Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 40

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[733] “Kalat-abi-Thûr,” in Edrisi; “Calatabutor, Galatabutur, ec.,” nei
diplomi latini dell'XI e XII secolo.
[734] Nicetæ Paphlagonii, _Vita Sancti Ignatii_, presso il Labbe,
_Sacrosancta Concilia_, tomo VIII, p. 1247.
[735] Parlando familiarmente, gli Arabi chiamano più tosto del
soprannome che del nome o casato.
[736] _Riadh-en-nofûs_, MS. di Parigi, fog. 79 verso. La versione mia è
fedele, non litterale.
[737] Egli adopera i due sostantivi, _hesced_, “ragunata,” e _gem_',
“turba.”
[738] Ibn-el-Athîr, l. c. Il _Baiân_, tomo I, p, 111, sotto l'anno 268,
accenna solo lo scambio del governatore, dando esattamente gli stessi
nomi del deposto e dello eletto. La Impresa di Mohammed-ibn-Fadhl si dee
riferire all'882, poichè il guasto delle mèssi determina la stagione.
[739] Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 135 verso, anno 269; e MS. di
Bibars, fog. 72 recto. Questo capitoletto con alcuni altri è stato dato
da M. Des Vergers, in nota nell'_Histoire de l'Afrique et de la Sicile
par Ibn-Khaldoun_, p. 132, seg. Vi si sostituisca Rametta a Rita su
l'autorità del MS. di Bibars. Così ancora nel capitoletto del 271.
[740] Ibn-el-Athîr, con frase vaga o mutilata dai copisti, scrive:
“Mosse con grande esercito verso la città di Catania, e distrusse quanto
era in quella.”
[741] Il _Baiân_, tomo I, p. 113, dà i soli nomi del governatore morto e
del rifatto; Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 140 recto, e MS. Bibars,
fog. 83 recto, anno 271, narra le fazioni di guerra e lo accordo; il
_Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p.
43, dice del solo accordo. Ecco le parole delle due croniche. In
Ibn-el-Athîr leggiamo: “.... e incalzava la città, quando vennero a
trovarlo oratori del patrizio dei Rûm, chiedendogli la tregua e lo
scambio dei prigioni, ec.” La _Cronica di Cambridge_ ha: “Il ûi ti recò
il riscatto, e fe' uscire i prigioni di Siracusa;” come va corretta la
versione latina. Quel nome, ove mancano i punti diacritici di due
lettere, è stato letto _Buliti_, e il Di Gregorio sagacemente ha
riconosciuto in questa voce la greca Βουλευτίς (o meglio Βουλευτὴς), che
si pronunziava _Vulevtis_; dandosi dai Greci il medesimo valore della
nostra v alla β e alla υ. Perciò nel supplire i punti diacritici al
testo correggo _Bûlebtî_. Parmi sia questo il plurale Βουλευταὶ, che
nella lingua dei mezzi tempi significava _Decurioni_, ossia,
collettivamente, _la Curia_.
Parmi che gli annali musulmani abbian mutato cotesti magistrati
municipali in oratori del capitano bizantino. Potrebbe essere ancora che
il capitano del presidio abbia fermato l'accordo, e alcuni decurioni
siansi recati poi in Palermo a togliere i prigioni cristiani, recando i
musulmani, che forse non erano a Taormina. In ogni modo, il fatto, e la
voce usata da Ibn-el-Athîr, mostrano che si trattasse di scambio, e non
di mero riscatto di Cristiani.
[742] Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 161 verso; MS. di
Bibars, fog. 85 verso, anno 272; _Baiân_, tomo I, p. 113.
[743] Ibn-el-Athîr e _Baiân_, ll. cc.
[744] La guerra civile tra i Berberi e il _giund_, ossia le milizie
arabe, si legge nella _Cronica di Cambridge_, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 43; il rimanente nel _Baiân_, tomo I, p. 114. In
quest'ultimo, con la data del 273 (7 giugno 886 a 26 maggio 887); nella
_Cronica di Cambridge_, del 6395 (1 settembre 886 a 31 agosto 887). Nel
Rampoldi, _Annali Musulmani_, anno 887, si legge: “L'autore del
_Nighiaristan_, dice che in Sicilia ebbero luogo forti combattimenti tra
quei Cristiani e i Musulmani, con riportarne a vicenda qualche
vantaggio.” Non sarebbe impossibile che il compilatore persiano, o lo
italiano, abbia così interpretato i casi della guerra civile; o che il
Rampoldi, per errore, abbia tolto questa notizia dalla _Cronica di
Cambridge_, e citato il _Nigâristân_.
