Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 05

Total number of words is 4466
Total number of unique words is 1626
37.2 of words are in the 2000 most common words
53.9 of words are in the 5000 most common words
61.5 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
dichiarato che l'uso del tabacco è peccaminoso, ed i suoi segretarj che
dominano l'Arabia essendo generalmente temuti, non si fuma che con molta
circospezione, e quasi di furto.
All'indomani, domenica 25 gennajo, resi la visita al _Nekih-el-Ascharaf_,
o capo degli sceriffi, e gli feci un piccolo regalo. Mi diede tutti i
segni di distinzione e d'amicizia, che io poteva desiderare. Era il
secondo giorno dell'apertura della _Kaaba_, come si disse poc'anzi,
ma era il giorno esclusivamente destinato per le donne. Esse vi
entrarono in folla per recitarvi le loro preghiere, e come gli uomini
esse fanno i sette giri intorno.
Il lunedì 29 gennajo, 20 del mese doulkaada, si lavò e purificò la
_Kaaba_ colle seguenti cerimonie. Due ore dopo il levar del sole il
sultano Sceriffo venne al tempio accompagnato da circa trenta persone, e
da dodici guardie parte Negri e parte Arabi. La porta della _Kaaba_ era
già aperta e circondata da immenso popolo, ma non eravi ancora la scala.
Il sultano Sceriffo montato sopra le spalle degli uni, e su la testa
degli altri entrò nella _Kaaba_ cogli Scheih principali delle tribù; gli
altri volevano fare lo stesso, ma le guardie negre ne vietavano
l'ingresso a colpi di pugni e di canne. Io stava lontano dalla porta per
evitare la folla, quando per ordine dello Sceriffo il capo di _Zemzem_
mi fece segno colla mano di avanzare; ma come farmi avanti a traverso di
più di mille persone ch'erano tra me e la _Kaaba_?
Tutti i portatori d'acqua della Mecca appressavansi coi loro otri pieni,
ch'essi facevano avanzare di mano in mano fino alle guardie negre della
porta, come pure un gran numero di piccole scope di foglie di palma.
I Negri cominciarono a gettar acqua sul suolo della sala che è
lastricata di marmo, e vi si gettò ancora acqua di rose. Quest'acqua
scolando per un foro posto sotto la soglia della porta, era avidamente
raccolta dai fedeli; ma perchè non era proporzionata ai loro desiderj, e
che i più lontani ne chiedevano ad alta voce per bevere e per bagnarsi,
le guardie negre colle tazze e colle mani la gettavano con profusione
sul popolo. Ebbero l'attenzione di farmene passare un piccol vaso, ed
una tazza, colla quale ne bevei quanto mi fu possibile, e sparsi il
rimanente sul mio corpo; imperciocchè quest'acqua, quantunque salsa
alquanto, porta seco la benedizione di Dio, ed altronde è bene
aromatizzata dall'acqua di rose.
Feci allora uno sforzo per avvicinarmi; molte persone mi sollevarono
sopra la folla, e camminando sopra le teste giunsi finalmente alla
porta, ove le guardie negre mi ajutarono ad entrare. Io era preparato a
tale operazione, non avendo in dosso che la camicia, un _caschaba_, o
camicia di lana bianca senza maniche, il turbante, ed il _hhaik_ che mi
avviluppava.
Il sultano Sceriffo scopava egli medesimo la sala. Appena entrato, le
guardie mi levarono il _hhaik_, e presentaronmi un fascio di piccole
scope, delle quali ne presi alcune in ogni mano. All'istante gettarono
molta acqua sul pavimento, ed io incominciai a scopare a due mani con
un'ardente fede, quantunque il suolo fosse di già pulito come uno
specchio. Durante questa operazione, lo Sceriffo che avea finito di
scopare e di profumare la sala, stava orando.
Mi venne in appresso presentata una tazza d'argento piena d'una pasta
fatta con raschiatura di sandalo, legno assai aromatico, e bagnato con
essenza di rose; stesi questa pasta sulla parte inferiore della parete
incrostata di marmo al disotto della tappezzeria che copre la parte
superiore ed il palco. Mi fu poi dato un pezzo di legno d'aloè che feci
abbruciare in una grande bragiera per profumare la sala.
