Storia della Repubblica di Firenze v. 1/3 - 01

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STORIA
DELLA
REPUBBLICA DI FIRENZE
DI
GINO CAPPONI.
SECONDA EDIZIONE RIVISTA DALL’AUTORE
TOMO PRIMO.

FIRENZE,
G. BARBÈRA, EDITORE.
1876.


Depositata al Ministero d’Agricoltura, Industria e Commercio per
godere i diritti accordati dalla legge sulla proprietà letteraria.
G. BARBÈRA.
_Gennaio 1875._


PREFAZIONE
ALLA PRIMA EDIZIONE IN-8º DEL 1875.

Essendo a tutti oramai noto che le Prefazioni si fanno da ultimo; e
poichè, fuori d’ogni mia speranza, mi fu concesso condurmi al termine
di questo lavoro, voglio pur dire intorno ad esso alcune cose che
poi mi dispiacerebbe avere taciute. Che io mi ci mettessi, andò a
questo modo. Una gentile francese, madama Ortensia Allart, nota in
Italia come in Francia per molte sue pubblicazioni, frutto di studi
più che femminili e d’un pensiero che gode spaziare sul corso dei
tempi; mandò alle stampe nel 1843 un ristretto della Storia della
Repubblica Fiorentina, che per molti rispetti è il migliore di quanti
se ne abbiano tentati fin qui. Di questo Libro il signore Alessandro
Carraresi negli anni seguenti aveva compito una traduzione: ma in esso
alcune cose erano di troppo per noi Italiani, altre non bastavano.
Mi posi a farvi così a mente alcune note, poi a ristringere alcuni
brani del testo francese, altri ad allargare: così a poco a poco mi
trovai con tutto il pensiero dentro alla Storia di Firenze. I tempi
erano fortunosi e a me difficili per molti rispetti: questo pensiero
m’accorsi che mi era un riposo, e quindi usciva, quale si sia,
l’Istoria presente, spesso interrotta per varie cause intramezzata
da altri studi. In essa ritrovo perfino certe intonazioni che nei
primi tempi a me venivano dallo Scrittore francese; di queste cose
io ringrazio la Donna gentile, e più dell’avermi, senza che ella vi
pensasse, imposto un obbligo che a me fu spesso un grande sollievo.
Assunto una volta, mi pareva che fosse dovere di galantuomo porvi
grandissima diligenza e molto pensarvi; perchè una storia fatta alla
leggera, spesso riesce una storia falsa, cioè una menzogna. Così per
tutti i mancamenti di questo Libro, sappia il Lettore che io non cerco
a me altra scusa, eccetto quella molto plausibile del non avere io
saputo fare più e meglio.
In questi tempi un’altra cosa venne a fermare in me il proposito di
pormi sul serio a fare una Storia della Repubblica di Firenze. N’ebbe
prima in mente l’idea il signor Thiers, tanto da avere bene adocchiato
e lungamente adoperato nel Canestrini l’uomo capace a provvedergliene
qui la materia dagli Archivi nostri. Soleva dire il signor Thiers, che
a lui parendo andare il mondo a una democrazia, era sopra ogni altra
storia da studiare questa, come la più democratica dei tempi antichi e
dei moderni. Ma un’altra Storia maggiore di troppo e tutta francese a
sè chiamava l’illustre Autore; ed egli ha in oggi deposto affatto ogni
pensiero di questa nostra, la quale avrebbe da lui avuta una celebrità
che da niun altri potrebbe avere.
