Tra cielo e terra: Romanzo - 03
vicenda che si può esser bravi artisti e farsi onore con ogni scuola; e
avevano poi fatta all'insegna dei tre Re una pace temporanea, come la
faranno un giorno definitiva, alla consumazione dei secoli.
I piedi del crocifisso sparivano quella mattina sotto una gran fioritura
di rose, disposte a mazzo enorme, legato al tronco della croce. Belle
rose di ogni forma e d'ogni grandezza, chiuse ancora od aperte, d'ogni
profumo, d'ogni temperanza del rosso e dell'incarnato, del pavonazzo e
del cremisi, del salmonato e del giallo; davano tutte insieme a
quell'augusto morente l'aspetto di un trionfatore.
--Sei stata tu, non è vero?--bisbigliò Maurizio all'orecchio di sua
sorella, indicandole quel gran mazzo di rose.
--Sì,--rispose ella, arrossendo lievemente.--Sono di quelle che ha
piantate nostra madre. Il Castèu è sempre il primo ad averne; ed è stata
veramente una fortuna che ce ne fossero tante, per festeggiare il tuo
arrivo a casa.--
Maurizio si sentì scorrere una lagrima giù per le guance. Anch'egli,
come la sua buona sorella Albertina, vide nel presente il ricordo del
passato, e v'associò la promessa del futuro. Non voleva più andarsene da
San Giorgio; dalla terra alpina dove dormivano i suoi maggiori; dal
solitario Castèu, dove prima che altrove fiorivano così bene le rose.
Finita la messa, uscirono sulla piazza, per ritornare a casa;
lentamente, per non aver aria di fuggire, ed anche allungando un tantino
la strada, per abbondanza domenicale. Così videro sfilare in parata
tutto quanto il paese; e da ogni parte erano inchini, sberrettate,
scappellate, a cui bisognava rispondere. Maurizio notò sottovoce a sua
sorella di non essersi provveduto abbastanza, alla Spezia, portando
solamente due cappelli con sè.
--Aspetta la prima fiera;--gli rispose Albertina.--Ci saranno cappelli
d'ogni qualità: ed anche verrà la paglia di Nizza, che solevi ricordare
nelle tue lettere.
--Infatti, è strano;--esclamò Maurizio.--Non se ne trova più. E neanche
paglia di Firenze, che la somiglia tanto. La moda, la moda! è una gran
sciocchezza, la moda.--
Ma sua sorella non la intendeva così, quantunque alla moda sacrificasse
ben poco.
--Bada di non far la ruggine, Maurizio; e soprattutto non ti far vecchio
prima del tempo.--
Rideva, la buona zittella; e ridendo, diventava più giovane. Rispondeva
più ilare, più serena, più franca ai saluti che venivano d'ogni parte. A
San Giorgio sicuramente, da dieci anni almeno, non l'avevano più veduta
così.
--Vedrete che torna bella;--dicevano alcuni.
--Lo era tanto a vent'anni!--rispondevano altri.--Ce n'è rimasto qualche
poco, per far festa al signor Maurizio.
--Quello, poi, li ha sempre, vent'anni. E dovrebb'essere sui
trentacinque.
--No, non può averne che trentadue. Ricordate? è nato lo stesso giorno
del figlio di Misa Margoton.--
Misa Margoton, che serviva d'indice cronologico ai terrazzani di San
Giorgio, era una nizzarda, andata giovanissima lassù, a fare la
ciambellaia. Erano famose per tutta la Vaussana la ciambelle di Misa
Margoton, e facevano furori a tutte le fiere, a tutte le sagre dei
dintorni.
Alla svolta di una strada, la coppia fraterna s'incontrò ad angolo con
tre persone, di aspetto assai signorile, una donna e due uomini: uno di
statura giusta, piuttosto atticciato, con due gran baffi biondi
largamente brizzolati di bianco, di bell'aspetto, gli occhi cerulei, e
una faccia di color sanguigno che forse aiutava a levargli otto o dieci
dei sessant'anni che gli davano a prima giunta i suoi baffi; l'altro
d'aspetto grigio, alto e magro, con due gambe di ragno, figura pulita di
cavaliere malinconico; la donna giovane, elegantissima nella semplicità
del vestimento, biondi i capelli e rosea la guancia, come la regina
Isotta dei canti medievali.
Erano facce nuove per Maurizio, che pur dovette salutare, imitando la
sorella, in risposta al primo saluto del signore dai baffi
biancheggianti. Il quale, rinnovando il saluto, o piuttosto
appoggiandolo con un cenno del capo, si voltava ancora un tratto a
guardare, e sicuramente per veder meglio lui, che gli giungeva nuovo
egualmente.
--Villeggianti precoci!--disse Maurizio alla sorella.--Ma già, niente
maraviglia, se ci son già le rose al Castèu.
--Non villeggianti; vivono tutto l'anno a San Giorgio. Non conosci più i
proprietarii della Balma?--rispose Albertina, sospirando.
--Povera Balma!--ripigliò il giovane, che aveva colto a volo il
sospiro.--Ma non è dunque più dei Matignon della Bourdigue?
--Lo è sempre. E quel signore dei baffi bianchi è il generale, il
cadetto della famiglia.
--Come? come? il capitano, quello? così smilzo allora, e così biondo,
che lo chiamavano l'Arcangelo Gabriele?
--Lo hai lasciato capitano, biondo, smilzo, ed ora è complesso, bianco e
generale;--rispose Albertina, ridendo.--Pensa, caro mio, che son passati
venti anni.
--È vero;--conchiuse Maurizio, chinando la testa.--Il capitano della
Bourdigue, nizzardo, che aveva optato nel '61 per la Francia. E come è
passato ora a vivere di qua dal confine?
--Il fratello maggiore è morto cinque anni fa. Rimasto unico dei
Matignon, ha preso il suo ritiro, ed è venuto a vivere alla Balma.
--E quella signora è sua figlia?
--No, sua moglie.
--Come? ma se ha l'aria di una ragazza! O figlia, o nipote, avrei detto.
--Ed è sua nipote, infatti.
--Ah, ora ci sono;--gridò Maurizio.--La figlia del signor Camillo....
il miscredente.--
Il volto della contessa Albertina si rabbruscò, a quella scappata del
fratello Maurizio.
--Perchè miscredente?--diss'ella con accento di mite rimprovero.
--Lo dicevano, allora, ed io ripeto quel che ho sentito.--
Avrebbe voluto soggiungere: lo diceva perfino nostro padre. Ma capì di
aver abbastanza amareggiato l'animo della sua dolce sorella, senza
bisogno di metterlo ancora in angustia colla testimonianza del babbo.
--Sarà stato uno scherzo;--diss'ella ripigliando.--Del resto, tu sai che
il mondo s'inganna facilmente a certe apparenze, per discorsi male
intesi e peggio riferiti. Comunque sia, il meglio che si possa fare....
--È di non credere alla miscredenza;--interruppe Maurizio, compiendo a
suo modo la frase impacciata di sua sorella Albertina.--Hai ragione,
sai? nel caso particolare e nel caso generale, hai ragione. È bene di
non ripetere certe cose, neanche a sè stesso. Ed ecco,--soggiunse
egli,--che cosa vuol dire andar via da casa, per ritornarci dopo
vent'anni, con tanto viatico d'esperienza. Io ho lasciata qua la mia
buona filosofia, che mi sarebbe stata tanto utile laggiù. Per fortuna,
la ritrovo ora, messa ad interessi composti, sotto il tetto paterno.
--Eh via, non ti far così brutto, ora;--disse di rimando Albertina.--Ti
ho veduto poc'anzi in chiesa, e non mi sei parso niente diverso da
quello di venti anni fa. Eri serio, composto.... e divoto.
