Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 6

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di porcellana gialla meschiata, stimatissima, e che con difficoltà si
ritrova: nei quali mangia la Maestà Sua nel tempo di Ramazan, che è la
sua quaresima, la quale è d'una luna intiera, nel segno della quale non
si mangia mai di giorno, ma solo di notte, e pur quanto vogliono, senza
differenza di cibi, non mangiando mai il Re pesce se non per qualche
accidente di gusto, e quando si ritroverà fuori a piacere con le donne.
L'avanzo del mangiare del Re viene immediatamente portato alla tavola
delli Agalari titolati già nominati, il quale essendo abbondante, con
altro che gli viene somministrato supplisce al loro bisogno. In questo
mezzo il Re sta nella stanza a trattenersi con quelli muti e buffoni
senza mai parlare vocalmente, ma solo alla muta, dandogli sparamani,
buffettoni e calci come più gli viene voglia, dando loro, perchè
allegramente li sopportano, aspri e zecchini al suo gusto, tenendone
perciò nelle scarselle sempre abbondantemente; ed in questo tempo
mangia anco il Capi Agà in stanza separata dei cibi apparecchiatigli
nella sua cucina a parte, di assai inferiore condizione e condimenti
di quella del Re; con il detto mangia il Casnadar Bassi, il Sarai
Agassi, alle volte alcuni dei medici che chiamano dentro per compagnia,
e qualche altro Eunuco di questi che stanno custodi del Serraglio di
fuori, che si trovano alla sua visita; e l'avanzo del suo desinare
con il supplemento, portato di nuovo dalla cucina, serve di mano in
mano a tutti gli altri Eunuchi bianchi. Al medesimo tempo viene dato
il mangiare a tutti gli altri Odà ed al Serraglio, il quale è di pane
a ragione di due pani il giorno per uno, un poco di castrato lesso ed
una minestra per lo più di risi, acconcia con butirro e miele, la quale
consiste più in brodo che in essenza, e sottile di riso, e basta che
abbia il sapore di carne per potervi bagnare il pane dentro. Per altra
mano viene dato il mangiare dentro alla Regina, alle Sultane e a tutte
le altre donne, nel qual è tenuto l'ordine medesimo che si è detto,
portando dentro dalli Eunuchi negri, sì che nello spazio poco più
d'un'ora e mezza tutto è fornito.
La Regina non è servita con piatti d'oro, ma di rame stagnato, e tenuti
sempre limpidissimi, e con parte piatti di porcellana bianca: se bene
per lo più si intende che ella si serve di dentro per la sua bocca di
ciò che gli viene voglia, come è da credere che facciano anco tutte le
altre Sultane; perchè spesso il Re si trattiene li giorni intieri fra
di loro mangiando, giuocando come più gli piace, senza che sia veduta
nè saputa delle sue azioni cosa alcuna; sì che è da credere che avendo
le loro cuoche e facendo portar dentro ciò che vogliono, fra di loro
sappiano fare e facciano delicatissimi e sontuosissimi banchetti.
Fuori degli ordinarii pasti del desinare o cenare, mangiano il Re e
le Sultane quello che gli viene voglia di carne, ma per lo più fra
pasto si dilettano di canditi, di frutti d'ogni sorte avendone dei
presenti in abbondanza: e bevono dei sorbetti l'estate, dei quali si
fanno le conserve abbondantissimamente per li Serragli, e dirò così
costosamente, perchè per farle spende la Porta più di 20 m. zecchini
all'anno per li donativi, per le spese, e per le cerimonie che si fa
per levarlo dalle montagne, e sotterrarlo nelle cave a questo deputate,
non usando i Turchi per l'ordinario confezioni, nè cacio, perchè in
Turchia non sanno fare tal cosa, massime il cacio, che se bene si fa
non riesce buono. Per il che le Sultane e tutti i grandi mangiano
volontieri il piacentino, e domesticamente si servono dal Bailo di
Venezia: e vogliono averne sempre buona provvisione dentro, perchè ne
mangiano assai con gran gusto e massime quando vanno alla caccia e ad
altri piaceri.