Contuttociò non avrei potuto in modo nessuno venire a capo di
questo Libro se allo scriverlo non avessi avuto l’opera continua e
amorevole del Carraresi che potrà sempre dire pensando a me, _oculus
fui cæco_. Mi è caro poi rendere grazie al signor Cesare Guasti che
all’edizione volle prestare con tanta sua benignità le ultime cure, e
che l’arricchiva di alcuni Documenti, con l’aiuto di quei valentuomini
che nel Grande Archivio di Stato seco attendono a una istituzione
molto onorevole al Paese nostro. Nè potrei qui tacere il nome del
signor Barone Alfredo Reumont, del quale ho già detto a suo luogo
come egli mi abbia nelle frequenti sue conversazioni di questi anni
fatto quasi respirare l’aria di quei secoli nei quali vive con la
memoria capacissima. Mi fu egli inoltre d’eccitamento alla presente
pubblicazione, cui fece onore forse anche troppo il signor Gaspero
Barbèra, quando egli volle a una Storia tutta popolana dare un abito
che ha del signorile.


SOMMARI DEL TOMO PRIMO.

LIBRO PRIMO.
_Capitolo_ I. — ORIGINE DI FIRENZE Pag. 1
Firenze, mercato di Fiesole, poi colonia romana. — Editto di
Tiberio a favore dei Fiorentini. — Traccie d’edifizi romani
in Firenze. — An. 405, 8 ottobre, giorno di Santa Reparata,
un esercito di barbari sotto Radagasio è debellato da
Stilicone nei monti di Fiesole. — An. 542, Totila re Goto
assedia Firenze; la quale nè fu distrutta da Attila, nè
riedificata da Carlo Magno. — Il Cristianesimo in Firenze
fino dal IV secolo; antichi vescovi e antiche chiese. —
Firenze, figlia di Roma; la razza etrusca si mantenne più
in Fiesole. — Leggende intorno a Catilina e ad un re di
Fiesole. — Vennero i Barbari e pigliarono residenza negli
alti luoghi e nei castelli: gli antichi popoli abitavano
le pianure. — Prime famiglie venute a stare in Firenze. — I
Barbari poco numerosi nella Toscana, per la magrezza del
suolo, e per essere meno percorsa dagli eserciti. — Verso
l’anno 1010 i Fiesolani e i Fiorentini fanno un solo popolo
con un solo stemma; è però falso che in quell’anno i
Fiorentini pigliassero Fiesole.
_Capitolo_ II. — LA CONTESSA MATILDE. — AMPLIAZIONE DEL
CONTADO. — PRIME ZUFFE CITTADINE. — LEGA TRA LE CITTÀ
DI TOSCANA. [AN. 1050-1215] 8
La contessa Matilde. — Primo cerchio della città e nuova
cinta di mura. — An. 1081, l’imperatore Arrigo IV assedia
Firenze, poi è costretto levare il campo. — La contessa
Matilde promuove le libertà comunali ed amplia a Firenze
il contado: le milizie fiorentine combattevano sotto al
comando della Contessa. — An. 1115; morte della Contessa
Matilde: progredisce l’indipendenza della città, soccorso
ai Pisani e storia delle colonne di porfido. — An. 1125,
presa di Fiesole: an. 1135, castello di Montebuoni
abbattuto e i Buondelmonti costretti farsi cittadini. —
Altre guerre in Toscana dove interviene l’autorità dei
Marchesi. — An. 1147, crociata in Terrasanta. —
Cacciaguida. — Firenze e Pisa messe al bando dell’Impero. —
Le città di Toscana esercitando l’indipendenza si
preparano a possederla. — Firenze in guerra con gli Aretini
e coi Senesi. — An. 1177, prime guerre civili in Firenze:
gli Uberti. — Pace di Costanza, an. 1183. — Empoli divenuta
censuaria dei Fiorentini: castelli espugnati, i Conti di
Mangona e di Vernio ricevuti in accomandigia. — Il
Barbarossa venuto in Toscana toglie a Firenze tutto il
contado. — Arrigo suo figlio tiene l’an. 1187 corte in
Fucecchio; poi, morto il padre l’an. 1190, crea Duca di
Toscana Filippo suo fratello. Questi l’an. 1197, morto
Arrigo, abbandona l’Italia, e fu l’ultimo in Toscana dei
Duchi o Marchesi: Firenze racquista il suo Contado. —
Prima Lega Toscana fermata in San Genesio alla presenza di
due Legati di Celestino III. — Certaldo e Figline fanno
dedizione al Comune di Firenze; Semifonte distrutto per
lunga guerra con divieto di farlo risorgere. — Montelupo
edificato all’incontro di Capraia che era in forza dei
Conti Alberti; Montemurlo avuto in compra dai Conti Guidi;
altri castelli abbattuti: tenevano in protezione
Montepulciano e Montalcino, dal che lunghe guerre co’
Senesi.
