pretorio, intenti troppo a far buona borsa
colle altrui calamità. Perderono ancora molti la vita, accusati di
aver interrogato gl'indovini caldei intorno alla salute
degl'imperadori. A quest'anno scrive Eusebio[1552], che furono
fabbricate in Antiochia e in Roma le Terme di Severo Augusto e il
Settizonio. Sparziano[1553] non parla se non delle Terme romane e del
Settizonio, fabbrica di gran magnificenza, intorno al sito e
all'impiego della quale disputano tuttavia gli eruditi, credendolo
alcuni un mausoleo, ed altri un edifizio ad uso civile.
NOTE:
[1545] Thesaurus Novus Inscript., pag. 347.
[1546] Mediobarbus, in Numismat. Imperator.
[1547] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[1548] Spartianus, in Sever.
[1549] Dio, in Excerpt. Valesianis.
[1550] Tertullianus, in Apologet., cap. 35.
[1551] Spart., in Sev. et in Geta.
[1552] Euseb., in Chronic.
[1553] Spartianus, in Sever.
Anno di CRISTO CCI. Indizione IX.
ZEFIRINO papa 5.
SETTIMIO SEVERO imperad. 9.
CARACALLA imperadore 4.
_Consoli_
LUCIO ANNIO FABIANO e MARCO NONIO ARRIO MUCIANO.
Che così s'abbia a scrivere il nome del secondo console, apparisce da
una iscrizione della mia Raccolta[1554]. Nè pur sappiamo qual cose si
andasse facendo in Levante l'Augusto Severo nell'anno presente. Dalle
medaglie[1555] risulta, che egli circa questi tempi cominciò ad usare
il titolo di _Pio_, che frequente poi si osserva da lì innanzi. Stava
pur male ad un imperador sì crudele e spietato un sì bel titolo.
Quello di _Pertinace_, perchè egli era proverbiato a cagion d'esso,
andò a poco a poco in disuso. Abbiamo inoltre da Sparziano[1556], che
soggiornando esso Severo in Antiochia, diede la toga virile a
_Caracalla Augusto_ suo figliuolo. S'è vero, come pretende il padre
Pagi, che Caracalla[1557] fosse nato nell'anno 188, nel dì 6 d'aprile,
egli anticipò d'un anno questa funzione, non solendo i Romani prendere
essa toga se non compiuto l'anno quattordicesimo della loro età.
Disegnò ancora sè stesso console per l'anno prossimo venturo,
prendendo per collega in esso consolato il medesimo Caracalla. So io
molto bene che Sparziano riferisce all'anno seguente l'andata di
Severo Augusto in Egitto: nel che è seguito da insigni scrittori. Ma
non essendo Sparziano in tanti altri punti uno scrittore sì esatto,
come ognun confessa, io chieggo licenza di riferir questo viaggio
all'anno presente, perchè vo credendo che gl'imperadori nel seguente
anno ritornassero a Roma più presto di quel che credono alcuni.
Abbiamo dunque da Dione[1558], che terminato infelicemente l'assedio
di Atra, lo Augusto Severo andò in Palestina. Quivi perdonò ai Giudei
ch'erano stati parziali di Pescennio Negro[1559], e fece molti
regolamenti pel governo di quel paese; ma con proibire sotto rigorose
pene che alcuno potesse abbracciare la religione giudaica, e stese
questo divieto anche alla cristiana. Eusebio[1560] nell'anno seguente
mette la quinta persecuzion de' Cristiani. Il resto nondimeno, come fu
pubblicato da Gioseffo Scaligero, non è sicuro; imperciocchè nella
Cronica Alessandrina[1561] sotto questi consoli, e non già sotto i
seguenti, vien riferita la suddetta persecuzione, per cui moltissimi
fedeli riceverono la corona del martirio. Per altro può essere che la
medesima cominciasse in quest'anno, e crescesse di poi nel seguente.
Quindi passò Severo in Egitto, dove, dopo aver visitato il sepolcro di
Pompeo, si portò ad Alessandria. Abbiamo da Suida[1562], che,
nell'entrare in quella città, egli osservò un'iscrizione con queste
parole in greco, che qui rapporto in latino: DOMINI NIGRI EST HAEC
CIVITAS. Se ne turbò egli forte, ma gli spiritosi Alessandrini
risposero tosto, _contener essa iscrizione verità, perchè quella città
era del signore di Pescennio Negro_; e Severo se ne contentò. Lo creda
chi vuole. Poco verisimile è quella iscrizione, e troppo stiracchiata
l'interpretazione. Trattò Severo gli Alessandrini assai bene. Nei
tempi addietro il solo governatore cesareo amministrava quivi la
giustizia. Concedette loro[1563] che avessero da lì innanzi il loro
senato, e che giudicassero delle cause, a mio credere, civili. Fece
anche altre mutazioni in lor favore. Poscia imbarcatosi sul Nilo,
volle visitar tutte le città ed i luoghi più celebri di quella
fortunata provincia, e massimamente Menfi, le Piramidi, il Labirinto e
la statua di Mennone. Soleva poi ricordarsi con piacere di questo suo
pellegrinaggio, per aver veduto tante belle memorie, tanti diversi
animali, e il culto di quelle deità, massimamente ne' templi
memorabili di Serapide. Nulla vi fu di cose sacre o profane[1564], e
specialmente delle più recondite, delle quali non volesse essere ben
informato: ma portò via da essi templi quanti libri potè mai trovare,
contenenti dei segreti. Fece chiudere il sepolcro di Alessandro, in
maniera che niuno da lì innanzi potesse mirare il di lui corpo, nè
leggere le iscrizioni ivi contenute. Sul supposto intanto che tal suo
viaggio si facesse nell'anno presente, egli di là partito verso il
principio del verno, arrivò ad Antiochia, e quivi passò la seguente
fredda stagione. Che poi in questo anno Caracalla, come vuole il padre
Pagi[1565], celebrasse il suo trionfo giudaico, allora c'indurremo a
crederlo che ci sarà dimostrato che gli Augusti trionfassero fuori di
Roma. A Roma certamente non tornarono in quest'anno gl'imperadori.
NOTE:
[1554] Thesaurus Novus Inscript., p. 348, n. 5.
[1555] Mediobarbus, in Numism. Imperat.
[1556] Spartianus, in Sever.
[1557] Pagius, in Critic. Baron.
[1558] Dio, lib. 75.
[1559] Spartianus, in Severo.
[1560] Eusebius, in Chron.
[1561] Chronic. Paschal., Tom. II, Hist. Byz.
[1562] In Excerpt. Suidae, Tom. I, Hist. Byz.
[1563] Spartianus, in Severo.
[1564] Dio, lib. 75.
[1565] Pagius, in Critic. Baron., ad hunc annum.
Anno di CRISTO CCII. Indizione X.
ZEFIRINO papa 6.
SETTIMIO SEVERO imperad. 10.
CARACALLA imperad. 5.
_Consoli_
LUCIO SETTIMIO SEVERO AUGUSTO per la terza volta, e MARCO AURELIO
ANTONINO CARACALLA AUGUSTO.
Perchè sul principio di quest'anno soggiornavano tuttavia in Antiochia
i due Augusti, quivi perciò diedero principio al loro consolato. Di là
poi, secondo Sparziano[1566], andò Severo in Egitto; ma, a tenore
della mia supposizione, egli non aspettò la primavera a mettersi in
viaggio per tornare dopo tanto tempo in Europa e a Roma. Certo è
ch'egli fece questo viaggio per terra nella Bitinia, arrivò a Nicea, e
passò il mare allo stretto del Bosforo Tracio. Perciò potrebbe essere
che succedesse allora ciò che racconta Suida[1567], cioè che arrivato
a Bisanzio, gli vennero incontro quei cittadini con corone di ulivo in
capo gridando: _Viva_, e dimandando loro vita e grazia. Li sottopose
ben egli di nuovo a Perinto, ma perdonò loro, ed ordinò che quivi si
fabbricasse l'anfiteatro coi portici per le cacce, e un circo
magnifico con dei bagni nel tempio di Giove appellato Seusippo.
