Storia dei musulmani di Sicilia, vol. III, parte I - 23

1096, presso Pirro,_ Sicilia Sacra_, pag. 382, per lo quale il conte
Ruggiero donava, con molti altri beni, al novello vescovo di Messina:
_in Oliverio villanos centum et terras et tenimenta quæ ibi habitantes
prius tenebant_.
[572] Diploma arabico-greco, inedito, del 20 febbraio 1095,
appartenente alla chiesa di Catania, il quale contiene la platea dei
villani di Aci. Si vegga anche in Trinchera, _Syllabus_, pag. 182,
segg. il diploma, che contiene la dotazione del vescovado di Squillaci.
Il conte Ruggiero concedea al vescovo tra le altre cose, di ricettare
ne’ suoi poderi de’ villani estranei “purchè non fossero ne’ privilegi
di lui, nè de’ suoi baroni.”
[573] Diploma del 1095, due del 1144 e due del 1145; tutti arabo-greci
appartenenti alle chiese di Catania e di Morreale e all’Archivio regio
di Palermo, citati di sopra.
[574] Si vegga la pagina 244, e si confronti il tit. III, lib. vij,
delle Costituzioni ec.
[575] Il Gregorio pubblicò, _Considerazioni_, lib. II, cap. vij, nota
4, l’atto di riconoscimento di un villano di Collesano in data del
1279, scritto in latino. Uno simile ed assai più importante, scritto
in arabico e com’io credo nel 1177 (v’ha l’_’alama_ di Guglielmo il
Buono e il riscontro del mese di Rebi 1º con agosto, perciò un de’
tre anni 1177-8-9) si conserva nel reale Archivio di Palermo. I figli
di Musa Santagat, da Menzil Jusuf (Mezzojuso) confessano sè essere
_uomini di Gerâid_ dell’abate Tabat, e promettono di star sempre nella
obbedienza della chiesa; e l’Abate loro perdona, pone sopr’essi la
_gezia_ di trenta _rob’ai_ all’anno e il canone di 20 _Modd_ di grano
e 10 di orzo. Essi infine pregano l’Abate di permettere che soggiornino
dovunque loro aggradi.
[576] Abbiamo dimostrato poco fa, pag. 239, che si debba anco intendere
de’ villani ciò che il Gregorio dice de’ rustici.
[577] _Costituzioni_, lib. III, tit. X. Cf Gregorio, _Considerazioni_,
lib. II, cap. vij, pag. 167.
[578] _Considerazioni_, lib. II, cap. vj, pag. 140, 141, 142, e cap.
vij, pag. 166-167.
[579] Un diploma del conte Ruggiero, dato, com’e’ pare, del 12 febbraio
1095, e scritto in greco, se non che i nomi degli uomini (_rigiâi_)
sono in arabico, concedeva alla chiesa di Palermo settantacinque
_agareni,_ undici buoi, e dei poderi ne’ territori di Giato, Corleone
e Limona; dovendo gli Agareni pagare alla chiesa, per_ doma_, in
inverno 750 tarì e altrettanti in agosto, con 150, _mudd_ di frumento
e 150 d’orzo. Ogni villano così dava in ogni anno 20 tarì, due salme
di frumento e due d’orzo e nulla più. Si avverta che la spedizione
latina del medesimo diploma presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 76,
non contiene i particolari delle prestazioni. Una pessima traduzione
latina del testo greco, si legge presso il Mongitore, _Bullae_, ec.
_Panormitanæ Ecclesiæ_, pag. 13, opera del gesuita Giustiniani da
Scio, il quale, tra le altre cose, tradusse _laudemium_ la frase λογοῦ
δόματος. Pieno anco di errori il testo pubblicato dal Mortillaro, nel
_Tabulario della cattedrale di Palermo_, pag. 8 segg.
Non cito qui il diploma del 1093, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag.
695, per il quale furono conceduti al vescovo di Girgenti 400 villani
col casale, _Cathal. in quo frumenta_, etc., poichè il testo iui par sì
corrotto da non potervi far assegnamento; nè ha chiarita quella dubbia
lezione il Gaglio, negli _Opuscoli di Autori siciliani_, tom. IX.
