Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 5

Total number of words is 4826
Total number of unique words is 1319
34.6 of words are in the 2000 most common words
50.1 of words are in the 5000 most common words
56.6 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
notabilissimo danno. Però, fatta ogni sorta di prova e tentativo per
ogni via, ritrovandoli bene e fortemente inturcati, li fanno passare al
detto quarto Odà, e nel passare vengono di nuovo arrolati e registrati,
perchè non trasferendosi tutta la camerata intiera, ma quelli solo
che di mano in mano hanno fornito il corso delle discipline, e sono
riusciti atti e ben esperimentati al servizio, è bisogno tener conto
a parte, perchè entrino. In questo quarto Odà sono immediatamente
destinati alla servitù del Re, però ricevono accrescimento di paga, e
le vesti, che gli vengono mutate di panno in seta, ed anco di broccato
d'oro ben lavorate; e restando pur rasi di testa e barba, si lasciano
nelle tempie crescere li capelli per averli lunghissimi, segno evidente
di essere dei prossimi alle stanze regali; e nel vestire e nella
mondizia si tengono molto garbati e netti. Assistono al servizio
regale, accompagnando molti di loro la persona di Sua Maestà in tutti
i luoghi quando vanno a piacere, e praticano con tutti i grandi del
Serraglio liberamente, ed anco con li Bassà: vengono spesso presentati
di vesti ed altre cose importanti per tenerli grati, essendo una ottima
disposizione di uscire grandi e con gran carichi. Da tali soggetti,
capitati dopo il corso di tanti anni a questo segno, ed ammaestrati
nella maniera che si è detto, il Re sceglie li suoi Agalari, cioè
favoriti che lo servono, e sono gli infrascritti:
Il Scilictar Agà--quello che porta la spada al Re.
Il Chioadar Agà--quello che porta le vesti.
L'Erchiupter Agà--il staffiere maggiore.
Il Metereggi Agà--quello che li dà l'acqua alle mani.
Il Tulpenter Agà--quello che li fa il turbante.
Il Chiamasir Agà--quello che li lava i piedi in stufa.
Il Cesnir Bassi--scalco maggiore.
Il Chilergi Bassi--credenziere maggiore.
Il Dogongi Bassi--falconiere maggiore.
Il Sachergi Bassi--strozziere maggiore.
Il Musmengi Bassi--contista maggiore.
Il Ternachgi Agà--quello che gli taglia le unghie.
Il Berber Agà--barbiere maggiore.
Il Camargi Agà--quello che lo lava in stufa.
Il Tescheriggi Bassi--segretario maggiore.
Li quali sono di quelli che hanno più età, ed assistono sempre quando
il Re esce fuori dalle sue stanze, alla sua presenza, con gli occhi
bassi, non guardandolo mai in faccia, e con le mani incrociate,
dimostrando quella maggior umiltà e reverenza che possa immaginarsi;
nè gli è lecito mai di parlare, nè con il Re nè fra di loro; ma se il
Re gli comandasse alcuna cosa, sono velocissimi ed eseguiscono il
comandamento immediato. Questi fanno tutti i loro carichi, come ho
detto, destinati e separati, ed attendono nei luoghi a loro consegnati
ad eseguire il loro ministerio per esser pronti ad ogni cenno
all'obbedienza, ricevendo alla porta le vivande dal scalco di più:
ed apparecchiata la mensa reale, la quale è di un semplice cuoio di
bulgaro sopra di un sofà in terra, gli portano le vivande, le quali ad
una ad una vengono solo per mano del scalco maggiore poste innanzi alla
Maestà Sua, e levate secondo li viene accennato da lei.