_Capitolo_ III. — GOVERNO DI FIRENZE. — GUELFI E GHIBELLINI,
BUONDELMONTI E UBERTI. — AFFRANCAZIONE DEI CONTADINI. —
GUERRE IN TOSCANA. — CACCIATA DEI GUELFI. [AN. 1215-1249.] 22
Firenze retta da Consoli, dei quali varia il numero; antichi
sono i Consoli delle Arti. — I Potestà non cominciano in
Firenze subito dopo la pace di Costanza; dal 1218 in poi
continua la serie dei Potestà sempre forestieri. — I
Vescovi non ebbero in Firenze giurisdizione politica, e
furono spesso col popolo. — Fondazione dell’Abbazia di
Valombrosa. — 1215. Uccisione di Buondelmonte dei
Buondelmonti: le nobili famiglie della città si dividono,
e vi entrò il nome di Guelfi e di Ghibellini. — 1217.
Cavalieri fiorentini alla Crociata; Buonaguisa della
Pressa. — 1218. I Fiorentini fanno giurare alla Signoria
del Comune tutto il Contado, e nel 1233 registrare i nomi
degli abitatori, ciascuno secondo la sua condizione:
abbattono molte castella di Nobili. — Continua la guerra
con Siena. — Guerra contro Pisa. — 1229. Muore Accorso da
Bagnolo glossatore. — Firenze cresceva molto in quest’anni
per le arti e pei commerci: antichi dentro la città il
Battistero di San Giovanni, e fuori il tempio di San
Miniato. — Si popola il Sesto d’Oltrarno per nuove
famiglie; edificazione di due ponti. — Sètta dei Paterini
in Firenze, promossa da Federigo: battaglie contro essi in
città, ricordate da due colonne. — Fondazione dell’Ordine
dei Serviti. — I Ghibellini di Firenze rafforzati da
cavalieri tedeschi, percuotono i Guelfi; questi,
abbandonata la città, si spargono pei castelli e per le
ville. — Torri dei Guelfi abbattute. — Espugnazione del
castello di Capraia, dove molti Guelfi se erano rifuggiti;
i quali trattati crudelmente dall’Imperatore sono da lui
condotti in Puglia.
_Capitolo_ IV. — PRIMA VITTORIA DEL POPOLO, E GOVERNO DEGLI
ANZIANI. — FELICITÀ DEI GUELFI. [AN. 1250-1254.] 34
I Guelfi pigliano forza: il popolo si raduna in arme, elegge
un Potestà nuovo e un Capitano del Popolo e dodici Anziani
[20 ottobre 1250]. — Descrizione della gioventù in
compagnie, sotto al comando del Capitano del Popolo. —
Popolazione del contado divisa in leghe per la difesa del
Comune. — Fondazione del Palazzo del Potestà. — Firenze si
dichiara guelfa. — Nobili famiglie ghibelline mandate in
bando fanno lega co’ Senesi. — Nuova moneta del fiorino
d’oro. — Firenze si pone a capo della Parte guelfa;
rinnalza e assicura questa nella città di Pistoia, soccorre
i Perugini, combatte guerre fortunate contro Arezzo e
Volterra e Pisa e Siena. — An. 1254, ch’ebbe nome d’anno
vittorioso.
