Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 37

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stessa ragione e per la diversità delle lettere non assento a leggere
_Kewârib_ il nome del Nowairi che risponde al Corleone d'Ibn-el-Athîr
[531] Ibn-el-Athîr, l. c.; ove si trova, il nome di Ghirân, che
significa “grotta” o “caverna”, e anche il suo singolare Ghâr; talchè
non resta alcun dubbio su questa lezione; Ibn-Khaldûn, op, cit., p. 112.
Il MS. di Parigi di Ibn-Khaldûn ha Ghirûn; uno di Tunis, Ghirwân; nella
edizione di M. Des Vergers si legge Kairûn, e nella versione _Coronia_.
Il Fazzello, supponendo che il nome di Ἐρβησσὸς ed _Herbesus_ derivasse
da ἔρεβος, e che significasse “caverne,” credette riconoscere una delle
due Erbesso dell'antica Sicilia nella terra delle Grotte, e l'altra non
lungi da Siracusa nel burrone della rupe di Pantalica, ch'è bucherato,
in fatti, di simili grotte come un alveare (Deca I, lib. X, cap. III, e
lib. IV, cap. I). Veggasi su cotesti giudizii del Fazzello il Cluverio,
_Sicilia Antiqua_, lib. II, cap. X e XI. Su le grotte destinate ad
abituri o sepolture in varie parti della Sicilia, meritano di esser
lette le osservazioni di M. Felix Bourquelot, _Voyage en Sicile_ (Paris
1848), p. 164 e segg. M. Bourquelot ne cita a Castrogiovanni, altre
presso il lago Pergusa, altre tra Piazza e Caltagirone, a Vizzini,
Spaccaforno, Monte Aperto, Avola, Licodia, Ferla, Valle d'Ispica, e
quelle infine di Pantalica, ch'ei descrive minutamente.
Il mio amicissimo Saverio Cavallari, ingegnere e archeologo, ne ha
osservato altre a Lentini, Sortino, Palagonia, e crede importanti sopra
tutte quelle dette “Le Grotte di San Cono” presso Caltabellotta, e “Le
Grotte dei Giganti” tra Bronte e Maletto. Lo ritraggo da una lettera
ch'egli ha scritto recentemente al duca di Luynes, della quale il dotto
archeologo francese si è piaciuto darmi una copia.
[532] Johannes Diaconus, _Chronicon Episcop. Sanctæ Neapolit. Ecclesiæ_.
presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tomo I, parte I, p. 314.
Non cito per questo fatto, nè per altri, i _Chronici Neapolitani
Fragmenta_, pubblicati dal Pratilli, _Historia Principum Langob._, tomo
III, perchè mi sembrano più che sospetti.
Allontanandomi dalla cronologia del Muratori, _Annali d'Italia_, 837,
ritengo che questo assedio sia precisamente quello di cui parla
l'Anonimo Salernitano; che sia cominciato in maggio 836; e che Sicardo,
levando il campo, abbia stipulato l'accordo del 4 luglio, 14ª indizione,
pubblicato dal Pellegrino, e indi dal Muratori, _Rerum Italicarum
Scriptores_, tomo II, parte 1, p. 256. Gli assalti che, al dir di
Giovanni Diacono, ricominciava Sicardo dopo la partenza dei Saraceni,
presto si terminarono: nè Sicardo, com'io credo, fece mai altra grossa
guerra alla repubblica di Napoli.
[533] Confrontinsi Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 2; MS. C, tomo IV,
fog. 212 recto; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p.
118; Abulfaragi, _Historia Dynastiarum_, p. 237, che è la sola menzione
che vi si faccia del conquisto della Sicilia; e in fine Hagi Khalfa,
_Cronologia_, MS. turco di Parigi, sotto l'anno 228, e versione del
conte Rinaldo Carli, intitolata _Chronologia historica di Hazi Halifé_
ec., dove questo passo si corregga così: “Anno 228, gli Aghlabiti
occupano l'isola di Sicilia, cioè a dire Messina.”
