Storia dei musulmani di Sicilia, vol. III, parte I - 24

[661] Op. cit., libro II, cap. vij, nota 23.
[662] Libro I, cap. ix, e libro II, cap. xij, pag. 208 segg. e 472
segg. del Iº vol., libro III, cap. i e iij, e libro IV, cap. xj, pag.
10 segg., 397 segg. del 2º volume.
[663] Questo argomento è trattato, con molta critica ed autorità di
citazioni, dal Mortreuil, _Histoire du Droit byzantin_, Paris, 1843-6,
volume III, pagg. 49, 75 ad 82.
[664] _Considerazioni_, libro II, cap. vij, nota 21.
[665] Si veggano i fatti di varie città dell’Italia Meridionale,
ricordati nel presente libro, cap. i e ij, pagg. 31, 37, 38, 51, 52, 87
a 89.
[666] Diploma senza data, da riferirsi all’XI secolo, presso Trinchera,
Syllabus, Appendice, pag. 557. I detti uomini pagavano εὶς τὸ πλεμικόν.
[667] Si vegga il cap. ij di questo nostro libro, pag. 82, 85, 90 del
volume.
[668] Diplomi greci del 1094, 1105, 1136, 1182, 1168, 1171, 1217, 1225,
presso Spata, _Pergamene_, pagg. 180, 188, 203, 266, 293, 437, 274,
309 e 312, 327 e 330; e diploma greco del 1140 nel _Tabularium_ della
Cappella Palatina di Palermo, pag. 28, col transunto arabico, nel quale
cotesti Arconti della Corte son detti vizir, ch’era il nome arabico
dell’ufizio. All’incontro è adoperato il mero titolo in tre diplomi
arabici di Sicilia inediti del 1144 e 1145, poichè quivi il vocabolo
ἄρχον è esattamente trascritto, non tradotto e, come voce straniera,
prende al plurale la forma arâkinah, secondo le regole grammaticali.
Non cito gli altri diplomi greci, ne’ quali l’emir degli emiri, primo
ministro dei re di Sicilia, è intitolato Arconte degli Arconti.
[669] Diploma greco, presso Spata, op. cit., pag. 247. Il Lascari in
una traduzione latina quivi stampata a pag. 253, traduce lo stesso
vocabolo dominus.
[670] Diploma greco, presso Spata, op. cit., pag. 244.
[671] Diploma greco, op. cit., pag. 266.
[672] Diploma greco, op. cit., pag. 286, 288.
[673] Diploma greco, op. cit., pag. 438, 439. Nello stesso atto, pag.
437, sono nominati gli Arconti del Segreto, cioè i Direttori di Finanza
della Corte.
[674] Diploma citato del 1188, presso Trinchera, Syllabus, pag. 297.
[675] Il _Thesaurus_ di Henri Etienne, ediz. di Hase, etc. dà alla voce
Ἄρχων i soli significati antichi; ma spiega Ἀρχοντία, etc., prefettura
del basso impero. Il Glossario greco del Ducange cita invece il
significato più moderno, cioè nobili e baroni ed anco l’Arconte degli
Arconti di Costantino Porfirogenito. Ma le compilazioni di dritto alle
quali si riferisce il Mortreuil, _Histoire du Droit byzantin_, vol.
II, pag. 375 e 421, e vol. III, pag. 95, mostrano mantenuto nel X, XI
e XII secolo il significato di supremo magistrato giudiziale. Nella
stessa opera, vol. III, pag. 68, veggo che i corpi de’ dignitarii della
Chiesa si chiamassero anco Ἀρχοντικία, e le citazioni delle pagg. 81-82
provano dato quel titolo ad alcun ufizio municipale.
[676] Traduzione d’un diploma greco, presso Pirro, _Sicilia Sacra_,
pag. 300. Vi si leggon anco i senes Noti e i senes Rosati; ma questi
nomi topografici sembrano sbagliati, perchè Noto giace in altra regione
e Rosato non si ritrova in altre carte.
[677] Γέρουσία. Diploma greco, presso Spata, _Pergamene_, pag. 410.
