Storia dei musulmani di Sicilia, vol. III, parte I - 21

[403] Si veggano i cap. IV e VI del presente libro, pag. 107, 176 del
volume.
[404] Lupo Protospatario, anno 1096; _Annales Cavenses_, sotto lo
stesso anno, presso Pertz, _Scriptores_, tom. III, pag. 190; Pietro
Diacono, lib. IV, cap. XII; Romualdo Salernitano anno 1096. Alcuni
compilatori hanno notato che, se i Musulmani fossero stati 20,000, si
sarebbe continuato l’assedio. All’incontro è da considerare che il
Conte e gli altri capitani cristiani non amavan di certo a rimanere
in balìa de’ Musulmani, appunto in quella spaventevole eruzione di
passioni religiose.
[405] Malaterra, lib. IV, cap. XXIV. Si confronti Guiberto Abate,
_Historia Hierosolim.,_ lib. III, cap. I.
[406] Mi par che il Malaterra, col suo _tentoria bitumine palliata_,
alluda soltanto al colore; siccome in un altro luogo (lib. III, cap.
XIX), descrivendo la costruzione della Chiesa di Traina, ei dice:
_Parietes depinguntur diverso bitumine_. Pure potrebbe significar tende
di tele incatramate, poichè la voce _bitumen_ si adoperava nella bassa
latinità per designare ogni sorta di materia resinosa. Veggasi Ducange
alla voce _bituminare_. Quanto al verbo _palliare_, credo che qui sia
usato nel senso di colorare, non di addogare, dipingere a forma di
pali, o strisce.
[407] Malaterra, lib. IV, cap. XXVI a XXVIII.
[408] Vita di San Brunone, negli _Acta Sanctorum_, ottobre, tomo
III, pag. 662 segg., 719 segg. e il diploma del conte Ruggiero, dato
il 1098; su l’autenticità del quale ho molti dubbii, non ostante i
lunghissimi comenti degli eruditi editori. Cotesto diploma e parecchi
altri relativi al Monastero di San Brunone si leggono ne’ _Regii
Neapolitani Archivii Monumenta_, vol. V, n^i 450, 466, 477, segg. 494,
segg. 510; pag. 129, 171, 203, 204, 205, 208, 245, 246, 249, 278.
[409] «Et sumptis ab Anselmo corporalibus cibis, gratiosi
revertebantur.»
[410] Eadmeri, _Vita S. Anselmi_, estratto, presso Caruso, _Bibliotheca
Sicula_, pag. 974, 975.
[411] «E (i Franchi) infestarono qua e là l’Affrica (propria)
occupandone qualche luogo, che poi perdettero.» Mi par che queste
parole accennino chiaramente ai fatti di Bona e Mehdia da noi testè
raccontati (cap. I e VI, pag. 13 e 168, del presente volume) e forse ad
altri che ignoriamo.
[412] Letteralmente sarebbe in latino: _Femure sublato, pepedit crepito
magno._
[413] Ibn-el-Athîri _Chronicon_, testo, anno 491 (1097-8), ediz.
Tornberg, tomo X, pag. 185 segg. e nella mia _Biblioteca Arabo Sicula_,
testo, pag. 278, 279. È da notare che lo stesso nome di Barduil
(Baldovino) è dato dagli annali musulmani all’imperatore Ottone II
(Veggasi il nostro lib. IV, cap. VII, pag. 328 del secondo volume).
Sembrerebbe che, sotto uno dei primi Baldovini di Gerusalemme, fosse
passata dai Cristiani a’ Musulmani qualche falsa tradizione su l’impero
de’ Franchi, pervenuto in linea retta da Carlomagno alla casa di
Bouillon.
[414] Si vegga il Capitolo precedente, pag. 168 di questo volume.
[415] Si noti che il Conte, conducendo i suoi Saraceni all’assedio
di Capua, era corso fino a Benevento, alla quale città avea messa una
taglia. Malaterra, lib. IV, cap. XXVI.
[416] Si vegga il Capitolo precedente, pag. 176.
[417] Ruggiero assediava Butera, come si è notato al luogo citato,
nell’aprile del 1089. Il papa venne a trovarlo nella stessa primavera
o nella state; e poi nel settembre fu celebrato il Concilio di
Melfi, dove si proclamò la tregua di Dio, e il duca Ruggiero ebbe
l’investitura dal papa.