[745] Così lo chiama Erchemperto.
[746] Il _Baiân_, tomo I, p. 114, sotto l'anno 275, dice della “tremenda
battaglia” vinta dai Siciliani, e che perissero dei nemici più di 7000
ammazzati, e da 5000 annegati. Forse il compilatore lesse male i testi,
che riferissero due tradizioni diverse, ovvero portassero il numero dei
morti in battaglia, e poi il totale, compresivi i prigioni; o che so io.
Si accenna inoltre la fuga dei Cristiani dalle terre vicine ai
Musulmani, che si deve intendere delle Calabrie, e sopratutto di Reggio,
secondo le testimonianze della _Cronica di Cambridge_ e di Erchemperto.
_Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p.
43; ove si porta a 5000 il numero degli uccisi, la battaglia a Milazzo e
la data del 6397 (1 settembre 888 a 31 agosto 889). Similmente,
Ibn-Abbâr, nello squarcio di cui si farà menzione nella nota seguente,
parla della “battaglia di Milazzo.” Erchemperto, _Historia_, cap. LXXXI,
la suppone nello stretto di Messina. Il Rampoldi, _Annali Musulmani_,
anno 888, scrive così: “Terminò i suoi giorni in Palermo l'emir Iakoub
figliuolo di Ahmed, della casa di Aghlab, uno dei comandanti generali in
Sicilia, e governatore di Messina. Aaroun el Khams gli succedette nel
governo dei Musulmani di quella città.” Ignoro donde egli abbia potuto
trarre questa seconda notizia. La prima mi pare arbitraria correzione di
ciò che scrisse erroneamente il Nowairi.
[747] Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 36 recto.
[748] In miglia siciliane secondo la carta geografica. È notevole che
Edrisi dà appunto la stessa distanza in miglia arabiche che rispondono
alle siciliane. Nel secolo passato, la distanza si ragionava 13 miglia,
certamente per altra strada meno malagevole. In oggi, la strada del
corriere, che passa per Spadafora facendo un lungo giro, è di 24 miglia.
[749] Ibrahîm suo padre era fratello di Khafâgia emiro di Sicilia, del
quale si è detto. Sofiân, ceppo di questa famiglia, era fratello di
quell'Aghlab da cui prese nome la dinastia.
[750] Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, l. c. Il nome
dello ammiraglio greco si trova nella _Vita di Santo Elia da
Castrogiovanni_, presso il Gaetani, _Vitæ Sanctorum Siculorum_, tomo II,
p. 72, se pur la vittoria dell'ammiraglio Michele fu riportata nello
stesso scontro in cui presero Mogber. Il Conde, _Historia de la
Dominacion de los Árabes en España_, parte II, cap. LXXV, senza citare
Ibn-Abbâr, ha dato una versione poco esatta dell'articolo biografico
sopra Mogber.
[751] Baiân, tomo I, p. 115, anno 276.
[752] _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 43. Questa cronica non indica al certo col nome di
Siciliani i Cristiani, i quali chiama sempre Rûm, ma sì bene i coloni di
Sicilia; come tutti gli scrittori arabi dicono Sirii, Egiziani,
Spagnuoli ec., i coloni di lor gente in que' varii paesi.
[753] Si conferma questo significato della voce “Affricani” dal seguente
passo della _Cronica di Cambridge_, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 43: “L'anno 6406 i Berberi assaltarono il giund, e
consegnarono agli Affricani Abu-Hosein e i suoi figliuoli.” Gli
Affricani dunque non erano nè i Berberi nè gli Arabi d'Affrica venuti in
Sicilia al conquisto, e scritti nei giund, ma le soldatesche mandate da
Ibrahim-ibn-Ahmed.
[754] _Baiân_, tomo I, p. 116, anni 278 e 279.