_Capitolo_ V. — MANFREDI RE DI NAPOLI AIUTA I GHIBELLINI. —
BATTAGLIA DI MONTAPERTI. [AN. 1254-1260.] 39
Moti dei Ghibellini, e bando dato alle maggiori di quelle
famiglie. — Guerra con Pisa in servigio dei Lucchesi; virtù
d’Aldobrandino degli Ottoboni. — Costumi dei Fiorentini. —
Serraglio dei Leoni. — Guerra con Siena. — Il Carroccio. —
Astuzia di Farinata degli Uberti; cavalieri tedeschi
mandati da Manfredi. — Inganno tessuto da Farinata ai
Fiorentini. — Consigli del Tegghiaio Aldobrandi e degli
uomini prudenti; temerità d’alcuni degli Anziani. — Aiuti a
Firenze di tutti i Guelfi di Toscana, a Siena delle città
ghibelline. — I Fiorentini pongono il campo sul fiume
dell’Arbia presso al castello di Montaperti. — Apparecchi
dentro Siena, battaglia, tradimento di Bocca Abati, difesa
del Carroccio. — Grande sconfitta dei Guelfi.
_Capitolo_ VI. — FIRENZE IN MANO AI GHIBELLINI. — FARINATA
DEGLI UBERTI VIETA LA DISTRUZIONE DELLA CITTÀ. — MISERIA
DEI GUELFI. — DISCESA IN ITALIA DI CARLO
D’ANGIÒ, E MORTE DEL RE MANFREDI. [1260-1266.] 51
I Ghibellini in Firenze. — Le famiglie Guelfe abbandonano la
città. — Parlamento in Empoli, dove Farinata proibisce che
Firenze sia disfatta. — La Toscana viene tutta nelle mani
dei Ghibellini. — Famiglie guelfe rifugiate in Lucca, di
dove poi sono costrette partirsi. — Miseria dei Guelfi, che
si spargono per l’Italia e fuori. — Urbano IV chiama in
Italia Carlo d’Angiò fratello di San Luigi re di Francia. —
Battaglia di Benevento, morte di Manfredi.
_Capitolo_ VII. — FINALE VITTORIA DEI GUELFI. — COSTITUZIONE
DELLE ARTI. — MAGISTRATO DI PARTE GUELFA. — GOVERNO
DELLA CITTÀ DATO AL RE CARLO PER DIECI ANNI. [AN. 1266-1267.] 56
I Guelfi levano il capo. — Due Frati Gaudenti vengono in
Firenze a stare in luogo del Potestà. — Questi eleggono
trentasei buoni uomini a riordinare la città. —
Costituzione in collegi armati delle sette Arti maggiori e
di cinque minori. — Insorgono molte potenti famiglie
ghibelline, e con l’aiuto di cavalieri tedeschi combattono
il popolo; ma tutti insieme sono costretti uscire dalla
città, che rimase allora libera di sè stessa. — Signoria
data al re Carlo per dieci anni. — Ingerenza in questi
fatti del pontefice Clemente IV. — Costituzione della
città: vendita dei beni dei Ghibellini: famiglia dei
Mirabeau. — Creazione del magistrato di Parte guelfa. —
Venuta in Firenze del re Carlo.
LIBRO SECONDO.
_Capitolo_ I. — GREGORIO X IN FIRENZE. — PACE DEL CARDINALE
LATINO. — ISTITUZIONE DEL MAGISTRATO DEI PRIORI.
[AN. 1268-1282] 69
1268. Corradino in Toscana. — Vendette contro ai Ghibellini.
— An. 1273. Gregorio X in Firenze; pace da lui procurata
tra le due parti, ma subito rotta; la città interdetta. —
Per la prepotenza del re Carlo, Niccolò III consente al
ritorno d’un luogotenente imperiale in San Miniato. —
Discordie tra’ Guelfi. — 1280. Niccolò III manda il
Cardinale Latino in Firenze: questi ferma una pace per la
quale tornano i Ghibellini; i magistrati da mutarsi ogni
due mesi: il Papa custode di quella pace. — Vespro
siciliano. — Termine della Signoria di dieci anni concessa
al re Carlo. — Abbassamento della Parte ghibellina. —
1282. Istituzione del Priorato. — Ordinamento delle Arti
minori.
