Studi intorno alla storia della Lombardia - 13

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passato gli anni della puerizia presso una madre poco scorta o presso
vecchi congiunti acciecati da rancidi pregiudizi. Non v'è nulla in
quell'educazione di acconcio a formare un uomo, a maturarne il
carattere e il senno, ad addestrarlo a comprendere ed a volere. Vi
sono in Lombardia cuori onesti, sensitivi e buoni; vi sono ingegni ben
colti, ma ben pochi sono i caratteri virili. Gli uni sono frivoli e
leggeri come fanciulli, gli altri sono semplici e candidi, parimenti
come i fanciulli; haccene di quelli che amano lo studio, che
comprendono facilmente, e che tengono a mente senza sforzo, ma
parecchi fanciulli posseggono queste belle doti. Il divario che passa
tra l'uomo e il fanciullo non consiste soltanto nella cognizione che
dee aver l'uomo di sè stesso e d'altrui, ma anche, ed anzitutto, nel
sentimento della propria importanza, di quanto si aspetta da lui, di
quanto ei vale ad operare, dell'influenza cui può esercitare,
dell'idea cui vuole dedicarla. Tolgasi tutto ciò di mezzo, e non
rimarrà cosa nell'uomo, che non appartenga egualmente al fanciullo,
non rimarrà cosa che gli si possa invidiare; null'altro insomma gli
rimarrà che un cuore meno espansivo, una mente meno vivace, un sorriso
meno aggraziato, uno sguardo meno sereno, e delle fattezze appassite.
Il Lombardo non esce mai dall'atmosfera snervante preparatagli
dall'Austria. I ricchi godono d'una certa quale libertà, in quanto
però non si mostrano disposti a farne uso altrimenti che nell'angusto
cerchio dei puerili sollazzi. Chi compra cavalli e carrozze, chi
rinnovella ogni anno la mobiglia, chi mantiene concubine con grave
spesa è ben veduto dal Governo. Ma chi impegni il nome e i capitali in
qualsiasi intrapresa, chi si faccia a proteggere le arti e il
commercio, chi apra istituti di beneficenza; chi inventi od introduca
macchine, chi proponga miglioríe in qualsivoglia ramo della pubblica
amministrazione, chi si dia a scientifiche investigazioni, diventa ben
presto sospetto. S'ei batte la via delle cariche, deve deporre ogni
speranza di avanzamento, e apparecchiarsi a soffrire le sorde
persecuzioni di un governo ipocrita ed implacabile. Se aspira ad un
posto vacante, non l'otterrà, perocchè la Polizia, o, per dir meglio,
le innumerevoli polizie che stendonsi a guisa d'inestricabil rete su
tutto il paese sono interrogate relativamente ad ogni nomina, e basta
che alcuna di esse dica: il candidato N. non è ben pensante, i suoi
sentimenti sono biasimevoli, o qualche generale taccia gli apponga
della stessa fatta, per troncargli la via. Sarà aggravato dal
soverchio lavoro, sarà a bella posta trattato sdegnosamente, ad ogni
piè sospinto sarà rimproverato, gli si supporranno mancamenti per
rabbuffarlo o punirlo, gli si apporranno a colpa le relazioni con
persone malvedute dal Governo, gli si imputerà d'avere proferite
lagnanze o di averne udite. Una sua domanda a pro dello stabilimento
cui è addetto, per quanto siane rilevante od utile lo scopo, non sarà
mai ascoltata. I suoi congiunti, i suoi figliuoli, ove battano
parimenti la via delle cariche, incorreranno essi pure nel disfavore
in cui egli è caduto, sicchè alla fine ei dovrà riguardare sè stesso,
ed a ragione, come il flagello della propria famiglia. Sonovi in
Lombardia stabilimenti commerciali che caddero d'improvviso in
disgrazia del Governo, e ve ne furono di quelli che succumbettero
sotto le persecuzioni, perciò che uno de' figliuoli del proprietario
avea sposato la figliuola d'un uomo in mala vista dell'autorità. Nè
speri alcuno in tal caso ottenere giustizia, venire in cognizione dei
torti che gli sono imputati, discussare i fatti, farne accettare la
giustificazione. Qualunque instanza tendente a quest'uopo sarà un
novello gravame aggiunto ai precedenti. Il direttore della Polizia lo
farà chiamare, l'accoglierà a quel modo che i cadì turchi
accoglievano, dugent'anni fa, i venditori d'aranci del loro risôrto
che contrafacevano alle leggi; gli chiederà adirato, di che abbia a
lagnarsi, e se creda che i magistrati sieno tenuti di giustificare
presso di lui i sentimenti che inverso a lui nutrono, ed esorterallo
alla fine ad interrogare a tale proposito la sua coscienza. Dopo del
che ei sarà ancora più malveduto di pria, poichè sarà apparso in fatto
poco disposto a riverire i capricci de' suoi padroni e della
moltitudine dei loro cagnotti. Tale si è il destino dei pubblici
ufficiali, i quali abbiano, anche con una sola parola, esternato i
virili loro sentimenti o il loro amore del bene.
