Storia della Repubblica di Firenze v. 2/3 - 01

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STORIA
DELLA
REPUBBLICA DI FIRENZE
DI
GINO CAPPONI.
SECONDA EDIZIONE RIVISTA DALL’AUTORE.
TOMO SECONDO.

FIRENZE,
G. BARBÈRA, EDITORE.
1876.


Depositata al Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio per
godere i diritti accordati dalla legge sulla proprietà letteraria.
G. BARBÈRA.
_Gennaio 1875._


SOMMARI DEL TOMO SECONDO.

LIBRO QUARTO.
_Capitolo_ I. — TUMULTO DE’ CIOMPI. — MICHELE DI LANDO.
[AN. 1378.] Pag. 1
Tirannia del magistrato di Parte guelfa. — Delle prestanze,
e modi creati a ripartirle. — Monte comune, e sue vicende;
giochi di Borsa. — Grasso vivere e scioperato. — Dissidio
tra le Arti maggiori e le minori: Arte della lana. —
Salvestro dei Medici gonfaloniere [1º maggio 1378]. —
Disegni audaci dei Capitani della Parte. Bettino da
Ricasoli. — Benedetto Alberti leva il rumore: le Arti con
le loro insegne vengono in Piazza; arsioni di case; Lapo da
Castiglionchio: ruberie; congiure nella più minuta plebe.
Gli Otto rimasti in ufficio soffiano in quell’incendio.
Rivelazioni d’un congiurato. — La plebe in arme; nuove
arsioni: espugnano il palazzo del Potestà; strage d’un
bargello. — Petizioni sovvertitrici vinte per forza: la
plebe a furia entra in Palagio [22 luglio]. — Michele di
Lando gonfaloniere. — Gli Otto rimasti in Palagio, ne sono
poi cacciati dalla plebe: Giorgio Scali. — Bandi e
provvigioni della nuova Signoria. — L’infima plebe viene in
Piazza [fine d’agosto] e fa eleggere a suo modo la Signoria
nuova. Poi si raduna in Santa Maria Novella, e torna in
Piazza con petizioni che alcuni di loro, salendo le scale,
vogliono imporre alla Signoria. Michele di Lando, presa una
spada, gli assale e persegue giù per la scala. Poi monta a
cavallo, e percorre la città gridando morte ai traditori.
Si combatte intorno al Palagio, ma i Ciompi sono vinti e
dispersi. — Michele di Lando finisce l’ufizio: gastighi ai
Ciompi.
_Capitolo_ II. — GOVERNO DELLE ARTI MINORI, CHE INDI PASSA
NELLE MAGGIORI. — RACQUISTO D’AREZZO. [AN. 1378-1387.] 37
Stato della città. — Congiure, trame, sospetti,
condannagioni: sono tratti a morte Piero degli Albizzi,
Donato Barbadori ed altri chiari cittadini. — Alberico da
Barbiano forma la prima Compagnia Italiana di ventura. —
Carlo di Durazzo piglia la signoria d’Arezzo. —
Provvedimenti e leggi tiranniche in Firenze. — Giorgio
Scali e Tommaso Strozzi, seguiti da minuti artefici, si
pongono sopra alle leggi. — Le Arti si levano, e Giorgio è
preso e decapitato [gennaio 1382]. — L’Arte della lana e le
altre maggiori vengono in Piazza: si fa Parlamento e balìa
numerosa per la riforma dello Stato. — Abolizione delle due
Arti nuovamente aggiunte: le maggiori ottengono il maggior
numero negli uffici: le Arti minute insieme coi Grandi
invano cercano opporsi. — I malcontenti di tutte le parti,
uniti insieme, destano altri tumulti. — Arezzo viene alle
mani d’Alberico da Barbiano, poi di Enguerramo di Coucy
francese che la vende ai Fiorentini; altri acquisti, e
ordinamento del governo in quella Provincia. — Esilio di
Benedetto Alberti, e bando a tutta quella famiglia. — Nuovi
ordinamenti a più ristringere il Governo.