_Capitolo_ II. — SCONFITTA DEI PISANI ALLA MELORIA. — IL
CONTE UGOLINO DELLA GHERARDESCA. — GUERRA CONTRO AI
GHIBELLINI D’AREZZO; VITTORIA DI CAMPALDINO, E
BUONO STATO DELLA CITTÀ DI FIRENZE. [AN. 1282-1292.] 81
Sconfitta dei Pisani alla Meloria: il Conte Ugolino della
Gherardesca. — Guerra contro ai Ghibellini di Arezzo. —
Vantaggio ottenuto dagli Aretini alla Pieve del Toppo.
Formazione dei due eserciti. — 11 giugno 1289, battaglia
di Campaldino: grande rotta dei Ghibellini. — Mossa inutile
verso Arezzo. — Feste in Firenze.
_Capitolo_ III. — GIANO DELLA BELLA. — ORDINI DELLA GIUSTIZIA
CONTRO I GRANDI. — ISTITUZIONE DEL GONFALONIERATO.
[AN. 1293-1295.] 89
Felice stato della città. — Gli antichi Nobili e gli uomini
del Contado. — 1293. Giano Della Bella. — Ordinamento della
Giustizia e leggi successive contro ai Grandi. —
Istituzione dell’ufficio di Gonfaloniere, sommo magistrato
eletto a due mesi per la difesa dello Stato popolare e per
l’esecuzione delle leggi contro ai Grandi. Aveva il comando
delle milizie cittadine e di quelle che venivano
somministrate dalle Leghe del Contado. — Pace con Pisa. —
La città si divide per la esecuzione delle nuove leggi;
avversi i giudici alle condanne. Il magistrato di Parte
guelfa. I Grandi attizzano contro a Giano Della Bella
l’odio del popolo; quegli va diretto al fine suo. — 1295.
Corso Donati accusato di malefizio, viene assolto dal
Potestà; questi, assalito dal popolo in furia, è tolto di
ufizio. — Inquisizione contro a Giano per avere messo la
terra a romore; Giano si parte ed è bandito. — Bonifazio
VIII nemico a Giano: questi moriva esule in Francia.
_Capitolo_ IV. — CERCHI E DONATI. — BIANCHI E NERI.
[AN. 1295-1300.] 103
Vendette di parte; il Pecora beccaio. — I Grandi e i
Ghibellini chiamano in Arezzo un Capitano dell’Imperatore.
Non fece alcun frutto, e i Guelfi viepiù si rinforzavano.
— Comincia la edificazione di Santa Maria del Fiore, di
Santa Croce, e del Palazzo della Signoria. — Vieri dei
Cerchi e Corso Donati. — Le parti loro pigliano nome di
Bianca e Nera. In questa, le nuove famiglie mercanti che
dominavano la città col nome guelfo: la parte Bianca era
meno astiosa contro ai Grandi e ai Ghibellini. — Zuffe in
città tra le due parti. — 1300. Bonifazio VIII manda in
Firenze paciere il Cardinale d’Acquasparta, che parve
troppo amico ai Neri e dovè partirsi. — La Signoria
bandisce i capi delle due parti: priorato di Dante. — Guido
Cavalcanti. — Prevale in Toscana la parte dei Bianchi.
_Capitolo_ V. — VENUTA IN FIRENZE DI CARLO DI VALOIS. —
CACCIATA DEI BIANCHI. — ESILIO DI DANTE. [AN. 1301-1302.] 113
Bonifazio VIII commette a Carlo di Valois venire in Firenze
arbitro delle contese. — La Signoria manda ambasciatori al
Papa, tra i quali era Dante. — Corso Donati e i Neri si
accaparrano il favore del Papa e di Carlo. — Questi entra
in Firenze con molti Francesi armati e con la promessa
scritta da lui di non esercitarvi signoria nè
giurisdizione. — Ma le violenze tosto cominciano eccitate
dai Neri, essendo la Signoria inetta. — Corso Donati, rotto
il bando, entra in Firenze con armati, esercita vendette
contro a’ suoi nemici; ruberie, arsioni nella città e nel
contado. — Il Cardinale d’Acquasparta torna in Firenze, ma
i Neri essendosi opposti a ogni conciliazione, parte
sdegnato. — Uccisioni tra parenti; morte del figlio di
Corso Donati. — Per la denunzia d’una congiura, condanne in
Firenze di morti e perdita degli averi e distruzioni delle
case: esigli e bandi di rubello continuati anche dopo la
partenza di Carlo di Valois: seicento persone bandite;
Dante era tra esse.