[678] Traduzione latina d’un diploma greco di novembre 1104, presso
Gregorio, _Considerazioni_, libro I, cap. iij, nota 10. Quivi si fa
cenno di sacerdoti, _simul considentibus_, con gli Anziani e poi di
testimonianza di molti Buoni uomini. Ma il testo forse metteva questi
insieme con gli Anziani e la traduzione, che il Gregorio confessa
inesatta, alterò il senso.
[679] Diploma greco, presso Spata, op. cit., pag. 285 segg.
[680] Idem, ibid., pag. 293 segg.
[681] Diploma greco del 1138, inserito in uno del 1188, presso
Trinchera, _Syllabus_, pag. 297. I Buoni uomini e gli Anziani doveano
determinare tutte le appartenenze d’un feudo recentemente conceduto:
boschi, vigne, ec., fino a’ villani ed a’ borghesi.
[682] Diploma greco, presso Spata, op. cit., pag. 438.
[683] Presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 774. Invece di Catinae, si
dee legger quivi Jatinae, della qual terra si tratta e non di Catania.
Gli Anziani in questo diploma, scritto originariamente in latino,
sono detti majores natu, traduzione literale di sceikh. L’altra terra
nominata è Mertu, villaggio or distrutto in provincia di Palermo.
[684] Diploma greco-arabico, nel _Tabularium_ della Cappella Palatina
di Palermo, pag. 29.
[685] Traduzione latina del XIII secolo, dal greco e dallo arabico,
pubblicata dal Gregorio, _De Supputandis_, pag. 34 e segg. e meglio
dallo Spata, _Pergamene_, pag. 451 seg. È da notare che la traduzione
dall’arabico ha il solo vocabolo _senes_ che risponde a sceikh;
ma nella traduzione dal greco si legge _senes de regimine terrarum
adiacentium_. Dond’ei sembra che la voce γέροντες fosse seguita da
qualche altra che la specificava o che il traduttore avesse aggiunto
_de regimine_, per mostrare che si trattasse di Anziani e non di
vecchi.
[686] Diploma greco del distrutto archivio Capitolare di Messina. Una
copia procacciatane dal canonico Schiavo, serbasi nella Biblioteca
comunale di Palermo, Q. q. H. 4, fog. 321; dalla quale il Tardia e il
Morso trasser quelle che si ritrovano nella stessa Biblioteca, Q. q.
F. 143 e Q. q. E. 172, fog. 427. Avvene di più una traduzione latina,
Q. q. G. 12, fog. 55. 56. E questa è la stessa, di cui die’ un pezzo
il Gregorio, a proposito de’ maestri de’ borghesi, come or or diremo.
Avvertasi che il Ms. è citato dal Gregorio con l’antico posto, Q. q. H.
15. Debbo la copia greca e latina di questi diplomi al dotto mio amico
Isidoro La Lumia.
[687] Diploma arabico della cattedrale di Palermo e nuova spedizione
del medesimo nel 1154, mai pubblicati dal Gregorio e poi dal professor
Caruso nella _Biblioteca Sacra_, Palermo, 1834, vol. II, pag. 46 segg.
[688] Diplomi del 1122, 1217, 1223, 1224 e 1225. presso Spata, op.
cit., pag. 256, 313, 314, 315, 317, 322, 323, 329, 330.
[689] Il primo è diploma greco, presso Spata, _Pergamene_, pag. 216;
il secondo, squarcio di traduzione latina d’un diploma greco, presso
Gregorio, _Considerazioni_, libro II, cap. II, nota 25; e gli ultimi
due diplomi greci, presso Spata, op. cit., pag. 286, 293 segg. I nomi
proprii mi sembrano mescolati greci e italici.
[690] Diploma greco, presso Spata, op. cit., pag. 261, ed a pag. 263,
un transunto latino contemporaneo dove si legge la traduzione litterale
_Boni homines_. Ancorchè l’editore non abbia avuta sotto gli occhi la
pergamena originale, pure l’atto è da tenersi autentico, pei motivi
ch’egli discorre nelle annotazioni. Ed ancorchè il testo greco sembri
guasto in qualche luogo, pur non è in quello che ci importa; cioè
dove i Buoni uomini dicono chiaramente: Noi abbiamo conceduti i beni.
E _noi_ significa il comune piuttosto che le persone, poichè erano
trascorsi necessariamente moltissimi anni dalla concessione. De’ nomi
proprii di cotesti Buoni uomini, laici o chierici, la più parte mi
sembrano greci o latini e due soli oltramontani.