Rifabbricò ancora il pretorio. Tutte queste fabbriche furono bensì
cominciate sotto Severo, ma Caracalla suo figliuolo quegli fu poi che
le perfezionò. Passando per la Tracia, si può credere che allora
_Massimino_, il qual fu poi imperadore, fosse conosciuto per la prima
volta da Severo Augusto[1568]; perchè celebrandosi il dì natalizio di
Geta suo figliuolo nel dì 27 di maggio, Massimino allora pastore fece
di gran pruove nei giuochi, allora celebrati dall'armata per ordine
dell'imperadore. Abbiamo da Erodiano[1569] che Severo, in transitando
per la Mesia e per la Pannonia, diede la mostra a quegli eserciti; e
di là poi continuando il viaggio, pervenne in Italia, e finalmente in
Roma. Entrò nell'augusta città, secondo Sparziano[1570], colla sola
ovazione, cioè con una solennità minore del trionfo; ma Erodiano ci fa
abbastanza intendere, ch'egli col figliuolo Caracalla veramente
trionfò fra gl'incessanti viva e plausi del popolo; fece anche delle
magnifiche feste, dei sagrifizii e spettacoli suntuosissimi, e diede
ad esso popolo un ricchissimo congiario.
Prima nondimeno di spiegar meglio in che consistessero quelle
grandiose feste, convien avvertire che il Mezzabarba[1571] in questo
medesimo anno mette insieme l'andata di Severo Augusto da Antiochia in
Egitto, il suo ritorno in Italia, il trionfo e le nozze di Caracalla:
il che non può mai stare, considerato il tempo che si dovette spendere
in tante ricerche fatte da Severo in Egitto, e la sterminata lunghezza
de' viaggi fatti tutti per terra, e coll'accompagnamento di un'armata.
Però il Pagi[1572] e il Tillemont[1573] differirono all'anno seguente
l'arrivo a Roma di Severo e il suo trionfo, con riferir al presente il
suo viaggio e la sua dimora in Egitto. Crede anche esso padre Pagi di
ricavar ciò da più di una medaglia, dove si legge ADVENT. AVGVSTOR.,
correndo la _Podestà Tribunizia X_ di Severo, che terminava nel dì 13
d'aprile dell'anno seguente. A me all'incontro più verisimile sembra
che nel precedente anno Severo fosse in Egitto, e nel presente
arrivasse a Roma. Quelle stesse medaglie convengono più al presente
che al susseguente anno, come ancora conghietturò il Mezzabarba,
giacchè la tribunizia podestà decima di Severo ebbe, per confession
del Pagi, principio nel dì 13 di aprile di quest'anno. Quel che è più,
riconosce il Pagi preso il consolato dagli Augusti in quest'anno,
perchè Severo era entrato nel decennio del suo imperio, e Caracalla
nel quinquennio, volendo poi, contra le stesse sue regole, ch'essi
Augusti differissero le feste e i voti decennali e quinquennali nel
seguente anno. Se avessero voluto differir tali feste, doveano anche
riserbare il consolato al seguente anno. Però è da credere più tosto
che tali solennità si facessero in questo, essendo essi consoli.
Inoltre Dione[1574] scrive che Severo, allorchè fu entrato nel decimo
anno del suo imperio, diede al popolo quel superbo congiario, e questo
senza dubbio gliel diede in Roma. Ma avendo noi veduto che nell'aprile
di quest'anno cominciava l'anno suo decimo, in esso ancora dovettero
succedere le feste suddette. Il Tillemont pensa che Severo arrivasse a
Roma verso il fine di maggio dell'anno seguente. Ma se lo ADVENT.
AUGUSTOR., segnato nelle medaglie significa l'arrivo succeduto,
correndo la podestà tribunizia _decima_, non può sussistere tale
opinione, perchè, secondo i conti del padre Pagi, allora Severo godeva
dell'_undecima_. Ora noi abbiamo da Dione, che in questi tempi si vide
nel pubblico anfiteatro un crudel combattimento di donne; ed avendo
esse dipoi caricato di villanie le nobili matrone romane, uscì un
proclama, che da lì innanzi non fosse permesso alle donne il far da
gladiatori. Aggiugne esso storico, che pel ritorno di Severo, pel suo
decennio e per le sue vittorie si fecero varii spettacoli in Roma,
cioè di combattimenti e cacce di fiere. Sessanta cignali di Plauziano
in un dì si azzuffarono insieme, e furono uccise altre bestie, fra le
quali un elefante e una crocota, non mai più veduta in Roma. Fattasi
una macchina nell'anfiteatro a guisa di nave, questa si sciolse, e ne
uscirono orsi, lionesse, pantere, struzzoli, asini selvatici e
bissonti. Per sette dì durarono le feste, e in cadaun giorno cento
fiere uccise diedero sollazzo al popolo. Il congiario dato da Severo
al popolo, e il donativo ai soldati, fu di dieci monete d'oro per
cadauno a misura degli anni del suo principato: del che si compiaceva
egli, perchè niuno dei suoi predecessori era giunto a sì eminente
liberalità. A queste feste accrebbe decoro l'aver anche l'_Augusto
Caracalla_ presa in moglie _Fulvia Plautilla_, figliuola di
_Plauziano_, favorito di Severo, di cui parlerò nell'anno seguente.
Diede egli tanto in dote ad essa sua figliuola, che, per attestato di
Dione, sarebbe stato sufficiente a maritar cinquanta regine. E si
videro passar per la piazza le portate degli arredi ed ornamenti, che
empierono tutti di maraviglia. Un convito di magnificenza incredibile
fu dato nel palazzo, dove non si potè immaginar vivanda, o romana o
barbarica, che vi si desiderasse[1575]. Per tali nozze Severo disegnò
console per l'anno venturo _Plauziano_. Adunque le medesime si
celebrarono nell'anno presente, e non già nel seguente. Una cometa e
un terribil incendio del monte Vesuvio, che si videro in questi tempi,
siccome poco usati effetti della natura, somministrarono occasione di
predir novità e malanni, a chi ridicolosamente vuol pescare ne' libri
dello avvenire. In quest'anno ancora i due Augusti ristorarono
l'insigne fabbrica del Pantheon, come si raccoglie dalla iscrizione
riferita dal Panvinio[1576], dal Grutero e da altri[1577].
NOTE:
[1566] Spartianus, in Severo.
[1567] Excerpt. Suidae, Tom. I, Histor. Byz.
[1568] Capitol., in Maximino.
[1569] Herodian., lib. 3.
[1570] Spartianus, in Severo.
[1571] Mediobarbus, in Numismat. Imper.
[1572] Pagius, Critic. Baronii ad annum seq.
[1573] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[1574] Dio, lib. 75.
[1575] Dio, lib. 75.
[1576] Panvin., Fast. Consular.
[1577] Vignolius, Dissert. II.
Anno di CRISTO CCIII. Indizione XI.
ZEFIRINO papa 7.
SETTIMIO SEVERO imperad. 11.
CARACALLA imperadore 6.
_Consoli_
LUCIO FULVIO PLAUZIANO per la seconda volta e PUBLIO SETTIMIO GETA.
_Geta_, secondo fra questi consoli, vien comunemente creduto, non già
il figliuolo, ma il fratello dell'imperador Severo. Quanto a
_Plauziano_, egli era suocero di Caracalla Augusto, e il primo mobile
della corte cesarea. Hassi dunque a sapere che costui, riputato da
alcuni parente del medesimo imperadore, ma certamente nativo della
stessa città di Leptis in Africa[1578], cioè della patria dello stesso
Augusto, benchè uscito dalla feccia del popolo, talmente s'andò
insinuando nella grazia di Severo, ch'egli non mirava con altri occhi
che con quei di Plauziano. Si dà un certo ascendente di persone nel
mondo, per cui arrivano anche persone vili e di niun merito a farla da
signori sopra le teste de' migliori, e dei più grandi ed intendenti.
