Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II - 28
città di Kairewân e ad un altro fratello per nome Khalf nel
Castel-vecchio. Ibn-Khaldûn, l. c., afferma che Ibn-abi-Khinzîr fosse
stato dei notabili della tribù di Kotama. Lo credo, piuttosto dei
principali della setta, ma di schiatta arabica. L'Haftariri che si legge
tra i nomi di questo governatore di Sicilia nella versione latina di
Abulfeda, è falsa lezione di Abi-Khinzîr. Questo soprannome poi del
padre, suona in lingua nostra “Quel dal cinghiale.”
È bene avvertire che il Rampoldi, _Annali Musulmani_, an. 909, tomo V,
p. 119, 123; sognò un viaggio del Mehdi in Sicilia e parecchi aneddoti
della sollevazione di Palermo contro Ahmed-ibn-abi-Hosein-ibn-Ribbâh; i
quali non sembrano errori di compilatori arabi ch'egli avesse avuto per
le mani, ma particolari aggiunti del proprio al Nowairi e agli annali
chiamati di Scehab-ed-dîn.
[275] Il nome di costui si legge nel _Baiân_, tomo I, p. 129.
[276] Ibn-el-Athîr e Ibn-Khaldûn, ll. cc.
[277] Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 12.
[278] Idem, p. 13, e _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, p.
44.
[279] Ibn-el-Athîr e ibn-Khaldûn, ll. cc.
[280] _Baiân_, tomo I, p. 158 a 172.
[281] Il solo cronista che racconti questo episodio adopera qui una voce
che può significare: “suppose o diede a credere.”
[282] Al dir dei cronisti, più degni di fede, lo Sciita fu assassinato
di febbraio 911. Il tumulto di Palermo accadde nella state seguente o
più tardi; poichè Ibn-abi-Khinzîr, venuto d'agosto 910, andò all'impresa
di Demona nella primavera o nella state del 911.
[283] _Sâheb-el-Khoms._ Per errore del Caruso (_Chronicon
Cantabrigiense_, an. 6421), seguito dal Di Gregorio, dal Martorana e dal
Wenrich, questo titolo di oficio fu tradotto “Signore d'Alcamo:” ed è
sbaglio da non perdonarsi ad orientalista. M. Caussin, che v'era caduto
anch'egli, cercò di correggerlo nella versione francese del Nowairi,
pubblicata in Parigi, p. 24.
[284] Si confrontino: Ibn-el-Athîr, an. 296, MS. A, tomo II, fog. 198
verso; MS. C, tomo IV, fog. 290; Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 12, 13; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 159. I particolari del tumulto e il governo provvisionale di
Khalîl son riferiti dal solo Nowairi. Ho seguíto quest'ultimo per la
data dell'arrivo di Ali-ibn-Omar in Sicilia.
Ibn-el-Athîr, an. 296, MS. A, tomo II, fog. 200 recto; e MS. C, tomo IV,
fog. 290 verso, nel capitolo intitolato “Racconto della uccisione di
Abu-abd-Allah lo Sciita,” narra la rivolta di un Ibn-Wahb in Sicilia.
Riscontrandola coi capitoli dei fatti di Sicilia posti sotto la rubrica
del 296 e del 300, si vede che quella narrazione non regge; e che fu
tolta, senza molta critica, da qualche racconto della rivoluzione
d'Ibn-Korhob nel 300, nel quale erano sbagliati il nome e la data.
[285] Così in uno squarcio di A'rib, inserito nel _Baiân_, tomo I, p.
169. Gli altri cronisti, accorciando, scrivono Ahmed-ibn-Korhob.
[286] Veggasi il Lib. II, cap. IX, tomo I, p. 400, nota.
[287] Mohammed-ibn-Sirakusi eletto emir nel 903. Siracusa fu presa,
distrutta e abbandonata nell'878. Il padre dunque non poteva esser nato
in quella città, e dovea il nome di _Siracusano_ alla vittoria.
[288] Ibn-el-Athîr, an. 300, MS. A, tomo II, fog. 206 recto; MS. B, tomo
IV, fog. 293 recto. Il primo MS. in vece della lezione “domi” ha
“disperda.” Questo squarcio fu dato da M. Des Vergers, nello
Ibn-Khaldûn, p. 161, nota.
[289] Ibn-el-Athîr, an. 300, MS. A, tomo II, fog. 205 verso, MS. C, tomo
IV, fog. 293; Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 13;
Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 159.
[290] _Baiân_, tomo I, p. 169.
[291] _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, op. cit., p. 44.
[292] _Baiân_, l. c.
[293] Ibn-el-Athîr, _Baiân_, Nowairi, Ibn-Khaldûn, ll. cc. La data
precisa nella sola Cronica di Cambridge, l. c.
[294] Ibn-el-Athîr, l. c.
[295] Ibn-el-Athîr, an. 300, MS. A, tomo II, fog. 205 verso; MS. B, tomo
IV, fog. 293 recto; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 159.
[296] Nè la lettera nè il senso dei testi fan supporre che Ibn-Korhob
abbia preso tal partito _dopo_ l'ammutinamento di Taormina, e _per
rimediarvi_.
[297] Di coteste riflessioni non è risponsabile alcun cronista.
[298] Confrontinsi Ibn-el-Athîr, _Baiân_, Nowairi, Ibn-Khaldûn, ll. cc.
[299] Ciò si vede dall'ordine dei fatti presso Ibn-el-Athîr e
Ibn-Khaldûn.
[300] Veggasi il _Baiân_, tomo I, anni 300 e seguenti; Ibn-Khaldûn,
_Storia dei Fatemiti_, in appendice alla _Histoire des Berbères_ etc.
del medesimo autore, versione di M. De Slane, tomo II, p. 524.
[301] Si confrontino: _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6422;
Ibn-el-Athîr, l. c.; _Baiân_, anni 300 e 301, tomo I, p. 169 e 172;
Ibn-Khaldûn, _Storia d'Affrica_, e _Storia dei Fatemiti_, ll. cc. Le
date si ritraggon dalla sola Cronica di Cambridge.
[302] _Baiân_, tomo I, p. 169.
[303] Ibn-el-Athîr, l. c. senza porre la data a ciascun fatto della
rivoluzione d'Ibn-Korhob, ch'ei narra in un fascio nel 300.
[304] _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6423. Secondo la cronologia
seguita costantemente in questa cronica, la data torna senza dubbio al
914. Ma supporrei piuttosto uno sbaglio del cronista, che lo armamento
di due navilii siciliani al medesimo tempo, ovvero tale rapidità di
movimenti dell'unica armata, che avesse vinto il 18 luglio a Lamta, poi
osteggiato Sfax e Tripoli, poi toccato il porto di Palermo, e si fosse
trovata finalmente ne' mari di Calabria il lº settembre. Il nome di
luogo è scritto nel testo senza punti diacritici.
[305] Ibn-el-Athîr, l. c., il quale non parla del naufragio in Calabria.
[306] Θαλαμηπόλος.
[307] Nel IX secolo il χρυσίον valea da 13 a 14 franchi in peso di
metallo.
[308] Cedreno, ediz. Niebuhr, tomo II, p. 355.
[309] La guerra coi Bulgari, condotta dopo il trattato con la Sicilia,
fu combattuta il 917; Romano Lecapeno fu coronato a' 17 dicembre 919; la
ribellione di Calabria segui nel 920 e 921. Pertanto il Le Beau,
_Histoire du Bas Empire_, lib, 73, cap. XIII, con buona critica ha posto
il trattato di Sicilia nel 916. Un cenno di Giorgio Monaco, ediz.
Niebuhr, p. 880, porterebbe questo fatto alla 3ª indizione (914-15). Ad
ogni modo, come dalla state del 916 alla primavera del 917 non v'ebbe in
Sicilia alcun governo, così par che il trattato si debba mettere avanti
la ristorazione dell'autorità fatemita, e però al tempo d'Ibn-Korhob.
Posporre non si dee, sapendosi che un'armata del Mehdi assaliva Reggio,
d'agosto 918.
Ma anche lasciato da parte lo esame se il trattato si fosse fermato nel
915 nel 918 e anche 919, prima dell'esaltazione di Romano Lecapeno, egli
è certo che non si può collocare nel 928 come ha creduto il Martorana
(tomo I, p. 86), seguito dal Wenrich (lib. I, cap. XII, § 105). Il
Martorana ha preso i particolari del trattato da Cedreno e la data da
Nowairi. Ma parmi evidente che questa si debba riferire, non al trattato
primitivo, ma alla rinnovazione di quello tra Costantinopoli e i
Fatemiti; come spiegherò a suo luogo, nel capitolo seguente.