[691] Diploma d’ottobre 1204, del quale v’ha copia tra i Mss. della
Biblioteca comunale di Palermo, Q. q. G. 12. fog 114, citato per la
prima volta dal La Lumia, per provare la esistenza de’ giurati in quel
tempo, quando il Gregorio li trovava per la prima volta dal 1222 al
1231. Si vegga l’opera di quel mio dotto amico, _Storia della Sicilia
sotto Guglielmo il Buono_, Firenze, 1867, in 12º, pag. 200. Avuta copia
di questo documento dallo stesso La Lumia, mi par di pubblicarlo, come
quel che rivela la forma del municipio lombardo di Sicilia ai tempi
normanni, ai quali va riferita manifestamente la istituzione.
_In nomine Dei Eterni Salvatoris omnium, Jesu Christi, Amen. Anno
felicis suæ Incarnationis Millesimo Ducentesimo quarto, mense octobris
Nonæ Indictionis. — Quoniam acceptum est illi per quem salus venit
in mundum, et interest opera civitatis haud minimum judicare, fundare
Ecclesias, et fundatas pia sollicitudine promovere; inde est quod Nos
Rogerius de Drusiana et Joseph de Ytalia, de regio mandato instituimus
una cum cæteris Bonis hominibus, et universo populo Nicosino; cum in
honore et titulo Salvatoris fundassemus Ecclesiam in montem appellatam
Sancti Salvatoris in terra Nicosini, ut in eadem Ecclesia acceptum Deo
et sollemnius serviatur quantum vestra interest, et licet laicis de
Ecclesiis ordinare, eamdem Ecclesiam ad jurisdictionem transferimus
Sanctæ Ecclesiæ Latinensis cum omnibus possessionibus, et cæteris
bonis, quae ipsa hodie habet, et in futurum est, Deo propitio,
habitura. Salvo jure Sanctæ Messanensis Ecclesiæ cui ipsa tenetur
persolvere tarenum annuum pro incenso._
_Ad hujus autem nostræ concessionis memoriam, et robur in perpetuum
valiturum, per manus Magistri Johannis Rocté (?) presens scripta est
pagina et subscriptarum personarum testimonio roborata. Anno, mense
et Indictione præscriptis. Regnante Domino nostro serenissimo Rege
Frederico, anno (Dei gratia) octavo._
✠ _Ego Rogerius De Drusiana hoc concedo._
✠ _Ego Joseph de mandato regio Institucionem hanc confirmo._
✠ _Ego Robertus de Castello Bajulus hoc confirmo._
✠ _Ego Adam de Capicio hoc confirmo._
✠ _Ego Rogerius de la Nore Judex Juratus hoc confirmo._
✠ _Ego Nicolaus Maracava Judex Juratus hoc concedo._
✠ _Ego Robaldus Novus Bajulus eamdem confirmo._
✠ _Ego Robertus de Falco concedo._
✠ _Ego Nicolaus Botayctor concedo._
✠ _Ego Vivianus de Trohina concedo._
✠ _Ego Bartolomeus de Ansruna concedo._
✠ _Ego Guillelmus Ruffus concedo._
✠ _Ego Baribavayra Tuscus concedo._
✠ _Ego Alvarus concedo._
✠ _Ego Vitalis de Pistona concedo._
✠ _Ego Brunus fornator concedo._
_Ex scripturis existentibus in Archivio Sanctissimæ Collegiata
Capitularis Insignis Matris Ecclesia Sancti Patris Nicolai, Præcipui et
Principalis Patroni hujus Urbis Nicosiæ, extracta est præsens copia —
Collatione salva._
_Notarius Dominus Petrus Franciscus Paulus de Gugliotta Archivarius._
[692] Si veggano gli articoli di cotesta antica compilazione di
diritto, citati da Hegel, _Storia della Costituzione de’ Municipii
italiani_, Appendice pag. 419 segg. della traduzione italiana.
[693] Nelle _Memorie della R. Accademia delle Scienze in Torino_, 2ª
serie vol. XIII, pagg. 32, 50, 57, 99.
[694] Ducange, Glossario latino, ultima edizione, alla voce _Boni
homines_.