[418] Malaterra, lib. IV, cap. XXIII, il quale dice del vescovo di
Traina: _nam Italus erat et illorum partium gnarus_. Questa espressa
testimonianza porta a correggere i luoghi di Pirro del Fazello e
di tutti i compilatori, che credono fatto vescovo di Traina, e poi
di Messina, Roberto di Grantemesnil fratello della prima moglie di
Ruggiero, ch’era abate di Sant’Eufemia in Calabria fin dal 1062.
[419] Pandolfo Pisano presso Muratori _Rerum Italic. Script._, tom.
III. parte I, p. 353.
[420] Malaterra, lib. IV, cap. XXVII.
[421] Op. cit., lib. IV, cap. XXIX.
[422] Lupo Protospatario e Romualdo Salernitano, entrambi sotto l’anno
1101. Il giorno è determinato dal registro mortuario cassinese, presso
Caruso, _Biblioth. Sicula_, pag. 523. Lasciando da canto gli altri
scrittori Arabi che vagamente dicono morto Ruggiero avanti il 494,
ci basti ricordare Edrisi e Ibn-Khaldûn, i quali pongono la morte
del conte precisamente in quell’anno, cioè dal 6 novembre 1100 al 26
ottobre 1101. Si veggano i due testi nella _Biblioteca Arabo-Sicula_,
pag. 26, 485 e 498, e la versione del secondo per M. de Vergers, pag.
183.
[423] Malaterra, lib. IV, cap. XXV.
[424] Si vegga qui innanzi, pag. 192.
[425] Malaterra, lib. III, cap. XXII.
[426] Id., lib. IV, cap. VIII.
[427] Id., lib. IV, cap. XIV, Cf. _Anon. Chron. Sic._, presso Caruso,
_Bibl. Sic._, pag. 856, e nella traduzione francese, p. 312. Su la
figliuolanza del Conte Ruggiero, si vegga il Pirro, _Chronologia Regum
Siciliæ_, pag. X segg., e Ducange, _Familles Normandes_, in Appendice
ad Amato, pag. 354 segg. Il Pirro nel detto capitolo, pag. XI, novera
anco tra i figliuoli del conte Ruggiero un Malgerio, il cui nome
si cava da’ Diplomi della sua raccolta ed anco è soscritto in altri
dell’Archivio di Napoli, due de’ quali dati il 1094 uno il 1098, uno
il 1102 ed uno il 1096 pubblicati nel _Regii Neapolitani Archivii
Monumenta_, vol. V, pag. 205, 208, 249, 278 e vol. VI, pag. 164. Il
diploma del 1098 è stato pubblicato anco dai Bollandisti (Vita di San
Brunone, ottobre, tomo III, pag. 662 segg.). Credo illegittimo questo
Malgerio, perchè il Malaterra tace di lui, non essendo sforzalo dagli
avvenimenti a nominarlo, e non pensandosi, forse, a lui in corte quando
si trattava della successione.
[428] Malaterra, lib. IV, cap. XIX.
[429] Sapendosi con esattezza il giorno della morte dei re Ruggiero a
dì 26 febbrajo 1154 e ch’egli avesse allora 58 anni, 2 mesi e 5 giorni,
la sua nascita torna al 22 dicembre 1093. Su questa data si sono fatte
molte controversie da chi voleva a forza far nascere il bambino dopo
l’assedio di Capua, per le parole del Malaterra: _ibi se impregnavit
Comitissa Adelasia de comite Rogerio_. Ma non si è riflettuto che
questo Ruggiero è appunto il padre! I Bollandisti non avean dunque
bisogno di supporre un’interpolazione del testo di Malaterra, per
provar seguìto l’assedio di Capua il 1098, come il fanno nella vita di
San Brunone, tom. III di ottobre, pag. 655 segg.
[430] Malaterra, lib. IV, cap. XIV.
