Storia di un'anima - 05

_25 gennajo._--Oh mie memorie di Limbiate, come mi tornate davanti alla
mente, carissime e meste! E voi tranquille pinete, tranquillissime
mura, squallide croci, mi ricordate il mondo della mia ardentissima
vita. Come vi amo! Come vorrei rivedervi una giornata triste! Oh
memorie dolci e piene di speranze, della mia malattia e della mia
convalescenza! Il piccolo portafogli l'avevo sotto il mio guanciale:
quando i miei parenti erano a pranzo, mi tiravo su a sedere sul letto,
prendevo il portafogli, lo aprivo, leggevo il tuo nome e lo baciavo. E
i miei libri francesi? _Raphael et les confidences_? E il primo
lampeggiarmi alla mente l'idea che della vita del Tintoretto si
potesse fare un dramma, e con quel dramma potessi conquistare un nome,
e col nome, un avvenire? E il piacere di trovarmi ingentilito dalla
malattia? E la soddisfazione di dire: «Mia madre sa che ho sofferto?»
E le trepidazioni, le incertezze?

_26 gennajo._ È una domenica calduccia, sciroccale, umida. Apro la
finestra.--Ho trovato uno schizzo dal vero fatto a Limbiate
probabilmente nel 1863 o 1864: lo amo!

_31 gennajo._--Il tempo si è fatto triste. È inverno.
Quali incertezze!
Se fosse qui vicino ardirei parlarle? No: sono troppo villano di
corpo.
Compero armi antiche: getto denaro e vorrei gettarne di più. Ed
Ella lavora per guadagnare.
_2 febbrajo._--Jeri sera ho offeso, villanamente offeso, un mio amico.
Lidia, perdonami! Ma così contraffatto, e incerto come sono io, il
mio carattere può essere riflessivo e paziente? E i miei nervi?
_Sera_.--Sono tranquillo, anzi sono lieto. Sono tre anni di vita
riassunti in quei drammi e in quelle epigrafi (1874-75-77). E che? Non
temo? Dio mi vede nell'anima.
_7 febbrajo._--«_Je remercie l'ami de se souvenir de moi et l'auteur
de me juger digne de l'apprécier: à tous deux je serre affectueusement
la main._(7)»
O Tintoretto, quanto mi costi! O Byron, o Goëthe, per leggervi ho
speso un anno di fatiche e di illusioni e di delusioni!--L'amico si
ricorderà sempre di voi.
Questo amico che ha votato alla solitudine e allo studio gli anni
più belli e più ardenti della sua giovinezza, colla sola gentile
confidenza in Dio che un'anima di sorella ci poteva essere, la quale
conoscesse le religioni del suo affetto e le febbri del suo povero
ingegno, questo amico, qualunque sieno le circostanze della sua vita e
della Vostra, vi ricorderà sempre. E vi prego di una cosa sola:--in
quei giorni almeno in cui tutti per abitudine mandano un loro
biglietto di visita ai conoscenti, per un mesto pensiero Voi non
vogliate essergli avara del Vostro, perchè almeno egli sappia che
Voi siete ancora a questo mondo e dove siete. Se poi verrà il
giorno in cui al vostro biglietto vedesse aggiunto un altro, l'amico
dirà:--Che essi siano felici!--e state sicuri, la sua preghiera a
Dio sarà senza rossore, senza rimorso, senza un pensiero mondano,
perchè incomincierà coi vostri nomi e finirà coll'augurio che
si fa sulla culla degli innocenti (8 febbrajo 1879).
_11 febbrajo._--Povero illuso! Aspetto ancora una lettera!