[310] Questo nome, dato dal solo Nowairi, è senza vocali nel
manoscritto. Senza dubbio non è patronimico, ma soprannome; e, come io
lo leggo, significa “Quel dal collo e faccia irsuti di peli.”
[311] Veggasi il capitolo seguente. L'assedio incominciò il 14 giugno
916. L'accusa sarebbe stata ingiusta, perchè i ladroni del Garigliano
non ubbidivano all'emir di Sicilia. Ma quando mai l'umor di parte
giudicò giusto i nemici?
[312] La data precisa è nella sola Cronica di Cambridge. Rispondevi con
pochissimo divario il _Baiân_, ponendo l'imprigionamento d'Ibn-Korhob
nell'anno 303, che finì il 3 luglio 916, e l'arrivo a Susa nel mese di
moharrem 304, cioè dal 4 luglio al 2 agosto.
[313] _Bab-es-selm._
[314] Confrontinsi: _Chronicon Cantabrigiense_, an. 6424 (1º settembre
915 a 31 agosto 916), presso Dì Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 44;
_Baiân_, an. 303 e 304, tomo I, pag. 175, 176; Ibn-el-Athîr, an. 300,
MS. A, tomo II, fog. 206 recto, MS. C, tomo IV, fog. 293 recto; Nowairi,
presso Di Gregorio, p. 13; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 160, 161 e _Storia dei Fatemiti_, in appendice alla
_Histoire des Berbères_, etc., tomo II, p. 525. Ibn-el-Athîr,
Ibn-Khaldûn che lo copia e Nowairi, pongono tutti i fatti, con error di
data, nel 300.
[315] _Baiân_, an. 304, l. c.
[316] Iahia-ibn-Sa'îd, continuatore degli annali di Eutichio, MS. di
Parigi, fog. 89 verse, accennando la rivoluzione d'Ibn-Korhob, la dice
domata da un capitano, del Mehdi per nome _Bagana_ o _Bogona_, etc.,
(ch'ei non mette vocali) il quale ridusse anche le città ribelli di
Barca e Tuggurt. Non ostante la inesattezza della narrazione, è evidente
che si tratti di Abu-Sa'îd ch'avea forse quell'altro nome, berbero,
com'ei mi suona all'orecchio.
[317] Confrontinsi; _Chronicon Cantabrigiense_, Ibn-el-Athîr, _Baiân_,
Nowairi, Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, ll. cc.
Il Rampoldi, tomo V, anni 914, 915, 916, 917, rimpastò e trinciò a modo
suo tutti questi avvenimenti, tolti dalla Cronica di Cambridge e da
Nowairi. Il Martorana, tomo I, p. 81, e il Wenrich, lib. I, cap. XI, §
103, han fatto d'un solo due capitani: Musa-ibn-Ahmed, e
Abu-Sa'îd-Aldhaif; e il Wenrich ha fatto venire bi Sicilia il primo nel
913, e l'altro nel 916.
[318] Confrontinsi: _Chronicon Cantabrigiense_, Ibn-el-Athîr, ll. cc.
[319] Si vegga la nota a p. 68, 69, di questo volume. Il mare
dell'antico porto si è ritirato notabilmente in pochi secoli; sia per
sollevamento del suolo, sia per alluvione del fiume Papireto, sia per
l'uno e per l'altro insieme. L'anno 972, quando venne in Palermo
Ibn-Haukal, il gran porto giacea nel quartiere delli Schiavoni (chiesa
di San Domenico, contrada del Pizzuto ec.), e l'arsenale, alla
_Khâlisa_, cittadella fabbricata dai Fatemiti il 937; la quale, dice
Ibn-Haukal, era circondata dal mare, fuorchè dalla parte di mezzogiorno.
Indi è evidente che le acque occupavan quella che si chiama tuttavia
“Piazza della marina” ancorchè più non guardi il mare. Fazzello afferma
che al principio del XVI secolo, tirando gagliardi venti di tramontana,
le onde batteano una porta della città e allagavan la piazza contigua, e
che ciò non avveniva più quand'egli scrisse, cioè verso il 1530. (_De
rebus siculis_ deca l, lib. VII, cap. I.) In oggi il mar grosso di
greco-tramontana, che dà per dritto entro la Cala, manda appena qualche
sprazzo a piè delle case e ricaccia i rigagnoli dentro gli aquidotti
della Piazza-marina. Però io credo che al principio del X secolo i due
bracci fossero stati sì bassi da non potervisi far soggiorno. Alla punta
di quel di Tramontana è in oggi il Castello, fabbricato sopra scogli a
fior d'acqua. Il braccio della _Kalsa_ o _Gausa_, come si chiama
tuttavia questo quartiere ed è la _Khâlisa_ Fatemiti si distingue
tuttavia benissimo a quella schiena che s'alza, tra la passeggiata della
marina propriamente detta e la Piazza della marina. Quivi sono il
palagio Butera, la strada dello stesso nome, la chiesa della Catena (del
porto antico), la Zecca, i Tribunali, dei quali edifizii il più antico
arriva al XIV secolo; e sursevi fino al 1821 la chiesa della Kalsa,
ch'era anche del XIV o XIII.
[320] Ibn-el-Athîr, l. c. Le circostanze locali ch'ei narra stan bene
nell'uno e nell'altro braccio, e la testimonianza d'Ibn-Haukal, che il
porto giacea nel quartier delli Schiavoni, non toglie il dubbio; poichè
la Khâlisa avea pur l'arsenale, o porto militare. Anzi è probabile che
il braccio settentrionale, come più basso dell'altro e però paludoso,
non fosse atto per anco a porvi un campo.
[321] La data e i nomi degli ambasciatori si leggono nella cronica di
Cambridge; il cenno di Girgenti e altre città in Ibn-el-Athîr. Awa o Uwa
par nome proprio berbero.
[322] Questo si legge nella sola Cronica di Cambridge. Il Caruso e gli
orientalisti che lo aiutarono alla pubblicazione, lessero _Tariain_ e
interpretarono _due tari_. Ma oltrechè la voce _tari_ si scriverebbe in
arabico _dirhem_, il manoscritto ha chiaramente _harbatain_, che va
letto _kharrobatain_, e significa due _kharrobe_, maniera di peso e di
moneta, la cui denominazione pare tradotta dal latino _siliqua_. La
moneta torna a 1/40 di _dinâr_; e però 0,36 di lira italiana. L'oncia di
sale costava dunque 0,72: probabilmente l'oncia romana, che fu in uso in
Sicilia fin, dopo la dominazione musulmana e ne fa menzione Edrisi.
Secondo il valore che le dà Edrisi, non molto diverso da quello
dell'antica oncia romana, tornerebbe all'incirca a 30 grammi.
[323] Si confrontino: _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6425 e
6426; Ibn-el-Athîr, l. c.; _Baiân_, e 'Arîb, an. 304, tomo I, p. 176;
Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 161, 162.
Ibn-Khaldûn erroneamente suppone in Trapani la guerra che fu in Palermo.
Il Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 13, la confonde
coi fatti di Girgenti. Il nome del nuovo emiro è scritto nella Cronica
di Cambridge, Sâlem soltanto; nel _Baiân_, Sâlem-ibn-abi-Râscid; in
Ibn-Khaldûn, Sâlem-ibn-Râscid; nel Nowairi, Sâlem-ibn-Ased-el-Kenâni.
Credo si debba correggere Kotâmi; non essendo verosimile che il Mehdi
avesse posto un arabo della tribù di Kinâna, sopra le soldatesche della
tribù berbera di Kotâma, lasciate in Sicilia.
[324] Veggasi il Lib. II, cap. XI, pag. 440 e 458, seg.
[325] Probabilmente eran di questi drappelli i Musulmani che insieme coi
Napoletani uccisero trenta cittadini di Capua l'anno novecento cinque.
Veggasi _Chronicon Sancti Benedicti_, presso Pertz, _Scriptores_, ec.,
tomo III, p. 206.
[326] Liutprando, _Antapodesis_, lib. II, cap. XLIV, XLV.
[327] Veggasi il primo Vol., p. 113.
[328] _Munitiones_, dice Liutprando; _turres_, il monaco Benedetto di
Sant'Andrea.
