Annali d'Italia, vol. 1 - 28
Süzlärneñ gomumi sanı 4310
Unikal süzlärneñ gomumi sanı 1652
37.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
54.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
60.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
palazzo. Seco era _Pompea Plotina_ sua moglie, donna d'alto affare, ed
emula delle virtù del marito[704]. Allorchè ella fu sulle scalinate
del palazzo imperiale, rivolta al popolo disse: _Quale io entro or
qua, tale desidero anche d'uscirne_, cioè ben voluta e senza
rimprovero di alcuna iniquità. In fatti con tal modestia e saviezza
visse ella sempre dipoi, che si meritò gli encomi di tutti, e
massimamente perchè cooperava anch'essa a promuovere il ben pubblico e
la gloria del marito[705]. Raccontasi, che informata delle avanie e
vessazioni che si praticavano per le provincie del romano imperio
dagli esattori de' tributi e delle gabelle, sanguisughe ordinarie de'
popoli, ne fece una calda doglianza al marito, come egli fosse sì
trascurato in affare di tanta premura, permettendo iniquità che
facevano troppo torto alla di lui riputazione. Seriamente vi si
applicò da lì innanzi Trajano, e rimediò ai disordini, riconoscendo
essere il fisco simile alla milza, la quale crescendo fa dimagrar
tutte le altre membra. A _Plotina_ fu probabilmente conferito, dopo il
suo arrivo a Roma il titolo di _Augusta_, siccome a Trajano quello di
_Padre della Patria_, che si trova enunziato nelle monete di
quest'anno, come pur anche quello di _Pontefice Massimo_. Avea Trajano
una sorella, appellata _Marciana_, con cui mirabilmente andò sempre
d'accordo la saggia imperatrice Plotina. La città di Marcianopoli,
capitale della Mesia, per attestato di Ammiano[706] e di
Giordano[707], prese il nome da lei. Ebbe anche Marciana il titolo
d'_Augusta_, che si trova in varie iscrizioni e monete. Da lei nacque
una _Matidia_, madre di _Giulia Sabina_, che fu moglie di _Adriano
Augusto_, e per quanto si crede, di un'altra _Matidia_.
Le prime applicazioni di Trajano, dacchè fu egli giunto a Roma, furono
a cattivarsi l'amore del pubblico colla liberalità[708]. Aveva egli
già pagato alle milizie la metà del regalo che loro solea darsi dai
novelli imperadori. Ai poveri cittadini romani diede egli l'intero
congiario, volendo che ne partecipassero anche gli assenti e i
fanciulli: spesa grande, ma senza arricchire gli uni colle sostanze
indebitamente rapite ad altri, come in addietro si facea da' principi
simili alle tigri, le quali nudriscono i lor figliuoli colla strage
d'altri animali. Da gran tempo si costumava in Roma, che la repubblica
distribuiva gratis di tanto in tanto una prodigiosa quantità di grano
e di altri viveri al basso popolo dei cittadini liberi, perchè
anch'esso riteneva qualche parte nel dominio e governo. Ma i fanciulli
che aveano meno di undici anni, non godevano di tal distribuzione.
Trajano volle ancor questi partecipi della pubblica liberalità. E
perciocchè, siccome dicemmo, Nerva avea ordinato, che anche per le
città dell'Italia a spese dei pubblici erari si alimentassero i
figliuoli orfani della povera gente libera: diede alle città danari e
rendite, affinchè fosse conservato ed accresciuto questo buon uso.
Rallegrò parimente il popolo romano con alcuni giuochi e spettacoli
pubblici, conoscendo troppo il genio di quella gente a sì fatti
divertimenti. Per altro non se ne dilettava egli; anzi cacciò di nuovo
da Roma i pantomimi, come indegni della gravità romana. Cura
particolare ebbe dell'annona, con levar via tutti gli abusi e
monopolii, con formare e privilegiare il collegio de' fornai: di modo
che non solo in Roma, ma per tutta l'Italia si vide fiorire
l'abbondanza del grano, talmente che l'Egitto, solito ad essere il
granaio dell'Italia, trovandosi carestioso in quest'anno, per avere il
Nilo inondato poco paese, potè ricevere soccorso di biade dall'Italia
stessa. Ma ciò che maggiormente si meritò plauso da ognuno, fu l'aver
anch'egli più rigorosamente di quel che avessero fatto Tito e Nerva,
ordinato processi e gastighi contra dei calunniosi accusatori, che
sotto Domiziano erano stati la rovina di tanti innocenti. Nella stessa
guisa ancora abolì l'azione di lesa maestà, ch'era in addietro
l'orrore del popolo romano. Ogni menoma parola contra del governo si
riputava un enorme delitto. Ma egregiamente intendeva Trajano, essere
proprio de' buoni principi l'operar bene, senza poi curarsi delle vane
dicerie dei sudditi: laddove i tiranni, male operando, esigerebbono
ancora, che i sudditi fossero senza occhi e senza lingua; nè badano
che coi gastighi maggiormente accendono la voglia di sparlare di loro
e l'odio universale contra di sè stessi. Assistè Trajano nell'anno
presente, come persona privata ai comizi, nei quali si dovea far
l'elezion de' consoli per l'anno seguente. Fu egli disegnato console
ordinario, ma si durò fatica a fargli accettare questa dignità; ed
accettata che l'ebbe, con istupore d'ognuno si vide il buon imperadore
andarsi ad inginocchiare davanti al console, per prestare il
giuramento come solevano i particolari: e il console, senza turbarsi,
lasciò farlo. Altri consoli da sostituire agli ordinari, furono anche
allora disegnati, siccome dirò nell'anno seguente.
NOTE:
[703] Plinius, in Panegyr.
[704] Dio, lib. 68.
[705] Aurel. Vict., in Epit.
[706] Ammianus, lib. 27.
[707] Jordan, de Reb. Geticis.
[708] In Panegyr.
Anno di CRISTO C. Indizione XIII.
EVARISTO papa 5.
TRAJANO imperadore 3.
_Consoli_
MARCO ULPIO NERVA TRAJANO per la terza volta, e MARCO CORNELIO
FRONTONE per la terza.
Gran disputa fra gli eruditi illustratori de' Fasti consolari[709] è
stata e dura tuttavia, senza aver mezzo finora da deciderla, quale sia
stato il collega ordinario di Trajano nel presente consolato, cioè chi
con lui procedesse console nelle calende di gennaio. Parve al cardinal
Noris[710] più probabile che fosse _Sesto Giulio Frontino per la terza
volta_, scrittore rinomato per li suoi libri, conservati sino ai dì
nostri. Poscia inclinò piuttosto a crederlo _Marco Cornelio Frontone
per la terza volta_, come avea tenuto il Panvinio, e tenne dipoi anche
il Pagi. L'imbroglio è nato dalla vicinanza dei cognomi di _Frontone_
e _Frontino_. Certo è che Frontone fu console in quest'anno. E
perciocchè sappiamo da Plinio[711], essere stati disegnati per
quest'anno oltre all'Augusto Trajano due altri, che serebbono consoli
_per la terza volta_, perciò alcuni han creduto anche Frontino console
nell'anno presente; ma senza apparire in qual anno preciso, tanto egli
quanto _Frontone_, avessero conseguito gli altri due consolati.
Credesi ben comunemente, che nelle calende di settembre fossero
sostituiti in quella illustre dignità _Cajo Plinio Cecilio Secondo_
comasco, celebre scrittore di lettere, e del panegirico di Trajano,
ch'egli per ordine del senato compose e recitò in questa congiuntura,
e _Spurio Cornuto Tertullo_, personaggio anch'esso di gran merito.
Secondo il Panvinio e l'Almeloven, nelle calende di novembre
succederono _Giulio Feroce_ ed _Acutio Nerva_. Ma io[712] ho prodotta
un'iscrizione posta nel dì 29 di dicembre dell'anno presente, da cui
ricaviamo essere allora stati consoli _Lucio Roscio Eliano_ e _Tiberio
Claudio Sacerdote_. Benchè fosse assai conosciuto in Roma il mirabil
talento di Trajano Augusto, pure assunto ch'egli fu al trono,
maggiormente comparì qual era, con vedersi inoltre un avvenimento ben
raro, cioè ch'egli non mutò punto nella mutazion dello stato i buoni
suoi costumi, anzi li migliorò; e che l'altezza del suo grado e della
sua autorità servì solamente a far crescere le sue virtù. Fasto e
superbia sparivano le azioni di molti suoi predecessori[713]. Continuò
egli, come prima, la sua affabilità, la sua modestia, la sua cortesia.