La voce δόμα occorre anco in un diploma greco di Sicilia del 1192,
presso Spata, _Pergamene_, pag. 306, e in tre diplomi greci della
estrema Calabria del 1188, 1198 e 11.., presso Trinchera, _Syllabus_,
pag. 300, 334 e 557, col significato di tributo principale, diverso
dalle angarie e dagli altri pesi che sopportavano i villani: tributo
personale, senza dubbio, poichè talvolta si pagava ad altro signore
che quello del luogo ove attualmente soggiornasse il villano. Il sig.
Spata ha tradotto vagamente _esazione_, e il sig. Trinchera, con troppa
precisione, _jus hospitii_. Ma quella voce nel greco dei bassi tempi
valea _dono_; come si scorge da’ luoghi del Nuovo Testamento, delle
Basiliche e di altri scritti del medio evo, citati nel_ Thesaurus_,
edizione Hase, Parigi, 1833, tomo I, col. 1642. Non sarebbe stato vezzo
nuovo di chiamar così un’odiosa imposizione.
[580] _The Travels of Ibn-Jubair_, testo edito dal Wright, pag. 328,
336, 344. Il testo di questo squarcio si vegga anco nel _Journal
Asiatique_, dicembre 1845, p. 509, 520, 531; la versione francese
ivi a p. 538 e in gennaio 1846 pag. 81, 202, e la versione italiana
nell’_Archivio Storico Italiano_, vol IV, Appendice nº 16, pag. 34, 40,
46.
[581] Si vegga il lib. II, cap. 12, pag. 475 del 1º volume.
[582] Qui innanzi a pag. 246, nota 3, e il diploma del 1095 a pag. 247,
nota 3.
[583] In questo atto del 1177 i tre villani venuti a riconoscere
l’autorità del signore, sono tassati di trenta _roba’i_ in ciascun anno
solare, per _gezie_, 20 _modd_ di frumento e 10 d’orzo.
La moneta d’oro detta in arabico _roba’i_ e in greco e latino _tarì_,
pesava poco più di un grammo, donde tornava in valor di metallo a tre
franchi e mezzo in circa. Si vegga il lib. III, cap. xiij, pag. 457 a
460 del secondo volume.
[584] Veggansi tutti i diplomi latini e greci, nel Pirro _Sicilia
Sacra_; Spata, _Pergamene,_ ec. e gli inediti che è occorso di citare
nel presente capitolo.
[585] Nel diploma greco del 1188, presso Trinchera, _Syllabus_, p. 300,
i pesi de’ villani sono specificati: δόματα καὶ ᾶγγαρὶας καὶ καννίσκια,
_doni_ (ossia il tributo) _angarie e regalucci_; e lo stesso notasi con
poco divario nei diplomi del 1198 e 11..., pag. 334, 557.
[586] Si vegga qui innanzi pag. 213.
[587] Diploma del 1150, di Lucia di Cammarata, presso Pirro, _Sicilia
Sacra_, pag. 801.
[588] Diploma del 1188, presso Trinchera, _Syllabus_, pag. 297.
[589] Diploma del 1262, presso Gregorio, _Considerazioni_, lib. II,
cap. vj, nota 19.
[590] _Considerazioni_, lib. II, cap. vj, pag. 135 segg.; cap. vij,
pag. 169.
[591] Si vegga su la significazione del vocabolo _rustici_ la pag. 239
del presente capitolo.
Borghesi eran detti i cittadini di Palermo, (Gregorio,
_Considerazioni_, lib. II, cap. vij, nota 10) di Morreale, (Gregorio,
op. cit., lib. I, cap. iv, nota 19) del casale di Sinagra, (Gregorio,
op. cit., lib. II, cap. vj, note 18, 19) di Siracusa, (Diploma del
1172, presso Spata, _Pergamene_, pag. 442) del territorio di Santa
Maria in Cammarata, (Diploma del 1150 presso Pirro, _Sicilia Sacra_,
pag. 801) e di Oppido in Calabria (Diploma del 1188 presso Trinchera,
_Syllabus_, pag. 297).
[592] Presso Caruso, _Bibl. Sic._, pag. 475.