[695] _Considerazioni_, lib. II, cap. vij, pag. 182, 183.
[696] Ducange, Glossario latino alla voce _Magister_, e Glossario
greco, alla voce Μαγίστερ. Nella lunghissima lista, che prende sedici
colonne dell’ultima edizione del glossario latino, una sola fiata
questo vocabolo pare scambiato con _major_ nei _magistri communiae_ o
_magistri civium_; ma l’esempio è posteriore al XII secolo.
[697] Si vegga la citazione che abbiamo fatta in questo medesimo libro
cap. viij, pag. 219.
[698] Oltre il supposto del Gregorio, così pensa anco l’Hartwig,
_Codex Juris municipalis Siciliae_, Parte I, Cassel, 1865, pagg. 40,
41. Al ragionamento del dotto giureconsulto alemanno io oppongo che i
_majores civium_ di Messina nel XII secolo e que’ di Palermo in tempo
indeterminato, ch’egli cita, i quali tornano secondo me al XIV secolo,
significano evidentemente i rappresentanti del municipio, Buoni uomini,
Anziani, o comunque si chiamassero nelle due città primarie dell’isola,
non già i capi del mnnicipio, sindaci o giurati. Perciò gli ufizi non
sono meno diversi l’un dall’altro che i significati de’ due titoli.
[699] De’ due documenti citati dal Gregorio, de’ quali ho avuta testè
la copia per favore del dotto mio amico Isidoro La Lumia, quel di
Collesano non offre se non che una soscrizione in mezzo a molte altre
di testimonii, dalla quale si può argomentare solamente che il maestro
di borghesi fosse ammesso nelle grandi solennità a corte del feudatario
di Collesano. L’altro è la sentenza della quale abbiamo fatta menzione
testè a pag. 285. Da cotesto atto si ritrae che Ruggiero, _maestro
della Borghesia di Traina_, e Meles _figlio del maestro dei Borghesi_,
erano stati chiamati come assessori in un giudizio di confini, con
molti altri anziani di quella città ed anziani e Buoni uomini di
altre terre vicine. Ma questo Ruggiero è nominato dopo tre persone,
il Cantore cioè del Capitolo, un Canonico ed un Roberto Galabeta. Non
sembra egli dunque il capo del municipio. Il figlio è soscritto dopo
altre sei persone.
[700] Nel diploma dianzi citato è soscritto, dopo Adelicia nipote di re
Ruggiero, il figliuolo di lei Adamo Avenel.
[701] Nel diploma del 1142 citato dianzi, abbiamo i seguenti nomi degli
Anziani di Traina, ch’io divido secondo che mi sembra la loro nazione:
_francesi_ signor Josfré (Jeoffroi) cantore (della cattedrale), signor
Renò (Reinault?) canonico; _italici_ Guglielmo Maleditto, Giovanni
Longobardo, il monaco Filadelfo Oca; _greci_ Roberto Galabeta, Riccardo
Gambro, Giovanni Catrobarba, Notaio Leone Cutzaniti, Meles, figlio del
maestro de’ Borghesi e altri. I francesi, come si vede anco da altri
diplomi, richiedeano sempre il titolo di _sieur_, κύριος. Il maestro
della borghesia avea per nome Ruggiero.
[702] Dati del 1421 e pubblicati da Orlando, _Un Codice di Leggi e
Diplomi Siciliani_, Palermo, 1857, in-8, pag. 139 segg.
[703] Diplomi del 1340 e 1392, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pagg.
410, 849.
[704] Diploma inedito del Regio Archivio di Palermo, dato il 1140,
scritto in lingua arabica con caratteri ebraici.
[705] Si vegga il passo di questo scrittore, nel presente nostro libro
V, cap. iv, pag. 130 del volume.
[706] Si veggano le citazioni qui sopra a pag. 284 a 286.
[707] Quantunque cotesta mi sembri l’origine più probabile de’ geronti
di Sicilia, non debbo tacere che i _Boni homines_ della Terraferma
italiana fossero anco detti nel medio evo _Seniores civitatis_. Veggasi
la _Lex_ romana del manoscritto di Udine citata poc’anzi a pag. 288,
nota 1. Ma quella voce di origine romana non occorre sovente nella
schiatta greca, se non che nella Sicilia del Medio evo.