_Capitolo_ III. — NIMISTÀ E GUERRE CON GIOVAN GALEAZZO
VISCONTI. — COSTITUZIONE D’UN GOVERNO D’OTTIMATI.
[AN. 1387-1402.] 62
Giovanni Galeazzo Visconti si fa signore di Milano. —
conquiste oltre Po. — Manda soccorsi ai Senesi, i quali
insieme co’ Perugini erano in guerra con Firenze per le
cose di Val di Chiana. — Dichiara guerra ai Fiorentini, i
quali mandano Giovanni Aguto al soccorso di Bologna e poi
di Padova. L’Aguto si avanza di là fino all’Adda. — Discesa
in Lombardia del Conte d’Armagnac assoldato dai Fiorentini:
questi muore sotto alle mura d’Alessandria, rotto e
disfatto da Iacopo del Verme capitano del Visconti [25
luglio 1391]. — L’Aguto per grande maestria perviene in
Toscana, dov’era già entrato Iacopo del Verme. Dopo lunga
scherma tra’ due eserciti, una pace si conchiude. — Iacopo
d’Appiano uccide Piero Gambacorti e occupa la signoria di
Pisa. — 1393. Maso degli Albizzi gonfaloniere. — Nuova
riforma in modo più stretto. — Bando a tutta la famiglia
degli Alberti. — Fanti genovesi assoldati e messi a guardia
della Piazza. — Gli artefici fanno capo a Vieri de’ Medici,
il quale rifiuta stare con loro. — Rinaldo Gianfigliazzi
umiliato, Donato Acciaiuoli messo in accusa e sbandito
[1396]. — Due congiure successive per uccidere Maso degli
Albizzi. — Gastighi e molte famiglie battute; finale
proscrizione contro a tutta quella degli Alberti. —
Negoziati con Roma, con Napoli, con Francia e Germania
contro al Duca di Milano. — Roberto re dei Romani scende in
Italia [1401]. — Processioni dei Penitenti bianchi. —
Giovanni Galeazzo per battaglia entra in Bologna e stringe
con le armi da ogni parte la Toscana. — Morte di Giovanni
Galeazzo [3 settembre 1402].
_Capitolo_ IV. — ACQUISTO DI PISA. [AN. 1402-1406] 92
Morto Giovanni Galeazzo, lo Stato di Milano viene a disfarsi.
— Gabriele Maria, figlio non legittimo, ha in eredità Pisa,
ma costretto mettersi in protezione dei Francesi che erano
in Genova. — Vari negoziati del Maresciallo di Bouciquaut
governatore di questa città co’ Fiorentini per la signoria
di Pisa. — Questi poi l’hanno in vendita dal Visconti; ma i
Pisani si levano e cacciano i Francesi, dopo di che il
Maresciallo cede la Cittadella ai Fiorentini. — Tosto il
popolo di Pisa invade anche questa, e vi si rafforza:
comincia la guerra tra Pisa e Firenze in più luoghi
combattuta con grande passione: virtù di Sforza Attendolo,
condottiero che stava coi Fiorentini. — Questi cercano
avere Pisa per fame. — I Pisani si danno al Duca di
Borgogna, ma non perciò hanno soccorso dai Francesi. —
Giovanni Gambacorti, che era come signore in Pisa, ottiene
accordo a lui molto largo: i Fiorentini, a’ 9 d’ottobre
1406, entrano nella città affamata e ne pigliano la
possessione. — Diceria di Gino Capponi ai notabili di Pisa.
— Allegrezza e feste a Firenze, dove portano il volume
delle Pandette. — Crudeli provvedimenti per vuotare Pisa
d’abitatori. — Condizione disperata di quella città. —
Effetti venuti da quell’acquisto alla Repubblica di
Firenze.
_Capitolo_ V. — CONCILIO DI PISA. — GUERRA CON LADISLAO RE DI
NAPOLI. — ACQUISTO DI CORTONA E DI LIVORNO.