[593] Re Ruggiero vietava a’ bajuli di molestare gli abitatori Lombardi
di Santa Lucia che avessero pagato il diritto di marineria, di esigere
da loro angarie, ajutorii e fin anco l’erbatico per le loro greggi; e
prescrivea fossero liberi come i Lombardi di Randazzo: presso Gregorio,
_Considerazioni_, lib. I, cap. iv, nota 25. Nello stesso capitolo
quarto sono particolareggiati gli antichi diritti del fisco, e non si
trova alcuna tassa diretta su i borghesi se non la _gezia_ ai Giudei.
Nel cap. v, nota 4, è pubblicata una sentenza di magistrati del 1113
sugli abusi che commetteva il vescovo feudatario contro gli abitatori
di Patti.
[594] _Considerazioni_, lib. II, cap. vj, vij, e in particolare la nota
19 del cap. vj, ch’è squarcio d’un diploma del 1262.
[595] _Considerazioni_, lib. I, cap. ij, iij, iv e v.
[596] Cap. VIII di questo libro, pag. 207 del volume.
[597] _Considerazioni_, lib. I, cap. iv, pag. 77. Quivi nella nota 22
il Gregorio allega una sua propria nota al Novairi, nella quale spiega
che cosa fosse la gezia presso i Musulmani, e cita poi alcuni diplomi
di Sicilia su la gezia che pagavano i Giudei, ed un luogo del registro
di Federigo II imperatore, relativo a due musulmani di Lucera. E nulla
più!
[598] Si veggano nelle _Considerazioni_, lib. I, cap. iv, note 18, 19,
20, 21, le citazioni su i _diritti antichi_, nelle quali occorre la
_sisia_ de’ Giudei e non mai dei Musulmani.
[599] Si riscontrino le _Considerazioni_, lib. I, cap. ij, pag. 44, e
la nota 45 che non prova nulla. La voce gezia occorre una sola volta
ne’ diplomi che io conosca relativi alla condizione delle persone,
latini, greci e arabi: appunto nel diploma arabico ch’io credo del
1177, citato dianzi pag. 216 nota 3, per lo quale tre musulmani si
riconosceano villani di un abate e questi loro imponea canone e gezia.
I greci portano l’appellazione di σόμα, appunto come pei villani
cristiani di Terraferma (pag. 250, nota 1). È degno di molta attenzione
un diploma latino del Conte dato il 1091, presso Pirro, _Sicilia
Sacra_, pag. 521, per lo quale Ruggiero rammenta aver già donato al
Monastero di Sant’Agata di Catania varii poderi e animali e quattro
villani co’ loro figliuoli nella città di Messina, due de’ quali
cristiani e due saraceni. Se pur non occorressero tanti nomi cristiani
nelle platee di villani che ci rimangono, basterebbe questo sol diploma
a mostrare che i Normanni non liberarono mica i loro correligionari
dalla servitù della gleba.
[600] Ibn-el-Athîr, Annali, testo nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, pag.
278. È replicato questo luogo dal Nowairi, op. cit., pag. 448 e presso
Gregorio, _Rerum Arabicarum_, pag. 26.
[601] _Geografia_, squarcio su la Sicilia, nella _Biblioteca
Arabo-Sicula_, testo, pag. 26.
[602] Si vegga qui sopra a pag. 248.
[603] Gregorio, _Considerazioni_, lib. I, cap. I, nota 11 e i seguenti
diplomi, dei quali gli arabici inediti son citati secondo le copie che
me ne ha mandate il professor Cusa.
XII secolo. Omar-ibn-Hosein-et-Tamimi vende un pezzo di terra al
monastero di Bardhali (?). Diploma arabico dell’Archivio di Palermo,
inedito.
1132. Permuta di acque tra Abd-er-Rahman-el-Lewati ed Hosein-ibn-Ali-el
— Kindi, squarcio arabico, presso Gregorio, _De supputandis_, p. 44.
1137. Ibn-Baruki vende una casa all’Arcivescovo di Messina. Diploma
arabico della Cappella Palatina di Palermo, inedito.
1157. Il Gaito Abd-el-Malek vende degli stabili al vescovo di Girgenti.
Diploma latino, Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 698.
1161. Abu-Bekr e Ahmed, conciatori di pelli, e altri vendono una casa
in Palermo al prete Raoul. Diploma arabico dell’Archivio di Palermo,
inedito.
1164. Sittelkiul, figlia del Kaid-Se’ûd e un figliuolo di lei, vendono
alla figliuola d’un Giovanni Romeo una casa nel sobborgo di Palermo.