[708] Qui sopra a pag. 286, 287.
[709] A buon diritto il La Lumia, _Storia della Sicilia sotto Guglielmo
il Buono_, pag. 200, ha notati questi giurati di Nicosia del 1204, come
ufiziali proprii del municipio. Ma parmi ch’egli erri ammettendo un
«Capo municipale» di Centuripe su la fede della versione d’un diploma
greco del 1183, presso Spata, _Pergamene_, pag. 293, dove ἐξουσιαστῆς è
reso podestà. Potestà etimologicamente sta bene, ma non ha che fare col
magistrato delle repubbliche italiane così chiamato, e probabilmente
non accenna ad altro che al bajulo.
Il citato diploma del 1172 si legge presso il Gregorio,
_Considerazioni_, lib. II, cap. ij, nota 32.
[710] Diploma del 1168, citato di sopra, presso Spata, _Pergamene_,
pag. 438, 439.
[711] Malaterra, lib. IV, cap. xvj.
[712] Diploma latino del 1168, presso Gregorio, _Considerazioni_, lib.
I, cap. iv, nota 4; diploma latino del 1133, op. cit., lib. I, cap.
v, nota 4; diploma latino del 1145 presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag.
800.
[713] Si vegga il capitolo precedente, pag. 223, nota 5.
[714] Diploma del 1197, presso Aprile, _Cronologia universale della
Sicilia_, pag. 109. A pag. 111 è un diploma analogo di Federigo, dato
il 1210.
[715] Su i privilegi e consuetudini di Palermo e Messina, mi riferisco
ai citati lavori del La Lumia, pag. 199, segg. e dell’Hartwig, op. cit.
Di que’ di Catania abbiam fatta menzione poc’anzi.
[716] Ho detto de’ quartieri di Palermo nel cap. iv del presente libro,
pag. 118 del volume, e in altri luoghi quivi citati. Si vegga anco
per l’Halka il cap. v, pag. 137. Il quartiere detto ne’ diplomi latini
Seralcadi, risponde a quello chiamato degli Schiavoni nel X secolo.
[717] Si vegga il cap. I, del presente libro, pag. 55, 56. La poca
popolazione spiega il detto dell’Anonimo presso Caruso, _Bibl. Sic._,
pag. 837, che Roberto, presa la città, _ordinolla_ a suo piacimento;
se pur quel verbo non si riferisce al sistema di difesa, più che al
governo civile.
[718] Ciò ha notato con molta sagacità l’Hartwig, _Codex Juris munic.
Siciliæ_, pag. 14, e certissima io tengo la importanza della città
verso la metà del XII secolo; non così al 1060, come par che supponga
il signor Hartwig. Non occorre aggiugnere ch’io consento appieno con
lui sul valore dei diplomi messinesi del XII secolo.
[719] Falcando, presso Caruso, _Bibliotheca Sicula_, pag. 404, 405,
458, 469 e 477.
[720] _Considerazioni_, lib. I, cap. ij, v, vj.
[721] _Il Feudalismo in Sicilia_, Palermo, 1847, in-8.
[722] Non si può attribuire che a Roberto capitano del l’esercito, il
disegno di che fa parola il Malaterra dopo la occupazione di Palermo,
cioè dividere tra Serlone e Arisgoto di Pozzuoli metà della Sicilia, o
metà di quel ch’era dato a Ruggiero.
[723] Lib. IV, cap. XV, presso Caruso, _Bibl. Sic._, pag. 235.
[724] Diploma arabo-greco, inedito, della Chiesa di Catania, dato il
1095.
[725] Gregorio, _Considerazioni_, lib. I, cap. ij, pag. 20, 21; e
confrontisi il diploma del 1094, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag.
771. Si avverta che la Contea di Paternò fu conceduta al marchese
Arrigo sotto la reggenza di Adelaide sua sorella.
[726] Si legga il diploma, presso Fazzello, _Historia Sicula_, Deca I,
lib. vj cap. 5.
[727] Questo ultimo fatto è stato osservato sagacemente dal Gregorio,
_Considerazioni_, lib. I. cap. ij, pag. 23.