Del servizio e della conversazione di questi si compiace il Re,
facendoli montar a cavallo e giuocando con loro a diversi giuochi per
quel tempo che li pare, facendoli sempre qualche presente di vesti,
di sultanini, di spade ed altre cose che gli capitano per le mani,
e che riceve pur di donativo. Oltra questi donativi usa la Maestà
Sua di presentarli la missione dell'ambascerie, da loro tenuta per
mercanzia di molta utilità, perchè essendo mandati a Principi hanno
l'occhio al donativo. Per tanto, avuta che l'hanno, fanno elezione
d'un Chiaus, o altro soggetto di fuori, ed accordandosi di ricevere
un tanto di netto, o facendo alla parte, come più li torna a comodo,
gli danno la spedizione in mano. Questi tali presenti riescono di gran
considerazione, perchè nella confermazione dei Principi di Valacchia,
Bogdania, di Transilvania e del Re dei Tartari, ai quali tutti vengono
mandate dalla Porta le insegne del possesso, cavano gran donativi,
essendo nel Canon specificato quanto ognuno ha da sborsare per ricevere
tal solennità. E questo fa il Re con artificio, perchè si facciano li
Agalari ricchi, acciocchè abbino danari accumulati da fare le spese
necessarie nel vestirsi, e porsi all'ordine di molte cose quando
vanno fuori del Serraglio; il che segue quando pare alla Maestà Sua,
per lo più all'improvviso, con mandargli Capitani del Mare, Bassà al
Cairo, in Aleppo, in Babilonia, ed in altre provincie, dandogli anco
ad alcuno di loro titolo di _Mosaige_, che vuol dire Contabulario,
cioè che abbia libertà d'entrare a parlargli quando gli piace. Il
qual titolo e favore riesce di tanta riputazione, che viene stimato
sopra ogni cosa, perchè si fa di raro ed in quelli soggetti che sono
amatissimi dagli Imperatori; e questo è stato introdotto anticamente
dai Re per aver soggetti confidenti fuori del Serraglio che gli abbiano
da riferire ciò che viene operato dalli Bassà e da ogni altro in
pregiudizio dell'Imperatore, per poter poi porli freno con il castigo e
la provvisione; e quando nel mandar fuori non vuole il Re aggradirli,
tanti li fa uscire Beglerbei della Grecia e della Natolia, Agà dei
Gianizzeri, Spailar Agassi che è capo delli Spaì, Introher Bassi che
è mastro di stalla maggiore, o almeno Capiggi Bassi che è capo dei
portonieri.
Questi, quando escono, portano tutto il suo avere di roba e danari, e
spesso con loro escono delli altri giovani delli altri Odà, scacciati
per la loro importunità, ma senza favore del Re, con poca paga e
minor titolo; e quelli che escono grandi, sono mandati a levar del
Serraglio dal Bassà primo Visir per il suo Chiaia, in compagnia di
molti cavalli; condotti al proprio Serraglio di esso primo Visir, gli
riceve, gli presenta, dandogli ospizio per tre o quattro giorni, fin
che si provvedano di abitazione. Vanno poi essi nelle proprie case
dove fanno la famiglia, ricevendo, come conoscenti, di quelli che sono
usciti con loro del Serraglio, per ministri nel carico assignatoli, ed
ammettendo di più degli altri con donativi per avvantaggiarsi secondo
il costume. A questi usciti dal Serraglio succedono quelli che gli
vengono dietro per età, così dei rinnegati, e disposti per Canon, che
non possono, se non per qualche sinistro accidente di masse, esser
alterati o mutati, in modo che sempre si sa l'uscire di alcuno dei
tali, e di quello che gli ha da subentrare; ed è tanto regolato questo
negozio, che fin quelli di tre Odà sanno presso a poco quello che
gli può toccare ed a che tempo. Però vivono tutti a questa speranza e
con il desiderio che venga voglia spesso al Re di mandar fuori delli
suoi Agalari, per esser tanto più prima fuori di servitù misera, e in
stato di amplissimo governo. Sogliono per il più questi tali essere di
trentasei in quaranta anni: e perchè escono rasi di barba, convengono
fermarsi qualche giorno in casa per lasciarla crescere, per poter
comparire fra gli altri; ma si fermano anco volontieri per ricevere
li presenti che gli vengono mandati da tutte le Sultane, di vesti, di
camicie, braghesse, fazzoletti d'ogni sorte lavorati e di gran valore,
e dalli Bassà ed altri grandi, dei cavalli, tappeti, vesti, schiavi ed
altre cose bisognevoli per la creazione d'una casa; li quali presenti
tanto più li fanno maggiori, quanto che si intende quello dal Re esser
favorito ed amato. Egli poi, uscendo di casa, principia le sue visite
dal primo Visir e continuando dalli altri grandi, va poi a costituirsi
molto umile servo del Capi Agà, mostrando di aver ricevuto ogni bene
ed onore dalle sue mani, promettendo ossequio e ricognizione perpetua;
e questo officio fa egli fuora della porta del Serraglio del Re, cioè
alla terza porta delli Eunuchi, perchè non può più entrare dentro,
se non è chiamato dalla Maestà Sua in qualche chiosco, per trattar
seco delle cose spettanti al suo carico; e particolarmente procura
di star bene col detto Capi Agà, per avere la protezione di questo
principalissimo presso il Re.