Diploma greco, presso Trinchera, _Syllabus_, ec., pag. 218.
1176. Othman-ibn-Jusuf-el-Howari vende al prete Pietro ec. una casa in
Palermo. Diploma arabico dell’Archivio di Palermo, inedito.
1180. Abu-l-Abbas-Ahmed-et-Tamimi e l’Haggi-Abu-l-Fadhl vendono un
podere nel territorio di Palermo all’Arcivescovo Gualtiero Offamilio.
Diploma arabico della Cattedrale di Palermo, inedito.
1183. Mes’ud-Koresci e un suo figlio vendono una casa in Palermo alla
dama Margherita. Diploma arabico dell’Archivio di Palermo, inedito.
1190. Zeinab-bent-Abd-Allah-Ansari vende a Niccolò Askar una casa in
Palermo. Diploma arabico della Cattedrale di Palermo. Gregorio, _De
supputandis_, pag. 40.
1192. Hosein e Meimun suo figlio vendono al monastero del Cancelliere
una loro casa in Palermo. Diploma greco, presso Trinchera, _Syllabus_,
ec., pag. 315.
1193. Ibrahim-ibn-Mohammed-Koresci vende al cristiano Giulio una casa
in Castrogiovanni. Diploma arabico dell’Archivio di Palermo, inedito.
1196. Costanza figliuola di Abu-l-Fadhl vende de’ beni urbani. Diploma
greco, presso Morso, _Palermo Antico_, pag. 368.
[604] Oltre i diplomi, lo provano le _Consuetudini di Palermo_, citate
dal Gregorio, _Considerazioni_, lib. I, cap. I, nota 11.
[605] Le notizie che do sul prete Scholaro son cavate dalle traduzioni
latine di tre diplomi greci del 1099, 1114, e 1128 (o 1130) pubblicate
dal Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 1003 segg., e da’ comenti del Pirro;
il quale argomenta il nome di famiglia da quello che porta in due
altri diplomi del 1162 e 1184, Ula figlia del figliuolo primogenito
del fondatore (op. cit., pag. 1009). Mi par che Scholaro non si debba
tenere col Pirro nome proprio, ma soprannome tolto dalle σχόλαι,
ossia guardie del corpo degli imperatori bizantini, nelle quali
avesse incominciata la sua avventurosa vita il futuro abate Saba. Le
traduzioni, come opera del celebre Costantino Lascari, meritano fiducia
in questi diplomi, perchè non vi occorrono quelle parole tecniche di
gius pubblico Siciliano che il dotto ellenico mal conoscea. Qualche
difficoltà che occorre, come il titolo di re dato a Ruggiero II, il
1114 e il 1128 (pag. 1005), potrebbe nascere da errori sulla copia
della versione, della quale il Pirro ebbe alle mani parecchi esemplari
diversi l’un dall’altro.
Il diploma del primo conte Ruggiero attesta così i meriti del Prete
Scholaro: _Igitur, quoniam et tu prædictus Scholarius perfectam erga
nos habuisti et optimam intentionem, promptitudinem et conscientiam;
fidelissimus existens in omnibus rebus nostris, et summa exercens
ministeria, et servitia nobis, restituere tibi voluimus parva munera
pro tuis maximis et honestissimis ministeriis ac servitiis: pro quibus
donamus,_ ec.
[606] Si vegga il lib. III, cap. ix, e lib. IV, cap. viij, pag. 187,
nota 3, e pag. 353 nota 1, del 2º volume. I luoghi d’Ibn-el-Athîr e del
Nowairi quivi citati si trovano nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, pag.
284 e 437.
[607] Si vegga il lib. IV, cap. iv, pag,. 282 segg. del 2º volume.
Giawher è detto il kâid da Makrizi, _Mewâ’iz_, ediz. di Bulâk, tomo II,
pag. 273, e nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, pag. 669.
[608] Erano la più parte Spagnuoli e vi occorre anco de’ Genovesi e de’
Veneziani. _Presentibus archaido Lodovico Alvares, archaido Andreuccio
Cibo, conestabilibus stipendiariorum christianorum_ ec., leggesi
nella traduzione contemporanea del trattato di commercio stipulato
tra Pisa e Tunis il 1353, ch’io ho pubblicata nei _Diplomi Arabi
dell’Archivio fiorentino_, pag. 308. Si vegga anco la Prefazione mia a
quella raccolta, pag. xxij e xliv e nota 7 della pag. 175. Occorre il
nome dell’Alcayt-Ferrau-Iove in un diploma del 1315, presso Capmany,
_Memorias historicas.... de Barcelona_, Docum. XXXI, pag. 62.