Evvi per avventura un ordine di cittadini che potrebbe viversene ed
anche lietamente in onta delle malevoli disposizioni del Governo. Che
può di fatti temere colui il quale, ricco essendo ed indipendente, nè
possedendo nè desiderando onori o dignità, si sta sempre nei termini
della legge e non si espone perciò a legali processure? Costui,
invero, non ha nulla a temere, ad eccezione però di quell'infinito
numero di soprusi e di contrarietà che sono fatte a bella posta per
porre alla pruova qualunque pazienza umana, e per affrontare le quali
richiedesi forse maggior coraggio che non se ne richiegga per
affrontare la bocca del cannone. Nelle città lombarde picciola essendo
la compagnia, i varii partiti vi si incontrano continuamente; e il
dovizioso che sia in mala vista del Governo vi è esposto agl'insulti
continui di tutti i partigiani di questo; insulti altronde con
sufficiente accortezza combinati acciò non gli sia concesso di porvi
termine con un duello. Tutti i regolamenti di polizia e di finanza,
così vessatorii che non sono mai eseguiti, verranno posti ad effetto
contro di lui col massimo rigore; talmentechè non potrà uscir di città
nè entrarvi senz'essere fermato alla porta e assoggettato a
minutissima investigazione; che le guardie daziarie gl'imporranno
l'istessa penitenza ogniqualvolta in lui si avverranno sia in città,
sia nel contado; ch'ei sarà costretto di andare di passo in certi
quartieri o in certe vie; che il direttore di Polizia lo farà tratto
tratto chiamare per rimproverarlo da senno perch'egli non si sia
cavato il cappello nel passare dinanzi al vicerè, non abbia salutato
il governatore, ec. Se in teatro egli avrà fatto le fischiate ad un
tristo attore, un agente di polizia lo minaccerà subito di porgli le
mani addosso. Nè qui sta il tutto. Le persone o le cose per le quali
egli pigliasse interesse, saranno perciò solo malvedute e
perseguitate. Se a lui fosse data l'amministrazione di un instituto di
beneficenza, quell'instituto avrà tosto a cozzare contro il Governo,
cui non mancano i mezzi di nuocergli, e vedrassi inoltre spossessato
della pubblica confidenza, che se ne scosterà come da un corpo che sta
per disfarsi. Se un Comune lo scegliesse per suo deputato politico, ad
esso Comune non verrà più concesso di aprire una strada, di scavare un
canale, d'intraprendere in somma qualunque opera pubblica per la quale
richieggasi l'approvazione del Governo. Basterà che un libro sia a
costui dedicato per portarne il divieto, ch'ei faccia venire un
giornale straniero per veder chiuso a quel foglio il confine: nulla,
per dirla in breve, potrà riuscirgli a bene. Per un lungo tempo fu in
uso un altro genere di persecuzione, il diniego cioè di passaporto. Se
una persona sospettata presentavasi alla Direzione della Polizia per
ottenere un passaporto, era condotta dal Direttore, il quale,
cupamente guardandola, cominciava ad interrogarla in questi termini:
«Volete andare in Francia, signore?»--«Appunto, signor Direttore».--«E
perchè, di grazia?» Supponendo che l'instante, male accogliendo questa
interrogazione, avesse risposto di non esser tenuto a render ragione
delle cose sue alla Polizia, di voler andare in Francia perchè tale
era la sua intenzione, e così via via, il Direttore, facendosi brusco,
rispondeagli: «Non vi parrà male, signore, che, per non esser meglio
giustificato il vostro progetto di viaggio, io vi neghi il
passaporto»; e accommiatavalo poscia, non senza dargli a conoscere che
un'ulteriore sua instanza sarebbe un tal fatto da compromettere
gravemente l'autore. Era questo il trattamento che toccava ad un