_Capitolo_ VI. — PACE TENTATA DAL CARDINALE NICCOLÒ DA
PRATO. — INCENDIO IN FIRENZE. — ASSALTO DEI FUORUSCITI. —
MORTE DI CORSO DONATI. [1303-1308.] 126
Prevalenza d’alcune famiglie nuovamente sorte col nome
guelfo. — Discordie e zuffe, per cui la città è data in
guardia ai Lucchesi. — Pacificazione generale cercata dal
Cardinale Niccolò da Prato. — Tornano alcune famiglie di
Bianchi. — Rovina del Ponte alla Carraia, con grande numero
di morti, in occasione d’una festa. — Gelosie contro ai
Bianchi tornati: si viene alle armi. — [10 giugno 1304] uno
degli Abati appicca il fuoco nel primo cerchio, dov’erano
le più antiche case dei Nobili. — Consumò l’incendio tutta
quella parte della città: i Cavalcanti furono i più
distrutti. — I Bianchi di fuori muovono mescolati co’
Ghibellini contro a Firenze: alcuni di loro [20 luglio],
avendo fatto capo alla Lastra, entrano in città, ma sono
ributtati e molti uccisi. — Roberto duca di Calabria viene
capitano dei Fiorentini all’assedio di Pistoia. — 1306.
Pistoia si arrende ai Fiorentini ed ai Lucchesi. —
Istituzione dei Gonfalonieri di compagnie: nuovo ufficio di
Esecutore degli Ordini di giustizia. — Il cardinale
Napoleone degli Orsini tenta una impresa contro a Firenze.
— Corso Donati, voltandosi ai Grandi e ai Ghibellini e ai
Signori di fuori, viene condannato ed assalita e combattuta
la casa sua; ma infine Corso, fuggendo, è ucciso [6 ottobre
1308].
_Capitolo_ VII. — ARRIGO VII. — UGUCCIONE DELLA FAGGIUOLA. —
SIGNORIA DEL RE ROBERTO. [AN. 1309-1321.] 142
Arrigo di Lussemburgo alzato all’Impero col favore di
Clemente V, vuol farsi in Italia pacificatore: gli uomini
più saggi confidano in lui. — Manda in Firenze suoi Legati,
male accolti dai grandi Guelfi. — La Parte guelfa e la
ghibellina per tutta Italia fanno apparecchi di guerra. —
1310. L’Imperatore scende in Italia. — 1311. Riceve in
Milano la corona. — Firenze, capo e anima d’una Lega guelfa
in Toscana, fomenta le ribellioni in Lombardia. — Due
Legati imperiali vengono fino alla Lastra presso Firenze,
ma qui assaliti da gente armata e svaligiati, passano in
Casentino per la via dei monti: poi vanno a porre camera
imperiale in Civitella, luogo del Vescovo di Arezzo,
citando a ubbidienza Guelfi e Ghibellini. — L’Imperatore a
Pisa. — In Firenze, uccisione di due capi della Parte
guelfa. — Nuova legge contro ai Ghibellini. — 1312. Arrigo
riceve la corona in San Giovanni Laterano, gran parte di
Roma essendo in mano del re Roberto capo della Lega guelfa.
— Arrigo, sforzata la via per la Toscana, pone a’ 19 di
settembre il campo a San Salvi sotto alle mura di Firenze.
