Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 07

Total number of words is 4506
Total number of unique words is 1702
35.3 of words are in the 2000 most common words
51.6 of words are in the 5000 most common words
59.3 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
braccia, alle gambe, ai piedi.
Il commercio della Mecca si limita alle carovane in tempo del
pellegrinaggio. Ho già fatto osservare che ogni anno va diminuendosi,
onde è facile il calcolare il progressivo vistoso decadimento della
santa città. Vi si ricevono da Djedda le mercanzie d'Europa, che fanno
la strada dell'Egitto e del mar Rosso; e si hanno per la stessa via
molti prodotti dell'India, e dell'Iemen, ed in ispecie il caffè: le
carovane di Damasco, di Bassora, dell'Egitto, e dell'Iemen portano il
rimanente, e fanno de' vicendevoli cambj.
La consumazione della Mecca diminuisce ogni giorno in ragione della
diminuzione delle ricchezze. Generalmente parlando la fortuna degli
abitanti quasi tutti _Wehhabiti_, Bedovini, ed Arabi miserabili si
ristringe alla possessione d'un cammello, e di pochi altri bestiami.
Vivono quasi nudi sotto tende o baracche, non avendo altri mobili che
una scodella di legno, alcuni piccoli pajuoli, un vaso per riporre
l'acqua, una tazza di terra, una stuoja che loro tien luogo di letto,
due pietre per macinare il grano, uno o due otri per conservare l'acqua
piovana: in così misero stato quale alimento offrir possono per un
commercio attivo o passivo? A fronte di ciò vedonsi alcuni personaggi
riccamente vestiti di tele delle Indie, e di scialli di Cachemire, o di
Persia.
Le donne Bedovine dell'interno del paese, non escluse quelle del più
alto grado, non hanno altro abito che una camicia grandissima di tela
turchina, un velo nero colore di _conclicot_ sul viso, un ampio mantello
o velo nero di lana, anelli, braccialetti, ed altre simili cosucce.
Chiara cosa è dunque che una popolazione di così limitati bisogni non
potrà mantenere un considerabile commercio, fin tanto almeno che non sia
incivilita, cosa presso che impossibile in un paese di deserti, dalla
natura condannato alla superstizione, all'ignoranza, alla miseria. Se
per alcuni istanti potè sortire da così infelice stato di nullità, lo
dovette a quell'impulso momentaneo dell'effervescenza, dello zelo
religioso; il quale non potendo lungo tempo sostenersi, nel suo
raffreddamento lascia rapidamente ricadere il paese nel naturale suo
stato di barbarie e di povertà. Gli storici vantano la nobiltà della
nazione Araba, che non piegò mai il capo sotto il giogo de' Greci o de'
Romani: ma è questa una falsa conseguenza dedotta dagli avvenimenti. Se
l'Arabia ebbe la fortuna di non soggiacere a dominio straniero, lo deve
più assai alla natura del paese che al carattere degli abitanti. Qual'è
quel capitano che volesse sacrificar gente e denaro per conquistare
vasti deserti, e popoli che non possono formare stabili corpi politici,
se non quando le opinioni religiose uniscono tutte quelle volontà, che
verun altro legame unire non potrebbe a cagione dell'isolamento di ogni
tribù, e della sterilità del suolo, che ricusa ogni coltivazione, e per
conseguenza anche le relazioni sociali che ne derivano?
La Mecca e Medina sono bensì la culla della lingua Araba, ma per cagione
dell'ignoranza generale questa lingua va degradando, e variandosi per
fino nella pronuncia con tanto più di facilità, in quanto che viene
scritta senza le vocali, e perchè è ricca di aspirazioni che ognuno
modifica a suo capriccio, per mancanza di una prosodia nazionale, e di
ogni altro mezzo tendente a conservarne e perpetuarne la primitiva
tradizione: e perciò in vece di andarsi perfezionando, si corrompe ogni
giorno per le viziose espressioni particolari alle diverse tribù, e
commercio cogli stranieri.