_Comme une étoile dans la nuit!_

_14 febbrajo._--Una lettera di Lidia! Che spavento! Ella è infelice e
si confida in me. Vuole consolazioni da me?
Che le dirò? Che posso fare?
È giunto il momento che in sei anni ho sospirato.
Essa è libera, è infelice,--è povera,--e si volge a me. Ed
io?
Ella mi ama! sarà mia?
_Etant pauvre il faut que je travaille_(8).
Lidia, l'anno scorso, in febbrajo, io ti credevo sposa a un altro.
Quest'anno in febbraio, Tu ricorri a me per avere conforti! O Lidia,
come io saprei farti dimenticare quello che hai sofferto! Io che ho
sofferto sei anni! e soffrivo quando tu non sapevi di me!
Forse Dio ha già stabilito tutto. L'ho sempre sentita questa
profonda confidenza, anche quando ti credevo sposa a un altro.--Lidia,
sei mia, sarai mia. Mi voto a te.
Se Ella venisse a Milano?
O mia Lidia, sono felice! Potessi vederti qui, nella mia casa!--Ti
scriverò, come si scrive a una sorella.--È destino, no, è
volere d'Iddio che noi abbiamo a trovarci, fosse pure fra dieci, fra
venti anni! Ma ella è povera.... e vivrà? O Dio, sento una
profonda fede in Te, l'ho sempre sentita anche nella disperazione, ho
fede! e Tu mi dai la speranza!
Povera ragazza! Sono io un infame, che la illusi? No: Dio mi vede.
È Dio che ha disposto che io debba essere a Lei un fratello, un
consolatore. Oh come mi sono meritato questo affetto di sorella!
«_Etant pauvre il faut que je travaille._» Ecco perchè Ti sposerei:
per lavorare insieme, per darti gli agi di una discreta posizione:
ecco perchè Ti vorrei mia...

_16, domenica._---Ho letto un po' dell'_Ugo_. La mia _vita_ la sfogavo in
quei tormenti drammatici! Chi può capire la potenza di certe mie
pagine?

_17 febbrajo._--Come sono felice! Io amo e sono amato! O Lidia, l'anno
scorso, di questi giorni, chi me lo avrebbe detto? Ma _sentivo_ che
l'anime nostre dovevano incontrarsi!
Jeri ho adorato la Madonna della nostra Pinacoteca fingendo ch'Ella fosse
con me, con me felice, sorella, vergine!--Come sono felice! Sento di
vivere! Sì, e parlo in casa, e fuori di casa, pel primo, mi intrattengo
coi conoscenti, parlo, rido, non abbasso gli occhi.... Vivo! o Lidia, da
quella prima sera che ti vidi a Limbiate ad oggi come ti ho sempre amato!
ma quale scoraggiamento nel pensare «Mi amerà lei? o almeno si ricorderà
di me?» Forse Ti ero indifferente!--Ma in questi giorni mi ami! mi ami!
O mamma, come sono felice!
Come Ti amo! Ma ricomincia il tormento:--Come farmi una strada?--come
lavorare a prepararmi un avvenire?
Io sono poeta!

_18 martedì._--Jeri sera come fui melanconico e scoraggiato! Come
farmi una strada?