[755] Questo fatto è riferito dal solo Nowairi, nella _Conquête
d'Afrique_, ec., pubblicata da M. De Slane, in appendice alla _Histoire
des Berbères par Ibn-Khaldoun_, tomo I, p. 428. Quivi, dopo il supplizio
dello hâgib Ibn-Semsâma, si legge: “L'officier qui le remplaça, et qui
se nommait El-Hacen-ibn-Naked, avait exercé d'autres charges, dont l'une
était le gouvernement de l'île de Sicile.” Ma il testo arabico veramente
dice: “E pose in sua vece Hasan-ibn-Nâkid, e unì in persona di costui
parecchi oficii, tra i quali lo emirato di Sicilia.” La frase che rendo
“unì in persona di costui” non lascia luogo a dubbio; poichè si compone
del verbo _dhâf_ alla quarta forma, costruito con la preposizione ila;
onde significa “aggregare, congiungere.” Al par di me lo aveva
interpretato M. Des Vergers, dando questo squarcio in nota a
Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 130. M. De
Slane, ch'è padrone della lingua arabica e che spesso è necessitato a
correggere le espressioni inesatte di quegli scrittori, si è ingannato
nel presente caso da uomo erudito; sapendo che non si poteano esercitare
a un tempo un oficio in Affrica e il governo di Sicilia. Ma in questo
appunto consistea lo abuso di autorità narrato dal Nowairi, o piuttosto
da alcun antico cronista ch'ei copiava. Egli è evidente che
Ibrahim-ibn-Ahmed voleva accentrare l'autorità in persona del suo primo
ministro; al quale dava la missione di domare la rivoluzione scoppiata
in Affrica, e sempre desta in Sicilia.
[756] _Chronic. Cantabrigiense_, l. c. Leggiamo qui la data del 6404 (1º
settembre 895 a 31 agosto 896), e nel _Baiân_, tomo I, p. 123, del 282
(1º marzo 885 a 17 febbraio 896). Così il fatto è limitato ai sei mesi
che corsero dal 1º settembre al 17 febbraio.
[757] Johannes Diaconus, _Translatio Sancti Severini_, presso Gaetani,
_Vitæ Sanctorum Siculorum_, tomo II, p. 60; e presso Muratori, Rerum
_Italicarum Scriptores_, tomo I, parte II, p. 269.
[758] _Baiân_, tomo I, p. 125, anno 282.
[759] Severino Bini, in un'annotazione alla vita di Giovanni VIII,
presso il Labbe, _Sacrosancta Concilia_, tomo IX, p. 2, riprende con tal
motto il papa del favore dato a Carlo il Calvo; e con teologica baldanza
afferma che Iddio nel punì, facendogli pagar tributo ai Saraceni. Come
se il tributo si fosse pagato col sangue del papa, non col danaro dei
popoli!
[760] _Annales Ecclesiastici_, anno 879.
[761] Confrontinsi: Erchemperti _Historia_, cap. XXXV e XXXVIII; Anonymi
Salernitani _Chronicon_, cap. CXXXI del Pratilli; Johannis Diaconi
_Chronicon Venetum_, presso Pertz, _Scriptores_, tomo VII, p. 20; Andreæ
Presbyteri Bergomatensis _Chronicon_, presso Pertz, _Scriptores_, tomo
III, p. 237; _Chronicon Vulturnense_, presso Muratori, _Rerum Italicarum
Scriptores_, tomo I, parte II, p. 403.
[762] Confrontinsi Erchemperti _Historia_, cap. XXXVIII, XXXIX; Anonymi
Salernitani _Chronicon_, cap. CXXXI del Pratilli, la qual cronica in
questo e nei tempi vicini è copia di Erchemperto; _Chronicon
Vulturnense_, presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo I,
parte II, p. 403, che poco ne differisce; Lupi Protospatharii
_Chronicon_, anno 875; _Chronicon Sanctæ Sophiæ Beneventi_, anno 875.
[763] _Theophanes continuatus_, lib. V, cap. LVIII. Altrove ho notato
che, alla fine dei fatti d'Occidente, in questo tempo, lo autore
confessa la incertezza della cronologia, e, avrebbe dovuto aggiungere,
anche dei particolari. Ei narra quel generoso sacrifizio
dell'ambasciatore in modo da non sapersi se si debba riferire a un
assedio di Capua o di Benevento; ma piuttosto parmi si tratti di altro
castello, il cui nome sfuggì al compilatore.