L'abito dei Mecchesi è simile a quello degli Egiziani, composto cioè
d'un _benisch_, ossia _caftan_ esterno, staccato da un altro che si
unisce al corpo con una cintura, d'una camicia, d'un pajo di pantaloni,
e di pappuzze, o pantoffole; ma questo è l'abito degl'impiegati
superiori, de' negozianti, degli impiegati del Tempio ec. Il basso
popolo non ha che la camicia, ed un pajo mutande.
D'ordinario l'arabo Bedovino porta sopra l'abito un largo cappotto senza
maniche con due fori per passarvi le braccia. Questi cappotti di lana
sono per lo più a strisce alternative bianche e brune, ognuna della
larghezza d'un piede all'incirca.
Gli abitanti della città portano berrette rosse col turbante, ma i
Bedovini non hanno berretta, e copronsi la testa con un fazzoletto
giallo sparso di strisce rosse e nere, diagonalmente piegato in forma di
triangolo, e semplicemente gettato sopra il capo, di modo che le due
punte degli angoli acuti cadono sulle spalle davanti, e l'altra sul
dorso. I Bedovini alquanto ricchi portano su questo fazzoletto un pezzo
di mussolina ravvolta in forma di turbante; ma i poveri che formano il
grosso della nazione, vanno quasi affatto nudi.
Tranne gl'impiegati del tempio, ed un piccolo numero di negozianti, gli
abitanti sono sempre armati. Le armi più usitate sono il gran coltello
curvo, l'alabarda, la lancia, e la mazza; alcuni, ma non molti, hanno
ancora il fucile.
I coltelli hanno una guaina di forma assai bizzarra: questa, oltre lo
spazio occupato dal coltello, ha un prolungamento curvo in forma di
mezzo cerchio, e terminato con una palletta, o con altro ornamento più o
meno complicato. Questo coltello viene portato obliquamente innanzi al
corpo, l'impugnatura volta a sinistra, la curvatura dall'altra banda, e
la punta in alto; in modo che i movimenti del braccio destro trovansi
assai incomodati da simile disposizione, che non si mantiene che per la
forza dell'abitudine: tanto è vero che l'uomo in ogni stato ed in ogni
luogo è soggetto ai capricci della moda.
Un bastone lungo quattro piedi e mezzo o cinque al più, armato di una
punta di ferro, ed ordinariamente di un'altra piccola punta
nell'estremità inferiore è ciò che chiamasi alabarda. La lama o la punta
superiore sempre più lunga d'un piede non ha costantemente la stessa
configurazione, essendo ora larga ora stretta, con ferro di lancia o di
bajonetta ec. Molte di queste alabarde hanno il tronco seminato di
piccoli chiodi e di anelli d'ottone dall'alto al basso.
La mazza consiste in un bastone di circa quindici linee di diametro,
lungo due piedi, e terminato con un globo dello stesso legno di ventisei
in trenta linee di spessezza. Alcuni portano le mazze di ferro.
Assai rari sono i fucili all'europea, e non si vedono quasi che fucili a
miccia assai pesanti e rozzi affatto: pure trovansene alcuni pochissimi
assai ben fatti, ed io ne vidi uno assai bello tutto intarsiato
d'avorio, che si voleva vendere per cento venti franchi.
Alcuni arabi portano certe scuri lunghe circa due piedi, altri vanno
armati di bastoni del diametro maggiore d un pollice, lunghi quattro
piedi e mezzo, e coperti di ferro nella parte inferiore.
L'arma de' soldati a cavallo è una lancia lunga due piedi e mezzo,
ornata di un mazzo di piume nere alla imboccatura del ferro; l'altra
punta del bastone vien chiusa da una piccola punta, colla quale il
cavaliere fissa la sua lancia in terra perpendicolarmente quando vuole
scendere da cavallo.
Gli arabi dell'Iemen portano una spada, ed uno scudo; la spada ha la
lama diritta e larga; e gli scudi o sono di metallo, o di legno
durissimo, o di pelle d'Ippopotamo; e questi sono i più stimati: tutti
sono ornati d'incisioni, ma non hanno che un piede di diametro.