N'era Severo così innamorato, che non sapea vivere senza di lui, e
considerava di morir prima egli che Plauziano. Il creò prefetto del
pretorio, e senza di lui nulla faceva; pareva anzi che Plauziano fosse
l'imperadore (tanto era la di lui potenza), e che Severo la facesse da
prefetto del pretorio. Non v'era segreto dell'imperadore che Plauziano
nol sapesse; e, per lo contrario, niun arrivava a sapere i segreti di
Plauziano. Nei viaggi fatti in Oriente da Severo, anch'egli si trovò
sempre ai fianchi dell'imperadore; a lui toccava di ordinario il
miglior alloggio, a lui i cibi più squisiti, di modo che, essendo
Severo in Nicea di Bitinia, se volle un pesce mugile (cefalo creduto
da alcuni), mandò a dimandarlo a Plauziano. E nella città di Tiane in
Cappadocia essendosi infermato esso Plauziano, fu a visitarlo Severo,
ma senza che le guardie dello stesso Plauziano permettessero d'entrare
a quei del suo seguito. Della sua ribalderia non si può dire
abbastanza. Era giunto costui ad un'immensa ricchezza per li tanti
beni confiscati, a lui donati da Severo; e pure non sapendo mai
saziarsi l'insaziabil sua avarizia, ad altro non attendeva che a far
sempre nuovi bottini. Per istigazione principalmente di lui furono
fatti morir da Severo tanti benestanti, nè v'era provincia o città,
dov'egli fosse capitato, che non restasse spogliata del meglio da
costui, senza perdonarla nè pure ai templi, contandosi fra le altre
sue ruberie, che egli portò via i cavalli del Sole dall'isole del mar
Rosso. Credevasi, in una parola, che egli possedesse più roba che lo
stesso imperadore e i suoi figliuoli. Dello orgoglio suo non
occorrerebbe dire. Quando usciva per città, andavano innanzi i suoi
col bastone alla mano a far ritirare ognun dalla strada, ordinando che
tutti tenessero gli occhi bassi, nè il riguardassero, come si fa alle
sultane in Levante. Perciò egli era più temuto che lo stesso
imperadore; e i soldati e i senatori non giuravano che per la di lui
fortuna. Pubbliche preghiere si faceano per la di lui conservazione; e
più statue a lui furono alzate in tutte le provincie, che allo stesso
Severo, e fino in Roma, ed anche coll'autorità del senato. Severo o
non sapeva tutto, o sofferiva tutto; tanto era il predominio che
costui aveva preso sopra di lui.
Già abbiam detto che Severo fece sposar _Plautilla_, figliuola d'esso
Plauziano, a Caracalla Augusto suo figlio; e per maggiormente onorar
questo suo favorito, il creò console nell'anno presente, con far due
novità. L'una fu, che avendolo dianzi dichiarato console onorario, con
solamente conferire a lui gli ornamenti consolari, quantunque non
fosse stato veramente console, pur volle che venisse chiamato _console
per la seconda volta_. L'altro fu, che il grado di prefetto del
pretorio non si concedeva allora, se non a' cavalieri, cioè a quei
dell'ordine equestre: il consolato solamente a chi era senatore. Volle
Severo che Plauziano nello stesso tempo procedesse console, e
ritenesse anche il posto di prefetto del pretorio. Due erano allora i
prefetti di esso pretorio[1579], cioè l'uno esso _Plauziano_ e l'altro
_Emilio Saturnino_. Plauziano, a cui non piaceva d'aver compagni in
quella importante carica, fece ammazzar l'altro. Cotanto si teneva
egli sicuro del suo potere e padrone dell'imperadore, che niun
rispetto mostrava per _Giulia Augusta_; anzi la maltrattava, e ne
diceva male tuttodì allo stesso imperadore, con aver anche tormentate
delle nobili donne, per ricavar loro qualche trascorso della medesima;
di maniera che Giulia, abbandonati tutti i divertimenti, cominciò
allora a studiar la filosofia morale, e a conversar solamente con
persone dotte. Ci vien anche dipinto costui da Dione per uomo di
sfrenata libidine, col non voler nello stesso tempo che sua moglie
conversasse con alcuno, e nè pur fosse visitata dall'imperadore o
dall'imperadrice. Aggiugnevasi a sì fatti vizi anche una intemperanza
somma, perchè empieva così forte il sacco, che non potendo digerir
tanta copia di cibo e di vino, ricorreva per lo più al recipe di
rigettarlo. Per tali eccessi nondimeno, ma più per la paura di
Caracalla suo genero, questo sì potente personaggio, questo gran
favorito si vedeva sempre pallido e tremante. Motivo di gravi dicerie
contra di lui fu ancora l'aver egli contra le leggi romane fatto
castrare cento buoni cittadini romani, parte fanciulli e giovinetti,
parte ancora ammogliati, acciocchè servissero da eunuchi a Plautilla
sua figliuola, maritata, come dicemmo, all'Augusto Caracalla. Tale era
in questi tempi Plauziano prefetto del pretorio e console. Il
Panvinio[1580] e il Relando[1581] crederono che costui nell'anno
presente fosse ucciso, perchè si trova una legge data sotto il solo
_Geta_ console. Ma non può stare, da che sappiamo ch'esso Geta morì
prima di Plauziano. Certo è bensì che in quest'anno fu dedicato in
Roma il superbo arco trionfale di Severo, tuttavia esistente, ma
corroso dal tempo. Nella iscrizione[1582] ivi posta, Severo ha
l'_undecima_, e Caracalla la _sesta tribunizia podestà_.
NOTE:
[1578] Dio, lib. 75. Herodianus, lib. 3.
[1579] Dio, in Excerpt. Vales.
[1580] Panvin., in Fast. Cons.
[1581] Reland., Fast. Cons.
[1582] Panvinius, Gruterus, Bellorius et alii.
Anno di CRISTO CCIV. Indizione XII.
ZEFIRINO papa 8.
SETTIMIO SEVERO imperad. 12.
CARACALLA imperad. 7.
_Consoli_
LUCIO FABIO SETTIMIO CILONE per la seconda volta e FLAVIO LIBONE.
Gran figura fece sotto Severo e sotto Caracalla questo _Libone_
console. Egli fu prefetto di Roma, ed ebbe molti altri impieghi, come
c'insegna un'iscrizione a lui posta e riferita dal Panvinio[1583] e
dal Grutero. Ancorchè poi non apparisca chiaro, se a questo o al
seguente anno appartenga la morte di _Plauziano_ favorito di Severo,
mi fo lecito io di rammentarla qui. Un anno prima che succedesse la di
lui caduta, Severo finalmente avea cominciato a mirar di mal occhio
tante statue poste a costui in Roma stessa; e perciò ne fece fondere
alcune che doveano essere di bronzo. Un gran dire ne fu; volò questa
voce per le provincie[1584], ingrandita, secondo il solito, per
istrada: _Plauziano non è più in grazia, Plauziano è morto._ Di qui
avvenne che molti atterrarono le di lui statue, e male per loro,
perchè Severo volea ben abbassare alquanto l'albagia di Plauziano, ma
non dargli il tracollo; e perciò que' tali processati, perderono la
vita. Ed uno d'essi fu _Racio Costante_, governatore allora della
Sardegna, ch'era corso troppo presto a creder vera quella voce.