Per il mantenimento di detto Serraglio tutte le cose sono
abbondantemente preparate e dispensate dai soggetti, che hanno cura
di fare particolare provvisione, in modo che mai li mancano le
cose necessarie. Il pane prima si fa di più sorte, bianchissimo ed
eccellentissimo per la bocca del Re, delle Sultane, delli Bassà ed
altri grandi, di mediocre bontà per la gente mezzana, e della terza
sorte negro, per li Azamoglani ed altri di basso servizio. Per la
bocca reale e per le Sultane si adopra e costuma farina fatta venir di
Brussia, cavata dai frumenti di quella provincia, di Bitinia, e terreni
patrimoniali dell'Imperio; e l'annua provvisione sarà di sette, o
ottomila _Chiler_, che può esser in circa stata tremila delle nostre;
li quali frumenti sono bellissimi e fanno bellissima farina, per li
molini che in quella città sono perfettissimi e d'altra bontà di quelli
che sono nei contorni di Costantinopoli. Per gli altri il frumento
viene tutto dal Vuolo di Grecia, dove sono terreni proprii patrimoniali
dell'Imperio, li grani dei quali sono sempre consumati nell'armata,
facendosi di essi biscotti in Negroponte, e vendendosi anco a Ragusei
ed altri che vanno con le navi a caricargli, con il comandamento
in mano; di questi vengono ogni anno mandati in Costantinopoli da
trentasei in quarantamila _Chiler_, che possono esser da 15,000 staia
veneziane, e posti nelli magazzini a questo deputati, per farsi
d'essi farina, secondo l'occorrenza ed il bisogno del Serraglio. Nè si
maravigli alcuno d'intendere che la Porta consumi tanto grano, perchè
oltre quelli di servizio, come si è detto, tutte le Sultane, tutti li
grandi ed infiniti altri hanno le quotidiane assegnazioni del pane da
quello che dispensa e dai forni della Maestà Sua, come sarebbe a dire
le Sultane ne avranno venti, li Bassà dieci, il Muftì otto, e di mano
in mano fino ad uno solo per testa; il che è terminato e comandato
dal primo Visir, restando queste concessioni descritte in libri che
stanno presso il capo della dispensa, o vero il capo dei forni; e ogni
pane è grande come una buona focaccia delle nostre, ma alta, tenera,
spugnosa e molto facile alla digestione. Risi, ceci, lenticchie, ed
ogni altra sorte di legumi, dei quali si consuma grandissima quantità,
il tutto d'anno in anno viene condotto d'Alessandria con li galioni, li
quali fanno due viaggi all'anno, passando da Costantinopoli carichi di
legnami in Alessandria, e portando da quella provincia d'Egitto non
solo li sopraddetti legumi, ma ogni sorte di spezierie e zuccheri con
diverse sorte di canditi in gran quantità, perchè di tali e di zuccheri
ancora consuma la Porta indicibilmente per li sorbetti e torte che usa
non solo il Serraglio, ma dei presenti che capitano nelle case delli
Bassà ed altri grandi, che è cosa di stupore il vedere come sono quelle
dispense piene e come facilmente si vuotano. È vero che di spezierie
consuma poco il Serraglio, come fa anco il resto dei Turchi, perchè non
tenendosi per l'ordinario vino, fuggono questo incitamento; ma però
nelle dispense della Porta vi è la provvisione di tutte le sorte di
spezierie e altre droghe per quei bisogni ed accidenti che potessero
occorrere.
Dall'Egitto ancora hanno gran quantità di dattoli, susine, o prugne
secche di varie sorte, le quali cose tutte vengono dalli schalchi e
cuochi adoperate nelli mangiari così rosti come lessi, in eccellenza
buoni, che li rende delicatissimi.
Li mieli che in grandissima quantità consuma la Porta, perchè
l'adoperano nelle minestre, quasi in tutti li cibi e nei sorbetti
ancora per certe sorte di persone, li cavano dalla Valachia,
dalla Transilvania, e Moldavia, così di presenti che vengano di
quelle vivande al Re come da particolari, comprandoli, come si fa
particolarmente per la cucina del Re di quelli di Candia, per esser più
puri e delicati.
L'olio poi, del quale si fa gran consumo, lo cavano da Modone e
Corone in Grecia, essendo obbligato il Sangiacco di quella provincia
provvedere le dispense di quella quantità che gli bisogna; ma per la
cucina del Re si compra per l'ordinario di quello di Candia, per esser
senza odore e più bello e chiaro di quello della Morea.