[329] Liutprando, l. c.
[330] _Chronicon comitum Capuæ_, presso Pertz, _Scriptores_, ec., tomo
III, p. 208.
[331] _Chronica Sancti Benedicti_, presso Pertz, stesso volume, p. 206.
Probabilmente vuol dire dei Longobardi di Capua e Benevento e dei
Napoletani.
[332] Leo Ostiensis, lib. I, cap. L.
[333] Op. cit., cap. LII.
[334] Il diploma di Gregorio duca di Napoli tratta anco di altri patti
internazionali con Benevento, come per esempio le leggi secondo le quali
giudicarsi le liti tra sudditi dei due Stati. È dato la 14ª indizione, e
trascritto in un diploma del duca di Napoli Giovanni, presso Pratilli,
_Historia Principum Langobardorum_, tomo III, p. 228.
[335] Oggi Manfredonia.
[336] _Chronicon comitum Capuæ_, l. c. Questo Alliku è quel che la
cronica dice califo degli Agareni di Traietto e Garigliano.
[337] Ibidem.
[338] _Chronicon Vulturnense_, presso Muratori, _Rerum Italicarum
Scriptores_, tomo I, parte II, p. 418. La cronica dice avvenuto questo
fatto verso il 916.
[339] _Chronicon Farfense_, presso Muratori, _Rerum Italicarum
Scriptores_, tomo II, parte II, p. 454.
[340] Benedicti Sancti Andreæ monachi _Chronicon_, cap. XXVII, presso
Pertz, _Scriptores_, ec., tomo III, p. 713.
[341] Liutprando, op. cit., lib. II, cap. XLIV, XLV.
[342] _El-mugawer_ in arabico significa scorridore, o, come or dicesi,
_guerrigliero_.
[343] Liutprando, ibid., cap. XLIX, L.
[344] _Civitatis vetustate consumpta_, (il monaco Benedetto non è
scrupoloso in fatto di concordanze) _nomine Tribulana_.
[345] _Benedicti Sancti Andreæ monachi_, op. cit., cap. XXIX.
[346] Si confrontino: Liutprando, _Antapodesis_, lib. II, cap. XLIX e
LIV, presso Pertz, _Scriptores_, ec., tomo III, p. 297, 298; _Chronicon
comitum Capuæ_ presso Pertz, stesso vol., p. 208; _Annales
Cassinatenses_, ibid., p. 171; _Annales Beneventani_, ibid., p. 174;
_Chronicon Benedicti Sancti Andreæ etc._, ibid., p. 713, 714; _Chronicon
Farfense_, presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo II,
parte II, p. 455; _Chronicon Pisanum_, presso Muratori, ibid., tomo VI,
p. 107, seg., an. 917; Lapo Protospatario, presso Pertz, _Scriptores_,
ec., tomo V, p. 53; Marangone, nell'_Archivio Storico Italiano_, tomo
VI, parte II, pag. 4, an. 907; Leonis Ostiensis, lib. I, cap. LII. Le
autorità principali sono Liutprando e Benedetto di Sant'Andrea,
contemporanei; e Leone d'Ostia, ch'ebbe alle mani ricordi contemporanei.
La data varia; ma si determina con l'incoronamento di Berengario.
[347] I fatti de' Musulmani di Frassineto sono stati con molta critica
ricercati e lucidamente esposti da M. Reinaud nell'opera: _Invasions des
Sarrazins en France_ etc., parte III.
[348] Si vegga il lib. II, cap. XI.
[349] Si vegga il capitolo precedente.
[350] Cedreno, ediz. Niebuhr, tomo II, p. 355, 356.
[351] Su gli stanziali ed eunuchi slavi comperati dai principi musulmani
in cotesti tempi, si vegga Reinaud, _Invasions des Sarrazins en France_
etc., parte IV, pag. 233, seg. — I nostri antichi non son mica esenti di
biasimo nel commercio degli schiavi. Nell'ottavo secolo i Veneziani ne
cavavano gran guadagno e ne teneano mercato anche a Roma. Il papa
Zaccaria lo vietò nel 748. Veggasi Anastasio Bibliotecario presso
Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo III, p. 164. Carlomagno
riprese Adriano I nel 785 di tollerare questo scandalo; e il papa si
scusò dicendo che lo faceano i Greci e i Longobardi. Veggasi _Codex
Carolinus_, ediz. Gretser, epist. 75. Altri divieti simili ai Veneziani
nell'887 e 960 sono notati dal Muratori, _Annali d'Italia_, 960.
[352] Leonis imperatoris, _Tactica_, cap. XVIII, presso Meursius,
_Opera_, tomo IV, e versione francese di Maizeroi.
[353] Su questa promiscuità di schiatte che si menavano al mercato,
veggansi le autorità allegate da M. Reinaud, op. cit., p. 235, 236.
[354] Constantini Porphyrogeniti, _De administrando imperio_, cap. 29,
31, 49, 50. Si confronti con l'importante studio di Lelewel, _Géographie
du moyen age_, Bruxelles 1852, tomo III, capitolo _Slavia_.
[355] Con queste bande di schiavi, la più parte forse non Musulmani, si
poteva eluder la legge che accorda quattro quinti della preda ai
combattenti. Si vegga più innanzi l'aneddoto del bottino d'Oria.
[356] _Chronicon Cantabrigiense_ presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_,
p. 45, an. 6246 (1º settembre 917 a 31 agosto 918). Debbo qui accennare
altre fazioni che si sono supposte. Il Rampoldi, _Annali Musulmani_,
919, 921 (tomo V, p. 148, 150), fa occupare da Salem-ibn-Râscid, emir di
Sicilia, prima Lipari, pei vari luoghi sul Volturno e sul Garigliano; e
lo fa combattere a capo d'Anzio contro Giovanni X. Quest'ultima è
ripetizione gratuita del fatto del 916 del Garigliano. Il nome di Salem
è tolto da Nowairi; quel di Lipari non so donde; il resto è accozzato di
fantasia su qualche cenno degli annalisti italiani. Il Martorana, tomo
I, p. 84, ed il Wenrich, lib. I, cap. XII, § 104, replicano cotesti
fatti, citando Rampoldi, che ne dee rispondere veramente, e il Giannone,
lib. VII, cap. IV; il quale non recò tutte quelle favole, ma
confusamente vi accennò e v'aggiunse una novella banda saracena
afforzatasi al Gargano. Così gli parve correggere la voce Garigliano e
con essa l'anacronismo di Liutprando, _Antapodesis_, lib. II, cap. XLV.
Si legge nel Muratori, _Annali d'Italia_, e indi in quei che l'hanno
compendiato o anche combattuto. Che nel 919 Landolfo e Atenolfo
riportassero non poche vittorie sopra i Saraceni a i Greci. La sorgente
è un passo della Cronica del monastero al Volturno, presso Muratori,
_Rerum Italicarum Scriptores_, tomo I, parte II, p. 418, nel quale si fa
quel vago cenno senza data, dopo un documento del 916. Ma il testo si
riferisce in generale al regno di que' due principi, e però allude alle
vittorie che riportarono contro i Musulmani del Garigliano il 916 e
innanzi, e contro i Bizantini dopo il 920.
Finalmente le interpolazioni alla Cronaca della Cava e la falsa Cronica
di Calabria, portano tanti scontri dei paesani coi Musulmani; di che il
Martorana ha accettato alcuni e altri no.
[357] Questo è dei nomi che i Musulmani solean porre agli schiavi.
[358] In Calabria sola v'ha tre luoghi di tal nome.
[359] Confrontinsi: _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6432 (1º
settembre 923 a 31 agosto 924), e _Baiân_, tomo I, p. 192, an. 310 (30
aprile 922 a 19 aprile 923).
[360] _Baiân_, tomo I, p. 194, an. 312 (8 aprile 924 a 27 marzo 925).
[361] _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6433. Il nome è scritto
senza punti diacritici; ma Bruzzano par la lezione più plausibile.
[362] _Chronicon Barense_, presso Muratori, _Antiquitates Italicæ_, tomo
I, p. 31; e Lupo Protospatario, presso Muratori, _Rerum Italicarum
Scriptores_, tomo V, p. 38; dei quali il primo attribuisce l'impresa ai
Saraceni, e parla di uccisi e di prigioni; il secondo la riferisce agli
_Sclavi_, l'anno 924.
