Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II - 38

Arabi dopo Mamûn, poichè l'opera geografica ch'egli aumentò e corresse
con le proprie osservazioni era quella d'Istakhri; della quale abbiamo
il MS. pubblicato in _fac-simile_ dal Dottor Moëller col titolo di
_Liber Climatum_, Gothæ, 1839, in 4º. Quivi, a p. 39, si trova il
disegno più primitivo che si possa immaginare del Mediterraneo: lo
spaccato di un orciolo, nel quale il collo affigura lo stretto di
Gibilterra e la pancia è piena di tre palle che rappresentano la
Sicilia, Creta e Cipro. Il circolo della Sicilia s'avvicina alla curva
che significa la costiera d'Affrica, ad un punto ove è scritto
“Tabarca.” Questa figura ridotta alla metà, si ritrova anche
nell'Atlante della _Géographie au moyen-âge_, del dotto Lelewel, tavola
terza. Un'altra figura vieppiù strana, a p. 25 dell'edizione di Gotha,
spinge la Sicilia a levante verso Tripoli.
[1199] _Journal Asiatique_, IV^e serie, tomo V (1845), p. 91, e
_Archivio Storico Italiano_, App. XVI, p. 21.
[1200] Squarcio riferito da Ibn-Scebbât, il cui testo si vegga nella
_Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 210.
[1201] _Mo'gem_, op. cit., p. 114.
[1202] Op. cit., p. 115. La _merhela_, “cavalcata” ossia quel tratto di
strada che si percorre d'un fiato, è misura itineraria degli Arabi, un
po' vaga, e diversa secondo i luoghi. Edrisi nella descrizione
dell'isola, _Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 48 del testo, ragiona la
_merhela_ leggiera a diciotto miglia in circa. Così gli 11 rilievi da
Messina a Trapani secondo il miglio di Sicilia del tempo di Edrisi che
risponde al miglio romano e all'attuale di Sicilia, tornerebbero a 198
miglia. Ma ragionando la _merhela_ a venti miglia, quella misura sarebbe
quasi esatta, poichè gli itinerarii della posta di Sicilia del 1839,
portavano 172 miglia a cavallo da Messina a Palermo per le Marine, e 68
da Palermo a Trapani per via rotabile, ch'è necessariamente più lunga.
Secondo lo stesso Edrisi, la giornata di cammino, diversa dalla
_merhela_, era da 24 a 36 miglia, e in media 30. Il miglio attuale di
Sicilia risponde a 1487 metri; il romano si ragiona 1481 o 1475.
[1203] Catalogo della Bodlejana, nº DLXIV (Marsh. 173), MS. del 1034
dell'egira (1624-5). La voce che traduco “Ausiliare” significa
propriamente “Colui che rende prospero un successo.” La voce “acciacchi”
è trascritta, non che tradotta. Il testo ha il plurale di _Sciakwa_, con
l'articolo _as-sciakwa_, donde parmi derivato _acciacco_.
[1204] Trascrivo anche questa voce. _Takwîm_, in arabo vuol dire
designazione di prezzo, annotazione precisa e indi libretto di appunti.
Questo MS. anche moderno, ma senza data, è segnato nella Biblioteca
Parigina, Ancien Fonds, 1027. Di certo s'è perduto nella nuova legatura,
una trentina d'anni fa, il titolo che si legge nel catalogo stampato e
in un foglio di mano del maronita Ascari: “_Takwîm al Adouiat al
Mofredat._” Il nome dell'autore è scritto diverso da quello di Oxford:
_Ibrahim-ben-abi-Said-al-Magrebi-al-Olaij_; ma forse portava Ibn-Ibrahim
e Sikilli in vece di Olaij, come lesse Ascari.
Del rimanente non solo i due MSS. sono identici al modo di prima e
seconda edizione corretta, ma la seconda edizione corse anche sotto il
titolo di “Ausiliare pei medicamenti semplici,” poichè Hagi-Khalfa,
edizione Flüegel, tomo IV, p. 182, nº 13, 145, dà appunto questo ad
un'opera di cui ignorava l'autore, la quale comincia con le stesse
parole del MS. di Parigi. Il principio dell'introduzione con le varianti
dei due MSS. si legge nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 694, seg., del
testo.
[1205] _Abbicci_ o meglio il greco α, β, γ, δ, che era l'ordine antico
degli Arabi, e in fatti presero da quello le notazioni numerali in
lettere.