[609] Diploma catalano del 1313, presso Capmany, _Memorias historicas_,
ec. tomo IV, Docum. XXVI, art. 6, e Dipl. del 1323, Docum. XLII, art.
5, e 16.
[610] Lib. IV, cap. xij, pag. 420, 421 del 2º volume.
[611] Lib. V, cap. ij, iij, iv, pag. 68, 70, 75, 99, 130 del presente
volume. Notisi che Amato, nel luogo citato da me alla pag. 75, con
molta precisione chiama _amirail_ il capo del governo musulmano in
Palermo, mentre egli ha dato a’ condottieri e castellani il titolo di
_cayt_.
[612] Platee greco-arabiche de’ vassalli del vescovo in Catania e in
Aci, delle quali la seconda data del 1095 e la prima, rinnovata molti
anni appresso, va riferita senza dubbio allo stesso tempo.
[613] Diploma latino del 9 dicembre 1092 presso Pirro, _Sicilia Sacra_,
pag. 522, 523.
[614] Diploma greco del 1123, presso Spata, _Pergamene_, ec., pag. 410.
[615] Diploma greco-latino del 1132, presso Spata, op. cit., pag. 426.
[616] Diploma arabo-greco del 1172, nel _Tabulario_, ec. della
Cappella Palatina di Palermo, pag. 30 e seg. Quivi tra i testimonii
della delimitazione di un podere, sono nominati Giovanni figlio dello
ammiraglio Giorgio, Niccolò Logoteta, Abu Tâib e Mukhlûf, detti nel
testo greco οι καΐτοι τῶν τοξότων e nella parafrasi arabica _kaix
degli Arcieri_ ed un γέρον καΐτος Chapzis (leggesi Hamza), il quale
nell’arabico è detto _sceikh_ e _kâid_ senz’altro. Nel testo greco
inoltre è data la qualità di kaid a un Niccolò che nell’arabico è detto
_Farrâse_ (gli editori lesser male Carasc) che significa propriamente
cameriere, colui che bada a’ tappeti, ai letti, ec.
Così questo diploma cita dei _kâid_ delle tre classi poste da noi, cioè
i primi quattro condottieri, il quinto nobile, e il sesto cameriere di
corte.
Ritornando alla prima classe, si rammenti che Ibn-Giobair fa menzione
di una schiera di schiavi negri musulmani, i quali servivano
Guglielmo II sotto un kâid della stessa lor gente: nel _Journal
Asiatique,_ dicembre 1815, pag, 509, e traduzione francese pag. 540; e
nell’_Archivio Storico Italiano_ Appendice al vol. IV, pag. 33.
[617] _Kâid_ Barûn, direttore, diremmo noi, del Demanio; diploma
dell’aprile 1150, mal pubblicato dal Caruso nella _Biblioteca Sacra_,
ec. Palermo, 1834, pag. 28, del quale ho miglior copia per cortesia
del professore Cusa. Pare sia lo stesso paggio (_fatâ_) Barun, il cui
nome si legge in un frammento d’iscrizione monumentale nella casa
del Municipio di Termini. Imâd-Eddin, nella _Kharida_ (_Biblioteca
Arabo-Sicula_, testo, pag. 581,) novera tra i poeti siciliani un
Giâfar-ibn-Barûn.
_Gaitus Ricon_ (?)_ domini regis Magister Camerarius et familiaris, e
Gaytus Maranus, domini regis magister et familiaris,_ soscritti in un
diploma del 1167, nel _Tabulario_ della Cappella Palatina di Palermo,
pag. 25.
Καΐτος Βονλκατάχ, uno degli Arconti della corte, diploma greco del
1168, presso Spata, op. cit., pag. 440.
_Caitus Riccardus_, capo dei Segreti, diploma di origine greca, dato
il 1169, traduzione latina, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 1017, e
il medesimo in un diploma greco del 1183, presso Spata, op. cit., pag.
291.