[363] Sciabtai (o Sabbathai) Donolo, prefazione al libro _Hakmoni_,
nella raccolta di Miscellanee ebraiche, intitolata _Melo-Sciofnayim_, e
pubblicata dal signor Geiger, rabbino di Breslau, Berlino 1840, p. 31;
da confrontarsi col MS. ebraico della biblioteca imp. di Parigi, Ancien
Fonds, 266. Il nome della città, scritto senza segni vocali _aur s_,
fece supporre una volta che si trattasse di Aversa; ma non è dubbio che
vada letto _Aurias_. Il giorno della occupazione è il lunedì 9 di tammuz
dell'anno ebraico 4685. Debbo cotesti ragguagli al dotto orientalista
signor Derembourg, che ha esaminato il MS. di Parigi.
Donolo (Δόμνουλος) ricomparisce medico famoso in Calabria verso la metà
del decimo secolo, e rivaleggia in sua arte col taumaturgo San Nilo il
giovane. Veggasi _Vita sancti patris Nili junioris_ etc., greco-latina,
pubblicata da Gio. Mat. Caryophilo, Roma 1624, in-4, p. 88.
[364] _Baiân_ e 'Arîb, tomo I, p. 195.
[365] Il _mithkâl_ è nome di peso, e in oro equivale al dinar, ch'io
ragiono a un di presso a lire 14,50.
[366] _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 46, an. 6434 (1º sett. 925 a 31 agosto 926). La
testimonianza concorde di Lupo Protospatario, del _Baiân_ e di Sciabtai
Donolo ci fa supporre che la Cronica di Cambridge abbia registrato il
fatto nel settembre, quando forse arrivò in Palermo Gia'far con la preda
e i prigioni. Il _Baiân_ e la detta Cronica mi è parso che accennassero
a due patti diversi; l'uno per la città d'Oria, l'altro per tutta la
Calabria; sotto il qual nome andava anco la terra d'Otranto. Di quale
diocesi in Sicilia fosse vescovo Leone non si ritrae. Non era egli al
certo lo stratego di Calabria, come ha supposto il Wenrich (lib. I, cap.
XII, § 105, p. 141), male interpretando la Cronica di Cambridge, e non
riflettendo che l'impero bizantino non affidò mai governi ai vescovi.
[367] Il 25 rebi' secondo del 313. _Baiân_, l. c. Il testo dice
positivamente che Gia'far _arrivò in Sicilia_ quel giorno. Le altre
autorità citate mi portano a correggere che _partì per la Sicilia_ quel
giorno.
[368] Sciabtai Donolo, l. c.
[369] Nel testo, _dibâg_, che è corruzione della voce greca δίβαφος,
pervenuta agli Arabi per mezzo dei Persiani, i quali la scrivono
_dibâh_.
[370] _Baiân_, l. c.
[371] Lupo Protospatario, l. c.
[372] Cedreno, ediz. di Parigi, tomo II, p. 650; ediz. di Bonn, II, 356,
seg.
[373] Il nome nel testo è φατλοῦν; forse dovea dire φατμοῦν, perchè il
Mehdi non ebbe tra i suoi nomi questo di Fadhl; e, da un'altra mano, le
lettere λ e μ si scambiano assai facilmente nei manoscritti greci. Le
Beau, _Histoire du Bas Empire_, lib. LXXIII, § 53, pone questa
negoziazione nel 923, ch'è la data d'una delle tante imprese di Simeone
contro Costantinopoli. Ma la narrazione del Cedreno si può ben applicare
ai tre anni seguenti, fino alla morte di Simeone. D'altronde, la pratica
di Simeone col Mehdi precedette forse di parecchi anni la conchiusione
della pace tra il Mehdi e Romano.
[374] Liutprando, _Antapodesis_, lib. II, cap. LXV, presso Pertz,
_Scriptores_, tomo III, p. 296. Si sa che l'autore cominciò a scrivere a
Francfort verso il 958. Pertz, vol. cit., p. 264.
[375] Romano Lecapeno salì al trono il 919; regnò solo dal 920; perdè la
Calabria il 921. I Musulmani si afforzarono ai Garigliano verso l'882, e
ne furono scacciati il 916.
[376] Il monaco dello stato romano Benedetto di Sant'Andrea, che scrisse
negli ultimi anni del decimo secolo una rozza cronica infiorata di
romanzi, accenna (presso Pertz, _Scriptores_, ec., tomo III, p. 713); le
ambascerie dei _Romani_ a _Palarmo et Africe_, perchè venissero a
pigliare il _regno d'Italia_, e dice ch'essi andarono per tal cagione ad
Amalfi e al Garigliano. Ma ciò si riferisce evidentemente alle pratiche
d'Atanasio vescovo di Napoli (879-882), e non avvalora le parole di
Liutprando, nè porta ad anacronismi.
[377] Non ci dee ritenere la grande autorità del Machiavelli, il quale
accettò il racconto di Liutprando in un quadro generale (_Istorie
fiorentine_, lib. I, nel paragrafo che principia “Era intanto morto
Carlo imperatore”). Ognun sa che ai tempi del Segretario Fiorentino le
sorgenti della storia d'Italia erano la più parte ignote o incerte. La
stessa ragione non vale a favor del Giannone, lib. VII, cap. IV; e molto
meno del Martorana, tomo I, p. 84, cap. III, e del Wenrich, lib. I, cap.
XII, § 104, p. 139, 140.
[378] Confrontinsi: Lupo Protospatario e la _Cronaca di Bari_, presso
Pertz, _Scriptores_, tomo V, p. 54; _Chronicon Sanctæ Sophiæ Beneventi_,
presso Muratori, _Antiquitates Italicæ_, tomo I, p. 253; _Romualdo
Salernitano_, presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo V,
an. 926. L'indizione 15ª corregge lo sbaglio della Cronica di Bari che
dà l'anno 928. Il nome d'Istachael scritto in alcune edizioni di Lupo,
va letto Michael.
[379] Si confrontino: Ibn-el-Athîr, an. 313, MS. A, tomo II, fog. 234
verso; e MS. C, tomo IV, fog. 304 recto; _Baiân_, tomo I, p. 199, an.
315 (7 marzo 927 a 23 febbraio 928); Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 13, 14, an. 316; Lupo Protospatario, e _Cronica di
Bari_, l. c., an. 927; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 162. Nella _Cronologia historica_, di Hazi Halife (Hagi
Khalfa), versione del conte Carli, Venezia 1697, p. 59, si legge questa
impresa di Taranto, che manca nel testo persiano di Parigi.
Debbo avvertire che la discrepanza delle croniche mi sforza ad ordinare
i fatti alla meglio, senza la certezza ch'io soglio ricercare. Per
esempio, un dice che Sâin venne con 44 navi; un altro gli dà 33 navi da
guerra; chi parla delle forze unite di Sâin e dell'emir di Sicilia, chi
di Sâin solo; chi sbaglia evidentemente le date; chi confonde in un sol
anno tutte le imprese; chi pone i nomi geografici, e chi no; chi li
scrive in guisa da doversi indovinare la giusta lezione. Ciò sia detto
per tutte queste fazioni dal 927 al 929.
[380] Ibn-el-Athîr e Nowairi, ll. cc. Prendo la data dalla _Cronica di
Cambridge_, l. c., an. 6436 (1º settembre 927 a 31 agosto 928), ove
credo si debba leggere _Otranto_ in vece di _Zarniwah_, che fu messo a
caso nelle edizioni precedenti. _Otranto_ si legge chiaramente negli
altri due autori citati.
[381] Si vegga la nota 3, a pag. 173 di questo volume.
[382] Il _Baiân_, sola sorgente di questo fatto, adopera la voce
_thiâb_, plurale di _thaub_; e significherebbe vestimenta, in generale,
ovvero, secondo l'uso moderno d'Egitto, un camicione che le donne
soglion mettere sopra tutti gli altri abiti quand'escono fuor di casa:
una specie di _dominò_. Si vegga Dozy, _Dictionnaire détaillé_ etc., p.
106. Ma Ibn-Haukal parlando appunto di Napoli, come si vedrà nella nota
seguente, usa la stessa voce al singolare e al plurale, nel significato
certissimo di tela di lino in pezza. Le pezze che valean da cinque a
secento lire ciascuna non faceano ingombro: e così interpretato parrà
più verosimile questo passo del _Baiân_.
[383] Ibn-Haukal, testo arabico, nella mia Biblioteca Arabo-Sicula, p.