--Ma sì, come bisogna essere in chiesa. O non ci si va, o ci si sta come
si deve. Dopo tutto, non è la casa del nostro superiore? del grande
ammiraglio, di quello, io voglio dire, che non commette ingiustizie?--
CAPITOLO III.
Cortesie di buon vicinato.
Passarono tre giorni, che Maurizio occupò degnamente in cento piccole
cure. Prima di tutto aveva da riconoscer la casa, dopo tanti anni
d'assenza, da vedere tutte le novità che c'erano state fatte in quel
lungo intervallo, il parco, il giardino, l'orto, il frutteto, la
fagianaia, il pollaio, insomma tutto ciò che sua sorella Albertina aveva
ordinato, o condotto a termine, o perfezionato, affinchè il Castèu,
com'ella diceva, bastasse a sè stesso.
--Egregiamente;--notava Maurizio, approvando.--Credo che si potrebbe
sostenere anche un anno d'assedio.
--Capisco che tu ci avresti tempo di annoiarti;--rispondeva Albertina.
--No, sai; tu coi tuoi polli e coi tuoi fagiani; io coi miei libri, le
mie carte, i miei strumenti; si passerà il tempo benissimo, e il
peggiore dei nemici non avrà modo di penetrare qua dentro.--
Maurizio aveva ricevuti da Ventimiglia i suoi bauli e le sue casse.
Tutto era già stato aperto, schiodato, sciorinato; libri, carte
geografiche, idrografiche, bussole, cannocchiali, seste, sestanti,
cronometri, tutto il bagaglio scientifico dell'ufficiale di marina. Il
legnaiuolo della casa era stato chiamato, e sotto la direzione di
Maurizio lavorava ad aggiustare, ed aggiungere scaffali, a piantar
chiodi e bullette, ad appender quadri, stampe, fotografie, armi, stoffe,
amuleti, stoviglie, tutto il museo dell'ufficiale di marina che era
stato anche un viaggiatore intelligente e curioso. Era quello un lavoro
faticoso, ma gaio; e lo rendeva più gaio il pensiero della quiete
futura, in cui Maurizio avrebbe potuto finalmente metter mano alla sua
Storia delle Guerre marittime. Quella, davvero, non gli usciva di mente.
La mattina del quarto giorno, mentre era in maniche di camicia su d'una
scala di legno appoggiata alla parete, gli fu portata da Giaume una
lettera.
--Già la posta a dar noia!--esclamò egli, seccato.
Non era della posta; era una lettera del paese.
--Mettila là, su quella tavola. Chi l'ha portata?
--Il fattore della Balma.
--Ah!--disse Maurizio; e più non disse.
Com'ebbe finita l'operazione per cui si era inerpicato lassù, scese
tranquillamente e andò a prender la lettera, che portava scritto sulla
busta: «Al signor conte Maurizio Sospello di Vaussana; Sue mani», e sul
rovescio un gran suggello di ceralacca, con lo stemma dei Matignon della
Bourdigue. Maurizio prese con molta flemma una spatola d'avorio, ne
introdusse delicatamente la punta sotto la piega della busta, ne tagliò
tutto il lato superiore, trasse il foglio che c'era dentro ripiegato in
due, lo spiegò lentamente e lesse ciò che gli scriveva il castellano
della Balma:
"_Signor Maurizio_,
«Quando un ufficiale va in un paese e sa che c'è un altro ufficiale
a lui superiore di grado, va a fargli una visita, non vi pare?
Sarebbe prescritta l'uniforme; ma io non la esigo; anzi ve ne
dispenso. Non vi dispenso però dalla visita. Andrei contro la legge,
venendo io stesso da voi, se nella mia condizione di ospite non
avessi qui cura d'anime. Vi ho conosciuto bambino, e credo anche di
avervi in quei tempi consegnato qualche amorevole scappellotto. Non
vi dispiacerà il ricordo, poichè desidero di mutarlo in una buona
stretta di mano.
«Conoscete la via della Balma. Dieci minuti di salita, per gambe
come le vostre, e al piè delle scale un vecchio amico a braccia
aperte.
"BOURDIGUE."
Maurizio lesse e sorrise; ripiegò il foglio, dopo avergli data ancora
una rapida scorsa, lo rimise nella sua busta, e depose questa sulla
tavola; dopo di che ritornò al suo lavoro. Alle dodici il legnaiuolo si
congedò, per andarsene a desinare.
--Ripasserò alle due, signor conte;--diss'egli.
--No, per oggi basterà;--rispose Maurizio.--Ho da far altro; ritornerete
domattina, all'ora solita.--
E anch'egli discese, dopo essersi messo in ordine, per andare ad
asciolvere. Dopo il pasto mattutino, andò nelle sue stanze a mutar
abiti.
--Vai fuori?--gli chiese Albertina, vedendolo così vestito di tutto
punto.
--Sì, alla Balma. Vedi che cosa mi scrive il tuo generale.--
Così dicendo, porgeva ad Albertina la lettera che aveva ricevuta nella
mattinata.
--È cortese;--osservò ella, dopo aver letto.--E gli sei proprio debitore
di una visita. Io, anzi, te lo volevo dire fin da ier l'altro.
--Andiamo dunque, e perdiamo questa mezza giornata;--conchiuse egli
sospirando.
E uscito dal Castèu, si avviò alla Balma; non dalla parte del paese, ma
dalla parte della montagna, per la scorciatoia del bosco e della
cascata, che ben ricordava, per averla fatta da ragazzo, almeno un
centinaio di volte.
Rivedere i luoghi dove si è passata la prima adolescenza, dove non è per
noi un ricordo che non sia lieto, è certamente bellissima tra tutte le
cose belle della vita. Maurizio s'immerse in quella gioia così profonda,
e nondimeno un pochettino chiassosa, che invade tutto il nostro essere,
e trova ancor modo di espandersi in esclamazioni, in grida, in rotte
parole, che vorrebbero diventar inni, ondate di poesia, e non riescono
ad essere che sussulti, gorgogli, balbettamenti dell'anima. Si fermava
un po' da per tutto, vedendo e ricordando; ma più si trattenne davanti
all'Aiga, alla bella cascata, con tutte quelle felci e quei muschi onde
erano tappezzate le pareti dello scoglio, con quella rupe che
sopraggiudicava l'abisso, con quel lastrone orizzontale, vero labro di
granito, donde si precipitava il cristallino volume delle acque nella
conca sottoposta, sprizzando in polvere liquida, estuando in candide
spume, rompendosi in rivoli che tornavano a ricongiungersi più sotto in
un solo zampillo. Maurizio non si sarebbe più spiccato di là, se non
avesse pensato in buon punto che aveva da fare una visita d'obbligo, che
per quella visita aveva congedato il legnaiuolo, interrompendo il suo
piacevole lavoro, che per quella visita si era vestito di tutto punto e
mosso di casa.
--Ci tornerò;--diss'egli ad alta voce, come per fare le scuse della sua
fretta alla divinità del luogo.
Gli antichi avevano ben ragione a mettere delle dee per protettrici
delle fonti. Non c'è cosa più poetica di una bell'acqua corrente nella
solitudine di un bosco, nè altra che più meriti il sorriso di una
divinità tutelare.
Maurizio si avviò finalmente; e non in dieci minuti, per verità, ma in
trenta o quaranta giunse sotto al muro di cinta del castello della
Balma. C'era un muro, e ci stava benissimo; tutti i castelli che si
rispettano ne hanno uno, spesso più d'uno. Ma l'uscio per entrare? o la
breccia? Maurizio rammentava benissimo che la breccia non mancava; non
fatta da nemici, ma da contadini poco disposti a passare per la strada
maestra. Quella breccia, ridotta a passo campestre, si ritrovava più su,
dietro una svolta del muro.