Trattossi la di lui causa in Roma alla presenza di Severo e di molti
senatori, uno de' quali era _Dione_. E fu allora che si sentì dire
l'avvocato che arringava contra d'esso Costante, qualmente _sarebbe
più tosto caduto il cielo, che l'imperador Severo facesse alcun male a
Plauziano_; e Severo stesso confermò con altre parole quanto avea
detto quell'oratore. Parea dunque sopra un'immobil base assicurata la
fortuna di costui. Ma venne all'ultimo della vita, probabilmente in
questo anno, _Settimio Geta_, fratello dell'imperadore, uomo che
odiava forte Plauziano; ed avendogli fatta una visita l'Augusto
fratello, trovandosi Geta in istato di non temer da lì innanzi di
quell'empio ministro, ne disse quanto male potè a Severo, scoprendogli
quel che ne diceva il pubblico, e qual disonore a lui venisse dal
tener sì caro un sì cattivo arnese. Aprì allora Severo alquanto gli
occhi, e, dopo aver fatto mettere nella piazza la statua del defunto
fratello, cominciò a non far più tanto onore a Plauziano, anzi si
diede a sminuire la di lui potenza. Non avvezzo a questi bocconi di
corte Plauziano, ne attribuiva la cagione ai mali uffizii di
_Caracalla_ Augusto suo genero. Imperocchè avendo Caracalla, contro
suo genio e solamente per ubbidire al padre[1585], sposata la
figliuola di Plauziano, non mai andò d'accordo con lei; e tanto più
perchè la trovò femmina insolentissima: laonde, oltre al non aver con
lei comunione alcuna di letto e di abitazione, odiava a morte non men
lei, che il padre di lei, con essergli anche più di una volta scappato
di bocca, _che arrivando a comandare, saprebbe bene schiantar dal
mondo radici così cattive_. Tutto riferiva Plautilla al padre; e però
l'altero ed irritato Plauziano aspramente trattava il genero, gli
facea delle riprensioni assai disgustose, e gli tenea continuamente
delle spie attorno per indagare i di lui andamenti, affine di
screditarlo appresso l'Augusto di lui genitore.
Perdè infine la pazienza Caracalla, e cominciò a studiar la maniera di
rovinar Plauziano[1586]; e la maniera fu di fingere che costui avesse
ordita una congiura contro la vita di Severo Augusto e dello stesso
Caracalla. Erodiano[1587], seguitato in ciò da Ammiano[1588],
pretendono che la congiura fosse vera, e il primo ne racconta varie
circostanze; ma Dione, che meglio di loro seppe esaminar questo fatto,
la tenne per un'invenzion di Caracalla e di chi l'assisteva coi
consigli. Il concerto dunque fu che Saturnino, uno dei centurioni del
pretorio, con due altri uffiziali suoi eguali, guadagnato da Evodo,
balio di Caracalla, finiti che fossero certi spettacoli fatti nel
palazzo, dimandasse udienza all'imperador Severo, e gli rivelasse la
trama, e dicesse venuto l'ordine a dieci centurioni di fare il fatto:
in pruova di che mise fuori gli ordini in iscritto dati, per quanto
dicevano, da Plauziano medesimo ad essi uffiziali. Prestò qualche fede
Severo a tale accusa, perchè i Romani d'allora erano sommamente
superstiziosi, con trovar dappertutto dei presagi dell'avvenire; e
Severo appunto nella notte precedente avea veduto in sogno Albino
vivente che tendeva insidie alla di lui vita. O sia che egli facesse
tosto chiamare a corte Plauziano, oppure che questi non chiamato vi
andasse, scrive Dione che vicino al palazzo caddero le mule della
carrozza, in cui egli veniva; ed entrante egli per la prima porta, non
permisero le guardie che alcun altro del seguito suo entrasse: cosa
che l'intimorì e riempiè di molti sospetti. Contuttociò perchè non
potea più tornare indietro, animosamente si presentò a Severo, il
quale assai placidamente gli domandò come gli fosse saltato in testa
di voler ammazzare i suoi principi; e si preparava ad ascoltar le sue
ragioni e discolpe. Mentre Plauziano comincia a mostrarsi maravigliato
di un tal ragionamento e a negare, eccoti avvantarsegli _Caracalla_
addosso, torgli la spada dal fianco e dargli un gran pugno. Era dietro
lo stesso Caracalla a volerlo uccidere di sua mano; ma Severo diede
ordine ad uno de' famigli di corte che gli togliesse la vita. Così fu
fatto, ed alcuni de' cortigiani, strappatigli alcuni peli della barba,
corsero a mostrargli a _Giulia Augusta_, che si abbattè ad essere
allora con _Plautilla_ sua nuora. Ne sentì ella gran piacere, gran
dolore all'incontro la misera nuora. Gittato fu in istrada il corpo di
Plauziano, ma permise dipoi Severo che gli fosse data sepoltura. Nel
seguente giorno raunato il senato, Severo senza entrare in alcun reato
di Plauziano, ne espose la morte, e parlò della deplorabil condizione
del genere umano, che si lascia sovvertire dalla felicità, accusando
nello stesso tempo sè stesso, per aver troppo amato e favorito chi nol
meritava. Quindi ritiratosi fece entrare gli accusatori di Plauziano a
render ragione dei lor detti al senato. Corsero molti da lì innanzi
di esse possono appartenere anche agli anni precedenti, perchè
accompagnate dal numero della podestà tribunizia, conviene avvertire
che non nelle sole monete dell'anno, in cui succedeano le vittorie
degli imperadori, si truova menzione delle medesime vittorie, ma in
alcune ancora degli anni susseguenti, e però non si può far capitale
di sì fatta nozione. All'incontro a dimostrare che prima di quest'anno
succedessero le imprese suddette contra de' Parti, bastar dovrebbe
l'osservare
che Severo anche nel precedente anno era _Imperadore per l'undecima
volta_, e nel presente non più che tale comparisce nelle monete:
laonde non è da credere che a quest'anno sia da riferir la guerra e la
vittoria riportata contra dei Parti. Ma e che operò Severo in Oriente
in questi tempi? Noi non troviamo che oscurità. A me dunque sia lecito
di riferir qui ciò che forse non disconviene al presente anno. Una
delle applicazioni di Severo[1547], allorchè andava girando per le
città d'Oriente, era d'indagare chiunque fosse stato amico o parziale
di Pescennio Negro, tanto tempo prima ucciso, sempre con la mira
d'occupar le loro sostanze: perchè in ciò non si dava mai posa la di
lui avarizia. Dico ciò, seguitando Sparziano[1548], che per altro
Dione[1549] storico più fidato attesta, non aver Severo fatto
ammazzare alcuno per avidità della roba loro. Certo è che in questi
tempi molte persone, accusate della parzialità suddetta, furono da lui
private di vita, _graspugliando egli dopo la vendemmia_, come dice
Tertulliano[1550]. _Plauziano_, prefetto del pretorio, della cui
malvagità parleremo fra poco, o era l'autore di tutte queste iniquità,
o almeno andava maggiormente attizzando alla crudeltà Severo; e
verisimilmente le stesse ricerche non si ometteano in Roma e nelle
provincie europee[1551]. Raccontasi, che mentre si facea cotal
persecuzione ai partigiani di Negro e di Albino, per la quale diceva
Severo ai suoi figliuoli _di liberarli dai nemici_; il giovine
Caracalla ne mostrava piacere ed aggiugneva, _doversi anche far morire
i figli di costoro_. Allora Geta, minor suo fratello, dimandò se
costoro aveano de' parenti. _Molti_, rispose Severo. E Geta: _Molti
ancora avremo che ci odieranno._ Poi voltatosi a Caracalla, gli disse:
_Se voi non perdonate a chi che sia, potrete benanco ammazzar vostro
fratello_; il che fu una predizione di quel che poscia avvenne. Notò
il padre queste savie parole del fanciullo, e gli piacquero; ma
profittar non seppe per la prepotenza del suddetto _Plauziano_ e di
_Giuvenale_ prefetti del pretorio, intenti troppo a far buona borsa
colle altrui calamità. Perderono ancora molti la vita, accusati di
aver interrogato gl'indovini caldei intorno alla salute
degl'imperadori. A quest'anno scrive Eusebio[1552], che furono
fabbricate in Antiochia e in Roma le Terme di Severo Augusto e il
Settizonio. Sparziano[1553] non parla se non delle Terme romane e del
Settizonio, fabbrica di gran magnificenza, intorno al sito e
all'impiego della quale disputano tuttavia gli eruditi, credendolo
alcuni un mausoleo, ed altri un edifizio ad uso civile.