Dell'accordo con Napoli e degli aiuti che ne trassero i Musulmani, parla
il solo Ibn-el-Athîr. Il nome della città si legge con poca difficoltà
in entrambi i MSS., vedendovisi esattissimi gli elementi delle lettere,
ed erronei solo alcuni punti diacritici. In ogni modo, non può rimanere
dubbio su la lezione; sendo Napoli la sola _città_ cristiana di cui
sappiamo che fosse collegata in quel tempo coi Musulmani di Sicilia, e
che abbia potuto dar loro un'armata ausiliare. Debbo avvertire infine
che secondo la lezione alquanto incerta di un altro passo nel MS. A,
l'assedio sarebbe durato oltre due anni.
[534] Ibn-el-Athîr, l. c.
[535] Le condizioni topografiche assegnate a Mihkân nella geografia di
Edrisi, non lascian dubbio che il sito sia lo stesso dell'Alimena
d'oggidì. Un diploma latino pubblicato dal Di Gregorio, _De supputandis
apud Arabes Siculos temporibus_, p. 52, seg., contiene le versioni dal
greco e dall'arabico di due documenti del 1175, nei quali si legge il
nome del casale _Michiken_, e si vede ch'era posto in quel distretto. Al
dire del D'Amico, _Diction. Siciliæ Topogr._, si trovano presso Alimena
rovine di antichi aquidotti e sepolcri. Tra questo indizio e tra il nome
di _Mehkan_ o _Mihkan_, parmi si possa supporre in quel sito la Ἡμιχάρα
di Tolomeo, e _Imachara_ di Plinio.
[536] _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 41
[537] Veggasi il capitolo XII di questo secondo Libro.
[538] Il nome di Χαρσιανιτῶν si riconosce facilmente nella trascrizione
arabica _Kharz nîta_ della Cronica di Cambridge, presso di Gregorio,
_Rerum Arabic._, p. 42. Quantunque questo non si legga tra i _temi_,
ossia divisioni militari, di Costantino Porfirogenito, non è dubbio che
un corpo di truppe bizantine portasse questo nome, e che vi fosse stato
un tema di tale denominazione, probabilmente unito ad altro al tempo del
Porfirogenito. Veggasi _Theophanes continuatus_, p. 181, 183, 273 e 374.
Non credo si tratti delle milizie del duodecimo tema di Oriente, il
Chersoneso, cioè, di Taurica e la Crimea d'oggi. Ma il nome di
Χερσωνίται, che si dà a que' popoli, risponderebbe ancora alla
trascrizione arabica.
[539] _Chronicon Cantabrigiense_, l. c.; Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II,
fog. 2; e MS. C, tomo IV, fog. 212 recto. Secondo l'una, seguì la
battaglia l'anno 6354 (1 settembre 845 a 31 agosto 846); secondo
l'altro, il 229 (29 settembre 843 a 16 settembre 844); ma il numero dei
Bizantini uccisi che la Cronica di Cambridge porta a 9000, e
Ibn-el-Athîr a più di 10,000, non lascia dubbio su la identità del
fatto. Forse questo seguì nell'845. Ibn-el-Athîr assegna come luogo
della battaglia _Sciarra_, secondo il MS. A, e un nome non dissimile, ma
poco leggibile nel MS. C. Gli elementi calligrafici e la topografia mi
portano alla lezione probabilissima di Butera.
[540] Ibn-el-Athîr, l. c.; Ibn-Khaldûn _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 119.
[541] Ibn-el-Athîr, l. c. Egli dà il nome di Marsa-t-tîn che troviamo
scritto con la stessa ortografia in Edrisi. A miluogo tra Mondello e
Palermo, Edrisi pone un punto chiamato Barca; il qual nome poteva esser
dato dagli Arabi, o rimaso dalla impresa di Amilcare. In ogni modo si è
dileguato dal duodecimo secolo in qua, e quella picciola cala in oggi si
chiama “La Vergine Maria.”
[542] _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio, _Rerum Arabic._,
p. 41.
[543] Ibid., p. 42.
[544] Confrontinsi Ibn-el-Athîr, Ibn-Khaldûn e la Cronica di Cambridge,
ll. cc. Si crede che Ragusa occupi il sito dell'_Hybla Major_ degli
antichi.
[545] Confrontinsi Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 2; MS. C, tomo IV,
fog. 212 recto; _Baiân_, p. 104; Ibn-Abbâr, MS., fog. 148, verso;
Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 120; Nowairi,
presso Di Gregorio, _Rerum Arabic._, p. 8; Abulfeda, _Annales
Moslemici_, an. 228 e 237.