[728] _Utamur ea_ (praeda) _dividentes Apostolico more, prout cuique
opus est_. Così lo fa parlare il Malaterra, lib. II, cap. xlij, presso
Caruso, _Bibl. Sic._, pag. 197.
[729] Si vegga il cap. vij del presente libro, pag. 187, e 192.
[730] Mortreuil, _Histoire du Droit byzantin_, vol. I, pag. 297, vol.
III, pagg. 58, 59.
[731] Il fatto ricordato da noi nel cap. vij di questo libro, pag. 187,
188, se pur lo s’abbia a credere, va ristretto alla conversione de’
Musulmani dell’esercito, o degli schiavi. Non occorre dimostrare la
utilità di convertire al cristianesimo l’universale della popolazione
musulmana, massime delle grandi città. E Ruggiero di certo lo
comprendea.
[732] Si confronti l’epistola 24 del libro IX, di Gregorio VII, con le
parole del Malaterra e con le date dei diplomi relativi alla Chiesa di
Traina, riferiti dal Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 495. Si vegga anche
Dichiara, _Opuscoli_, Palermo, 1855, in-8, pag. 134 segg.
[733] _Proposui in Tragina construere episcopatum... tradidimus tibi
gubernationem ejusdem episcopatus... Monasteria quoque habebis sub
potestate. — Urbanus secundus mihi, ore suo sanctissimo et venerando,
præcepit, nipote pater spiritualis... ecclesias ædificavi jussu summi
Pontificis et Episcopos ibidem collocavi, ipso laudante et concedente
et ipsos Episcopos consecrante. — Ecclesias ordinavi.... cui in
Parochiam assigno quidquid infra fines subscriptos continetur. —
Stephanus, cui in parochiam assigno_ e altre simili parole leggonsi nei
diplomi del Conte, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 382, 520, 695,
842. Urbano II stesso, nella bolla per la quale conferma il vescovo
di Siracusa, op. cit., pag. 618, dice del conte Ruggiero: _Syracusanam
itaque ecclesiam novissime restaurans.... Pontificem Syracusanæ elegit
ecclesiæ.... a prodicto Rogerio concessa sunt infra hos terminos
adjacentia_, etc. Si riscontri del resto il Gregorio, _Considerazioni_,
lib. I, cap. vij.
[734] Si vegga il Pirro, _Sicilia Sacra_, nella notizia di ciascun
vescovato.
[735] Diploma del 1090, pel monastero di San Filippo di Fragalà; del
1092 per quel di Santa Maria di Mili; del 1093 per que’ di San Michele
Arcangelo di Traina, di Sant’Angelo di Brolo e di San Pietro e Paolo
d’Itala; del 1098 per quel di Santa Maria di Vicari, ec. presso Pirro,
op. cit., pag. 1027, 1025, 1021, 1016, 1034, 294, ec.
[736] Bolla del 1091, presso Pirro, op. cit., pag. 952, data di Mileto
e però, com’e’ sembra, scritta d’accordo con Ruggiero.
[737] Diploma del conte Ruggiero, dato il 1094, op. cit., pag. 771,
772. L’abate di Lipari e di Patti ebbe poi titolo di vescovo il 1131.
[738] Nel diploma di Ruggiero a favor del monastero d’Itala, citato
poc’anzi, si legge che coloro che contravvenissero agli ordinamenti
da lui dati per questo monistero, _auctoritate apostolica nobis
tributa, sint et esse debeant anathemisati, jussu et prætextu Domini
Summi Pontificis Urbani et omnium successorum Patrum_. E ciò oltre la
sanzione dell’anatema che si solea porre nelle donazioni a chiese, la
quale si legge in fine del medesimo diploma: che chiunque violasse la
donazione _sit et esse debeat maledictus a consubstantiali Trinitate_,
ec. Presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 1035.
[739] Malaterra, lib. IV, cap. xxix, presso Caruso, _Bibl. Sicula_, p.
247.
[740] Malaterra, lib. IV, cap. vij, op. cit., pag. 231.
[741] Malaterra, l. c.
[742] Per abbreviare, mi riferisco al Gregorio, _Considerazioni_,
lib. I, cap. ij, nota 13 e 15, su le concessioni feudali ch’ebbero i
prelati.