Allora il sultano Sceriffo mi proclamò _Hhaddem-Bèit-Allah-el-Haram_,
vale a dire _servitore della casa di Dio la proibita_; e ricevetti le
congratulazioni di tutti gli assistenti. Dopo recitai le mie preghiere
nei tre lati della sala, come la prima volta, lo che pose termine ai
miei doveri. Mentre mi occupava di quest'atto di pietà, il sultano
Sceriffo erasi ritirato.
Un gran numero di donne che stavano nel cortile riunite in corpo a
qualche distanza dalla porta della _Kaaba_, gettavano di quando in
quando acute grida di gioja.
Mi fu data un poco di pasta di sandalo con due piccole scope che io
custodii religiosamente siccome preziose reliquie. Le guardie ajutaronmi
a scendere sopra il popolo, che mi prese, e mi pose in terra
felicitandomi dell'avvenimento. Passai di là al _Makam-Hibrahim_ per
farvi una preghiera, vi fui ricoperto del mio _hhaik_, ed entrai in casa
mia tutto bagnato.
Altri impiegati del tempio mi portarono successivamente acqua del
lavacro, ed un vaso me ne mandò il figlio dello Sceriffo che aveva la
chiave della _Kaaba_, aggiugnendovi un cartoccio ripieno di raschiatura
di sandalo ridotta in pasta con acqua di rose, un altro cartoccio di
altri aromi, un cero, e due piccole scope. Dovetti corrispondere a tanti
favori nel miglior modo possibile.
Il martedì 3 febbrajo, 25 del mese doulkaada, la grande tela nera che
copre l'esteriore della _Kaaba_ fu tagliata un poco sopra alla porta, e
tutto all'intorno dell'edificio; cosicchè rimase scoperto nella parte
inferiore; lo che compie la cerimonia detta _Yaharmo-el-Bèit-Allah_,
cioè _purificazione della casa di Dio_.
In questa operazione tutti gl'impiegati del tempio procurano di ottenere
qualche pezzo della tela, che dividono in minutissimi pezzetti per farne
certe reliquie, che regalano poi ai pellegrini, obbligati di
corrispondere a questo favore con qualche gratificazione. Io ne
ricevetti tante che... Dio sia lodato!
In questo giorno medesimo un corpo d'armata de' _Wehhabiti_ entrò nella
Mecca per soddisfare ai doveri del pellegrinaggio, e per impadronirsi
della santa città. Io li vidi entrare per accidente. Mi trovava alle
nove ore nella strada principale, quando vidi venire una folla di uomini
strettamente serrati gli uni contro gli altri, non avendo altra veste
che un panno intorno alle reni, ed alcuni una salvietta posta sulla
spalla sinistra, e sotto l'ascella destra; del resto affatto nudi ed
armati di fucili a miccia con un _cangiar_, o grande coltello curvo
appeso alla cintura. Alla vista di questo torrente d'uomini nudi ed
armati tutta la gente sgombrò la strada. Io rimasi al mio luogo, salendo
sopra un mucchio di rottami onde meglio osservarli. Vidi avanzare una
colonna che parvemi numerosa di cinque in sei mila uomini talmente
serrati su tutta la larghezza della strada, che non avrebbero potuto
movere una mano. La colonna era preceduta da tre o quattro uomini a
cavallo armati di una lancia lunga due piedi, e seguita da altri
quindici o venti montati sopra cavalli, cammelli, e dromedarj colla
lancia alla mano come i primi; ma non avevano nè stendardi, nè tamburri,
nè verun altro stromento, o trofeo militare. Marciando altri mettevano
grida di santa allegrezza, altri confusamente recitavano preghiere ad
alta voce; ognuno a modo suo.
Salirono in tale ordinanza fino alla più alta parte della città, ove
giunti incominciarono a sfilare a piccoli corpi separati per entrare nel
tempio per la porta _Beb el-Salem_.