chieditore di passaporti stizzoso. Ora ecco il destino di quello che
fosse più umile. Rispondeva questi all'interrogazione del Direttore:
«Io mi reco in Francia per affari».--«Di qual natura sono questi
affari?» L'instante esponevali alla meglio, ma riportava per lo più
questa risposta: «Io non veggo, o signore, che si tratti qui d'affari
importanti e pei quali sia indispensabile la vostra presenza. Potete
mandare una procura». A dei giovani, i quali alla domanda del
Direttore intorno al motivo che gl'induceva ad andare in una contrada
straniera, risposero volervisi recare per cagione di salute o per fare
i loro studi, replicò il Direttore: «L'aria di Vienna vi farà meglio»;
oppure: «Andate a studiare in Vienna».
Ond'è che l'uomo il quale, malveduto dal Governo per essersi lasciato
intendere, stretto perciò dall'urgente bisogno di sottrarsi per alcun
tempo all'acerba soggezione in cui sentivasi posto, e speranzoso
altronde di farsi sdimenticare da' suoi persecutori e di ammansirli
col tenersi lontano da loro, diliberavasi ad uscir dallo Stato, non
poteva ottenerne il permesso. Era egli fieramente rituffato
nell'atmosfera letale che lo soffocava, una ferrea mano tenealo fermo
in luogo, e le sue instanze aggravavano la mala disposizione altrui.
Duopo è, mi si dice, il saper resistere alle persecuzioni e non
piegarsi sotto di esse. La qual cosa so anch'io; ma quegli che
condanna lo sgraziato oppresso dalla soma, non è mai stato certamente
nel caso di doverne portare una eguale. Si resiste per un tempo più o
meno lungo; si surroga un'intrapresa novella ad una che sia stata
sventata; si pone in opera novelli mezzi; picchiasi ad ogni porta, nè
si cade d'animo insino a tanto che si spera ottenere un resultato, per
quanto sia tenue. Ma giugne il giorno in cui la convinzione di nuocere
alla causa cui vorrebbe servire s'impadronisce dell'uomo anche
animoso. Gli sovvengono ad un tratto alla mente tutte le faccende che
sono ite a male nelle sue mani, tutte le persone cui ha recato danno
col volere proteggerle; e questa ricordanza, questa convinzione
mortalmente lo feriscono. Tutta la sua energia da quel punto vien
meno; ei si rimprovera i suoi sforzi, vergognasi del suo errore e
delle sue illusioni, abbandona ogni intrapresa, e col cuore straziato
ei corre a nascondere il suo scoramento in un qualche luogo solitario,
in una qualche villa remota, ove si fa agricoltore od artiere. Ne ho
vedute io pur tante di queste ammirabili angosce, di queste acerbe
abdicazioni!
Non cada al lettore di mente che un tale sistema aggrava la Lombardia
di già da due generazioni. La prima resistè valorosamente, nè cedette
senza pugna; la seconda, allevata per l'obbedienza, si è sottomessa
più prontamente.
Dirò, per compendiare il fin qui detto, che il perno del Governo
austriaco è la Polizia; che questa gode di un'autorità sconfinata; che
non la trattiene riguardo di giustizia o di lealtà; ch'essa fa anzi
pompa della sua ingiustizia e della sua slealtà; che non è sottoposta
a verun sindacato, nè ad alcuna responsabilità, tranne quella delle
idee liberali che potrebbero diffondersi, o delle mosse che potrebbero
tentarsi; che nulla accade in Austria senza che essa abbiavi parte;
che non è conferita una carica, sia nei tribunali, sia negl'istituti
della pubblica istruzione, sia nelle finanze, sia nella Chiesa, nella
Corte o nell'esercito, non è concesso favore alcuno, nè inflitto
gastigo, nè fondato un istituto, nè dato, infine, qualsivoglia
provvedimento senza che la Polizia potentemente abbiavi cooperato.