--Per di qua;--gli disse dall'alto una voce.--Se andate alla Balma, c'è
qui il sentiero.
--Lo so, grazie;--rispose Maurizio.--Conosco i luoghi da un pezzo.--
E salutava, così dicendo, il brav'uomo che gli dava l'avviso. Era un
pastore, che se ne stava seduto su d'un masso, pascolando due mucche e
una dozzina di pecore.
Trovato facilmente il passo, ed entrato nel recinto della Balma, il
visitatore fu ben presto ad una piccola spianata, davanti a cui sorgeva
la gradinata che metteva al portone d'ingresso. Non c'era nessuno alla
vista, ma si sentivano voci di dentro; anzi, per dire più esattamente,
si sentiva una voce sola, che faceva per quattro, rumorosa, allegra,
voce di comando frammezzata di risa.
Nessuno era nel vestibolo. Maurizio entrò, col suo cappello in mano; da
un uscio aperto, sulla sua destra, vide una sala da biliardo, e due
uomini che stavano giuocando, l'uno occupato in una serie di caramboli,
l'altro in atto di guardare il giuoco dell'avversario, e in pari tempo
di ingessare il cuoio della propria stecca. La serie fu breve, per
effetto di troppa sicurezza, o di fretta soverchia nel dare il colpo, e
il giuocatore sfortunato era già per attaccare un moccolo, quando un
gesto del compagno, che stava dirimpetto all'uscio, lo costrinse a
voltar gli occhi verso il nuovo personaggio che appariva allora nel
vano.
--Ah, bene!--esclamò egli, deponendo la stecca sul panno verde e
muovendo incontro al visitatore.--Siate il benvenuto, signor Maurizio.
Qua la mano; anzi, no, un abbraccio, tanto per cominciare. Ma come
va?--soggiunse, volgendosi al compagno.--Il vostro servizio d'avamposti
procede assai male, mio caro Dutolet.
--Non so veramente come sia andata;--rispose quell'altro, con accento
dimesso.
Maurizio era rimasto un pochino interdetto, non sapendo che cosa
significasse quell'accenno di avamposti, che interrompeva in mal punto
la cortesia delle accoglienze.
--Figuratevi;--ripigliò il generale, rivolgendosi a lui, come se avesse
letto in quel punto nell'animo del visitatore.--Avevamo messo un uomo in
sentinella a metà della salita, per essere avvertiti del vostro arrivo.
Vi avevo annunziato che mi avreste ritrovato in fondo alla scala, e voi
siete arrivato fin qua, signor conte, senza trovarmi al posto assegnato.
E sono disonorato, Dutolet;--disse il generale, volgendosi ancora al
compagno.--Manderemo agli arresti la sentinella infedele; daremo un
esempio, non vi pare?
--Intercedo per la sentinella, generale;--disse a sua volta Maurizio,
mettendosi volentieri sul tono di celia che aveva assunto il signore
della Bourdigue.--Voi l'avete fatta mettere al posto buono per
invigilare la strada maestra; e certamente sarà ancora laggiù ad
aspettare che io mi presenti al cancello. Ma io non son venuto di
laggiù; son capitato dalla scorciatoia del bosco.
--Ottimamente, da astuto nemico che conosce il terreno,--replicò il
generale, ridendo.--Ma questo mi fa pensare che la Balma non è così
forte come sembra. La posizione è stata girata, Dutolet; come laggiù....
ti rammenti, mio bravo? E quanti valorosi ci sono caduti, incominciando
da te!...--
Un'ombra era passata sugli occhi del generale, contrastando
maledettamente con l'aperto sorriso di prima. In un attimo, per altro, e
la figura marziale del vecchio riprese il suo aspetto di franca
cordialità.
Il generale Matignon della Bourdigue doveva essere stato un gran bel
giovane a' suoi tempi: era ancora un bell'uomo, e decorativo in sommo
grado. A cavallo, certamente, con quelle spalle quadre, quell'ampio
torace, quei baffi bianchi biondeggianti e quegli occhi azzurreggianti
sul vermiglio della carnagione, doveva parere uno di quei paladini di
Carlomagno, che potevano essere oppressi dal numero a Roncisvalle, ma
dopo aver fatto prodigi di valore e di forza, accoppando mille Saracini,
prima di ricevere essi medesimi una graffiatura al braccio, o una
ammaccatura al ginocchio.
L'accenno militare condusse naturalmente il generale alla presentazione
del suo ospite. Il capitano Dutolet, sottotenente nella campagna del
1870, era stato ferito gravemente a Reichshoffen, e sarebbe morto sul
campo, se non si fosse dato pensiero di lui, facendolo raccogliere in
tempo e mandare all'ambulanza, il suo capo di squadrone Matignon de la
Bourdigue. Quel magro cavaliere dal volto grigio, dalle gambe di ragno e
dall'aria sempre malinconica, era una salda tempra di acciaio; ancora a
servizio, veniva a spendere le sue licenze ordinarie e straordinarie
presso l'antico superiore, che da cinque anni aveva lasciato l'esercito,
per passar tra gl'invalidi assai prima del tempo. Anche il generale de
la Bourdigue aveva avuto a dolersi di una ingiustizia? La cosa era
possibile; tanto gli uomini si rassomigliano, sotto tutte le longitudini
della zona temperata e sotto tutti i governi civili.
Quel generale, che avrebbe fatto ancora una così bella figura a cavallo,
possedeva un magnifico stato di servizio. Nizzardo di nascita, aveva
raggiunto il grado di capitano nell'esercito, piemontese, combattendo in
Crimea e quindi in Lombardia nella campagna del '59. Dopo la cessione di
Nizza alla Francia, era stato tra quelli che avevano optato per la
nazionalità francese, e nel '70 era giunto al grado di capo squadrone,
dopo aver fatto parte del corpo di spedizione al Messico e aver
combattuto valorosamente sotto le mura di Puebla. Colonnello dopo Sedan,
generale di brigata nell'esercito della Loira, non aveva più fatto altri
passi in avanti. A chi era dispiaciuto? Che demeriti avevano ritrovato
in lui? Il generale Bourdigue non istette a domandarlo: una dolorosa
occasione gli si offerse di lasciare il servizio, ed egli colse quella
occasione pel ciuffo.
Camillo, il suo fratello maggiore, rimasto italiano alla cura
degl'interessi domestici, che erano tutti di qua dalla linea della Roia,
era venuto improvvisamente a morire, lasciando orfana l'unica figliuola
Gisella. Il generale, venuto a surrogare il fratello, aveva prese le
redini della amministrazione domestica; e il tutore, un anno dopo,
diventava marito. Come era avvenuto ciò? Si diceva a Nizza, a
Villafranca, a Mentone, dovunque i Matignon erano conosciuti, e si
ripeteva da Ventimiglia a San Giorgio, dove avevano le loro possessioni,
che la fanciulla medesima avesse voluto quelle nozze.
I valorosi, hanno sempre questa sorte di fascino sulla donna. Pare alla
bellezza di appoggiarsi meglio, quando il braccio che la sostiene è
quello di un eroe. Inoltre, la donna conosce il suo proprio valore, la
sua qualità di gioiello; sente di essere buon premio alla forza, morale
o fisica ch'ella sia, o l'una cosa e l'altra ad un tempo.
La contessa Gisella, a cui Maurizio di Vaussana fu presentato quel
giorno, era una bellissima creatura di ventuno in ventidue anni, bionda
e rosea come abbiamo già avuto occasione di dire. Ma quando si dice
bionda e rosea, non si è detto ancor nulla: bionda e rosea può essere
anche una pupattola; bionda e rosea su per giù era anche la cugina
splendidissima e formosissima di Maurizio. La castellana della Balma non
offriva tuttavia nessuna somiglianza con una pupattola; non aveva
nessun'aria di parentela con la cugina di Maurizio.