[431] /P Marchionis, Militonis, Bonifacii itali, Neptis ornat, quod
exornat Uxor Adelasia Brutiorum Siculorum Comitem Rogerium etc. P/
Questi versi latini di metro italiano, attribuiti a Maraldo, monaco di
Calabria contemporaneo del primo conte Ruggiero, celebrano la nascita
del costui figliuolo per nome anco Ruggiero e il battesimo datogli
da San Brunone. Li pubblicò per lo primo il Bulini, nel Prospetto
della Storia de’ Certosini, come ritraggo dagli _Acta Santorum_,
mese d’ottobre, vol. III, pag. 656 segg. dove i dotti editori li
ristamparono a proposito di San Brunone. Ma l’appellazione classica
di Bruzii data a’ Calabresi odora di erudizione troppo più moderna.
Inoltre i primi quattro versetti sembrano copiati dalla prosa del
Malaterra che dinanzi citammo. Perciò non mi fido troppo all’attestato
di frate Maraldo.
[432] _Anonymi hist. sicula_, presso Caruso, _Bibl. Sicula_, pag. 856,
e nella traduzione francese, pag. 312.
[433] _Historia Ecclesiastica_, lib. XIII, presso Duchesne, _Histor.
Norman. Scrip._, pag 897.
[434] Pirro, _Chronologia Regum Siciliæ_, pag. XII e XIII; Muratori
_Annali d’Italia_, an. 1090.
[435] Fin anco gli Autori dell’_Art de verifier les Dates_ (ediz. del
1777 vol. III, pag. 630), e il diligentissimo Saint-Marc (_Abregé
de l’Histoire d’Italie_, tom. II, pag. 1039) danno un Bonifazio I,
Marchese di Monferrato dal 1060 al 1100.
[436] _Osservazioni critiche sopra alcuni particolari delle Storie del
Piemonte e della Liguria_, tra le _Memorie della Reale Accademia delle
Scienze di Torino_, Serie seconda, tomi XIII, XIV, XV.
[437] De’ Simoni, negli _Atti della Società ligure di Storia Patria_,
vol. I, pag. 141, 142, 647, 648; e il medesimo, _Lettera a M. Amari_,
nella _Nuova Antologia_, vol. III, pag. 193 segg. Firenze, settembre
1866.
[438] Si veggano più precisamente i confini, nella _Nuova Antologia_,
l. c.
[439] Breve di Gregorio VII, del 3 novembre 1079, da Labbe, _Concilia_,
presso San Quintino, op. cit. _Memorie dell’Accademia di Torino_, tom.
XIII, p. 53.
[440] _Introduzione_, pag. X a XIII. Tra gli altri errori familiari
all’impostore maltese replicati in questa pergamena, è la lettera _aín_
aggiunta nel nome di Messina. Ecco intanto la storia del diploma.
L’Archivio di Napoli comperò questa ed altre pergamene da privati
nel 1844, com’io ritraggo dall’erudito signor Giuseppe Del Giudice.
Il professore Lettieri che sapea benino la grammatica arabica ma
non avea tanta pratica della lingua e molto meno della paleografia,
credè tener nelle mani un gioiello; onde, tutto lieto, lo presentò al
Congresso, come si scorge dagli _Atti della settima adunanza degli
Scienziati italiani_, Napoli, 1846, pag. 641. Quivi si legge che
l’accademico signor De Ritis mise in forse l’autenticità del Diploma
e che disputatone un poco, si passò ad altri argomenti e sollazzi.
Il Congresso non s’era adunato di certo per giudicare cartapecore
arabiche, nè trattar di cose letterarie. Mi sia lecito aggiugnere che,
vivendo io allora in Parigi, informato della scoperta, dichiarai _a
priori_ falso cotesto documento; e che dopo il 1849, procacciatomi
per favore del dottissimo Duca di Laynes, il _fac-simile_, che n’era
stato inciso in rame, mi confermai nel giudizio e confermollo anco
il mio maestro M. Reinaud. Morto intanto il Lettieri mentr’egli si
apparecchiava a pubblicare la traduzione e il comento, rimasene il
manoscritto ai suoi eredi; ma il diploma fu messo in mostra con una
bella cornice nella sala dell’Archivio di Napoli, il cui Direttore,
principe di Belmonte, nell’opera intitolata _Legislazione positiva
degli Archivii del Regno_, Napoli, 1855, pag. 86, lo noverava tra “i
più curiosi dell’Archivio” quantunque avvertisse “bisogna andar cauti
e vedere se sia autentico.” Il fatto è che la cornice e il diploma
sono rimasti per tanti anni e rimangono forse anch’oggi, esposti
all’ammirazione del colto pubblico.