NOTE:
[1545] Thesaurus Novus Inscript., pag. 347.
[1546] Mediobarbus, in Numismat. Imperator.
[1547] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[1548] Spartianus, in Sever.
[1549] Dio, in Excerpt. Valesianis.
[1550] Tertullianus, in Apologet., cap. 35.
[1551] Spart., in Sev. et in Geta.
[1552] Euseb., in Chronic.
[1553] Spartianus, in Sever.
Anno di CRISTO CCI. Indizione IX.
ZEFIRINO papa 5.
SETTIMIO SEVERO imperad. 9.
CARACALLA imperadore 4.
_Consoli_
LUCIO ANNIO FABIANO e MARCO NONIO ARRIO MUCIANO.
Che così s'abbia a scrivere il nome del secondo console, apparisce da
una iscrizione della mia Raccolta[1554]. Nè pur sappiamo qual cose si
andasse facendo in Levante l'Augusto Severo nell'anno presente. Dalle
medaglie[1555] risulta, che egli circa questi tempi cominciò ad usare
il titolo di _Pio_, che frequente poi si osserva da lì innanzi. Stava
pur male ad un imperador sì crudele e spietato un sì bel titolo.
Quello di _Pertinace_, perchè egli era proverbiato a cagion d'esso,
andò a poco a poco in disuso. Abbiamo inoltre da Sparziano[1556], che
soggiornando esso Severo in Antiochia, diede la toga virile a
_Caracalla Augusto_ suo figliuolo. S'è vero, come pretende il padre
Pagi, che Caracalla[1557] fosse nato nell'anno 188, nel dì 6 d'aprile,
egli anticipò d'un anno questa funzione, non solendo i Romani prendere
essa toga se non compiuto l'anno quattordicesimo della loro età.
Disegnò ancora sè stesso console per l'anno prossimo venturo,
prendendo per collega in esso consolato il medesimo Caracalla. So io
molto bene che Sparziano riferisce all'anno seguente l'andata di
Severo Augusto in Egitto: nel che è seguito da insigni scrittori. Ma
non essendo Sparziano in tanti altri punti uno scrittore sì esatto,
come ognun confessa, io chieggo licenza di riferir questo viaggio
all'anno presente, perchè vo credendo che gl'imperadori nel seguente
anno ritornassero a Roma più presto di quel che credono alcuni.
Abbiamo dunque da Dione[1558], che terminato infelicemente l'assedio
di Atra, lo Augusto Severo andò in Palestina. Quivi perdonò ai Giudei
ch'erano stati parziali di Pescennio Negro[1559], e fece molti
regolamenti pel governo di quel paese; ma con proibire sotto rigorose
pene che alcuno potesse abbracciare la religione giudaica, e stese
questo divieto anche alla cristiana. Eusebio[1560] nell'anno seguente
mette la quinta persecuzion de' Cristiani. Il resto nondimeno, come fu
pubblicato da Gioseffo Scaligero, non è sicuro; imperciocchè nella
Cronica Alessandrina[1561] sotto questi consoli, e non già sotto i
seguenti, vien riferita la suddetta persecuzione, per cui moltissimi
fedeli riceverono la corona del martirio. Per altro può essere che la
medesima cominciasse in quest'anno, e crescesse di poi nel seguente.
Quindi passò Severo in Egitto, dove, dopo aver visitato il sepolcro di
Pompeo, si portò ad Alessandria. Abbiamo da Suida[1562], che,
nell'entrare in quella città, egli osservò un'iscrizione con queste
parole in greco, che qui rapporto in latino: DOMINI NIGRI EST HAEC
CIVITAS. Se ne turbò egli forte, ma gli spiritosi Alessandrini
risposero tosto, _contener essa iscrizione verità, perchè quella città
era del signore di Pescennio Negro_; e Severo se ne contentò. Lo creda
chi vuole. Poco verisimile è quella iscrizione, e troppo stiracchiata
l'interpretazione. Trattò Severo gli Alessandrini assai bene. Nei
tempi addietro il solo governatore cesareo amministrava quivi la
giustizia. Concedette loro[1563] che avessero da lì innanzi il loro
senato, e che giudicassero delle cause, a mio credere, civili. Fece
anche altre mutazioni in lor favore. Poscia imbarcatosi sul Nilo,
volle visitar tutte le città ed i luoghi più celebri di quella
fortunata provincia, e massimamente Menfi, le Piramidi, il Labirinto e
la statua di Mennone. Soleva poi ricordarsi con piacere di questo suo
pellegrinaggio, per aver veduto tante belle memorie, tanti diversi
animali, e il culto di quelle deità, massimamente ne' templi
memorabili di Serapide. Nulla vi fu di cose sacre o profane[1564], e
specialmente delle più recondite, delle quali non volesse essere ben
informato: ma portò via da essi templi quanti libri potè mai trovare,
contenenti dei segreti. Fece chiudere il sepolcro di Alessandro, in
maniera che niuno da lì innanzi potesse mirare il di lui corpo, nè
leggere le iscrizioni ivi contenute. Sul supposto intanto che tal suo
viaggio si facesse nell'anno presente, egli di là partito verso il
principio del verno, arrivò ad Antiochia, e quivi passò la seguente
fredda stagione. Che poi in questo anno Caracalla, come vuole il padre
Pagi[1565], celebrasse il suo trionfo giudaico, allora c'indurremo a
crederlo che ci sarà dimostrato che gli Augusti trionfassero fuori di
Roma. A Roma certamente non tornarono in quest'anno gl'imperadori.
NOTE:
[1554] Thesaurus Novus Inscript., p. 348, n. 5.
[1555] Mediobarbus, in Numism. Imperat.
[1556] Spartianus, in Sever.
[1557] Pagius, in Critic. Baron.
[1558] Dio, lib. 75.
[1559] Spartianus, in Severo.
[1560] Eusebius, in Chron.
[1561] Chronic. Paschal., Tom. II, Hist. Byz.
[1562] In Excerpt. Suidae, Tom. I, Hist. Byz.
[1563] Spartianus, in Severo.
[1564] Dio, lib. 75.
[1565] Pagius, in Critic. Baron., ad hunc annum.
Anno di CRISTO CCII. Indizione X.
ZEFIRINO papa 6.
SETTIMIO SEVERO imperad. 10.
CARACALLA imperad. 5.
_Consoli_
LUCIO SETTIMIO SEVERO AUGUSTO per la terza volta, e MARCO AURELIO
ANTONINO CARACALLA AUGUSTO.
Perchè sul principio di quest'anno soggiornavano tuttavia in Antiochia
i due Augusti, quivi perciò diedero principio al loro consolato. Di là
poi, secondo Sparziano[1566], andò Severo in Egitto; ma, a tenore
della mia supposizione, egli non aspettò la primavera a mettersi in
viaggio per tornare dopo tanto tempo in Europa e a Roma. Certo è
ch'egli fece questo viaggio per terra nella Bitinia, arrivò a Nicea, e
passò il mare allo stretto del Bosforo Tracio. Perciò potrebbe essere
che succedesse allora ciò che racconta Suida[1567], cioè che arrivato
a Bisanzio, gli vennero incontro quei cittadini con corone di ulivo in
capo gridando: _Viva_, e dimandando loro vita e grazia. Li sottopose
ben egli di nuovo a Perinto, ma perdonò loro, ed ordinò che quivi si
fabbricasse l'anfiteatro coi portici per le cacce, e un circo
magnifico con dei bagni nel tempio di Giove appellato Seusippo.