Oltre le donne, gli Azamoglani, cioè li giovani, come ho detto, di
questo Serraglio, vi sono molti e diversi ministri per tutti gli
esercizii necessarii e per li ammaestramenti particolari; vi sono anco
diversi buffoni, d'ogni sorte di lottatori, giuocatori, suonatori,
molti muti vecchi e giovani che hanno libertà d'entrare ed uscire con
licenza del Capi Agà. Ed è più da sapere che nel Serraglio del Re e da
tutti si intende e tratta così bene alla mutesca, che per servare la
gravità molto professata dai Turchi è più quello che si espone con
cenni alla muta che quello si ragiona vocalmente; il medesimo si fa
fra le Sultane ed altre donne grandi, perchè anco fra di loro ve ne
sono di vecchie e di giovani mute; e questo è antichissimo costume del
Serraglio di desiderare d'aver muti quanti più ne possono ritrovare,
particolarmente perchè non essendo lecito al Re di parlare per la
riputazione, tratta perciò e giuoca con questi assai più domesticamente
di quello che fa e che gli è permesso di far con altri.
Appresso vi è la classe delli Eunuchi, come sono li negri, questi
applicati al servizio delle Sultane ed alla guardia della loro porta,
e li bianchi destinati alla porta del Re; e li principali e li più
vecchi di essi attendono a carichi principalissimi della persona e casa
reale. Fra quelli è il Capi Agà, capo di tutti gli altri Agà Eunuchi;
il secondo è il Casnadar Bassi che è il tesorier maggiore; il terzo è
il Chilergi Bassi che è il dispensier maggiore; il quarto è il Sarai
Agassi che è custode del Serraglio.
Di questi quattro vecchioni il primo è sopra tutti d'autorità con la
persona del Re, perchè altro che costui non può parlare alla Maestà
Sua, nè per altre mani possono passare per l'ordinario ambasciate o
scritture e memoriali che di fuori vengono mandati di dentro. Questo
è come commissario maggiore, accompagna sempre la persona del Re,
vada dove si voglia, e fuori e dentro del Serraglio, e quando va alle
donne lo accompagna fino alla porta che passa da loro, fermandosi
e ritornando alle sue stanze, lasciando sempre assistenti a quella
porta, perchè uscendo il Re corrano a chiamarlo come fanno. Ha questo
soggetto d'ordinario stipendio al giorno zecchini x, ed altre cose che
gli bisognano quante ne vuole, e tesori di danari e gioie incomparabili
per più di privata persona, perchè la sua autorità lo costituisce in
stato di guadagnare ed accumulare quanto oro gli piace, poichè e quelli
di dentro e questi di fuori, di ogni condizione e sesso, per avere
il suo favore, li presentano di ciò che si sanno immaginare che possa
aggradirgli.