Tale è l'aridità del paese che non si vede veruna pianta intorno alla
città, nè sopra le vicine montagne. Ho già detto che gli erbaggi vengono
da lontani paesi; e le quattro o cinque piante da me trovate fanno parte
del mio erbolajo. Forse in altre stagioni dell'anno se ne troveranno di
altre specie; ma non si pensi però di trovare alla Mecca niente che
abbia l'apparenza di una prateria, meno poi di giardino: arena e pietre
sono i soli oggetti di cui la natura fu liberale a quegli abitanti. Non
vi si semina verun grano, che sarebbe opera affatto perduta, non
essendovi neppure i prodotti spontanei di ogni suolo, benchè ingrato. In
somma non si trovano che tre o quattro alberi nel luogo ov'era un tempo
la casa di _Aboutaleb_ zio del Profeta, e sei od otto altri sparsi qua e
là in diversi luoghi. Questi alberi sono spinosi, e producono un piccolo
frutto somigliante allo zenzuino, dagli arabi detto _Nèbbek_. Presso ad
una casa che lo Sceriffo possiede fuor di città verso il nord, vedesi
una specie di giardino con piantagioni di palme dattilifere, che viene
innaffiato colle acque di un pozzo.
Persone del paese mi assicurarono che i matrimonj e le nascite non sono
accompagnate da feste e da allegrezze come si costuma negli altri paesi
musulmani: io non ho veduto a celebrarsene.
I funerali si fanno pure senza veruna cerimonia. Portasi il morto a'
piedi della _Kaaba_, ove i fedeli che trovansi presenti fanno una breve
preghiera pel morto dopo la preghiera canonica ordinaria; ed in seguito
vien portato il cadavere fuori della città per essere sepolto in una
fossa. Per tale funzione innanzi ad una delle porte del tempio sulla
pubblica strada v'è una quantità di cataletti: la famiglia del defunto
manda a cercarne uno, sul quale si pone il corpo vestito degli ordinarj
suoi abiti senza verun ornamento. Dopo sepolto riportasi il cataletto al
suo luogo.
Ardente è il clima della Mecca non solo in ragione della sua latitudine
geografica, ma particolarmente per la sua posizione topografica in mezzo
a nude montagne. Il maggior caldo da me osservato fu di 23 gradi e mezzo
di _Reaumur_ il 5 febbrajo verso il cader del sole, ed il minimo di 16
gradi il giorno 16 dello stesso mese alle sette ore del mattino.
Avrei desiderato di raccomodare il mio igrometro, ma non me lo permise
la difficoltà di trovare un capello: forse la cosa sembrerà
inverosimile, ma non è perciò meno vera. Gli uomini hanno il capo raso
affatto, ed i peli della barba non sono buoni: le donne poi per una
specie di superstizione non darebbero un capello per qualunque cosa,
temendo che si possa far servire a sortilegj e maleficj contro di loro.
Per tal motivo quando si stanno pettinando hanno la più gran cura di
seppellire segretamente i capelli che loro cadono di capo; e lo stesso
caso sogliono fare allorchè si tagliano le unghie. Nè tutti gli uomini
sono esenti da così fatte superstizioni: i _Wehhabiti_ per altro pensano
affatto diversamente, perchè all'epoca del loro pellegrinaggio li vidi
farsi radere sulle strade, le quali rimasero in modo coperte delle
spoglie delle loro teste, che sarebbersene potuti riempire dei
matterassi: ma tutti questi capelli erano corti, non essendo più lunghi
di un pollice.