In primo luogo era più alta, e più flessuosa nella persona; donde una
formosità d'altro genere. Poi la carnagione era più fine, d'impasto più
gentile, più tenero, con un certo riflesso dorato sul roseo, che non
aveva quell'altra. Il biondo dei suoi capelli era più luminoso, più
morbido, più ondato; e quei capelli formavano un volume così abbondante,
da potersi paragonare a quelli di Genovieffa di Brabante, capaci a far
da accappatoio a tutta la persona, quando la bella principessa della
leggenda ebbe logorati i suoi abiti nella foresta di Trèveri. Non si
poteva poi pensare alla cugina, vedendo gli occhi della contessa
Gisella; grandi occhi profondi, neri d'un nero d'indaco, ma che
mettevano bagliori d'oro ad ogni batter di ciglia.
--Mia moglie è fosforescente;--diceva qualche volta il generale.
La contessa Gisella sorrideva, e senza ombra di civetteria, volentieri
secondando un complimento maritale, con un nuovo sprigionamento di
faville. Era una bambina, niente vana della propria bellezza,
ignorandola forse, certamente non dandosene pensiero e non sapendo che
farsene. Qualche volta, con versi infantili, storcimenti di bocca,
guardate di sbieco, pareva che lavorasse a farsi brutta; ma senza
venirne a capo. Tutto ciò ch'ella faceva era improntato di sincerità,
d'ingenuità, di franchezza e di grazia. Vi passava davanti come una
bella farfalla che aleggia capricciosa nella pompa de' suoi vivi colori,
e non sa di essere la vita del giardino, la festa degli occhi, la
maraviglia del quadro.
Vedendo lei da vicino, discorrendo con lei, Maurizio non potè
trattenersi dal pensare a sua cugina e al dolorino acuto che gli aveva
lasciato nell'anima quella splendidissima e formosissima bionda.
--Ecco--diceva egli tra sè,--una donna bella vi colpisce, v'infiamma, vi
fa soffrire come un dannato. Poi se ne presenta un'altra più bella,
magari nel suo stesso genere, il che è veramente il colmo dell'audacia;
e lì per lì, senza cancellarvi l'immagine della prima, senza
distruggervi in cuore la memoria degli antichi tormenti, ve ne rende
innocua la sensazione, sterile e vano il pensiero. Come ho potuto
soffrir tanto per quella là? Quella là, certamente; è il modo d'indicar
la figura che è passata, non lasciando più desiderio di sè. Anche le
donne, alla lor volta, sentono e ragionano così; anch'esse hanno «quello
là» da giudicare in forma sommaria, mandandolo a farsi benedire. E il
meglio, dopo tanta esperienza, il meglio sarebbe di esser tutti
filosofi, uomini e donne, di cansare gli innamoramenti fatali, di
prendere un po' più alla leggera le cose del cuore, fragili e fugaci
alla fin fine come tutte le altre.--
Ma queste cose si possono pensare, non fare. Sono le occasioni, quelle
che vengono addosso, quando meno ci si pensa; sono le circostanze,
quelle che imprigionano, quando meno si crede di restarci impigliati. La
donna che si ama di più, che più dovrà farci soffrire, non è sempre la
più bella, contro cui c'era modo di mettersi in guardia a tempo
opportuno. Un amico di Maurizio aveva fuggito i lacci di due
meravigliose creature: poi si era ucciso per una piccola strega dei mari
del settentrione, secca stecchita a quel modo, che quando l'aveva veduta
la prima volta gli era parsa un'aringa affumicata.
Maurizio di Vaussana stette un paio d'ore alla Balma, ragionando di
cento cose. Cadde anche il discorso sulle cause del suo ritiro precoce
dal servizio: ma s'intende che nè il generale lo incalzò troppo con le
domande, nè egli credette necessario di dire la verità tutta quanta. Si
toccano mal volentieri certi tasti più intimi, quando non si è tra
connazionali: e il signore della Balma e il signore del Castèu,
quantunque appartenenti pel sangue alla medesima valle, non erano di una
medesima patria. Maurizio trovò il modo di dire che da un pezzo sentiva
il bisogno di attendere agli interessi di casa sua. Vivendo il babbo,
era una cosa; morto il babbo era un'altra. Da principio, correndo ad
ogni tanto voci di guerre possibili, aveva stimato necessario di restare
al suo posto di combattimento: ma oramai, sfumata ogni probabilità di
vicine «complicazioni europee», le voci della sua terra erano state più
forti, ed egli, di marinaio che era diventato, ritornava a fare il
gentiluomo di campagna.
--Per nostro vantaggio;--disse il generale.--E speriamo che ci restiate
per sempre. Ma il miglior modo d'incatenarvi qui, sarà quello di darvi
moglie. Non fate conto di prenderla?--
Maurizio sorrise. Che idea! c'era egli proprio bisogno di prender
moglie, per vivere e non annoiarsi della vita? Ma questo, che pensò, non
lo disse. Infatti, sarebbe stata una grande scortesia verso una buona
intenzione, e più ancora verso quell'uomo che l'aveva presa bellissima.
Rispose invece con un «perchè no?» a fior di labbra, che lo impegnava
fino ad un certo punto, lasciandogli la porta aperta per una brava
ritirata.
--Del resto--soggiungeva,--una moglie non si trova lì alla prima voltata
di strada. Non è anche conveniente per la felicità, di trovar prima
l'amore, donde sia facile poi avviarsi al matrimonio?
--Un altro vi risponderebbe: prima il matrimonio; l'amore verrà poi, e
non sarà che più forte, perchè fondato sulla conoscenza, sulla stima
reciproca;--ripigliò il generale.--Ma queste sono le vie battute dal
ragionamento, e voi amate le vie strane. Per una di queste, infatti,
siete salito alla Balma. Innamoratevi dunque, signor Maurizio, e
sposate. Per voi, ultimo dei Sospelli di Vaussana, è anche un debito
d'onore verso i vostri maggiori, che hanno diritto di veder continuato
il lustro di un buon nome.--
Il signor Maurizio non sorrise più, s'inchinò ringraziando. Poco dopo,
essendo la sua prima visita durata oltre i termini della convenienza, si
alzò per prender commiato.
--Badate, amico;--gli disse il generale, prendendogli affettuosamente la
mano e stringendola forte tra le sue;--qui non siamo in città, da
vederci una volta alla settimana: siamo qua tutti i giorni, mattina e
sera. Del resto, ora che conoscete anche il mio ospite, non sarà più il
caso per noi di lasciarlo solo, quando verremo a scovarvi nel vostro
Castèu.--
Le accoglienze erano state molto cordiali da parte del generale, e
gentili da parte della contessa Gisella; Maurizio poteva esser contento
dei suoi vicini della Balma. Bastavano esse per dirgli il carattere dei
signori Matignon? Le prime visite per solito non contano, in
quest'ordine d'indagini e di scoperte; nessuno si fida a questi incontri
preliminari, a questi semplici contatti di superficie, dove le regole
della buona creanza e i luoghi topici della conversazione son tutto.
Pure, tanto è forte nell'uomo l'abito dell'indurre, Maurizio se ne
partiva dalla Balma con una opinione formata, se non ancora dal suo
raziocinio, certamente dalle sue sensazioni. E l'opinione era questa:
avevano poi fatta all'insegna dei tre Re una pace temporanea, come la
faranno un giorno definitiva, alla consumazione dei secoli.
