Storia di un'anima - 08

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dimenticata da me; verrà la primavera, verranno le mie prime viole,
leggerò ancora il mio Byron.... E ti amerò! Ti amerò! _Ti
amerò sempre_!

_3 gennaio._--Oggi sono rimasto fuori di casa tutto il giorno. Tornando
a pranzo, speravo che la portinaia mi desse il tuo biglietto.... Come
due soli anni fa t'avevo santamente e mestamente pregata di mandarmi
un solo biglietto!--Nulla.--Come è squallido l'obblio! Lo sento
ora. Che scopo avrà la mia vita se anche questo sogno è perduto?
Lavoravo, lavoravo, lavoravo, perchè il mio nome giungesse a te
come un nome onorato e stimato.... Ed ora?
Il nome? il nome? Per un matrimonio, che accontenti le ciarle del
mondo, bastano i denari di mio padre! Chi sa ch'io fui casto,
tormentato, poeta e gentile? Chi lo sa? Perchè non mi sono dato
alle femmine?--Mio Dio! tu sei in alto, più in alto di me e di
Lidia e tu vedi e mi premii così! L'obblio! E perchè non la
morte, se mi cadono tutti i sogni di sette od otto anni?

_4 gennaio_.--_L'oubli seul sépare_. Siamo separati e questa volta
per sempre! O mie memorie, miei boschi di Limbiate, mio cimitero, mie
malattie!--Tutto è finito ed io coltivo squisitamente il mio
dolore.

_6 gennaio._--Suonano le campane da morto. È morta anche _l'anima mia_!
Chi conosce il tormento di questa mia solitudine?
Tu non mi ami! hai pensalo a spezzare il filo fra noi, il filo
sottilissimo? Hai provato dolore?
Io non reggo! Mi decido a mandarti il mio biglietto. Capirai perchè
ho tardato?--ho guardato il biglietto che mi hai mandato l'anno
scorso: mi sono sentito commosso.--Tutto il giorno ho studiato, e mi
sento stanco: un giorno il mio lavoro lo dedicavo a Te.
Ho preparato il mio biglietto per Lidia. Per vedere l'indirizzo, ho
voluto rivedere quello suo dell'anno scorso: la busta è povera,
c'è un francobollo meschino da _due_!--Chi è questa fanciulla?--Ti
mando il mio biglietto: tardi: che dirai? Ti annoio?--Se non mi
rispondi col Tuo, siamo davvero separati dall'_oblio_.

_9 gennaio._--Dimmi, quando sarà finito il mio tormento? Aspetto la
tua carta di visita. Se non rispondi, Ti odierò! _Sarà l'odio,
non l'oblio_!

_11 gennaio._--Perchè annoterò anche le debolezze? ho pianto! Or
ora ho incontrata la mia fanciulla....
Non scrivo! non scrivo! E supplico Dio che Tu mi dimentichi, o Lidia!
E perchè?--Chi mi vorrà un po' di bene?--La scienza, la scienza
dei libri è crudele, è crudele e mi schiaccia!--E questo stupido
pettegolezzo della politica come è vuoto! Dio mio!
Mi suona nell'anima un riso argentino di fanciulla che poteva farmi
felice.--E sono qui impotente, iroso ed odio.--Che mi valgono quelle
sciocchezze che ho pubblicato sui giornali e sui libri? Sono ambizioso
io?
Vorrei essere felice: vorrei essere contento: vorrei esser quieto.

_12 gennaio._--Quante cose ho sognato stanotte. Ero felice!

_18 gennaio._--Mi faccio forza: non voglio scrivere.... Siamo separati.
Tu _hai obliato_! Io non posso rimanere qui, in questo studio. C'è il
mobiletto, le tue, le mie lettere, il mio tormento. Come vorrei mutare
studio e incominciare una vita nuova!
Ieri a sera ho veduto il seno opulento di un modello nudo alla scuola
degli artisti: io ho aiutato a vestire quella ragazza. Dio, che
perdizione nelle carni della femmina! Ho ventinove anni e vorrei
impazzire nella voluttà.--Oggi devo accompagnare al cimitero una
mamma. Stamattina ho baciato la mia.--Il tarlo fa un gran buco nel mio
cassettone.--Come vorrei mutare!--Spero ancora.... Il mio biglietto
T'è giunto?
Forse sei partita per la Germania e il mio biglietto non Ti trovò a
Venezia.