Ammetteva alla sua udienza chiunque lo desiderava, trattando con tutti
civilmente, e massimamente onorando la nobiltà, ed abbracciando e
baciando i principali: laddove gli altri Augusti, stando a sedere,
appena porgeano la man da baciare. Gli stava fitta in mente questa
massima, _che un sovrano in vece d'avvilirsi coll'abbassarsi, tanto
più si fa rispettare e adorare_. Usciva egli con un corteggio modesto
e mediocre; nè andavano già innanzi lacchè o palafrenieri per fargli
largo colle bastonate, anzi egli talvolta si fermava nelle strade, per
lasciar che passasse qualche carro o carrozza altrui. Per un
imperadore era assai frugale la sua tavola, ma condita dall'allegria
di lui e da quella di varie persone savie e scelte, ch'erano or l'una,
or l'altra invitate[714]. Distinzione di posto non voleva alla sua
mensa, nè sdegnava di andare a desinare in casa degli amici, di
portarsi alle lor feste, di visitarli malati, di andar talvolta nelle
loro carrozze. In somma, per quanto poteva, si studiava di trattar con
tutti, non meno in Roma che per le provincie, con tanta civiltà e
moderazione, come se non fosse il sovrano, ma un loro eguale,
ricordando a sè stesso, che egli comandava bensì agli uomini, ma
ch'era uomo anch'egli. E perchè un dì gli amici suoi il riprendevano,
perchè eccedesse nella cortesia verso d'ognuno, rispose quelle
memorande parole: _Tale desidero d'essere imperadore verso i privati,
quale avrei caro che gl'imperadori fossero verso di me se fossi uomo
privato_. Lo stesso Giuliano Apostata[715], che andò cercando tutte le
macchie e i nei dei precedenti Augusti, non potè non confessare, che
Trajano superò tutti gli altri imperadori nella bontà e nella
dolcezza: il che punto non facea scemare in lui la maestà, e ne'
sudditi il rispetto verso di lui. Per questa via, e col mostrar amore
a tutti, egli era sommamente amato da tutti, odiato da niuno; e
dappertutto si godeva una somma pace e un'invidiabil tranquillità,
come si fa nelle ben regolate famiglie.
L'adulazione come in paese suo proprio suol abitar nelle corti; non
già in quella di Trajano, che l'abborriva[716]. E però neppur gradiva
che se gli alzassero tante statue, come in addietro si era praticato
con gli altri Augusti, e di rado permetteva che si gli facesse
quest'onore, nè altri che puzzassero di adulazione. Per altro mostrava
egli piacere, che il nome suo comparisse nelle fabbriche da lui fatte
o risarcite, e nelle iscrizioni de' particolari; laonde apparendo poi
esso in tanti luoghi, diede motivo ad alcuni di chiamarlo per
ischerzo[717] _Erba Parietaria_, erba che si attacca alle muraglie. Ma
conferendo le cariche, neppur voleva esserne ringraziato, quasi
ch'egli fosse più obbligato a chi le riceveva, che essi a lui. Le
ordinarie sue occupazioni consistevano in dar udienze a chi ricorrea
per giustizia, per bisogni, per grazie, con ispedir prontamente gli
affari, specialmente quelli che riguardavano il ben pubblico. Sapeva
unire la clemenza, la piacevolezza colla severità e costanza nel
punire i cattivi, nel rimediare alle ingiustizie de' magistrati, nel
pacificar fra loro le città discordi. Sotto di lui in materia
criminale non si proferiva sentenza contro di chi era assente; nè per
meri sospetti, come si usava in addietro, si condannava alcuno. Un
bellissimo suo rescritto vien riferito ne' Digesti[718], cioè: _Meglio
è in dubbio lasciar impunito un reo, che condannare un innocente_.
Sotto altri principi il fisco guadagnava sempre le cause. Non già
sotto Trajano, che anche contra di sè amava che fosse fatta giustizia.
Quanto era egli lontano dal rapire la roba altrui, altrettanto era
alieno dal nuocere o inferir la morte ad alcuno. A' suoi tempi un solo
de' senatori fu fatto morire, ma per sentenza del senato, e senza
notizia di lui, mentre era lungi da Roma: tanto era il rispetto
ch'egli professava a quel nobilissimo ordine[719]. Ed appunto in
quest'anno fu bel vedere, come creato console egli si contenesse nel
senato, in esercitando quest'eminente dignità. Nel primo giorno
dell'anno volle salito in palco nella pubblica piazza prestare il
giuramento di osservar le leggi, solito a prestarsi dagli altri
consoli, ma non dagl'imperatori, che se ne dispensavano. Portatosi al
senato, ordinò ad ognuno di dire con libertà e sincerità i lor
sentimenti, con sicurezza di non dispiacergli. Così diceano anche gli
altri Augusti, ma non di cuore, e i fatti poi lo mostravano. Ordinò
ancora, che ai voti, i quali non meno in Roma che per le provincie nel
dì 3 di gennaio si faceano per la salute dell'imperadore,
s'aggiugnesse questa condizione: _Purché egli governi a dovere la
Repubblica e procuri il bene di tutti._ Egli stesso in pregare gli dii
per sè medesimo, solea dire: _Se pure la meriterò, se continuerò ad
essere quale sono stato eletto, e se seguirò a meritar la stima e
l'affetto del Senato_. Con tal pazienza accudiva egli ai pubblici
affari, ascoltava i dibattimenti delle cause, e con tanta attenzione
distribuiva le cariche, promovendo sempre chi andava innanzi nel
merito, che il senato non potè contenersi dal palesar la sua gioia con
delle acclamazioni, che mossero le lagrime al medesimo Trajano,
coprendosi intanto il di lui volto di rossore, cioè di un contrassegno
vivo della sua modestia. E verisimilmente il senato circa questi tempi
conferì a Trajano il glorioso titolo di _Ottimo Principe_. Plinio
nelle sue epistole parla di molte cause agitate in questi tempi nel
senato, con aver Trajano ben disaminati i processi, e custodita
rigorosamente l'osservanza delle leggi. Il primo gran dono che fa Dio
agli uomini, quello è di dar loro un buon naturale, un intendimento
chiaro e un'indole portata solamente al bene. Convien ben dire, che
ottimo fosse il talento di Trajano, dacchè confessano gli storici,
ch'egli poco o nulla avea studiato di lettere, ed era mancante
d'eloquenza. Ma il suo ingegno e giudizio, e il pendìo a quel solo che
è bene, supplivano questo difetto. E però, benchè non fosse letterato,
sommamente amava e favoriva i letterati, e chiunque era eccellente in
qualsivoglia professione.
NOTE:
[709] Panvinus, Pagius, Tillemont, Stampa.
[710] Noris, Ep. Consul.
[711] Plinius, in Panegyr.
[712] Thesaurus Novus Inscript., pag. 305, n. 5.
[713] Plinius, in Panegyr.
[714] Eutropius, in Breviar.
[715] Julianus, de Caesaribus.
[716] Plinius, in Panegyrico.
[717] Ammianus, lib. 27. Aurelius Victor, in Epitome.
[718] Lege 5. Digestis de Poenis.
[719] Plinius, in Panegyr.
Anno di CRISTO CI. Indizione XIV.
EVARISTO papa 6.
TRAJANO imperadore 4.
_Consoli_
MARCO ULPIO NERVA TRAJANO AUGUSTO per la quarta volta, e SESTO
ARTICOLAJO.
Credesi che l'uno di questi consoli avesse nelle calende di marzo per
successore nel consolato _Cornelio Scipione Orfito_, e che nelle
calende di marzo fossero sostituiti _Bebio Macro_ e _Marco Valerio
Paolino_; e poi nelle calende di luglio procedessero colla trabea
consolare _Rubrio Gallo_ e _Quinto Celio Ispone_. Trovasi
un'iscrizione, da me[720] riferita, posta a _Marco Epulejo_ (forse
_Apulejo_) _Procolo Cepione Ispone_, ch'era stato console. Sarebbe da
vedere se si tratti del suddetto _Ispone_. Per me ne son persuaso,
quantunque chiaro non apparisca in qual anno cada il di lui consolato.
