Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 2 - 11

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latitudine settentrionale di 34° 48′ 4″.
Dopo mezzogiorno lasciai le ruine per andare alla nuova Pafo, porto di
mare distante mezza lega, dai Turchi e dalle carte nautiche detto
_Baffa_, altra volta ragguardevole città, nella quale trovansi rottami
di colonne di archi, ecc., e poche case abitabili sparse tra le ruine
con alcuni giardini.
Piccolo è il porto, e così ingombrato di arena che appena possono
entrarvi i più piccoli battelli. Sulla punta di uno scoglio al S. O.
avvi una fortezza fabbricata dai Turchi, e fornita d'artiglieria. Giunto
in faccia al forte vidi inalberarsi la bandiera, e fui salutato da tre
colpi d'artiglieria, secondo gli ordini dati da _Alai-Bey_. In un côlle
in faccia al porto sonovi degli scavamenti i di cui ingressi sono ora
ingombrati di ruine; e nella superior parte di questo côlle vedonsi i
rottami di molte colonne di granito grigio nerastro affatto liscie, che
attestano la remotissima esistenza d'un magnifico monumento. Dicono gli
abitanti che fu questo un palazzo di _Venere_: ma io sono di sentimento
che fosse un tempio di un'epoca meno lontana dei sotterranei dedicato al
di lei culto.
Dopo aver data un ultima occhiata al labirinto delle ruine della nuova
Pafo, ritornai la sera a Jeroschipos.


CAPITOLO XXVII.
_Ruine gigantesche della Couclia. — Ritorno a Limassol. —
Amatunta. — Ruine. — Catacombe. — Osservazioni generali. —
Viaggio ad Alessandria. — Sbarco._