Non avendo potuto aggiustare il mio igrometro mi trovai privo di uno de'
mezzi d'osservazione; ma posso non pertanto dire, che durante la mia
dimora alla Mecca l'aria fu costantemente secca; il vento dominante era
di S. O. Il cielo fu alternativamente sereno o coperto, come ne' paesi
temperati; ma non osservai verun cambiamento subitaneo di temperatura, e
d'umidità, quali provai a Djedda. Pare che il clima sia sano, non
osservandosi molte malattie, nè malattie croniche, ma nemmeno vi si
trovano persone molto vecchie. Pochi sono ancora i ciechi, e niuno
affetto dall'oftalmia egiziana. Dal poco che io ne ho detto è facile
l'argomentare l'eccessivo calore dell'estate, poichè in tempo d'inverno
colle finestre aperte appena si può di notte soffrire sul corpo una
leggiera coperta di letto, ed il butirro anco in questa stagione è
sempre liquido come l'acqua. Sotto il dardeggiare d'un sole ardente, due
gradi al di dentro della zona torrida, nel fondo d'una valle di arena,
chiusa da montagne ignude, senza un ruscello, senz'alberi, senza
vegetazione, tutto concorre ad accrescerne il calore estremo. Senza
dubbio l'Onnipossente si degnò di collocarvi la sua casa per
consolazione di quegli abitanti, che senza ciò avrebbero affatto
abbandonata così ingrata terra.
Alla Mecca come negli altri paesi musulmani non sonovi medici
propriamente detti: pure io ne vidi due che ardivano intitolarsi medici,
uno de' quali avrebbe dovuto incominciare dal curar se medesimo: questi
empirici solevano impiegare quasi sempre nella cura delle malattie
preghiere, e pratiche superstiziose. Dopo ciò è inutile il soggiugnere
che non si trovano farmacisti, o altri venditori di droghe medicinali.
Quando un abitante si ammala, un barbiere gli cava sangue, e gli fa
bevere molt'acqua di zenzero; poi gli si dà dell'acqua miracolosa dello
_Zemzem_ in bevanda, e per fare i bagni; gli si fanno mangiare garofani,
cannella, ed altri aromi, e l'ammalato secondo che è la volontà di Dio o
muore o guarisce. Avendo portata la mia piccola spezieria, curava io
stesso i miei domestici ammalati. Il mio padrone di casa si trovò preso
da una febbre intermittente: dopo averlo preparato, gli feci prendere un
vomitivo, che produsse il suo effetto; ma all'indomani invece di
trovarlo sollevato, lo trovai più alterato che mai. Non sapendo quale
ragione trovare di così straordinaria crisi, seppi la sera per accidente
andando al tempio, che la notte era stato portato al pozzo di _Zemzem_,
ch'era stato bagnato coll'acqua fredda, e fattagliene bere quanta
poteva. Tornato a casa riconvenni seriamente i domestici che avevano
tenuto mano a questa clandestina operazione, e ricominciai la cura del
mio _hhazindar_, che guarì nel tempo ordinario.
Il famoso _balsamo_ della Mecca è tutt'altro che un prodotto di questa
città; che anzi è qui raro assai, e non può trovarsene che quando i
Bedovini delle altre regioni dell'Arabia ne portano per accidente. Un
uomo, che per essere mecchese, era abbastanza istrutto, mi disse, che
questo balsamo proviene specialmente dal territorio di Medina, che colà
dicesi _Bèlsan_, e che i suoi compatriotti non conoscono neppure
l'albero che lo produce, il quale chiamasi _Gilead_.
Osservai in tutta l'Arabia la singolare usanza di farsi tre incisioni
perpendicolari al lungo di ogni guancia, lo che fa parere la maggior
parte degli uomini marcati da sei cicatrici. Interpellai più persone
intorno ai motivi di tale costumanza: alcuni mi risposero, per farsi
cavar sangue, altri ch'era una marca colla quale dichiaravansi schiavi
della casa di Dio; ma in fondo è la sola moda che impone queste
scarificazioni riguardate come una bellezza uguale alle pitture turchine
nere e rosse, di cui le donne copronsi il volto. È pure la moda che fa
loro portare anelli al naso, e coltelli curvi che rendono incomodi i
moti delle loro braccia: ecco cosa è l'uomo.


CAPITOLO XXXVII.
_Cavalli. — Asini. — Cammelli. — Altri animali. — Tappeti. —
Corone. — Montagne. — Fortezze. — Case dello Sceriffo. —
Sultano Sceriffo. — Situazione politica della Mecca. —
Mutazione di dominio. — Beled-el-Haram, ossia Terra Santa
dell'Islam. — Montagne dell'Hediaz._

Prima di terminare la descrizione della Mecca non devo ommettere di
parlare de' cavalli Arabi tanto famosi in tutto il mondo. Ma che potrò
io dirne? A pena se ne troverebbero cento nella guardia del sultano
Sceriffo, e sei al più presso i particolari della capitale dell'Arabia.