[1206] Ecco le rubriche delle colonne verticali nel MS. di Parigi. — 1.
Nome del medicamento. — 2. Qualità (se vegetabile ec.). — 3. Specie
diverse. — 4. Quale specie sia da scegliere. — 5. Natura (se caldo,
freddo, secco ec.). — 6. Forza. — 7. Indicazione nelle malattie del
capo. — 8. Id. degli organi respiratorii. — 9. Id. degli organi
digestivi. — 10. Id. generali del corpo. — 11. Modo di adoperare il
medicamento. — 12. Dosi. — 13. Effetti nocivi. — 14. Come ripararvi. —
15. Surrogati. — 16. Numero progressivo. — Le colonne 7, 8, 9, 10, sono
molto più larghe che le altre. Nel MS. di Parigi le sedici colonne
prendono ambe le facciate del libro aperto e v'ha cinque semplici, ossia
cinque divisioni orizzontali, in ciascuna. Il MS., che finisce al fog.
122 recto, ha l'ultima pagina in bianco, sì che vi manca la conchiusione
e forse alcuno degli ultimi articoli.
[1207] Si vegga la bellissima edizione d'Avicenna fatta a Roma il 1593,
coi caratteri Medicei, p. 124, segg. Avicenna dà 800 semplici, Abu-Sa'îd
545. Entrambi li pongono nell'ordine alfabetico dell'_Abuged_; ma
l'ordine secondario in ciascuna lettera iniziale è diverso. Del resto
Avicenna compose questo capitolo in tavole, come Abu-Sa'îd, ancorchè
nella edizione romana, per guadagnare spazio, i cenni ch'erano in
colonne sian messi in continuazione.
[1208] MS. della Biblioteca pubblica di Leyde, dell'anno 899 dell'egira,
(1493), nº 41, segnato nel Catalogo del 1716, nº 727, p. 440. Il titolo
in arabico che leggiamo nel catalogo non si trova più nel MS. Io l'ho
pubblicato con la introduzione e la tavola dei capitoli nella
_Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 697 del testo.
Ecco la tavola dei capitoli: 1. Medicamenti semplici giovevoli contro la
cefalgia; 2.... contro le malattie degli occhi; 3.... degli orecchi;
4.... del naso; 5.... della bocca; 6.... della gola e del collo; 7....
del fegato e dello stomaco; 8.... degli intestini e purgativi; 9.... del
sedere e tumori che vi nascono; 10.... delle reni; 11.... della vescica;
12.... degli organi maschili; 13.... della matrice; 14.... delle
articolazioni; 15.... ferite; 16.... tumori e pustole (_buthûr_, donde i
_butteri_ del vaiolo); 17.... malattie polmonari; 18.... Febbri e
mal'aria; 19.... Veleni e morsicature di animali; 20.... Sostanze
proficue alla sanità generale della persona.
[1209] Hagi-Khalfa, _Dizionario Bibliografico_, edizione di Flüegel,
tomo V, p. 75, nº 10,057.
[1210] Il mecenate ricordato da Hagi-Khalfa non si trova tra i principi
d'Affrica nè di Spagna; ma quel soprannome e quel nome proprio,
spesseggiavano nella dinastia hafsita di Tunis che surse in principio
del XIII secolo. Si potrebbe dunque supporre uom di quella famiglia che
non avesse regnato nè lasciato memoria di sè negli annali politici.
[1211] Imâd-ed-dîn, _Kharîda_, nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 589,
del testo. Questa notizia trovandosi nell'Antologia d'Ibn-Kattâ', il
poeta fu anteriore al principio del XII secolo.
[1212] Soiuti, _Tabakât-el-Loghewîn_, nella _Biblioteca Arabo-Sicula_,
testo, p. 674. Almanzor tenne l'oficio di primo ministro o piuttosto lo
scettro della Spagna dal 976 al 1001.
[1213] Ognun sa che molte consonanti non si distinguono altrimenti che
pei punti messivi sopra o sotto; e che la scrittura monumentale chiamata
Cufica non ha punti, il che la rende spesso sì incerta. Ma il carattere
_neskhi_ punteggiato si usò fin dal primo secolo dell'egira, com'or lo
provano varii monumenti; nè par che negli esemplari del Corano sia
caduto mai equivoco su le consonanti.