All'indomani 27 aprile dopo aver visitate altre case sotterranee a non
molta distanza da Jeroschipos, partii alla volta della Couclia, passando
per Coloni, per Ascheïa, e per Dimi. Nel secondo di questi villaggi
esistono gli avanzi ed alcune arcate di un acquedotto, che serviva alle
fabbriche di zucchero del paese.
L'affittajuolo principale della Couclia, che mi aspettava, aveva fatto
preparare un lauto pranzo. Lagnossi meco della sultana sua padrona;
perchè non permetteva che si riparassero le fabbriche di questo vasto
possedimento, che vanno in ruina. Egli paga venti borse all'anno.
Tra le ruine della Couclia trovansi alcune ale di muraglia affatto
straordinaria, composta di due ordini di grandissime pietre che ne
formano la base, e sopra un secondo ordine di doppie pietre che ne fanno
tutta l'altezza e la spessezza. Quest'opera colossale pare inalzata da
mani gigantesche: onde non dando fede a' miei occhi, volli piuttosto
credere che questa massa altro non fosse che un'antica pasta
pietrificata; ma invano il suo colore nerastro ed un principio di
decomposizione mi rendevano probabile tale supposizione: invano si
vorrebbe illudersi; sono queste vere pietre, e pietre di così enorme
dimensione, che la nostra immaginazione rimane atterrita pensando agli
sforzi che dovette costare il loro trasporto, e il loro collocamento.
Sarebbe questo un avanzo dell'architettura Ciclopica....?[12] Si
pretende che queste ruine, ed i mosaici di cui si parlò poc'anzi,
appartenessero al palazzo d'_Aphrodite_. Presso a queste ruine colossali
veggonsene alcune altre de' secoli di mezzo, con iscrizioni, bassi
rilievi, e pitture a fresco. La moglie dell'affittajuolo della Couclia è
molto bella benchè troppo pingue, e belle ugualmente sono le sue due
fanti; ma tutte tre hanno il volto greco-rotondo. Fui assicurato che a
Pafo, a Ktima, e nella vicina contrada il sesso è molto bello.
[12] _Di queste muraglie ciclopiche trovansene molti avanzi
nell'Italia meridionale e nella Grecia. Veggasi l'opera_ —
Schiarimenti richiesti dalla classe delle belle arti
dell'Istituto di Francia intorno alla costruzione di molti
monumenti militari dell'antichità. Parigi ann. XII.
Il 28 partii alla volta di Limassol per la già fatta strada, ove arrivai
il giorno susseguente. Non molto dopo mi recai a vedere le ruine
d'Amatunta lontana una lega da Limassol.
Amatunta fu già una grande città fabbricata sopra diverse colline in
riva al mare; ma tali ruine sono così consunte che non vi si trova alcun
ragguardevole oggetto. Tra queste ruine richiamarono la mia attenzione,
quelle d'un tempio, la di cui poca regolare architettura lo dimostra
fabbricato nel decadimento delle belle arti. Sulla sommità d'un colle
trovasi un frammento d'una colonna, e due vasi tagliati, o a dir meglio
formati della stessa rupe di una colossale grandezza: uno è quasi
affatto distrutto, l'altro abbastanza ben conservato. Questi due vasi
giganteschi posti uno accanto all'altro dovevano essere destinati al
medesimo oggetto. A traverso all'oscurità della tradizione, la
costruzione di questi vasi sopra la sommità di un colle presso ad un
monumento, e la figura d'un toro in rilievo scolpito egregiamente ne'
quattro lati di ogni vaso, corrispondenti ai quattro punti cardinali mi
fanno conghietturare che fossero destinati alle libazioni, o ai
sacrificj di _Adone_.
Vi si trovano pure molti sepolcri cavati nella rupe, ed infinite
iscrizioni scolpite sopra grandi pietre. L'ingresso delle catacombe o
grotte sepolcrali all'O. d'Amatunta è così ingombrato di ruine che non è
possibile d'entrarvi che per un'angusta apertura, trascinandosi col
ventre a terra per lo spazio di alcune tese colla sola luce de' fanali
che portansi seco. Un andito, una camera centrale, e tre altre camere
sepolcrali compongono queste catacombe. Migliaja di pipistrelli
risvegliati dalle nostre fiaccole, i letti sepolcrali cavati nella rupe
ed aperti, l'estrema umidità, ed il silenzio della mia guida che sola
era meco, mi ricordarono che questo era il soggiorno de' morti, e mi
determinarono a tornar presto a godere della luce del giorno.
Il fiume d'_Amatunta_ scorre a poca distanza all'O. della città; e pare
che anticamente la attraversasse. Il mare si rompe contro le mura della
città.
L'attento esame delle antichità dell'isola di Cipro mi conferma nella
supposizione dell'esistenza di due diverse sovrane dette _Aphrodite_,
ossia _Veneri_, in affatto diverse epoche, la prima anteriore all'epoca
istorica sovrana delle catacombe o palazzi sotterranei dell'antica Pafo,
di Jeroschipos, e della Couclia; l'altra posteriore, signora d'Idalia e
di Citera, posseditrice del palazzo della regina, sulla montagna di
Buffavento. I poeti contemporanei della seconda _Venere_ per lusingare
la sua vanità non la distinsero dalla prima: e quelli de' posteriori
secoli ingannati dai loro scritti terminarono di confondere in buona
fede la copia coll'originale, dando ad una sola _Venere_ gli attributi
di quella di Pafo, e di quella d'Idalia, e di Citera. La superstizione,
la licenza, e l'interesse de' Ciprioti consacrarono tempj all'apoteosi
di questa donna ne' luoghi dalla tradizione e dai poeti, soli storici di
que' remotissimi tempi, indicati come soggiorno della Dea. Il porto di