_Gaitus Martinus,_ già morto, camerario del re. Diploma latino del
1172, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 454.
_Gaytus Johannes_, camerario del re. Diploma latino-arabico del 1187,
nel _Tabulario_ della Cappella Palatina di Palermo, pag. 37, 38. Quivi
è citato nel lesto latino il _Gaytus Riccardus_ di cui si è detto
poc’anzi, e lo si vede soscritto in arabico tra i testimonii col titolo
di _Kâid_. Al contrario il _Gaytus_ Giovanni è pria nominato e poi
sottoscritto nel testo arabico _Fatâ_, cioè paggio della corte e _Fatâ_
anco un Ammâr testimonio. Il Morso, il quale trascrisse e tradusse
cotesto diploma, lesse erroneamente in luogo di _Fatâ_ la voce _Kata_
che non significa nulla, e identificò questa con Gaytus, cioè _Kâid._
[618] Presso Caruso, _Bibl. Sicula_, pag. 463.
[619] Testo nel _Journal Asiatique_, dicembre 1845, pag. 552, e nella
edizione di Wright, pag. 315; traduzione francese nel detto _Journal_,
gennaio 1846, pag. 203; e traduzione italiana nell’_Archivio Storico
italiano_, vol. IV, Appendice nº 16, pag. 46.
Lo stesso autore, edizione del Wright, pag. 146, denota con la voce
_Za’im_ il capo d’una tribù araba ch’ei vide cavalcare allato a
Self-el-islam, fratello di Saladino, quando quegli entrava solennemente
alla Mecca. Il _Kamûs_ le dà lo stesso significato di capo d’una gente
e signore; colui che ha dritto di parlare a nome della gente o se
ne fa mallevadore. Mawerdi, scrittore di Baghdad al X secolo, chiama
_Zâim_ il capo supremo d’un esercito, testo, edizione Enger, pag. 67;
e Makrizi, narrando la morte del Sultano mamluko Khalil che seguì allo
scorcio del XIII secolo, gli mette in bocca le parole ch’ei non si
tenesse principe, ma solo _Za’im_ dell’esercito: _Histoire des Sultans
Mamlouks_, traduzione di Quatrémère, tomo II, parte I, pag. 153. Si
vegga anche il _Lobb-el-Lobâb_, pag. 108, 109 del Supplemento. Da ciò
si ritrae come, non ostante i significati particolari presi in varie
circostanze, questo vocabolo torni sempre a capo elettivo o ereditario,
e di fatto si avvicini di molto al barone del medio evo cristiano.
[620] _Gaytus Micheret de Jatino_, testimonio in un diploma latino del
1133 presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 774.
_Gaitus Abdi Malach_, venditor di un podere al Vescovo di Girgenti tra
il 1157 e il 1171, presso Pirro; op. cit., pag. 698.
_Gaitus Maimon_ e καϊτ ἀυδερραχμεν, de’ Saraceni di Siracusa; _Gaitus
Hamar_, e _Gaitus Brahim_ di que’ del vicino casale di Aguglia,
testimonii in un diploma greco latino del 1172, presso Spata,
_Pergamene_, ec., pag. 414.
_Gaytus Ramun_ di Michiken.... _Gaytus Humur_ dello stesso luogo,
_Gaytus Aly-el-Bonifati_ di Gurfa.... _Gaytus Abdelguaiti_, id...
_Gaytus Aly Petruliti_ di Yhale.... _Gaytus Husein_ di Cassaro (in
val di Mazara) testiinonii con altri molti, in un atto greco-arabico
del 1175, del quale una traduzione latina del XIII secolo si legge
presso Gregorio, _De supputandis_, etc., pag. 52 segg., e presso Spata,
_Pergamene_, pag. 453. Alcun di costoro è intitolato anche Sceikh, come
il Kâid Hamza, di cui nel diploma del 1172 citato qui innanzi, pag. 262
nota 3.
[621] Riccardo da San Germano, _Chronicon_, presso Caruso, _Bibl.
Sicula_, pag. 547, anno 1190.
[622] Si veggano i nomi di quattro kaid di Arcieri nel Diploma del
1172, citato di sopra e l’attestato d’Ibn-Giobair.