Castel-vecchio. Ibn-Khaldûn, l. c., afferma che Ibn-abi-Khinzîr fosse
stato dei notabili della tribù di Kotama. Lo credo, piuttosto dei
principali della setta, ma di schiatta arabica. L'Haftariri che si legge
tra i nomi di questo governatore di Sicilia nella versione latina di
Abulfeda, è falsa lezione di Abi-Khinzîr. Questo soprannome poi del
padre, suona in lingua nostra “Quel dal cinghiale.”
È bene avvertire che il Rampoldi, _Annali Musulmani_, an. 909, tomo V,
p. 119, 123; sognò un viaggio del Mehdi in Sicilia e parecchi aneddoti
della sollevazione di Palermo contro Ahmed-ibn-abi-Hosein-ibn-Ribbâh; i
quali non sembrano errori di compilatori arabi ch'egli avesse avuto per
le mani, ma particolari aggiunti del proprio al Nowairi e agli annali
chiamati di Scehab-ed-dîn.
[275] Il nome di costui si legge nel _Baiân_, tomo I, p. 129.
[276] Ibn-el-Athîr e Ibn-Khaldûn, ll. cc.
[277] Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 12.
[278] Idem, p. 13, e _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, p.
44.
[279] Ibn-el-Athîr e ibn-Khaldûn, ll. cc.
[280] _Baiân_, tomo I, p. 158 a 172.
[281] Il solo cronista che racconti questo episodio adopera qui una voce
che può significare: “suppose o diede a credere.”
[282] Al dir dei cronisti, più degni di fede, lo Sciita fu assassinato
di febbraio 911. Il tumulto di Palermo accadde nella state seguente o
più tardi; poichè Ibn-abi-Khinzîr, venuto d'agosto 910, andò all'impresa
di Demona nella primavera o nella state del 911.
[283] _Sâheb-el-Khoms._ Per errore del Caruso (_Chronicon
Cantabrigiense_, an. 6421), seguito dal Di Gregorio, dal Martorana e dal
Wenrich, questo titolo di oficio fu tradotto “Signore d'Alcamo:” ed è
sbaglio da non perdonarsi ad orientalista. M. Caussin, che v'era caduto
anch'egli, cercò di correggerlo nella versione francese del Nowairi,
pubblicata in Parigi, p. 24.
[284] Si confrontino: Ibn-el-Athîr, an. 296, MS. A, tomo II, fog. 198
verso; MS. C, tomo IV, fog. 290; Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 12, 13; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 159. I particolari del tumulto e il governo provvisionale di
Khalîl son riferiti dal solo Nowairi. Ho seguíto quest'ultimo per la
data dell'arrivo di Ali-ibn-Omar in Sicilia.
Ibn-el-Athîr, an. 296, MS. A, tomo II, fog. 200 recto; e MS. C, tomo IV,
fog. 290 verso, nel capitolo intitolato “Racconto della uccisione di
Abu-abd-Allah lo Sciita,” narra la rivolta di un Ibn-Wahb in Sicilia.
Riscontrandola coi capitoli dei fatti di Sicilia posti sotto la rubrica
del 296 e del 300, si vede che quella narrazione non regge; e che fu
tolta, senza molta critica, da qualche racconto della rivoluzione
d'Ibn-Korhob nel 300, nel quale erano sbagliati il nome e la data.
[285] Così in uno squarcio di A'rib, inserito nel _Baiân_, tomo I, p.
169. Gli altri cronisti, accorciando, scrivono Ahmed-ibn-Korhob.
[286] Veggasi il Lib. II, cap. IX, tomo I, p. 400, nota.
[287] Mohammed-ibn-Sirakusi eletto emir nel 903. Siracusa fu presa,
distrutta e abbandonata nell'878. Il padre dunque non poteva esser nato
in quella città, e dovea il nome di _Siracusano_ alla vittoria.
[288] Ibn-el-Athîr, an. 300, MS. A, tomo II, fog. 206 recto; MS. B, tomo
IV, fog. 293 recto. Il primo MS. in vece della lezione “domi” ha
“disperda.” Questo squarcio fu dato da M. Des Vergers, nello
Ibn-Khaldûn, p. 161, nota.
[289] Ibn-el-Athîr, an. 300, MS. A, tomo II, fog. 205 verso, MS. C, tomo
IV, fog. 293; Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 13;
Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 159.
[290] _Baiân_, tomo I, p. 169.
[291] _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, op. cit., p. 44.
[292] _Baiân_, l. c.
[293] Ibn-el-Athîr, _Baiân_, Nowairi, Ibn-Khaldûn, ll. cc. La data
precisa nella sola Cronica di Cambridge, l. c.
[294] Ibn-el-Athîr, l. c.
[295] Ibn-el-Athîr, an. 300, MS. A, tomo II, fog. 205 verso; MS. B, tomo
IV, fog. 293 recto; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 159.
[296] Nè la lettera nè il senso dei testi fan supporre che Ibn-Korhob
abbia preso tal partito _dopo_ l'ammutinamento di Taormina, e _per
rimediarvi_.
[297] Di coteste riflessioni non è risponsabile alcun cronista.
[298] Confrontinsi Ibn-el-Athîr, _Baiân_, Nowairi, Ibn-Khaldûn, ll. cc.
[299] Ciò si vede dall'ordine dei fatti presso Ibn-el-Athîr e
Ibn-Khaldûn.
[300] Veggasi il _Baiân_, tomo I, anni 300 e seguenti; Ibn-Khaldûn,
_Storia dei Fatemiti_, in appendice alla _Histoire des Berbères_ etc.
del medesimo autore, versione di M. De Slane, tomo II, p. 524.
[301] Si confrontino: _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6422;
Ibn-el-Athîr, l. c.; _Baiân_, anni 300 e 301, tomo I, p. 169 e 172;
Ibn-Khaldûn, _Storia d'Affrica_, e _Storia dei Fatemiti_, ll. cc. Le
date si ritraggon dalla sola Cronica di Cambridge.
[302] _Baiân_, tomo I, p. 169.
[303] Ibn-el-Athîr, l. c. senza porre la data a ciascun fatto della
rivoluzione d'Ibn-Korhob, ch'ei narra in un fascio nel 300.
[304] _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6423. Secondo la cronologia
seguita costantemente in questa cronica, la data torna senza dubbio al
914. Ma supporrei piuttosto uno sbaglio del cronista, che lo armamento
di due navilii siciliani al medesimo tempo, ovvero tale rapidità di
movimenti dell'unica armata, che avesse vinto il 18 luglio a Lamta, poi
osteggiato Sfax e Tripoli, poi toccato il porto di Palermo, e si fosse
trovata finalmente ne' mari di Calabria il lº settembre. Il nome di
luogo è scritto nel testo senza punti diacritici.
[305] Ibn-el-Athîr, l. c., il quale non parla del naufragio in Calabria.
[306] Θαλαμηπόλος.
[307] Nel IX secolo il χρυσίον valea da 13 a 14 franchi in peso di
metallo.
[308] Cedreno, ediz. Niebuhr, tomo II, p. 355.
[309] La guerra coi Bulgari, condotta dopo il trattato con la Sicilia,
fu combattuta il 917; Romano Lecapeno fu coronato a' 17 dicembre 919; la
ribellione di Calabria segui nel 920 e 921. Pertanto il Le Beau,
_Histoire du Bas Empire_, lib, 73, cap. XIII, con buona critica ha posto
il trattato di Sicilia nel 916. Un cenno di Giorgio Monaco, ediz.
Niebuhr, p. 880, porterebbe questo fatto alla 3ª indizione (914-15). Ad
ogni modo, come dalla state del 916 alla primavera del 917 non v'ebbe in
Sicilia alcun governo, così par che il trattato si debba mettere avanti
la ristorazione dell'autorità fatemita, e però al tempo d'Ibn-Korhob.
Posporre non si dee, sapendosi che un'armata del Mehdi assaliva Reggio,
d'agosto 918.
Ma anche lasciato da parte lo esame se il trattato si fosse fermato nel
915 nel 918 e anche 919, prima dell'esaltazione di Romano Lecapeno, egli
è certo che non si può collocare nel 928 come ha creduto il Martorana
(tomo I, p. 86), seguito dal Wenrich (lib. I, cap. XII, § 105). Il
Martorana ha preso i particolari del trattato da Cedreno e la data da
Nowairi. Ma parmi evidente che questa si debba riferire, non al trattato
primitivo, ma alla rinnovazione di quello tra Costantinopoli e i
Fatemiti; come spiegherò a suo luogo, nel capitolo seguente.