Han creduto molti storici, che in quest'anno avvenisse la prima guerra
di Trajano contra dei Daci. Tali nondimeno son le ragioni addotte dal
giudiziosissimo cardinal Noris[721], che pare doversi la medesima
riferire all'anno seguente. Nulladimeno il Tillemont[722], scrittore
anch'esso accuratissimo, inclinò a giudicarla succeduta in questo
anno. Più sicuro a me sembra il differirla al seguente, quantunque si
possa credere cominciata la rottura nel presente. Già vedemmo fatta da
Domiziano una vergognosa pace con _Decebalo re dei Daci_, a cui egli
s'obbligò di pagare ogni anno certa somma di danaro a titolo di
regalo, che in fatti era un tributo. All'animo grande di Trajano parve
troppo ignominiosa una sì fatta concordia e condizione, nè egli si
sentì voglia di pagare[723]. Per questo rifiuto Decebalo cominciò a
formare un possente armamento, e a minacciar le terre dell'imperio con
delle sgarate. Forse anche le sue genti commisero qualche ostilità.
Portossi perciò nell'anno susseguente l'Augusto Trajano in persona a
que' confini, per dimandargliene conto; ed allora, come io vo'
credendo, ebbe principio la prima guerra dacica. Non istette
certamente in ozio in questi tempi Trajano. Stendevasi la di lui
provvidenza e liberalità a tutte le parti dell'imperio. Abbiamo da
Eutropio[724], ch'egli riparò le città della Germania, situate di là
dal Reno. Potrebbe ciò essere succeduto nell'anno presente. E senza
questo noi sappiamo ch'egli fece far infinite fabbriche per le città
romane, e porti, e strade, ed altre opere, o per utilità o per
ornamento; ed era facile a concedere ad esse città privilegi ed
esenzioni, e a sollevarle ne' lor bisogni. Tale ancora il provavano i
particolari. Bastava avere avuta con lui anche una mediocre
familiarità, e poi chiedere. A chi ricchezze, a chi compartiva onori,
rimandando consolati gli altri colla promessa di dar ciò che allora
non potea. Ma particolarmente premiava egli chi avea più merito; e
laddove sotto i precedenti Augusti chi era uomo di petto, e odiava la
servitù, e solea parlar franco, o dispiaceva, o correva pericolo
dell'esilio o della vita: questi da Trajano erano i più stimati, ben
voluti ed esaltati. E tuttochè la nobiltà sua propria si stendesse
poco indietro, pure gran cura avea egli di chi procedeva dagli antichi
nobili romani, e li preferiva agli altri negl'impieghi. Ne' tempi
addietro troppo spesso si vide, che i liberti degl'imperatori la
faceano da padroni del pubblico e della corte stessa[725]. Trajano,
scelti i migliori fra essi, se ne serviva bensì, e li trattava assai
bene; ma in maniera che si ricordassero sempre della lor condizione, e
d'essere stati schiavi; e che, per piacere, altra maniera non v'era,
che d'essere uomini dabbene e persone amanti dell'onore[726]. Proibì
alle città il far dei regali col danaro del pubblico, ma non volle che
si potessero ripetere i fatti prima di venti anni addietro, per non
rovinar molte persone, conchiudendo il suo rescritto a Plinio: _Perchè
a me appartiene di non aver men cura del bene de' particolari, che di
quello del pubblico_. Così procurava egli anche alle città il
risparmio delle spese. Però sapendo[727] questa sua buona intenzione
Trebonio Rufino, duumviro, cioè principal magistrato scelto dal popolo
di Vienna del Delfinato, proibì che si facessero in quella città i
giuochi ginnici, i quali, oltre alla spesa, riuscivano anche
scandalosi e contrari a' buoni costumi, perchè gli uomini nudi alla
presenza di tutto il popolo faceano la lotta. S'opposero i cittadini.
Fu portato l'affare a Trajano, che raccolse i voti de' senatori. Fra
gli altri _Giulio Maurino_ sostenne, che non si doveano permettere
que' giuochi a quelle città, e poi soggiunse: _Volesse Dio, che si
potessero anche levar via da Roma_, città perduta dietro a simili
sconci divertimenti.
NOTE:
[720] Thesaurus Novus Veter. Inscript., pag. 316, num. 2.
[721] Noris, Epistola Consulari.
[722] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[723] Dio, lib. 68.
[724] Eutropius, in Breviario.
[725] Plinius, in Panegyrico.
[726] Plinius, lib. 10, ep. 3.
[727] Idem, lib. 4, epist. 22.
Anno di CRISTO CII. Indizione XV.
EVARISTO papa 7.
TRAJANO imperadore 5.
_Consoli_
GAJO SOSIO SENECIONE per la terza volta e LUCIO LICINIO SURA per la
seconda.
Certo è bensì che _Sura_ fu console ordinario nell'anno presente. Non
v'ha la medesima certezza di _Senecione_. Il solo Cassiodoro quegli è,
che cel mette davanti. Discordano gli altri fasti. Ho io seguitato in
ciò i più che han trattato de' consoli. Erano questi due i più cari e
favoriti che s'avesse Trajano, degni bene amendue della di lui
confidenza ed affetto, perchè ornati di tutte quelle virtù che si
ricercano in chi dee servire ad un buon principe. Ma specialmente[728]
amava egli _Licinio Sura_, per gratitudine, avendo questi cooperato
non poco, affinchè Nerva adottasse Trajano. Salì questo Sura a tal
ricchezza e potenza, che a sue proprie spese edificò un superbo
ginnasio, o sia la scuola de' lottatori al popolo romano. Non andò
egli esente dai soffi dell'invidia, compagna ordinariamente delle
grandi fortune, avendo più d'uno procurato d'insinuare in cuor di
Trajano dei sospetti della fedeltà di questo suo favorito,
calunniandolo come giunto a meditar delle novità contra di lui.
Trajano, la prima volta che Sura l'invitò seco a pranzo, v'andò senza
guardie. Volle per una flussione che aveva agli occhi, farseli ugnere
dal medico di Sura. Fatto anche venire il di lui barbiere, si fece
radere la barba: chè così allora usavano i Romani. Adriano fu quegli
che poi introdusse il portarla. Dopo aver anche preso il bagno,
Trajano si mise a tavola, e allegramente desinò. Nel dì seguente disse
agli amici, che gli mettevano in mal concetto Sura: _Se costui mi
avesse voluto ammazzare, n'ebbe jeri tutta la comodità_. Fu ammirato
un sì fatto coraggio in Trajano, ben diverso da que' principi deboli
che temono di tutto. Aggiugne Dione, che un altro saggio di questa sua
intrepidezza diede Trajano. Nel crear sulle prime un prefetto del
pretorio (si crede che fosse _Saburano_) dovea cingergli la spada al
fianco. Nuda gliela porse, dicendo: _Prendi questo ferro, per
valertene in mia difesa, se rettamente governo: contra di me, se farò
il contrario_. Forse fu lo stesso Saburano, come conghiettura Giusto
Lipsio, che gli dimandò licenza di ritirarsi, perchè Plinio[729]
attesta essere stato un prefetto del pretorio, che antepose il piacere
della vita e della quiete agli onori della corte. Trajano, perchè gli
dispiaceva di perdere un uffizial sì dabbene, fece quanto potè per
ritenerlo. Vedendolo costante, non volle rattristarlo col negargli la
grazia; ma l'accompagnò sino all'imbarco, il regalò da par suo, e
baciandolo, colle lagrime agli occhi il pregò di ritornarsene presto.
L'anno verisimilmente fu questo, in cui Trajano con poderosa armata
marciò contro a Decebalo re dei Daci. Poco sappiamo delle avventure di
quella guerra. Ecco quel poco che ne lasciò scritto Dione[730]. Giunto
che fu l'Augusto Trajano ai confini della Dacia, veggendo Decebalo
tante forze in ordine, e un sì rinomato imperadore in persona venuto
contra di lui, spedì tosto deputati per esibirsi pronto alla pace.