_30 gennaio._--Siamo separati. Come hai dimenticato! _Ed io ti ho amato
tanto_!
Perchè rimarrò qui? dove tutto mi fa ricordare di Te? Vorrei
cambiare cielo e abitudini.... Vorrei la mia donna!
Non scrivo di più.--La Tua memoria è santa. Tu fosti il mio
angelo, ho tanto sofferto per Te. Ma non ti odio, no, no! Ti
benedico.--Forse sono l'ultime righe che scrivo. Seppellirò tutte
queste carte, ma la tua memoria sarà sempre in me, e lo sa Dio s'io
ti perdono.

_10 febbraio._--Perchè non posso sognarle le mie
illusioni?--Perchè sono artista?

_19 febbraio._ Anche tu, Lidia, dovevi sposarti in febbraio. Oggi si
marita quella ragazza con cui ho passato più di un'ora gentile,
là sui monti, dove tremavo di vederti.--È finita ogni mia
speranza!

_20 febbraio._--Da vari mesi trascuro i poveri, per darmi a un po' di
studio.... A che studiare? Io non riuscirò. Ho sempre scritto
pensando a qualche anima gentile.... Ed ora? _Che deserto_!
Mio Dio, Ti supplico, ginocchioni, gettato a terra Ti supplico, fammi
morire!
Ho letto le memorie dell'anno scorso.--Mio Dio, fammi morire.
Risparmiami un altro anno di tormenti.
Trovo nel cassetto una memoria che mi diede Vittoria. Oh piango!--E
devo scrivere pei musei e pelle biblioteche.
Ho lavorato cinque ore. Scendo. Trovo i confetti della sposa.

_21 febbraio._--Perchè sono sì sconfortato?--Si muore così bene
a trent'anni.

_25 febbraio._--Ho lavorato tutto il giorno, come un somaro, come uno
scolaretto. A chi dedico ora i miei pensieri?

_26 febbraio._--Ho sentito le campane--solenni--di San Carlo suonare
come in quelle sere in cui dopo la mia malattia nel 74 io passeggiavo
solo nei giardini pubblici... O Lidia, come Ti amo ancora!
Oh suicidio!--È sera: è buio. Dispero.--Lidia, non potei
resistere. Lessi una tua lettera a me: tu fai voti pel mio
avvenire.--Sono scorsi due anni e Tu mi hai dimenticato!

_27 febbraio._--Hanno finito di sorridere per me le fanciulle.... e non
mi hanno mai sorriso.--Come vi voglio bene, o miei ferri vecchi, o
povere armi, che fra tante tempeste mi avete dato occasione a un po'
di svago! Le conosco tutte:--alcune mi rammentano delle date: quando
Lidia mi scrisse: quando scrissi a Lei: quando ero disperato: quando
ero consolato...--Avevo giurato di non aprire più queste memorie,
di perdere la chiave di questo cassetto. Se potessi mutare camera,
idee, abitudini, e pigliare un po' di speranza!

_28 febbraio._--Povero mio cuore!... Sciocco! povera mia carne che nulla
godesti, che avesti l'inferno nelle fibre e che sarai mangiata dai
vermi! Povera giovinezza che sei passata, senza godimenti, senza
voluttà, senza ubbriachezze!--E il mio inno a Dio?

_3 marzo._--È primavera: è giovedì grasso, ho assistito in
cimitero alla cremazione del prof. Goletti. Una donnina elegante e
bella ciarlava. Gli uccelli sentivano l'amore.--_Sono solo!_--Stanotte
ho vegliato penosamente. Mio Dio, darei tutto a' tuoi poveri,
sacrificherei questa mostruosa passione per le cose antiche, mi
rinnegherei, ma Tu dammi--_per un'ora sola_--il conforto sommo di
appoggiare la mia testa sul seno di una donna che mi ami--che io
ami!--Chi mi ha amato? È primavera: mi guardo nello specchio--come
sono brutto io!