Il butirro di cui similmente si fa gran consumo e strapazzo, per
servirsi d'esso si può dire in tutti li mangiari, questo l'hanno di
mar Negro, cavato dalla Moldavia, dalla Tana e Caffa, e lo fanno
venire in balle di bue grandissimamente, e ne empiono li magazzeni,
dispensandone anco, quando ne hanno in abbondanza, per la città,
con molto utile e vantaggio della Porta. Del detto butirro fresco
si può dire che pochi lo conoscono, perchè pochissimo se ne fa in
Costantinopoli e in quelli contorni, dilettandosi però li Turchi di
latticini, dei quali se bene si ritrovi in particolare capo di latte
eccellentissimo, non ne fanno però gran consumo, e sono quelli comprati
e mangiati dai Cristiani; solo il latte agro è comunemente usato da
loro, perchè dicono che estingue la sete.
Quanto alli carnaggi, ogni anno nell'autunno, venendo l'inverno, il
Bassà grande fa fare li pastromani per le cucine reali, li quali sono
di vacche pregne fatte ammazzare per avere la carne più saporita:
la qual carne conservano per le minestre e mangiare, come fanno li
Cristiani le carni d'animali porcini, usando di fare le luganiche e
le salciccie di quella carne, come facciamo noi della porcina. Questa
carne attaccata alle stanghe, secca e salata pochissima, è posta nelle
botti, dura tutto l'anno, mangiandola molto saporitamente non solo
quelli del Serraglio, ma dall'universale dei Turchi si usa talmente,
che non è casa comoda che non faccia la sua munizione per termine di
sparagno e di molto comodo. Però il Bassà vuol vedere di presenza li
animali e comandar l'opera, dalla quale per l'ordinario si consumano
vacche quattrocento; il resto dei carnami che consuma il Serraglio e
che giornalmente va alle cucine è qui sotto scritto. In prima:
Ogni giorno castrati giovani............... N.^{o} 200
Agnelli e Capretti a suo tempo............. » 100
Vitelli per li Eunuchi..................... » 4
Galline, paia.............................. » 100
Oche giovani............................... » 40
Pollastri, paia............................ » 100
Colombini, paia............................ » 100
Pesce non si consuma per l'ordinario, ma se gli Agalari ne hanno voglia
per delizia alle volte ne mangiano, e di quella sorte che più gli
piace, essendo quel mare abbondantissimo di pescagione, sì che se ne
piglia con facilità quantità grandissima, stando fin alle proprie case.
Frutti non mancano al Re ed a tutti del Serraglio, perchè ne ricevono
de' presenti gran quantità e ne fanno dei giardini regi, che sono molti
in diverse parti circonvicini, ogni mattina copia grande dei buoni e
dei più belli che si raccolgano, essendo obbligato il Bostangi Bassi
di essi mandar a vendere il sopravanzo, in un luogo separato appunto
dove si vendono li frutti del Re; il tratto dei quali di settimana in
settimana viene portato in conto al Bostangi Bassi del Re, che lo dà
poi alla Maestà Sua, e sono danari chiamati per la scarsella del Re, li
quali sono dispensati da lui senza conto a chi gli pare de' suoi muti o
buffoni.
Gli instrumenti delle cucine è cosa meravigliosa da vedere, perchè sono
li pignattoni, le caldare ed altre cose necessarie, e così grandi e
quasi tutti di bronzo, che in suo genere non si può vedere cosa più
bella nè più ben tenuta.
Il servizio poi dei piatti è tutto di rame stagnato e tenuto così
spesso rifatto e netto, che a vederlo, massime adoperandosi ogni
giorno, rende stupore. Di questi ne hanno una grandissima quantità e
ne sente la Porta un notabilissimo danno ed irreparabile, perchè dando
le cucine da mangiare a tanti di dentro e di fuori, massime li quattro
giorni del Divano pubblico, glie ne vengono rubati tanti, che è cosa di
meraviglia. E diverse volte mosso il Tefterdar da un tanto dispendio ha
voluto pensare di far detto servizio tutto d'argento per consegnarlo
alli dispensieri, per doverne dar sempre conto, ma la spesa riusciva
tanto grande, ed irreparabile il pericolo, che mai alcuno si è risolto
di farlo.