[441] Si vegga l’_Introduzione_, nel volume I della presente opera,
pag. XXXIII, XXXIV.
[442] Su i diplomi di Sicilia venuti in luce innanzi il XIX secolo,
si vegga il Gregorio, _Introduzione al Diritto pubblico siciliano_,
pag. 33 segg.; 87 segg. della prima edizione, e in varii luoghi delle
_Considerazioni_. Anco il Gregorio diffidò delle versioni de’ diplomi
greci, come si scorge dalle Considerazioni, lib. I, cap. vj, nota 12.
[443] Si rinvengono, insieme con documenti d’altro idioma, nelle
seguenti opere:
Morso (Salvatore), _Palermo antico_, 2ª ediz. Palermo, 1827, in-8.
Buscemi (Niccolò), nella _Biblioteca Sacra per la Sicilia_, ossia
_Giornale Lett. Scient. Ecclesiastico_, Tom. I, II. Palermo, 1832,
1834.
Martorana (Carmelo), _Risposta_ al Buscemi, nel _Giornale di Scienze e
Lettere per la Sicilia_, Palermo, 1834, in-8.
Garofalo (Luigi), _Tabularium Capellæ Collegiata in r. panormitano
palatio_, Panormi, 1835, in foglio.
Mortillaro (Vincenzo), _Catalogo de’ Diplomi.... della Cattedrale di
Palermo_. Palermo, 1842, in-8.
» _Elenco cronologico delle antiche pergamene della Magione_ Palermo,
1859, in-4.
» _Opere_, tomo IV. Palermo, 1848.
[444] Spata (Giuseppe), _Le Pergamene greche esistenti nel grande
Archivio di Palermo, tradotte ed illustrate_, Palermo, 1861, in-8
(uscito il 1865).
» _Sul cimelio diplomatico del Duomo di Monreale_, Palermo, 1865, in-12.
[445] Avverto che per brevità saranno da me citati senz’altra
qualificazione che di inediti, tutti i diplomi arabici di Sicilia de’
quali mi ha cortesemente mandate copie il Prof. Cusa.
[446] Trinchera, _Syllabus membranarum_, etc. Napoli, 1865, in-4.
[447] Ve n’ha alquanti nelle collezioni poc’anzi citate, a pag 203,
nota 2.
Inoltre si vegga il Di Chiara, _Opuscoli editi, inediti e rari sul
Diritto pubblico eccl. della Sicilia_, Palermo, 1855, in-8.
[448] Si vegga i nostri libri III, cap. xj, e IV, cap. xj, pag. 216,
217, 396 a 399 e 414 del vol. II.
[449] Malaterra, lib. IV, cap. xviij, xx, xxix.
[450] _L’Ystoire de li Normant_, lib. V, cap. xij, xxj, xxv; lib. VI,
cap. xix. Si noti anco il titolo di _Cristianissimo_ ch’ei dà a Roberto
Guiscardo, nel lib. V, cap. xxv.
[451] Forma siciliana della voce _appetito_.
[452] Non è da confondere questo vocabolo col derivativo dalla terra di
Giudica (Judica) che alcuni scrissero Zotica.
[453] Corre il cane. Sicil.
[454] Si veggano i diplomi citati qui appresso a pag. 208 per San
Marco, Rametta, Librizzi, San Filippo di Fragalà.
[455] Presso Caruso, _Bibl. Sicula_, pag. 475.
[456] Lib. IV, cap. xj, a pag. 399 del secondo volume.
[457] Così gli ignoti autori della _Breve istoria della liberatione
di Messina_, di cui abbiamo già detto nel lib. V, cap. II, pag. 56 di
questo volume; il Fazzello con la sua fola de’ prigioni che aprirono
la porta di Palermo, e tutti quanti. Il Martorana, _Notizie, ec._, lib
II, cap. ij, pag. 43, accortosi di cotesto errore, corse ad un altro,
supponendo spento il Cristianesimo in Sicilia: del che abbiamo trattato
nel libro IV, cap. xj, pag. 414 del vol. II.
[458] _Considerazioni_, vol. I, Prefazione, pag. xx segg. lib. I, cap.
ij, pag. 43-44.