[AN. 1407-1421.] 120
Ladislao re di Napoli invade le terre della Chiesa. — Piglia
in protezione Gregorio XII, nuovo papa, contro all’antipapa
Benedetto XIII. — I Fiorentini inimicati con Gregorio
consentono alla riunione in Pisa d’un Concilio per
terminare lo scisma. — Il Concilio, deposti i due papi,
n’elegge un terzo, Alessandro V [giugno 1409]: questi
essendo morto l’anno seguente in Bologna, a lui succede
Baldassarre Cossa col nome di Giovanni XXIII. — Ostilità
tra Ladislao e i Fiorentini. — Discesa in Italia di Luigi
d’Angiò. Ladislao cede ai Fiorentini Cortona; poi nuova
guerra e minaccia grande contro allo Stato di Firenze;
Ladislao muore a’ 6 agosto 1414. — Viene a Firenze Filippo
Scolari fiorentino, detto Pippo Spano, gran personaggio
presso a Sigismondo in Ungheria. — Sigismondo, fatto
imperatore, promuove il Concilio che s’adunò in Costanza
l’an. 1414. — Deposti i tre Papi contendenti, viene eletto
pontefice Martino V, di casa Colonna, il quale piglia
dimora in Firenze. — Male contento dei Fiorentini, si parte
[1420] dopo avere quivi ricevuto l’ubbidienza di Giovanni
XXIII; morte di questo e sue relazioni co’ principali di
Firenze. — Felice stato della città. L’Arte della seta
arriva qui a uno splendore altrove ignoto. — Cercavano
farsi potenti sul mare, al che i Veneziani si
contrapponevano. Galere mandate in Egitto e in altri
luoghi. Trattati per causa di traffici co’ Grimaldi di
Monaco e con altre famiglie Genovesi. — 1421. La Repubblica
di Firenze compra Livorno da quella di Genova. — Grandi
spese fatte, mantenendo alto il credito dei Libri del
Monte. — Fondazione dello Spedale degli Innocenti. —
Riforma degli Statuti per opera del giureconsulto Paolo da
Castro.
_Capitolo_ VI. — GUERRA CON FILIPPO MARIA VISCONTI. — NICCOLÒ
DA UZZANO, GIOVANNI DE’ MEDICI, RINALDO
DEGLI ALBIZZI. [AN. 1422-1428.] 146
Qualità di quello Stato: persecuzione contro la famiglia
degli Alberti. — Arti per mantenere lo Stato piuttosto con
la virtù degli uomini che delle leggi. — Venezia ad essi
era esemplare, ma non potevano agguagliarlo. — Maso degli
Albizzi. — Niccolò da Uzzano. — Giovanni de’ Medici. —
Lagnanze, accuse. — Creazione del Consiglio dei Dugento. —
Filippo Maria Visconti signore in Milano. — Trattato da lui
proposto ai Fiorentini. — Questi per accomandigie e
protezioni tengono la media Italia. — Entrano in guerra col
Visconti e sono rotti a Zagonara [1424, 24 luglio]. —
Grande malcontento per le gravezze. — Fanno chiudere le
Confraternite, nelle quali erano spiriti popolari. —
Radunanza in Santo Stefano; discorso attribuito a Rinaldo
degli Albizzi. — La parte dei Medici comincia a mostrarsi;
consigli di Niccolò da Uzzano. — Altre sciagure in Romagna.
— Pratiche in Italia; circospezione dei Veneziani; Lorenzo
Ridolfi. — Grande Lega contro al Visconti [27 gennaio
1426]. — Firenze soccorre i fuorusciti Genovesi; virtù di
Tommaso Frescobaldi. — Fatti gloriosi del Carmagnola per i
Veneziani in Lombardia. Battaglia di Maclodio, dove le armi
del Duca sono rotte dai Veneziani e Fiorentini. — Pace
conchiusa [18 aprile 1428]. Venezia distende il suo dominio
fino all’Adda.