Trajano, oltre al non fidarsi di lui, un gran prurito nudriva di
acquistar gloria per sè e di ampliare il romano imperio: però, senza
voler prestare orecchio a proposizione alcuna, andò innanzi. Si venne
ad una terribil battaglia, che costò di gran sangue ai Romani, ma
colla sconfitta de' nemici. Raccontasi che in tal congiuntura girando
Trajano, per osservare se i soldati feriti erano ben curati, al
trovare che mancavano fasce per legar le ferite, fece mettere in pezzi
la veste propria, perchè servisse a quel bisogno. Con grande onore
data fu sepoltura agli estinti; ed alzato un altare, acciocchè ne'
tempi avvenire si celebrasse il loro anniversario. Col vittorioso
esercito s'andò poi di montagna in montagna inoltrando Trajano, finchè
pervenne alla capitale della Dacia, che si crede _Sarmigetusa_, città
posta in quella provincia che oggidì appelliamo Transilvania; che
divenne poi colonia de' Romani col nome di _Ulpia Trajana_[731]. Nel
medesimo tempo _Lucio Quieto_, Moro di nazione, uffizial valoroso, da
un'altra parte fece grande strage e molti prigioni dei Daci; e a
_Massimo_, uno de' generali, riuscì di prendere una buona fortezza;
entro la quale si trovò la sorella di Decebalo. Allora dovette
accadere ciò che narra Pietro Patrizio[732], cioè che Decebalo mandò a
Trajano prima alcuni de' suoi conti, poscia altri de' suoi principali
uffiziali a supplicarlo di pace, esibendosi di restituir l'armi e le
macchine da guerra, e gli artefici guadagnati nella guerra fatta a'
tempi di Domiziano[733]. Accettò Trajano le proposizioni, con
aggiugnervi che Decebalo smantellasse le fortezze, rendesse i
disertori, cedesse il paese occupato ai circonvicini, e tenesse per
amici e nemici quei del popolo romano. Decebalo, suo malgrado, venne a
prostrarsi a' piedi di Trajano, e ad implorar la sua grazia ed
amicizia. Non si sa, se in questa prima guerra e pace Trajano restasse
in possesso di Sarmigetusa, e di quanto egli avea conquistato in
quelle contrade. Certo è, che per questa impresa riportò egli il
titolo di Dacico, nè aspettò a conseguirlo nell'anno seguente, come
immaginò il Mezzabarba[734]; ma nel presente, siccome ancora apparisce
da due iscrizioni da me date alla luce[735], nelle quali è chiamato
_Dacico_, correndo la sua _tribunizia podestà_ V, che terminava circa
il fine di ottobre in quest'anno.
NOTE:
[728] Aurelius Victor, in Epitome. Dio, lib. 68.
[729] Plinius, in Panegyrico, §. 86.
[730] Dio, lib. 68.
[731] Thesaurus Novus Veter. Inscription., p. 1121, 7; 1127, 112.
[732] Petrus Patricius, de Legationib., Tom. 1, Hist. Byzantin.
[733] Dio, lib. 68.
[734] Mediobarbus, Numismat. Imperator.
[735] Thesaurus Novus Inscription., pag. 449, 2, 450, 1.
Anno di CRISTO CIII. Indizione I.
EVARISTO papa 8.
TRAJANO imperadore 6.
_Consoli_
MARCO ULPIO NERVA TRAJANO AUGUSTO per la quinta volta e LUCIO APPIO
MASSIMO per la seconda.
Intorno ai consoli di quest'anno han disputato vari letterati,
pretendendo che il consolato quinto di _Trajano_, e il secondo di
_Massimo_ cadano nell'anno seguente[736]; e che ciò si deduca da due o
tre medaglie, nelle quali Trajano, correndo la sua _settima podestà
tribunizia_, è chiamato CO_nSul_ IIII. DE_Signatus_ V. Ma concorrendo
gli antichi fasti ne' consoli sopraccitati, si può forse dubitare
della legittimità di quelle monete, oppur di errore ne' monetari.
Finchè si scuoprano migliori lumi, io mi attengo qui al Panvinio, al
Pagi, al Tillemont e ad altri, che non ostante l'opposizione di quelle
medaglie, mettono in quest'anno il consolato quinto di Trajano.
_Massimo_, il secondo d'essi consoli, verisimilmente è quel medesimo
che nell'anno precedente s'era segnalato nella guerra dacica, e fu
premiato per la sua prodezza coll'insigne dignità del consolato.
Era[737] già tornato a Roma nel precedente anno il vittorioso Trajano.
Perchè egli da saggio e buon principe cercava il proprio onore, nè
dimenticava quello del senato romano, avea fra l'altre condizioni
obbligato Decebalo a spedire ambasciatori a Roma, per supplicare il
senato di accordargli la pace, e di ratificare il trattato. Vennero
essi verisimilmente in quest'anno, e introdotti nel senato, deposero
l'armi, e colle mani giunte a guisa degli schiavi, in poche parole
esposero la lor supplica. Furono benignamente ascoltati, e confermata
la pace: il che fatto, ripigliarono l'armi, e se ne tornarono al loro
paese. Trajano dipoi celebrò il suo trionfo per la vittoria riportata
dei Daci: e v'ha una medaglia[738], creduta indizio di questo suo
trionfo, dove comparisce la _Tribunizia Podestà_ VII; il che può far
credere differita questa funzion trionfale agli ultimi due mesi
dell'anno corrente. Ma quivi egli è intitolato CONSUL IIII; il che si
oppone alla credenza ch'egli nell'anno presente procedesse console
_per la quinta volta_. Un qualche dì potrebbe disotterrarsi alcuna
iscrizione o medaglia che dileguasse le tenebre, nelle quali resta
involto questo punto di storia e cronologia. Aveva Trajano trovato
nelle parti della Dacia _Dione Grisostomo_ eloquentissimo oratore e
filosofo greco, di cui restano tuttavia le orazioni. Seco il condusse
a Roma, e tale stima ne mostrò, che, se dice il vero Filostrato[739],
nel suo stesso carro trionfale il volle presso di sè, con volgersi di
tanto in tanto a lui per parlargli e far conoscere al pubblico quanto
l'apprezzasse. Al trionfo tenne dietro un combattimento pubblico di
gladiatori, e un divertimento di ballerini che Trajano, dopo averli
due anni prima cacciati di Roma, ripigliò, dilettandosi dei loro
giuochi, e sopra gli altri amando Pilade uno di essi. Ma s'egli
talvolta si ricreava con tali spettacoli, ciò non pregiudicava punto
agli affari; e massimamente s'applicava il vigilante imperadore
all'amministrazione della giustizia. Una bellissima villa era
posseduta da Trajano a Centocelle, oggidì Cività Vecchia, dove egli
andava talvolta a villeggiare, con attendere anche ivi alla spedizion
emula delle virtù del marito[704]. Allorchè ella fu sulle scalinate
del palazzo imperiale, rivolta al popolo disse: _Quale io entro or
qua, tale desidero anche d'uscirne_, cioè ben voluta e senza
rimprovero di alcuna iniquità. In fatti con tal modestia e saviezza
visse ella sempre dipoi, che si meritò gli encomi di tutti, e
massimamente perchè cooperava anch'essa a promuovere il ben pubblico e
la gloria del marito[705]. Raccontasi, che informata delle avanie e
vessazioni che si praticavano per le provincie del romano imperio
dagli esattori de' tributi e delle gabelle, sanguisughe ordinarie de'
popoli, ne fece una calda doglianza al marito, come egli fosse sì
trascurato in affare di tanta premura, permettendo iniquità che
facevano troppo torto alla di lui riputazione. Seriamente vi si
applicò da lì innanzi Trajano, e rimediò ai disordini, riconoscendo
essere il fisco simile alla milza, la quale crescendo fa dimagrar
tutte le altre membra. A _Plotina_ fu probabilmente conferito, dopo il
suo arrivo a Roma il titolo di _Augusta_, siccome a Trajano quello di
_Padre della Patria_, che si trova enunziato nelle monete di
quest'anno, come pur anche quello di _Pontefice Massimo_. Avea Trajano
una sorella, appellata _Marciana_, con cui mirabilmente andò sempre
d'accordo la saggia imperatrice Plotina. La città di Marcianopoli,
capitale della Mesia, per attestato di Ammiano[706] e di
Giordano[707], prese il nome da lei. Ebbe anche Marciana il titolo
d'_Augusta_, che si trova in varie iscrizioni e monete. Da lei nacque
una _Matidia_, madre di _Giulia Sabina_, che fu moglie di _Adriano
Augusto_, e per quanto si crede, di un'altra _Matidia_.