Ho corretto il nome e la cronologia nel modo accennato di sopra, p. 301,
nota 1.
Una moneta, battuta in Sicilia sotto il governo d'Ibrahim, non porta nè
il suo nome, nè quello del principe aghlabita. È di argento, del peso di
grammo 1,10, e perciò del valore di circa venticinque centesimi di lira:
moneta sottilissima; e, dove la leggenda non è logora, notabile per la
picciolezza e nitidezza dei caratteri. Il diritto ha in giro vestigia di
lettere dileguate, e nel campo il simbolo aghlabita, la leggenda
religiosa, e una stelletta a sei raggi. Nel campo del rovescio è
un'altra formola religiosa; e in giro: “Nel nome di Dio fu battuto
questo dirhem nella città di Ba n rm, l'anno 239.” Questa moneta
appartiene al Cabinet des Medailles di Parigi, ov'io l'ho studiato.
Tychsen ne pubblicò una simile, o forse lo stesso esemplare, nello
_Additamentum I Introductionis ad rem nummariam_ ec., p. 44. Il signor
Mortillaro ha copiato la leggenda del Tychsen nel suo catalogo, _Opere_,
tomo III, p. 346.
[546] Confrontinsi Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 19 verso, e MS. C,
tomo IV, fog. 215 verso; _Baiân_, tomo I, p. 104; Ibn-Khaldûn, op. cit,
p. 120; Ibn-Wuedrân, § 3; Ibn-abi-Dinâr (el-Kaïrouani), MS., fog. 21
recto; e versione francese, p. 84; Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 8. Sendo morto Ibrahim di gennaio 851, le prime fazioni
di Abbâs debbonsi riferire alla primavera del medesimo anno; quella di
Caltavuturo alla state seguente.
[547] Ibn-el-Athîr e Ibn-Khaldûn, ll. cc. In questa frase, secondo la
più parte dei MSS. di Ibn-el-Athîr, e di Ibn-Khaldûn che lo copia, il
verbo manca dei punti diacritici che indichino la persona. Così
resterebbe incerto, a prima vista, se il bottino fosse presentato dai
soldati ad Abbâs, o da questi al principe d'Affrica. Nondimeno il senso
generale del periodo e la tendenza degli altri fatti portano alla prima
di così fatte interpretazioni; e vi assente il solo MS. di Ibn-Khaldûn
in cui la detta voce sia fornita di punti diacritici.
[548] Questo è il nome attuale; la giusta ortografia arabica data dai
cronisti e da Edrisi è Kala't-abi-Thûr ossia “Rocca di quel dal toro,”
soprannome che occorre varie fiate nei ricordi arabi.
[549] Ibn-el-Athîr, l. c.; veggasi anche Ibn-Khaldûn, l. c.
[550] Veggasi il capitolo VIII del presente Libro.
[551] Il _Baiân_, tomo I, p. 104, senza nominare Castrogiovanni nè altro
luogo, porta i guasti in Sicilia il 237, e narra nel 238 l'altra impresa
ch'è forza supporre in terraferma; poichè il cronista nota che Abbâs
prima mandò _in Palermo_ le teste degli uccisi, e poi tornò ei medesimo
_in Sicilia_.
[552] Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, _Baiân_, Ibn-Khaldûn, ll. cc., badando
a togliere il nome di Butera, e sostituirvi Noto, nella versione di M.
Des Vergers, p. 121, ed a sostituire, all'incontro, Butera a _Thira_,
nello estratto di Ibn-el-Athîr, ch'ei dà in nota a p. 122.
