Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 32

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storiche dei Saraceni Siciliani_, tom. I, p. 28, e, su le orme di lui,
del Wenrich, di avere trascurato questa impresa, e tenuto come primo
assalto de' Musulmani quello del 669.
[172] Le memorie e i documenti relativi a papa Martino, dalla
esaltazione infino alla morte, si leggono presso il Labbe, _Sacrosancta
Concilia_, tom. VI, dal principio alla p. 70. Vedi anche Theophanes,
_Chronographia_, tom. I, p. 526 a 531; il Baronio, _Annales_, anni 649 e
651, con le correzioni del Pagi; e Le Beau, _Histoire du-Bas Empire_,
lib. LX, § 4, seg. La strana accusa fatta a San Massimo si scorge dagli
atti, presso il Labbe, _Sacrosancta Concilia_, tom. VI, p. 433.
[173] Corano, II, 250.
[174] Ibn-Abd-el-Hakem, MS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 255 seg. Da
lui solo è riferito l'episodio di Bosaisa; Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. II,
fol. 185 verso e seg., il quale pone la battaglia sotto l'anno 31, ma
dice che secondo altri seguì il 34 (654-5), che è la vera data secondo
gli scrittori bizantini, cioè: Theophanes, _Chronographia_, tom. I, p.
528, seg.; Cedrenus, tom. I, p. 756. Il numero di mille navi bizantine è
dato da Ibn-Abd-el-Hakem, e da Isidoro de Beja scrittore cristiano di
Spagna dell'ottavo secolo, presso Flores, _España Sacrada_, tom. VIII,
pag. 282, seg., il quale riferisce la battaglia al 652.
[175] Theophanes, _Chronographia_, p. 525, seg., il quale dice
positivamente a p. 532, che Costante si fosse deliberato a trasferire la
sede dell'Impero a Siracusa; Anastasius Bibliothecarius, presso
Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tom. III, p. 141; Johannes
Diaconus, Chronicon, presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_,
tom. I, parte II, p. 305. Paulus Diaconus, lib. V, cap. 5.
[176] Questa è la significativa frase del papa, e vi si legge:
πλησοφοσηθεὶς, assicurato, fatto pienamente certo. Labbe, _Sacrosancta
Concilia_, tom. VI, p. 19, 20; e Di Giovanni, _Codex Siciliæ
Diplomaticus_, N. 272. L'epistola è data del 726, o del 730. Il Gibbon
perciò avea piena ragione di dire che Costante fu vittima “di una
tradigione domestica, e forse vescovile,” cap. 48. Lo zelo del clero
siciliano contro i Monoteliti si vede dal gran numero di vescovi
dell'isola che assistettero al concilio di Laterano del 649, e da una
epistola di San Massimo presso Di Giovanni, _Codex Siciliæ
Diplomaticus_, N. 258.
[177] Ibn-Abd-el-Hakem, MSS. di Parigi, Ancien Fonds 655, p. 258, e
Ancien Fonds 785, fog. 120 recto. Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. II, fog. 186
verso, e 228 verso, narrando il fatto due volte sotto due anni diversi,
31 e 35, nota il disparere dei cronisti intorno la data, e cita il
Tabari come colui che ponea la morte di Costante nel 35. Veggasi anche
Ibn-Khaldûn, MSS. di Parigi, Suppl. Arabe, 742 quinquies, tom. II, fog.
180 verso. Ibn-Abd-el-Hakem, al par che Ibn-el-Athîr, dà a Costante il
nome di Costantino e lo dice figliuolo di Eraclio.
[178] Theophanes, _Chronographia_, tom. I, 558, seg. Veggasi anche Le
Beau, _Histoire du Bas Empire_, lib. LXI, § 1, con le note del
Saint-Martin, che crede si debba pronunziare Megegi il luogo di Mizize.
[179] Ibn-Khaldûn, MSS. di Parigi, Suppl. Ar., 742 quinquies, tomo II,
fog. 181 recto, fa menzione di coteste scorrerie e della morte di
Abd-Allah “nella costiera di Marka, terra di Rûm;” cioè Italia o Grecia.
Ancorchè quelle che or chiamiamo le Marche non fossero intese allora
sotto questo nome, il vocabolo Marca appartiene piuttosto all'Italia che
alla Grecia.
[180] Paulus Diaconus, lib. V, cap. 13, presso Muratori, _Rerum
Italicarum Scriptores_, tom. I, parte I, p. 481; Anastasius
Bibliothecarius, presso Muratori, _Rerum Italicarum Scriptores_, tom.
III, p. 141; Johannes Diaconus, _Chronicon_, etc., presso Muratori,
_Rerum Italicarum Scriptores_, tom. I, parte II, p. 305. La seconda
impresa dei Musulmani, in Affrica è raccontata da Paolo dopo questa di
Sicilia nel lib. VI, cap. 10. Da coteste autorità cristiane, o per dir
meglio dall'unica tradizione che ripetono questi e altri cronisti, si sa
che l'armata musulmana venisse d'Alessandria, dopo la partenza di
Costantino Pogonato da Siracusa, che tornerebbe alla state o autunno del
669.