[1214] Questi si accennano con vocali e anche consonanti. Ma molte
consonanti prescritte dalle forme grammaticali non si notavano allora,
come il provano gli antichi esemplari del Corano. Si veggano i lavori di
M. De Sacy, _Notices et Extraits des MSS._, tomo VIII, p. 290 segg., 355
seg., e tomo IX, p. 76, seg. La lista delle lezioni arcaiche o erronee
che voglian dirsi, delle copie primitive del Corano, è molto più lunga,
come si vede nei frammenti su Pergamena che possiede la Biblioteca di
Parigi, Suppl. Arabe.
[1215] Si riscontrino: Imâd-ed-dîn, _Kharîda_, squarcio tolto da
Ibn-Kattâ', nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, testo, p. 598; Dsehebi,
_Anbâ-en-Nohâr_, op. cit., p. 645, ed Hagi-Khalfa, edizione di Flüegel,
tomo II, p, 209, nº 2472, tomo VI, p. 36, nº 12,632, e p. 70, nº 12,752.
Il nome è dato diversamente, ma si vede l'identità della persona.
Nella _Kharîda_ troviamo dodici versi di questo autore. I primi quattro
son cavati da una elegia d'ignoto argomento; se non che vi leggiamo:
“Ed entra (_il nemico o l'esercito_ ec.) in un deserto che ha abitatori:
entra come il mare; se non che gli manca l'onda amara.
“Vedresti lor lettighe da camelo piene di nemici che portan via la
preda, navigar quasi galee su le teste degli abitatori.” MS. di Parigi,
Ancien Fonds, 1375, fog. 49, v. 7, e del British Museum, fog. 37, v. 7.
[1216] “Le gitto uno sguardo furtivo, temendo per lei gli appuntatori e
le spie.
“E vorrei lamentarmi seco di questo immenso affetto, ma non oso; tanto è
il mio pudore!
“Quantunque ella sembri avara dell'amor suo, tutto io le dono il mio e
la candida amistà.
“E nasconderolle, quand'anco ne dovessi morire, l'incendio di dolore che
m'ha messo (_in seno_).” MSS. cit.
[1217] “Non domandar agli uomini del secolo che operino secondo
giustizia: da ciò li scusano i costumi del secolo e degli uomini.
“E se vuoi che duri l'amistà col tuo compagno, studiati a chiudere gli
occhi su quel ch'ei fa.” MSS. cit.
[1218] _'Irâb_, è la dottrina delle mutazioni grammaticali dei vocaboli,
astrazion fatta della sintassi che si chiama _Nakw_.
[1219] Si confrontino: Soiuti, _Tabakât-el-Loghewîn_ nella _Biblioteca
Arabo-Sicula_, testo, p. 673, 674; Hagi-Khalfa, edizione Flüegel, tomo
I, p. 356, nº 926, e IV, p. 284, nº 8398; e Ibn-Khallikân, edizione del
Wüstenfeld. Avvertasi che Ibn-Besckowâl, secondo il MS, della _Société
Asiatique_ di Parigi, il solo che io abbia potuto consultare, nol dice
di Saragozza, ma soltanto spagnuolo; nè fa menzione dell'origine di
Medina. Potrebbero esser dunque due Ismail-ibn-Khelef, l'uno spagnuolo e
l'altro siciliano.
[1220] Così la chiamano gli Europei. Si pronunzierebbe più correttamente
_Amr_.
[1221] Si confrontino: Dsehebi, _Anbâ-en-Nohâ_ nella _Biblioteca
Arabo-Sicula_, testo, p. 647, e Soiuti, _Tabakât-el-Loghewîn_, op. cit.,
p. 676. Ho corretto secondo Soiuti il nome che in Dsehebi si legge
Omar-ibn-Ali ec. Argomento l'età da quella del suo maestro Ibh-Fehhâm,
lodato di sopra, e del celebre tradizionista Silefi, morto il 1180, il
quale al dir di Dsehebi conobbe Omar-ibn-Ali al Cairo Vecchio.
[1222] Casiri, _Bibliotheca Arabico-Hispana_, tomo I, p. 501, trascritto
dal Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 237. Ma Casiri non dà in arabico
nè il nome dell'autore, nè il titolo del libro. Dice il primo oriundo
siciliano e nato a Ceuta, avendo letto al certo _Sikilli_ e _Sibti_; che
potrebbe significare “Siciliano stanziato a Centa” o al rovescio. Duolmi
che le difficoltà dell'Escuriale e le mie, mi abbian tolto di andare a
studiar questo Manoscritto, come ho fatto di tutte le altre opere
d'Arabi siciliani.