_4 marzo._--Perchè questo sconforto? Perchè ti ho amato troppo. E
Tu lo meritavi?--Cominciano i giorni delle indecisioni, dei dubbi,
degli spossamenti.--Dammi l'oblio,--dammi anche l'imbecillita: ch'io
non abbia più memoria.

_5 marzo._---S'io prendessi moglie avrei coraggio di distruggere queste
annotazioni? Avrei coraggio di conservarle?--Non prenderò moglie.

_6 marzo._--Un giornale, la _Lombardia_, parlando delle cose politiche, mi
insulta. Che m'importa?--Ieri a sera ho accompagnato mia madre alla
fiera di Porta Genova, ero felice d'averla con me. Oh sento come
spenderei bene le mie premure con una donna!
La notte veglio penosamente. _Sento un gran vuoto_! Mio fratello ieri
non si sentiva bene: ed io penso come sono cattivo con lui. Gli
darò tutte le mie armi. Che mi resterà per un po' di svago? Le
mie armi mi danno l'unico conforto: mi sento artista!

_7 marzo._--Come sono melanconico, la mattina quando mi desto!--Come mi
spavento pensando che il mio nome è lanciato al pubblico! Chiunque
mascalzone avrà diritto di sindacare i miei atti della vita
privata? Come mi spiacerebbe s'io divenissi ridicolo!--Chi mi
insulterà? E rinuncierò io a quella soavissima e dolce pratica
religiosa della eucarestia? ho sempre pensato a Te, Lidia.
Perchè non lavoro? Perchè l'unica mia gioia è il desiderare
la morte? Qui nel mio studio sono tormentato da tutti i miei ricordi,
da tanti rimorsi, da troppa sfiducia.
--Perchè ricordo quei mesi in cui studiavo il tedesco e l'inglese?
Sono qui ancora i miei libri, Goethe e Byron, e mi fanno la più
grande tristezza.--Disimparo le lingue per dimenticare le mie prime
illusioni. O mio Gesù, lessi per primo libro in inglese e tedesco
il tuo santo vangelo. Come era il mio amore?

_9 marzo._--È una splendida giornata. A questo sole, a questo cielo,
a questa gran vita che si diffonde io grido:--Mio Dio, fammi
morire!--Come è profondo il mio sconforto! Di notte veglio
tormentosamente pensando al mio avvenire. L'ho aspettata con ansia la
primavera, per lavorare quassù al tepido, all'aria dolce, ed oggi
mi sento che il marzo e l'aprile vengono a spossarmi funestamente. Non
ho più la speranza in Te che mi consoli: ho la tua memoria che mi
tormenta.--Ho bevuto stanotte molto bromuro di potassio. E come sono
turbato! Devo fuggire da questo mio studiolo. Quanta tristezza!--Dove
vado? In biblioteca fra i libri vecchi. Fuggo! fuggo da questo
abborrito studiolo!--E quando, vecchio, sempre più disilluso, o
infelicissimo o colpevole o--peggio--_sterile_, quando le cercherò
ancora le memorie della mia giovinezza?

_10 marzo._ (Sera).--Suonano le avemarie. Come sarei felice vicino ad
una donna! Nel buio scomparirebbero le mie bruttezze. Forse parlerebbe
potente--poetessa unica--l'anima mia. Oh miei ricordi!
Credevo d'esser ambizioso e non lo sono!--Sono ammalato.
Era di marzo; ero convalescente, ero innamorato dei fiori e dei
bambini, nel 1874, amavo amavo amavo la mia fanciulla! E mi cadevano i
capegli e mi sentivo buono!--Ed oggi?
Adorai la Madonna nella Pinacoteca. Nel mio studiolo, venne un
giovinetto mio conoscente, profumato, elegante, _distinto_.... Come in
faccia sua mi sentivo piccino e sciocco e originale!