Le autorità musulmane sono citate di sopra (p. 84, nota 4, e p. 85, nota
1). Tra quelle il solo _Baiân_ assegna una data a questa scorreria, e la
fa supporre mossa d'Affrica, per comando di Mo'âwia-ibn-Hodeig che
guerreggiasse in quella provincia. La data è del 46 (666-7), nè si deve
esitare a correggerla secondo i Cristiani; poichè que' preziosi
simulacri ci fan fede della identità della impresa. Replico che il
diligentissimo Ibn-el-Athîr non fa molto di que' primi assalti sopra la
Sicilia. Trovo soltanto ne' suoi annali, MS. C, tom. III, fog. 42 verso,
sotto l'anno 49 (8 febb. 669, a 27 gennaio 670): “Quest'anno seguì la
fazione marittima d'inverno alla quale andò O'kba-ibn-Nafi' con la gente
d'Egitto.”
Debbo qui avvertire che il Rampoldi, _Annali musulmani_, tom. III, sotto
il 668 porta la impresa di Abd-Allah-ibn-Kais, citando Nowairi, e
aggiugnendo di capo suo che i Musulmani sbarcassero al capo Pachino. Poi
sotto il 673, e come per lo più gli avviene senza citare alcuna
autorità, narra il saccheggio delle campagne di Siracusa “per una
divisione della gran flotta di Mohammed Ibn Abdallah,” ch'ei nell'anno
precedente avea detto uscita “di Siria e d'Egitto” a far preda sul mare
Egeo. Suppongo che il Rampoldi abbia veduto questo fatto in qualche
moderna compilazione, come credo, persiana, chè non suole egli attingere
ad altre sorgenti che a queste o a libri stampati in Europa; e forte
sospetto che si tratti della medesima scorreria del 669, portata
quattr'anni appresso per errore di cronologia. Han seguíto il Rampoldi,
Martorana, _Notizie storiche_ ec., tom. I, p. 29, citandolo, e Wenrich,
_Commentarii_ etc., lib. I, cap. 2, § 42, senza citare nè l'uno nè
l'altro; e peggio, mettendo insieme questa impresa con una seguíta mezzo
secolo appresso, e gittandole entrambe su le spalle del Nowairi, che
parla soltanto della seconda.
[181] Della leggenda di San Placido vi ha due compilazioni, fatte
entrambe nel XII secolo sotto gli auspicii dell'Abate di Monte Cassino.
L'una va sotto il nome del prete Stefano Aniciese, il quale finse di
tradurre un testo greco, che, com'è naturale, non si trova; recato,
diceasi, da Costantinopoli da un vecchio centenario che capitò a Salerno
il 1115, e su le prime fu ributtato dai monaci Cassinesi, o ne fecero le
viste. L'altra è di Pietro Diacono, monaco Cassinese, continuatore, come
ognun sa, della cronica di Leone d'Ostia, compilatore delle vite degli
illustri Cassinesi, e uomo erudito, che fu il principale autore o
strumento della impostura di cui trattiamo. Costui dice che per comando
dell'Abate ei si fe' a ripulire e racconciare la narrazione, e in fatto
v'aggiunse i due episodii del 669 e 905. Leggonsi le due compilazioni
presso il Gaetani, _Vitæ Sanctorum Siculorum_, tom. I, p. 172 a 184, con
le _Animadversiones_, p. 145 a 157, dove a p. 157 si trova per tenore il
breve di Sisto V. Lo scrittore del breve tradisce un po' il segreto,
noverando il rinvenimento delle reliquie di San Placido e Compagni tra
le grazie di Dio, _quæ his calamitosis et truculentis temporibus
christiano populo in dies largitur_. Il Gaetani e altri han cercato di
rattoppare i casi di San Placido e di Mamuca, dicendo che i corsari
sbarcati a Messina forse erano Vandali, Goti, Avari ec. Resterebbe a
provare come il principe di questi Barbari germanici o finnici si
chiamasse in purissimo linguaggio arabo Abd-Allah.
I supposti documenti si trovano presso il Di Giovanni, _Codex Siciliæ
Diplomaticus_, p. 374, seg., sotto i numeri 11 a 20 e 22, 23, 26, 27,
dei diplomi posti in appendice come dubbii o falsi. Il giudizio del Di
Giovanni si vegga nelle note ai detti documenti, e segnatamente a p.
378; que' del Baronio e del Pagi negli _Annales Ecclesiastici_ del
primo, anno 541, § 27, 28, 29, e § 8 della Critica, an. 669, § 4; quello
del Mabillon negli _Annales Ordinis Sancti Benedicti_, lib. XV, § 73.
[182] Veggasi qui pag. 121, nota 1.
[183] Ibn-Khaldûn, MSS. di Parigi, Suppl. Arabe, 742 quinquies, tom. II,
fol. 180 recto, dicendo della vera o supposta migrazione delle tribù
berbere in Affrica ove dominavano i Romani, e come gli _Afârik_
divennero tributarii dei Berberi, aggiugne “Gli Afârik erano come
servitorame e preda dei Romani.” Da ciò si comprende appunto quale
popolazione gli Arabi designassero col nome Afârik o Afârika. Il fatto
che mutando padroni fossero divenuti vassalli dei Berberi, fu vero in
molti luoghi duranti le lotte dei Berberi contro i Romani e i Bizantini.