I piedi del crocifisso sparivano quella mattina sotto una gran fioritura
di rose, disposte a mazzo enorme, legato al tronco della croce. Belle
rose di ogni forma e d'ogni grandezza, chiuse ancora od aperte, d'ogni
profumo, d'ogni temperanza del rosso e dell'incarnato, del pavonazzo e
del cremisi, del salmonato e del giallo; davano tutte insieme a
quell'augusto morente l'aspetto di un trionfatore.
--Sei stata tu, non è vero?--bisbigliò Maurizio all'orecchio di sua
sorella, indicandole quel gran mazzo di rose.
--Sì,--rispose ella, arrossendo lievemente.--Sono di quelle che ha
piantate nostra madre. Il Castèu è sempre il primo ad averne; ed è stata
veramente una fortuna che ce ne fossero tante, per festeggiare il tuo
arrivo a casa.--
Maurizio si sentì scorrere una lagrima giù per le guance. Anch'egli,
come la sua buona sorella Albertina, vide nel presente il ricordo del
passato, e v'associò la promessa del futuro. Non voleva più andarsene da
San Giorgio; dalla terra alpina dove dormivano i suoi maggiori; dal
solitario Castèu, dove prima che altrove fiorivano così bene le rose.
Finita la messa, uscirono sulla piazza, per ritornare a casa;
lentamente, per non aver aria di fuggire, ed anche allungando un tantino
la strada, per abbondanza domenicale. Così videro sfilare in parata
tutto quanto il paese; e da ogni parte erano inchini, sberrettate,
scappellate, a cui bisognava rispondere. Maurizio notò sottovoce a sua
sorella di non essersi provveduto abbastanza, alla Spezia, portando
solamente due cappelli con sè.
--Aspetta la prima fiera;--gli rispose Albertina.--Ci saranno cappelli
d'ogni qualità: ed anche verrà la paglia di Nizza, che solevi ricordare
nelle tue lettere.
--Infatti, è strano;--esclamò Maurizio.--Non se ne trova più. E neanche
paglia di Firenze, che la somiglia tanto. La moda, la moda! è una gran
sciocchezza, la moda.--
Ma sua sorella non la intendeva così, quantunque alla moda sacrificasse
ben poco.
--Bada di non far la ruggine, Maurizio; e soprattutto non ti far vecchio
prima del tempo.--
Rideva, la buona zittella; e ridendo, diventava più giovane. Rispondeva
più ilare, più serena, più franca ai saluti che venivano d'ogni parte. A
San Giorgio sicuramente, da dieci anni almeno, non l'avevano più veduta
così.
--Vedrete che torna bella;--dicevano alcuni.
--Lo era tanto a vent'anni!--rispondevano altri.--Ce n'è rimasto qualche
poco, per far festa al signor Maurizio.
--Quello, poi, li ha sempre, vent'anni. E dovrebb'essere sui
trentacinque.
--No, non può averne che trentadue. Ricordate? è nato lo stesso giorno
del figlio di Misa Margoton.--
Misa Margoton, che serviva d'indice cronologico ai terrazzani di San
Giorgio, era una nizzarda, andata giovanissima lassù, a fare la
ciambellaia. Erano famose per tutta la Vaussana la ciambelle di Misa
Margoton, e facevano furori a tutte le fiere, a tutte le sagre dei
dintorni.
Alla svolta di una strada, la coppia fraterna s'incontrò ad angolo con
tre persone, di aspetto assai signorile, una donna e due uomini: uno di
statura giusta, piuttosto atticciato, con due gran baffi biondi
largamente brizzolati di bianco, di bell'aspetto, gli occhi cerulei, e
una faccia di color sanguigno che forse aiutava a levargli otto o dieci
dei sessant'anni che gli davano a prima giunta i suoi baffi; l'altro
d'aspetto grigio, alto e magro, con due gambe di ragno, figura pulita di
cavaliere malinconico; la donna giovane, elegantissima nella semplicità
del vestimento, biondi i capelli e rosea la guancia, come la regina
Isotta dei canti medievali.
Erano facce nuove per Maurizio, che pur dovette salutare, imitando la
sorella, in risposta al primo saluto del signore dai baffi
biancheggianti. Il quale, rinnovando il saluto, o piuttosto
appoggiandolo con un cenno del capo, si voltava ancora un tratto a
guardare, e sicuramente per veder meglio lui, che gli giungeva nuovo
egualmente.
--Villeggianti precoci!--disse Maurizio alla sorella.--Ma già, niente
maraviglia, se ci son già le rose al Castèu.
--Non villeggianti; vivono tutto l'anno a San Giorgio. Non conosci più i
proprietarii della Balma?--rispose Albertina, sospirando.
--Povera Balma!--ripigliò il giovane, che aveva colto a volo il
sospiro.--Ma non è dunque più dei Matignon della Bourdigue?
--Lo è sempre. E quel signore dei baffi bianchi è il generale, il
cadetto della famiglia.
--Come? come? il capitano, quello? così smilzo allora, e così biondo,
che lo chiamavano l'Arcangelo Gabriele?
--Lo hai lasciato capitano, biondo, smilzo, ed ora è complesso, bianco e
generale;--rispose Albertina, ridendo.--Pensa, caro mio, che son passati
venti anni.
--È vero;--conchiuse Maurizio, chinando la testa.--Il capitano della
Bourdigue, nizzardo, che aveva optato nel '61 per la Francia. E come è
passato ora a vivere di qua dal confine?
--Il fratello maggiore è morto cinque anni fa. Rimasto unico dei
Matignon, ha preso il suo ritiro, ed è venuto a vivere alla Balma.
--E quella signora è sua figlia?
--No, sua moglie.
--Come? ma se ha l'aria di una ragazza! O figlia, o nipote, avrei detto.
--Ed è sua nipote, infatti.
--Ah, ora ci sono;--gridò Maurizio.--La figlia del signor Camillo....
il miscredente.--
Il volto della contessa Albertina si rabbruscò, a quella scappata del
fratello Maurizio.
--Perchè miscredente?--diss'ella con accento di mite rimprovero.
--Lo dicevano, allora, ed io ripeto quel che ho sentito.--
Avrebbe voluto soggiungere: lo diceva perfino nostro padre. Ma capì di
aver abbastanza amareggiato l'animo della sua dolce sorella, senza
bisogno di metterlo ancora in angustia colla testimonianza del babbo.
--Sarà stato uno scherzo;--diss'ella ripigliando.--Del resto, tu sai che
il mondo s'inganna facilmente a certe apparenze, per discorsi male
intesi e peggio riferiti. Comunque sia, il meglio che si possa fare....
--È di non credere alla miscredenza;--interruppe Maurizio, compiendo a
suo modo la frase impacciata di sua sorella Albertina.--Hai ragione,
sai? nel caso particolare e nel caso generale, hai ragione. È bene di
non ripetere certe cose, neanche a sè stesso. Ed ecco,--soggiunse
egli,--che cosa vuol dire andar via da casa, per ritornarci dopo
vent'anni, con tanto viatico d'esperienza. Io ho lasciata qua la mia
buona filosofia, che mi sarebbe stata tanto utile laggiù. Per fortuna,
la ritrovo ora, messa ad interessi composti, sotto il tetto paterno.
--Eh via, non ti far così brutto, ora;--disse di rimando Albertina.--Ti
ho veduto poc'anzi in chiesa, e non mi sei parso niente diverso da
quello di venti anni fa. Eri serio, composto.... e divoto.
--Ma sì, come bisogna essere in chiesa. O non ci si va, o ci si sta come
si deve. Dopo tutto, non è la casa del nostro superiore? del grande
ammiraglio, di quello, io voglio dire, che non commette ingiustizie?--
CAPITOLO III.
Cortesie di buon vicinato.