_19 febbrajo._--_Etant pauvre il faut que je travaille._--Come mi
addolorano queste parole! In casa si discorre di comperare carrozze.
In sei anni io credo che ventiquattro mila lire si sono spese per
questo inutile lusso. E tu lavori!
Jeri sono stato a passeggiare verso Limbiate, per sentirmi felice, per
dire--là, là, un giorno ci troveremo e Ti condurrò in quei
luoghi ove io ho pensato a Te e ho pianto!--Si vedevano i bei monti!
Entrai nel cimitero di Porta Comasina per dedicare un mesto pensiero
alle mie sorelle.
Come sentii la vita! Come pensai a Te! Come Ti volli mia, al mio
braccio sorridente fra le croci, melanconica per quanto hai sofferto,
fidente pel bene che Ti farò io!--Dio ci ha destinati!
Jeri avevo pensato tanto! E a sera un papà mi fa mille complimenti,
per introdurmi nel palco di sua figlia. Combinazione! in quel palco,
tante sere fa, sedeva una ragazza che somigliava a Lidia, ed io,
pensando a Lidia, ho guardato con molta insistenza. La figlia del
signor F. si credette d'essere l'oggetto di tanta mia attenzione, e
cominciò da quella sera a guardarmi.--Oh come sarebbe felice mia
madre!
* * *
Lidia, sono venuti per voi i giorni dello sconforto! cara, l'anima mia
vi trova e vi dice--Coraggio!--l'anima sicura è ardente in Dio.
È dovere il mio, e l'adempio in nome di quanto di più puro avete
nella memoria della vostra vita, di quanto di più sacro sentite in
fondo al cuore, fra i tesori della vostra fede religiosa, che è la
mia. Un anno fa, voi mi avete scritto che credevate all'affetto
nobile, puro, bello, quand'io mi sentivo tanto felice di sapervi
felicissima: in quest'ora in cui ringrazio Dio che la mia povera voce
possa giungere a un'anima sconsolata, in questa ora vi dico che Voi
non avevate offerta la carità del vostro affetto ad un floscio che
volesse raccosciarsi sui gradini del vostro altare e che sempre
volesse tendervi la mano elemosinando l'obolo della vostra
contentezza. Voi avete avuto allora e avete oggi la confidenza di una
sorella: ed io, state sicura, so quale immenso e delicatissimo dovere
mi dia questa massima parentela di _rispetto_ e di _affezione_. Voi
credete? Io ho avuto due sorelle, ma esse mi sono morte assai presto,
bambine ancora: ma ancora le sento intorno a me, cresciute con me,
pietose di me e le invoco, e le voglio, e ne bacio i biondi capegli, e
le amo, e arrossisco di non essere nè bello nè gentile, ma le
amo, tremando e inginocchiandomi, le amo! Ed esse mi dicono:--Siamo
deboli, siamo fiori, siamo profumi, siamo memorie, siamo angioli!
Siamo sorelle, siamo vergini!--Voi credete! Queste parole per me sono
la più possente religione, quella che non si insegna dalle madri
nelle nostre preghiere da fanciulli, quella che non ho trovato davanti
agli altari della indulgenza, quella che non ho cercato alla scienza e
quella che, vizioso e scettico e rachitico, il mondo irride. Una
religione celata in fondo all'anima, colle più tremende battaglie
alla materia, colle più arcane gioie dello spirito, piena di
misteri, di fede, di speranza, senza esame, senza egoismo, colla gran
voce della natura che ci vuole buoni, con Iddio che ci vuole infelici!
Ed è in nome di questa religione che non può offender voi nella
vostra memoria nè nelle vostre speranze, ch'io vi dico:--Sorella,
coraggio! Se le mie parole, disperse alla folla, mi tormentavano
tanto, se le mie fatiche non aprirono mai una via, se le mie speranze
d'Arte sono cadute, Dio è stato buono, ha voluto darmi le delusioni
e i dolori, per darmi un segno della religione del sentimento, ha
voluto togliermi ogni coraggio, per darmi poi la fede perchè io
ripetessi a un'anima queste parole e con sicurezza.--Coraggio!---Se mi
apparecchia un avvenire sa che c'è quest'anima a benedirmi, a
pregare per me. E a Dio mi sono sempre confidato così:--Ella non mi
ha fatto male e desiderando sempre che Tu la rendessi felice, io non
mi sentivo mai egoista! Ella fu un gentile ideale che mi rifulse nella
mestizia di una vita arida e senza scopo: mi accompagnò nella
solitudine e negli studi: forse non dimenticò.... Se la mia voce
può farvi del bene, Lidia, se questa parola _coraggio_ non vi suona
banale da me, se l'espandervi vi sgroppa l'affanno dei giorni tristi,
ricordatevi che non siete sola sulla terra, che io vi pongo tra le
visioni più pure delle mie ore tranquille, e ardenti, che _io credo
in Dio e in Voi_, che anche le vostre lagrime mi sono care, ch'io credo
in Dio ed amo l'amoroso ideale della dolcissima Maria.
E mi dico vostro affezionatissimo fratello.
15 febbraio 1879.