[310] Questo nome, dato dal solo Nowairi, è senza vocali nel
manoscritto. Senza dubbio non è patronimico, ma soprannome; e, come io
lo leggo, significa “Quel dal collo e faccia irsuti di peli.”
[311] Veggasi il capitolo seguente. L'assedio incominciò il 14 giugno
916. L'accusa sarebbe stata ingiusta, perchè i ladroni del Garigliano
non ubbidivano all'emir di Sicilia. Ma quando mai l'umor di parte
giudicò giusto i nemici?
[312] La data precisa è nella sola Cronica di Cambridge. Rispondevi con
pochissimo divario il _Baiân_, ponendo l'imprigionamento d'Ibn-Korhob
nell'anno 303, che finì il 3 luglio 916, e l'arrivo a Susa nel mese di
moharrem 304, cioè dal 4 luglio al 2 agosto.
[313] _Bab-es-selm._
[314] Confrontinsi: _Chronicon Cantabrigiense_, an. 6424 (1º settembre
915 a 31 agosto 916), presso Dì Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 44;
_Baiân_, an. 303 e 304, tomo I, pag. 175, 176; Ibn-el-Athîr, an. 300,
MS. A, tomo II, fog. 206 recto, MS. C, tomo IV, fog. 293 recto; Nowairi,
presso Di Gregorio, p. 13; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 160, 161 e _Storia dei Fatemiti_, in appendice alla
_Histoire des Berbères_, etc., tomo II, p. 525. Ibn-el-Athîr,
Ibn-Khaldûn che lo copia e Nowairi, pongono tutti i fatti, con error di
data, nel 300.
[315] _Baiân_, an. 304, l. c.
[316] Iahia-ibn-Sa'îd, continuatore degli annali di Eutichio, MS. di
Parigi, fog. 89 verse, accennando la rivoluzione d'Ibn-Korhob, la dice
domata da un capitano, del Mehdi per nome _Bagana_ o _Bogona_, etc.,
(ch'ei non mette vocali) il quale ridusse anche le città ribelli di
Barca e Tuggurt. Non ostante la inesattezza della narrazione, è evidente
che si tratti di Abu-Sa'îd ch'avea forse quell'altro nome, berbero,
com'ei mi suona all'orecchio.
[317] Confrontinsi; _Chronicon Cantabrigiense_, Ibn-el-Athîr, _Baiân_,
Nowairi, Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, ll. cc.
Il Rampoldi, tomo V, anni 914, 915, 916, 917, rimpastò e trinciò a modo
suo tutti questi avvenimenti, tolti dalla Cronica di Cambridge e da
Nowairi. Il Martorana, tomo I, p. 81, e il Wenrich, lib. I, cap. XI, §
103, han fatto d'un solo due capitani: Musa-ibn-Ahmed, e
Abu-Sa'îd-Aldhaif; e il Wenrich ha fatto venire bi Sicilia il primo nel
913, e l'altro nel 916.
[318] Confrontinsi: _Chronicon Cantabrigiense_, Ibn-el-Athîr, ll. cc.
[319] Si vegga la nota a p. 68, 69, di questo volume. Il mare
dell'antico porto si è ritirato notabilmente in pochi secoli; sia per
sollevamento del suolo, sia per alluvione del fiume Papireto, sia per
l'uno e per l'altro insieme. L'anno 972, quando venne in Palermo
Ibn-Haukal, il gran porto giacea nel quartiere delli Schiavoni (chiesa
di San Domenico, contrada del Pizzuto ec.), e l'arsenale, alla
_Khâlisa_, cittadella fabbricata dai Fatemiti il 937; la quale, dice
Ibn-Haukal, era circondata dal mare, fuorchè dalla parte di mezzogiorno.
Indi è evidente che le acque occupavan quella che si chiama tuttavia
“Piazza della marina” ancorchè più non guardi il mare. Fazzello afferma
che al principio del XVI secolo, tirando gagliardi venti di tramontana,
le onde batteano una porta della città e allagavan la piazza contigua, e
che ciò non avveniva più quand'egli scrisse, cioè verso il 1530. (_De
rebus siculis_ deca l, lib. VII, cap. I.) In oggi il mar grosso di
greco-tramontana, che dà per dritto entro la Cala, manda appena qualche
sprazzo a piè delle case e ricaccia i rigagnoli dentro gli aquidotti
della Piazza-marina. Però io credo che al principio del X secolo i due
bracci fossero stati sì bassi da non potervisi far soggiorno. Alla punta
di quel di Tramontana è in oggi il Castello, fabbricato sopra scogli a
fior d'acqua. Il braccio della _Kalsa_ o _Gausa_, come si chiama
tuttavia questo quartiere ed è la _Khâlisa_ Fatemiti si distingue
tuttavia benissimo a quella schiena che s'alza, tra la passeggiata della
marina propriamente detta e la Piazza della marina. Quivi sono il
palagio Butera, la strada dello stesso nome, la chiesa della Catena (del
porto antico), la Zecca, i Tribunali, dei quali edifizii il più antico
arriva al XIV secolo; e sursevi fino al 1821 la chiesa della Kalsa,
ch'era anche del XIV o XIII.
[320] Ibn-el-Athîr, l. c. Le circostanze locali ch'ei narra stan bene
nell'uno e nell'altro braccio, e la testimonianza d'Ibn-Haukal, che il
porto giacea nel quartier delli Schiavoni, non toglie il dubbio; poichè
la Khâlisa avea pur l'arsenale, o porto militare. Anzi è probabile che
il braccio settentrionale, come più basso dell'altro e però paludoso,
non fosse atto per anco a porvi un campo.
[321] La data e i nomi degli ambasciatori si leggono nella cronica di
Cambridge; il cenno di Girgenti e altre città in Ibn-el-Athîr. Awa o Uwa
par nome proprio berbero.
[322] Questo si legge nella sola Cronica di Cambridge. Il Caruso e gli
orientalisti che lo aiutarono alla pubblicazione, lessero _Tariain_ e
interpretarono _due tari_. Ma oltrechè la voce _tari_ si scriverebbe in
arabico _dirhem_, il manoscritto ha chiaramente _harbatain_, che va
letto _kharrobatain_, e significa due _kharrobe_, maniera di peso e di
moneta, la cui denominazione pare tradotta dal latino _siliqua_. La
moneta torna a 1/40 di _dinâr_; e però 0,36 di lira italiana. L'oncia di
sale costava dunque 0,72: probabilmente l'oncia romana, che fu in uso in
Sicilia fin, dopo la dominazione musulmana e ne fa menzione Edrisi.
Secondo il valore che le dà Edrisi, non molto diverso da quello
dell'antica oncia romana, tornerebbe all'incirca a 30 grammi.
[323] Si confrontino: _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6425 e
6426; Ibn-el-Athîr, l. c.; _Baiân_, e 'Arîb, an. 304, tomo I, p. 176;
Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 161, 162.
Ibn-Khaldûn erroneamente suppone in Trapani la guerra che fu in Palermo.
Il Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 13, la confonde
coi fatti di Girgenti. Il nome del nuovo emiro è scritto nella Cronica
di Cambridge, Sâlem soltanto; nel _Baiân_, Sâlem-ibn-abi-Râscid; in
Ibn-Khaldûn, Sâlem-ibn-Râscid; nel Nowairi, Sâlem-ibn-Ased-el-Kenâni.
Credo si debba correggere Kotâmi; non essendo verosimile che il Mehdi
avesse posto un arabo della tribù di Kinâna, sopra le soldatesche della
tribù berbera di Kotâma, lasciate in Sicilia.
[324] Veggasi il Lib. II, cap. XI, pag. 440 e 458, seg.
[325] Probabilmente eran di questi drappelli i Musulmani che insieme coi
Napoletani uccisero trenta cittadini di Capua l'anno novecento cinque.
Veggasi _Chronicon Sancti Benedicti_, presso Pertz, _Scriptores_, ec.,
tomo III, p. 206.
[326] Liutprando, _Antapodesis_, lib. II, cap. XLIV, XLV.
[327] Veggasi il primo Vol., p. 113.
[328] _Munitiones_, dice Liutprando; _turres_, il monaco Benedetto di
Sant'Andrea.
[329] Liutprando, l. c.