_17 marzo._--Ho qui le bozze delle sciocchezze archeologiche che ho
scritto pel Vallardi. Stamattina ho giocato con qualcuna delle mie
armi antiche di predilezione, ero contento! O perchè ognuna di voi
ha un ricordo per me?
Una sciocchezza. Il mio articolo pel Vallardi fu composto da varie
donne. Vi leggo i nomi scritti in lapis. Perchè è un buon
augurio? Perchè di così poco mi sento contento?

_19 marzo._--È primavera. Stasera dovrò presiedere la Commissione
degli studi alla Patriottica, una commissione di professori e di
_illustri_. Che m'importa della scienza?
Sono nervosissimo.--Queste cose antiche che mi stringono d'attorno
sono polverose. Vorrei avere dei fiori e degli uccellini.--È
primavera!

_25 marzo._--Stamattina dissi a mia madre: ho il _nichilismo nell'anima_;
dovevo dire: _ho l'amore il più potente_! E chi ama me? E così
domandando chi mi ama, che sarà di me, se sarò felice, così,
aspettando, pregando, soffocandomi, bestemmiando, ho lasciato scorrere
otto anni, i più belli della giovinezza.
Sto correggendo le ciarle archeologiche pel Vallardi. Penso a Limbiate
in questo giorno piovoso, e leggo qualche verso di Byron.
Fra sei giorni devo fare il buffone (per beneficenza) alla Patriottica
ed oggi voglio uccidermi in uno dei peggiori accessi di amore e di
odio.

_28 marzo._--Continua il mio parossismo.--O mio avvenire! Oggi voglio
fare una visita in cimitero.
Ma perchè scrivo? È _l'unico mio conforto_.
_(Sera)._--Perchè vengo quassù? Per annotare: anche questo giorno
è passato, un giorno di noia, di sconforto, di tormento, come tutti
gli altri. A _trenta anni_.
Sento un suono di pianoforte. O mio gentile, o mio santo, o mio mesto
ideale della donna!

_(Sera)._--Il parossismo è passato.--Sono spossato!

_1.° aprile_.--La mia giornata incomincia colla noia. Io non posso
più stare in questo odiato bugigattolo del mio studio, dove mi
perseguitano tutte le memorie più tristi.... _Si je vous ai fait
du mal_.... Senza dubbio, mi hai fatto un grandissimo male.
Le mie memorie più dolci sono quelle di Limbiate, dei boschi, delle
solitudini, del cimitero. Ieri ho visitato Mantegazza, De Albertis,
Induno, nei loro studi: come li invidio! Il mio studio l'avrò, e
nel mio studio verrà una donna a sorridermi?... Mi guardo nello
specchio. Non ero poi sì brutto: dopo la malattia ho perduto i
capegli e la giovinezza. Ero venuto quassù per scrivere il verbale
della Associazione Costituzionale.
Perchè gli altri miei amici sono contenti?
Vidi ieri un mio amico--un gentile e bel giovinetto. Come lo sento il
desiderio d'essere gentile e bello.
Torno quassù. Che disamore! che mancanza di fede e di
entusiasmo!--Tutti i giorni l'istessa noia: la biblioteca, la
Congregazione, la Patriottica.
Spossato come sono, morrei calmo e, direbbero i miei parenti, sereno.
Non spero nulla. È finito tutto per me! Non leggo più Byron
nè Goethe nè Dante: disimparo il francese, l'inglese e il
tedesco (oh mie notti invano spese!), e oblio tutto, e se mi faccio
inscrivere alla Società Storica Lombarda è per ironia.
Che importa a me di ciò che è grande e nobile e generoso?
La mia noia mi avvelena tutto.--Andrò in Biblioteca.
Una sola passione mi rimaneva--le mie armi. Un solo odio mi
rode--l'odio contro me stesso che nulla volli o seppi godere nel mondo
inebbriante. Che importa a me di tutti questi sogni? Da otto anni, da
dieci, da dodici anni, io farnetico: c'è da impazzire.--_Ora tutto
è finito_!
_L'oubli seul sépare_.--Ecco l'obblio.
Hai ucciso l'anima mia.

_(Sera)._--S'io prendessi moglie?--Oh suicidio!