_19 febbraio._--Amo Lei! Lei! Tutta la mia giornata è per Lei! Studio
per Lei, di giorno: studio per Lei, di sera: penso a Lei, di notte!
Penso ch'Ella deve essere felice!
Ed oggi come sono felice. Dio, credo in Te! Dio, non far morire me,
non far morire Lei! Lascia che ci amiamo come fratello e sorella: ci
benedici: e ci compensa di quello che abbiamo sofferto, Ella nelle
delusioni, io nell'amare solo Lei!
Oh come sono felice! Come vorrei che mia madre vedesse queste mie
confidenze, per benedirci!
Oh quanto amore! E se morissi? Ho visto ieri le ossa dei morti! Chi
distingue le ossa di chi ha amato?--Finchè siamo vivi e giovani e
puri, Dio è in noi e Dio è l'amore!
Perchè si vive?
Leggo un po' del mio _Tintoretto_! Questa copia, gualcita, sporca, su
cui ho scritto tante volte per epigrafe i versi di Byron e quelli di
Goethe, questa copia l'ho portata con me a Venezia nel 1876 e volevo
abbandonarla sulla lapide del Tintoretto. C'era insieme un mio amico,
e non ho osato. Oh come ho amato vedendo la pietra del pittore e
pensando a Te!--A Verona ero solo: volli andare a Mantova per vedere
la città dove Tu eri: alla stazione di Verona comperai dei fiori,
li posi nel volumetto del mio _Tintoretto_ a pag. 70 e 71,(9) dove ci
sono i pensieri che più mi facevano ricordare di Te, e volevo
abbandonare e il dramma e i fiori e il mio pensiero al Mincio che va e
va, all'ignoto, a Te.... Mi spaventai, pensando che quella copia
potesse essere trovata e compromettere Te! vedi, a quali
fantasticaggini da bambino conduce l'amore! Passai dinanzi al palazzo
G. pauroso, religioso, raccolto, con amorosissimi pensieri: era
illuminato dal sole: certe finestre aperte: nella corte si stava
attaccando una carrozza.... Passai, ripassai, pieno di paure, e di
memorie e di speranze.... Oh sì! Dio, li hai calcolati quei
momenti, perchè ora mi fai tanto felice!
* * *
Ma l'avvenire! l'avvenire come me lo preparo? Con che lavoro? con che
via?

_20 febbraio._--È venuta un'ora di sconforto!--Da alcuni giorni sono
al Museo Archeologico, colla _pretesa_ di studiare le armi, ma veramente
per farmi un po' conoscere dall'_alta camorra artistica e municipale_ e
forse mettermi a fare qualcosa. Passo delle ore là, ma adoro le
Madonne e penso a te, o Lidia! Che importa a me delle armi rugginose?
Quello che mi tormenta è la _vita_! Soffri tu? Sei nervoso? Sei
ardente? È vero amore il mio? Perchè sono tanto infelice?

_21 febbraio._--Come sono felice di amarti! Ma perchè sono
incatenato?--Sento la poesia: ma oh quante volte penso al positivo, e
faccio dei calcoli. Mio padre è ricco: scriverò un dramma per
farmi una posizione?! È passato il tempo di queste ingenuità:
non è passato l'amore.

_23 febbraio._--Alcune volte come mi spavento! Oh potessimo esser
felici! Noi due, noi due soli, e una bambina, noi, tranquilli,
indifferenti del mondo, religiosi, artisti, casti, felici!
I sogni mi stancano con maliarde voluttà: oggi mi sento la testa
grave.

_24 febbraio._--Ho abbozzato una lettera per Lidia. Trepido e tremo....
Sono io geloso?

_25 febbraio._--Come mi spavento in mezzo alla gente, pensando alle mie
segrete speranze! Sciocco, ma quella gente moverebbe un dito per
alleviarti un dolore? E Tu giovane, scettico e freddo e pieno di _posa_,
sai Tu come mi agghiacci l'anima col tuo cinismo scientifico? Sei
artista tu?--Ami tu?
O Lidia, che giornata triste! Nevica ed è freddo. Guardo il tuo
ritratto e penso.--Quanto ho sofferto dalla sera che io ti vidi,
freddolosa, triste, avvolta nello scialle ad oggi! Io ho sofferto per
amore! Oh come riderebbero i miei amici!

_26 febbraio._--Dio, mi spavento! Sono io sicuro dell'anima mia?