[623] Si veggano i molti Gayti citati dal Falcando presso Caruso,
_Bibl. Sicula_, passim, e gli altri nomi cavati da’ diplomi che abbiam
tutti citati a pag. 263. Leggiamo un _Arabicus miles,_ soscritto da
testimone in un diploma latino dei 1151 presso Pirro, _Sicilia Sacra_,
pag. 933. Probabilmente precedea l’iniziale del nome che non si potè
leggere o fu saltata nella stampa. Il testimonio parmi un _kâid_ che
traduceva il suo titolo di nobiltà nel linguaggio latino del tempo.
[624] Diplomi dell’imperatore Federigo, dati il 16 dicembre 1239, 12
marzo e 15 aprile 1240, nella _Historia diplomatica Friderici II_, tomo
V, pag. 596, 820, 902. Diploma del 1274, nel _Tabularium_ ec. della
Cappella Palatina di Palermo, pag. 82, segg.
Da questi si scorge che il _gaito_ di Palermo fosse l’amministratore
diretto dei beni demaniali nella città e territorio di Palermo, sotto
l’autorità del Segreto della Provincia. Il diploma del 1274 mostra che
quell’uficio non durò oltre il regno di Manfredi e ch’era annuale e
forse dato in appalto.
[625] _Innocentii III Epistolæ_, Libro IX, ep. 158, edizione di Parigi
1791, in-fol. nei _Diplomata Chartæ_, etc. di Brequigny, Part. II,
tomo I. Archadio et universis Gaietanis, etc. Si corregga Jati il nome
topografico Jaci.
[626] _Considerazioni_, lib. I, cap. I, pag. 6, nota 40. Lo squarcio
di Leone Affricano che indusse in errore il Gregorio, è dato da lui
medesimo in nota, nel _Rerum Arabicarum_, pag. 238. Si vegga ciò che
noi abbiam detto di quell’erudito musulmano nel lib. I, cap. X, pag.
236 del 1º volume.
[627] Diploma latino del 1091; presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag.
521.... _et ego cum exercitibus militum meorum fortiter laboravi....
patiundo diversa pericula in terra et in mari et immensam famem et
nimiam sitim ad invicem: numerus autem illorum meorum militum qui
in acquisitione terre Sicilie mortui sunt, soli Deo et Sanctis ejus
cognitus est; mihi vero, cum omnibus aliis hominibus incognitus_.
[628] Si vegga un Diploma del 1114, presso Pirro, _Sic. Sacra_, pag.
1177.
[629] Il diploma si legge nel Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 520. Diremo
nel capitolo seguente la ragione per la quale le terre di minor conto
mancano nelle prime circoscrizioni delle Diocesi. Non facciamo il
medesimo confronto per Randazzo, nè per le altre colonie lombarde della
diocesi di Messina, perchè ci è sospetto d’interpolazione il primo
documento, dato il 1082, che il Pirro pubblicò, op. cit., pag. 495,
sopra una copia del XVI secolo.
[630] Cap. VIII, pag. 231 di questo volume.
[631] Si vegga il cap. IV di questo libro, pag. 107 del presente vol.
[632] Diploma greco, presso Spata, _Pergamene_, pag. 409 segg.
Ha sbagliato il signore Spata supponendo _mariti_ entrambi della
Moriella, normanna, come si argomenta dal nome, e signora del villaggio
di Pitirrana, i due musulmani _vassalli_ di lei, che avean già
posseduto il molino. La voce ἄνθρωπος nel medio evo ebbe anche questo
significato, e qui l’è evidente.
[633] Malaterra, libro II, cap. xlv; Leone d’Ostia, libro III,
cap. xvj, presso Caruso, _Bibl. Sicula_, pag. 201, 280. I luoghi
di Eadmero e di Romualdo Salernitano sono trascritti dal Gregorio,
_Considerazioni_, libro I, cap. vij, note 16, 17. Non può allegarsi
l’Amato nè pro nè contro, poichè il traduttore francese, accennando
(libro VI, cap. xxj, pag. 182), al fatto stesso narrato dal Malaterra,
dice che Roberto: _donna... toute la Sycille_, senza definire
altrimenti la natura della concessione.