Le prime applicazioni di Trajano, dacchè fu egli giunto a Roma, furono
a cattivarsi l'amore del pubblico colla liberalità[708]. Aveva egli
già pagato alle milizie la metà del regalo che loro solea darsi dai
novelli imperadori. Ai poveri cittadini romani diede egli l'intero
congiario, volendo che ne partecipassero anche gli assenti e i
fanciulli: spesa grande, ma senza arricchire gli uni colle sostanze
indebitamente rapite ad altri, come in addietro si facea da' principi
simili alle tigri, le quali nudriscono i lor figliuoli colla strage
d'altri animali. Da gran tempo si costumava in Roma, che la repubblica
distribuiva gratis di tanto in tanto una prodigiosa quantità di grano
e di altri viveri al basso popolo dei cittadini liberi, perchè
anch'esso riteneva qualche parte nel dominio e governo. Ma i fanciulli
che aveano meno di undici anni, non godevano di tal distribuzione.
Trajano volle ancor questi partecipi della pubblica liberalità. E
perciocchè, siccome dicemmo, Nerva avea ordinato, che anche per le
città dell'Italia a spese dei pubblici erari si alimentassero i
figliuoli orfani della povera gente libera: diede alle città danari e
rendite, affinchè fosse conservato ed accresciuto questo buon uso.
Rallegrò parimente il popolo romano con alcuni giuochi e spettacoli
pubblici, conoscendo troppo il genio di quella gente a sì fatti
divertimenti. Per altro non se ne dilettava egli; anzi cacciò di nuovo
da Roma i pantomimi, come indegni della gravità romana. Cura
particolare ebbe dell'annona, con levar via tutti gli abusi e
monopolii, con formare e privilegiare il collegio de' fornai: di modo
che non solo in Roma, ma per tutta l'Italia si vide fiorire
l'abbondanza del grano, talmente che l'Egitto, solito ad essere il
granaio dell'Italia, trovandosi carestioso in quest'anno, per avere il
Nilo inondato poco paese, potè ricevere soccorso di biade dall'Italia
stessa. Ma ciò che maggiormente si meritò plauso da ognuno, fu l'aver
anch'egli più rigorosamente di quel che avessero fatto Tito e Nerva,
ordinato processi e gastighi contra dei calunniosi accusatori, che
sotto Domiziano erano stati la rovina di tanti innocenti. Nella stessa
guisa ancora abolì l'azione di lesa maestà, ch'era in addietro
l'orrore del popolo romano. Ogni menoma parola contra del governo si
riputava un enorme delitto. Ma egregiamente intendeva Trajano, essere
proprio de' buoni principi l'operar bene, senza poi curarsi delle vane
dicerie dei sudditi: laddove i tiranni, male operando, esigerebbono
ancora, che i sudditi fossero senza occhi e senza lingua; nè badano
che coi gastighi maggiormente accendono la voglia di sparlare di loro
e l'odio universale contra di sè stessi. Assistè Trajano nell'anno
presente, come persona privata ai comizi, nei quali si dovea far
l'elezion de' consoli per l'anno seguente. Fu egli disegnato console
ordinario, ma si durò fatica a fargli accettare questa dignità; ed
accettata che l'ebbe, con istupore d'ognuno si vide il buon imperadore
andarsi ad inginocchiare davanti al console, per prestare il
giuramento come solevano i particolari: e il console, senza turbarsi,
lasciò farlo. Altri consoli da sostituire agli ordinari, furono anche
allora disegnati, siccome dirò nell'anno seguente.
NOTE:
[703] Plinius, in Panegyr.
[704] Dio, lib. 68.
[705] Aurel. Vict., in Epit.
[706] Ammianus, lib. 27.
[707] Jordan, de Reb. Geticis.
[708] In Panegyr.
Anno di CRISTO C. Indizione XIII.
EVARISTO papa 5.
TRAJANO imperadore 3.
_Consoli_
MARCO ULPIO NERVA TRAJANO per la terza volta, e MARCO CORNELIO
FRONTONE per la terza.
Gran disputa fra gli eruditi illustratori de' Fasti consolari[709] è
stata e dura tuttavia, senza aver mezzo finora da deciderla, quale sia
stato il collega ordinario di Trajano nel presente consolato, cioè chi
con lui procedesse console nelle calende di gennaio. Parve al cardinal
Noris[710] più probabile che fosse _Sesto Giulio Frontino per la terza
volta_, scrittore rinomato per li suoi libri, conservati sino ai dì
nostri. Poscia inclinò piuttosto a crederlo _Marco Cornelio Frontone
per la terza volta_, come avea tenuto il Panvinio, e tenne dipoi anche
il Pagi. L'imbroglio è nato dalla vicinanza dei cognomi di _Frontone_
e _Frontino_. Certo è che Frontone fu console in quest'anno. E
perciocchè sappiamo da Plinio[711], essere stati disegnati per
quest'anno oltre all'Augusto Trajano due altri, che serebbono consoli
_per la terza volta_, perciò alcuni han creduto anche Frontino console
nell'anno presente; ma senza apparire in qual anno preciso, tanto egli
quanto _Frontone_, avessero conseguito gli altri due consolati.
Credesi ben comunemente, che nelle calende di settembre fossero
sostituiti in quella illustre dignità _Cajo Plinio Cecilio Secondo_
comasco, celebre scrittore di lettere, e del panegirico di Trajano,
ch'egli per ordine del senato compose e recitò in questa congiuntura,
e _Spurio Cornuto Tertullo_, personaggio anch'esso di gran merito.
Secondo il Panvinio e l'Almeloven, nelle calende di novembre
succederono _Giulio Feroce_ ed _Acutio Nerva_. Ma io[712] ho prodotta
un'iscrizione posta nel dì 29 di dicembre dell'anno presente, da cui
ricaviamo essere allora stati consoli _Lucio Roscio Eliano_ e _Tiberio
Claudio Sacerdote_. Benchè fosse assai conosciuto in Roma il mirabil
talento di Trajano Augusto, pure assunto ch'egli fu al trono,
maggiormente comparì qual era, con vedersi inoltre un avvenimento ben
raro, cioè ch'egli non mutò punto nella mutazion dello stato i buoni
suoi costumi, anzi li migliorò; e che l'altezza del suo grado e della
sua autorità servì solamente a far crescere le sue virtù. Fasto e
superbia sparivano le azioni di molti suoi predecessori[713]. Continuò
egli, come prima, la sua affabilità, la sua modestia, la sua cortesia.
Ammetteva alla sua udienza chiunque lo desiderava, trattando con tutti
civilmente, e massimamente onorando la nobiltà, ed abbracciando e
baciando i principali: laddove gli altri Augusti, stando a sedere,
appena porgeano la man da baciare. Gli stava fitta in mente questa
massima, _che un sovrano in vece d'avvilirsi coll'abbassarsi, tanto
più si fa rispettare e adorare_. Usciva egli con un corteggio modesto
e mediocre; nè andavano già innanzi lacchè o palafrenieri per fargli
largo colle bastonate, anzi egli talvolta si fermava nelle strade, per
lasciar che passasse qualche carro o carrozza altrui. Per un
imperadore era assai frugale la sua tavola, ma condita dall'allegria
di lui e da quella di varie persone savie e scelte, ch'erano or l'una,
or l'altra invitate[714]. Distinzione di posto non voleva alla sua
mensa, nè sdegnava di andare a desinare in casa degli amici, di
portarsi alle lor feste, di visitarli malati, di andar talvolta nelle
loro carrozze. In somma, per quanto poteva, si studiava di trattar con
tutti, non meno in Roma che per le provincie, con tanta civiltà e
moderazione, come se non fosse il sovrano, ma un loro eguale,
ricordando a sè stesso, che egli comandava bensì agli uomini, ma
ch'era uomo anch'egli. E perchè un dì gli amici suoi il riprendevano,
perchè eccedesse nella cortesia verso d'ognuno, rispose quelle
memorande parole: _Tale desidero d'essere imperadore verso i privati,
quale avrei caro che gl'imperadori fossero verso di me se fossi uomo
privato_. Lo stesso Giuliano Apostata[715], che andò cercando tutte le
macchie e i nei dei precedenti Augusti, non potè non confessare, che
Trajano superò tutti gli altri imperadori nella bontà e nella
dolcezza: il che punto non facea scemare in lui la maestà, e ne'
sudditi il rispetto verso di lui. Per questa via, e col mostrar amore
a tutti, egli era sommamente amato da tutti, odiato da niuno; e
dappertutto si godeva una somma pace e un'invidiabil tranquillità,
come si fa nelle ben regolate famiglie.