[764] _Theophanes continuatus_, lib. V, cap. LXV.
[765] Confrontinsi: _Theophanes continuatus_, lib. V, cap. LXVI; Lupi
Protospatharii, _Chronicon_, anno 880; _Chronicon Barense_, anno 880.
Secondo questa cronica, che Lupo ha copiato, i Musulmani “uscirono di
Taranto,” nè si parla di prigioni.
[766] _Theophanes continuatus_, l. c.
[767] _Theophanes continuatus_, lib. V, cap. LXXI.
[768] Confrontinsi: _Theophanes continuatus_, l. c.; Ibn-el-Athîr, MS.
A, tomo II, fog. 161 verso; e MS. di Bibars, fog. 85 verso, anno 272; e
_Baiân_, tomo I, p. 113. La cronologia dei Musulmani risponde
esattamente al tempo assegnato da' Bizantini cioè gli ultimi anni della
vita di Basilio. I nomi anco si riconoscono agevolmente: Ingifûr presso
Ibn-el-Athîr, e M h fûr nel _Baiân_, per Niceforo; o, secondo la
pronunzia greca, Nikifóro (Νικηφόρος); S b z na, per Severina; e, per
Amantea, M f nlia, che, correggendovi i punti diacritici, si può leggere
benissimo Mantîia. Debbo avvertire che questo capitoletto di
Ibn-el-Athîr, cavato dal MS. A, è stato pubblicato da M. Des Vergers, in
nota ad Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 136.
[769] _Theophanes continuatus_, l. c.
[770] Cedrenus, vol. II, p. 354. Si allude alla moderazione civile di
Niceforo nella Tattica dell'imperatore Leone, testo greco e versione
latina, § 38, p. 742, e versione francese del Maizeroi, parte II, p. 16.
[771] Leonis Imperatoris _Tactica_, l. c.
[772] Ibn-el-Athîr lo chiama così due volte che parla di lui nei
capitoli degli avvenimenti diversi, del 268 e del 270. MS. A, tomo II,
fog. 123 verso, e 128 verso, e MS. C, tomo IV, fog. 259 recto.
[773] _Theophanes continuatus_, lib. V, cap. XI e LXXV.
[774] Erchemperti _Historia_, cap. LXXXI.
[775] _Chronica Sancti Benedicti_, presso Pertz, _Scriptores_, tomo III,
p. 203. Questo capitolo è di quelli che gli editori alemanni hanno
aggiunto al testo pubblicato dal Pellegrino e dal Pratilli; aggiunte
cavate da un MS. Vaticano.
[776] Veggasi Lib. I, cap. VIII, p. 187, seg.
[777] Giovanni VIII scrivea a Landolfo vescovo di Capua, com'e' pare in
settembre 876, essere stata a lui commessa particolarmente quella terra
dallo imperatore; presso Labbe, _Sacrosancta Concilia_, tomo IX, p. 8,
epistola IX. Eutropio, prete lombardo vivuto un secolo appresso, pretese
aggiungere alla dominazione di Capua la sovranità temporale di Roma, il
Sannio, le Calabrie, il Ducato di Benevento, e Arezzo e Chiusi in
Toscana. Veggasi Saint-Marc, _Abrégé chronologique de l'Histoire
d'Italie_, a. 875.
[778] Erchemperti _Historia_, cap. XLVII.
[779] Erchemperti _Historia_, cap. XLVII.
[780] Ciò si potrebbe inferire dalle parole di Erchemperto, cap. XXXIX,
“che Salerno, Napoli, Gaeta e Amalfi, sendo in pace coi Saraceni,
gravemente affliggevano Roma con le scorrerie marittime; onde Carlo il
Calvo, presa la corona dello impero, diè in aiuto al papa Lamberto e
Guido di Spoleto, co' quali il papa andò a Capua e a Napoli.” Ma
Erchemperto suol confondere sempre l'ordine dei tempi; e qui par che lo
confonda, ritraendosi che Carlo fu coronato imperatore a Roma il 25
dicembre 875, e sapendosi dalle epistole di Giovanni VIII, citate nel
séguito del presente capitolo, che i Musulmani infestavano la Campagna
di Roma nella state dell'876, e che il papa andò a Capua e Napoli in
novembre del medesimo anno. Perciò è probabile che le incursioni verso
Ostia fossero incominciate lo stesso anno 876, anzichè il precedente.