Sono così rari presso i Bedovini, che il sultano _Saaoud_ alla testa di
cinquantamila _Wehhabiti_ non ha più di dugento in trecento cavalli, e
questi pure dell'Iemen.
E quelli che io ho veduti sono brutti, piccoli e grossolani, tranne una
mezza dozzina di mediocri, e due o tre assai belli. Generalmente
parlando sono fortissimi, assai veloci al corso, e capaci di soffrire
lungo tempo la fame e la sete. Tali sono i vantaggi de' cavalli Arabi.
Generalmente sono d'un colore grigio leardo; hanno la testa assai bella,
la coda sottile, l'occhio scintillante, l'orecchio fino.
I cavalieri trattano i loro cavalli barbaramente, servendosi come a
Marocco di morsi durissimi, che fanno loro insanguinare la bocca.
Ad eccezione di alcuni soldati dello Sceriffo, che hanno selle e
speroni, tutti gli altri arabi montano colle sole _paniottine_ senza
staffe, e su questa specie di scranna corrono colla rapidità del lampo.
Tutti i _Wehhabiti_, e lo stesso figlio del sultano _Saaoud_ cavalcano
in tal maniera.
Di tanta scarsezza di cavalli conviene darne colpa alla sterilità dei
deserti, ove il solo cammello può vivere e viaggiare comodamente. I
cavalli non hanno, come il cammello, che un poco d'erba secca; non
dandosi loro che rarissime volte orzo o avena.
Ma la patria di questo nobile compagno dell'uomo non è la Mecca: i
migliori cavalli arabi trovansi nell'Iemen e ne' contorni della Siria, e
di colà vengono condotti a Costantinopoli: ma io ne parlerò più
opportunamente altrove.
Quantunque piccoli, eccellenti sono gli asini della Mecca; non però
migliori di quelli d'Egitto. Il cammello è la sola bestia da soma del
deserto; un dono della Provvidenza agli abitanti ed a viaggiatori di
questo cocente clima. Che sarebbe mai l'Arabo senza il cammello? Quali
umane forze avrebbero bastato per unire più di ottantamila uomini alle
falde del monte Aarafat nel giorno del pellegrinaggio, senza il soccorso
di questi preziosi animali? Lasciamo il cavallo, l'asino e le altre
bestie da soma ai paesi ove l'abbondanza delle acque somministrano buoni
pascoli; ma per le due Arabie, dette dagli antichi geografi, _Petrea_ e
_Deserta_, e pel Sahhara, o gran deserto d'Affrica, Dio creò il
cammello, vero tesoro per gli abitanti di tali contrade. Trovansi, è
vero, alcuni asini che vanno frequentemente dalla Mecca a Djedda in
dodici ore; trovansi d'ordinario nelle grandi carovane pochi cavalli e
pochi asini; ma questi non sono nulla, assolutamente nulla in paragone
dell'immensa quantità di cammelli che circolano nel deserto.
Questi animali sono assai ben trattati dai loro padroni, ma sono
condannati a travagliare fino all'ultimo respiro; essi muojono sotto la
soma, e le strade sono coperte delle loro ossa. Io non trovai veruna
sensibile diversità tra i cammelli dell'Arabia e quelli d'occidente. Per
alimentare questo prezioso animale, i cavalli e gli asini, si vendono in
tutti i mercati piccoli fasci di erba secca.
Vidi alla Mecca una specie di vacche senza corni, con una gobba sul
dorso: mi fu detto che queste bestie vengono dai paesi più orientali, e
servono per montura e per carico; viaggiano con molta celerità e danno
molto latte.
Trovansi in città pochi cani, e que' pochi che s'incontrano
rassomigliano assai ai _cani da pastore_. Alla Mecca come in ogni altro
paese musulmano, questi animali sono erranti, liberi e senza padrone. I
gatti sono della specie medesima di quelli d'Europa, ma alquanto più
piccoli.