_2 aprile._--Proprio nel momento in cui preparo la tromba per la
buffonata di stasera alla Patriottica (che tormento per me!) apro il
mio mobiletto, e leggo questa mia frase a Lidia--_La mia giovinezza non
ha più scopi_.
L'anima mia è ammalata a morte. Mi divertirò stassera? Farò
ridere gli altri? Non volevo scrivere, ma lessi.... Dopo due anni, ho
pensato sempre a te, o Lidia.

_5 aprile._--Come sei triste, o primavera, per me!--Sono disoccupato. Il
mio cervello si ottunde: sento un peso alla testa: non saprei scrivere
due righe. Potessi divenire pazzo!--Vorrei viaggiare, ma ecco un nuovo
tormento: non posso, e potendo non vorrei: il sole mi macchierebbe
orrendamente la faccia: sono già sì brutto!
Ricevo la notizia che il povero Don Angiolo di Limbiate è morto e
già sepolto. Ecco un altro anello al nostro passato che si spezza.
Ricordo i soli delle brughiere, le nostre caccie, i nostri giorni
felici.

_7 aprile._--Ieri ho fatto una visita in casa G. La signorina è
gentilissima con me. Arriverà il giorno in cui io abbrucierò
queste pagine? È un sacrificio necessario pel mio avvenire.--Sono
stanco, impigrito, senza speranza, senza dolore e senza
gioia.--Perch'io possa mutare vita è assolutamente necessario ch'io
non venga più quassù, ch'io non pensi più, ch'io non prenda
più la penna.... A che?--Lidia mi ha fatto gli auguri di un
avvenire felice. Sarò felice? Con chi?--O la mia vita sarà nel
dolore _sempre_ per lei che si è dimenticata di me?--Ti sei fatta
sposa? Dove sei? Dolore! dolore! dolore! Non so scrivere e non so
sperare.
Oggi _per gli altri_ fui impaziente e risoluto: per _me_
sono sempre stato un somaro e uno schiavo.
È primavera. Rinverdiscono gli alberi: tornano le rondini.... Un
poco di pace, un poco di pace!--_cessi l'odio_.
Oggi ho comperato il letto a una povera mamma giovane. Una volta la
carità la facevo in nome Tuo, ispirandomi a Te, o Lidia, ed ero
gentile... Ed ora?--Bisogna ch'io fugga _questo luogo e queste memorie_.

_Domenica 10 aprile_.--È domenica. Io non prego Dio: ma lo maledico:
io impreco, io bestemmio, perchè io _odio_. Tormenti indicibili
d'amore e d'odio, di gelosia, di furore! E c'è il mondo che vede,
che parla, che vuol ciarlare, che ciarlerà: quindi io chino la
testa, e mi _soffoco_: mi vinco, mi uccido, mi sbatto a terra e faccio
l'indifferente!
_L'indifferente_?.... Fuggi! fuggi, lontano lontano, viaggia e
dimentica.--Perdo in salute, peggioro il mio carattere: ma sto
qui...--Ho letto con voluttà mestissima le _mie ultime volontà_ a
mia madre. O gente positiva, come ridereste voi se mi vedeste
piangere! Mi ammalerò ancora? perderò i capegli? diventerò
gentile nell'anima ma schifoso nel corpo?
--Prendi moglie, mi dicono gli amici, e una signorina mi fa tante
gentilezze, una signorina ricca, d'ottima famiglia, e côlta.

_(Sera)._--A te, povero foglio di carta che puoi essere bruciato, a te
consegno le espansioni dell'anima mia--il sangue del mio cuore.
S'avvicina Pasqua e spererò nel perdono di Dio. Dio non può
perdonarmi.... Eppure ti prego ginocchioni:--Fammi morire, prima ch'io
muoia maledetto dagli altri e fa che tutti sappiano ch'io muoio,
augurando la felicità agli altri.
Rilessi le memorie dell'aprile dell'anno scorso. Dove seppellirò
queste pagine?