Rifabbricò ancora il pretorio. Tutte queste fabbriche furono bensì
cominciate sotto Severo, ma Caracalla suo figliuolo quegli fu poi che
le perfezionò. Passando per la Tracia, si può credere che allora
_Massimino_, il qual fu poi imperadore, fosse conosciuto per la prima
volta da Severo Augusto[1568]; perchè celebrandosi il dì natalizio di
Geta suo figliuolo nel dì 27 di maggio, Massimino allora pastore fece
di gran pruove nei giuochi, allora celebrati dall'armata per ordine
dell'imperadore. Abbiamo da Erodiano[1569] che Severo, in transitando
per la Mesia e per la Pannonia, diede la mostra a quegli eserciti; e
di là poi continuando il viaggio, pervenne in Italia, e finalmente in
Roma. Entrò nell'augusta città, secondo Sparziano[1570], colla sola
ovazione, cioè con una solennità minore del trionfo; ma Erodiano ci fa
abbastanza intendere, ch'egli col figliuolo Caracalla veramente
trionfò fra gl'incessanti viva e plausi del popolo; fece anche delle
magnifiche feste, dei sagrifizii e spettacoli suntuosissimi, e diede
ad esso popolo un ricchissimo congiario.
Prima nondimeno di spiegar meglio in che consistessero quelle
grandiose feste, convien avvertire che il Mezzabarba[1571] in questo
medesimo anno mette insieme l'andata di Severo Augusto da Antiochia in
Egitto, il suo ritorno in Italia, il trionfo e le nozze di Caracalla:
il che non può mai stare, considerato il tempo che si dovette spendere
in tante ricerche fatte da Severo in Egitto, e la sterminata lunghezza
de' viaggi fatti tutti per terra, e coll'accompagnamento di un'armata.
Però il Pagi[1572] e il Tillemont[1573] differirono all'anno seguente
l'arrivo a Roma di Severo e il suo trionfo, con riferir al presente il
suo viaggio e la sua dimora in Egitto. Crede anche esso padre Pagi di
ricavar ciò da più di una medaglia, dove si legge ADVENT. AVGVSTOR.,
correndo la _Podestà Tribunizia X_ di Severo, che terminava nel dì 13
d'aprile dell'anno seguente. A me all'incontro più verisimile sembra
che nel precedente anno Severo fosse in Egitto, e nel presente
arrivasse a Roma. Quelle stesse medaglie convengono più al presente
che al susseguente anno, come ancora conghietturò il Mezzabarba,
giacchè la tribunizia podestà decima di Severo ebbe, per confession
del Pagi, principio nel dì 13 di aprile di quest'anno. Quel che è più,
riconosce il Pagi preso il consolato dagli Augusti in quest'anno,
perchè Severo era entrato nel decennio del suo imperio, e Caracalla
nel quinquennio, volendo poi, contra le stesse sue regole, ch'essi
Augusti differissero le feste e i voti decennali e quinquennali nel
seguente anno. Se avessero voluto differir tali feste, doveano anche
riserbare il consolato al seguente anno. Però è da credere più tosto
che tali solennità si facessero in questo, essendo essi consoli.
Inoltre Dione[1574] scrive che Severo, allorchè fu entrato nel decimo
anno del suo imperio, diede al popolo quel superbo congiario, e questo
senza dubbio gliel diede in Roma. Ma avendo noi veduto che nell'aprile
di quest'anno cominciava l'anno suo decimo, in esso ancora dovettero
succedere le feste suddette. Il Tillemont pensa che Severo arrivasse a
Roma verso il fine di maggio dell'anno seguente. Ma se lo ADVENT.
AUGUSTOR., segnato nelle medaglie significa l'arrivo succeduto,
correndo la podestà tribunizia _decima_, non può sussistere tale
opinione, perchè, secondo i conti del padre Pagi, allora Severo godeva
dell'_undecima_. Ora noi abbiamo da Dione, che in questi tempi si vide
nel pubblico anfiteatro un crudel combattimento di donne; ed avendo
esse dipoi caricato di villanie le nobili matrone romane, uscì un
proclama, che da lì innanzi non fosse permesso alle donne il far da
gladiatori. Aggiugne esso storico, che pel ritorno di Severo, pel suo
decennio e per le sue vittorie si fecero varii spettacoli in Roma,
cioè di combattimenti e cacce di fiere. Sessanta cignali di Plauziano
in un dì si azzuffarono insieme, e furono uccise altre bestie, fra le
quali un elefante e una crocota, non mai più veduta in Roma. Fattasi
una macchina nell'anfiteatro a guisa di nave, questa si sciolse, e ne
uscirono orsi, lionesse, pantere, struzzoli, asini selvatici e
bissonti. Per sette dì durarono le feste, e in cadaun giorno cento
fiere uccise diedero sollazzo al popolo. Il congiario dato da Severo
al popolo, e il donativo ai soldati, fu di dieci monete d'oro per
cadauno a misura degli anni del suo principato: del che si compiaceva
egli, perchè niuno dei suoi predecessori era giunto a sì eminente
liberalità. A queste feste accrebbe decoro l'aver anche l'_Augusto
Caracalla_ presa in moglie _Fulvia Plautilla_, figliuola di
_Plauziano_, favorito di Severo, di cui parlerò nell'anno seguente.
Diede egli tanto in dote ad essa sua figliuola, che, per attestato di
Dione, sarebbe stato sufficiente a maritar cinquanta regine. E si
videro passar per la piazza le portate degli arredi ed ornamenti, che
empierono tutti di maraviglia. Un convito di magnificenza incredibile
fu dato nel palazzo, dove non si potè immaginar vivanda, o romana o
barbarica, che vi si desiderasse[1575]. Per tali nozze Severo disegnò
console per l'anno venturo _Plauziano_. Adunque le medesime si
celebrarono nell'anno presente, e non già nel seguente. Una cometa e
un terribil incendio del monte Vesuvio, che si videro in questi tempi,
siccome poco usati effetti della natura, somministrarono occasione di
predir novità e malanni, a chi ridicolosamente vuol pescare ne' libri
dello avvenire. In quest'anno ancora i due Augusti ristorarono
l'insigne fabbrica del Pantheon, come si raccoglie dalla iscrizione
riferita dal Panvinio[1576], dal Grutero e da altri[1577].
NOTE:
[1566] Spartianus, in Severo.
[1567] Excerpt. Suidae, Tom. I, Histor. Byz.
[1568] Capitol., in Maximino.
[1569] Herodian., lib. 3.
[1570] Spartianus, in Severo.
[1571] Mediobarbus, in Numismat. Imper.
[1572] Pagius, Critic. Baronii ad annum seq.
[1573] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[1574] Dio, lib. 75.
[1575] Dio, lib. 75.
[1576] Panvin., Fast. Consular.
[1577] Vignolius, Dissert. II.
Anno di CRISTO CCIII. Indizione XI.
ZEFIRINO papa 7.
SETTIMIO SEVERO imperad. 11.
CARACALLA imperadore 6.
_Consoli_
LUCIO FULVIO PLAUZIANO per la seconda volta e PUBLIO SETTIMIO GETA.
_Geta_, secondo fra questi consoli, vien comunemente creduto, non già
il figliuolo, ma il fratello dell'imperador Severo. Quanto a
_Plauziano_, egli era suocero di Caracalla Augusto, e il primo mobile
della corte cesarea. Hassi dunque a sapere che costui, riputato da
alcuni parente del medesimo imperadore, ma certamente nativo della
stessa città di Leptis in Africa[1578], cioè della patria dello stesso
Augusto, benchè uscito dalla feccia del popolo, talmente s'andò
insinuando nella grazia di Severo, ch'egli non mirava con altri occhi
che con quei di Plauziano. Si dà un certo ascendente di persone nel
mondo, per cui arrivano anche persone vili e di niun merito a farla da
signori sopra le teste de' migliori, e dei più grandi ed intendenti.