_1.° marzo._--Oggi sono felice. Da due giorni ero nervoso e
spaventato. Ho letto ieri in un libro del Michelet: «Due persone che
si amano spendono assai meno di uno solo che vuol dimenticare.»--E
che idee nobili, pratiche, scientifiche! Quelle pagine mi hanno
consolato.--È sabbato grasso. Ieri a sera non sono andato al
veglione della Scala: sarebbe stato un insulto a Lei che soffre.
Oggi sono felice!

_2 marzo._--Sono freddoloso e sonnolento. Sono stato alle feste del
Giardino. Ho avuto vicino, vicinissimo a me una sposina dalle spalle,
dal seno nudo, ridente, allegra. Ho finito di dire a me stesso:--È
mia moglie? Posso amarla?--La trovai gentile, perchè donna, la
guardai, mi sentii buono e onesto, ma... potrei dimenticarti, o Lidia?
No!
Ieri il mio tormento fu grande. I pensieri mi bollivano nella testa,
si che credevo di impazzire. Leggo oggi Michelet.--Poesia!

_6 marzo._--Perchè non una riga? Perchè mi tormento così?--Sono
nervoso e aspetto.--Come la vita è breve per il mio amore! Oh come
aspetto una tua riga! Tu tardi, penso che Tu scrivi una lunghissima
lettera per dirmi tutta la Tua vita. Sei ammalata? Al _Club_ non ardisco
guardare la _Gazzetta di Venezia_, temo di trovare il tuo nome fra i
morti.

_7, venerdì_.--Perchè non una riga? Oh abbiate cuore!

_8, sabbato._--Abbiate cuore!--È primavera: senti anche Tu l'amore
della natura?--Che tristezza mi assale in questo momento! Lidia, io ho
turbato l'anima tua, e che cosa posso io fare per Te?