_14 aprile._--Ho messo in ordine queste mie cose vecchie. Ho cambiato di
posto a' miei manoscritti e a' miei libri letti nella malattia del
1874. Per far luogo.... a che? Spero ancora di scrivere?--Oggi sono
stanchissimo. Sono spossato dall'odio e perdono! Ma che scopo ha la
mia vita?--Due dì fa sono stato a Limbiate: oh primavera! oh
primavera, come io ti sento! Vidi i fiori, i bambini, le rondini, le
farfalle. O fanciulle, se sapeste come io mi tormento!--Giù, là
in fondo, in quel terzo giardinetto tutto il dì siede una mamma
felice e gentile.

_15 aprile (sera)._--Venerdì Santo. Tu risorgerai, o Gesù, ma
l'anima mia è morta.--Sono spossato, Oggi ho pensato delle cose
gentili, pure, con un po' di speranza.

_16 aprile._--Ho accettato di scrivere le appendici artistiche del
_Pungolo_ per l'Esposizione. Avrò coraggio di scrivere? E che
scriverò?... Uscivo dalla Direzione del _Pungolo_: mi sentivo
contento, superbo: con un po' di speranza.... Perchè Ti ho
ricordata? Il mio supplizio deve essere eterno?

_17 aprile._--Un po' di giorni fa sono stato a Limbiate. Come ho
ricordato i miei tormenti! Ho tentato di scrivere un racconto _Tisi ed
isterismo_ per scrivere i tormenti di un giovane e di una giovane: oggi
trascrivo qui queste righe:--«Il corpo sentiva addoppiarsi la vita e
la robustezza, sentiva un veleno diffondersi prepotentemente per tutte
le fibre: v'erano dei momenti in cui tremavo di febbre e sentivo come
in me spezzarsi qualcosa, dei momenti senza mia coscienza in cui mi
gettavo a terra, abbracciando l'immensa madre. Nei campi graffiavo a
smuovere le zolle, cercando la feconda vita degli insetti e dell'erbe,
odorava con voluttà l'odore che usciva da quelle viscere, scaldate
dal sole. Questa terra coprirà un giorno le mie ossa, dicevo, e
precorrendo col pensiero, vivevo una vita superstite nei mille atomi
del mio corpo, che si sarebbe sfatto, per rinascere, per fecondare
l'amore degli insetti e dell'erbe: e gioivo, gioivo, piangendo, e
parevami che le mie mani strette negli steli, i miei capegli mossi dal
vento, il mio occhio fisso in qualche fiore, mi dessero la massima
delle voluttà, che emana dai capegli di una maliarda, dall'abito
infocato, dalle pupille spossate. Terra! terra! Come ti ho amato! E da
quei deliri, da quei contorcimenti mi levavo, fissando lo sguardo nel
cielo....»
Chi capirà il mio tormento?--Vi vidi insieme e contenti! Oh siate
felici!

_(Sera)._ Leggevo una lettera di Lidia a me, la più gentile, la
più confidente.... Ed ecco uno sciocco amico, illuso letterato, mi
chiede denaro.... Vita stupida fra questi giornalisti!--Che scopo ha
la mia vita? L'Arte?--Non credo all'Arte.

_Lunedì 18._--Ieri a sera, vicino ad una Birreria e casa di giuoco,
mentre raccontavo ad un mio amico d'infanzia i miei scoraggiamenti e
le mie amarezze, udii il suono dell'orgia. Voci di donne e canti di
avvinazzati.... Dio! perchè mi fai tanto soffrire?--Oggi visitai un
mio amico che è felice pensando che sposerà la sua _Zozò_: cara
famigliarità! dolci scherzi! tenere confidenze! _My dear Zozò_.
--Sono rimasto qui al tavolo _più di tre ore_. Non mi è uscita
un'idea mediocre dal cervello. Come farò?

_(Sera)._ Dottore, dottore, senti il mio martirio orrendo. Ho amato una
vergine: mi ha dimenticato: e sono legato a lei. Quella vergine non la
vedrò più, ma spero nel perdono di Dio.
Dottore, dottore, come si guarisce da queste malattie? È orrendo il
mio tormento! Che cosa ho fatto per meritarmi tanto castigo? Mio Dio,
la mia fede era tanto gentile e l'anima mia era sì pura!