Il secondo è il Casnadar Bassi. Questo ha carico del tesoro di dentro
della Porta: il quale avendo due chiavi, una che sta appresso il Re e
l'altra tenuta da lui, resta anco custodito ed assicurato dal sigillo
regio che sta sempre posto sopra la porta di esso, nè mai si leva se
non quando si apre di ordine del Re. In questo Casnà stanno tutti li
tesori ammassati dalli Imperatori, che è di 600 m. sultanini che ogni
anno si cavano dall'Egitto; e le altre entrate vanno nel Casnà di
fuori, delle quali si fanno tutte le spese ordinarie e straordinarie;
e dal detto Casnà di dentro non si cava cosa alcuna, se non per
straordinario bisogno e con nota ed obbligo al Tefterdar grande di
dovere il tutto restituire. Questo Agà ha cura di tener conto di tutto
il tesoro che esce ed entra, nè altri possono entrare in detto Casnà
che il detto Casnadar, con quelli che a lui pare bisognare per li
servizii necessarii; e quando viene cavato oro e moneta, che il tutto
viene tenuto in borse di corame, tutto viene portato alla presenza del
Re, il quale comanda poi e dispone di esso secondo la necessità. Ha
medesimamente in conto e cura di tutte le gioie regie, le quali sono
descritte in un libro tenuto da lui, delle quali fa nota per sapere
quelle che dona il Re, e quelle che gli vengono donate, e quelle
medesimamente le quali la Maestà Sua si tiene per l'uso ordinario. E
morendo il Capi Agà, subentra egli in suo luogo.
Il terzo è il Chilergi Bassi, dispensiero maggiore, il quale tiene
conto con diversi aiutanti della guardaroba regia, cioè di tutte le
suppellettili: nella quale entrano tutti li presenti di panno d'oro,
di seta, di lana che vengono fatti al Re, di pellami di ogni sorte,
di spade, pennacchi, selle ed ogni altra cosa spettante all'uso della
persona reale, delle quali cose tiene nota particolare, perchè in
ogni caso possa vedere l'entrata e la dispensa che fa la Maestà Sua.
E questo riesce carico molto laborioso, perchè poco sta in ozio,
ricevendo e donando il Re ogni giorno e dentro e fuori gran numero di
vesti ed altro; ma però tutto è tenuto con tal ordine, che mai ne segue
confusione alcuna. Questo Eunuco ha molti sotto di sè, sta quasi sempre
dentro il Serraglio come custode di cose preziose, ha di stipendio
mille aspri al giorno che sono ducati quindici, e vesti e presenti
di cose diverse in abbondanza, e sempre anco egli è favorito dal Re,
perchè è quello che deve subentrare al Casnadar Bassi, occorrendo la
morte del vivente; però viene stimato e riverito da tutti di dentro e
di fuori.
Il quarto è il Sarai Agassi, ed è un altro simile Eunuco il quale ha
cura del Serraglio, nè mai da esso si parte. In assenza del Re sta
sempre oculato non solo a quello che bisogna per tenere in punto il
Serraglio di tutte le cose che alla giornata patiscono, ma anco ha
carico di andar rivedendo tutte le stanze ed osservando tutti li
ministri, per vedere che si eserciti sempre nei suoi carichi di quel
modo che comporta il bisogno. E perchè il vecchio ha libertà di poter
andar a cavallo come possono anco andarvi gli altri tre primi, però
dentro è tenuta una stalla nel giardino di diversi cavalli che servono
per questi nelle cose necessarie. Ha di stipendio aspri ottocento al
giorno, che sono ducati tredici, vesti e fodere in abbondanza per lo
suo bisogno, ed è disposto a subentrare al Chilergi Bassi, e di mano in
mano fin al Capi Agà se sopravvive agli altri.