_10 marzo._--Oh! miei genitori, se voi provaste ad avere l'anima mia!
Ai tremendi bisogni di un corpo nervoso, al tormentoso bollire di
pensieri nel cervello, alla muraglia di ghiaccio che mi separa dal mio
avvenire, come resistere? Come resistetti? Non posso occuparmi, no: la
mia anima _non può_ volgersi ad altri pensieri; che importa a me di
tutto ciò che è diverso dal mio amore? Oh se gonfio di vita,
avessi almeno lo sfogo delle libidini: se pieno di sentimento potessi
almeno prorompere in una poesia: se così tormentato potessi almeno
avere la libertà di stordirmi viaggiando!--È primavera! Sono io
un pazzo? Lo fossi, sì, lo fossi! sarei felice!--Ricordo che ho
vissuto con intimità con due donne a V... e ad Oropa. Come ero
contento! Come prevenivo i loro minimi desideri! Come mi sentivo bene
avendo vicino a me una donna! E se questa donna fosse stata quella che
ho sognato! E discorrevo del mio avvenire, dell'amore, della famiglia,
dei figli, di Dio, e delle _toilettes_! Così la vita. Ma ero
contento, e presentivo la felicità di essere con Lei.
Sciocco! ieri lessi un libro di scienza. Dio non c'è: il fato è
tutto: l'ideale nulla.--Dunque io sono un povero sciocco!
Padre mio, Ti sei tormentato tu pensando: Dio c'è, o non c'è?
La scienza nuova, le nuove lettere mi spaventano: non leggo niente per
non turbarmi, e se qualcosa mi capita sotto gli occhi, sento lo
squallore del materialismo e dell'ateismo. Sono un fanciullo, non sono
un uomo: non oso pensare, non oso leggere: sto bene nelle mie dolci
illusioni dell'ideale e di Dio. L'archeologia mi occupa tanto: cerco
libriccini, leggo, annoto, confronto, vorrei farmi conoscere e entrare
in qualche commissione, ma quante volte, quando splende il sole e le
pagine sono gialle e rose dai tarli, quando la primavera regna e
rifulge ed anima e suscita e tormenta, e la carta morta sta morta,
quando una donna, una _sposina_ entra a visitare la Biblioteca, una
sposina con un mazzetto di viole e l'oblato sta lì giallo su un
mucchio di libri a studiare le teorie della poesia rettorica o di Dio
scolastico, quando da una finestra col sole entra il suono di un
pianoforte ed io mi sento il cuore gonfio,--quante volte dico:--Al
diavolo, o carte vecchie!
Da un mese vado in uno studio da pittore. M... sta facendo il ritratto
di una sposina, morta st'anno. Nello studio vi sono i suoi abiti, i
suoi pizzi, i suoi nastri. Un giorno li toccai con riverenza, un altro
senza che io tanto ci pensassi, chinai la testa su uno di quegli abiti
e lo baciai. Amo quella morta, ed è bruttina: ma era donna!
E nei sogni, nei sogni mi viene la femmina nuda, viscida, spossata, o
ardente, istigatrice, bestiale! E sento che anch'io ero nato per
provare l'orgia e l'abbrutimenio!
Quando potrò io abbruciare tutte queste carte e distruggere il mio
passato e amare una fanciulla che abbia una buona dote?
Ora non ho alcuna passione. «_Etant pauvre il faut que je travaille._»
Queste parole mi strinsero il cuore: Ella lavora per guadagnare il
denaro; io lo getto in ferravecchi. Spesi 160 franchi per un elmo di
ferro! Quanto deve lavorare Ella per avere 160 franchi? Queste mie
cose antiche mi danno un rimorso. Col denaro speso potevo soccorrere
qualche povera famiglia o qualche povera fanciulla che lavora!
È primavera!--Mi ami Tu, o mia sorella? E taci? E soffri? Pensi per
me? Soffri per me?--La viltà dell'egoismo mi persuade il suicidio:
ma, no! no! Ti renderei troppo infelice!
Mio Dio! fammi vivere, vivere anche nel massimo dolore, vivere nella
massima gioia, ma _vivere_! Questa stupida monotonia di giorni non è
vita per l'anima mia e per i miei ventisette anni!
L'altr'ieri ho passato la _Gazzetta di Venezia_, dal 14 febbraio ai
primi di marzo, guardando i nomi dei morti.... Mio Dio, quale
spaventoso presentimento! Non osavo, tremavo: ridevo, alzavo le spalle
e me ne andavo... Non ho trovato N.° del 23 e 24 febbraio. Che
dubbio! Ma perchè...?
I miei sentimenti io li intono solo alla solitudine di Limbiate, alle
tristezze della mia malattia, al deserto di questo mio studio, ma come
sono stonati col mondo!--Ecco il mio spavento!
Sciocco! e se tutto fosse un sogno?

_11 marzo._--Dopo pranzo. È la terza sera che salgo qui nel mio
studio e mi trovo solo... Domani andrò a Limbiate. Che ora triste!
È l'ora in cui si desidera di essere belli, buoni e felici!

_14 marzo._--Torno adesso da Limbiate, e trovo una tua lettera, o Lidia.
A Limbiate quanti pensieri! Non li ho scritti, ma li scriverò per
Te!... Ho qui la Tua lettera: ma non voglio aprirla. Sono felice! che
mi dirai? Non so, ma sono felice; mi sento in orgasmo... Primo
pensiero: vorrei andare al Santuario di Saronno, e leggere la tua
lettera, contemplando gli angioli (cioè quei due angioli, che
conosco tanto) del Gaudenzio Ferrari. Ma come sono brutto e villano
io!--Stanotte ho sognato di Te: nei sogni mi pare di esser bello
perchè non ho corpo!
Domani scriverò. Oggi ho letto la Tua lettera, ma la folla, il
sole, le ciarle mi hanno stordito. La rilessi ancora e la rileggo
«_Qu'aviendra-t-il de moi?_» O mia madre! Spero di morire! E tu devi
pensare a Lei come ad una figlia: lo devi perchè il mio amore è
santo.--Sono in orgasmo. È una settimana ch'Ella ha scritto la
lettera. Sono felice e sento che Dio mi vede.
Dio? ed io credo nell'anima? E Tu?
Sì! sì, siamo pazzi, ma consoláti, ma poeti!