L'adulazione come in paese suo proprio suol abitar nelle corti; non
già in quella di Trajano, che l'abborriva[716]. E però neppur gradiva
che se gli alzassero tante statue, come in addietro si era praticato
con gli altri Augusti, e di rado permetteva che si gli facesse
quest'onore, nè altri che puzzassero di adulazione. Per altro mostrava
egli piacere, che il nome suo comparisse nelle fabbriche da lui fatte
o risarcite, e nelle iscrizioni de' particolari; laonde apparendo poi
esso in tanti luoghi, diede motivo ad alcuni di chiamarlo per
ischerzo[717] _Erba Parietaria_, erba che si attacca alle muraglie. Ma
conferendo le cariche, neppur voleva esserne ringraziato, quasi
ch'egli fosse più obbligato a chi le riceveva, che essi a lui. Le
ordinarie sue occupazioni consistevano in dar udienze a chi ricorrea
per giustizia, per bisogni, per grazie, con ispedir prontamente gli
affari, specialmente quelli che riguardavano il ben pubblico. Sapeva
unire la clemenza, la piacevolezza colla severità e costanza nel
punire i cattivi, nel rimediare alle ingiustizie de' magistrati, nel
pacificar fra loro le città discordi. Sotto di lui in materia
criminale non si proferiva sentenza contro di chi era assente; nè per
meri sospetti, come si usava in addietro, si condannava alcuno. Un
bellissimo suo rescritto vien riferito ne' Digesti[718], cioè: _Meglio
è in dubbio lasciar impunito un reo, che condannare un innocente_.
Sotto altri principi il fisco guadagnava sempre le cause. Non già
sotto Trajano, che anche contra di sè amava che fosse fatta giustizia.
Quanto era egli lontano dal rapire la roba altrui, altrettanto era
alieno dal nuocere o inferir la morte ad alcuno. A' suoi tempi un solo
de' senatori fu fatto morire, ma per sentenza del senato, e senza
notizia di lui, mentre era lungi da Roma: tanto era il rispetto
ch'egli professava a quel nobilissimo ordine[719]. Ed appunto in
quest'anno fu bel vedere, come creato console egli si contenesse nel
senato, in esercitando quest'eminente dignità. Nel primo giorno
dell'anno volle salito in palco nella pubblica piazza prestare il
giuramento di osservar le leggi, solito a prestarsi dagli altri
consoli, ma non dagl'imperatori, che se ne dispensavano. Portatosi al
senato, ordinò ad ognuno di dire con libertà e sincerità i lor
sentimenti, con sicurezza di non dispiacergli. Così diceano anche gli
altri Augusti, ma non di cuore, e i fatti poi lo mostravano. Ordinò
ancora, che ai voti, i quali non meno in Roma che per le provincie nel
dì 3 di gennaio si faceano per la salute dell'imperadore,
s'aggiugnesse questa condizione: _Purché egli governi a dovere la
Repubblica e procuri il bene di tutti._ Egli stesso in pregare gli dii
per sè medesimo, solea dire: _Se pure la meriterò, se continuerò ad
essere quale sono stato eletto, e se seguirò a meritar la stima e
l'affetto del Senato_. Con tal pazienza accudiva egli ai pubblici
affari, ascoltava i dibattimenti delle cause, e con tanta attenzione
distribuiva le cariche, promovendo sempre chi andava innanzi nel
merito, che il senato non potè contenersi dal palesar la sua gioia con
delle acclamazioni, che mossero le lagrime al medesimo Trajano,
coprendosi intanto il di lui volto di rossore, cioè di un contrassegno
vivo della sua modestia. E verisimilmente il senato circa questi tempi
conferì a Trajano il glorioso titolo di _Ottimo Principe_. Plinio
nelle sue epistole parla di molte cause agitate in questi tempi nel
senato, con aver Trajano ben disaminati i processi, e custodita
rigorosamente l'osservanza delle leggi. Il primo gran dono che fa Dio
agli uomini, quello è di dar loro un buon naturale, un intendimento
chiaro e un'indole portata solamente al bene. Convien ben dire, che
ottimo fosse il talento di Trajano, dacchè confessano gli storici,
ch'egli poco o nulla avea studiato di lettere, ed era mancante
d'eloquenza. Ma il suo ingegno e giudizio, e il pendìo a quel solo che
è bene, supplivano questo difetto. E però, benchè non fosse letterato,
sommamente amava e favoriva i letterati, e chiunque era eccellente in
qualsivoglia professione.
NOTE:
[709] Panvinus, Pagius, Tillemont, Stampa.
[710] Noris, Ep. Consul.
[711] Plinius, in Panegyr.
[712] Thesaurus Novus Inscript., pag. 305, n. 5.
[713] Plinius, in Panegyr.
[714] Eutropius, in Breviar.
[715] Julianus, de Caesaribus.
[716] Plinius, in Panegyrico.
[717] Ammianus, lib. 27. Aurelius Victor, in Epitome.
[718] Lege 5. Digestis de Poenis.
[719] Plinius, in Panegyr.
Anno di CRISTO CI. Indizione XIV.
EVARISTO papa 6.
TRAJANO imperadore 4.
_Consoli_
MARCO ULPIO NERVA TRAJANO AUGUSTO per la quarta volta, e SESTO
ARTICOLAJO.
Credesi che l'uno di questi consoli avesse nelle calende di marzo per
successore nel consolato _Cornelio Scipione Orfito_, e che nelle
calende di marzo fossero sostituiti _Bebio Macro_ e _Marco Valerio
Paolino_; e poi nelle calende di luglio procedessero colla trabea
consolare _Rubrio Gallo_ e _Quinto Celio Ispone_. Trovasi
un'iscrizione, da me[720] riferita, posta a _Marco Epulejo_ (forse
_Apulejo_) _Procolo Cepione Ispone_, ch'era stato console. Sarebbe da
vedere se si tratti del suddetto _Ispone_. Per me ne son persuaso,
quantunque chiaro non apparisca in qual anno cada il di lui consolato.
Han creduto molti storici, che in quest'anno avvenisse la prima guerra
di Trajano contra dei Daci. Tali nondimeno son le ragioni addotte dal
giudiziosissimo cardinal Noris[721], che pare doversi la medesima
riferire all'anno seguente. Nulladimeno il Tillemont[722], scrittore
anch'esso accuratissimo, inclinò a giudicarla succeduta in questo
anno. Più sicuro a me sembra il differirla al seguente, quantunque si
possa credere cominciata la rottura nel presente. Già vedemmo fatta da
Domiziano una vergognosa pace con _Decebalo re dei Daci_, a cui egli
s'obbligò di pagare ogni anno certa somma di danaro a titolo di
regalo, che in fatti era un tributo. All'animo grande di Trajano parve
troppo ignominiosa una sì fatta concordia e condizione, nè egli si
sentì voglia di pagare[723]. Per questo rifiuto Decebalo cominciò a
formare un possente armamento, e a minacciar le terre dell'imperio con
delle sgarate. Forse anche le sue genti commisero qualche ostilità.