Il nome che ho scritto Camerina si trova nel solo _Baiân_, guasto per
altro dalla umidità nel MS., e non facile a deciferare; come ritraggo
dal dotto amico mio, il professor Dozy di Leyde. Tuttavia vi si scoprono
le lettere _s h rina_, _s m rina_, _sci m rina_, o simili. Tra coteste
lezioni io ho preferito l'ultima 1º perchè la cronica dà a questo luogo
il titolo di città; 2º perchè altra non se ne trova in Sicilia, antica
nè moderna, da potersi adattare quelle lettere al suo nome; 3º perchè
Camerina giaceva a poca distanza da Ragusa; 4º perchè, non ostante la
nota distruzione di Camerina in tempi antichissimi, sappiamo che i
Romani tentarono di ripopolarla, e le vestigia della città non sono per
anco dissipate, nè il nome. Il nome di _Camerana_ resta oggidì alla
palude, a un fiumicello e ad una torre. Grandi avanzi di fabbriche vi
erano tuttavia nel XVI secolo, quando, al dir di Fazello, testimonio
oculare, furono tolte per costruire Terranuova. Pertanto mi pare
probabile che nell'853 un po' di popolazione soggiornasse, o fosse corsa
a rifuggirsi tra quelle rovine, difese dalla palude. Si potrebbe anco
aggiungere il ricordo di due vescovi di Camerina nei principii del VI
secolo; ma è dubbio se si tratti di Camerino nella Marca d'Ancona, come
vuole l'Ughelli, ovvero di Camerina in Sicilia: su di che si vegga il
Pirro, _Sicilia Sacra_, edizione del Mongitore, tomo I, p. 510.
Quanto a Butera, la Cronica di Cambridge, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 42, la dice non venuta a sì tristo accordo, ma presa; nè
tra l'uno e l'altro fatto corre molto divario. La detta cronica lo porta
nell'anno 6362, cioè dal 1º settembre 853 al 31 agosto 854, che risponde
a un di presso alla data del 239 dell'egira che troviamo nel _Baiân_.
Butera è stata creduta la Hybla Hærea, ovvero il Mattorium degli
antichi; ma senza buone ragioni, com'ho accennato nel testo, giudicando
la epoca delle fabbriche di Butera, su i ragguagli che ne trovo nei
libri, e su quel che ne ho inteso. In ogni modo, sono avanzi che
meritano molto studio, anche da chi vorrà conoscere la architettura dei
tempi musulmani.
[553] Attesta ciò il Nowairi, o per dir meglio il cronista ch'ei
copiava, in un passo non ben letto da M. Caussin De Perceval, e
pessimamente tradotto dal Di Gregorio, _Rerum Arabicarum_, p. 8: _Tum
ipsemet profectus fuit_, ec. Però mi par bene dar una versione esatta di
queste parole. Nowairi dice: “Ed egli (Abbâs) or uscendo in persona, or
mandando sue gualdane, straziò, afflisse, e guastò le popolazioni e
territorii nemici; se non che talvolta comperavan da lui la pace con
danari o schiavi.”
[554] Veggasi qui appresso l'accordo di Kasr-Gedîd.
[555] Confrontinsi Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 19 verso; e MS. C,
tomo IV, fog. 215 verso; _Baiân_, tomo I, p. 104, 105, 106; Ibn-Khaldûn,
_Histoire de l'Afrique et la Sicile_, p. 121, dove non parmi esatta la
versione “et s'empara même du château neuf de cette ville
(Castrogiovanni).” Beladori, MS di Leyde, p. 275, porta nel califato di
Motewakkel (an. 847 ad 861) la occupazione di Castrogiovanni e Gagliano,
ch'egli scrive appunto come Edrisi; e son queste le due sole città prese
in Sicilia, delle quali gli par doversi ricordare i nomi.
Or io credo che il Kasr-el-Hedîd, o El-Kasr-el-Gedîd, non sia altro che
un secondo nome della fortezza di Gagliano, perchè non posso supporre
che gli altri cronisti abbiano trascurato questa notabile vittoria
ricordata dal Beladori; e perchè il detto Kasr è la sola piazza
d'importanza ch'essi dicono presa nel califato di Motewakkel senza che
se ne ritrovi il nome nella geografia di Sicilia. Debbo avvertire
nondimeno che Edrisi pone su la costiera tra Termini e Cefalù una
_Sakhrat-el-Herîr_, o, secondo il MS. d'Oxford, _El-Hedîd_, che
significherebbe la _Rupe della Seta_, o _del Ferro_; valida fortezza ai
suoi tempi, ch'è il _Castrum Roccellæ_ dei diplomi siciliani del medio
evo; ed oggi ne rimangono le vestigia e il nome di Rocella, il quale si
dà anco a un picciolo villaggio dentro terra, detto altrimenti
Campofelice. Ma quantunque vicina a Cefalù, che fu presa lo stesso anno;
e quantunque convengano nel suo nome le lezioni di alcuni MSS., non
credo che questa fortezza abbia potuto mai contenere la grossa
popolazione che si volea riscattare con 15,000 dinar, ec. Infine par che
non si tratti di Castronovo, che sarebbe versione della lezione
_El-Kasr-el-Gedîd_, poichè questo nome si trovava scritto in Edrisi
_Kasr-nubu_.