Passarono tre giorni, che Maurizio occupò degnamente in cento piccole
cure. Prima di tutto aveva da riconoscer la casa, dopo tanti anni
d'assenza, da vedere tutte le novità che c'erano state fatte in quel
lungo intervallo, il parco, il giardino, l'orto, il frutteto, la
fagianaia, il pollaio, insomma tutto ciò che sua sorella Albertina aveva
ordinato, o condotto a termine, o perfezionato, affinchè il Castèu,
com'ella diceva, bastasse a sè stesso.
--Egregiamente;--notava Maurizio, approvando.--Credo che si potrebbe
sostenere anche un anno d'assedio.
--Capisco che tu ci avresti tempo di annoiarti;--rispondeva Albertina.
--No, sai; tu coi tuoi polli e coi tuoi fagiani; io coi miei libri, le
mie carte, i miei strumenti; si passerà il tempo benissimo, e il
peggiore dei nemici non avrà modo di penetrare qua dentro.--
Maurizio aveva ricevuti da Ventimiglia i suoi bauli e le sue casse.
Tutto era già stato aperto, schiodato, sciorinato; libri, carte
geografiche, idrografiche, bussole, cannocchiali, seste, sestanti,
cronometri, tutto il bagaglio scientifico dell'ufficiale di marina. Il
legnaiuolo della casa era stato chiamato, e sotto la direzione di
Maurizio lavorava ad aggiustare, ed aggiungere scaffali, a piantar
chiodi e bullette, ad appender quadri, stampe, fotografie, armi, stoffe,
amuleti, stoviglie, tutto il museo dell'ufficiale di marina che era
stato anche un viaggiatore intelligente e curioso. Era quello un lavoro
faticoso, ma gaio; e lo rendeva più gaio il pensiero della quiete
futura, in cui Maurizio avrebbe potuto finalmente metter mano alla sua
Storia delle Guerre marittime. Quella, davvero, non gli usciva di mente.
La mattina del quarto giorno, mentre era in maniche di camicia su d'una
scala di legno appoggiata alla parete, gli fu portata da Giaume una
lettera.
--Già la posta a dar noia!--esclamò egli, seccato.
Non era della posta; era una lettera del paese.
--Mettila là, su quella tavola. Chi l'ha portata?
--Il fattore della Balma.
--Ah!--disse Maurizio; e più non disse.
Com'ebbe finita l'operazione per cui si era inerpicato lassù, scese
tranquillamente e andò a prender la lettera, che portava scritto sulla
busta: «Al signor conte Maurizio Sospello di Vaussana; Sue mani», e sul
rovescio un gran suggello di ceralacca, con lo stemma dei Matignon della
Bourdigue. Maurizio prese con molta flemma una spatola d'avorio, ne
introdusse delicatamente la punta sotto la piega della busta, ne tagliò
tutto il lato superiore, trasse il foglio che c'era dentro ripiegato in
due, lo spiegò lentamente e lesse ciò che gli scriveva il castellano
della Balma:
"_Signor Maurizio_,
«Quando un ufficiale va in un paese e sa che c'è un altro ufficiale
a lui superiore di grado, va a fargli una visita, non vi pare?
Sarebbe prescritta l'uniforme; ma io non la esigo; anzi ve ne
dispenso. Non vi dispenso però dalla visita. Andrei contro la legge,
venendo io stesso da voi, se nella mia condizione di ospite non
avessi qui cura d'anime. Vi ho conosciuto bambino, e credo anche di
avervi in quei tempi consegnato qualche amorevole scappellotto. Non
vi dispiacerà il ricordo, poichè desidero di mutarlo in una buona
stretta di mano.
«Conoscete la via della Balma. Dieci minuti di salita, per gambe
come le vostre, e al piè delle scale un vecchio amico a braccia
aperte.
"BOURDIGUE."
Maurizio lesse e sorrise; ripiegò il foglio, dopo avergli data ancora
una rapida scorsa, lo rimise nella sua busta, e depose questa sulla
tavola; dopo di che ritornò al suo lavoro. Alle dodici il legnaiuolo si
congedò, per andarsene a desinare.
--Ripasserò alle due, signor conte;--diss'egli.
--No, per oggi basterà;--rispose Maurizio.--Ho da far altro; ritornerete
domattina, all'ora solita.--
E anch'egli discese, dopo essersi messo in ordine, per andare ad
asciolvere. Dopo il pasto mattutino, andò nelle sue stanze a mutar
abiti.
--Vai fuori?--gli chiese Albertina, vedendolo così vestito di tutto
punto.
--Sì, alla Balma. Vedi che cosa mi scrive il tuo generale.--
Così dicendo, porgeva ad Albertina la lettera che aveva ricevuta nella
mattinata.
--È cortese;--osservò ella, dopo aver letto.--E gli sei proprio debitore
di una visita. Io, anzi, te lo volevo dire fin da ier l'altro.
--Andiamo dunque, e perdiamo questa mezza giornata;--conchiuse egli
sospirando.
E uscito dal Castèu, si avviò alla Balma; non dalla parte del paese, ma
dalla parte della montagna, per la scorciatoia del bosco e della
cascata, che ben ricordava, per averla fatta da ragazzo, almeno un
centinaio di volte.
Rivedere i luoghi dove si è passata la prima adolescenza, dove non è per
noi un ricordo che non sia lieto, è certamente bellissima tra tutte le
cose belle della vita. Maurizio s'immerse in quella gioia così profonda,
e nondimeno un pochettino chiassosa, che invade tutto il nostro essere,
e trova ancor modo di espandersi in esclamazioni, in grida, in rotte
parole, che vorrebbero diventar inni, ondate di poesia, e non riescono
ad essere che sussulti, gorgogli, balbettamenti dell'anima. Si fermava
un po' da per tutto, vedendo e ricordando; ma più si trattenne davanti
all'Aiga, alla bella cascata, con tutte quelle felci e quei muschi onde
erano tappezzate le pareti dello scoglio, con quella rupe che
sopraggiudicava l'abisso, con quel lastrone orizzontale, vero labro di
granito, donde si precipitava il cristallino volume delle acque nella
conca sottoposta, sprizzando in polvere liquida, estuando in candide
spume, rompendosi in rivoli che tornavano a ricongiungersi più sotto in
un solo zampillo. Maurizio non si sarebbe più spiccato di là, se non
avesse pensato in buon punto che aveva da fare una visita d'obbligo, che
per quella visita aveva congedato il legnaiuolo, interrompendo il suo
piacevole lavoro, che per quella visita si era vestito di tutto punto e
mosso di casa.
--Ci tornerò;--diss'egli ad alta voce, come per fare le scuse della sua
fretta alla divinità del luogo.
Gli antichi avevano ben ragione a mettere delle dee per protettrici
delle fonti. Non c'è cosa più poetica di una bell'acqua corrente nella
solitudine di un bosco, nè altra che più meriti il sorriso di una
divinità tutelare.
Maurizio si avviò finalmente; e non in dieci minuti, per verità, ma in
trenta o quaranta giunse sotto al muro di cinta del castello della
Balma. C'era un muro, e ci stava benissimo; tutti i castelli che si
rispettano ne hanno uno, spesso più d'uno. Ma l'uscio per entrare? o la
breccia? Maurizio rammentava benissimo che la breccia non mancava; non
fatta da nemici, ma da contadini poco disposti a passare per la strada
maestra. Quella breccia, ridotta a passo campestre, si ritrovava più su,
dietro una svolta del muro.
--Per di qua;--gli disse dall'alto una voce.--Se andate alla Balma, c'è
qui il sentiero.
--Lo so, grazie;--rispose Maurizio.--Conosco i luoghi da un pezzo.--
E salutava, così dicendo, il brav'uomo che gli dava l'avviso. Era un
pastore, che se ne stava seduto su d'un masso, pascolando due mucche e
una dozzina di pecore.