Trovansi montoni di coda grossa assai alti meno però di quelli delle
altre contrade meridionali. Vidi pure nel paese una specie di capre
assai gentili di conveniente grandezza, che hanno corna lunghe più di
ventiquattro pollici, e piccole vacche e buoi con brevi corna come
quelli di Marocco.
Gl'insetti vi sono rari assai, e pochissimi ne potei raccogliere. Vidi
un giorno uno scorpione nel grande cortile del tempio che camminava
colla coda rivolta sul dorso: fu ucciso coi sassi, e quando, ferito,
stese la coda, parvemi che avesse più di sei pollici di lunghezza.
Non ho mai altrove trovati topi così arditi come alla Mecca. Tenendo io
il mio letto in terra, tutte le notti mi saltavano addosso, ed io
guardavo la cosa con indifferenza perchè qualche colpo bastava a
metterli in fuga: ma una notte che aveva applicato del balsamo di
ginepro ad un mio domestico, benchè mi fossi ben pulite le mani con un
drappo, l'odore chiamò i sorci intorno a me, che sul più bello del sonno
mi diedero due forti morsicature alla mano destra, e mi risvegliarono
sbigottito. Temendo d'essere stato morsicato da qualche animale velenoso
vi applicai subito dell'alcali volatile: ma conobbi ben tosto ch'erano
stati i sorci. Feci allora, ma inutilmente, sospendere il mio letto,
perchè trovavano modo di entrarvi ancora, saltandovi dai mobili più
vicini. Sono questi perfettamente uguali ai sorci domestici d'Europa.
Sonovi molte mosche comuni, pochissime delle più grosse. Le pulci e le
cimici non eranvi frequenti, ma non si poteva andare al tempio senza
imbrattarsi d'altri schifosi insetti.
Una cosa da me riguardata come un avanzo dell'antica opulenza della
Mecca sono i ricchi tappeti e cuscini che trovansi nelle case. Siccome
questi due oggetti erano i più comuni regali dei pellegrini, si andarono
accumulando ogni anno nella città in maniera, che anche nelle più povere
case vedonsi dei vecchi ricchissimi tappeti.
I _Wehhabiti_ proscrivendo l'uso delle corone come cosa superstiziosa,
privarono gli abitanti della Mecca d'un vivissimo ramo di commercio; ma
non pertanto si continua a farne segretamente per i pellegrini con varj
legni dell'India, e dell'Ieman, e con odoroso legno di sandalo.
Le montagne della Mecca sono tutte di schisto quarzoso con poche parti
di roccia cornea. In questo paese quasi tutto è quarzo; la sabbia non è
che una decomposizione di quarzo, e la roccia cornea, il feldspato, il
mica, ec. non sono che parti accidentali. Gli strati sono obliqui sotto
diversi angoli d'inclinazione, ed ordinariamente dai trenta ai
quarantacinque gradi, alzandosi verso l'est.
La Mecca è una città aperta, senza mura di alcuna sorte, ed è
signoreggiata dalla fortezza posta sulla montagna detta _Diebél-Djiád_,
che riguardasi dagli abitanti come imprendibile, benchè presenti una
strana mescolanza di mura e di torri; e penso che sia stata fabbricata a
differenti epoche, senza alcun piano regolare. Qualunque sia, è la
fortezza principale dello Sceriffo, che ne ha due altre più antiche,
fatte in figura di parallelogramo, con una torre ad ogni angolo, le
quali trovansi sopra due delle montagne che chiudono la valle, una al
nord e l'altra al sud.
Lo Sceriffo aveva un palazzo presso al tempio ai piedi della maggior
fortezza e della montagna di _Djebel-Djiad_, che fu ruinato dai
_Wehhabiti_, ed adesso lo Sceriffo abita in tre grandi case unite vicine
alla montagna _Djebel-Hindi_. Innanzi a questa abitazione fece porre una
batteria di quattro cannoni di bronzo. Lo Sceriffo possiede pure la casa
ch'egli abitava prima di salire sul trono, una casa di campagna poco
distante dalla città con un giardino di palme, una casa a Mina, un'altra
ad Aàrafat, ed una a Djedda, ove suole portarsi frequentemente. Aveva
pure un palazzo a Taït, che fu distrutto dai _Wehhabiti_. Tutte queste
case, sono come altrettante fortezze circondate da mura e da torri.