Portossi perciò nell'anno susseguente l'Augusto Trajano in persona a
que' confini, per dimandargliene conto; ed allora, come io vo'
credendo, ebbe principio la prima guerra dacica. Non istette
certamente in ozio in questi tempi Trajano. Stendevasi la di lui
provvidenza e liberalità a tutte le parti dell'imperio. Abbiamo da
Eutropio[724], ch'egli riparò le città della Germania, situate di là
dal Reno. Potrebbe ciò essere succeduto nell'anno presente. E senza
questo noi sappiamo ch'egli fece far infinite fabbriche per le città
romane, e porti, e strade, ed altre opere, o per utilità o per
ornamento; ed era facile a concedere ad esse città privilegi ed
esenzioni, e a sollevarle ne' lor bisogni. Tale ancora il provavano i
particolari. Bastava avere avuta con lui anche una mediocre
familiarità, e poi chiedere. A chi ricchezze, a chi compartiva onori,
rimandando consolati gli altri colla promessa di dar ciò che allora
non potea. Ma particolarmente premiava egli chi avea più merito; e
laddove sotto i precedenti Augusti chi era uomo di petto, e odiava la
servitù, e solea parlar franco, o dispiaceva, o correva pericolo
dell'esilio o della vita: questi da Trajano erano i più stimati, ben
voluti ed esaltati. E tuttochè la nobiltà sua propria si stendesse
poco indietro, pure gran cura avea egli di chi procedeva dagli antichi
nobili romani, e li preferiva agli altri negl'impieghi. Ne' tempi
addietro troppo spesso si vide, che i liberti degl'imperatori la
faceano da padroni del pubblico e della corte stessa[725]. Trajano,
scelti i migliori fra essi, se ne serviva bensì, e li trattava assai
bene; ma in maniera che si ricordassero sempre della lor condizione, e
d'essere stati schiavi; e che, per piacere, altra maniera non v'era,
che d'essere uomini dabbene e persone amanti dell'onore[726]. Proibì
alle città il far dei regali col danaro del pubblico, ma non volle che
si potessero ripetere i fatti prima di venti anni addietro, per non
rovinar molte persone, conchiudendo il suo rescritto a Plinio: _Perchè
a me appartiene di non aver men cura del bene de' particolari, che di
quello del pubblico_. Così procurava egli anche alle città il
risparmio delle spese. Però sapendo[727] questa sua buona intenzione
Trebonio Rufino, duumviro, cioè principal magistrato scelto dal popolo
di Vienna del Delfinato, proibì che si facessero in quella città i
giuochi ginnici, i quali, oltre alla spesa, riuscivano anche
scandalosi e contrari a' buoni costumi, perchè gli uomini nudi alla
presenza di tutto il popolo faceano la lotta. S'opposero i cittadini.
Fu portato l'affare a Trajano, che raccolse i voti de' senatori. Fra
gli altri _Giulio Maurino_ sostenne, che non si doveano permettere
que' giuochi a quelle città, e poi soggiunse: _Volesse Dio, che si
potessero anche levar via da Roma_, città perduta dietro a simili
sconci divertimenti.
NOTE:
[720] Thesaurus Novus Veter. Inscript., pag. 316, num. 2.
[721] Noris, Epistola Consulari.
[722] Tillemont, Mémoires des Empereurs.
[723] Dio, lib. 68.
[724] Eutropius, in Breviario.
[725] Plinius, in Panegyrico.
[726] Plinius, lib. 10, ep. 3.
[727] Idem, lib. 4, epist. 22.
Anno di CRISTO CII. Indizione XV.
EVARISTO papa 7.
TRAJANO imperadore 5.
_Consoli_
GAJO SOSIO SENECIONE per la terza volta e LUCIO LICINIO SURA per la
seconda.
Certo è bensì che _Sura_ fu console ordinario nell'anno presente. Non
v'ha la medesima certezza di _Senecione_. Il solo Cassiodoro quegli è,
che cel mette davanti. Discordano gli altri fasti. Ho io seguitato in
ciò i più che han trattato de' consoli. Erano questi due i più cari e
favoriti che s'avesse Trajano, degni bene amendue della di lui
confidenza ed affetto, perchè ornati di tutte quelle virtù che si
ricercano in chi dee servire ad un buon principe. Ma specialmente[728]
amava egli _Licinio Sura_, per gratitudine, avendo questi cooperato
non poco, affinchè Nerva adottasse Trajano. Salì questo Sura a tal
ricchezza e potenza, che a sue proprie spese edificò un superbo
ginnasio, o sia la scuola de' lottatori al popolo romano. Non andò
egli esente dai soffi dell'invidia, compagna ordinariamente delle
grandi fortune, avendo più d'uno procurato d'insinuare in cuor di
Trajano dei sospetti della fedeltà di questo suo favorito,
calunniandolo come giunto a meditar delle novità contra di lui.
Trajano, la prima volta che Sura l'invitò seco a pranzo, v'andò senza
guardie. Volle per una flussione che aveva agli occhi, farseli ugnere
dal medico di Sura. Fatto anche venire il di lui barbiere, si fece
radere la barba: chè così allora usavano i Romani. Adriano fu quegli
che poi introdusse il portarla. Dopo aver anche preso il bagno,
Trajano si mise a tavola, e allegramente desinò. Nel dì seguente disse
agli amici, che gli mettevano in mal concetto Sura: _Se costui mi
avesse voluto ammazzare, n'ebbe jeri tutta la comodità_. Fu ammirato
un sì fatto coraggio in Trajano, ben diverso da que' principi deboli
che temono di tutto. Aggiugne Dione, che un altro saggio di questa sua
intrepidezza diede Trajano. Nel crear sulle prime un prefetto del
pretorio (si crede che fosse _Saburano_) dovea cingergli la spada al
fianco. Nuda gliela porse, dicendo: _Prendi questo ferro, per
valertene in mia difesa, se rettamente governo: contra di me, se farò
il contrario_. Forse fu lo stesso Saburano, come conghiettura Giusto
Lipsio, che gli dimandò licenza di ritirarsi, perchè Plinio[729]
attesta essere stato un prefetto del pretorio, che antepose il piacere
della vita e della quiete agli onori della corte. Trajano, perchè gli
dispiaceva di perdere un uffizial sì dabbene, fece quanto potè per
ritenerlo. Vedendolo costante, non volle rattristarlo col negargli la
grazia; ma l'accompagnò sino all'imbarco, il regalò da par suo, e
baciandolo, colle lagrime agli occhi il pregò di ritornarsene presto.
L'anno verisimilmente fu questo, in cui Trajano con poderosa armata
marciò contro a Decebalo re dei Daci. Poco sappiamo delle avventure di
quella guerra. Ecco quel poco che ne lasciò scritto Dione[730]. Giunto
che fu l'Augusto Trajano ai confini della Dacia, veggendo Decebalo
tante forze in ordine, e un sì rinomato imperadore in persona venuto
contra di lui, spedì tosto deputati per esibirsi pronto alla pace.
Trajano, oltre al non fidarsi di lui, un gran prurito nudriva di
acquistar gloria per sè e di ampliare il romano imperio: però, senza
voler prestare orecchio a proposizione alcuna, andò innanzi. Si venne
ad una terribil battaglia, che costò di gran sangue ai Romani, ma
colla sconfitta de' nemici. Raccontasi che in tal congiuntura girando
Trajano, per osservare se i soldati feriti erano ben curati, al
trovare che mancavano fasce per legar le ferite, fece mettere in pezzi
la veste propria, perchè servisse a quel bisogno. Con grande onore
data fu sepoltura agli estinti; ed alzato un altare, acciocchè ne'
tempi avvenire si celebrasse il loro anniversario. Col vittorioso
esercito s'andò poi di montagna in montagna inoltrando Trajano, finchè
pervenne alla capitale della Dacia, che si crede _Sarmigetusa_, città
posta in quella provincia che oggidì appelliamo Transilvania; che
divenne poi colonia de' Romani col nome di _Ulpia Trajana_[731]. Nel
medesimo tempo _Lucio Quieto_, Moro di nazione, uffizial valoroso, da
un'altra parte fece grande strage e molti prigioni dei Daci; e a
_Massimo_, uno de' generali, riuscì di prendere una buona fortezza;
entro la quale si trovò la sorella di Decebalo. Allora dovette
accadere ciò che narra Pietro Patrizio[732], cioè che Decebalo mandò a
Trajano prima alcuni de' suoi conti, poscia altri de' suoi principali
uffiziali a supplicarlo di pace, esibendosi di restituir l'armi e le
macchine da guerra, e gli artefici guadagnati nella guerra fatta a'
tempi di Domiziano[733]. Accettò Trajano le proposizioni, con
aggiugnervi che Decebalo smantellasse le fortezze, rendesse i
disertori, cedesse il paese occupato ai circonvicini, e tenesse per
amici e nemici quei del popolo romano. Decebalo, suo malgrado, venne a
prostrarsi a' piedi di Trajano, e ad implorar la sua grazia ed
amicizia. Non si sa, se in questa prima guerra e pace Trajano restasse
in possesso di Sarmigetusa, e di quanto egli avea conquistato in
quelle contrade. Certo è, che per questa impresa riportò egli il
titolo di Dacico, nè aspettò a conseguirlo nell'anno seguente, come
immaginò il Mezzabarba[734]; ma nel presente, siccome ancora apparisce
da due iscrizioni da me date alla luce[735], nelle quali è chiamato
_Dacico_, correndo la sua _tribunizia podestà_ V, che terminava circa
il fine di ottobre in quest'anno.