[459] Non occorre citare le molte carte greche di MESSINA, nè le poche
che si conoscono di TRAINA, quando abbiamo tante testimonianze dirette
su quelle popolazioni. Ne fan fede per le altre i diplomi seguenti:
RAMETTA, 1096, traduzione dal greco, presso Gregorio, _Considerazioni_,
tomo I, pag. xxvj delle note; ch’è sentenza con giudici e testimonii
greci e alcuno forse latino: Giovanni Melo, Pietro Ricato, Niccolò
Tisita, ec.
SAN MARCO, 1110, testo greco, edito dal Buscemi nella _Biblioteca
Sacra_, Palermo, 1832, vol. I, pag. 375 segg. donazione al Monastero di
San Barbaro. La traduzione latina, con la data del 1097, fu pubblicata
dal Martorana, nella sua _Risposta_ al Buscemi, pag. 48, estratto dal
_Giornale di Scienze e Lettere per la Sicilia_ del 1831. Cf. Spata,
_Pergamene_, pag. 215.
LIBRIZZI, 1117, traduzione dal greco, presso Gregorio,
_Considerazioni_, lib. I, pag. lvj, lvij delle note, con nomi di frati,
di Lipari e di Patti, alcuno dei quali francese e un Filippo arabo,
monaco. V’ha dei nomi di notabili del paese, manifestamente greci e
alcuno italico: come Niccolò di Filippo, Niceta Gallo, Niccolò Gala,
Filippo Manca, Giovanni Gaitane, Andrea Police.
Monastero di San Filippo di Fragalà presso il Comune di MIRTO,
molti diplomi greci dati dal 1090 al 1145, pei quali furono donati
a questo celebre monastero greco di Sicilia de’ villani, tra i cui
nomi patronimici notansi; _Bruno_, _Corte_, _Niccolò Faber_, _Claudus
Stephanus_, _Galatano de Flavanu_, Teodoro _Accomodato_, ec. presso
Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 1027, 102; ignorandosi pure se que’
vocaboli di Faber e Claudus fossero stati tradotti dal greco o si
trovassero trascritti nel testo.
Ἀχάρων (ALCARA LI FUSI?) 1118 (?) greco, pubblicato non felicemente dal
Buscemi, op. cit., pag. 365. Cf. Spata, op. cit., pag. 291.
CEFALÙ, 1131, traduzione latina dal greco, presso il Pirro, op. cit.,
pag. 799; e platea greco-arabica dei villani, citata poc’anzi a pag.
205.
SIRACUSA, 1104, diploma latino, nel quale si fa espressa menzione del
clero greco e clero latino, presso Pirro, op. cit., pag. 619.
ACI e CATANIA, 1095, 1144, platee de’ villani arabo-greche,
nell’Archivio della Cattedrale di Catania. Si vegga inoltre per Catania
la carta di franchigia del 1168, presso Gregorio, _Considerazioni_,
lib. I, cap. IV, nota 21, nella quale si legge: _Latini, Græci, Judæi
et Saraceni unusquisque juxta suam legem judicetur_.
[460] Per esempio in VICARI, 1098, diploma greco in favore d’un
monastero, al quale furono donati de’ villani di varii paesi, con
nomi musulmani, greci e fors’anco italici: Niccolò figlio di Vitale,
Basilio, Sabato, Goffredo, Ziero ec. Traduzione latina presso il Pirro,
op. cit., pag. 295. Notinsi anco i nomi greci tramezzati a italiani e
francesi di Vicari e Cammarata nel diploma del 1175, presso Gregorio,
_De supputandis_, ec., pag. 55, ripubblicato da Spata, _Pergamene_,
pag. 451 segg.
[461] Ricordisi l’arcivescovo greco che trovarono i Normanni entrando
in Palermo. Quivi era nel 1138 un protopapa greco, secondo il diploma
pubblicato nel _Tabulario_ della Cappella Palatina a pag. 8. La stessa
raccolta racchiude molte altre carte greche dal 1141 sino a tutto
il secolo XIII. Lo stesso attestano non poche iscrizioni bilingui e
trilingui.