L'attuale Sceriffo chiamasi _Scherit Ghabel_, ed è figlio dello Sceriffo
_Msàat_ suo predecessore. Sono di già molti anni che la sua famiglia
possiede la sovranità di _Beled el Haràm_, e di _Hedi-az_; ma anche alla
Mecca, come a Marocco si costuma d'ordinario di disputarsi il trono
colle armi. L'attuale Sceriffo è un uomo di spirito, fino, politico e
coraggioso; ma per mancanza d'istruzione trovasi abbandonato a tutte le
passioni, per soddisfare alle quali, non avvi alcuna specie di
vessazione, che non eserciti sopra gli abitanti, e sopra gli stranieri:
e tale è la sua inclinazione alla rapina, che nemmeno risparmia i suoi
più fedeli servitori quando crede di poter loro scroccare qualche somma.
Nella breve dimora ch'io feci ne' suoi Stati lo vidi fare una
soverchieria che costò più di centomila franchi ad un negoziante di
Djedda, uno de' suoi favoriti. Arbitrarie affatto sono le imposte messe
sul commercio, o sugli abitanti; e vanno ogni giorno crescendo perchè
egli è fecondo di nuovi ritrovati per accrescere le sue entrate. In una
parola il popolo è ridotto a tale estremità, che in tutta la terra santa
non mi sono abbattuto in una sola persona che mi parlasse
vantaggiosamente dello Sceriffo, tranne il negoziante, di cui ho
parlato.
Oltre le tasse arbitrarie, con cui opprime il commercio, rende difficile
ogni speculazione ai negozianti, prendendo egli stesso una parte
attivissima nel commercio co' suoi vascelli. Non può caricarsi, o
scaricarsi verun bastimento particolare, se prima non lo sono quelli
dello Sceriffo: e siccome questi ultimi sono i più grandi, di miglior
costruzione, e montati dei migliori equipaggi, assorbiscono la maggior
parte del commercio del Mar Rosso con pregiudizio dei negozianti, che
trovansi ridotti nella più dura schiavitù.
Riguardansi gl'Inglesi come i migliori amici dello Sceriffo pel diretto
interesse che gli lasciano godere nel commercio delle Indie. Non perciò
li risparmia egli quando crede di potere con suo utile far loro qualche
soperchieria. L'anno passato un grosso bastimento inglese carico di
riso, venne a Djedda: il capitano ch'era sbarcato trovando il prezzo di
questa derrata troppo basso, risolvè di portarsi altrove: ma lo Sceriffo
pretese il pagamento di tutti i diritti come se avesse sbarcato il
carico sul luogo. Dopo alcune calde discussioni il capitano non trovò
altro modo per sottrarsi alla rapacità dello Sceriffo, che quello di
forzare l'uscita del porto.
Da poco tempo essendo morto a Djedda il capitano di un grosso bastimento
delle isole Maldive, lo Sceriffo s'impadronì all'istante della nave e
del carico, sotto pretesto che il capitano essendo morto nel suo
territorio, era a lui devoluto tutto quanto gli apparteneva. Poco dopo
lo Sceriffo in società coi commercianti di Djedda mandò questo stesso
bastimento nell'India accompagnato da un altro di sua proprietà: e l'uno
e l'altro con ricchissimo carico: ma i Francesi se ne impadronirono, e
ne rilasciano un solo dopo averne levato tutto il carico. La notizia di
questa presa fece molta sensazione allo Sceriffo, che me ne parlò al mio
arrivo alla Mecca, ed avrebbe voluto ch'io ne scrivessi ai miei
conoscenti d'Europa: ma io lo consigliai a scriverne direttamente al
governo Francese: ma perchè ciò accadde nell'istante in cui i
_Wehhabiti_ minacciavano di occupare difinitivamente la Mecca, lo
Sceriffo temeva che discoprendosi ch'egli fosse in relazione coi
cristiani, non si attribuisse questo passo a qualche mira politica, e ne
fosse severamente punito. Insisteva perciò che io ne scrivessi,
fidandosi interamente di me, com'egli diceva, e delle mie relazioni; ma
ad ogni modo lo ridussi a scriver egli medesimo. Mandò pure due lettere
al governatore dell'Isola di Francia, che gli Arabi dicono _Diezira
Mauris_, pregandolo di rimandargli i due bastimenti: ma il silenzio del
governatore palesa il poco caso fatto di queste lettere.