Pafo, o Baffa, posto nel lato occidentale dell'isola in faccia alla
Grecia ed all'Arcipelago, tra l'antica Pafo ed il Jeroschipos, sarà
stato il luogo dello sbarco de' pellegrini greci. Le offerte impiegate,
non v'ha dubbio, nella costruzione del magnifico tempio, le di cui belle
colonne trovansi in pezzi sul colle della nuova Pafo o Baffa in faccia
al porto, avranno contribuito più che tutt'altro a rendere questa città
doviziosa e grande, quale la dimostrano le immense sue ruine.
[Illustrazione: PROFILO D'UN ANTICO TEMPIO IN AMATUNTA.]
Io non mi ricordo d'aver letta alcuna descrizione di quest'isola, e non
so cosa ne pensassero altri viaggiatori; ma qualunque ne sia stata la
loro opinione, io sono di parere che la _Venere_ di Pafo sia diversa
dalla _Venere_ di Citera e d'Idalia[13].
[13] _Peccato che gli altri viaggiatori non abbiano finora
descritta l'isola di Cipro sotto i suoi rapporti mitologici, e
che nulla ci dicano a questo riguardo di Pafo, del palazzo della
Regina, ecc._
Se quest'isola avesse un governo tutelare ed amico delle arti, è
probabile che ricerche ben dirette darebbero assai più interessanti, e
variati monumenti che Ercolano e Pompeia.
L'isola di Cipro in generale scarseggia di acqua; e mentre le montagne
di Pafo e di Episcopi ne danno in abbondanza, le altre parti dell'isola
non sono irrigate che da poveri ruscelli e torrenti, in tempo di estate
quasi sempre asciutti.... Gli avanzi di antichi acquidotti che vedonsi
qua e là sparsi in tutta l'isola ben dimostrano, che anticamente veniva
irrigata in ogni lato; è certo che le montagne di Pafo potrebbero darne
a tutta l'isola; ma come pensare a queste opere sotto il governo Turco?
Si vede pure che nella medesima epoca eranvi strade e ponti, che
rendevano facili e deliziosi i viaggi nell'isola; ma tutto è adesso
guasto e ruinato.
Quest'isola per tanti altri riguardi così accarezzata dalla natura è
afflitta da due calamità: 1. da una quantità straordinaria di vipere o
serpenti lunghi due in tre piedi, le di cui trafitture sono generalmente
mortali; onde gli abitanti d'ogni classe od età anco i più poveri sono
costretti di camminar sempre stivalati. Ho veduti più volte alcuni di
questi serpenti la di cui abituale andatura è lentissima. 2. Dalle
cavallette che riproduconsi ogni anno in prodigiosa quantità senza che
si pensi al non difficile mezzo di distruggerle. Io mandai
all'arcivescovo principe di Cipro una breve memoria su questo argomento,
e n'ebbi il più grazioso ringraziamento.
Se la popolazione fosse portata al numero di cui l'isola è suscettibile;
se una costituzione liberale assicurasse agli abitanti le proprietà, e
la libertà del culto, non tarderebbe a diventare una delle più felici
contrade del mondo: così la natura le fu liberale di clima temperato, di
aere purissimo, di acque eccellenti, e di fertilissimi terreni. I
raccolti del cotone, del vino, dei grani, che andrebbero crescendo in
ragione della popolazione, dell'industria, della libertà e della
sicurezza degli abitanti; le fabbriche di zucchero e di tabacco che vi
si potrebbero ristabilire, i legnami d'opera che facilmente si
moltiplicherebbero sulle alte montagne, lo scavo delle abbondanti
miniere di rame, e fors'anche di più ricchi metalli che esistono
nell'isola; la disposizione degli abitanti per un nuovo ordine di cose,
che desse impulso all'industria nazionale: tutto contribuirebbe a far
prosperare l'isola di Cipro.
Rispetto alla parte topografica può risguardarsi quest'isola come un
segmento del circolo, che ha sessanta leghe di corda, e diciotto e mezzo
di seno. Questa superficie dividesi in tre grandi parti: 1º la catena
delle montagne di Pafo, o del monte Olimpo, le di cui più alte cime sono
sempre coperte di neve; questa catena di prima formazione compone la
parte meridionale dell'isola, dalle vicinanze di Pafo, ove trovansi le
più elevate cime fin presso a Larnaca: 2º la grande campagna di Nicosia
che traversa nel centro l'isola da levante a ponente: 3º la catena delle
montagne vulcaniche al nord che stendonsi da Chiringa fino al Capo
Sant'Andrea.
Dietro le mie osservazioni astronomiche fatte in diverse epoche a
Limassol ebbi la latitudine settentrionale di 34° 36′ 30″, e la
longitudine orientale di 30° 36′ 30″.
Per proseguire il mio viaggio alla Mecca approfittai della prima
opportunità d'un brigantino greco che faceva il tragitto d'Alessandria;
e noleggiai la camera per me, e piazze per i miei domestici. Si fece
vela la notte del 9 al 10 maggio con vento in poppa, che durò fino alla
notte dell'undici in cui ebbemo vento contrario; ma la mattina del 12
avevamo ancora buon vento. Scoprimmo avanti mezzogiorno un vascello da
guerra che ci veniva sopra, nè si tardò a riconoscerlo per una fregata
turca. Dopo le interrogazioni di pratica ci diede il buon viaggio, e
poco dopo fummo in faccia al porto d'Alessandria dove entrammo
felicemente a mezzodì del 12 maggio 1806.
All'indomani il secondo _Scheih Ibrahim Baschà_ venne a trovarmi a
bordo. Sbarcai subito e lo accompagnai a casa sua, e di là fui condotto
in una casa che mi aveva fatto preparare.
Alla dogana non si vollero visitare nè i miei bauli nè le mie casse, e
ricevetti tutte le dimostrazioni di rispetto, e quei riguardi che la
costumatezza poteva ispirare a così buoni abitanti.