N'era Severo così innamorato, che non sapea vivere senza di lui, e
considerava di morir prima egli che Plauziano. Il creò prefetto del
pretorio, e senza di lui nulla faceva; pareva anzi che Plauziano fosse
l'imperadore (tanto era la di lui potenza), e che Severo la facesse da
prefetto del pretorio. Non v'era segreto dell'imperadore che Plauziano
nol sapesse; e, per lo contrario, niun arrivava a sapere i segreti di
Plauziano. Nei viaggi fatti in Oriente da Severo, anch'egli si trovò
sempre ai fianchi dell'imperadore; a lui toccava di ordinario il
miglior alloggio, a lui i cibi più squisiti, di modo che, essendo
Severo in Nicea di Bitinia, se volle un pesce mugile (cefalo creduto
da alcuni), mandò a dimandarlo a Plauziano. E nella città di Tiane in
Cappadocia essendosi infermato esso Plauziano, fu a visitarlo Severo,
ma senza che le guardie dello stesso Plauziano permettessero d'entrare
a quei del suo seguito. Della sua ribalderia non si può dire
abbastanza. Era giunto costui ad un'immensa ricchezza per li tanti
beni confiscati, a lui donati da Severo; e pure non sapendo mai
saziarsi l'insaziabil sua avarizia, ad altro non attendeva che a far
sempre nuovi bottini. Per istigazione principalmente di lui furono
fatti morir da Severo tanti benestanti, nè v'era provincia o città,
dov'egli fosse capitato, che non restasse spogliata del meglio da
costui, senza perdonarla nè pure ai templi, contandosi fra le altre
sue ruberie, che egli portò via i cavalli del Sole dall'isole del mar
Rosso. Credevasi, in una parola, che egli possedesse più roba che lo
stesso imperadore e i suoi figliuoli. Dello orgoglio suo non
occorrerebbe dire. Quando usciva per città, andavano innanzi i suoi
col bastone alla mano a far ritirare ognun dalla strada, ordinando che
tutti tenessero gli occhi bassi, nè il riguardassero, come si fa alle
sultane in Levante. Perciò egli era più temuto che lo stesso
imperadore; e i soldati e i senatori non giuravano che per la di lui
fortuna. Pubbliche preghiere si faceano per la di lui conservazione; e
più statue a lui furono alzate in tutte le provincie, che allo stesso
Severo, e fino in Roma, ed anche coll'autorità del senato. Severo o
non sapeva tutto, o sofferiva tutto; tanto era il predominio che
costui aveva preso sopra di lui.
Già abbiam detto che Severo fece sposar _Plautilla_, figliuola d'esso
Plauziano, a Caracalla Augusto suo figlio; e per maggiormente onorar
questo suo favorito, il creò console nell'anno presente, con far due
novità. L'una fu, che avendolo dianzi dichiarato console onorario, con
solamente conferire a lui gli ornamenti consolari, quantunque non
fosse stato veramente console, pur volle che venisse chiamato _console
per la seconda volta_. L'altro fu, che il grado di prefetto del
pretorio non si concedeva allora, se non a' cavalieri, cioè a quei
dell'ordine equestre: il consolato solamente a chi era senatore. Volle
Severo che Plauziano nello stesso tempo procedesse console, e
ritenesse anche il posto di prefetto del pretorio. Due erano allora i
prefetti di esso pretorio[1579], cioè l'uno esso _Plauziano_ e l'altro
_Emilio Saturnino_. Plauziano, a cui non piaceva d'aver compagni in
quella importante carica, fece ammazzar l'altro. Cotanto si teneva
egli sicuro del suo potere e padrone dell'imperadore, che niun
rispetto mostrava per _Giulia Augusta_; anzi la maltrattava, e ne
diceva male tuttodì allo stesso imperadore, con aver anche tormentate
delle nobili donne, per ricavar loro qualche trascorso della medesima;
di maniera che Giulia, abbandonati tutti i divertimenti, cominciò
allora a studiar la filosofia morale, e a conversar solamente con
persone dotte. Ci vien anche dipinto costui da Dione per uomo di
sfrenata libidine, col non voler nello stesso tempo che sua moglie
conversasse con alcuno, e nè pur fosse visitata dall'imperadore o
dall'imperadrice. Aggiugnevasi a sì fatti vizi anche una intemperanza
somma, perchè empieva così forte il sacco, che non potendo digerir
tanta copia di cibo e di vino, ricorreva per lo più al recipe di
rigettarlo. Per tali eccessi nondimeno, ma più per la paura di
Caracalla suo genero, questo sì potente personaggio, questo gran
favorito si vedeva sempre pallido e tremante. Motivo di gravi dicerie
contra di lui fu ancora l'aver egli contra le leggi romane fatto
castrare cento buoni cittadini romani, parte fanciulli e giovinetti,
parte ancora ammogliati, acciocchè servissero da eunuchi a Plautilla
sua figliuola, maritata, come dicemmo, all'Augusto Caracalla. Tale era
in questi tempi Plauziano prefetto del pretorio e console. Il
Panvinio[1580] e il Relando[1581] crederono che costui nell'anno
presente fosse ucciso, perchè si trova una legge data sotto il solo
_Geta_ console. Ma non può stare, da che sappiamo ch'esso Geta morì
prima di Plauziano. Certo è bensì che in quest'anno fu dedicato in
Roma il superbo arco trionfale di Severo, tuttavia esistente, ma
corroso dal tempo. Nella iscrizione[1582] ivi posta, Severo ha
l'_undecima_, e Caracalla la _sesta tribunizia podestà_.
NOTE:
[1578] Dio, lib. 75. Herodianus, lib. 3.
[1579] Dio, in Excerpt. Vales.
[1580] Panvin., in Fast. Cons.
[1581] Reland., Fast. Cons.
[1582] Panvinius, Gruterus, Bellorius et alii.
Anno di CRISTO CCIV. Indizione XII.
ZEFIRINO papa 8.
SETTIMIO SEVERO imperad. 12.
CARACALLA imperad. 7.
_Consoli_
LUCIO FABIO SETTIMIO CILONE per la seconda volta e FLAVIO LIBONE.
Gran figura fece sotto Severo e sotto Caracalla questo _Libone_
console. Egli fu prefetto di Roma, ed ebbe molti altri impieghi, come
c'insegna un'iscrizione a lui posta e riferita dal Panvinio[1583] e
dal Grutero. Ancorchè poi non apparisca chiaro, se a questo o al
seguente anno appartenga la morte di _Plauziano_ favorito di Severo,
mi fo lecito io di rammentarla qui. Un anno prima che succedesse la di
lui caduta, Severo finalmente avea cominciato a mirar di mal occhio
tante statue poste a costui in Roma stessa; e perciò ne fece fondere
alcune che doveano essere di bronzo. Un gran dire ne fu; volò questa
voce per le provincie[1584], ingrandita, secondo il solito, per
istrada: _Plauziano non è più in grazia, Plauziano è morto._ Di qui
avvenne che molti atterrarono le di lui statue, e male per loro,
perchè Severo volea ben abbassare alquanto l'albagia di Plauziano, ma
non dargli il tracollo; e perciò que' tali processati, perderono la
vita. Ed uno d'essi fu _Racio Costante_, governatore allora della
Sardegna, ch'era corso troppo presto a creder vera quella voce.