L'onnipotenza della Polizia e del suo direttore si deriva ed estende a
tutti i suoi ufficiali. Ogni uomo che abbia che fare con la Polizia
per segreti o palesi relazioni, è posto al di sopra delle leggi; la
sua testimonianza non potrebb'essere rivocata in dubbio, le sue
pretensioni sono sempre ben fondate. Se non che il titolo o la qualità
che gli conferisce di sì bei diritti alla infallibilità, il titolo
cioè o la qualità di inserviente alla Polizia, lo priva ad un tempo
del titolo e della qualità d'uomo onesto ed onorato; donde avviene che
l'ordine più infamato della società è appunto per questo l'ordine più
potente. Arrogi che quest'ordine è assai numeroso e sempre più cresce
di numero, perocchè la spia essendo tal fatta d'uomo che inspira minor
fiducia d'ogni altro, non appena è trovato, che si pruova subito il
bisogno di farlo spieggiare da altri. Ed ecco in quali termini stieno
le cose, verbigrazia, in un villaggio. L'invigilatore d'offizio del
Comune per la polizia, è il commissario di Distretto; ma in cambio di
far fondamento sopra di lui, il direttore dà all'aggiunto l'incarico
d'invigilare attentamente sopra di esso; ma non appena l'aggiunto ha
accettato l'onorato incarico, che la sospettosa sollecitudine del
direttore è di nuovo ridestata. Perocchè, come può egli confidare che
costui sarà più fedele del suo capo, mentre ha un salario minore? Per
lo che il primo commesso è fatto invigilatore sopra l'aggiunto, e fa
riguardo a questi l'istesso ufficio che l'altro fa riguardo al
commissario. Lo spionaggio forma in tal guisa una catena in cui
vengono ad annodarsi anche i contadini che hanno un po' di
intendimento e d'ambizione. Il parroco è anch'egli talora uno degli
annelli principali di questa catena; e il suo esempio, accompagnato
dalle sue esortazioni, non basterà esso a persuadere ai semplici
abitatori del contado che lo spionaggio è il punto in cui coincidono e
felicemente si uniscono l'interesse e il dovere?
Ho detto che gli uomini della presentanea generazione, sottentrante a
quella del 1821, si trovarono posti fin dalla più tenera infanzia
nella condizione di orfanelli allevati da una madre timida e di corto
senno, o da vecchi congiunti, ancor più timidi e meno assennati. Ho
detto che l'educazione pubblica che ricevettero nella loro adolescenza
non tendeva ad altro scopo che a fiaccare in loro ogni energia, ad
inspirar loro l'unica virtù dell'obbedienza, ad inculcar loro queste
massime: dovere l'uomo prudente cansare ogni briga; esser tenuto
l'uomo giusto e buono a nodrire una sconfinata riconoscenza inverso al
sovrano, che, nello spogliarlo d'ogni diritto, lo esime da ogni
imbarazzo per non lasciargli altro debito da adempire che quello della
sommessione. Ho detto che all'uscir dalla Università, colla mente
ancora colpita dalle mostruose dottrine che loro sono state insegnate,
quei giovani si trovano oppressi effettivamente sotto il sistema di
spionaggio e di tirannia che è stato loro annunziato o, sto per dire,
promesso come il migliore possibile governo. Veggono gli uomini
generosi ridotti alla impotenza di procurare il bene, perseguitati ed
angustiati persino nelle loro cose domestiche; e scorgono, dall'altro
canto, i vili ed imbecilli servitori che hanno posto a frutto i
funesti ammaestramenti della loro infanzia, insigniti dei segni
esteriori della pubblica considerazione, conseguire l'intento di tutte
le loro intraprese, passeggiare fastosi per le vie della città, col
sorriso sulle labbra, la cera d'uomo contento, grassi e ben pasciuti.