Un gran numero di fanciulli della città, che d'ordinario servono di
guida agli stranieri gli si fecero incontro, presentandosi loro in
piccoli gruppi per insegnar loro le sacre cerimonie: osservai che tra
queste guide non eravi un solo uomo di età matura. Già i primi corpi in
atto d'incominciare i giri della _Kaaba_ si facevano premura di baciare
la _pietra nera_, quando altri impazienti d'aspettare, si avanzano
tumultuariamente, mischiandosi coi primi, e facendo una tale confusione
che più non era intesa la voce delle guide. Alla confusione tien dietro
il tumulto: tutti vogliono ad un tempo baciare la _pietra nera_, tutti
vi si affollano, e molti cercano di aprirsi un passo col bastone. Invano
uno de' loro capi monta sullo zoccolo presso alla pietra sacra per
rimettere l'ordine; le sue grida, i suoi segni tornano vani perchè il
santo zelo della casa di Dio che li divora non permette loro d'udir
ragione, nè la voce del capo. Il movimento in giro s'accresce per mutuo
impulso. Finalmente si vedono, a guisa d'uno sciame di api, che volano
intorno all'alveare, girare confusamente intorno alla _Kaaba_, e nel
loro confuso zelo rompere coi fucili che hanno sulle spalle tutte le
lampadi di vetro che circondano la casa di Dio.
Dopo le diverse cerimonie intorno al tempio, doveva ognuno bere l'acqua
del pozzo miracoloso, e spargerne sul proprio corpo, ma perchè ogni cosa
facevasi disordinatamente, ben tosto i secchi, le corde, le tazze sono
fatte in pezzi: i capi e gl'impiegati dello _Zemzem_ abbandonano il loro
posto; ed i _Wehhabiti_ rimasti soli padroni del pozzo si danno mano,
formano una catena, scendono in fondo, ed attingono l'acqua come
possono.
Il pozzo chiede elemosine, offerte la casa di Dio, mercede le guide; ma
la maggior parte de' _Wehhabiti_ non avevano alcuna moneta; e soddisfano
a quest'obbligo di coscienza dando venti o trenta grani di polvere assai
grossa, alcuni piccoli pezzi di piombo, e pochi grani di caffè.
In fine delle cerimonie avendo essi i capelli lunghi un pollice, si
fecero coscienza di farli radere, la quale operazione si eseguì nelle
strade, ed i barbieri furono pagati colla stessa qualità di monete onde
furono compensate le guide e gl'inservienti del tempio.
I _Wehhabiti_ di Draaïya, principale luogo della riforma, hanno il color
di rame. Sono in generale ben fatti e perfettamente ben proporzionati,
ma di bassa statura: ed ho specialmente distinti tra loro alcuni che
avevano così belle teste da poter pareggiarsi a quelle dell'_Apollo_,
dell'_Antinoo_, o del _Gladiatore_. Hanno pure gli occhi vivacissimi, il
naso e la bocca regolarissimi, i denti belli, ed una fisonomia piena
d'espressione.
Figuriamoci una folla d'uomini nudi ed armati, quasi privi di ogni idea
di civiltà, e parlanti un linguaggio barbaro: questo primo quadro è
spaventoso, e ributta l'immaginazione; ma sormontata questa prima
impressione, trovansi in questi uomini alcune rare qualità; essi non
rubano giammai nè colla violenza, nè coll'astuzia, se non quando credono
che l'oggetto appartenga al nemico, o ad un infedele; tutto ciò che
comprano, e qualunque servigio venga loro reso si paga colla loro
moneta. Ciecamente sottomessi ai loro capi soffrono in silenzio tutte le
fatiche, e si lascerebbero condurre in capo al mondo. Finalmente si
conosce essere costoro uomini dispostissimi ad essere inciviliti, se
fosse loro data una conveniente direzione.
Ritornato a casa mia seppi che arrivavano altri corpi di _Wehhabiti_ per
soddisfare al dovere del pellegrinaggio. Intanto che faceva egli il
sultano Sceriffo?.... nell'impotenza di resistere a tante forze stava
rinchiuso, o a meglio dire nascosto, temendo di essere attaccato; le
fortezze approvvigionate e poste in istato di difendersi; i soldati
Arabi, Mogrebini, e Negri non abbandonavano i loro posti: vidi guardie e
scorte ai forti, e varie porte chiuse e murate; in una parola tutto era
disposto per rispingere un'aggressione. Ma la moderazione dei
_Wehhabiti_, e le trattative dello Sceriffo resero inutili le prese
precauzioni.