[556] _Baiân_, tomo I, p. 106. Il nome è scritto _S l 'ûda_, con errore
di ortografia che occorre anco in alcuni MSS. di Edrisi.
[557] Di Giovanni detto il Cretese, prefetto del Peloponneso, si fa
menzione nella continuazione di Teofane, cap. LXII, p. 303; ma non si
vede in che occasione abbia avuto quel soprannome, nè altrove si parla
di lui.
[558] Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 19 verso, e 20
recto; MS. C, tomo IV, fog. 215 verso; _Chronicon Cantabrigiense_,
presso Di Gregorio, _Rerum Arabic._, p. 42; _Baiân_, tomo I, p. 106;
Nowairi, presso Di Gregorio, op. cit., p. 9; Ibn-Khaldûn, _Histoire de
l'Afrique et de la Sicile_, p. 121.
La battaglia navale seguì innanzi il 31 agosto 858, poichè la Cronica di
Cambridge la nota nell'anno 6366.
Ritraendosi da Ibn-el-Athîr che il navilio combattuto di Ali
appartenesse ai Rûm, ossiano Bizantini, cade la conghiettura di M.
Caussin De Perceval, _Histoire de la Sicile.... du Nowairi_, p. 19, che
il Cretese fosse Abu-Hafs-Omar. Pertanto correggasi ciò che ne hanno
scritto il Rampoldi, _Annali Musulmani_, tomo IV, p. 315; e il
Martorana, _Notizie Storiche dei Saraceni Siciliani_, tomo I, p. 43. Il
Wenrich, _Commentarii_, lib. I, cap. VIII, § 79, scansa quest'errore, ma
cade nell'altro di dir seguita la battaglia navale dinanzi Siracusa; il
che non si trova punto nel testo d'Ibn-el-Athîr da lui allegato sopra
una citazione di M. Des Vergers.
[559] Nowairi il dice “barbaro” che significa “non arabo,” ma non se ne
sogliono servire per indicare i Rûm, ossiano Bizantini e Italiani;
Ibn-el-Athîr lo chiama a dirittura Rûmi.
[560] _Gebel-el-Ghadir_, scrive Nowairi. La voce che rendo stazione è
_Merhela_ che risponde alla nostra “posta.” La lunghezza del tratto di
strada così chiamato, variava secondo i luoghi. Edrisi conta 18 miglia
tra Caltanissetta e Castrogiovanni, e 12 tra questa e Pietraperzia.
Caltanissetta poi è equidistante dal lago Pergusa e da Castrogiovanni;
ma Pietraperzia, come situata a mezzogiorno libeccio, si avvicina più al
lago che alla città.
[561] Nowairi, dice un finestrino dal quale entrava l'acqua;
Ibn-el-Athîr, una porticina dalla quale entrava l'acqua e si gettavano
le immondezze.
[562] Confrontasi: Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 20 recto; MS. C,
tomo IV, fog. 215 verso; _Chronicon Cantabrigiense_, presso Di Gregorio,
_Rerum Arabic._, p. 42, Nowairi, ibid., p. 9, 10; Ibn-Khaldûn, _Histoire
de l'Afrique et de le Sicile_, p. 121, 122; Abulfeda, _Annales Moslem._,
erroneamente sotto l'anno 237 dell'egira; Ibn-abi-Dinâr, MS., fog. 21
recto, e versione francese, p. 85, nella quale in luogo di
Castrogiovanni si legge “il castel di Bona;” Ibn-Wuedran, §3, con
l'errore del 237 come in Abulfeda.
Ibn-el-Athîr e Nowairi, con altro errore, dicono che il giorno della
occupazione fosse stato un giovedì, quando il 15 scewal 244, al par che
il 24 gennaio 859, caddero in martedì.