_Martedì 19._--Io non reggo più. Ho dormito affannosamente con una
smania terribile.
Sono l'ultime righe che scrivo. E come se morissi e ricevessi il pane
dell'amore di Dio, parlo a tutti dal profondo dell'anima
mia.--Perdonatemi tutti: sii felice, tu prima di tutti e di tutte, o
Carlo. Sii felice, Tu, povero Peppino, e ricordati di me che ti ho
amato tanto e ti ho sempre ispirato gentili sensi di affetto e salde
parole di _dovere_: cresci buono e studioso e fidente nella vita.
Perdonami, o R., il mio _Tintoretto_, il mio _Giuliano_!... E Tu, Lidia,
povero cuore, Tu, gentile mia illusione, ricordami, se puoi, ricordami
come si ricorda un fratello. Ma non odiarmi! E perchè? perchè
odiarmi? Dio ti conceda le dolcezze che a me vennero dal tuo ricordo,
quelle sante paci, quelle soavi e purissime religioni. Non ti affligga
Dio coi miei martirii. A te ripeto: _Sii felice! sii felice, sii
felice!_ come quattro anni fa. E ricordo che anche tu mi avevi fatto
questo augurio: _Soyez heureux comme vous méritez de l'être_.--O
Lidia, il mio pensiero era di darti mia madre, di darti il mio cuore,
di farti contenta, ed io avrei lavorato, forse avrei acquistato un
nome, e Tu dovevi essere la mia _pace_. Perdonami e sii felice!--E a Te,
mia mamma, che dico? Quante volte mi sarei ucciso, ma sempre ho
pensato a Te. Eccoli, o mio amore sincero, costante, vigila, eccoti il
mio cuore.--Non spaventarti dei miei martirii e delle mie bestemmie.
Ho avuto dei momenti di fede così gentile, che Dio mi salva.
--Credevo fossero l'ultime righe! Ancora aggiungo:--O mia madre, o
mia Lidia, perdonatemi, ricordatevi di me. Ancora una volta
perdonatemi, perdonatemi.

_5 maggio 1882. Venerdì._--È passato più d'un anno: ed apro il
mio mobiletto: e noto questa data....
Come sono invecchiato! Non ho più fede! Non ho più speranza! Non
ho più coraggio! Ho aperto questo mobiletto per vedere se c'erano
nascoste certe mie annotazioni di cose antiche militari.--Da Lipsia,
Sacher-Masoch mi invita a scrivergli un articolo.... È questa la
gloria sognata? Il mio articolo sarà tradotto in tedesco.
Chiudo ancora il mobiletto: e non l'aprirò più fino a un altro
anno. E poi?
Oh chiudete me sotterra!
Non amo più le mie memorie.


SCHIZZI DAL MARE
----
ACQUERELLI.


CARTA SCIUPATA.