CAPITOLO XXXIV.
_Pellegrinaggio ad Aarafat. — Grande riunione di pellegrini. —
Descrizione di Aarafat. — Sultano ed armata dei Wehhabiti.
Cerimonie di Aarafat. — Ritorno a Mosdelifa. — Ritorno e
cerimonie a Mina. — Ritorno alla Mecca e fine del
pellegrinaggio. — Appendice al pellegrinaggio._

Il gran giorno del pellegrinaggio al monte _Aarafat_ era il martedì 17
febbrajo. Io partii il 16 dopo mezzogiorno, in una _chevria_ posta sopra
un cammello, eguale a quella di cui mi valsi per venire da Djedda alla
Mecca. Alle due circa dopo mezzogiorno passai innanzi alla caserma delle
guardie negre, posta all'estremità settentrionale della città.
Di là piegando a levante giunsi dopo pochi minuti in faccia ad una gran
casa di campagna dello sceriffo, ed un quarto d'ora dopo scopersi la
celebre montagna _Diebel Nor_, ossia montagna della luce, sulla quale
l'Angelo _Gabriele_ portò al più grande dei profeti i primi capitoli del
Corano. Questa montagna s'inalza isolata in figura di pane di zucchero,
sopra il livello delle altre montagne che la circondano. Eravi altra
volta sulla sommità una cappella, che era una stazione del
pellegrinaggio, ma i _Wehhabiti_ dopo averla atterrata, posero una
guardia alle falde della montagna per impedire ai pellegrini di salirlo
per farvi le preghiere, che _Abdoulwehhab_ dichiarò superstiziose. Vi si
saliva, mi fu detto, per una scala tagliata nella roccia; e trovandosi
questa montagna distante un quarto di lega a sinistra dalla strada, non
la vidi che passando cogli altri pellegrini, ma pure ne presi uno
schizzo in prospettiva.
Seguendo la strada verso l'E. S. E. vidi alle tre ore meno un quarto una
piccola sorgente d'acqua dolce, con vasche artefatte, e poco dopo entrai
in Mina. Il primo oggetto che si scopre entrando nel borgo è una
fontana, in faccia alla quale vedesi un'antica opera che il volgo dice
essere stata fatta dal demonio.
Il borgo di Mina, chiamato anche _Mòna_, non ha che una sola strada, ma
così lunga che io impiegai venti minuti per arrivare dalle prime alle
ultime case. Sonovi belli edificj, molti de' quali cadono in rovina, o
sono senza tetto, ed alcuni recinti con muraglie a secco alte cinque
piedi che vengono affittati ai pellegrini ne' giorni della Pasqua.
A tre ore e mezzo feci porre il campo fuori di Mina dal lato di levante
in una piccola pianura presso ad una moschea circondata di mura come una
specie di fortezza.
Tutto il paese attraversato fin qui è una angusta valle chiusa da
montagne granitiche affatto sterili. Tutta la strada era coperta di
cammelli, di persone a piedi ed a cavallo, e da un gran numero di
_schevrias_.
Un distaccamento di _Wehhabiti_ montati sopra dromedarj, che io aveva
incontrati alle falde del Dièbel-Nor venne ad accamparsi avanti alla
porta della moschea. Fu ben tosto raggiunto da altri corpi della stessa
nazione montati egualmente sopra dromedarj o cammelli; ed in breve tutta
la pianura ne fu piena. Dopo tramontato il sole giunse il sultano de'
_Wehhabiti_, _Saaoud_, la di cui tenda era stata preparata al piede
della montagna in poca distanza dalle mie.
Una carovana di Tripoli di Barbaria, un'altra dell'Iemen, di una
quantità di pellegrini negri del Soldano, o dell'Abissinia, molti Turchi
giunti per la strada di Suez, assai Mogrebini venuti per mare, una
carovana di Bassora, ed altre del Levante: gli Arabi dell'alto e del
basso Egitto, quelli del paese, ed i _Wehhabiti_, trovavansi allora
riuniti, o piuttosto ammucchiati gli uni su gli altri in quest'angusta
pianura, nella quale i pellegrini devono accamparsi per dovere, perchè
la tradizione riferisce che il santo Profeta faceva lo stesso qualunque
volta andava ad Aàrafat.