[634] Diplomi del 1082, 1091 e 1099, il primo dei quali ne’ _Regii
Neapolitani Archivii Monumenta_, tomo V, pag. 97, e gli altri due
presso Trinchera, _Syllabus graecarum membranarum_, etc., pag. 68,
85; diploma del 1094, citato dal Gregorio, _Considerazioni_, libro I,
cap. vij, nota 19; diplomi di Roberto e del suo successore, dati il
1079, 1083, 1084, 1092, e suggelli di piombo, presso Buchon, _Nouvelles
Recherches sur la principauté française de Morée_, volume II, parte I.
Paris, 1843, pag. 360, 361.
[635] Diplomi del 1081 e 1094, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 1016
e 771.
[636] Si vegga il Gregorio, _Considerazioni_, libro I, cap. vij, pag.
151.
[637] Presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 770, 842. Diplomi del 1091 e
del 1093.
[638] Gregorio, loc. cit.
[639] _Somma della Storia di Sicilia_, cap. XIX, pag. 84, segg. del
vol. II.
[640] Si vegga questo libro V, cap. j, iij, v, vij, pag. 28 segg., 43,
a 54, 87 ad 89, 141 segg. 182, 183.
[641] Si vegga il cap. ij, di questo libro, pag. 77 segg., e il cap.
iij, pag. 82 segg., 94 segg.
Roberto die’ soltanto 100 uomini d’arme nel 1068. Veggasi la p. 104.
[642] Cap. v, pag. 133.
[643] Cap. vj, pag. 161.
[644] Cap. viij, pag. 183, 184 segg.
[645] Si vegga a questo proposito il Gregorio, _Considerazioni_, libro
I, cap. vij, pag. 142.
[646] Op. cit., libro I, cap. vij, citando nelle note 17 e 18, il
contemporaneo Abate di Telese.
[647] Loc. cit., nota 16, da un diploma.
[648] Diploma, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 80, 81.
[649] In _Prolocutorio panormitani palatii_. A fin di evitare la voce
parlatorio, che mal suonerebbe, mi è parso di usare quella antica
dizione fiorentina.
[650] Diploma presso Pirro, op. cit., pag. 84, 85. In questa carta
l’arcivescovo Pietro, papalino de’ suoi tempi, non curando il
plebiscito, chiama tuttavia duca il re Ruggiero.
[651] Diploma senza data, presso Pirro, op. cit., pag. 696, citato dal
Gregorio, libro I, cap. vj, nota 7. Quivi la parola _etiam_ (partem)
va corretta _tertiam_; come risulta d’altronde da un diploma del 1142,
presso Pirro, op. cit., pag. 698, nel quale re Ruggiero confermava il
provvedimento del padre.
[652] Diploma del 1093, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 1016, che
mi sembra traduzione dal greco.
[653] Diploma del 1105, ed un altro senza data da riferirsi anco
ai primi principii del XII secolo, citato in uno del 1133, presso
Gregorio, _Considerazioni_, libro I, nota 30 al cap. ij, e nota 4 al
cap. v. Squarcio di un diploma del 1108, e citazioni di altri, presso
Pirro, _Sicilia Sacra, Chronologia_, pag. xiii.
I primi conti di Terraferma e il primo Ruggiero di Sicilia son
intitolati sovente consoli nell’Anonimo, contemporaneo di re Ruggiero,
presso Caruso, _Bibliotheca Sicula_, pag. 834, 836, 843, 844, 854, 855,
856, e nella traduzione francese, edizione di Champollion, pag. 276,
277, 290, 312.
[654] Oltre i molti e notissimi attestati degli scrittori ch’e’ sarebbe
superfluo a citare, veggansi i diplomi del 1028, 965 e 1036, ne’ _Regii
Neapolitani Archivii Monumenta_, tomo IV, pag. 206, e tomo VI, p. 147,
150, ec. e le monete, presso San Giorgio Spinelli, _Monete Cufiche_,
pag. 4, 140, 145, 146, 248.
[655] Guglielmo di Puglia, libro I.
_........ Gallorum exercitus urbem_
_Condidit Aversam, Rannulfo consule tutus_
[656] _Considerazioni_, libro II, cap. vij, pag. 174 segg.
[657] Si riscontri il cap. viij del presente libro, pag. 228.
[658] Presso Gregorio, _Considerazioni_, libro II, cap. iv, nota 15.
[659] Op. cit., libro I, cap. iv, nota 23.
[660] Op. cit., libro I, cap. v, nota 3.