Da Milano.
Prima di chiacchierare un pochino e di aprire un foglio solo del mio
gramissimo albo, devo dirvi, o amici miei, che ai tanti di luglio dell'anno
di grazia 187..., in una caldissima ora di mezzogiorno, io mi trovavo in un
vagone di seconda classe: e devo dire che il conduttore aveva spalancato lo
sportello, gridando:--Serravalle!--Viaggiavo da modesto _baccelliere_:
avevo lasciato Milano e correvo inverso Genova. Da Genova, alla ventura,
dovevo partire per qualche paese della riviera.
Ora che ho posto la data di luogo e di tempo, fedele come un notaro,
permettete che io mi presenti a voi con una penna d'oca e una
cartaccia in mano, come siete soliti a vedermi e a canzonarmi. Ma
aspettate!... La penna, a vero dire, l'avevo già stizzosamente
rosicchiata da un mezzo mese e già era caduta in minuzzoli e
sfilacci sulle pagine del mio _Codex repetitæ prælectionis_: la
cartaccia era nelle mie mani e sotto i miei occhi (e c'è ancora nel
mio cassetto): e ve la spiego innanzi, avvertendovi che contiene tutta
roba rubata. Ma per mia scusa dico che niente mi pareva di più
naturale: cioè voler sapere qualcosa e volerlo con minore fatica.
Se desiderate, leggete:
«Il paese compreso fra il Varo e la Magra, fra l'Alpi, l'Apennino e
il mare chiamossi anticamente Liguria, e Ligustico il mare interposto
fra le amene sue rive e la Corsica. Prima delle guerre e delle
mutazioni di stato avvenute in Italia per effetto della rivoluzione
francese del 1789, tutta quella contrada, divisa in Riviera di
Levante, Riviera di Ponente e marchesato di Finale rinchiuso in
quest'ultima divisione, e denominata la Repubblica di Genova,
corrispondeva in grandissima parte all'antica Liguria: perciocchè
la contea di Nizza e la signorìa di Dolceacqua, Oneglia e Loano
erano in potestà del re di Sardegna; Monaco, Mentone e Roccabruna
formavano un principato dipendente da una famiglia francese» _et
cætera_: «E quantunque la repubblica signoreggiasse eziandio un
tratto nella Lunigiana e una parte delle pendici settentrionali
dell'Apennino verso la Lombardia, erano nondimeno i monti liguri feudi
imperiali appartenenti a famiglie genovesi» _et cætera_:
«Riviera di Ponente, di lunghezza littorale miglia 102: Riviera di
Levante lunga miglia 60: e paesi al di là dei gioghi, come Novi,
Carcare, Calizzano ed altri» _et cætera_: «Il clima di tutta
la Liguria è salubre, temperato, favorevole alle produzioni più
preziose dell'Italia. Il suolo non è generalmente fertile: in
qualche luogo è coperto di foreste, o presenta pascoli deliziosi:
in altri invece non offre se non nude ed aride rocce:» _et
cætera_: come olii, vini, agrumi, castagne, fichi, mandorle ed
altri frutti. «Le antichità più notevoli del genovesato sono:
le rovine di Luni, presso Sarzana: di Libarna alle falde dell'Apennino
e a settentrione di Genova: d'Alba Docilia (la moderna Albisola
Superiore) e di Vado, poco discosto da Savona; il ponte romano....»
Vi avverto ancora che queste notizie scritte sulla mia cartaccia sono
tutta roba rubata: io non ne so tanto: vi domando perdono e ve ne
interrompo la lettura; perchè anche a me l'interruppe la voce del
conduttore, che, avendo gridato:--Serravalle! Serravalle!--di tutta
forza sbattè lo sportello del vagone.
Fu proprio a Serravalle ch'io chiusi il dotto foglio, e lo misi nella
sacca da viaggio: poi, quando il treno s'incamminò, sbuffando,
cigolando, sbatacchiando i cuscinetti, avviandosi colla cadenza
misurata degli stantuffi e col pettegolo bollire della caldaia, io,
affacciatomi alla finestrella del vagone a tutto mio agio, giacchè
ero solissimo, incominciai a guardare le valli e i monti e il cielo.
E pensavo, pensavo. Al mio occhio scappavano i pratelli, scappavano i
vigneti, scappavano i colti rapidamente. E qua una chiesicciuola,
là una villa, qua un ponte, là una capanna di paglia mi facevano
nascere cento voglie e mille... Come posso dirle certe bizzarrìe?
La poesia della natura mi stringeva il cuore dolcissimamente.
Desideravo due gradini su un umile sagrato, per sedermi a sera su uno
e per contemplare l'altro deserto: desideravo un'aiuola di rose
fiorite per gettarvi in mezzo le pagine di un libro melanconico:
desideravo un fiume corrente che mi susurrasse:--_Semper_--o un placido
seno d'acque in cui sfiorasse l'ali acute la rondinella e fuggisse
agli azzurri del cielo: desideravo un covone di paglia dorata sul
quale una villanella sedesse, intenta a cucire un grembialino.... Alla
mia immaginazione la chiesicciuola mi schiudeva le porte: vedevo il
battisterio polveroso, giù le lastre delle tombe, le madonne, i
seggioloni, gli stinchi dei poveri morti, la luce che scendeva dalle
vetriere a tramontana: ed io sedevo su un gradino dell'altare; l'altro
gradino non era deserto, ma sparso di petali di fiori.... Che v'era
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