Non era giunta la carovana di Damasco, quantunque partisse con molte
donne, e fosse scortata dalla truppa, e dall'artiglieria portando il
ricco tappeto che ogni anno viene mandato da Costantinopoli pel sepolcro
del Profeta a Medina; perchè i _Wehhabiti_ che riguardano questa usanza
come peccaminosa gli vennero incontro fin presso a Damasco, e fecero
sapere a quel Pascià _Emir-el-Stage_, che la comandava, che non si
poteva ricevere il tappeto destinato pel sepolcro; che se voleva
proseguire il viaggio per la Mecca, dovesse rimandare addietro i
soldati, l'artiglieria e le donne, e che trasformandosi in tal modo in
veri pellegrini, la carovana non incontrerebbe verun ostacolo nel suo
viaggio. Non volendo il Pascià sottomettersi a tali condizioni fu
costretto di retrocedere. Altri pretendono che si esigesse da lui una
forte contribuzione di denaro: ma ciò è contraddetto da altri meglio
informati.
Il martedì 17 febbrajo del 1807 (9 Doulhagea, 1221 dell'Egira) alle sei
ore della mattina, era in cammino nella direzione di S. E. ¾ E. A breve
distanza dal luogo della partenza lasciai a destra una casa dello
Sceriffo; alle sette passai _Mosdèlifa_, piccola cappella con una gran
torre in una stretta valle; e dopo avere attraversata una gola ancora
più chiusa tra le montagne, camminai lungo una vallata al S. E. che
sbocca alle falde del monte Aàrafat, ove giunsi alle nove ore del
mattino.
Il monte _Aàrafat_ è l'oggetto primario del pellegrinaggio dei
musulmani; quindi molti dottori furono d'opinione che quando non
esistesse più la casa di Dio, il pellegrinaggio al monte Aàrafat sarebbe
tanto meritorio quanto il fare i sette giri della _Kaaba_; e questa è
pure la mia opinione.
Non è che al monte Aàrafat ove uno possa formarsi un'idea dell'imponente
spettacolo che presenta il pellegrinaggio de' musulmani: una immensa
folla d'uomini di tutte le nazioni, di tutti i colori, venuti dalle
estremità della terra attraverso di mille pericoli, e sopportando gravi
fatiche, per adorare assieme lo stesso Dio, lo stesso Dio della natura;
l'abitante del Caucaso presentando una mano amica all'Etiope o al Negro
della Guinea; l'Indiano ed il Persiano fraternizzando col Barbaresco e
col Marocchino; tutti risguardandosi come fratelli, o come individui
d'una sola famiglia, uniti dai legami della religione, parlando la
maggior parte, o almeno intendendo la stessa lingua, la sacra lingua
dell'Arabia: nò, alcun culto non presenta ai sensi uno spettacolo più
semplice, più maestoso!.....[7] Filosofi della terra permettete,
permettete ad _Ali Bey_ di sostenere la sua religione, come voi
sostenete lo spiritualismo o il materialismo, il vuoto o il pieno, la
necessità dell'esistenza o la creazione. Il monte Aàrafat è una rupe
granitica come le altre montagne vicine, alta circa cento cinquanta
piedi, chiusa da una muraglia, e posta alle falde di un'altra montagna
più alta all'E. S. E. d'un piano di tre quarti di lega di diametro,
circondato da ogni banda di sterili montagne. Vi si sale per alcune
scale, parte tagliate nella rupe stessa, parte formate di nuovo. Avvi
sulla sommità una cappella di cui i _Wehhabiti_ stavano allora
distruggendone l'interno. Non potei vederla perchè resta vietato
agl'individui del mio rito, cioè ai _Maleki_ di salire sulla cima,
secondo le intenzioni dell'Iman fondatore del rito; quindi ci fermiamo a
metà del monte per recitarvi la preghiera. Al piede della montagna
trovasi una piattaforma preparata a tale uso, detta _Dianaà Arràhma_, o
moschea della misericordia: secondo la tradizione, colà pregava anco il
Profeta.