Le legne che vengono consumate da dette cucine e da tutto il Serraglio
è un numero infinito di pesi, che così a peso si vendono le legne in
Costantinopoli. Dirò solo, che per conto della Signoria, cioè della
Porta, navigano del continuo più di trenta Caramussali grandi, li quali
usano in mare Maggiore alli boschi del Re caricare; queste costano poco
al Casnà, rispetto al suo valsente, poi che sono mandate a tagliare nei
boschi, e nel condurle e scaricarle riesce poca la spesa, per valersi
la Porta dei suoi vascelli e dei suoi schiavi, che fanno le fatiche
senza pagamento alcuno.
Il vestire delle donne è simile a quello degli uomini: portano
braghesse e scarpe ferrate, e dormono vestite come fanno gli uomini,
cioè con le braghesse di tela e con una giubba imbottita, l'estate
molto leggiera e l'inverno più grossa. Non tengono mai i Turchi nelle
stanze loro alcuna cosa di servizio, ma occorrendogli il bisogno, si
levano e passano ai luoghi vicini, a questo destinati, nelli quali
tengono fontane per lavarsi come è loro costume, e l'inverno por non
usare l'acqua calda al fuoco, se la fanno portare o la portano da per
se, come gli torna più comodo.
Il Re medesimo tiene il medesimo stile nel vestire, se bene di
vestimenti ricchissimi, e solo differisce dagli altri in questo che
porta le vesti più lunghe e scarpe senza ferri, intagliate e dipinte a
fogliami.
Nel dormire poi, dorme quando sta in Serraglio la notte sopra una
lettiera con stramazzi di velluto e broccato, l'estate fra lenzuoli
di seta ricamati, puntati con la coltre, e l'inverno fra copertori di
lupi cervieri o di zibellini. Porta sempre un turbante piccolo in testa
la notte, e quando dorme solo nelle stanze è guardato sempre dai suoi
camerieri, a due per volta ogni tre ore per sentinella: uno dei quali
sta alla porta della stanza e l'altro poco discosto dalla sponda del
letto per coprirlo in caso che gli cadessero le coperte, e per esser
pronto ad ogni bisogno. Nella stanza medesima dove dorme vi stanno
sempre due Turchi con due torcie accese, quali mai si smorzano se non
dopo levata dal letto Sua Maestà.
Lo stipendio che si dà a tutti del Serraglio si cava dal Casnà di
fuori, e il Tefterdar grande, che ha il libro nel quale sono notati
tutti gli stipendiati con il loro stipendio, è obbligato mandare ogni
tre mesi a tutti gli Odà in borse separate quanto importa la paga,
facendo il medesimo alle donne e con gli Azamoglani, in tanta buona
moneta. Appresso il tempo di Ramazano, che è il carnevale, gli manda le
vesti e le tele, del che non pretermette, perchè di tutte queste cose
ne hanno grandissimo bisogno, e non avendole hanno grandissimo strepito
contro di esso Tefterdar, che basterebbe a precipitarlo.
Quando alcuno muore nel Serraglio, resta erede la camerata e tutto
viene diviso fra li compagni: e morendo alcuno delli Eunuchi grandi,
tutto resta al Re, perchè sogliono avere ricchezze grandi per li molti
presenti che ricevono; e se alcuno Eunuco dei Serragli di fuori, o
vero in alcuno governo morisse, per Canon li due terzi del suo avere
si intende di Signoria, e il terzo viene dato conforme la volontà
del testatore, quando però di suprema autorità il Re non voglia
impadronirsi del tutto, come è solito di fare sempre con tutti li
grandi e ricchi, intendendosi sempre la persona reale primo e legittimo
erede di tutto, come schiavi che hanno avuto l'essere e il benessere
dalla grandezza e dalla volontà di lui.
Quando alcuno si ammala nel Serraglio, è condotto fuori in un carro
coperto, tirato a mano e posto nella infermeria già detta, dove è
governato alla turchesca e tenuto custodito senza che possa parlarli
alcuno, o almeno con difficoltà; e se risana viene nell'istesso modo
ritornato dentro alla sua stanza dove prima si trovava.