[462] Di Giovanni, _Ebraismo in Sicilia_, passim; Gregorio,
_Considerazioni_, lib. I, cap. j, pag. 7, 15; Zunz, _Zur Geschichte und
Literatur_, Berlino, 1845, vol. I, pag. 487. Ognun sa che nel viaggio,
vero o finto, di Beniamino da Tudela, compilato in ogni modo con ottime
notizie verso il 1170, sono annoverati 200 giudei in Messina e 1500
in Palermo: traduzione inglese di Asher, Londra, 1840, pag. 159 segg.
Si vegga intorno questo viaggio il Lelewel, _Géographie du moyen-âge_,
tomo IV, pag. 37 segg.
Nella platea di Catania data del 1144, dopo gli schiavi, leggonsi i
nomi di 25 famiglie di Giudei. Ve n’era anco (1120?) in Siracusa.
[463] Lib. III, cap. I, pag. 32 segg. del secondo volume.
[464] Cap. citato, pag. 35 segg. dello stesso volume.
[465] Gregorio, _Considerazioni_, lib. I, cap. j, pag. 5 segg. 10, 17.
In Girgenti la popolazione musulmana vincea tanto di numero la
cristiana, che San Gerlando, il 1096, fece fabbricare un immenso
castello a rifugio de’ suoi frati, e che il vescovo Gualtiero, il
1141, edificò novelle fortificazioni; usando per tre anni, come cava di
pietre, i monumenti Agrigentini. Ch’ei non riposi in pace! Cronichetta
de’ Vescovi di Girgenti, presso il Gregorio, op. cit., lib. I, cap. I,
nota 14.
Si ricordino anco le varie narrazioni d’Ibn-Giobaîr, _Journal
Asiatique_ di dicembre 1845 e gennaio 1846, ed _Archivio Storico
Italiano_, vol. IV, Appendice, N. 16, dove si dice delle popolazioni
musulmane di tutti i villaggi tra Palermo e Trapani, della gelosia con
che i Cristiani guardavano la ròcca di Monte San Giuliano, ec.
[466] Libro III, cap. I, pag. 32, segg. del 2º volume. I nomi etnici
che seguono son cavati dai diplomi e riscontrati col _Lobb-el-Lobâb_,
con Ibn-Kaisarani, Dsehebi, il _Merasid-el-Ittilâ_ e le altre opere che
citerò ne’ singoli casi.
[467] La copia del diploma ha Zagari, che non torna a nome etnico
noto. Ritenendo la grande somiglianza della _r_ col _w_ nella scrittura
affricana, leggo _Zegawi_; su la qual voce si vegga De Slane, traduz.
francese d’Ibn-Khaldoun, _Berbères_, tomo IV, pag. 31.
[468] Hamdi, o Giamadi; Halbasi, o Giolaisi, ec. dove mancano le vocali
e le trascrizioni greche. Altri non trovo affatto, come Arkhi, Baruki,
Betresen (_pitrusinu_? ossia prezzemolo) ec.
[469] Inedita dell’Università di Palermo.
Abu-Tâhir-Abd-er-Rahman-ibn-Abd-Allah-ibn-Zeidun-el-karawi.
[470] Righa è nome di tribù berbera e anco di luoghi in Affrica, De
Slane, op. cit., tom. I, pag. 294. Si avverta che le stesse lettere,
mutativi i punti diacritici, porterebbero _Reba’i_, che torna alla
tribù arabica di Rebi’a, una di quelle che occuparono l’Affrica nell’XI
secolo, venendo dall’Egitto: (De Slane, op. cit., tom. I, pag. 32);
oppure a quella di Reb’a, ramo di Azd. (Ibn-Kaisarani, _Homonyma_,
Leyda, 1865, pag. 194.)
[471] Su questi ultimi tre nomi si vegga De Slane, op. cit., tomo I,
pag. 171, 282 e 285, e tomo III, 273, 279. Del resto, Verro potrebbe
esser nome latino.
[472] Il testo arabico avrebbe Argiâknû, e la trascrizione greca dà
ερτζυκνου. Aragigun è isoletta alla foce della Muluia, secondo Edrisi,
_Description de l’Afrique et de l’Espagne_, Leyda, 1866, pag. 206 della
traduzione.
[473] Mismar si chiamava la Penisola di Magnisi, tra Siracusa e Agosta.
La trascrizione greca di questo nome, che portavano due famiglie di
villani d’Aci, dà μεσίμερη. Se il copista greco avesse presa una _w_
per una _r_, sbaglio assai frequente nei manoscritti affricani, sarebbe
questo il notissimo casato de’ _Ma-es-samâ_ «Acqua del Cielo.»