[781] Veggansi le epistole di Giovanni VIII, dal nº I al XXXV, presso il
Labbe, _Sacrosancta Concilia_, tomo IX, p. 1, seg., e presso il
Duchesne, _Historiæ Francorum Scriptores_, tomo III, appendice, nri I a
XIV. Si riscontri Erchemperto, l. c.
[782] Secondo il passo d'Erchemperto, già citato a p. 444, nota 3,
parrebbe venuto il papa a Napoli e Capua in primavera dell'876 al più
tardi. Il Muratori, _Annali d'Italia_, ha assegnato a quel viaggio la
data di gennaio 877, argomentandola dalle parole di Giovanni VIII, il
quale a dì primo febbraio si dolea con Aione vescovo di Benevento che:
_nostro itineri Neapolim nobis..... nuper advenientibus non adhæseris_.
Ma il _nuper_ non si dee pigliare in senso così stretto; poichè si sa da
Erchemperto che Salerno si spiccò dai Musulmani dopo la venuta del papa
a Napoli; e da una epistola di Giovanni VIII al principe di Salerno,
data il 17 novembre 876, si vede esser lui già d'accordo col papa.
Perciò parmi di fissare il viaggio alla prima metà di novembre. Ma è da
avvertire che cotesti diplomi non danno la certezza che ce ne dovremmo
aspettare, poichè non sono in buon ordine cronologico; ad alcuni manca
la data del giorno e mese; a tutti quella del luogo; e d'altronde la
abituale simulazione di Giovanni VIII guasta sempre l'ordine e la
proporzione dei fatti.
[783] Erchemperti _Historia_, cap. XXXIX. La pratica della consagrazione
di Atanasio vescovo si ritrae dalle epistole di Giovanni VIII, presso
Labbe, _Sacrosancta Concilia_, tomo IX, nri V e XLI, p. 5 e 35.
[784] Epistole LV, LVI, e LVII di Giovanni VIII, e Atti _del Sinodo di
Ravenna_, presso il Labbe, vol. c., p. 45 a 47, e 299 a 304. Il sinodo
si tenne in agosto 877, e vi fu presente il papa, come si ricava da un
diploma soscritto da lui il _sexto kalendas decembris_, che il Labbe
giustamente corregge _septembris_.
[785] Epistole XXXVI, XXXVIII, XXXIX, XL, LIX, LXIX, presso il Labbe,
vol. c., p. 32, seg.
[786] Ibidem, epistole LXIX, LXXIV.
[787] Epistole LXVI, LXVII, presso il Labbe, 1. c. Confrontinsi:
Erchemperti _Historia_, l. c.; e Anonymi Salernitani _Chronicon_, cap.
CXXXI della edizione del Pratilli.
[788] Le lagnanze contro Lamberto si veggano nelle epistole di Giovanni
VIII, nri XX, a XXVII, presso Duchesne, _Historiæ Francorum Scriptores_,
tomo III, p. 880, seg.
[789] Epistola di Giovanni VIII, nº LXXXIX, presso Labbe, _Sacrosancta
Concilia_, tomo IX, p. 74.
[790] Erano tutti figliuoli dei fratelli del vescovo, per nome: Pandone,
Landone I e Landonolfo.
Pandonolfo, figliuol di Pandone, ebbe il titolo di conte e i feudi di
Teano e Caserta;
Landone, figliuolo di Landone I, ebbe Sessa e Berolais, ossia Capua
vecchia;
Landone, figliuolo di Landonolfo, ebbe Calinio e Caiazzo;
Atenolfo, figliuolo di Landonolfo, ebbe il feudo di Calvo.
Veggasi Erchemperto, cap. XL, e la genealogia dei conti di Capua per
Camillo Pellegrino.
[791] Ciò è attestato da Erchemperto, cap. XLVII; e Leone d'Ostia, lib.
I, cap. XLIII, presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo IV,
p. 316.
[792] Si scorge dalla epistola di Giovanni VIII, data il 5 aprile, 12ª
indizione, presso Labbe, op. c., tomo IX, nº CLXVIII, p. 109.