_Capitolo_ VII. — CATASTO. — RIBELLIONE DI VOLTERRA. — GUERRA
DI LUCCA. [AN. 1427-1433.] 178
Formazione del Catasto [1427]; come fosse popolarmente
chiesto, come passasse nei Consigli. — Regole minute per
fare il Catasto. — I Volterrani, come distrettuali, negano
esservi assoggettati. — Durezze dei Fiorentini; ribellione
di Volterra presto gastigata. — Niccolò Fortebracci
promuove le occasioni ad una guerra contro Paolo Guinigi
signore di Lucca. — Morte di Giovanni de’ Medici. — Neri
Capponi, poi l’Albizzi e tutta la parte dei Medici stanno
per quella guerra. — Rinaldo, che era uno dei Commissari,
per disgusti avuti si parte dal campo [18 marzo 1429]. —
Disegno del Brunelleschi per allagare Lucca, male riuscito.
— Antonio Petrucci senese, restaura la difesa di Lucca. —
Francesco Sforza, entrato in Lucca, s’impadronisce della
persona di Paolo Guinigi e delle ricchezze, mandatolo a
morire prigione in Pavia. — Niccolò Piccinino viene in
soccorso dei Lucchesi; assale il campo Fiorentino, che è
messo in rotta [2 dicembre 1430]. — Congiura in Pisa d’un
Gualandi. — I Fiorentini fanno intorno a Lucca grande
difesa contro al Piccinino, il quale, scorrendo la Toscana,
reca ad essi grandi mali; guerra mossa contro al Duca dai
Veneziani e Fiorentini. — Battaglia navale a Portofino;
prodezza di Raimondo Mannelli: fatti di arme in Lombardia.
— Battaglia di Maclodio; Niccolò da Tolentino sostiene la
guerra pei Fiorentini felicemente. — Passaggio per la
Toscana dell’Imperatore Sigismondo. — Pace col Visconti
[10 maggio 1433].
_Capitolo_ VIII. — ESILIO E RITORNO DI COSIMO DE’ MEDICI.
[AN. 1433-1434.] 202
Popolarità di Cosimo dei Medici. — Parti e opinioni diverse
nella Repubblica; parere attribuito a Niccolò da Uzzano. —
Rinaldo degli Albizzi, Neri Capponi, Legge degli
Scandalosi. — Contegno di Cosimo. Questi, chiamato in
Palagio, è chiuso in carcere [7 settembre 1433]. —
Parlamento, Balìa, nuove leggi, sentenza contro a Cosimo
e Averardo de’ Medici. — Cosimo, dopo un mese di prigionia,
è mandato a Padova in confine. — Acquista dall’esiglio
maggiore favore, ed è onorato come principe dai Veneziani.
— Guerra in Romagna. — Signoria amica ai Medici, cita a
comparire [26 settembre] l’Albizzi ed altri. Questi si
arma; dubbi consigli degli uomini principali. — Era in
Firenze Eugenio IV, che s’intromette per un accordo.
Rinaldo degli Albizzi, in quello fidatosi, licenzia gli
armati per lui. — 29 settembre. Parlamento e Balìa che
richiama il Medici e bandisce Rinaldo e pochi altri. —
Cosimo e il fratello, prima fermatisi in Ferrara ed
accompagnati sino ai confini da gente del Duca, rientrano
in Firenze a dì 6 ottobre 1434.
_Capitolo_ IX. — GLI STUDI CLASSICI IN FIRENZE; GRANDE
INCREMENTO DELLE BELLE ARTI. [AN. 1378-1434.] 227
Decadenza sollecita delle latine lettere: abbandono degli
studi classici. — Primo il Petrarca diede moto alla ricerca
degli antichi scrittori: promosse lo studio anche del
greco, e seco il Boccaccio. Istituzione in Firenze l’anno
1360 d’una cattedra di greco, prima in Occidente. —
Coluccio Salutati e sua grande fama. — La lingua volgare fu
allora trascurata dai letterati, ma progrediva nell’uso
dello scrivere familiare. — Franco Sacchetti e sue Novelle.