[563] Infatti è una delle due città prese in Sicilia, delle quali diè i
nomi il contemporaneo Beladori, MS., p. 275.
[564] Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 116.
[565] Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 20; MS. C, tomo IV, fog. 215
verso. Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 123,
compendia il primo, e sbaglia la data. La Cronica di Cambridge, presso
Di Gregorio, _Rerum Arabic._, p. 42, dice soltanto: _Anno 6368
descenderunt Fendanitæ_; data e nome, su i quali è necessario un po' di
comento. Principiando dal nome, dirò che nel MS. è composto di sei
lettere, senza contarvi l'articolo, tra le quali non si trova che un sol
punto diacritico. Perciò si può leggere in cento maniere diverse, e le
più strane sono al certo quelle a che s'appigliarono gli editori, cioè
_Fendanitæ_ con la variante _Effenditæ_. Parendomi evidente che tal nome
etnico si debba cercare tra i popoli che allor militavano sotto le
bandiere bizantine, non esito a leggere _k b d kia_, con che non si
alterano gli elementi di alcuna lettera del MS., ma solamente si
correggono i punti diacritici, e si trova il noto nome di Cappadocia; i
soldati della quale provincia sono ricordati appunto in questo tempo
nelle guerre d'Oriente.
Quanto alla data, che corre dal 1º settembre 859 al 31 agosto 860, la va
a capello coi fatti ricordati da Ibn-el-Athîr; il quale al certo non
segue rigorosamente la cronologia, quand'ei narra lo sbarco e la
sconfitta del patrizio nello stesso anno 244, di cui non avanzavan che
due mesi dopo la presa di Castrogiovanni.
[566] Grossa terra in Val di Mazara; oggi in provincia di Girgenti. Ha
vestigia di un forte castello poco distante dal sito attuale della
città. Il nome ai trova in Edrisi con lezione poco diversa. È
evidentemente greco; forse dei tempi cristiani.
[567] L'un dei MSS. di Ibn-el-Athîr ha _Ab ta_; l'altre _Aita_; potendo
bensì in entrambe mutarsi la prima a in qualsivoglia altra vocale.
Cercando i nomi geografici che possano adattarsi a quei suoni, occorre
in prima la classica voce d'Ibla, chè varie città di tal nome ebbe la
Sicilia antica, nella regione tra levante e mezzodì, ancorchè di nessuna
si conosca appunto il sito. Viene poi Avola, terra presso Siracusa, ch'è
per certo l'_Abola_ d'un diploma del 1149, e forse la Ἀβόλλα di Stefano
Bizantino. Ma non so comprendere la sollevazione di questa sola terra in
Val di Noto, mentre tutte le altre che scossero il giogo stavano in un
gruppo nel Val di Mazara, e Caltavuturo non era troppo lontana. Però
vorrei aggiugnere una lettera, mutare i punti, e leggere _Entella_,
fortezza antichissima di cui si veggono gli avanzi; e i Musulmani di
Sicilia nel principio del XIII secolo vi si difesero lungamente contro
Federigo II imperatore.
[568] Non trovo questo nome in Edrisi, nè alcuno somigliante, sia nei
diplomi sia nella geografia d'oggi. Dal seguito della narrazione si vede
ch'era in Val di Mazara. Significa la “Rocca di Abd-el-Mumîn” nome
proprio d'uomo.
[569] Il solo Ibn-el-Athîr dà il nome di queste _Ghirân_, ossiano
“Grotte,” scritto in ambo i codici senza vocali, nell'uno coi punti
diacritici, nell'altro senza; sì che nel primo si dee leggere _k r k
na_, nel secondo si può sostituire la _f_ ad una delle _k_ o ad
entrambe. Avrei letto _Caucana_ supponendo mutata la _w_ in _r_, per
errore non insolito nei MSS. arabi, se il sito dell'antica Caucana, ove
stette Belisario con l'armata prima di passare al conquisto d'Affrica,
fosse più certo e non si trovasse sulla riva del mare, che non era la
strada di Abbâs reduce a Palermo. Le grotte, ossia i gruppi di grotte
scavate in parte dalla man dell'uomo, son troppo frequenti in Sicilia
perchè questa indicazione valga a determinare il luogo senza lo aiuto
del nome. Perciò non si arriverà a sapere la vera lezione del nome dato
dall'annalista, che quando si studieranno questi antichissimi monumenti.