Malgrado i suoi difetti, e la quasi totale nullità cui vanno riducendolo
i _Wehhabiti_, lo Sceriffo conserva ancora molta influenza nei porti
dell'Arabia, ed a Cosseïr per le relazioni ch'egli ha coi Mamelucchi e
gli abitanti dell'alto Egitto; come pure a Saonàken ed a Messoua,
ch'egli possiede sulle coste dell'Abissinia in nome del sultano di
Turchia. Osservai pure, non senza sorpresa, che questo principe non
aveva i pregiudizj della sua nazione.
All'epoca del mio arrivo la posizione politica della Mecca, era affatto
singolare. Il sultano Sceriffo ne era il sovrano naturale ed immediato,
ma non si lasciava di riconoscere la supremazia del sultano di
Costantinopoli che veniva ricordato nella preghiera del venerdì, quando
il sultano _Saaoud_, che occupa il paese coi _Wehhabiti_, proibì il
venerdì avanti Pasqua di nominare il sultano di Costantinopoli.
La Porta Ottomana mandava pure un Pascià alla Mecca, e dei Kadì per
esercitarvi il potere giudiziario alla Mecca, a Djedda, ed a Medina, ma
non pertanto tutta l'autorità politica ed amministrativa restava nelle
mani dello Sceriffo, che governava il paese come Sultano indipendente
per mezzo de' suoi schiavi negri detti _Ouisir_, mentre gl'impiegati
della Porta accontentavansi di vivere splendidamente a carico dello
Sceriffo.
Intanto il Sultano _Saaoud_, la di cui autorità non era fondata che
sulla forza, facevasi ubbidire, senza per altro aver prese le redini del
governo: ma egli non esigeva contribuzioni, e faceva credere di
rispettare i diritti dello Sceriffo. Questi godeva degli attributi di
sovrano indipendente, disponendo della vita e dei beni de' suoi sudditi,
facendo a suo capriccio e pace e guerra. Teneva perciò in armi tremila
uomini Turchi, Negri, o Mogrebini; ma questi non bastavano per opporsi
agli avanzamenti dei _Wehhabiti_, ed era forzato di deferire alle loro
voglie, di accomodarsi alle loro leggi, di lasciarli portare la guerra
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 08
  • Parts
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 01
    Total number of words is 4337
    Total number of unique words is 1735
    35.4 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 02
    Total number of words is 4463
    Total number of unique words is 1687
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    50.2 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 03
    Total number of words is 4387
    Total number of unique words is 1648
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    60.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 04
    Total number of words is 4507
    Total number of unique words is 1653
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    50.7 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 05
    Total number of words is 4466
    Total number of unique words is 1626
    37.2 of words are in the 2000 most common words
    53.9 of words are in the 5000 most common words
    61.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 06
    Total number of words is 4420
    Total number of unique words is 1700
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    57.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 07
    Total number of words is 4506
    Total number of unique words is 1702
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    59.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 08
    Total number of words is 4406
    Total number of unique words is 1637
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    53.1 of words are in the 5000 most common words
    61.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 09
    Total number of words is 4399
    Total number of unique words is 1635
    33.8 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 10
    Total number of words is 4422
    Total number of unique words is 1570
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    59.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 11
    Total number of words is 4472
    Total number of unique words is 1613
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    50.3 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 12
    Total number of words is 1199
    Total number of unique words is 636
    42.5 of words are in the 2000 most common words
    56.5 of words are in the 5000 most common words
    62.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.