[793] Ibidem, nri CLXXII, CLXXVIII, CLXXIX, CLXXXVI, CXCVII, CCXVI.
[794] Ibidem, nri CCIX, CCXXV, CCXXVII.
[795] Ibidem, nº CCXLII.
[796] Leo Ostiensis, lib. I, cap. XLIII, presso Muratori, _Rerum
Italicarum Scriptores_, tomo IV, p. 316.
[797] Epistole CLIX a CLXI di Giovanni VIII, presso il Labbe, vol. c.,
p. 105 e 106.
[798] Ibidem, epistola CCXLI, p. 171.
[799] Ibidem, epistola CCXL, p. 171.
[800] Baronius, _Annales Ecclesiastici_, anni 879, 880.
[801] I confini di Spoleto arrivavano sino a Sora e al Lago di Celano.
[802] Erchemperti _Historia_, cap. XLIV, copiato dall'Anonimo
Salernitano, cap. CXXXVI della edizione del Pratilli. Erchemperto non
porta data, ma scrive questo fatto dopo un assedio di Capua che si dee
riferire all'880.
[803] Anonymi Salernitani _Chronicon_, cap. CXXXVI, ediz. del Pratilli.
[804] Erchemperti _Historia_, cap. LXXIX; e Anonymi Salernitani
_Chronicon_, cap. CXLVII della edizione del Pratilli. La data si scorge
dall'ordine in che questo fatto sta con altri più noti.
[805] Erchemperti _Historia_, cap. XLIV. L'autore non potea dimenticare
questa data, perchè ei medesimo fu fatto prigione al castel Pilano,
preso dai Napoletani dopo l'assedio dell'anfiteatro di Capua, il 23
agosto 881.
[806] Erchemperti _Historia_, cap. XLVII.
[807] Giovanni VIII, epistole CCLXV e CCLXX, presso il Labbe, vol. c.,
p. 191, 195; e la seconda anche appo il Baronio, _Annales
Ecclesiastici_, anno 881, § 2.
[808] Erchemperti Historia, cap. XLIX, copiato dall'Anonimo Salernitano,
cap. CXL, stampato per errore CL, nella edizione del Pratilli. Ritraggo
la tradizione popolare dal Caraccioli, il quale ricorda qui il proverbio
che si serbava ai suoi tempi: “Quattro sono i luoghi della Saracina:
Portici, Cremano, la Torre, e Resina.”
[809] Erchemperto, l. c.
[810] Baronio, _Annales Ecclesiastici_, anno 882, § 2.
[811] Giovanni VIII, epistola CCXCIV, presso il Labbe, vol. c., p. 210;
e presso il Baronio, _Annales Ecclesiastici_, anno 881, § 6.
[812] Erchemperti, _Historia_, cap. XLIX.
[813] Baronio, l. c.: _aliquantos utiles et optimos Mauriscos cum armis,
quos Hispani cavallos alpharaces vocant_.
[814] Pietro Suddiacono, continuatore di Giovanni Diacono di Napoli,
presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo I, parte II, p.
316.
[815] Leonis Ostiensis, lib. I, cap. XLIII, presso Muratori, _Rerum
Italicarum Scriptores_, tomo IV, p. 316, 317. Non si sa ond'egli abbia
tolto questo racconto, d'altronde verosimile e non sospetto. Non lo cavò
certo da Erchemperto, nè dalla Cronica di San Michele in Volturno,
citati per errore dal Wenrich, _Commentarii_, lib. I, cap. X, § 88.
Leone dice espressamente che i Musulmani venissero di Agropoli; il che
porterebbe la fermata loro a Itri verso l'autunno dell'882, e quella al
Garigliano un poco appresso, forse nell'883, dopo la morte di Giovanni
VIII.
[816] Erchemperti _Historia_, cap, LI.