Intanto le conghietture posson cadere su le grotte presso Palazzolo,
quelle tra Piazza e Caltagirone, o le altre tra Bronte e Maletto, o
quelle di Macara presso il porto Vindicari, che ben potrebbe essere la
Caucana di Procopio a 200 stadii da Siracusa. Veggansi, per le grotte
che ho nominato, il Fazzello, deca I, lib. IV, cap. II, e lib. X, cap.
II; Bourquelot, _Voyage en Sicile_, p. 183, e la mia nota al capitolo
precedente, p. 310-311.
[570] Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 20, e MS. C, tomo
IV, fog. 215 verso; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 123. Parmi errore del MS. di Ibn-Khaldûn che Abbâs assediava
_Kalat-er-Rum_ ossia “la Rocca (detta) dei Bizantini.” Si dee leggere
più tosto _Kalat-lir-Rum_ “una rocca dei Bizantini.” Accennano
senz'altro la morte di Abbâs, e alcuni con divario di data, Nowairi,
presso Di Gregorio, _Rerum Arabic._, p. 10; il _Baiân_, tomo I, p. 106;
Abulfeda, _Annales Moslemici_, sotto l'anno 247, § 3; Ibn-Wuedran, § 3
del testo, e versione francese di M. Cherbonneau nella _Revue de
l'Orient_, décembre 1853, p. 427; Ibn-Abi-Dinâr, MS., fog. 21 recto.
[571] Beladori, MS., p. 275, dice espressamente che gli Aghlabiti
avessero preso in Sicilia _oltre venti città, le quali erano tuttavia in
mano dei Musulmani_, quando occuparono Castrogiovanni e Gagliano. Tal
numero risponde a un di presso a quello de' nomi che ricaviamo dagli
altri annalisti. Ma egli è certo che dei luoghi ricordati da costoro,
alcuni, come Mineo e Lentini fossero stati abbandonati; altri al
contrario come Platani, Ragusa, Sutera, meramente assoggettati al
tributo. Però mi sembra che non ostante la casuale coincidenza del
numero, le terre di cui parla Beladori, siano le città o castella ove
faceano soggiorno i Musulmani. La appellazione sua di città (_medina_)
non si dee prendere qui in senso troppo rigoroso.
[572] I due rami discendeano da Sâlem; l'uno per Aghlab, Ibrahim
(fondatore della dinastia), e Aghlab padre del principe regnante
Mohammed; l'altro per Sofiân, Sewâda, e Sofiân padre di Ahmed e di
Khafâgia. Questa seconda genealogia è data da Ibn-Abbâr, MS., fog. 35
verso. Veggansi, su le vicende del regno di Mohammed, il Nowairi,
_Conquête de l'Afrique_ ec., in appendice a Ibn-Khaldûn, _Histoire des
Berbères_, versione di M. De Slane, tomo I, p. 417, seg.; Ibn-Abbâr, l.
c.; Ibn-el-Athîr, sotto l'anno 233, capitolo degli avvenimenti diversi.
[573] Questi importanti particolari della riforma dell'esercito si
leggono nella continuazione di Teofane, p. 265. Per gli altri della vita
di Basilio, non occorrono citazioni.
[574] _Baiân_, tomo I, p. 106; Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabic._, p. 10. Ibn-el-Athîr non fa menzione di questo breve governo.
[575] Nowairi, l. c.; Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 33 recto, MS C,
tomo IV, fog. 221 recto; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 124; Ibn-Abi-Dinâr, MS., fog. 21 recto, e vers. franc., p.
85; Ibn-Wuedrân, MS., § 3, e versione di M Cherbonneau, _Revue de
l'Orient_, décembre 1853, p. 427, Abd-Allah lasciò il governo, dopo
cinque mesi, in giumadi 1º del 248 (4 giugno a 3 luglio 882).
[576] Confrontisi, _Baiân_, tomo I, p. 106, e Ibn-el-Athîr, l. c. Il
nome e il caso di Ribbâh sono riferiti dal solo _Baiân_, il quale non
porta in quale provincia si combattesse. Per certo in Sicilia; poichè il
_Baiân_ dice presa la città di Gibel-Abi-Malek, il qual nome si trova
appunto in Ibn-el-Athîr insieme con que' di Kalat-el-Armenîn e
Kalat-el-Mosciâri'a. Di nessuna delle tre so indovinare il sito.