FINE DEL TOMO SECONDO.


INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO SECONDO TOMO

CAP. XV.
_Descrizione di Marocco. — Santi. — Palazzo
del sultano. — Giudei. — Giardini. — Corvi. —
Leprosi. — Monte Atlante. — Brebi. — Collezione
di alcuni vocaboli di quell'idioma_ Pag. 5
CAP. XVI.
_Malattia d'Ali Bey. — Storia naturale. —
Eclissi della luna. — Ritorno del Sultano. —
Regalo di donne. — Annuncio del viaggio alla
Mecca. — Visita di etichetta, e regalo del
Sultano. — Tenda mandata dal medesimo. — Ali
Bey parte da Marocco_ » 25
CAP. XVII.
_Casa regnante a Marocco. — Genealogia. —
Scheriffi. — Tattica. — Entrate del Sultano. —
Sue guardie. — Sue donne. — Partenza d'Ali Bey
da Fez. — Viaggio ad Ouschda_ » 49
CAP. XVIII.
_Descrizione d'Ouschda. — Difficoltà per
proseguire il viaggio. — Detenzione per
ordine del Sultano. — Partenza da
Ouschda. — Avventure del deserto. — Arrivo
a Laraisck e sua descrizione — Partenza
dall'impero di Marocco_ » 71
CAP. XIX.
_Dell'antica isola Atlantide. — Dell'esistenza
di un mare Mediterraneo nel centro dell'Affrica_ » 105
CAP. XX.
_Viaggio per mare da Laraisch a Tripoli in
Barbaria. — Inalzamento del mare. — Burrasca. — Si
approda al banco di Kerkeni. — Descrizione delle
isole dello stesso nome. — Arrivo al porto
di Tripoli_ » 136
CAP. XXI.
_Sbarco. — Presentazione al Pascià. — Intrighi.
— Descrizione di Tripoli. — Governo. — Corte. —
Moschee. — Tribunali. — Caffè. — Viveri. — Giudei.
— Commercio. — Misure, pesi, monete. — Clima. —
Antichità. — Regno di Tripoli_ » 151
CAP. XXII.
_Congedo d'Ali Bey dal Pascià di Tripoli. —
Partenza alla volta di Alessandria. — Errore
del Capitano. — Arrivo sulle coste della Marea. —
Isola Sapienza. — Continuazione della
strada. — Mancanza di viveri. — Ritorno
a Sapienza. — Modone_ » 175
CAP. XXIII.
_Porta Longa. — Bastimenti Europei. — Ipsilanty.
— Continuazione del viaggio. — Burrasca. — Arrivo
in Alessandria. — Uragano. — Spaventosa
burrasca. — Arrivo a Cipro. — Pessimo stato del
bastimento. — Sbarco a Limassol_ » 195
CAP. XXIV.
_Viaggio a Nicosia. — Descrizione di questa
città. — Architettura. — Visite d'etichetta. —
Arcivescovi, e Vescovi. — Tributi dei Greci. —
Donne. — Ignoranza. — Chiese Turche. — Moschee_ » 208
CAP. XXV.
_Viaggio a Citera. — Ruine del palazzo della
regina. — Osservazioni intorno alla loro origine.
— Ritorno a Nicosia. — Viaggio ad Idalia. —
Larnaca. — Ritorno a Limassol_ » 230
CAP. XXVI.
_Viaggio a Pafo. — La Couclia. — Bellezza
delle donne Cipriote. — Jeroschipos
Aphroditis, ossia giardino sacro a Venere. —
Xtima. — Antica Pafos. — Nuova Pafos, ossia
Baffa_ » 250
CAP. XXVII.
_Ruine gigantesche della Couclia. — Ritorno
a Limassol. — Amatunta. — Ruine. — Catacombe. —
Osservazioni generali. — Viaggio
ad Alessandria. — Sbarco_ » 266


INDICE DELLE TAVOLE
_Contenute in questo Tomo secondo_

TAVOLA I. Veduta delle rovine del Palazzo
della Regina dalla parte del
monastero di S Grisostomo Pag. 241
TAVOLA II. Fontana nelle montagne di
Pafo » 258
TAVOLA III. (_a_) Casa formata in un sasso
nella vecchia Pafo » 261
(_b_) Catacomba a Pafo » ivi
TAVOLA IV. Profilo d'un antico tempio
in Amatunta » 271


Nota del Trascrittore
Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, così come le
grafie alternative (Mohamed/Mohamèd, sabato/sabbato e numerose altre,
soprattutto per i nomi arabi), correggendo senza annotazione minimi
errori tipografici.
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