La spesa di questo Serraglio è così grande come ognuno può comprendere
dalle dette cose; ma presso questa è di grandissima considerazione
quella che fa il Re alla Regina, li Bassà primi Visiri, li generali
nelli eserciti, e li Tefterdari grandi, li quali tutti presentano e
possono presentare, secondo gli accidenti che gli occorrono di nuove
portategli, o di spedizioni che fanno; e detti presenti sono di vesti
foderate di pellami preziosissimi, di spade, di archi gioiellati, di
pennacchi, di cinture, ed infine di diverse altre cose di prezioso
valore, ed anco secondo la condizione dei soggetti che se gli
offeriscono. Dirò solo questo, che nelli panni di Brussia d'oro ed
argento per far vesti, il Casnadar Bassi di fuori, che ha la custodia
ed il carico di provvedere, mi ha affermato di spendere ogni anno
200 m. sultanini, oltre questo sborso per comprar panni di lana e di
seta veneziani, dei quali il Serraglio fa un consumo grandissimo, non
vestendosi per lo più d'altro che di questo. Nè tambasta, poichè viene
impiegato in questo tutto quello che viene donato al Re da altri di
fuori, suoi sudditi e forastieri, e di più gran parte di quello che
cava dalle spoglie dei morti, delle quali si fa padrone, come si è
detto; il che se non fosse, certo non potrebbe il Re mantenersi a così
gran profusione che fa di presenti di questa sorte, presentando alle
donne, alli Bassà, alli Ambasciatori, ed infine a tutti quelli che gli
baciano le vesti. È vero che la maggior parte delle cose che dona, che
sono di gran valore, col tempo gli ritornano nelle mani, poichè con la
morte delle Sultane, dei Bassà ed altri ricchi si fa padrone del tutto:
e così di tali cose nel Serraglio vi è il continuo flusso e riflusso.
Ho detto che la Regina dona, perchè essendo presentata da molti
convien ancor ella a corrispondere: però ha assegnamento di vesti ed
altre cose in abbondanza per questo effetto, oltre che la libertà di
disponere anco di molte, dal Re già portate, che gli restano nelle
mani, e sono in suo potere. Il medesimo fa il Bassà primo Visir, così
in Costantinopoli come quando parte generale dell'esercito, per lo che
al suo partire gli viene consegnata dal Casnadar quantità grande di
vesti ed altre cose, acciò che in campagna abbi comodità di presentare
e fare l'uso turchesco, che sta nel ricevere e donare quasi in tutti li
negozii.
Il Re esce del suo Serraglio quando gli pare, e per terra e per
mare. Quando va per mare, ha li suoi caicchi da dodici in quindici
banchi l'uno, con le poppe superbissime, coperti di ricchissimi panni
di seta ricamati, con li cuscini sopra li quali egli sta sedendo, e
sono di velluto, e di oro; nè altri che la persona del Re siede sotto
poppa, stando li suoi Agalari sempre in piedi: e il Bostangi Bassi suo
timoniero alle volte può sedere, per esser fuori della poppa e per
reggere il timone comodamente. Quando va per terra, cavalca sempre,
esce per lo più per la porta maestra. Quando va alla moschea, che è il
venerdì, giorno della sua festa, e per la città, viene accompagnato
da li Bassà e dai grandi della Porta e da infiniti altri grandi che
ascendono a un numero grande di cavalli, oltre li suoi Peichi, che sono
staffieri; e cavalcando saluta il popolo con la testa, e viene salutato
con clamori di benedizione, ricompensati alle volte con la dispensa
di molti aspri e zecchini, quali cavandosi dalla scarsella getta per
la strada. A piedi l'accompagnano molti delli suoi del Serraglio, li
quali hanno obbligo di ricevere li memoriali che cavalcando vengono
presentati alla Maestà Sua, osservando alcuni poveri, che non ardiscono
d'accostarsi, di star lontani, con una stiora in capo ardente e la
mano alta con il memoriale; da che tratto il Re a guardare, spedisce
subito a pigliarli, e ritornato nel Serraglio se li fa leggere
tutti, e comanda ciò che gli piace, ed opera bene spesso in virtù di
tali memoriali contro a principalissimi all'improvviso, cosa che fa
stupire la Porta, usando di non formar processi nè ricevere esatta
informazione, ma solo di fare eseguire ciò che gli viene in animo; e
perciò li Bassà non vedono volontieri che esca così in pubblico, per lo
timore che hanno che per questa via non gli capitino alle orecchie le
loro male operazioni: e vivono sempre con timore, per esser sottoposti
a gran travagli, con pericolo di perdere la vita facilmente.
Il Re per servizio di tutta la sua regal casa in Costantinopoli tiene
una stalla capacissima e fornita di circa mille cavalli e più, dei
quali ha cura il suo Imbroher piccolo, così di farli governare, come
d'ammaestrare, da molti che tengono sotto di loro per tal servizio.