Per tanto tutti questi quattro Eunuchi possono portare il turbante in
capo per il Serraglio, e cavalcare, e sono le prime teste presso il
Re, di grande autorità, riveriti e stimati da tutti; se ben questi tre
non ponno da se parlare al Re, ma solo rispondere essendo ricercati;
ma però assistono sempre con il Capi Agà alla presenza e servizio
regio, con tutti gli altri Eunuchi sotto di loro e gli altri Agalari
già detti, e sono quelli che governano, come è comune, tutte le cose
reali, e danno gli ordini per tutte le cose ordinarie, così di giorno
come di notte. Tutti gli Eunuchi possono essere da cento fra vecchi, di
mezzana età e giovani, sono castrati e tagliati tutti, e si eleggono
di quelli giovanetti rinnegati che vengono presentati al Re, come ho
detto; ma rari sono i castrati contro la sua volontà, poichè il maestro
delle cerimonie dice che correrebbono gran pericolo di morire. Ed a
questo consenso conduce li giovani la certezza che hanno di dovere
riuscire con il tempo uomini grandi se vivono castrati; che se vivono,
sono educati con gli altri e cavati a suo tempo dal quarto Odà per
servizio del Re, come si fa di quelli che non sono castrati.
È da sapere che li Re si servono di castrati bianchi nel governo di
tutti gli altri Serragli e seminarii che tengono di giovani così in
Costantinopoli come in Andrinopoli, Brussia e in diversi altri luoghi,
dove vi stanno duecento e fin a trecento scolari; possono con la loro
sopraintendenza e con altri ministri ridurli ad ottima disciplina, nel
che riescono uomini assai buoni; ovvero anco spesso che il Re per dar
luogo ad altri inferiori Eunuchi di età, che aspettano di mano in mano
di subentrare alli già detti gradi, manda fuori qualcheduno d'essi
della prima bussola in governi grandi, come Bassà del Cairo ed altre
provincie nell'Asia, e gli fa anco Bassà Visir alla Porta, come si è
veduto molte volte, che riescono soggetti molto placidi e prudenti.
Questi Eunuchi stimati, che sono li più fidati di tutti gli altri
del Serraglio, perchè dal Capi Agà come maggiordomo maggiore sono
dispensati alla cura delle cose carissime al Re, in particolare
guardano alcuni luoghi separati dove si ripongono le cose vaghe e
belle che gli vengono donate, come pezzi d'ambra greggia grandi,
mandatigli dal Bassà della Mecca, muschii, triaca, mitridati dal
Cairo, terre sigillate, balsami bolarmini, belzuari ed altre cose
simili preziosissime di vasi di agata, di porcellane, di diaspro,
di cristallo, e altre pietre di grandissimo valore; e il tutto viene
tenuto con tanta delicatezza e ordine, che per quanto mi è stato
detto, è cosa di stupore; medesimamente vi è un altro luogo separato
nel quale viene riposto il pelame donato, medesimamente sete, mussole
ed altre cose simili dell'Indie, delle quali cose la persona del Re
come le Sultane si servono con saputa del custode. Nel detto Serraglio
è un luogo molto capace, nel quale si guardano e si conservano tutti
li mobili che cadono nel fisco per la morte così dei soggetti fatti
decapitare, come d'altri morti da se, dei quali il Re vuole esser
padrone; nel qual luogo egli li fa portare dal Tefterdar grande che
ha questa cura particolare, e veduto il Re con la presenza dei suoi
ministri, fa egli la scelta di ciò che gli pare che si conservi per
presentare; del resto fa fare un incanto per quelli del Serraglio che
volessero comprare alcuna cosa, e l'avanzo fa portare nel _Bisisten_
pubblico, che è un luogo di mercato dove il tutto viene venduto al più
offerente per via di incanto. Il ritratto delle quali robe è riportato
in mano del Casnadar Bassi di dentro, Eunuco, e conservato nel Casnà;
e se bene le robe sono di quelli che muoiono dalla peste, non è perciò
alcuno che si astenga di comprarle e di maneggiarle, come se il male
non fosse contagioso; reputando i Turchi di aver nel fronte scritto il
suo fine, senza poterlo per opera umana fuggire.