_15 marzo 1879._--Ho riveduta la A., quella ragazzina che mi fece tanto
bene! Nell'agosto del 1877 forse mi sarei ucciso. Da due giorni ero in
uno stato di abbattimento spaventoso. Trovai quella bambina, le diedi
dei soldi, la baciai, la accarezzai, la tenni con me, e una voce di
dentro al cuore mi disse:--Somiglia alla bimba che tu avrai dalla tua
Lidia!--Fui tranquillo, felice, guarito. La realtà era tremenda per
me, il fatto era fatto: eppure quella illusione mi salvò, perchè
illusione gentile.
Ho una lontana speranza di poter scrivere qualche libro. Questo amore
ha acuito le mie facoltà, e forse, cessato l'orgasmo, fra un po'
d'anni potrò scrivere: e sento che scriverò come Tarchetti, con
analisi, con cuore, coll'ideale. Ma che riuscita ha avuto Tarchetti?
Che carriera ha fatto? Grazie tanto. Oh e il pubblico? Il pubblico? Il
pubblico che legge l'anima nostra, e non la capisce, ci sprezza e fa
il pettegolezzo!--No, meglio queste _pletore_, queste abbondanze di vita
che fanno morire, che quegli sfoghi artistici che fanno sogghignare
gli uomini d'esperienza panciuti e i giovinetti che hanno la mantenuta
e le femmine eleganti che, oltre il francese, sanno leggere
l'italiano! E gli amici? E i nemici?
Insomma i miei parenti non possono vedere ch'io sono stanco e
sfiduciato.--Non mi divertono i cavalli, le feste, il teatro, la
società, il giuoco, gli abiti, i pranzi... E solo discorro di vita
e di viaggi, e solo mi chiudo in me, e in casa, Non ho nulla. No, Tu,
mamma, hai sofferto, ma non avevi e non hai la mia anima! ma hai
sofferto, sono certo: e Tu suonavi il pianoforte, timida e senza
capire la musica, come una bambina. È un ricordo triste!
Guardo il Tuo ritratto, o Lidia! Ah mi costi _cinque anni di vita_! Ed
è impossibile che io rinunci al sogno di una felicità che mi
sarei meritata con tanti dolori! Sì, dolori! ed i peggiori
dolori--quelli repressi in una povera anima e custoditi e santificati
dalla solitudine e dal pensiero di Dio!
In nome di questi delirii, di queste baldanze, di questi
scoraggiamenti, in nome dall'_Anima_ che è trasfusa in queste povere
carte, in nome di Dio, mamma, ti prego, ama la mia Lidia, provvedi a
lei, tienla con te, sorreggila, amala più che se fosse la tua Maria
o la tua Sofia! Questa è sorella di tuo figlio! Sorella d'anima,
è sorella castissima in Dio!
* * *
Oggi non posso studiare. Il _Don Giovanni_ di Byron mi annoia, mi
indispettisce. Che umorismo scettico e volgare! Penso e non penso:
sono inquieto: vorrei fare un viaggio, se potessi. Ma che vuoi? Non
posso fare cosa diversa dallo stare al tavolo. Coi divertimenti mi
pare di perdere tempo, un tempo sì prezioso! Oh se potessi lavorare
e guadagnare, o sperare una posizione!
--O Dio! Che pensieri! Chissà quanti dolori avrò ancora! Gli
ostacoli alla sua felicità sono temporanei forse: forse si
sposerà; ed io avrò l'anima spezzata una seconda volta e senza
rimedio!--Quanti dolori avrò ancora! Perchè tu non mi hai detto
tutto!
Ah bisogna confessare che queste incertezze sono tormenti orrendi!