— Il Pecorone di ser Giovanni Fiorentino. — Cronisti:
Marchionne Stefani, Piero Minerbetti, Gino e Neri Capponi,
Iacopo Salviati, due Buoninsegni, Giovanni Morelli, Goro
Dati, Bonaccorso Pitti. — Scrittori ascetici e morali:
frate Giovanni Dominici. — Leonardo Aretino: sua Istoria di
Firenze, suoi Commentarii e traduzioni di autori greci. —
Studio fiorentino: Emanuele Crisolora v’insegna il greco,
an. 1396: Lorenzo Ridolfi e Marcello Strozzi spiegano
leggi; Paolo Minucci insegna il diritto feudale; Paolo
Castro fu ordinatore dello Statuto fiorentino; il cardinale
Francesco Zabarella e Fra Leonardo Dati maestri in
teologia; Filippo Villani e Giovanni da Ravenna tennero la
cattedra per l’illustrazione della Divina Commedia. — Cessò
lo Studio l’anno 1421. — Niccolò da Uzzano aveva lasciato
l’eredità sua per un Collegio di cinquanta alunni, ma il
testamento non fu eseguito. — Molti uomini ricchi
s’adopravano a cercare e a fare copiare libri latini e
greci, fra tutti insigne Palla Strozzi: Ambrogio
Traversari, monaco autorevole per dottrina, tradusse dal
greco autori antichi. — Niccolò Niccoli e sua famosa
biblioteca. — Poggio Bracciolini da Terranova, cercatore
indefesso e soprattutti fortunato di libri classici: sua
Istoria fiorentina, trattati latini e lettere. — Nei
letterati era corruttela; migliori gli artisti, ed il
secolo non tutto guasto. — Masaccio e frate Giovanni
Angelico pittori. — Luca della Robbia e sua famiglia, loro
bassorilievi di plastica verniciata. — Filippo
Brunelleschi, Cupola del Duomo, chiese di Santo Spirito e
di San Lorenzo, Palazzo dei Pitti. — Donatello e sue opere
di scultura. — Lorenzo Ghiberti: porta maggiore di San
Giovanni ed altre sue opere in bronzo e orificerie.
LIBRO QUINTO.
_Capitolo_ I. — LA REPUBBLICA SOTTO A COSIMO DE’ MEDICI. —
ALTRA GUERRA CONTRO LUCCA. — CONCILIO DI FIRENZE. — NICCOLÒ
PICCININO IN TOSCANA. — ACQUISTO DI BORGO SAN SEPOLCRO E
DEL CASENTINO. [AN. 1434-1441.] 245
Nuovo indirizzo dato al Governo. — Grande numero di sbanditi:
Palla Strozzi. — Arte usata da Cosimo. — Congiure,
condanne. — Guerre intorno a Roma e nella Marca. Pace col
Visconti. — I Genovesi in battaglia di mare fanno prigione
il re Alfonso d’Aragona: poi scosso il giogo del Visconti,
hanno soccorsi dai Fiorentini. — Eugenio IV prima di
lasciare Firenze consacra la nuova chiesa di Santa Maria
del Fiore. — Niccolò Piccinino entra in Toscana mandato dal
Duca; pei Fiorentini vi entra Francesco Sforza: la guerra
si rompe di nuovo in Lombardia: i Fiorentini assaltano
Lucca e acquistano Montecarlo. — Viluppi della politica
italiana: i Fiorentini costretti fare pace con Lucca. — An.
1439, Concilio in Firenze per l’unione tra la Chiesa Greca
e la Latina. — Arti di Filippo e del Piccinino. Lo Sforza
mandato dai Fiorentini al soccorso dei Veneziani. Guerra
tra’ due grandi condottieri. Il Piccinino accompagnato dai
fuorusciti fiorentini passa in Toscana. — Sua grave rotta
sotto Anghiari [29 giugno 1440]: egli e i fuorusciti
abbandonano la Toscana. — Morte di Rinaldo degli Albizzi. —
I Fiorentini acquistano Borgo San Sepolcro e il Casentino
cacciandone la famiglia dei conti Guidi. — 1441. Pace col
Visconti.