Chi meraviglierà che il più gran numero di questi giovani esposti
senza schermo ad una serie di seduzioni, ch'ebbe principio, per così
dire, fin dalla loro nascita, si lasci trascinare dalla corrente, cada
in un certo quale torpore e si persuada da senno che la sua resistenza
non avrebbe buon esito? Chi meraviglierà, perimenti, che il picciol
numero di quelli il cui animo non può piegarsi a mostrarsi soddisfatto
di un tale stato di cose, non sappia trovare altro migliore compenso
che quello di abbandonare le città e il mondo per andare a sospirare
liberamente ne' campi?
Il governo austriaco ha trionfato della vigoria lombarda; l'ha
intorpidita, se non l'ha distrutta. Ma egli stesso sconta ora il fio
della sua lunga ipocrisia, dell'intollerabile soggezione impostaci.
Col continuo trattarci da fanciulli, si è privato egli pure d'ogni
virilità; col continuo fingere e dissimulare, ha contratto il vezzo
che contraggono per lo più i menzogneri, ha perduto cioè la coscienza
della sua esistenza, o la sua identità. Egli ha conservato l'apparenza
della vita che ha logorata contro di noi, ma la vita se n'è da lui
sfuggita come dal cadavere sottoposto all'azione galvanica. È come uno
di quei leoni di cui sono ora popolati i musei di storia naturale, il
cui aspetto è ancora terribile, ma che solo valgono a spaventare i
fanciulli. Egli è stato forte ed oppressore dal 1815 fino al 1830; ha
scoperto congiure ordite con molto accorgimento, ed ha repressi tutti
i tentativi di sollevazione in cui l'Italia aveva posto sue speranze;
e ciò mercè la vigilanza della sua Polizia e il numero grande de' suoi
soldati. Non pose all'opera il carnefice, nè venne a battaglie
armatamano. Le sue truppe mossero coll'arme al braccio, e i congiurati
lombardi non diedero mai principio all'esecuzione dei loro disegni. La
cosa sarebbe diversa presentemente. L'Austria teme quei rivoluzionari
che ha conquisi. I Lombardi temono le persecuzioni austriache, le
quali si sono logorate da sè stesse nè puonno più riprodursi. Un
attento osservatore ben vede esser l'Austria in preda al terror panico
che le inspira la malacontentezza dei Lombardi; ma ei vede pure che
questi sono in preda ad un terrore non meno forte e non men puerile,
che loro inspira la ricordanza delle vendette austriache. Conferisce
assai a conservare all'Austria il suo aspetto terribile la permanenza
in alcune cariche di quelle stesse persone che le occupavano nel 1821.
Il direttore della Polizia, per esempio, è quello stesso d'allora; ei
possiede le tradizioni politiche di Francesco I; ei parla con quel
tuono medesimo di vent'anni fa, prorompe nelle stesse minacce, fa gli
stessi rimproveri, tiene a' propri cenni un esercito di spie non men
numeroso di quello di cui l'anno 1821 o l'anno 1814 videro le prime
geste. Ma in ciò consiste la somiglianza tra la Polizia di quel tempo
e quella dei giorni nostri. Accade bene spesso che le spie del
direttore si pongono ai cenni di quei medesimi cui devono spieggiare.
Stendono di conserva con essi le relazioni al Direttore, e li
ragguagliano dei sospetti concepiti contro di loro, come pure dei
provvedimenti loro relativi. Usa tuttora il direttore di far chiamare
i cittadini nel suo gabinetto per rimproverarli o delle loro azioni o
delle loro parole, od anche soltanto delle loro opinioni, e
minacciarli di un pronto gastigo. Ma questo gastigo non giunge poi, e
le persone abbastanza coraggiose per farsi a rispondere dignitosamente
al Direttore, non si veggono per questo molestate maggiormente.