Trovato facilmente il passo, ed entrato nel recinto della Balma, il
visitatore fu ben presto ad una piccola spianata, davanti a cui sorgeva
la gradinata che metteva al portone d'ingresso. Non c'era nessuno alla
vista, ma si sentivano voci di dentro; anzi, per dire più esattamente,
si sentiva una voce sola, che faceva per quattro, rumorosa, allegra,
voce di comando frammezzata di risa.
Nessuno era nel vestibolo. Maurizio entrò, col suo cappello in mano; da
un uscio aperto, sulla sua destra, vide una sala da biliardo, e due
uomini che stavano giuocando, l'uno occupato in una serie di caramboli,
l'altro in atto di guardare il giuoco dell'avversario, e in pari tempo
di ingessare il cuoio della propria stecca. La serie fu breve, per
effetto di troppa sicurezza, o di fretta soverchia nel dare il colpo, e
il giuocatore sfortunato era già per attaccare un moccolo, quando un
gesto del compagno, che stava dirimpetto all'uscio, lo costrinse a
voltar gli occhi verso il nuovo personaggio che appariva allora nel
vano.
--Ah, bene!--esclamò egli, deponendo la stecca sul panno verde e
muovendo incontro al visitatore.--Siate il benvenuto, signor Maurizio.
Qua la mano; anzi, no, un abbraccio, tanto per cominciare. Ma come
va?--soggiunse, volgendosi al compagno.--Il vostro servizio d'avamposti
procede assai male, mio caro Dutolet.
--Non so veramente come sia andata;--rispose quell'altro, con accento
dimesso.
Maurizio era rimasto un pochino interdetto, non sapendo che cosa
significasse quell'accenno di avamposti, che interrompeva in mal punto
la cortesia delle accoglienze.
--Figuratevi;--ripigliò il generale, rivolgendosi a lui, come se avesse
letto in quel punto nell'animo del visitatore.--Avevamo messo un uomo in
sentinella a metà della salita, per essere avvertiti del vostro arrivo.
Vi avevo annunziato che mi avreste ritrovato in fondo alla scala, e voi
siete arrivato fin qua, signor conte, senza trovarmi al posto assegnato.
E sono disonorato, Dutolet;--disse il generale, volgendosi ancora al
compagno.--Manderemo agli arresti la sentinella infedele; daremo un
esempio, non vi pare?
--Intercedo per la sentinella, generale;--disse a sua volta Maurizio,
mettendosi volentieri sul tono di celia che aveva assunto il signore
della Bourdigue.--Voi l'avete fatta mettere al posto buono per
invigilare la strada maestra; e certamente sarà ancora laggiù ad
aspettare che io mi presenti al cancello. Ma io non son venuto di
laggiù; son capitato dalla scorciatoia del bosco.
--Ottimamente, da astuto nemico che conosce il terreno,--replicò il
generale, ridendo.--Ma questo mi fa pensare che la Balma non è così
forte come sembra. La posizione è stata girata, Dutolet; come laggiù....
ti rammenti, mio bravo? E quanti valorosi ci sono caduti, incominciando
da te!...--
Un'ombra era passata sugli occhi del generale, contrastando
maledettamente con l'aperto sorriso di prima. In un attimo, per altro, e
la figura marziale del vecchio riprese il suo aspetto di franca
cordialità.
Il generale Matignon della Bourdigue doveva essere stato un gran bel
giovane a' suoi tempi: era ancora un bell'uomo, e decorativo in sommo
grado. A cavallo, certamente, con quelle spalle quadre, quell'ampio
torace, quei baffi bianchi biondeggianti e quegli occhi azzurreggianti
sul vermiglio della carnagione, doveva parere uno di quei paladini di
Carlomagno, che potevano essere oppressi dal numero a Roncisvalle, ma
dopo aver fatto prodigi di valore e di forza, accoppando mille Saracini,
prima di ricevere essi medesimi una graffiatura al braccio, o una
ammaccatura al ginocchio.
L'accenno militare condusse naturalmente il generale alla presentazione
del suo ospite. Il capitano Dutolet, sottotenente nella campagna del
1870, era stato ferito gravemente a Reichshoffen, e sarebbe morto sul
campo, se non si fosse dato pensiero di lui, facendolo raccogliere in
tempo e mandare all'ambulanza, il suo capo di squadrone Matignon de la
Bourdigue. Quel magro cavaliere dal volto grigio, dalle gambe di ragno e
dall'aria sempre malinconica, era una salda tempra di acciaio; ancora a
servizio, veniva a spendere le sue licenze ordinarie e straordinarie
presso l'antico superiore, che da cinque anni aveva lasciato l'esercito,
per passar tra gl'invalidi assai prima del tempo. Anche il generale de
la Bourdigue aveva avuto a dolersi di una ingiustizia? La cosa era
possibile; tanto gli uomini si rassomigliano, sotto tutte le longitudini
della zona temperata e sotto tutti i governi civili.
Quel generale, che avrebbe fatto ancora una così bella figura a cavallo,
possedeva un magnifico stato di servizio. Nizzardo di nascita, aveva
raggiunto il grado di capitano nell'esercito, piemontese, combattendo in
Crimea e quindi in Lombardia nella campagna del '59. Dopo la cessione di
Nizza alla Francia, era stato tra quelli che avevano optato per la
nazionalità francese, e nel '70 era giunto al grado di capo squadrone,
dopo aver fatto parte del corpo di spedizione al Messico e aver
combattuto valorosamente sotto le mura di Puebla. Colonnello dopo Sedan,
generale di brigata nell'esercito della Loira, non aveva più fatto altri
passi in avanti. A chi era dispiaciuto? Che demeriti avevano ritrovato
in lui? Il generale Bourdigue non istette a domandarlo: una dolorosa
occasione gli si offerse di lasciare il servizio, ed egli colse quella
occasione pel ciuffo.
Camillo, il suo fratello maggiore, rimasto italiano alla cura
degl'interessi domestici, che erano tutti di qua dalla linea della Roia,
era venuto improvvisamente a morire, lasciando orfana l'unica figliuola
Gisella. Il generale, venuto a surrogare il fratello, aveva prese le
redini della amministrazione domestica; e il tutore, un anno dopo,
diventava marito. Come era avvenuto ciò? Si diceva a Nizza, a
Villafranca, a Mentone, dovunque i Matignon erano conosciuti, e si
ripeteva da Ventimiglia a San Giorgio, dove avevano le loro possessioni,
che la fanciulla medesima avesse voluto quelle nozze.
I valorosi, hanno sempre questa sorte di fascino sulla donna. Pare alla
bellezza di appoggiarsi meglio, quando il braccio che la sostiene è
quello di un eroe. Inoltre, la donna conosce il suo proprio valore, la
sua qualità di gioiello; sente di essere buon premio alla forza, morale
o fisica ch'ella sia, o l'una cosa e l'altra ad un tempo.
La contessa Gisella, a cui Maurizio di Vaussana fu presentato quel
giorno, era una bellissima creatura di ventuno in ventidue anni, bionda
e rosea come abbiamo già avuto occasione di dire. Ma quando si dice
bionda e rosea, non si è detto ancor nulla: bionda e rosea può essere
anche una pupattola; bionda e rosea su per giù era anche la cugina
splendidissima e formosissima di Maurizio. La castellana della Balma non
offriva tuttavia nessuna somiglianza con una pupattola; non aveva
nessun'aria di parentela con la cugina di Maurizio.