[1223] Op. cit., p. 644.
[1224] Imâd-ed-din, _Kharîda_, estratti dalla _Dorra_ d'Ibn-Kattâ',
nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 597 e 592. Del primo abbiam due
versi tolti da un'elegia ed un epigramma in altri due versi; del secondo
due soli versi; ed altrettanti del terzo.
Ecco l'epigramma di 'Atîk, nella _Kharîda_, MS. di Parigi, fog. 46
verso, e del British Museum, f. 35 verso.
“Non temer (_il soggiorno_) di un poderetto presso picciol paese; chè là
dove si respira, si mangerà.”
“Iddio scompartisce il nutrimento a tutte le creature, e il tribolarsene
è da stolto.”
[1225] Ibn-Besckowâl, op. cit. all'articolo: Khelef-ibn-Ibrahim-
ibn-Khelef, soprannominato Ibn-Hassâr, il quale nacque il 427 e
morì il 511 (1036-1117).
[1226] Ancorchè le due sorgenti della sua biografia lo chiamino entrambe
Sikilli, pure Imâd-ed-dîn lo mette tra i poeti dell'Africa propria,
senza spiegare il perchè.
[1227] Si riscontrino: Imâd-ed-dîn, _Kharida_, estratto della _Dorra_
d'Ibn-Kattà', nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 604 del testo, e
Dsehebi, _Anbâ-en-Nohâ_, op. cit., p. 647. Il primo dà il nome di
Mohammed Ibn-Abi-Bekr, il secondo di Abu-Bekr-Mohammed-ibn-Abd-Allah; ma
la supposta causa della morte, raccontata da entrambi con poco divario,
non lascia dubbio su l'identità della persona. I versi, che son sette,
si leggono nella _Kharîda_. Il misero pazzo dice che versava a un tempo
lagrime e sangue; e finisce così:
“Oh! sventura, amici miei, fui ferito; e non v'accorgeste che mi fiedean
le spade di due pupille.”
“Il fegato mi si è versato nel petto. E fino a quando vedrò alternar la
mattina e la sera, cruciato sempre dall'amore?” MS. di Parigi, fog. 133
recto, e del British Museum, fog. 100 recto.
[1228] Si vegga la pregevole monografia malekita di M. Vincent,
intitolata _Études sur la loi musulmane_, Paris, 1842, in 8º.
[1229] _Mo'gem-el-Boldân_ nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, testo, p.
123, ed Aggiunte a p. 40 della Introduzione. Iakût, non so su qual
fondamento, vuol che il nome “Calabria” si legga in arabico _Killawria_.
[1230] Makrizi, _Mokaffa'_, nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, testo, p.
663, il quale non porta data; ma ce l'additano i nomi di Gioneid e Nûri,
ricordati da Giami nelle Vite dei Sufiti. Abu-l-Kasim-Gioneid da Bagdad,
tenuto in suo tempo il primo veggente o visionario dell'Irâk, sagace al
certo e sentenzioso, morì il 297, 298 o 299 (909-911); ed
Abu-Hosein-Ahmed-ibn-Mohammed-Nûri, che si credea secondo solo a
Gioneid, era trapassato pochi anni innanzi. Si vegga la biografia di
Gioneid, tradotta dal persiano di Giami per M. De Sacy, _Notices et
Extraits des MSS._, tomo XII, p. 426 a 429 con le note corrispondenti.
[1231] Par desso l'Abu-Bekr Sikilli che Giami pone in lista, op. cit. p.
409. D'altronde Makrizi nel cenno biografico non dimenticò
l'appellazione di Sufita.
[1232] Perchè Makrizi lo chiama Misri e Sikilli. Non è mica probabile
ch'ei fosse nato in Egitto e venuto in Sicilia.
[1233] Hagi-Khalfa, edizione Flüegel, tomo IV, p. 474, nº 9271.
[1234] Ibn-Besckowâl, op. cit., al nome: Derrâg. L'età si scorge da
quella d'un suo maestro in Spagna, per nome Abu-Gia'far-Ibn-'Awn-Allah,
che andò in pellegrinaggio il 342 (953).