NOTE:
[728] Aurelius Victor, in Epitome. Dio, lib. 68.
[729] Plinius, in Panegyrico, §. 86.
[730] Dio, lib. 68.
[731] Thesaurus Novus Veter. Inscription., p. 1121, 7; 1127, 112.
[732] Petrus Patricius, de Legationib., Tom. 1, Hist. Byzantin.
[733] Dio, lib. 68.
[734] Mediobarbus, Numismat. Imperator.
[735] Thesaurus Novus Inscription., pag. 449, 2, 450, 1.
Anno di CRISTO CIII. Indizione I.
EVARISTO papa 8.
TRAJANO imperadore 6.
_Consoli_
MARCO ULPIO NERVA TRAJANO AUGUSTO per la quinta volta e LUCIO APPIO
MASSIMO per la seconda.
Intorno ai consoli di quest'anno han disputato vari letterati,
pretendendo che il consolato quinto di _Trajano_, e il secondo di
_Massimo_ cadano nell'anno seguente[736]; e che ciò si deduca da due o
tre medaglie, nelle quali Trajano, correndo la sua _settima podestà
tribunizia_, è chiamato CO_nSul_ IIII. DE_Signatus_ V. Ma concorrendo
gli antichi fasti ne' consoli sopraccitati, si può forse dubitare
della legittimità di quelle monete, oppur di errore ne' monetari.
Finchè si scuoprano migliori lumi, io mi attengo qui al Panvinio, al
Pagi, al Tillemont e ad altri, che non ostante l'opposizione di quelle
medaglie, mettono in quest'anno il consolato quinto di Trajano.
_Massimo_, il secondo d'essi consoli, verisimilmente è quel medesimo
che nell'anno precedente s'era segnalato nella guerra dacica, e fu
premiato per la sua prodezza coll'insigne dignità del consolato.
Era[737] già tornato a Roma nel precedente anno il vittorioso Trajano.
Perchè egli da saggio e buon principe cercava il proprio onore, nè
dimenticava quello del senato romano, avea fra l'altre condizioni
obbligato Decebalo a spedire ambasciatori a Roma, per supplicare il
senato di accordargli la pace, e di ratificare il trattato. Vennero
essi verisimilmente in quest'anno, e introdotti nel senato, deposero
l'armi, e colle mani giunte a guisa degli schiavi, in poche parole
esposero la lor supplica. Furono benignamente ascoltati, e confermata
la pace: il che fatto, ripigliarono l'armi, e se ne tornarono al loro
paese. Trajano dipoi celebrò il suo trionfo per la vittoria riportata
dei Daci: e v'ha una medaglia[738], creduta indizio di questo suo
trionfo, dove comparisce la _Tribunizia Podestà_ VII; il che può far
credere differita questa funzion trionfale agli ultimi due mesi
dell'anno corrente. Ma quivi egli è intitolato CONSUL IIII; il che si
oppone alla credenza ch'egli nell'anno presente procedesse console
_per la quinta volta_. Un qualche dì potrebbe disotterrarsi alcuna
iscrizione o medaglia che dileguasse le tenebre, nelle quali resta
involto questo punto di storia e cronologia. Aveva Trajano trovato
nelle parti della Dacia _Dione Grisostomo_ eloquentissimo oratore e
filosofo greco, di cui restano tuttavia le orazioni. Seco il condusse
a Roma, e tale stima ne mostrò, che, se dice il vero Filostrato[739],
nel suo stesso carro trionfale il volle presso di sè, con volgersi di
tanto in tanto a lui per parlargli e far conoscere al pubblico quanto
l'apprezzasse. Al trionfo tenne dietro un combattimento pubblico di
gladiatori, e un divertimento di ballerini che Trajano, dopo averli
due anni prima cacciati di Roma, ripigliò, dilettandosi dei loro
giuochi, e sopra gli altri amando Pilade uno di essi. Ma s'egli
talvolta si ricreava con tali spettacoli, ciò non pregiudicava punto
agli affari; e massimamente s'applicava il vigilante imperadore
all'amministrazione della giustizia. Una bellissima villa era
posseduta da Trajano a Centocelle, oggidì Cività Vecchia, dove egli
andava talvolta a villeggiare, con attendere anche ivi alla spedizion
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Çirattagı - Annali d'Italia, vol. 1 - 29
- Büleklär
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- Annali d'Italia, vol. 1 - 28Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4310Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165237.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
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- Annali d'Italia, vol. 1 - 41Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4177Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157538.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.51.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 42Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4253Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160439.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 43Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4315Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161539.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 44Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4445Unikal süzlärneñ gomumi sanı 168737.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 45Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4413Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162339.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 46Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162038.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 47Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4285Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160939.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 48Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4299Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154639.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.6 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 49Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4268Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165738.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 50Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4398Unikal süzlärneñ gomumi sanı 162639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 51Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4422Unikal süzlärneñ gomumi sanı 166539.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 52Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4259Unikal süzlärneñ gomumi sanı 153340.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 53Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4408Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160537.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 54Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4445Unikal süzlärneñ gomumi sanı 167437.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 55Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4362Unikal süzlärneñ gomumi sanı 167738.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 56Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4283Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157341.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.65.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 57Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4388Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164339.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 58Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4314Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160340.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 59Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4150Unikal süzlärneñ gomumi sanı 146339.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 60Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4226Unikal süzlärneñ gomumi sanı 148840.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 61Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4193Unikal süzlärneñ gomumi sanı 148941.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 62Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4237Unikal süzlärneñ gomumi sanı 158739.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 63Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4180Unikal süzlärneñ gomumi sanı 150138.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 64Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4222Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154839.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 65Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4203Unikal süzlärneñ gomumi sanı 152841.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 66Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4369Unikal süzlärneñ gomumi sanı 171141.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.57.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 67Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4351Unikal süzlärneñ gomumi sanı 168639.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 68Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4382Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164138.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 69Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4298Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157838.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.8 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.0 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 70Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4172Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154538.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 71Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4090Unikal süzlärneñ gomumi sanı 154337.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.7 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 72Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4164Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160037.2 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 73Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4243Unikal süzlärneñ gomumi sanı 157339.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.5 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 74Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4229Unikal süzlärneñ gomumi sanı 158538.7 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 75Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4191Unikal süzlärneñ gomumi sanı 153640.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.54.0 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 76Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4393Unikal süzlärneñ gomumi sanı 161439.5 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.56.9 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.64.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 77Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4360Unikal süzlärneñ gomumi sanı 164739.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.3 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 78Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4261Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160240.0 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.62.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 79Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4124Unikal süzlärneñ gomumi sanı 149237.9 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.6 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 80Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4300Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165539.3 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.7 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.61.8 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 81Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4207Unikal süzlärneñ gomumi sanı 159138.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.4 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.2 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 82Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4151Unikal süzlärneñ gomumi sanı 160436.8 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.52.3 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.59.9 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 83Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4188Unikal süzlärneñ gomumi sanı 156537.4 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.53.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.60.5 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 84Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 4221Unikal süzlärneñ gomumi sanı 165339.6 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.55.1 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.4 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.
- Annali d'Italia, vol. 1 - 85Härber sızık iñ yış oçrıy torgan 1000 süzlärneñ protsentnı kürsätä.Süzlärneñ gomumi sanı 748Unikal süzlärneñ gomumi sanı 43251.1 süzlär 2000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.63.2 süzlär 5000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.69.1 süzlär 8000 iñ yış oçrıy torgan süzlärgä kerä.