[817] Erchemperto, cap. XLIV, e l'Anonimo Salernitano accennano appena
l'arsione del monastero; al solito loro, senza data. La Cronica del
monastero, pubblicata dal Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo
I, parte II, p. 404, seg., racconta, com'è naturale, molti particolari;
ma l'autore visse tra la fine del decimo e il principio dell'undecimo
secolo; la sua narrazione pare esagerata, almeno nel numero dei frati
uccisi, ch'ei porta a 500 o 900; e vi troviamo in due luoghi diversi due
diverse date del fatto; cioè a p. 332 l'anno undecimo di Basilio
Macedone (878), e a p. 400, l'anno 882, indizione 15ª. Si vede dunque
che le memorie ch'ebbe alle mani il compilatore, com'ei medesimo
confessa, non si accordavano punto. Io mi sono appigliato alla data
dell'882, sapendosi che passò poco tempo tra la distruzione di questo
monastero e quella di Monte Cassino.
[818] Tra le varie date che si assegnano alla distruzione di Monte
Cassino, mi sono appigliato a quella dell'883, che risponde alla 2ª
indizione, notata da Leone d'Ostia; e che d'altronde si legge
nell'Anonimo Salernitano, il quale ebbe alle mani al certo buoni
esemplari di Erchemperto. La riedificazione ricominciò l'886, secondo
Erchemperto, e l'884, secondo l'Anonimo. Si confrontino: Erchemperti
_Historia_, cap. XLIV e LXI; Anonymi Salernitani _Chronicon_, cap.
CXXXVI, e CXLIV della edizione di Pratilli; _Chronicon Vulturnense_,
presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo I, parte II, p.
405; Leonis Ostiensis _Historia_, lib. I, cap. XLIV, presso Muratori,
_Rerum Italicarum Scriptores_, tomo IV, p. 317. Merita d'esser letta a
questo proposito un'opera moderna, la _Storia della Badia di Monte
Cassino_, di Don Luigi Tosti, dotto monaco, il quale aggiunge alcuni
particolari cavati da una vita manoscritta di Bertario, e li abbellisce
con zelo lodevole in lui, e con pulito e dignitoso stile; tomo I, p. 65,
seg.
[819] Erchemperto, cap. LI.
[820] Erchemperto, cap. LIV.
[821] Erchemperto, cap. LVI, LVII; Anonimo Salernitano, cap. CXLII,
edizione di Pratilli.
[822] Veggasi per costui la nota 1, p. 452
[823] Erchemperto, cap. LV; Anonimo Salernitano, cap. CXLII, edizione di
Pratilli.
[824] Erchemperto, cap. LVIII; Anonimo Salernitano, cap. CXLIII,
edizione di Pratilli.
[825] Veggasi per costui la nota 1, p. 452.
[826] Erchemperto, cap. LXXIX.
[827] _Chronicon Vulturnense_, presso Muratori, _Rerum Italicarum
Scriptores_, tomo I, parte II, p. 407.
[828] Erchemperto, cap. LXVI; Anonimo Salernitano, cap. CXLV, ediz. di
Pratilli.
[829] Anonimo Salernitano, cap. CXLV, edizione di Pratilli.
[830] Erchemperto, cap. LXXIII.
[831] Erchemperto, cap. LXXV, LXXVII; Anonimo Salernitano, edizione di
Pratilli, cap. CXLVII.
[832] Erchemperto, cap. LXXVI; Anonimo Salernitano, edizione di
Pratilli, cap. CXLVII.
[833] Questo fatto si legge nello Anonimo Salernitano, cap. CLVI, ediz.
di Pratilli.
[834] Così penso, perchè al tempo di Edrisi (1154) il Val Demone
arrivava a Caronia; il qual confine va attribuito a cagione politica più
tosto che a necessità di geografia fisica. Nel XIV secolo il Val Demone
fu esteso verso ponente; assegnatogli un confine naturale, cioè l'Imera
settentrionale, detto altrimenti Fiume Grande.
[835] Veggansi questi ricordi qui appresso p. 468, nota 4.