[7] Ali Bey _musulmano e filosofo umiliava la sua ragione in
faccia ai precetti, ed alle stesse assurdità della sua
religione. Sente alle volte i torti del suo materialismo, della
sua intolleranza ec.: cerca di darne la colpa ai corruttori, e
di salvarla. Era Sceriffo, e doveva essergli cara._
Presso alla montagna sonovi quattordici grandi vasche riparate dal
Sultano _Saaoud_. Somministrano esse una immensa quantità d'acqua
bonissima a beversi, che serve pure ai pellegrini per lavarsi in questo
giorno solenne. Affatto vicina dalla banda di S. O. vedesi una casa
dello Sceriffo, e ad un quarto di lega a N. O. trovasi un'altra
piattaforma sulla quale si fa la preghiera, ed è intitolata _Diaman
Ibrahim_, moschea di _Abramo_.
Fu sul monte Aàrafat che il comun padre degli uomini incontrò o
riconobbe la nostra madre _Eva_ dopo un lungo divorzio, e per tal
ragione questo luogo si chiama Aàrafat, ossia riconoscimento. Si crede
che fosse lo stesso _Adamo_ il fabbricatore della cappella, che i
_Wehhabiti_ hanno cominciato a distruggere[8].
[8] _Questo sarà probabilmente il più antico edificio del
mondo._
Dopo la preghiera dell'_aassar_, che ognuno fa nella propria tenda, e
tutto essendo pronto per la partenza, prescrive il rituale di portarsi
presso alla montagna per aspettarvi il cadere del sole. Per ubbidire a
tale precetto i _Wehhabiti_ ch'erano accampati in luoghi assai lontani,
cominciarono ad avvicinarsi, avendo alla testa il Sultano _Saaoud_, ed
_Abounocta_ loro secondo capo. In poco tempo vidi sfilare un'armata di
_quarantacinque mila Wehhabiti_ quasi tutti montati sopra cammelli o
dromedarj, con un migliajo di cammelli carichi d'acqua, di tende, di
legna da bruciare, e di fieno per i cammelli dei capi. Un corpo di
dugento uomini a cavallo portava stendardi d'ogni colore appesi sopra le
lancie: e mi fu detto che questa cavalleria apparteneva al secondo capo
_Abounocta_. Vedevansi inoltre sette in otto altre bandiere tra le file
de' cammelli, ma senza verun'altra insegna, senza tamburi, trombette, od
altri stromenti militari. Siccome tutti questi uomini erano affatto
nudi, non esclusi i loro capi, non mi fu possibile di ben distinguerli.
Pure un vecchio venerando con una lunga barba bianca, e preceduto da uno
stendardo reale parvemi essere il Sultano. Tale stendardo di color verde
aveva per insegna distintiva la professione di fede = _Là illaha ila
Allah_ = «Non v'è altro Dio che Dio» ricamata a grandi caratteri
bianchi.
Riconobbi perfettamente per i lunghi ondeggianti suoi cappelli uno de'
figliuoli di _Saaoud_, fanciullo di sette in otto anni, di una
carnagione bruna come gli altri, vestito con una grande camicia bianca,
circondato da una scorta particolare, e montato sopra di un bellissimo
cavallo bianco, senza speroni, essendo il costume de' _Wehhabiti_ che
non conoscono selle; questo era coperto di un drappo rosso ricamato, e
sparso di stelle d'oro.
La montagna e tutto il contorno furono ben tosto coperti di _Wehhabiti_:
in seguito avvicinaronsi alla montagna le carovane ed i pellegrini.
Malgrado le dissuasioni de' miei domestici ardii penetrare tra i
_Wehhabiti_, avanzandomi fino al loro centro onde vedere più da vicino
il Sultano: ma molti di loro, cui io ne feci inchiesta, mi assicurarono
che la cosa era impossibile, perchè il timore di un avvenimento uguale a
quello dello sventurato _Abdelaazis_, ch'era stato assassinato, aveva
fatto moltiplicare le guardie intorno alla persona di Saaoud.