[1235] Ibn-Besckowâl, op. cit. a questo nome. Un discepolo di Râik, per
nome Sa'Id-ibn-Iûsuf da Calatayud, morì il 395 (1004).
[1236] Imâd-ed-dîn, _Kharîda_, estratto dalla _Dorra_ d'Ibn-Kattâ nella
_Biblioteca Arabo-Sicula_, testo, p. 595. Il titol di emiro si diè per
cortesia a tutti i rampolli di famiglie principesche. Mi par bene
tradurre tutti i versi che abbiamo di lui, alle allusioni dei quali non
troviamo riscontro nelle croniche; ma vanno naturalmente tra
l'abdicazione di Iusûf, 998, e la caduta della dinastia.
“Ella mi dicea: Ho visto uomini prodi, ma nessuna (_spada_) del Iemen
agguagliò mai la tua.
“Uso tanto ai tumulti della plebe, che ormai ti credi invulnerabile a
lor sassi.
“Ma fino a quando affronterai temerario i fati, offrirai il petto alle
lance?
“Ed io le risposi: Di tutto ho sentito parlare fin qui, fuorchè d'un
Kelbita vigliacco.”
E scrisse ad un suo cugino questo rimbrotto:
“Ti credei spada ch'io sguainassi contro il nemico, non che volgessila
contro me medesimo.
“Mi affaticai ad innalzarti ed onorarti; ed eccomi alfine sgarato
(_chiuso_) in un carcere, non lungi dalle tue stanze.”
[1237] Homaidi, _Geswat-el-Moktabis_ nella _Biblioteca Arabo-Sicula_,
testo, p. 578. L'autore, che nacque il 1029 e morì il 1097, trascrive
due versi di Ahmed-ibn-Abi-Mokâ ch'eran passati per la bocca di
Abbas-ibn-Amr nel seguente modo: 1 Abu-Mohammed-Ali; 2 il cadi
Ibn-Soffâr; 3 Abbas-ibn-Amr; 4 Thâbit da Saragozza, ec. Però il
soggiorno di quel Siciliano in Spagna par si debba riferire ai primi
trent'anni del secolo.
[1238] Ibn-Besckowâl, _Silet_, nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, testo,
p. 578. Le cagioni che lo avessero distolto dal tornare in Sicilia e dal
rimanere in Granata, non son dette dal biografo ma supposte da me.
[1239] Makrizi dà il nome d'Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Mosallim,
(secondo, altri, aggiugne, Moslim) ibn-Mohammed, Koreiscita. Degli altri
scrittori che facciano parola di lui, Hagi-Khalfa segue il nome dato da
Ibn-Khallikân, Soiuti quel che ai trova in Makrizi, i rimanenti lo
chiamano Mazari, o Abu-Abd-Allah-Mohammed-Mazari.
[1240] Il testo d'Ibn-Khallikan dice “la memoria delle tradizioni e il
_Kelâm_, sopra quelle.” _Kelâm_, come abbiam notato altrove, era la
“scolastica” il metodo delle scuole teologiche. Però mi sono discostato
dalla versione di M. De Slane “the Manner in which be lectured on that
subject.”
[1241] Qui anche mi è parso che la voce “dottrine” renda il testo
_fewâid_, più precisamente che la versione litterale inglese “good
passages.” Di quest'opera fan parola Ibn-Khallikân, e Makrizi; e la nota
Hagi-Khalfa, edizione Flüegel, tomo II, p. 545, nº 3908.
[1242] Ibn-Khallikân e Makrizi, il quale la dice positivamente di
subietto teologico.
[1243] Makrizi.
[1244] Iakût, nel _Moseterik_, edizione di Wüstenfeld all'articolo:
“Mazara.”
[1245] Appendice anonima ad Hagi-Khalfa, nella edizione di Flüegel, tomo
VI, p. 650, nº 93.
[1246] _Adab_, dicono gli Arabi in una parola. _L'Encyclopédie des Gens
du monde_, sarebbe appo loro un'opera di _Adab_, la qual voce racchiude
la buona educazione.
[1247] Ibn-Khallikân lo dice _Motefennin_, ossia dotto in varii rami di
sapere; il furioso teologo Ibn-Mo'allim, MS. di Parigi, Suppl. Arabe,
200, fog. 100 verso, aggiugne: “e primeggiò nella scienza del detto e
dello speculato.”