[330] _Chronicon comitum Capuæ_, presso Pertz, _Scriptores_, ec., tomo
III, p. 208.
[331] _Chronica Sancti Benedicti_, presso Pertz, stesso volume, p. 206.
Probabilmente vuol dire dei Longobardi di Capua e Benevento e dei
Napoletani.
[332] Leo Ostiensis, lib. I, cap. L.
[333] Op. cit., cap. LII.
[334] Il diploma di Gregorio duca di Napoli tratta anco di altri patti
internazionali con Benevento, come per esempio le leggi secondo le quali
giudicarsi le liti tra sudditi dei due Stati. È dato la 14ª indizione, e
trascritto in un diploma del duca di Napoli Giovanni, presso Pratilli,
_Historia Principum Langobardorum_, tomo III, p. 228.
[335] Oggi Manfredonia.
[336] _Chronicon comitum Capuæ_, l. c. Questo Alliku è quel che la
cronica dice califo degli Agareni di Traietto e Garigliano.
[337] Ibidem.
[338] _Chronicon Vulturnense_, presso Muratori, _Rerum Italicarum
Scriptores_, tomo I, parte II, p. 418. La cronica dice avvenuto questo
fatto verso il 916.
[339] _Chronicon Farfense_, presso Muratori, _Rerum Italicarum
Scriptores_, tomo II, parte II, p. 454.
[340] Benedicti Sancti Andreæ monachi _Chronicon_, cap. XXVII, presso
Pertz, _Scriptores_, ec., tomo III, p. 713.
[341] Liutprando, op. cit., lib. II, cap. XLIV, XLV.
[342] _El-mugawer_ in arabico significa scorridore, o, come or dicesi,
_guerrigliero_.
[343] Liutprando, ibid., cap. XLIX, L.
[344] _Civitatis vetustate consumpta_, (il monaco Benedetto non è
scrupoloso in fatto di concordanze) _nomine Tribulana_.
[345] _Benedicti Sancti Andreæ monachi_, op. cit., cap. XXIX.
[346] Si confrontino: Liutprando, _Antapodesis_, lib. II, cap. XLIX e
LIV, presso Pertz, _Scriptores_, ec., tomo III, p. 297, 298; _Chronicon
comitum Capuæ_ presso Pertz, stesso vol., p. 208; _Annales
Cassinatenses_, ibid., p. 171; _Annales Beneventani_, ibid., p. 174;
_Chronicon Benedicti Sancti Andreæ etc._, ibid., p. 713, 714; _Chronicon
Farfense_, presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo II,
parte II, p. 455; _Chronicon Pisanum_, presso Muratori, ibid., tomo VI,
p. 107, seg., an. 917; Lapo Protospatario, presso Pertz, _Scriptores_,
ec., tomo V, p. 53; Marangone, nell'_Archivio Storico Italiano_, tomo
VI, parte II, pag. 4, an. 907; Leonis Ostiensis, lib. I, cap. LII. Le
autorità principali sono Liutprando e Benedetto di Sant'Andrea,
contemporanei; e Leone d'Ostia, ch'ebbe alle mani ricordi contemporanei.
La data varia; ma si determina con l'incoronamento di Berengario.
[347] I fatti de' Musulmani di Frassineto sono stati con molta critica
ricercati e lucidamente esposti da M. Reinaud nell'opera: _Invasions des
Sarrazins en France_ etc., parte III.
[348] Si vegga il lib. II, cap. XI.
[349] Si vegga il capitolo precedente.
[350] Cedreno, ediz. Niebuhr, tomo II, p. 355, 356.
[351] Su gli stanziali ed eunuchi slavi comperati dai principi musulmani
in cotesti tempi, si vegga Reinaud, _Invasions des Sarrazins en France_
etc., parte IV, pag. 233, seg. — I nostri antichi non son mica esenti di
biasimo nel commercio degli schiavi. Nell'ottavo secolo i Veneziani ne
cavavano gran guadagno e ne teneano mercato anche a Roma. Il papa
Zaccaria lo vietò nel 748. Veggasi Anastasio Bibliotecario presso
Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo III, p. 164. Carlomagno
riprese Adriano I nel 785 di tollerare questo scandalo; e il papa si
scusò dicendo che lo faceano i Greci e i Longobardi. Veggasi _Codex
Carolinus_, ediz. Gretser, epist. 75. Altri divieti simili ai Veneziani
nell'887 e 960 sono notati dal Muratori, _Annali d'Italia_, 960.
[352] Leonis imperatoris, _Tactica_, cap. XVIII, presso Meursius,
_Opera_, tomo IV, e versione francese di Maizeroi.
[353] Su questa promiscuità di schiatte che si menavano al mercato,
veggansi le autorità allegate da M. Reinaud, op. cit., p. 235, 236.
[354] Constantini Porphyrogeniti, _De administrando imperio_, cap. 29,
31, 49, 50. Si confronti con l'importante studio di Lelewel, _Géographie
du moyen age_, Bruxelles 1852, tomo III, capitolo _Slavia_.
[355] Con queste bande di schiavi, la più parte forse non Musulmani, si
poteva eluder la legge che accorda quattro quinti della preda ai
combattenti. Si vegga più innanzi l'aneddoto del bottino d'Oria.
[356] _Chronicon Cantabrigiense_ presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_,
p. 45, an. 6246 (1º settembre 917 a 31 agosto 918). Debbo qui accennare
altre fazioni che si sono supposte. Il Rampoldi, _Annali Musulmani_,
919, 921 (tomo V, p. 148, 150), fa occupare da Salem-ibn-Râscid, emir di
Sicilia, prima Lipari, pei vari luoghi sul Volturno e sul Garigliano; e
lo fa combattere a capo d'Anzio contro Giovanni X. Quest'ultima è
ripetizione gratuita del fatto del 916 del Garigliano. Il nome di Salem
è tolto da Nowairi; quel di Lipari non so donde; il resto è accozzato di
fantasia su qualche cenno degli annalisti italiani. Il Martorana, tomo
I, p. 84, ed il Wenrich, lib. I, cap. XII, § 104, replicano cotesti
fatti, citando Rampoldi, che ne dee rispondere veramente, e il Giannone,
lib. VII, cap. IV; il quale non recò tutte quelle favole, ma
confusamente vi accennò e v'aggiunse una novella banda saracena
afforzatasi al Gargano. Così gli parve correggere la voce Garigliano e
con essa l'anacronismo di Liutprando, _Antapodesis_, lib. II, cap. XLV.
Si legge nel Muratori, _Annali d'Italia_, e indi in quei che l'hanno
compendiato o anche combattuto. Che nel 919 Landolfo e Atenolfo
riportassero non poche vittorie sopra i Saraceni a i Greci. La sorgente
è un passo della Cronica del monastero al Volturno, presso Muratori,
_Rerum Italicarum Scriptores_, tomo I, parte II, p. 418, nel quale si fa
quel vago cenno senza data, dopo un documento del 916. Ma il testo si
riferisce in generale al regno di que' due principi, e però allude alle
vittorie che riportarono contro i Musulmani del Garigliano il 916 e
innanzi, e contro i Bizantini dopo il 920.
Finalmente le interpolazioni alla Cronaca della Cava e la falsa Cronica
di Calabria, portano tanti scontri dei paesani coi Musulmani; di che il
Martorana ha accettato alcuni e altri no.
[357] Questo è dei nomi che i Musulmani solean porre agli schiavi.
[358] In Calabria sola v'ha tre luoghi di tal nome.
[359] Confrontinsi: _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6432 (1º
settembre 923 a 31 agosto 924), e _Baiân_, tomo I, p. 192, an. 310 (30
aprile 922 a 19 aprile 923).
[360] _Baiân_, tomo I, p. 194, an. 312 (8 aprile 924 a 27 marzo 925).
[361] _Chronicon Cantabrigiense_, l. c., an. 6433. Il nome è scritto
senza punti diacritici; ma Bruzzano par la lezione più plausibile.
[362] _Chronicon Barense_, presso Muratori, _Antiquitates Italicæ_, tomo
I, p. 31; e Lupo Protospatario, presso Muratori, _Rerum Italicarum
Scriptores_, tomo V, p. 38; dei quali il primo attribuisce l'impresa ai
Saraceni, e parla di uccisi e di prigioni; il secondo la riferisce agli
_Sclavi_, l'anno 924.