Questi hanno cura di distribuirli e darli a tutti quelli che
accompagnano il Re, così alla caccia come quando va in altro luogo per
diporto. Oltra di questa stalla ha anco diverse stalle in diversi altri
luoghi, governate per servizio della persona e casa reale, capitando in
quei luoghi, che sono dei suoi Serragli e giardini, ai quali appresso
si suole trasferire; e queste non hanno più di otto, o dieci cavalli
per una. Vi sono poi le stalle delli staffieri per le razze come in
Brussia, in Andrinopoli, e in diversi altri luoghi, dalli quali cava
cavalli bellissimi, oltre quelli che gli vengono mandati a presentare
dal Cairo, da Babilonia, e dalla Arabia, e da altri luoghi dalli Bassà,
e che eredita dalla morte, li quali sono tutti cavalli bellissimi e di
gran prezzo, destinati alla persona reale: e perchè per la gente bassa
ha bisogno di un numero infinito, si può dire, di ronzini, di questi
ha infinità da strapazzo, e li cava di Valacchia a prezzi bassi. Ha il
Re appresso queste stalle le sue provvisioni di muli e cammelli: quella
di cammelli vuol esser di quattromila, e dei muli di cinquemila, li
quali servono per portare padiglioni, sanduchi, cioè forzieri, acqua
ed ogni altra cosa di servizio, ma realmente non sono mai tanti in
essa, perchè il primo Visir quando esce generale, si serve di essi, e
ne fa gran consumo. È ben vero che ad ogni cenno e consumo del Re è
obbligato ritrovarli e provvedere d'essi: perchè quando li Re sono per
andare alla guerra, la sua casa sola ha di bisogno più di 10 m. di tali
animali, oltre li cavalli per cavalcare, perchè usano gli Imperatori
d'andare così comodi per viaggio, come fanno stando nelle città.
Il Re è obbligato, per Canon dell'Imperio, il primo giorno del suo
Bairano, che è il Carnevale, cioè finito il Ramazano, che è la
quadragesima, lasciarsi vedere in pubblico, e baciar le vesti da
tutti li grandi ed altri di suo servizio. Però quel giorno, all'alba,
vestito superbissimamente ed ornato delle più belle gioie che abbia,
esce della porta del suo Serraglio, cioè di quella terza, guardata
dalli suoi Eunuchi, in una certa piazzetta subito fuori del porticale,
dove è accomodata sopra un tappeto persiano di seta ed oro una
ricchissima sedia; si pone a sedere, e si ferma fino che da tutti gli
vengono baciate le vesti in segno di riverenza, tenendo il Bassà primo
Visir accanto, che gli dice il nome di quelli che gli pare, perchè
siano conosciuti da lui, ammaestrandolo delle cerimonie, poichè ad
alcuni Dottori della legge graduati si leva un poco, per riverirgli
ed onorargli, ad altri fa anco salutazioni più affettuose degli altri
e del suo ordinario; e finita la cerimonia, va alla moschea di Santa
Sofia, accompagnato da tutti a cavallo, e nel ritorno licenziandosi si
ritira alle sue stanze, dove desina solo al suo solito, facendo quel
giorno nella stanza del Divano banchetto solennissimo alli Bassà ed
altri grandi, e nel cortile un desinare assai lauto a tutti quelli che
l'hanno accompagnato e che si trovano presenti. Manda poi la Maestà
Sua, tenendo osservato il costume ordinario, a presentare al primo
Visir una bellissima vesta foderata di preziosissime pelli, e facendo
il medesimo con gli altri Bassà, ed altri grandi della Porta di vesti
assai inferiori, continua con tutti gli altri Agalari, con tutte le
Sultane, e con molti altri del Serraglio a far loro buona mano, dona
a chi vesti, a chi spade, ed alle donne fornimenti d'oro gioiellati
d'importanza; e la notte di quelli tre giorni del Bairano, che non
sono più, resta fornito tutto il carnevale, fa fare dimostrazioni,
espugnazioni di città con lumi e fuochi artificiali, che durano a
giorno: li quali sono goduti dalle Sultane, ritirandosi la Maestà
Sua con esse per vederli e goderli, e stare in continui tripudii. A
queste feste sono convitate tutte le Sultane di fuori, le quali vanno
a portar presenti al Re ed a riceverli; anco in questi tre giorni
viene presentato all'incontro da tutti li Bassà ed altri grandi, e li
presenti che gli vengono fatti sono di molta considerazione, perchè
uno a gara dell'altro si sforza di dar nell'umore al Re. E le Sultane
ancora non mancano di far il debito, ma di camicie, di fazzoletti,
braghesse ed altre cose simili, di vaghezza e bellezza indicibile,
delle quali poi ordinariamente si serve la Maestà Sua.