[1248] Kharesci, _Comento_ al Compendio di Khalîl-ibn-Ishak, Ms. di
Parigi, Sup. Ar. 405. foglio 5 verso. Debbo avvertire che simile
notizia, con poco divario, mi è stata data dall'erudito e svegliato
Soleiman-Kurdi da Tunis, che ho conosciuto a Parigi, il quale ricordava
benissimo il fatto della sepoltura di Mazari a Monastir, cavato, credo
io, da Ibn-Khallikân.
[1249] Kharesci, l. c. Si vegga anche la versione del Khalîl, _Précis de
jurisprudence musulmane_ etc., traduit par M. Perron, tomo I, p. 5, e la
nota del traduttore a pag. 511. Della _Modawwana_ abbiam fatto cenno nel
Libro III, capitolo XI, p. 222 di questo volume.
[1250] Makrizi.
[1251] Makrizi, il quale dà nomi d'un Ahmed-ibn-Ibrahim-Razi, maestro
suo al Cairo vecchio, e di parecchi discepoli ch'ebbe Mazari ad
Alessandria.
[1252] Zerkescl, _Storia degli Almohadi_, nella _Biblioteca
Arabo-Sicula_, testo, p. 522. Argomento la data del soggiorno a Mehdia
da quella che si assegna al passaggio del giovane Ibn-Tûmert in detta
città, cioè la fine del quinto secolo dell'egira. Si veggano
Ibn-Khaldûn, _Histoire des Berbères_, versione di M. De Slane, tomo II,
p. 163, e il _Kartâs_, versione del professore Tornberg, intitolata
_Annales Regum Mauritaniæ_, tomo II, p. 150. Ibn-Tûmert comparve più
zelante asci'arita che il suo maestro Mazari; ma il maestro era dotto e
galantuomo; il discepolo spezzava strumenti di musica, sgridava nobili
donne per le strade, architettava miracoli; e suscitò nella schiatta
berbera una delle più importanti rivoluzioni che mai vi fossero
avvenute.
[1253] Ibn-Khallikân dice che alcuni riferissero la morte di Mazari il
18 rebi' primo del 536, altri il lunedì 2 dello stesso mese. Questo
giorno di settimana non va bene secondo i nostri calendarii. Nel conto
civile, rebi' primo di quell'anno cominciò di sabato, e nel conto
astronomico di venerdì; il che s'aggiunga alle tante prove che i
Musulmani nel medio evo contavano i mesi non sul calendario, ma su le
testimonianze legali di chi avesse vista primo la luna nuova.
Il _Baiân_, testo, tomo I, p. 322, dà la morte di Mazari il 536; Makrizi
il 530, Kâresci, l. c., il 536.
[1254] Villaggio ad otto miglia, O. S. O., da Tunis.
[1255] Penisola alla estremità meridionale del Golfo di Hammamet, non
lungi da Mehdia. Sapendosi che Mazari morì in Mehdia, e che il cimitero
di questa città era in _Monastir_, non ho dubbio a leggere così in vece
di _Menasciin_, che nella edizione dei Wüstenfeld si dà come luogo della
sepoltura di questo insigne giurista.
[1256] Si confrontino: Ibn-Khallikân, _Biographical Dictionary_,
versione di M. De Slane, tomo III, p. 4, e testo, tomo I, p. 681, e
nella edizione del Wüstenfeld, fascicolo VII, p. 12, biografia 628;
Makrizi, _Mokaffa'_, nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, testo, p. 667,
668; Soiuti nel cenno biografico di Abd-el-Kerîm-Iehia-ibn-Othman,
_Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 676; Zerkesci, Hagi-Khalfa ed
Ibn-Mo'allim, ll. cc. Il libro di quest'ultimo, venutomi alle mani dopo
la pubblicazione della _Biblioteca Arabo-Sicula_, fu scritto tra il 701
e 708 dell'egira (1302-1308) a Damasco: una furibonda polemica
asci'arita, nella quale son levati a cielo gli ortodossi e s'invoca la
spada dei principi contro chi differisse d'un pelo dalla loro credenza.
Il titolo dell'opera d'Ibn Mo'allim è _Stella del ben diretto_, e
_lapidazione del traviato_.