Devo per amore di verità confessare, che ho trovato ragionevoli e
moderati tutti quei _Wehhabiti_ con cui ebbi opportunità di parlare, e
da costoro ebbi la maggior parte delle notizie che soggiugnerò in ordine
alla loro setta. Peraltro a fronte di tanta moderazione, nè gli
abitanti, nè i pellegrini possono senza fremere udirne il nome; e non lo
pronunciano che dicendone male; e cercano a tutto potere di non avere
comunicazione di sorte con simil gente.
Il Sultano Sceriffo aveva, secondo la pratica stabilita, mandato un
corpo delle sue truppe con quattro pezzi d'artiglieria; ed era voce che
venisse in persona, lo che non si verificò. È antichissima costumanza
che un Imano dello Sceriffo venga ogni anno a fare un sermone sulla
montagna. Venne anche quest'anno, ma fu dal Sultano _Saaoud_ rinviato
prima di cominciarlo, e vi supplì il suo Imano, che io non ho potuto
intendere per essere troppo distante, ma i _Wehhabiti_ lo applaudirono
assai.
Non mi sarebbe mancato modo d'introdurmi presso il Sultano _Saaoud_, ed
ardentemente lo desiderava; ma prevedendo che ciò mi avrebbe reso
sospetto al Sultano Sceriffo, il quale avrebbe attribuito qualche motivo
politico alla mia curiosità, me ne astenni.
Stavamo sulla montagna aspettando l'istante del tramontar del sole.
Arrivato questo momento.... quale confusione! Figurisi una massa di
ottantamila uomini, duemila femmine, un migliajo di fanciulli, con
sessanta in settantamila tra cammelli, asini e cavalli, che in sul far
della notte vogliono tutti entrare correndo, come ordina il rituale, in
un'angusta valle, camminando gli uni sopra gli altri in mezzo ad una
nuvola di polvere, e ad una foresta di lancie, di fucili, di spade: ed
in tal modo forzando il passaggio il meglio che per noi si poteva,
pressandosi, urtandosi gli uni gli altri, si tornò a Mosdelifa in un'ora
e mezzo, quando eransene impiegate più di due nella venuta.
[Illustrazione: VEDUTA DI MINA, E DELL'ACCAMPAMENTO D'ALI BEY
AL SUO RITORNO DA ARAFAT.]
La ragione di tanta precipitazione ordinata dal rituale, è quella che
non deve farsi la preghiera della sera, ossia del _Mogareb_, ad Aàrafat,
ma bensì a Mosdelifa nello stesso tempo di quella dell'_Ascha_, ossia
della notte. Tali preghiere si fanno in privato; ogni famiglia, ogni
unione di gente la fa nel luogo ove si trova. Noi ci facemmo premura di
recitarle subito arrivati, avanti d'alzare le tende, ed il giorno si
terminò con reciproche felicitazioni intorno alla prosperità della
nostra santificazione col pellegrinaggio del monte Aàrafat.
All'indomani mercoledì 18 febbrajo (10 del mese doulhaeja, e primo dì di
Pasqua), noi partimmo alle cinque ore e mezza del mattino per andare ad
accamparsi a Mina. Appena arrivati, posto piede a terra, camminammo a
furia verso la casa del _diavolo_, che sta in faccia alla fontana.
Ognuno aveva sette pietre della grossezza d'un pisello, raccolte a bella
posta nella precedente notte a Mosdelifa per gettarle al di sopra del
muro nella casa del _diavolo_. I Musulmani di rito _maleki_, com'erano,
le gettano una dopo l'altra, dopo avere pronunciate queste parole:
_Bison illah-allah-huakibar_, cioè _in nome di Dio, Dio grandissimo_.
Siccome il _diavolo_ ebbe la malizia di porre la sua casa in luogo assai
angusto, che non ha forse trentaquattro piedi di larghezza, e che è
inoltre occupato da aspre grotte che conviene sormontare per gettare le
pietre con sicurezza, e più ancora perchè tutti i pellegrini vogliono
eseguire questa santa operazione nell'istante che arrivano a Mina, vi si
forma una strana confusione. Ne venni a fine coll'ajuto de' miei
domestici, e soddisfeci esattamente a questo santo dovere, non però
affatto felicemente, avendo riportate due ferite nella gamba sinistra.