Quanto alli Mori Eunuchi che servono le Sultane, e molte altre femmine
More che stanno fra le donne, è conveniente dire che la maggior parte
vengono mandati dal Cairo, putti e putte, a presentare al Re da quelli
Bassà ed altri grandi di quella provincia d'Egitto; e vengono li putti
custoditi e disciplinati fra gli altri giovani del Serraglio fino ad
una certa età al servizio; poi cavati di là sono mandati alle donne ed
applicati sotto gli altri al servizio della porta della Sultana, e
stanno sotto il loro capo nominato il Chislar Agà, che vuol dir capo
delle vergini, con stipendio ognuno di loro da sessanta fino a cento
aspri al giorno, due vesti di seta bellissime, tele ed altro per loro
bisogno all'anno, oltre quello che di presente gli abbonda da diverse
bande. A questi tali li vengono posti li nomi di fiori, come giacinto,
narciso, rosa, garofano, e simili, perchè servendo alle donne abbino il
nome corrispondente alla virginità candida e di buon odore. Le puttine
poi, così piccole come vengono, essendone delle volte mandate con le
navi una dozzina d'esse, subito sbarcate sono condotte all'appartamento
delle donne, e sotto maestre vengono allevate e disciplinate per gli
esercizii di tutte le sorte; e quanto sono più brutte e deformi, tanto
più sono dalle Sultane apprezzate; e se ne vedono qualcheduna difettosa
per qualche infermità, la mandano al Serraglio vecchio, come fanno
delle altre donne bianche che loro vengono in fastidio o riescono
imperfette, come si dirà; il che però tutto si fa con saputa del Re e
di suo ordine.
Questi Eunuchi negri possono per occasione di far qualche ambasciata
al Re, a nome delle Sultane, praticare e passare nell'appartamento
degli uomini a portare li biglietti al Capi Agà che li dia al Re, e
medesimamente ricercare alcuna cosa dalli custodi del Serraglio, e
per parlare anco a qualche suo amico; ma non possono però uscire del
Serraglio, dal loro capo in poi, senza espressa licenza della Regina,
etiam che a loro fosse comandato dalle Sultane qualche servizio. Quello
che non possono far gli Eunuchi bianchi è di passare nell'appartamento
delle donne, perchè se bene sono Eunuchi, è a loro proibito, non
potendo come si è detto altri uomini che il Re vederle e praticarle;
anzi se per occasione di infermità occorre mandarvi l'Echim Bassi, che
è il protomedico, si osserva di pigliar licenza dal Re per l'entrata;
ed entrato l'Echim per la porta della Sultana, non vede altro che
Eunuchi negri, essendo tutte le altre donne ritirate: li quali lo
conducono alla stanza dell'inferma, la quale stando tutta coperta da
capo sin a piedi con coltre ed altro, tiene solo il braccio fuori,
tanto che il medico possa toccare il polso, ed ordinato quanto gli
occorre al bisogno, se ne ritorna per la medesima via addietro; e se
occorre che l'inferma sia Regina o Sultana, il braccio posto fuori del
letto da esser toccato dal medico resta coperto di una tela di seta con
tutta la mano, perchè non le sia veduta nè toccata la carne. Nè alla
sua presenza può il medico parlare cosa alcuna, ma uscito dalla stanza
ordina il medicamento, il quale per il più secondo il costume ordinario
dei Turchi è di qualche sorbetto solutivo, perchè non usano altri
medicamenti di fisico, sì bene di chirurgia. Convengono le pazienti
accomodarsi alla necessità, nel qual caso quando non sono Sultane o
vero altre care al Re per le sue virtù, vengono mandate nel Serraglio
vecchio a curarsi.