_Capitolo_ II. — INTERNE COSE DELLA REPUBBLICA. — BALÌA DEL
1444. — GUERRA DEL RE ALFONSO IN TOSCANA. — GUERRE IN
LOMBARDIA. [AN. 1441-1450.] 275
Uccisione di Baldaccio d’Anghiari. — Cosimo de’ Medici e Neri
Capponi. — Sono rifatte le Borse nelle quali entrano nuovi
uomini. Famiglie di Grandi riammesse agli uffici ma poche
per volta. — Al Catasto abolito viene sostituita una Decima
Scalata, per la quale un maggiore aggravio cadesse su’
ricchi. Frequente ripetizione di quella gravezza. Arbitrio
nell’imporla: modi per impoverire gli avversari ed
arricchire alcuni amici: Monte delle Doti. — Lagnanze ed
accuse contro a quello Stato. — Nuova Balía, nuovo
squittinio, famiglie escluse dagli uffici, revisione delle
antiche leggi. — Guerre tosto riaccese nella Marca. —
Francesco Sforza diviene genero del duca Filippo. — Fine di
Niccolò Piccinino. — Alfonso d’Aragona entrato in Toscana
combatte Piombino, poi ritiene Castiglione della Pescaia. —
Niccolò V si fa mediatore di una pace che si trattò in
Ferrara. — 1447. Morte di Filippo Maria Visconti. — Milano
costituitosi in Repubblica e per vari inganni ora difeso e
ora oppugnato dai Veneziani e da Francesco Sforza, cede
infine a questo che l’anno 1450 si fa proclamare duca di
Milano.
_Capitolo_ III. — AMICIZIA CON FRANCESCO SFORZA DUCA DI
MILANO. — NUOVA BALÌA E NUOVO CATASTO. — VECCHIEZZA E MORTE
DI COSIMO DE’ MEDICI. [AN. 1450-1464.] 297
Cosimo dei Medici si era tenuto sempre amico Francesco
Sforza. Motivi personali che egli ne aveva e motivi
pubblici. Pericoli dalle ambizioni dei Veneziani ed ora da
quelle del re Alfonso d’Aragona. — Sovvenzioni allo Sforza
col danaro della Repubblica. — Difficoltà incontrate da
Cosimo nei Consigli e nella opinione popolare. — Arti usate
da lui e dalla sua parte: magistrati fatti a mano. — I
Bolognesi chiamano un giovane del Casentino a governare la
città loro col nome di Santi Bentivoglio. — Si rompe la
guerra dai Veneziani e dal re Alfonso contro al nuovo Duca
di Milano ed ai Fiorentini. — 1452. Viene in Firenze
Federico imperatore. — Ferdinando figlio del re Alfonso
scende in Toscana, ma per breve tempo. — Guerra in
Lombardia. — I Fiorentini chiamano Renato d’Angiò
all’impresa di Napoli: questi, senza aver fatto cosa di
conto, torna in Francia. — Costantinopoli è preso dai
Turchi, 1453. — Pace di Lodi, 1454. — Morte del re Alfonso.
— Ingiustizia in Firenze delle tasse: Giannozzo Manetti. —
Arti di Cosimo per nascondere la sua potenza. — 1457.
Morte di Neri Capponi. — Grande e terribile uragano. —
1458. Rinnovazione del Catasto. Nuova forma che piglia la
guerra tra’ pochi e i molti. Condanne. — Abbassamento del
Potestà, gli onori di Capo dello Stato essendo attribuiti
al Gonfaloniere. — Potenza e vanità di Luca Pitti:
accorgimento del vecchio Cosimo. — Pio II in Firenze. —
Grandi feste. — Morte dell’arcivescovo Sant’Antonino. —
1464. Pio II muore in Ancona, dove aveva chiamato una
grande Crociata contro ai Turchi. — 1º agosto. Morte di
Cosimo dei Medici. Sue qualità, sue ricchezze, magnificenza
di edifizi, servigi resi da lui alle lettere ed alle arti.