_16 marzo._--Ieri fui al cimitero di Porta Magenta e vidi la esumazione
dei tredici scheletri degli appiccati nel 6 febbraio 53. Mio Dio, che
orrore! E quando verrà il giorno in cui anch'io potrò sfogare l'anima mia
nelle grandiose emozioni delle battaglie? Oh venga presto quel giorno!
Sì, laverei la macchia che ho sull'anima:--l'essermi lasciato persuadere
da mio padre, quando potevo e dovevo fare il soldato. Come mi annoiano e
mi ripugnano e mi avviliscono le sciocchezze che dico quando sono colla
gente! Eppure bisogna fare così. Alla Società Patriottica si sta
preparando una pagliacciata: io fui pregato, con grandi promesse di
fortuna, fui lodato, fui conosciuto... Chi volle conoscermi pel mio
_Ugo_? Se mi prestassi alla mascherata certo farei conoscenze e farei dei
passi, più che con due anni di tentativi drammatici, due di
scoraggiamenti fatali, e due di studi di lingue! Ma il divertimento mi
ripugna! Tu soffri, o Lidia, e pensi a me, io Ti parlo di Dio e di
solitudine, e Tu hai paura del Tuo avvenire: ed io divertirò la
gente?--No: per chi leggerà queste mie pagine voglio lasciare un ricordo,
un ricordo dignitoso, severo, casto, gentile del mio amore. Che importa a
me del mondo? E che importerà a voi del mondo quando conoscerete i
tormenti e le incertezze dell'anima mia!
Quando sento suonare gli inni di Mameli e le canzoni del 48 mi si
riempie il cuore! Oh sento l'oblio di tutto! Perchè non mi fu dato
di sfogare nelle tremende emozioni della Patria le esuberanze dei mio
cuore?
Sono io così sciocco? Byron che non era sciocco amava ed amò
sempre miss Chaworth; ed ella non lo amava. Come era sciocco Byron,
non è vero, o Papà?
Ecco un'idea poetica che mi è cascata dalla penna! Ecco, direte che
io sono esaltato dalle letture!--Esaltato? Scusate, sono abbassato. E
se cito Byron gli è perchè era un uomo che sentiva ed io odio la
folla dei merciai, dei rachitici, degli accidiosi, degli spudorati, la
folla che oblia tutto!--Obliare?--Che importa? Fino alla morte avere
l'anima gentile e Dio...
Ecco un tormento ineffabile che voi non capirete mai! Io dico di
sentire fiducia in Dio, di sperare in lui, dico ch'egli ha fisso il
mio avvenire, e prego melanconicamente e sorrido... Oh ma che faccio
per il mio avvenire?
La scienza seria mi dice:--Dio non c'è: il tuo ideale è
bambinesco; l'uomo si prepari il suo avvenire, l'uomo combatta, l'uomo
soffra, l'uomo sia di questa terra! Oh che faccio per il mio avvenire?
Se la verità è questa, e se è vero che la vita passa sì
presto, e se è vero che il mondo è una commedia, che sono io e
perchè mi tormento?

_18 marzo._--Mi rifiuto alla pagliacciata che si farà dagli artisti.
Anche le nuove mie conoscenze incomincieranno a dirmi _originale_. Che
importa? Posso io fare lo sciocco e divertire gli altri, quando Tu
domandi: «_Qu'aviendra-t-il de moi?_»

_19 marzo._--Padre mio, l'hai tu sentito nella tua giovinezza questo
strapotentissimo bisogno d'esser bello, d'esser felice, d'esser
buono?--Se Dio non c'è, se la perfezione e la felicità dell'altra vita
non esistono, l'uomo che su questa terra si sente l'anima così commossa,
che si volge al cielo e dice:--Fammi esser bello e felice e buono--l'uomo
non è uscito dal fango, sebbene imperfetto, turbato, sconvolto dalle
passioni!
Oh li vedo, ora che passo del tempo fra la gente, certi uomini
seri!... La politica è seria? L'arte? Le scienze? Li vedo; questi
uomini sono indifferenti, fanciulli, senza passione: hanno anima? Essi
certamente invidiano chi può nella quiete di uno studio essere
indipendente, sciolto da ogni affare, solo, solissimo... Lo invidiano
loro!
Dio mio, un anno solo, un mese solo, un giorno solo di quella
felicità santa, piena, immensa che acquieti l'anima mia, un giorno
solo, Ti prego! E poi lasciami pure al mio destino. Ch'io provi a
vivere!