Li figliuoli che nascono al Re, se sono di donna Sultana, si tengono
uniti e governati in un sol luogo da balie esquisite, che sono
ritrovate fuori dal Serraglio; ma se sono di più Sultane, come sovente
occorre, sono allevati e nutriti separatamente dagli altri, sì che ogni
madre ha cura delli suoi, e con molta gelosia, fin che non sono in una
certa età di cinque o sei anni. E sempre vengono dalle madri caramente
custoditi, e dal Re sontuosissimamente senza differenza vestiti ed
ordinati di gioie bellissime e ricchissime; e le balie, slattati che
sono, vengono ben pagate e presentate e mandate nel Serraglio vecchio,
quando non abbiano le loro case, per esser maritate. Le figliuole
femmine poi sono indifferentemente e senza riguardo alcuno nutrite,
poi che di loro non vi è sospetto alcuno. Sogliono per l'ordinario
li figliuoli stare fra le donne fin all'età di undici anni, perchè
finiti, vengono ritagliati con pompa grandissima, massime il primo, e
con feste per tutta la città superbissime, perchè queste sono le gran
festività di Noè, che appresso li Turchi si chiamano, come fanno li
Cristiani appunto nel sposalizio; e come i Turchi fanno poco o nulla
nel condurre a casa le spose, così nel ritaglio dei figliuoli usano di
fare gran solennità di feste, di banchetti e di presenti. Dagli anni
cinque fino alli undici che stanno fra le donne, hanno il suo _Coza_,
che vuol dire precettore, eletto dal Re ed assegnatoli per maestro.
Questo entra nel Serraglio delle donne ogni giorno, e condotto in una
stanza delli Eunuchi negri, senza mai vedere le donne, si trovano li
figliuoli con l'assistenza di due schiave vecchie negre, gli ammaestra
per quante ore gli è permesso di fermarsi, e poi se ne ritorna fuori.
Fatto il ritaglio del principe successore nell'Imperio, quando pare
al Re di non volerlo tener più dentro presso di se, gli forma la
sua casa di tutto punto, cioè gli dà uno degli Eunuchi principali
per governatore, gli assegna il suo maestro, e di mano in mano lo
fornisce di soggetti del proprio Serraglio e di fuori, per quanto
aspetta al bisogno della grandezza del suo stato, assegnando a lui ed
a tutti gli altri quel stipendio che gli pare conveniente per potersi
trattenere signorilmente: e presentato dal Re, dalla Regina, dalle
altre Sultane, e da tutti li Bassà ed altri grandi della Porta, vien
mandato in Mangacia città dell'Asia a risiedere per governo di quella
provincia, nella quale non ha però suprema autorità, ma solo comanda
come luogotenente del Re suo padre; e se trapassasse questo limite e
comandamento caderebbe in disgrazia e sospetto grande, come è occorso
a diversi. E li Eunuchi dati per custodi son obbligati tener avvisato
ordinariamente il Re e la Porta di quanto occorre per osservanza
del Canon, e per ricevere da lui li comandamenti che occorrono alla
giornata.
Per il vivere di tutto il Serraglio, dalli Azamoglani in poi, si cucina
per lo più, se bene vi sono delle cucine dentro le già dette porte, nel
secondo cortile: nelle quali assistono più di duecento fra Eunuchi,
oltre li ministri principali come scalchi, credenzieri, dispensieri,
ed altri del servizio, tutti destinati e compartiti alle loro cucine
separate, ma non confidandosi l'uno con l'altro.