— [31 ottobre]. È costretto levare il campo. — Si ferma due
mesi in San Casciano, indi a Poggibonsi, e non senza
combattimenti torna in Pisa a’ 9 di marzo 1313. — Firenze
riceve un Vicario del re Roberto senza mutare il governo. —
24 agosto. Arrigo muore in Buonconvento. — Uguccione della
Faggiuola diventa signore di Pisa e di Lucca e capo di
molte forze ghibelline, contro alle quali il re Roberto e i
Fiorentini radunano un grande esercito di Guelfi: sono
sconfitti a Montecatini, 27 agosto 1315. — Divisioni in
Firenze: Lando d’Agubbio Bargello. — 1316. Uguccione perde
lo Stato. — Guerre sotto Genova e in Lombardia, condotte
dal re Roberto. — Castruccio Castracani lucchese, tirando
a sè molte forze ghibelline, comincia [1320] la guerra in
Toscana, e viene a porsi nel giugno 1321 fin sotto
Fucecchio. — Collegio di Dodici Buoni uomini aggiunto ai
Priori.
_Capitolo_ VIII. — DANTE; SCRITTORI E ARTISTI SUOI
CONTEMPORANEI. [AN. 1268-1322.] 165
Notizie intorno alla vita e alle opere di Dante. — Giovanni
Villani. — Primi poeti toscani. — Guittone d’Arezzo. —
Guido Cavalcanti. — Cino da Pistoia. — Francesco da
Barberino. — Fra Jacopone da Todi. — Buonagiunta da Lucca.
— Francesco Stabili detto Cecco d’Ascoli, arso in Firenze
nel 1327. — Scrittori di prosa: Brunetto Latini, Ricordano
Malespini, Bono Giamboni; versioni dal latino. — Dino
Compagni. — Fra Giordano da Rivalta, Domenico Cavalca,
Bartolommeo da San Concordio, pisani. — Giovanni Pisano,
scultore: antichi monumenti di quella città. — Giovanni
Cimabue, maestro di Giotto. — Arnolfo di Lapo disegnò la
chiesa di Santa Maria del Fiore e quella di Santa Croce ed
il Palazzo della Signoria e la Torre. — In quelli stessi
anni, le chiese del Carmine, di Santa Maria Novella, di San
Marco, la Loggia d’Orsanmichele, il Campanile. —
Istituzioni di carità cittadina: Compagnia della
Misericordia, Bigallo, Spedale di Santa Maria Nuova
cominciato da Folco, padre di Beatrice Portinari. — Terzo
Cerchio della città. — Industrie, commerci, viaggi dei
Fiorentini: perchè Bonifazio VIII dicesse che erano nel
mondo il quinto elemento.
LIBRO TERZO.
_Capitolo_ I. — IMPRESE E MORTE DI CASTRUCCIO. — INTERNE
RIFORME; I MAGISTRATI TRATTI A SORTE. [AN. 1322-1328.] 183
Primi fatti di Castruccio. — Viene fin sotto Prato il primo
di luglio 1323; ma tosto poi levato il campo, si riduce a
Serravalle. — I Fiorentini popolarmente volendo da Prato
procedere oltre, i Nobili si oppongono: scisma nel campo, e
indi in Firenze, dove gli sbanditi pretendono essere
rimessi: tentano entrarvi per forza, ma il colpo fallisce;
e tre dei grandi puniti. — Alcuni degli sbanditi ottengono
il ritorno. — Fazione dei Serraglini; condanna dei Bordoni.
— Riforma per cui la Signoria e i maggiori uffici sono
tratti a sorte. — Istituzione dei Pennonieri per maggior
guardia della città. — Nobili per grazia recati a popolo. —
Fallimento degli Scali e Amieri. — I Fiorentini, dopo avere
soccorso a Genova e in Lombardia la Parte guelfa,
raccolgono intorno a sè aiuti delle città amiche, assoldano
Francesi e Tedeschi, e vanno contro a Castruccio: questi
con grandi forze ghibelline, soccorso da Azzo Visconti con
seicento cavalieri, vince grande battaglia all’Altopascio,
23 settembre 1325. — Viene sotto Firenze, empiendo di
devastazioni e di rovine tutto il piano e le colline
circostanti, 1326. — Signoria data per dieci anni al Duca
di Calabria. — 1327. Discesa in Italia di Lodovico il
Bavaro. — Viene a Pisa con Castruccio, il quale creato Duca
di Lucca, lo accompagna fino a Roma; poi torna in Toscana
per la ricuperazione di Pistoia, dove erano entrati per
sorpresa i Fiorentini. — Dopo lungo assedio riavuta
Pistoia, Castruccio muore il 3 settembre 1328. — Novembre.