[836] Le autorità citate dal Di Gregorio, _Considerazioni su la Storia
di Sicilia_, lib. II, cap. II, note 24, 25, 26, fanno menzione del Val
di Milazzo, Val di Mazara, Val di Noto e Val di Agrigento, oltre il Val
Demone. Il Di Gregorio, che non vide chiaro negli ordini anteriori ai
Normanni, supponea che la divisione in tante valli “ch'era forse
solamente geografica” fosse stata adottata da re Ruggiero come divisione
politica. Pochi righi appresso si contraddice, affermando che re
Ruggiero istituiva i tre giustizierati di Val Demone, Val di Noto, e Val
di Mazara; il che mostrerebbe che le province di Milazzo e Agrigento non
fossero entrate nella divisione politica. A me la spiegazione più
semplice pare, che la voce _vallis_ debba intendersi nei detti diplomi
col significato indistinto di territorio, da potersi adattare a città o
distretto o provincia; come appunto la voce arabica _iklîm_, che
probabilmente si leggea nei registri dell'azienda pubblica, e fu
tradotta bene o male _vallis_. Può anche darsi che la divisione in tre
province fosse stata adoperata dagli Arabi in alcuni rami di
amministrazione, e in altri rami un'altra. Per esempio, nulla toglie che
gli _iklîm_ di Milazzo e Agrigento fossero stati due circoscrizioni di
beneficii militari, assegnate ciascuna ad un _giund_.
[837] È bene qui ricordare che nella prima metà del XIII secolo,
Federigo imperatore tornò alla divisione romana in due province; la
quale durò almeno fino alla rivoluzione del Vespro. Poi veggiamo
ricomparire i giustizieri delle valli di Milazzo, Castrogiovanni e
Demona. (Diploma del 1302, presso Pirro, _Sicilia Sacra_, p. 410.) Nei
principii del XV secolo la Sicilia fu divisa in quattro valli: Demona,
Noto, Castrogiovanni, e Girgenti. (Censo feudale del 1408, presso Di
Gregorio, _Bibliot. Aragon._, tomo II, p. 490.) In fine si tornò alle
tre valli.
[838] La mutazione del nome di Lilibeo in Porto di Ali, fa supporre che
quella città fosse stata distrutta al tempo del conquisto musulmano, o
forse prima. Le città non abbandonate, assai di rado presero novelli
nomi.
[839] _Theophanes continuatus_, lib. V, cap. LVIII, p. 297. Καὶ τὸ ὰπὸ
τούτου διέμειναν πιστοὶ βασιλεῖ τοιοὺτων έξηγούμενοι κάστρων. Questa
voce si trova anche nel Nuovo Testamento, Luca, XXII, 28.
[840] Il participio presente del verbo διαμένω (_permaneo_, _perduro_)
al genitivo plurale farebbe τῶν διαμενόντων, che l'uso volgare forse
contrasse in _Ton Demenon_.
[841] L'arabico _welâia_ significa territorio, giurisdizione o uficio di
_wâli_; e wâli si dice di varii magistrati preposti a province, ovvero a
rami speciali di amministrazione pubblica.
[842] Ecco in serie cronologica gli scritti ove occorre Demona con le
sue varianti, prima come nome di città, poi di provincia:
I. Anno 902. Assedio e presa di _Dimnsac_ (con la terminazione nel suono
che daremmo alla _s_ e alla _c_ unite dinanzi una _i_, ossia quello
della _ch_ in francese e _sh_ in inglese). Veggasi Ibn-el-Athîr, MS. A,
tomo II, fog. 92 e 167 verso; MS. C, tomo IV, fog. 246 verso; e MS. di
Bibars, il solo ove si legga correttamente. Ibn-el-Athîr, ancorchè
vissuto nel XIII secolo, trascriveva in questo passo ricordi derivati
dal IX.
II. Anno 963. Nome di _Dimnasc_ dato a una gola di monti presso Rametta.
Veggasi Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 16,
correggendo la lezione secondo uno dei MSS. di Parigi. Valga, per
l'antichità del ricordo, la stessa avvertenza che feci di sopra per
Ibn-el-Athîr.
III. Verso la fine del decimo secolo, la Biografia di San Luca, abate
del monastero di Armento in Calabria, dice costui siciliano di Demena.
Presso Gaetani, _Vitæ Sanctorum Siculorum_, tomo II, p. 96.
IV. Malaterra, libro II, cap. XII, scrivendo, alla fine dell'undecimo
secolo, del secondo sbarco del conte Ruggiero in Sicilia (1060) dice:
_Hic Christiani in valle Deminæ manentes, sub Saracenis tributarii
erant._ Presso Caruso, _Bibliotheca Historica_, tomo I, p. 181, e presso
Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo V, p. 539, seg.
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