La cucina del Re comincia per l'ordinario a cucinare innanzi giorno,
perchè levandosi la Maestà Sua a buon'ora, è di bisogno avere sempre
vivande preparate in ogni caso che dimandasse cibo, perchè alle volte
mangia tre o quattro volte al giorno. Il suo desinare per l'ordinario
è dopo l'ora di terza, la cena verso sera, così nel tempo di estate
come di inverno; e quando dice al Capi Agà di voler mangiare, spedisce
egli immediatamente un Eunuco a farlo sapere allo scalco di fuori, il
quale ponendo le vivande nei _tepsi_, che sono li piatti, li porta sino
alla porta del Re che è pochissimo discosta, dove si trova il scalco
maggiore di dentro, che con gli altri delli Agalari riceve li piatti
e li porta ad uno ad uno alla mensa del Re; il quale stando a sedere
solo sempre sopra il suo solito alla turchesca con le gambe sotto, e
con un ricchissimo fazzoletto ricamato sopra dei ginocchi, e con un
altro sopra il braccio sinistro, servendosi d'esso per salvietta, senza
che gli venga fatta alcuna sorte di credenza, come è costume di altri
Principi, principia a mangiare, avendo all'incontro sopra del bulgaro
che gli serve per mantile, pane in gran quantità di due o tre sorte, ma
tutto tenero e perfetto, perchè non adopera nè coltello nè pirone, ma
solo il cucchiaro di legno di questi grandi: anzi che ne vengono posti
due: uno che serve per mangiare le minestre, l'altro per sorbire con
esso certi liquori fatti di sugo di frutti d'ogni sorte, composti con
sugo di limoni e zucchero, che servono per estinguere la sete e tener
morbido il cibo che mangia. Continua poi a cibarsi di quelle vivande
che più gli aggradano, gustandole ad una ad una, e facendo levar
presto o tardi come gli piace li piatti della tavola. Mangia sempre
con le mani, perchè li cibi sono così teneri e delicatamente cotti e
perfetti, che pigliando un pollo in mano, con le dita si scarnifica
facilmente. Non usa sale in tavola, nè vi usa antipasti nè postpasti,
ma si entra subito nelle carni, e si continua, con il finire con
qualche torta: e finito il desinare o la cena, si lava le mani in un
baciletto d'oro, con il suo ramino tutto gioiellato.
Il pasto ordinario della Maestà Sua è di colombini, e ne porteranno
almeno in uno di quelli piatti una dozzina di rosti, d'oche ponendone
almeno tre, d'agnelli, di galline, di pollastri, castrato, alle volte
salvaticine, ma di raro, ma il tutto ottimamente composto, con sapori
ed altri ingredienti di gusto e di valore considerabile. Appresso le
dette vivande vi sono minestre di tutte le sorte, diversi scodellini
di canditi e di frutti composti con liquori di varie sorte, torte
eccellentissime composte di carne e canditi di tutte le sorte, e qui
finisce il mangiare, con il bere una sola volta, verso il fine, di
sorbetto delicatissimo in una scodella di porcellana portatagli dal
coppiere sopra un piatto della medesima. Nel mangiare che fa la Maestà
Sua non parla mai con alcuno, sì bene gli stanno diversi muti e buffoni
all'incontro, facendo fra di loro dei giuochi, delle buffonerie, e
burlandosi sempre alla mutesca, che viene benissimo inteso da lei,
perchè anco in eccellenza alla muta si fa benissimo intendere. Quanto
farà alle volte, sarà per favore ad alcuni delli Agalari assistenti, ed
è che gli lancierà nelle mani qualche pane della sua propria mensa, il
che viene stimato per favore singolarissimo, e quel pane viene dagli
Agalari compartito e presentato alli altri, come segno di favore, e per
cosa delicatissima.
Li piatti del servizio reale sono tutti d'oro, e tutti doppi, perchè
sono coperti e sono in buona quantità, li quali restano consegnati al
credenziero che attende alla cucina, come stanno anco consegnati altri
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 6
  • Parts
  • Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 1
    Total number of words is 4681
    Total number of unique words is 1248
    41.2 of words are in the 2000 most common words
    53.3 of words are in the 5000 most common words
    60.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 2
    Total number of words is 3837
    Total number of unique words is 1342
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    48.0 of words are in the 5000 most common words
    54.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 3
    Total number of words is 4813
    Total number of unique words is 1363
    36.7 of words are in the 2000 most common words
    52.0 of words are in the 5000 most common words
    59.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 4
    Total number of words is 4719
    Total number of unique words is 1394
    36.5 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 5
    Total number of words is 4826
    Total number of unique words is 1319
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 6
    Total number of words is 4782
    Total number of unique words is 1374
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    56.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 7
    Total number of words is 4691
    Total number of unique words is 1447
    36.1 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    59.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggio a Costantinopoli (1609-1621) - 8
    Total number of words is 480
    Total number of unique words is 221
    43.8 of words are in the 2000 most common words
    52.8 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.