Mi ritirai poscia nella mia tenda per ristorarmi dalle sostenute
fatiche, onde potere nello stesso giorno celebrare ancora il sacrificio
pasquale. Anche i _Wehhabiti_ costumano di gettar le pietre, perchè
soleva fare lo stesso il Profeta.
Devo encomiare la moderazione ed il buon ordine che si mantennero in
mezzo a tanta folla di gente di così lontane e diverse nazioni. Più di
duemila donne confuse con ottantamila uomini non diedero motivo alla più
piccola malintelligenza, e quantunque vi fossero quaranta o
cinquantamila fucili, non si udì che un solo colpo partito a non molta
distanza da me: nello stesso istante accorse un capo de' _Wehhabiti_, e
corresse l'imprudente dicendogli con dolce severità: _perchè avete voi
tirato questo colpo di fucile? forse che qui si fa la guerra?_
La stessa mattina incontrai sulla strada il figlio di _Saaoud_. Era a
cavallo alla testa d'un corpo di dromedarj: sopravanzandomi presso a
Mina, e passandomi di fianco, gridò alla sua compagnia; _andiamo,
figliuoli, avviciniamoci;_ poi volgendosi a manca, e prendendo il
trotto, seguìto da tutto il corpo, si restituì alla tenda di suo padre,
accampato alle falde della montagna come il giorno precedente. Le mie
tende si alzarono presso a quelle delle truppe dello Sceriffo.
Il giovedì 19 febbraio essendomi levato in sullo spuntare del giorno per
fare la preghiera, mi avvidi ch'era stato rubato il mio scrittojo, i
miei libri, le carte ed alcuni mobili. Lo scrittojo conteneva un
cronometro, alcune gioje, pochi piccoli utensili, il mio grande
suggello, varj disegni ed osservazioni astronomiche.
I miei domestici colpiti da tale accidente si fecero a cercarne in ogni
lato, temendo le conseguenze di un furto che li dichiarava trascurati
nella guardia ch'io aveva loro ordinato di fare in tempo di notte. Ma
essi erano oppressi dalla fatica de' precedenti giorni, ed altronde si
erano fatalmente fidati delle vicine guardie turche e mogrebine dello
Sceriffo.
Io feci tranquillamente la preghiera alla testa delle mie genti; e
quando il giorno permise di distinguere gli oggetti, si videro delle
carte sparse sulla montagna. Accorservi tutti i miei domestici, e
trovarono essere stata forzata la serratura dello scrittojo, e sparsi in
terra tutti i libri e le carte, ad eccezione del cronometro, delle
gioje, e delle mie tavole logaritmiche ch'erano legate elegantemente, e
che nella oscurità saranno state dai ladri credute un Corano.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 06
  • Parts
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 01
    Total number of words is 4337
    Total number of unique words is 1735
    35.4 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 02
    Total number of words is 4463
    Total number of unique words is 1687
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    50.2 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 03
    Total number of words is 4387
    Total number of unique words is 1648
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    60.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 04
    Total number of words is 4507
    Total number of unique words is 1653
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    50.7 of words are in the 5000 most common words
    59.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 05
    Total number of words is 4466
    Total number of unique words is 1626
    37.2 of words are in the 2000 most common words
    53.9 of words are in the 5000 most common words
    61.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 06
    Total number of words is 4420
    Total number of unique words is 1700
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    57.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 07
    Total number of words is 4506
    Total number of unique words is 1702
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    51.6 of words are in the 5000 most common words
    59.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 08
    Total number of words is 4406
    Total number of unique words is 1637
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    53.1 of words are in the 5000 most common words
    61.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 09
    Total number of words is 4399
    Total number of unique words is 1635
    33.8 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 10
    Total number of words is 4422
    Total number of unique words is 1570
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    59.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 11
    Total number of words is 4472
    Total number of unique words is 1613
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    50.3 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 3 - 12
    Total number of words is 1199
    Total number of unique words is 636
    42.5 of words are in the 2000 most common words
    56.5 of words are in the 5000 most common words
    62.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.