[577] Confrontinsi Ibn-el-Athîr, 1. c., Ibn-Khaldûn, _Histoire de
l'Afrique et de la Sicile_, p. 124; Nowairi, presso Di Gregorio, _Rerum
Arabicarum_, p. 10; Abulfeda, _Annales Moslemici_, an. 247;
Ibn-abi-Dinâr (el-Kaïrouani), MS., fog. 21 recto; e versione francese,
p. 85. Ibn-Wuedrân chiama il morto Abbâs-ibn-Fadhl, _sâheb_ (principe)
di Sicilia, e dice Khafâgia _emiro_ venuto in Sicilia dalla parte del
principe aghlabita di Kairewân in luogo di Abd-Allah-ibn-Abbâs, che era
stato eletto dalla colonia. Il _Baiân_, tomo I, p. 103, narra una
vittoria di Khafâgia nel 236 (850-851) sopra certi sollevati di Tunis.
[578] Confrontinsi Ibn-el-Athîr e Ibn-Khaldûn, ll. cc. Il secondo dei
quali dice vincitore Mahmûd sotto Siracusa; ma parmi errore del
compendio ch'egli faceva troppo sbadatamente degli annali dell'altro;
poichè in questi si legge senza equivoco la vittoria dei Cristiani.
Ibn-el-Athîr, nel medesimo luogo, nota che secondo alcuni cronisti si
arrendè, quest'anno 248, Ragusa occupata poi certamente il 252; ond'egli
è in forse se il fatto del 248 sia portato per errore di data. Erroneo
io il credo, leggendosi nella Cronica di Cambridge che Ragusa fu
occupata la prima volta l'anno 6356, che risponde a un di presso al 233
dell'egira e 847-48 dell'era nostrale; e la seconda, l'anno 6375 che
coincide in parte col 252 dell'egira e l'866-67 di Cristo. Della prima
dedizione di Ragusa avea già parlato Ibn-el-Athîr stesso, da noi citato
a suo luogo.
[579] MS. A, tomo II, fog. 38 recto, tra gli avvenimenti diversi del
248. Ma parmi evidente che si debba riferire al 249.
[580] _Baiân_, tomo I p. 107, sotto l'anno 249. Secondo questa cronica e
quella di Nowairi, Ziadet-Allah era fratello; secondo Ibn-Khaldûn,
figliuolo del predecessore Ahmed. Veggasi Nowairi, presso De Slane,
_Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun_, tomo I, p. 422, in appendice.
[581] Ibn-el-Athîr, MS. A, tomo II, fog. 33 recto, e MS. C, tomo IV,
fog. 221 recto. Veggasi Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 124, dove si legga Noto in vece di Butera.
[582] _Baiân_, tomo I, p, 107. Vi si legge, come in altri luoghi di
questa compilazione, _Kasrbâna_, e si dee correggere senza dubbio
_Kasriânna_. Non si tratta di Castelbuono, nè di Castelnuovo, nè di
Castronovo; poichè la lettera su la quale cade l'accento è una _u_ non
un'_a_; l'una delle quali non può confondersi con l'altra nei MSS.
Badisi che il _Baiân_, per evidente lacuna, tace la presa di
Castrogiovanni.
[583] Rampoldi, _Annali Musulmani_, tomo IV, p. 353, senza citazioni. Il
gran lavoro del Rampoldi è a un di presso inutile, per questo vezzo del
non citare e di aggiugnere del proprio le circostanze che gli sembravano
opportune a raffazzonare gli avvenimenti. Così leggiamo nello stesso
volume IV, p. 340, sotto l'864: “Gli Aglabiti di Sicilia, i quali già da
alcuni anni si erano impadroniti di Ragusi e di alcuni altri castelli di
minor conto, vennero di colà scacciati da Basilio, cognato dello
imperatore di Costantinopoli;” la quale impresa di Basilio, non
solamente non è ricordata da alcuno, ma la critica dee rigettarla al
tutto; non essendo possibile in questo caso il silenzio degli scrittori
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