In primo luogo era più alta, e più flessuosa nella persona; donde una
formosità d'altro genere. Poi la carnagione era più fine, d'impasto più
gentile, più tenero, con un certo riflesso dorato sul roseo, che non
aveva quell'altra. Il biondo dei suoi capelli era più luminoso, più
morbido, più ondato; e quei capelli formavano un volume così abbondante,
da potersi paragonare a quelli di Genovieffa di Brabante, capaci a far
da accappatoio a tutta la persona, quando la bella principessa della
leggenda ebbe logorati i suoi abiti nella foresta di Trèveri. Non si
poteva poi pensare alla cugina, vedendo gli occhi della contessa
Gisella; grandi occhi profondi, neri d'un nero d'indaco, ma che
mettevano bagliori d'oro ad ogni batter di ciglia.
--Mia moglie è fosforescente;--diceva qualche volta il generale.
La contessa Gisella sorrideva, e senza ombra di civetteria, volentieri
secondando un complimento maritale, con un nuovo sprigionamento di
faville. Era una bambina, niente vana della propria bellezza,
ignorandola forse, certamente non dandosene pensiero e non sapendo che
farsene. Qualche volta, con versi infantili, storcimenti di bocca,
guardate di sbieco, pareva che lavorasse a farsi brutta; ma senza
venirne a capo. Tutto ciò ch'ella faceva era improntato di sincerità,
d'ingenuità, di franchezza e di grazia. Vi passava davanti come una
bella farfalla che aleggia capricciosa nella pompa de' suoi vivi colori,
e non sa di essere la vita del giardino, la festa degli occhi, la
maraviglia del quadro.
Vedendo lei da vicino, discorrendo con lei, Maurizio non potè
trattenersi dal pensare a sua cugina e al dolorino acuto che gli aveva
lasciato nell'anima quella splendidissima e formosissima bionda.
--Ecco--diceva egli tra sè,--una donna bella vi colpisce, v'infiamma, vi
fa soffrire come un dannato. Poi se ne presenta un'altra più bella,
magari nel suo stesso genere, il che è veramente il colmo dell'audacia;
e lì per lì, senza cancellarvi l'immagine della prima, senza
distruggervi in cuore la memoria degli antichi tormenti, ve ne rende
innocua la sensazione, sterile e vano il pensiero. Come ho potuto
soffrir tanto per quella là? Quella là, certamente; è il modo d'indicar
la figura che è passata, non lasciando più desiderio di sè. Anche le
donne, alla lor volta, sentono e ragionano così; anch'esse hanno «quello
là» da giudicare in forma sommaria, mandandolo a farsi benedire. E il
meglio, dopo tanta esperienza, il meglio sarebbe di esser tutti
filosofi, uomini e donne, di cansare gli innamoramenti fatali, di
prendere un po' più alla leggera le cose del cuore, fragili e fugaci
alla fin fine come tutte le altre.--
Ma queste cose si possono pensare, non fare. Sono le occasioni, quelle
che vengono addosso, quando meno ci si pensa; sono le circostanze,
quelle che imprigionano, quando meno si crede di restarci impigliati. La
donna che si ama di più, che più dovrà farci soffrire, non è sempre la
più bella, contro cui c'era modo di mettersi in guardia a tempo
opportuno. Un amico di Maurizio aveva fuggito i lacci di due
meravigliose creature: poi si era ucciso per una piccola strega dei mari
del settentrione, secca stecchita a quel modo, che quando l'aveva veduta
la prima volta gli era parsa un'aringa affumicata.
Maurizio di Vaussana stette un paio d'ore alla Balma, ragionando di
cento cose. Cadde anche il discorso sulle cause del suo ritiro precoce
dal servizio: ma s'intende che nè il generale lo incalzò troppo con le
domande, nè egli credette necessario di dire la verità tutta quanta. Si
toccano mal volentieri certi tasti più intimi, quando non si è tra
connazionali: e il signore della Balma e il signore del Castèu,
quantunque appartenenti pel sangue alla medesima valle, non erano di una
medesima patria. Maurizio trovò il modo di dire che da un pezzo sentiva
il bisogno di attendere agli interessi di casa sua. Vivendo il babbo,
era una cosa; morto il babbo era un'altra. Da principio, correndo ad
ogni tanto voci di guerre possibili, aveva stimato necessario di restare
al suo posto di combattimento: ma oramai, sfumata ogni probabilità di
vicine «complicazioni europee», le voci della sua terra erano state più
forti, ed egli, di marinaio che era diventato, ritornava a fare il
gentiluomo di campagna.
--Per nostro vantaggio;--disse il generale.--E speriamo che ci restiate
per sempre. Ma il miglior modo d'incatenarvi qui, sarà quello di darvi
moglie. Non fate conto di prenderla?--
Maurizio sorrise. Che idea! c'era egli proprio bisogno di prender
moglie, per vivere e non annoiarsi della vita? Ma questo, che pensò, non
lo disse. Infatti, sarebbe stata una grande scortesia verso una buona
intenzione, e più ancora verso quell'uomo che l'aveva presa bellissima.
Rispose invece con un «perchè no?» a fior di labbra, che lo impegnava
fino ad un certo punto, lasciandogli la porta aperta per una brava
ritirata.
--Del resto--soggiungeva,--una moglie non si trova lì alla prima voltata
di strada. Non è anche conveniente per la felicità, di trovar prima
l'amore, donde sia facile poi avviarsi al matrimonio?
--Un altro vi risponderebbe: prima il matrimonio; l'amore verrà poi, e
non sarà che più forte, perchè fondato sulla conoscenza, sulla stima
reciproca;--ripigliò il generale.--Ma queste sono le vie battute dal
ragionamento, e voi amate le vie strane. Per una di queste, infatti,
siete salito alla Balma. Innamoratevi dunque, signor Maurizio, e
sposate. Per voi, ultimo dei Sospelli di Vaussana, è anche un debito
d'onore verso i vostri maggiori, che hanno diritto di veder continuato
il lustro di un buon nome.--
Il signor Maurizio non sorrise più, s'inchinò ringraziando. Poco dopo,
essendo la sua prima visita durata oltre i termini della convenienza, si
alzò per prender commiato.
--Badate, amico;--gli disse il generale, prendendogli affettuosamente la
mano e stringendola forte tra le sue;--qui non siamo in città, da
vederci una volta alla settimana: siamo qua tutti i giorni, mattina e
sera. Del resto, ora che conoscete anche il mio ospite, non sarà più il
caso per noi di lasciarlo solo, quando verremo a scovarvi nel vostro
Castèu.--
Le accoglienze erano state molto cordiali da parte del generale, e
gentili da parte della contessa Gisella; Maurizio poteva esser contento
dei suoi vicini della Balma. Bastavano esse per dirgli il carattere dei
signori Matignon? Le prime visite per solito non contano, in
quest'ordine d'indagini e di scoperte; nessuno si fida a questi incontri
preliminari, a questi semplici contatti di superficie, dove le regole
della buona creanza e i luoghi topici della conversazione son tutto.
Pure, tanto è forte nell'uomo l'abito dell'indurre, Maurizio se ne
partiva dalla Balma con una opinione formata, se non ancora dal suo
raziocinio, certamente dalle sue sensazioni. E l'opinione era questa:
- Parts
- Tra cielo e terra: Romanzo - 01
- Tra cielo e terra: Romanzo - 02
- Tra cielo e terra: Romanzo - 03
- Tra cielo e terra: Romanzo - 04
- Tra cielo e terra: Romanzo - 05
- Tra cielo e terra: Romanzo - 06
- Tra cielo e terra: Romanzo - 07
- Tra cielo e terra: Romanzo - 08
- Tra cielo e terra: Romanzo - 09
- Tra cielo e terra: Romanzo - 10
- Tra cielo e terra: Romanzo - 11
- Tra cielo e terra: Romanzo - 12
- Tra cielo e terra: Romanzo - 13
- Tra cielo e terra: Romanzo - 14
- Tra cielo e terra: Romanzo - 15
- Tra cielo e terra: Romanzo - 16