Debbo avvertire in ultimo che si potrebbero supporre due scrittori
contemporanei nati a Mazara entrambi e nominati Mohammed; cioè il figlio
di Alì e li figlio di Mosellim; Makrizi non solamente dà al suo Mazari
questo nome patronimico ma anche altro nome di tribù, e lo dice morto di
scia'bân 530 (maggio 1136); le quali particolarità tutte differiscono da
quelle che leggiamo in Ibn-Khallikân e negli altri autori citati.
Makrizi avrebbe dunque confuso il Mazari tradizionista domiciliato in
Alessandria con quello assai più rinomato che morì in Affrica.
[1257] Zerkesci, l. c.
[1258] Si vegga il cap. XI del Lib. III, p. 219, segg.
[1259] Karesci, l. c., il quale aggiugne che secondo altri Ibn-Iûnis
mori allo stesso giorno di rebi' secondo, cioè 20 giorni appresso.
Probabilmente è questi lo _Sceikh Siciliano_ che veggiamo nell'antica
compilazione malekita anonima, intitolata _Sciarh-el-Ahkâm_, MS. di
Parigi, Ancien Fonds, 480, fog. 85 verso; e il _Siciliano_ citato da
Agihûri nell'altro Commentario sopra Khalîl, MS. di Parigi, Suppl.
Arabe, 397, vol. I, fog. 390 recto. Secondo una lista messa a capo delle
glose di Ahmed Zurkani all'opera di Khalîl, MS. di Parigi, Suppl. Arabe,
402, fog. 1 recto, la citazione _Sikilli_ indicava sempre
Mohammed-ibn-Iûnis.
[1260] Si vegga sopra la nota a pag. 478.
[1261] Ibn-Besckowâl, op. cit., nell'articolo di Soleiman-ibn-Iehia.
Costui, tornato a Cordova, vi professava dritto malekita nel 478 (1085).
Credo Abd-el-Hakk discepolo d'Ibn-Iûnis, perchè lo _Sciarh-el-Ahkâm_, dà
su l'autorità sua una sentenza d'Ibn-Iûnis, l. c.
[1262] Hagi-Khalfa, edizione Flüegel, tomo II, p. 479, nº 3785.
[1263] Makkari, _Analectes sur l'histoire_ ec. _d'Espagne_, testo
arabico, tomo I, p. 917. I _Detti arguti_ son tra le venti opere celebri
che accennò in cinque versi il letterato spagnuolo Ibn-Giâbir, morto in
Aleppo il 780 (1378), delle quali Makkari dà i titoli compiuti.
[1264] Ibn-Besckowâl, op. cit. all'articolo: Thâbit, Sikilli.
[1265] Makrizi, _Mokaffa'_, nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, testo, p.
664. Rebe'i è nome etnico che si riferisce a famiglie di varii ceppi
arabici: Nizâr, Azd, Temîm, Kelb, ec. V'ha nella raccolta del Di
Gregorio, p. 171, la iscrizione sepolcrale d'un Rebe'i, morto il 1026.
[1266] Ibn-Besckowâl, op. cit., al nome d'Ali-ibn-Othmân: Il titolo
dell'opera è _Loma'-fi-Asl-el-Fikh_. Il nome etnico dell'autore forse va
letto “Adserbi” e significherebbe “oriundo dell'Aderbaigiân.” Ali
potrebbe per avventura essere il medesimo di cui rimanea nel Museo di
Daniele l'iscrizione sepolcrale citata nella nota precedente; dove la
voce Rebe'i è preceduta da altre che mancano, fuorchè la sillaba _an_,
ch'è appunto la desinenza del nome patronimico Othmân. In tal supposto,
l'andata in Spagna tornerebbe nei primi venticinque anni dell'XI secolo;
nè parrebbe inverosimile che l'erudito mercatante fosse ito a morire a
Napoli, o Salerno.
[1267] Ibn-Besckowâi, op. cit., a questo nome. Il titolo dell'opera è
_Tebsira-fil-Fikh_; la quale manca in Hagi-Khalfa, al par che la
precedente.
[1268] Makrizi, citato da Sacy, _Chrestomathie Arabe_, tomo I, p. 196.
Su l'officio di _mohtesib_, si vegga qui sopra la p. 8, Lib. III, cap.
I.
[1269] _Kharîda_, d'Imâd-ed-dîn, nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, testo,
p. 604. Un giorno il cadi entrando nella stanza del primo ministro
Afdhal, vistogli dinanzi un calamaio d'avorio intarsiato di corallo,
improvvisò:
“Per divina possanza si ammollì il ferro nelle mani di David, sì che il
filò in maglie come gli piacque.