[363] Sciabtai (o Sabbathai) Donolo, prefazione al libro _Hakmoni_,
nella raccolta di Miscellanee ebraiche, intitolata _Melo-Sciofnayim_, e
pubblicata dal signor Geiger, rabbino di Breslau, Berlino 1840, p. 31;
da confrontarsi col MS. ebraico della biblioteca imp. di Parigi, Ancien
Fonds, 266. Il nome della città, scritto senza segni vocali _aur s_,
fece supporre una volta che si trattasse di Aversa; ma non è dubbio che
vada letto _Aurias_. Il giorno della occupazione è il lunedì 9 di tammuz
dell'anno ebraico 4685. Debbo cotesti ragguagli al dotto orientalista
signor Derembourg, che ha esaminato il MS. di Parigi.
Donolo (Δόμνουλος) ricomparisce medico famoso in Calabria verso la metà
del decimo secolo, e rivaleggia in sua arte col taumaturgo San Nilo il
giovane. Veggasi _Vita sancti patris Nili junioris_ etc., greco-latina,
pubblicata da Gio. Mat. Caryophilo, Roma 1624, in-4, p. 88.
[364] _Baiân_ e 'Arîb, tomo I, p. 195.
[365] Il _mithkâl_ è nome di peso, e in oro equivale al dinar, ch'io
ragiono a un di presso a lire 14,50.
[366] _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 46, an. 6434 (1º sett. 925 a 31 agosto 926). La
testimonianza concorde di Lupo Protospatario, del _Baiân_ e di Sciabtai
Donolo ci fa supporre che la Cronica di Cambridge abbia registrato il
fatto nel settembre, quando forse arrivò in Palermo Gia'far con la preda
e i prigioni. Il _Baiân_ e la detta Cronica mi è parso che accennassero
a due patti diversi; l'uno per la città d'Oria, l'altro per tutta la
Calabria; sotto il qual nome andava anco la terra d'Otranto. Di quale
diocesi in Sicilia fosse vescovo Leone non si ritrae. Non era egli al
certo lo stratego di Calabria, come ha supposto il Wenrich (lib. I, cap.
XII, § 105, p. 141), male interpretando la Cronica di Cambridge, e non
riflettendo che l'impero bizantino non affidò mai governi ai vescovi.
[367] Il 25 rebi' secondo del 313. _Baiân_, l. c. Il testo dice
positivamente che Gia'far _arrivò in Sicilia_ quel giorno. Le altre
autorità citate mi portano a correggere che _partì per la Sicilia_ quel
giorno.
[368] Sciabtai Donolo, l. c.
[369] Nel testo, _dibâg_, che è corruzione della voce greca δίβαφος,
pervenuta agli Arabi per mezzo dei Persiani, i quali la scrivono
_dibâh_.
[370] _Baiân_, l. c.
[371] Lupo Protospatario, l. c.
[372] Cedreno, ediz. di Parigi, tomo II, p. 650; ediz. di Bonn, II, 356,
seg.
[373] Il nome nel testo è φατλοῦν; forse dovea dire φατμοῦν, perchè il
Mehdi non ebbe tra i suoi nomi questo di Fadhl; e, da un'altra mano, le
lettere λ e μ si scambiano assai facilmente nei manoscritti greci. Le
Beau, _Histoire du Bas Empire_, lib. LXXIII, § 53, pone questa
negoziazione nel 923, ch'è la data d'una delle tante imprese di Simeone
contro Costantinopoli. Ma la narrazione del Cedreno si può ben applicare
ai tre anni seguenti, fino alla morte di Simeone. D'altronde, la pratica
di Simeone col Mehdi precedette forse di parecchi anni la conchiusione
della pace tra il Mehdi e Romano.
[374] Liutprando, _Antapodesis_, lib. II, cap. LXV, presso Pertz,
_Scriptores_, tomo III, p. 296. Si sa che l'autore cominciò a scrivere a
Francfort verso il 958. Pertz, vol. cit., p. 264.
[375] Romano Lecapeno salì al trono il 919; regnò solo dal 920; perdè la
Calabria il 921. I Musulmani si afforzarono ai Garigliano verso l'882, e
ne furono scacciati il 916.
[376] Il monaco dello stato romano Benedetto di Sant'Andrea, che scrisse
negli ultimi anni del decimo secolo una rozza cronica infiorata di
romanzi, accenna (presso Pertz, _Scriptores_, ec., tomo III, p. 713); le
ambascerie dei _Romani_ a _Palarmo et Africe_, perchè venissero a
pigliare il _regno d'Italia_, e dice ch'essi andarono per tal cagione ad
Amalfi e al Garigliano. Ma ciò si riferisce evidentemente alle pratiche
d'Atanasio vescovo di Napoli (879-882), e non avvalora le parole di
Liutprando, nè porta ad anacronismi.
[377] Non ci dee ritenere la grande autorità del Machiavelli, il quale
accettò il racconto di Liutprando in un quadro generale (_Istorie
fiorentine_, lib. I, nel paragrafo che principia “Era intanto morto
Carlo imperatore”). Ognun sa che ai tempi del Segretario Fiorentino le
sorgenti della storia d'Italia erano la più parte ignote o incerte. La
stessa ragione non vale a favor del Giannone, lib. VII, cap. IV; e molto
meno del Martorana, tomo I, p. 84, cap. III, e del Wenrich, lib. I, cap.
XII, § 104, p. 139, 140.
[378] Confrontinsi: Lupo Protospatario e la _Cronaca di Bari_, presso
Pertz, _Scriptores_, tomo V, p. 54; _Chronicon Sanctæ Sophiæ Beneventi_,
presso Muratori, _Antiquitates Italicæ_, tomo I, p. 253; _Romualdo
Salernitano_, presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo V,
an. 926. L'indizione 15ª corregge lo sbaglio della Cronica di Bari che
dà l'anno 928. Il nome d'Istachael scritto in alcune edizioni di Lupo,
va letto Michael.
[379] Si confrontino: Ibn-el-Athîr, an. 313, MS. A, tomo II, fog. 234
verso; e MS. C, tomo IV, fog. 304 recto; _Baiân_, tomo I, p. 199, an.
315 (7 marzo 927 a 23 febbraio 928); Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 13, 14, an. 316; Lupo Protospatario, e _Cronica di
Bari_, l. c., an. 927; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 162. Nella _Cronologia historica_, di Hazi Halife (Hagi
Khalfa), versione del conte Carli, Venezia 1697, p. 59, si legge questa
impresa di Taranto, che manca nel testo persiano di Parigi.
Debbo avvertire che la discrepanza delle croniche mi sforza ad ordinare
i fatti alla meglio, senza la certezza ch'io soglio ricercare. Per
esempio, un dice che Sâin venne con 44 navi; un altro gli dà 33 navi da
guerra; chi parla delle forze unite di Sâin e dell'emir di Sicilia, chi
di Sâin solo; chi sbaglia evidentemente le date; chi confonde in un sol
anno tutte le imprese; chi pone i nomi geografici, e chi no; chi li
scrive in guisa da doversi indovinare la giusta lezione. Ciò sia detto
per tutte queste fazioni dal 927 al 929.
[380] Ibn-el-Athîr e Nowairi, ll. cc. Prendo la data dalla _Cronica di
Cambridge_, l. c., an. 6436 (1º settembre 927 a 31 agosto 928), ove
credo si debba leggere _Otranto_ in vece di _Zarniwah_, che fu messo a
caso nelle edizioni precedenti. _Otranto_ si legge chiaramente negli
altri due autori citati.
[381] Si vegga la nota 3, a pag. 173 di questo volume.
[382] Il _Baiân_, sola sorgente di questo fatto, adopera la voce
_thiâb_, plurale di _thaub_; e significherebbe vestimenta, in generale,
ovvero, secondo l'uso moderno d'Egitto, un camicione che le donne
soglion mettere sopra tutti gli altri abiti quand'escono fuor di casa:
una specie di _dominò_. Si vegga Dozy, _Dictionnaire détaillé_ etc., p.
106. Ma Ibn-Haukal parlando appunto di Napoli, come si vedrà nella nota
seguente, usa la stessa voce al singolare e al plurale, nel significato
certissimo di tela di lino in pezza. Le pezze che valean da cinque a
secento lire ciascuna non faceano ingombro: e così interpretato parrà
più verosimile questo passo del _Baiân_.
[383] Ibn-Haukal, testo arabico, nella mia Biblioteca Arabo-Sicula, p.
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