Potrebbesi scrivere un volume se si volesse riferire le strane e goffe
vessazioni commesse dalla censura della stampa¹; ma la sua stessa
goffaggine invita ad ingannarla, e si può farlo impunemente. La
domanda di un passaporto è tuttora seguìta da una chiamata del
direttore della Polizia e da un interrogatorio sul far di quello
accennato qui sopra. Il consiglio di andare a Vienna è dato oggidì
pure, come vent'anni fa; l'instante è obbligato ad andare e venire più
volte dall'uffizio dei passaporti all'anticamera del Direttore, e da
questa a quello; vede gli uffiziali strignersi nelle spalle quando ei
si mostra inquieto sull'esito di tanto andare e venire, ode
confidenzialmente dichiararglisi che avrebbe fatto meglio a non
chieder passaporti; ma pure s'ei la dura, senza lasciarsi intimorire,
si può scommettere mille contro uno, ch'egli otterrà alla fine
l'intento. Una circostanza giovò efficacemente a scavare le fondamenta
del governo austriaco; ed è la cognizione recentemente acquisita dai
Lombardi della corruzione sconfinata degli impiegati viennesi. Poche
sono le cose che non si possano ottenere a Vienna col tempo e col
danaro; e i Lombardi, che se ne sono addati, pigliano spesse volte
questa via, tirando addosso così agl'impiegati milanesi frequenti
mortificazioni.
¹ Per riferirne una sola, diremo che un libraio ricevette una
volta un libro (era tedesco) intorno alla botanica, nel quale
trattavasi particolarmente della generazione de' semi di certe
piante. Non mi ricordo più del titolo del libro; ma so ben che
vi si trovava la parola Pollen. Spaventato il Censore, manda
chiamando il libraio, e gli dice: «Non potere il libro
licenziarsi, il suo subbietto poter aprire un troppo bel campo
ai demagoghi, la Polonia (Pohlen) esser morta oramai, ecc.,
ecc.» E molto stentò il libraio a comprendere che il Censore
avea inteso per Pollen, polline dei fiori, Pohlen, la Polonia.
Se alcuno volesse convincermi della vigoria presentanea del governo
austriaco, io gli dimanderei se esso ardirebbesi ora di porre alla
berlina i più bei nomi della Lombardia, benchè ne sieno ora rivestiti
uomini-ragazzi, ben diversi da quelli che li portavano nel 1821. Gli
domanderei se la Polizia oserebbe pur solo far ora una perquisizione
in uno dei palazzi dell'aristocrazia milanese; e s'egli mi rispondesse
di sì, io chiederei qual cagione la trattenga, in tal caso, dal farne
laddove essa non ignora esservi ammucchiati ben molti libri e giornali
proibiti. Gli chiederei quale sia la fantasima che fa battere di notte
tempo la chiama delle truppe austriache, solo per vedere se accorrano
e se uomo possa far fondamento sopra di esse in caso di bisogno; che
fa minacciare di morte i soldati sbrancati e ingiunger loro di non
andare che attruppati; che pone in trambusto la Polizia per l'arrivo
di uno straniero, o per un errore d'ortografia che trovisi sul suo
passaporto; che fa fare divieto agli Austriaci di bere l'acqua delle
fontane; che induce a far loro distribuzioni straordinarie di cartocci
da carica, a tenerli chiusi nelle case d'arme, a farli marciare di
notte da una città all'altra, e ciò nel mentre che la contrada è
tranquilla, che niuno sogna nemmeno di congiurare o di sollevarsi, e
che (dirò anzi) ogni sollevazione è considerata dai Lombardi istessi
come una mattìa d'impossibile riuscita. Risponderei poscia, che questa
fantasima è il terrore d'una coscienza troppo aggravata, d'uno spirito
snervato dall'abuso dei mezzi estremi; terrore vano, inesplicabile, e
che da noi soli però dipenderebbe il giustificare e il giovarcene pel
nostro pro. Vorrei che i Lombardi conoscessero la vera condizione
dell'Austria, ripigliassero animo, non si tenessero per chiusi in
eterno dentro una tomba, facesser pruova delle loro forze in una
progressiva e lenta tenzone con l'Austria, e si proponessero, per
esempio, fermamente, di ubbidir solo alle leggi e di resistere
legalmente alla potestà arbitraria. Vorrei che facessero questo
tentativo; perocchè il fragile impalcato sul quale s'appoggia la
potenza austriaca, fieramente scosso, s'agiterebbe un istante per
isprofondarsi e scomparire per sempre.

FINE
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