Il medesimo Bairano di tre giorni si fa per tutta la città ed in tutte
le case, nè altro si vede per le strade che biscoli di diverse sorte,
sopra i quali gli uomini si scapricciano a farsi lanciare in aria
per festa e trattenimento; nel qual tempo, essendo il popolo molto
licenzioso, riesce pericolosissimo ai Cristiani ed Ebrei il transir per
le strade, perchè vogliono danari, e non ricevendone, pieni di vino ed
insolenti fanno brutti scherzi, come il medesimo segue in un altro loro
Bairano, chiamato piccolo.
Per aver diverse volte fatto menzione del Serraglio vecchio, il quale è
dipendente accessorio e parte di quello del Re, sarà bene distintamente
toccare con poche parole la sostanza. Questo è un Serraglio amplissimo,
tutto serrato di muraglia altissima e fabbriche capacissime di molte
persone, perchè passerà bene uno e più miglio italiano di giro,
situato in una bellissima parte della città; e fu il primo Serraglio
che fabbricò Memet secondo per abitarvi, quando prese Costantinopoli,
con tutta la sua corte. È serrato con una sola porta doppia, serrata
e guardata da una compagnia di Eunuchi bianchi. Nel qual mai entrano
uomini, se non per portarvi le cose necessarie, ed entrando non vedono
mai le donne che vengono levate, per non dir scacciate, dal Serraglio
del Re, cioè le Sultane che sono state donne degli Imperatori morti,
quelle che per alcuna mala disposizione del Re o delle Sultane che
stanno con i Re, loro sono cadute in disgrazia, ed altre difettose,
e così di mano in mano soggetti di questa considerazione: le quali
tutte vengono governate da una maggiordoma vecchia la quale ha la cura
di vedere che siano conformi all'uso, in abbondanza, che abbiano il
suo vivere e vestire, il suo stipendio, ben spesso diminuito assai
di quello che avevano prima; ma però quelle che sono state Regine e
Sultane vivono fuori del comune nelli suoi appartamenti, con servitù
e comodità onorata, se bene siano in poca grazia del Re. Questo hanno
di buono, che la maggior parte di dette Sultane, non compresa la
Regina, possono esser maritate ed uscire al modo loro, ma però con il
beneplacito del Re; e questi matrimoni sono trattati per lo più da
Eunuchi che le hanno in custodia con la maggiordoma; e maritandosi
portano seco tutto quello che si trovano aver di rubato e ben guardato;
perchè nell'uscire che fanno del Serraglio del Re, se hanno qualche
cosa bella e preziosa che si sappia, gli viene levata dalla Cadum e
restituita al Re. Però se hanno valsente di roba, secretamente danno
fuori la fama, perchè alcuni soggetti di considerazione si dispongano a
farle dimandare e promettendogli buona dote.
In detto Serraglio sono tutte le comodità necessarie, giardini, fontane
e bagni bellissimi, ed il Re vi tiene un appartamento di tutte le cose,
per andarvi alle volte a visitare li parenti, e particolarmente l'ava
scacciata dopo aver tanti anni dominato assolutamente, sotto il marito
e sotto il figliuolo, si può dire tutto l'Imperio.
Il vivere per le donne di detto Serraglio è assai parcamente assegnato
di tutte le cose necessarie: e se non avessero da consolarsi del suo,
alle volte la farebbono male. Però si trattengono con il lavorare,
cavando da ciò molto utile col mezzo di diverse Ebree, che gli servono
di mezzane per tal servizio.
Ed è da sapere come li Turchi possono tenere da sette mogli con li
_Chiebini_, e quante schiave vogliono, e li figliuoli così di mogli
come delle schiave sono tutti veri e legittimi alla successione
ed eredità della roba: anzi che li figliuoli delle figliuole degli
Imperatori non possono per Canon ascendere a maggior grado che di
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