“Ed ecco arrendevole a te il corallo, pietra che l'è, forte e schiva al
tratto.”
Un'altra volta, avendo fatto Afdhal condurre un canale infino al
villaggio di Karâfa presso il Cairo, il cadi che possedea quivi una casa
ed un orto, gli domandò l'acqua per la casa. Il fece in sette versi, nei
quali descrivendo gli alberi intristiti del suo giardino, conchiude
così:
“All'udire il lamento del bindoli (_sul canale, gli alberi_) dicono con
favella d'afflitto innamorato:
“Veggo l'acqua ed ardo di sete, ma ahimè non ho modo di andarvi a bere.”
V'han di lui pochi altri versi erotici.
[1270] Hagi-Khalfa, edizione Flüegel, tomo IV, p. 398, nº 8978. Ibn-Ge'd
è chiamato _sceikh_, cioè dottore, e _imâm_, cioè principe, onoranza che
già dai capi di scuola scendeva ai dotti di minor nota.
[1271] _Mo'gem_ nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, testo, p. 114.
[1272] Hagi-Khalfa, edizione di Flüegel, tomo VI, nº 13,437, p. 265.
[1273] Si vegga il cap. XIII di questo Libro, p. 433, nota 6.
[1274] _Mogtehid_, come si è detto altrove, significa “dottore che cava
dall'analogia e dalla ragione novelli assiomi o corollarii dì
giurisprudenza.”
[1275] Così traduco _rekâik_, plurale di _rekîka_, litteralmente
“sottilità.” Il significato tecnico è: “virtù di intelletto, di studio e
di costumi che innalza l'uomo sì che s'avvicini alla divinità.”
[1276] Citato da Iakût, nel _Mo'gem_, articolo _Sementâr_ che si vegga
nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, testo, p. 113, 114. Oltre Ibn-Kattâ',
l'autore del _Mo'gem_ si riferisce ad un Mohibb-ed-dîn-ibn-Niggiâr, che
alla sua volta allegava Abn-Hasan da Gerusalemme.
[1277] _Mo'gem_, l.c.
[1278] “Discordie civili incalzanti; popolo dimentico (_di sè stesso_);
secolo che infierisce sul genere umano:
“Quelle soggiornano in questo a lor agio; nè accennano d'andar via:
coprono (_il mondo_) tutto d'iniquità e d'errore.
“O sconsigliato procacciator di male, seguace d'ogni colpa, che mi dirai
tu?
“Hai venduto la tua casa dell'eternità a vilissimo prezzo, di ben
mondano che svanirà quanto prima.”
Si vegga il testo di Oxford nella _Bibl. Arabo-Sicula_, p. 36 della
Introd.
[1279] _Mo'gem_, nella _Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 114.
[1280] Il biografo scrive che costui _ietekallam_, cioè litteralmente
“ragionava;” ma il significato proprio è “ragionava secondo la scuola
teologica detta degli Arabi _Kelâm_, che torna quasi alla nostra
teologia scolastica.” Si vegga Renan, _Averroës et l'Averroïsme_, p.
79-80.
[1281] Homaidi aggiugne ch'ei “trattava anche le scienze” (_olûm_): si
deve intendere dunque d'altre scienze che la teologia, e però legge, o
matematiche o filosofia.
[1282] Il breve cenno biografico di costui si legge nel
_Gedswet-el-Moktabis_ di Homaidi, MS. della Bodlejana, estratto, nella
_Biblioteca Arabo-Sicula_, p. 578. Ibn-Besckowâl, Ms. della Società
Asiatica di Parigi; al nome di Alî-ibn-Hamza, copia il cenno di Homaîdi.
[1283] Si vegga la bella prefazione di M. De Sacy agli estratti delle
Vite de' Sufiti di Giâmi, dei quali diè il testo persiano e la
traduzione francese, aggiungendovi il testo arabico e versione d'un
capitolo dei Prolegomeni d'Ibn-Khaldûn, _Notices et Extraits des MSS._,
tomo XII, p. 287, segg.
Ibn-Khaldûn sembra molto proclive alla dottrina sufita, di che riferisce
l'origine ai compagni di Maometto; e si sforza a spiegare l'estasi
sufita con la doppia sorgente delle percezioni umane dalle sensazioni