Per la morte del Duca di Calabria, Firenze tornata in
libertà, riordina il governo. — Condanna a morte di Cecco
d’Ascoli.
_Capitolo_ II. — IL RE GIOVANNI DI BOEMIA SCENDE IN ITALIA. —
PIENA D’ARNO. — DEDIZIONE DI PISTOIA, ED ALTRI ACQUISTI. —
GUERRA CON MASTINO DELLA SCALA; FALLITA IMPRESA DI LUCCA.
[AN. 1328-1342.] 205
Carestia in Firenze, e pubblici provvedimenti. — Tedeschi al
Cerruglio offrono Lucca in compra ai Fiorentini, poi la
vendono a uno Spinola. — Guerra in Val di Nievole e in Val
d’Arno. — Scende in Italia il re Giovanni di Boemia
d’accordo col Papa. I Fiorentini lo combattono, fatta lega
co’ Signori ghibellini di Lombardia: è vinto, e torna in
Germania. — 1333. Inondazione grandissima in Firenze e nel
contado: viene in Firenze la processione dei Flagellanti. —
Fallimento dei Bardi e dei Peruzzi. — Dedizione di Pistoia,
d’Arezzo, di Colle di Val d’Elsa. — Conti e Signori di
castelli ricevuti in protezione o accomandigia dalla
Repubblica. — Terre franche edificate, vassalli fatti
sorgere a coloni liberi. — Lunga contesa con gli Ubaldini;
la Repubblica di San Marino. — Guerra con Mastino della
Scala. — Compra di Lucca, e fallita impresa contro a questa
città.
_Capitolo_ III. — IL DUCA D’ATENE. [1342-1343.] 221
I Grandi e il Popolo sempre in arme tra loro: congiure,
condanne. — Stava il Governo nelle maggiori famiglie
popolane, delle quali erano venti Commissari, preposti alla
guerra contro Lucca e diffamati dopo il mal’esito della
impresa. — Gualtieri di Brienne duca d’Atene eletto
capitano generale. — Pratica intelligenze coi Grandi e col
popolo minuto contro ai mezzani prepotenti. — Fa
Parlamento, e viene eletto Signore per un anno, e quindi a
vita, 8 settembre 1342: occupa il Palazzo e abolisce il
Gonfalonierato. — Si aliena i Grandi, promuove la plebe
minuta: sue violenze, rapine, corruttele. — Fa pace co’
Pisani e lega con Signori di Lombardia. — Tre congiure che
insieme si uniscono contro lui. — 26 luglio 1343, tutta la
città in arme, asserragliate le vie; d’Oltrarno si smuovono
Grandi a cavallo e popolo armato in grande numero; tutti
vanno contro al Palagio. — Assedio al Palagio: crudeli
vendette popolari contro a’ ministri del Duca. Questi
infine rinunzia il Governo e torna in Puglia. — Quattordici
eletti a riformare lo Stato.
_Capitolo_ IV. — CACCIATA DEI GRANDI. — PESTE IN FIRENZE.
[AN. 1343-1348.] 237
Ribellione del distretto. — I Grandi messi a parte degli
uffici. — La città divisa in Quartieri. — Il popolo
minaccioso impone ritogliere ai Grandi gli uffici. —
Sedizione d’Andrea Strozzi, 24 settembre 1343. — I Grandi
si afforzano seguiti da molta plebe; ma tutti quelli della
parte destra dell’Arno sono costretti venire a patti. —
L’Oltrarno rimane in forza dei Grandi: assalto alle case
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