[474] Quantunque Edrisi scriva il nome di Vicari _Biku_, la voce
Bekkara potea rappresentare questa o altra terra di Sicilia. Si vegga
il nostro lib. II, cap. X, pag. 418 del primo volume, nota 3.
[475] Questa iscrizione, edita dapprima nelle _Mines de l’Orient_, tomo
I, fu ripubblicata, sopra l’originale, da M. De Fresnel, nel _Journal
Asiatique_ di dicembre 1847, con una buona traduzione inglese di Farâs
Schidiâk. La data è del 569 (1174), il nome della sepolta, Maimuna
figlia di Hasan, figlio di Alì Hodseilita. Se non che dopo questo
nome, la versione portava «an attendant _of Ibn-es-Soosee_.» Parendomi
strana per più rispetti cotesta qualificazione, io domandai da Parigi
al mio compagno di esilio Francesco Crispi, allora in Malta, un lucido
di quelle parole e avutolo in dicembre 1853, non tardai a leggervi
«soprannominato Ibn-es-Susi.»
[476] Si vegga il lib. V, cap. I, pag. 27, 28, 30, 34 di questo volume.
[477] Lib. V, cap. V, pag. 140 di questo volume.
[478] Gregorio, _Considerazioni_, lib. I, cap. I, note 25, 26 ec. È
inutile citare i diplomi antichi che contengono nomi francesi. Noterò
in vece che in uno del 1175, pubblicato dal Gregorio, _De supputandis_,
ec., pag. 52 e segg., indi da Spata, _Pergamene_, ec., pag. 451 segg.,
traduzione latina del XIII secolo dall’arabico e dal greco, si leggono
i nomi di Sir Bonom de Custasin, Sir Ricalinus de Calatabutur ec. In un
diploma arabico inedito della Chiesa di Cefalù, serbato nell’Archivio
di Palermo, si legge il nome di un Sir Gulielm, banchiere o non so che
in Cefalù. Par che i francesi, nobili o no, nel XII secolo amassero in
Sicilia di fregiarsi col titolo di _Sire_.
[479] Esaminati diligentemente i nomi di tutti i comuni attuali e de’
villaggi abbandonati, che sono pur molti, i quali io già pubblicava
nel 1859 con la _Carte Comparée de la Sicile_, ne occorre pochi, di
pochissima importanza e origine dubbia: _Castelnormando_ si chiamava
nel XVII secolo, al dire dell’Amico, _Dizionario topografico_,
l’attuale Comune di Valledolmo, ma non ve n’ha notizie anteriori;
_Ciambra_ un villaggio presso Monreale; _Merhela Gulielm_ (la stazione
di Guglielmo) un luogo presso Monreale, che parrebbe stazione di caccia
d’uno dei re di quel nome. Tralascio _Francavilla_, comune, e Monpileri
villaggio distrutto su l’Etna, poichè Pila, Piliere sono nella nostra
favella, come nella francese. Metto anco da canto i nomi composti
con la voce _burg_,i quali possono riferirsi tanto al francese quanto
all’italiano e all’arabico.
[480] Presso Caruso, _Bibl. Sicula_, pag. 477.
[481] Falcando presso Caruso, _Bibl. Sicula_, pag. 466. Lo sciocco
Arrigo de’ principi di Navarra, fratello della Regina, era stigato
da’ cortigiani a prender la somma degli affari in luogo di Stefano
de’ conti di Perche. E schivando il peso superiore alle sue forze,
allegava tra le altre cose: _francorum se linguam ignorare, que maxime
necessaria esset in_ CURIA. Si trattava dunque, non del paese, ma
della corte; dove il principe fanciullo, bisnipote del conte Ruggiero,
e discepolo di Pietro di Blois, parlava com’e’ pare il francese; e
i cortigiani italiani ed arabi si adattavano. Si ricordi con ciò
l’attestato di Ibn-Giobair, che lo stesso Guglielmo II parlasse
l’arabico. Infine è da notare che delle lingue usate nella corte
poliglotta di Palermo, la men difficile al Navarrese doveva esser
quella della Francia.
[482] _Considerazioni_, lib. I, cap. I, nota 27.
[483] Cap. cit., nota 28.