_Capitolo_ IV. — PIERO DI COSIMO DE’ MEDICI. [AN. 1464-1469.] 331
I principali di quello Stato, ma ciascuno con diversi
pensieri, cercano abbassare la potenza di Piero dei Medici:
i Magistrati tornano ad essere tratti a sorte. — 1466. Per
la morte di Francesco Sforza le due parti vengono a guerra
scoperta, gli avversari di Piero de’ Medici negando
sovvenire con danari alle necessità del nuovo duca Galeazzo
Maria, e ciascuna armandosi dentro la città e avendo
aderenti fuori. La vita di Piero è insidiata, ma questi poi
col tirare a sè Luca Pitti, ripiglia lo Stato con l’esilio
dei suoi nemici. — I Veneziani muovono contro alla Toscana,
ma segretamente, il vecchio capitano Bartolommeo Colleoni
insieme co’ fuorusciti di Firenze. Viene con esso a
battaglia Federigo conte di Urbino, Capitano della Lega.
Scontri per terra e per mare: parole del Duca di Milano:
infine, 1468, Paolo II fattosi arbitro della pace, la
impone a tutti gli Stati d’Italia. — Acquisto di Sarzana. —
Grandezza principesca della Casa Medici: educazione di
Lorenzo: sue visite alle Corti d’Italia, e fama ch’egli si
acquistava: suo matrimonio. — 3 dicembre 1469. Morte di
Piero de’ Medici.
_Capitolo_ V. — GIOVINEZZA DI LORENZO E DI GIULIANO DE’
MEDICI. — RIBELLIONE DI VOLTERRA. — CONGIURA DE’ PAZZI;
MORTE DI GIULIANO. [AN. 1469-1478.] 353
Lorenzo capo effettivo dello Stato. — Venuta in Firenze del
Duca di Milano: grandi sontuosità, grandi feste. — Consigli
del Popolo e del Comune aboliti. Consiglio dei Cento, nel
quale entravano i più fidati: pure difficoltà grandi a far
passare le nuove leggi, a scemare il numero delle Arti, a
vendere i beni della parte Guelfa che diventò Magistrato
per la cura delle opere pubbliche. Fiducia riposta da Casa
Medici negli Accoppiatori che presiedevano alle tratte.
Bargello per il contado con uomini armati. — Ribellione dei
Volterrani offesi da Lorenzo per un suo privato interesse:
grande radunamento di forze contro a quella città che si
rende a patti, violati crudelmente dai vincitori. — 1471.
Sisto IV nuovo papa, e sua famiglia. — Pratiche per fare
Giuliano cardinale: sua giostra. — Nuovi ordini a vie più
stringere il governo: cessa il Capitano del Popolo,
l’Esecutore degli Ordini di Giustizia ridotto a Bargello,
imposte al Potestà le sentenze ch’egli deve pronunziare. —
Uccisione di Galeazzo duca di Milano, 26 dicembre 1476. —
Sisto IV. Girolamo Riario. Francesco dei Pazzi. Offese di
Lorenzo contro alla famiglia dei Pazzi. — Francesco
Salviati arcivescovo di Pisa. — Iacopo dei Pazzi capo di
questa famiglia. — Francesco s’intende in Roma con Girolamo
Riario, ed essi fanno il Papa consentire alle pratiche per
una mutazione di Stato in Firenze. — Apparecchi alla
esecuzione della congiura. Venuta in Firenze del giovane
cardinale Raffaele Riario. I congiurati si fermano nel
pensiero d’uccidere i due fratelli in Duomo la domenica 26
aprile 1478. — Francesco dei Pazzi trafigge a morte
Giuliano: Lorenzo da due altri congiurati ferito nel collo,
si rifugia in sagrestia. — L’arcivescovo Salviati con altri
va in Palagio per occuparlo; Iacopo de’ Pazzi con una
frotta di armati viene in Piazza, ma niuno lo segue; molto
popolo amico ai Medici accorre. Dentro al Palagio i
congiurati sono presi; l’Arcivescovo con altri appiccato
alle finestre, dalle quali è il rimanente gettato in
Piazza. Lorenzo dalle finestre di casa sua si mostra al
popolo. La plebe infuria. Francesco dei Pazzi colto nel
letto suo è condotto in Palagio ed appiccato con gli altri;
quanti dei Pazzi trovarono, tutti uccisi. Il vecchio Iacopo
de’ Pazzi, colto nella fuga, è portato ad appiccare
anch’egli in Palagio: la plebe fa del suo cadavere nefando
ludibrio. — Condanne contro alla famiglia dei Pazzi. — Di
Giuliano dei Medici nacque un figlio che divenne poi
Clemente VII.