[743] Gregorio, op. cit., lib. I, cap. vj, pag. 130.
[744] Gli stati di Ibn-Menkut, Ibn-Hawasci, Ibn-Meklati e della
repubblica di Palermo, e quello d’Ibn-Thimna, surto più tardi,
rispondono, su per giù, alle diocesi di Mazara, Girgenti, Catania,
Palermo e Siracusa. Il Val Demone che die’ le diocesi di Messina e di
Patti, era distinto d’altronde per la popolazione cristiana. Si vegga
il nostro libro IV, cap. xij e xv, pag. 420 e 549 del 2º volume.
[745] Le prime sei furono Palermo, Messina, Catania, Siracusa,
Girgenti, Mazara, già nominate, 7. Patti e Lipari vescovo (1131) 8.
Archimandrita di Messina, 9. Cefalù (1145), 10. Morreale (1182), 11.
Lipari sola (1399), 12. Nicosia (1816), 13. Caltagirone (1816), 14.
Piazza (1817), 15. Noto (1844), 16. Trapani (1844), 17. Caltanissetta
(1844), 18. Vescovo di rito greco in Palermo: senza contare il vescovo
di Malta (1089), nè la giurisdizione eccezionale dell’Abate di Santa
Lucia, nè la sede d’Acireale, decretata il 1844 e poi non istituita.
[746] Sendo stato quel di Palermo il solo vescovo che rimase in Sicilia
poco innanzi il conquisto normanno, il conte Ruggiero fissò la diocesi
per esclusione, descrivendo, tra il 1082 e il 1093, le tre che la
circondavano. E però il primo atto che contenga la lista delle terre
della diocesi palermitana scende fino al 1122.
[747] Lib. IV, cap. iv, pag. 274 segg. del 2º volume.
[748] Edrisi, testo, nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, pagg. 32, 36,
37, 39, 40, 41, 42, 44, 50, 52, 55. Lo stesso autore parla degli iklîm
nella descrizione d’altri paesi, per esempio dell’Affrica e della
Spagna, come può vedersi nella traduzione francese de’ sigg. Dozy e De
Goeje, a’ luoghi citati nel loro glossario sotto la voce iklîm.
_’Aml_, è governo, anche nel significato di territorio assegnato al
governatore _’Amil_.
[749] Un diploma arabico della Chiesa di Palermo, dato il 1149, presso
Gregorio, _De Supputandis_, pag. 34, cita l’iklîm di Giato. Uno greco
arabico, inedito, del Monastero di Morreale, dato di maggio 1151, cita
que’ di Corleone e Sciacca; un altro, anche inedito e greco-arabico
della cattedrale di Palermo, dato del 1169, cita quel di Termini.
[750] Sono le diocesi di Palermo, Mazara, Siracusa e Catania, presso
Pirro, _Sicilia Sacra_, pagg. 82, 842, 618 e 520. Di quella di
Girgenti, op. cit., pag. 695, abbiam solo i confini. Lasciamo addietro
quella di Cefalù perchè la torna al XII secolo. E quella di Messina,
op. cit., pag. 583, per sospetto che il testo sia stato alterato, come
tanti altri diplomi messinesi.
[751] Testo, nella _Bibl. Arabo-Sicula_, pag. 27.
[752] Diploma del 1091, presso Pirro, op. cit., pag. 520.
[753] Bolla di Callisto II, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 82.
[754] Si confronti Edrisi con questi nomi e si vegga la _Carte Comparée
de la Sicile_, etc., ch’io pubblicai a Parigi, insieme con M. Dufour,
il 1859.
[755] Diploma del Monastero di Morreale, arabico latino, dato il 15
maggio 1182. La versione latina contemporanea si vegga presso del
Giudice, _Descrizione del real Tempio ec. di Morreale_, appendice, pag.
8 segg. Lo stesso documento pone 42 tra villaggi e ville nel territorio
di Giato, che appartenne alla diocesi di Mazara e poi a quella di
Morreale.
[756] _Journal Asiatique_ di gennaio 1840, pag. 73, e nell’_Archivio
Storico italiano_, Appendice N. 46 (1847), pag. 30.
[757] Diploma arabico inedito della Cattedrale di Palermo, dato il
1169, citato nella _Biblioteca Sacra per la Sicilia_, vol. II, Palermo,
1834, pag. 45.