[484] _Strenuos bello milites Longobardos_ (del Napoletano) _ac
Transmontanos.... sibi largitionibus alliciens_, dice il Falcando del
ministro Majone, presso Caruso, _Bibl. Sicula_, pag. 419. Poi ve n’ebbe
degli Spagnuoli, op. cit., pag. 439 e sempre de’ Musulmani.
[485] In questo medesimo libro, cap. VII, pag. 191 del volume.
Sappiamo da Pietro di Blois (_Epistolæ_, nº 66), che dopo la morte di
Guglielmo il Malo, l’Arcivescovo di Rouen mandò alla corte di Palermo
trentasette giovani francesi dotti o di nobil sangue. Si veggano le
epistole di San Tommaso di Canterbury e dell’abate di Cluni alla regina
reggente in Sicilia e al ministro di lei Riccardo Palmer, nel cui
epitaffio mi pare compendiata la biografia degli avventurieri di cui
trattiamo:
_Anglia me genuit, instruxit Gallia, fovit_
_Trinacris._
[486] Ibn-el-Athir, testo nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, pag.
278, Novairi nella stessa opera, pag. 448, e presso Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, pag. 26.
[487] Ugo Falcando presso Caruso, _Bibl. Sicula_, pag. 406-407.
[488] Diploma del 1193, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, pag. 1288.
La voce _rua_ o _ruga_ di certo non prova l’origine francese della
popolazione. Oltrechè Messina era essenzialmente greca, leggiamo quella
voce in un diploma del Barbarossa, il quale prometteva ai Genovesi
_rugam unam cum ecclesia, balneo, fundico et furno_ in ogni città che
lo impero fosse per acquistare nel regno di Sicilia. _Liber Jurium
Reipub. Genuensis_, tomo I, pag. 207, diploma del giugno 1162.
[489] _Ravellus magister Amalphitanorum Messane_, è soscritto in un
diploma greco del 6680 (1172), traduzione latina presso Gregorio,
_Considerazioni_, lib. II, cap. II, nota 32.
[490] Diploma arabico del Monastero di Monreale dato il 1182, e
traduzione latina presso Del Giudice, _Descrizione del Tempio.... di
Morreale_, pag. 12, in fine della divisa di Summini.
[491] Michele da Piazza, presso Gregorio, _Biblioteca Aragonese_, tomo
II, pag. 77. La quale notizia si riferisce al XIV secolo.
[492]
_Acquaviva_ (Caltanissetta). _Acquaviva_ (Molise [due] Terra di
Bari, Ascoli).
_Altavilla_ (Palermo). _Altavilla_ (Principato Ulteriore,
id. Citeriore, Alessandria,
Monferrato).
_Bivona_ (Girgenti). _Bibbona_ (Pisa).
_Vicari_ (Palermo). _Biccari_ (Capitanata).
_Briga_ [S. Stefano di] _Briga_ (Novara, Cuneo).
(Messina).
_Brolo_ (Messina). _Brolpasino_ (Cremona). Si ricordi
anco _Broglio_.
_Burgio_ (Girgenti). _Borgio_ (Genova).
_Cammarata_ (Girgenti). _Camerata_ (Bergamo, Ancona).
_Caronia_ (Messina). _Corona_ (Bergamo).
_Castania_ (Messina). _Castana_ (Pavia); _Castano_
(Milano).
_Chiaramonte_ (Siracusa). _Chiaramonti_ (Sassari);
_Chiaromonte_ (Basilicata).
_Cinisi_ (Palermo). _Cinisello_ (Milano).
_Corleone_, anticamente _Coreglia_ (Lucca, Genova);
Coriglione, (Palermo). _Corigliano_ (Calabria,
Otranto).
_Gagliano_ (Catania). _Gagliano_ (Abruzzo, Otranto).
_Geraci_ (Palermo). _Gerace_ (Calabria).
_Gravina_ (Catania). _Gravina_ (Bari).
_Gualtieri_ (Messina). _Gualtieri_ (Reggio d’Emilia).
_Mirabella_ (Catania). _Mirabella_ (Principato);
_Mirabello_ (Cremona, Pavia,
Alessandria, Monferrato, Milano,
Molise).
_Motta_ [due] (Messina, _Motta_ (Calabria Ulteriore 1ª e