_Capitolo_ VI. — GUERRA CON SISTO IV. — LORENZO DE’ MEDICI A
NAPOLI. [AN. 1478-1480.] 380
Contegno di Sisto IV dopo avuta la notizia di quei tristi
fatti: più tardi le ire si accendono in Roma e in Firenze.
Breve di scomunica e di persecuzione contro a Lorenzo dei
Medici; la città è interdetta: richiami e scritture contro
al Breve; Lorenzo invoca soccorso dai Principi della
cristianità. — Cominciano le ostilità: Breve del Papa, a
cui risponde pubblicamente Lorenzo in Palagio. Gli è data
una guardia di dodici armati. — Guerra in Toscana. —
Proposta del Papa rigettata. Favore di Luigi XI per
Lorenzo: negoziati in Italia e fuori. — Diviene la guerra
sempre più difficile: la città stracca, minaccia voltarsi
contro a Lorenzo. Questi, mancandogli alleati certi,
delibera arditamente di gettarsi in braccio al re Ferrando
suo nemico. — 6 dicembre 1479. Espone in Pratica ristretta
il suo consiglio e parte per Napoli: varie impressioni di
questo fatto nella città, che rimane quieta. — Lorenzo in
Napoli si guadagna favore in Corte e nella città. Lunghezze
del Re; partenza improvvisa di Lorenzo, alla quale tiene
dietro il trattato della pace. Letizia in Firenze. — Il
Duca di Calabria venuto a Siena fa mostra di volerne
occupare la signoria. — I Turchi in Otranto; al che Alfonso
lascia la Toscana, andato a combatterli con sua molta
gloria. — I Fiorentini mandano a chiedere assoluzione, la
quale il Papa solennemente concede.
_Capitolo_ VII. — GOVERNO DI LORENZO. — MOTI DIVERSI E INDI
PACE UNIVERSALE. — MORTE DI LORENZO. [AN. 1480-1492.] 403
Balía eletta senza le forme consuete di Parlamento.
Formazione di un Consiglio Maggiore con autorità sovrana. A
questo o a parte di esso appartenga la scelta dei minori
uffici. — Ordine dei Settanta, anch’esso permanente e da
rinnovarsi dentro sè stesso: aveva le attribuzioni d’un
Senato da stare a fianco della Signoria: da questo dovevano
uscire gli uffici più rilevanti. — Riforma del
ridotto a imposizione progressiva. — Provvedimenti circa al
Monte Comune e a quello delle Doti, nei quali il servirsene
che i Medici facevano di continuo aveva condotto grandi
disordini. — Liberazione d’Otranto. — Guerre del Papa e dei
Veneziani contro Ferrara, e del Duca di Calabria unito a
Lodovico Sforza e ai Fiorentini nel Patrimonio e nella
Romagna e in Lombardia. — Pratiche per la convocazione di
un Concilio. — Pace separata di Sisto IV. — Dieta in
Cremona dei collegati contro a’ Veneziani, dove andò
Lorenzo dei Medici. — Pace di Bagnolo. Morte di Sisto IV,
1484. — Mutazioni in Siena col favore di Lorenzo. — Guerra
co’ Genovesi per Sarzana e acquisto di Pietrasanta. —
Congiura in Puglia dei Baroni, e guerra intorno a Roma;
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