[758] Diplomi greco-arabici del 1143 e 1172, nel Tabulario della
Cappella Palatina di Palermo, pag. 13, 28.
[759] Diploma del 1093 presso Pirro, op. cit., pag. 842.
[760] Si vegga la citazione nel nostro lib. IV, vol. 2º, pag. 277, nota
3. Mutati in oggi i nomi ufiziali, chiamo circondario quel che nel 1858
dissi distretto.
[761] Gregorio, _Considerazioni_, lib. I, cap. ij, pag. 23 e nota 14,
nella quale la citazione del Pirro si corregga: pag. 771.
[762] Si veggano le concessioni di Regalbuto e di Catania, a pag. 321,
nota 2, e a pag. 326, nota 2.
[763] Literalmente _Omm_, ossia «madre», testo nella _Bibl.
Arabo-sicula_, pag. 39, 40. L’autore parla del gran traffico che
faceasi a Sciacca e dell’abbandono di Caltabellotta, ove non rimanea
che il presidio del castello.
[764] Amato e Malaterra, citati nel cap. ij di questo lib. V, pag. 74 e
77.
[765] Op. cit., pag. 32. Quivi si dice esser Caronia il principio
dell’iklîm di Demona. Non si tratta dunque di territorio di una città,
come ne’ luoghi da noi citati poc’anzi, a pag. 310, nota 2.
[766] Son citati nel nostro lib. II, cap. xij, pagg. 469, 470 del Iº
volume, che uscì alla luce il 1854. Or abbiamo i testi greci pubblicati
dallo Spata, _Pergamene_, pag. 163 a 344, ne’ quali i due Monasteri di
San Filippo e di San Barbaro son chiamati Τῶν δεμέννων, ἐν δεμέννοις e
più spesso δεμέννων senz’altro e una volta (pag. 274) δαιμέννων, e il
territorio di cotesti demenni è detto in un diploma del 1101 (pag. 191)
χώρα, in uno del 1117 (pag. 245) διακρατήσις (equivalente d’iklîm in un
diploma greco del 1151 presso Spata, _Cimelio diplomatico di Morreale_,
pag. 60, del cui testo arabico io ho una copia) e finalmente, ne’
diplomi del 1182 e 1192 (pagg. 292, e 305) diviene Βαθεία, cieca
traduzione di _vallis_ che già prevalea nel latinismo volgare del
paese.
Si noti che il Gregorio, _Considerazioni_, lib. II, cap. ij, non potè
provare con certezza in qual tempo il vocabolo _valle_ fosse divenuto
denominazione amministrativa. D’altronde alcuna delle citazioni ch’ei
fa nella nota 24 di quel capitolo, non tornano; e quelle fondate in sul
Pirro han poco valore quando si riferiscono a traduzioni dal greco.
[767] Si vegga il nostro lib. II, cap. xij, pag. 465 segg. del 1º
volume.
Il Malaterra, lib. II, cap. x, presso Caruso, Bibl. Sicula, pag. 208,
fa menzione della provincia di Noto, durante la guerra del Conte e in
particolare verso il 1076. Ma oltrechè questo fatto non implicherebbe
che il Conte, insignoritosi dell’isola, avesse mantenuta quella
provincia, la narrazione porta più tosto a credere che si trattasse
del territorio della città, o forse del distretto o iklîm. Si vegga il
cap. vj del presente nostro libro, pag. 153, del volume, dove abbiamo
nominato il Val di Noto per indicare il luogo, non per attribuire
all’XI secolo questa denominazione di geografia politica.
[768] _Anonymi historia sicula_, presso Caruso, Bibl. Sic., pag. 856.
[769] Malaterra, lib. IV, cap. xviij.
[770] Malaterra, lib. IV, cap. xxv. Il testo porta che del 1079 la
principessa, accompagnata da un vescovo e da parecchi altri cortigiani,
con una scorta di 500 lance, andò a Termini; ch’ella proseguì il
viaggio per mare _usque Pannoniam_; e che indi, apparecchiatele navi e
date le vele a’ venti, arrivò, per prospero viaggio, al porto d’Alba
(_Alba maris, Blandona, Biograd_, _Zara vecchia_) appartenente al