Trattossi la di lui causa in Roma alla presenza di Severo e di molti
senatori, uno de' quali era _Dione_. E fu allora che si sentì dire
l'avvocato che arringava contra d'esso Costante, qualmente _sarebbe
più tosto caduto il cielo, che l'imperador Severo facesse alcun male a
Plauziano_; e Severo stesso confermò con altre parole quanto avea
detto quell'oratore. Parea dunque sopra un'immobil base assicurata la
fortuna di costui. Ma venne all'ultimo della vita, probabilmente in
questo anno, _Settimio Geta_, fratello dell'imperadore, uomo che
odiava forte Plauziano; ed avendogli fatta una visita l'Augusto
fratello, trovandosi Geta in istato di non temer da lì innanzi di
quell'empio ministro, ne disse quanto male potè a Severo, scoprendogli
quel che ne diceva il pubblico, e qual disonore a lui venisse dal
tener sì caro un sì cattivo arnese. Aprì allora Severo alquanto gli
occhi, e, dopo aver fatto mettere nella piazza la statua del defunto
fratello, cominciò a non far più tanto onore a Plauziano, anzi si
diede a sminuire la di lui potenza. Non avvezzo a questi bocconi di
corte Plauziano, ne attribuiva la cagione ai mali uffizii di
_Caracalla_ Augusto suo genero. Imperocchè avendo Caracalla, contro
suo genio e solamente per ubbidire al padre[1585], sposata la
figliuola di Plauziano, non mai andò d'accordo con lei; e tanto più
perchè la trovò femmina insolentissima: laonde, oltre al non aver con
lei comunione alcuna di letto e di abitazione, odiava a morte non men
lei, che il padre di lei, con essergli anche più di una volta scappato
di bocca, _che arrivando a comandare, saprebbe bene schiantar dal
mondo radici così cattive_. Tutto riferiva Plautilla al padre; e però
l'altero ed irritato Plauziano aspramente trattava il genero, gli
facea delle riprensioni assai disgustose, e gli tenea continuamente
delle spie attorno per indagare i di lui andamenti, affine di
screditarlo appresso l'Augusto di lui genitore.
Perdè infine la pazienza Caracalla, e cominciò a studiar la maniera di
rovinar Plauziano[1586]; e la maniera fu di fingere che costui avesse
ordita una congiura contro la vita di Severo Augusto e dello stesso
Caracalla. Erodiano[1587], seguitato in ciò da Ammiano[1588],
pretendono che la congiura fosse vera, e il primo ne racconta varie
circostanze; ma Dione, che meglio di loro seppe esaminar questo fatto,
la tenne per un'invenzion di Caracalla e di chi l'assisteva coi
consigli. Il concerto dunque fu che Saturnino, uno dei centurioni del
pretorio, con due altri uffiziali suoi eguali, guadagnato da Evodo,
balio di Caracalla, finiti che fossero certi spettacoli fatti nel
palazzo, dimandasse udienza all'imperador Severo, e gli rivelasse la
trama, e dicesse venuto l'ordine a dieci centurioni di fare il fatto:
in pruova di che mise fuori gli ordini in iscritto dati, per quanto
dicevano, da Plauziano medesimo ad essi uffiziali. Prestò qualche fede
Severo a tale accusa, perchè i Romani d'allora erano sommamente
superstiziosi, con trovar dappertutto dei presagi dell'avvenire; e
Severo appunto nella notte precedente avea veduto in sogno Albino
vivente che tendeva insidie alla di lui vita. O sia che egli facesse
tosto chiamare a corte Plauziano, oppure che questi non chiamato vi
andasse, scrive Dione che vicino al palazzo caddero le mule della
carrozza, in cui egli veniva; ed entrante egli per la prima porta, non
permisero le guardie che alcun altro del seguito suo entrasse: cosa
che l'intimorì e riempiè di molti sospetti. Contuttociò perchè non
potea più tornare indietro, animosamente si presentò a Severo, il
quale assai placidamente gli domandò come gli fosse saltato in testa
di voler ammazzare i suoi principi; e si preparava ad ascoltar le sue
ragioni e discolpe. Mentre Plauziano comincia a mostrarsi maravigliato
di un tal ragionamento e a negare, eccoti avvantarsegli _Caracalla_
addosso, torgli la spada dal fianco e dargli un gran pugno. Era dietro
lo stesso Caracalla a volerlo uccidere di sua mano; ma Severo diede
ordine ad uno de' famigli di corte che gli togliesse la vita. Così fu
fatto, ed alcuni de' cortigiani, strappatigli alcuni peli della barba,
corsero a mostrargli a _Giulia Augusta_, che si abbattè ad essere
allora con _Plautilla_ sua nuora. Ne sentì ella gran piacere, gran
dolore all'incontro la misera nuora. Gittato fu in istrada il corpo di
Plauziano, ma permise dipoi Severo che gli fosse data sepoltura. Nel
seguente giorno raunato il senato, Severo senza entrare in alcun reato
di Plauziano, ne espose la morte, e parlò della deplorabil condizione
del genere umano, che si lascia sovvertire dalla felicità, accusando
nello stesso tempo sè stesso, per aver troppo amato e favorito chi nol
meritava. Quindi ritiratosi fece entrare gli accusatori di Plauziano a
render ragione dei lor detti al senato. Corsero molti da lì innanzi
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Çirattagı - Annali d'Italia, vol. 1 - 49
- Büleklär
- Annali d'Italia, vol. 1 - 01Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4367Unikal süzlärneñ gomumi sanı 170835.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Annali d'Italia, vol. 1 - 08Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4490Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160937.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Annali d'Italia, vol. 1 - 15Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4395Unikal süzlärneñ gomumi sanı 169337.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Annali d'Italia, vol. 1 - 24Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 3988Unikal süzlärneñ gomumi sanı 158338.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 25Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4245Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161438.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 26Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4330Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164838.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 27Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4345Unikal süzlärneñ gomumi sanı 163537.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 28Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165237.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 29Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4254Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159640.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 30Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4281Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165437.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Annali d'Italia, vol. 1 - 33Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4276Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162137.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Annali d'Italia, vol. 1 - 39Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4282Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161637.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 40Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4300Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162738.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 41Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4177Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157538.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 42Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4253Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160439.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 43Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4315Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161539.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 44Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4445Unikal süzlärneñ gomumi sanı 168737.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 45Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4413Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162339.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 46Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162038.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 47Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4285Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160939.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 48Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154639.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 49Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4268Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165738.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 50Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4398Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 51Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4422Unikal süzlärneñ gomumi sanı 166539.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 52Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4259Unikal süzlärneñ gomumi sanı 153340.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 53Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4408Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160537.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 54Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4445Unikal süzlärneñ gomumi sanı 167437.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 55Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4362Unikal süzlärneñ gomumi sanı 167738.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 56Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4283Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157341.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 57Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4388Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164339.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 58Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4314Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160340.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 59Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4150Unikal süzlärneñ gomumi sanı 146339.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 60Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4226Unikal süzlärneñ gomumi sanı 148840.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 61Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4193Unikal süzlärneñ gomumi sanı 148941.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 62Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4237Unikal süzlärneñ gomumi sanı 158739.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 63Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4180Unikal süzlärneñ gomumi sanı 150138.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 64Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4222Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154839.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 65Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4203Unikal süzlärneñ gomumi sanı 152841.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 66Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4369Unikal süzlärneñ gomumi sanı 171141.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 67Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4351Unikal süzlärneñ gomumi sanı 168639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 68Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164138.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 69Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4298Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157838.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 70Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4172Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154538.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 71Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4090Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154337.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 72Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4164Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160037.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 73Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4243Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157339.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 74Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4229Unikal süzlärneñ gomumi sanı 158538.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 75Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4191Unikal süzlärneñ gomumi sanı 153640.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 76Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4393Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161439.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 77Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4360Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164739.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 78Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4261Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160240.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 79Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4124Unikal süzlärneñ gomumi sanı 149237.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 80Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4300Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165539.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 81Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4207Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159138.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 82Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4151Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160436.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 83Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4188Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156537.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 84Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4221Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165339.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 85Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 748Unikal süzlärneñ gomumi sanı 43251.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.69.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.