Veggasi anche Ibn-Abd-el-Hakem presso De Slane, _Histoire des Berbères
par Ibn-Khaldoun_, tom. I, p. 301, in appendice; Bekri, _Notices et
extraits des MSS._ etc., tom. XII, p. 511; e il _Baiân_, p. 23.
[184] Prova anche questa opinione una favola che leggiamo nel
_Riadh-en-nofûs_, MS., fol. 2 recto, cioè che un Abd-Allah-ibn-Ziâdh-
ibn-An'am asseriva aver visto a Cartagine un sepolcro sul quale era
scritto in caratteri himiariti: “Io fui Abd-Allah-ibn-Arâsci inviato
dall'apostolo di Dio Sâlih al popolo di questa città per chiamarlo alla
vera fede: chè io loro arrecava la luce; essi iniquamente mi uccisero;
e appartiene a Dio la vendetta.”
[185] Su la origine dei Berberi e del nome loro mi riferisco alle
testimonianze degli autori dell'antichità e arabi, e alle opinioni
moderne che si ritraggono dai seguenti libri: Ibn-abi-Dinâr (detto nella
versione francese el-Kaïrouani), _Histoire de l'Afrique_, p. 22, 28, con
le pregevoli note di M. Pelletier; Leone Africano, presso Ramusio,
_Navigatione et Viaggi_, p. 2; De Guignes, nella raccolta _Notices et
extraits des MSS._, tom. II, p. 152; Pococke, _Specimen historiæ
Arabum_, p. 56; Gibbon, _Decline and fall_, cap. LI, nota 162; Reinaud,
_Invasions des Sarrazins en France_, pag. 2, 3, 243; Castiglione,
_Mémoire géographique et numismatique sur l'Afrikia_, p. 83, e 94 e
seg.; De Slane, _Ibn Khallikan's Biographical Dictionary_, tom. I, p.
35; Ibn-Khaldûn, estratti nel _Journal Asiatique_, série II, tom. II
(1828), p. 117, seg., e lo stesso autore nel racconto del primo
conquisto di Affrica, MSS. di Parigi, Suppl. arabe, 742 quinquies, tom.
II, fog. 180 recto; Caussin, _Essai sur l'histoire des Arabes_, tom. I,
p. 21, 67, 68; Saint-Martin, note a Le Beau, _Histoire du Bas Empire_,
lib. XI, § 29. Si ricordino oltre a ciò i Barbaricini di Sardegna ai
tempi di San Gregorio, dei quali si è fatto parola nel cap. I, p. 18,
nota 1.
[186] L'occupazione di Zuâgha, ch'è forse l'antica Sabratha, si ritrae
da Tigiani, _Journal Asiatique_, février-mars 1853, p. 125, con la nota
dell'erudito traduttore M. Alphonse Rousseau.
[187] Il barone Mac-Guckin De Slane, _Journal Asiatique_, série IV, tom.
IV (1844), p. 329, seg. Le autorità da cui si ritraggono le varie
narrazioni son citate da lui. Veggansi ancora Ibn-el-Athîr, MS. C., tom.
II, fog. 170 recto a 172 verso; _Baiân_, p. 3, seg., dalle narrazioni
dei quali mi persuado che M. De Slane abbia accusato a torto
il solo Nowairi ed abbia troppo scemato il merito che torna ad
Abd-Allah-ibn-Zobeir.
[188] Ibn-Abd-Rabbih, MS. di Parigi, tom. II, fol. 161 recto, seg., dà
il tenor di questa orazione o _Khotba_, come la chiamano gli Arabi, in
una raccolta di così fatti componimenti; nè veggo alcuna ragione di
metterne in forse l'autenticità. Ho aggiunto la vaga parola moneta al
numero che scrive l'autore, senza dir se fosse di dirhem, ovvero dinar.
Nel primo caso, la taglia posta da' vincitori sarebbe appena arrivata a
un milione e mezzo di franchi o lire italiane ragionando il dirhem a
0,60, poichè la somma totale del dividendo torna a 2,500,000. Se poi si
trattasse di dinar, contando questa moneta a lire ital. o fr. 14,50
secondo il valore intrinseco dei dinar ben conservati e supposti di oro
puro, la somma sarebbe montata a 36 milioni circa. Leggo per
conghiettura in questo non buono MS. la parola che ho tradotto
“due tanti.” La somma di danaro menzionata nel discorso di
Abd-Allah-ibn-Zobeir, sia che si ragioni in dirhem, sia anco in dinar,
messa a ragguaglio con le cifre che si danno nel racconto ordinario,
presterebbe nuovi argomenti a distrugger ciò che dicono i moderni
cronisti. Uno squarcio della detta orazione si legge anche nel
_Riadh-en-nofûs_, MS., fol. 3 verso; ma non arriva che alle parole “fino
al tramonto del sole.”
[189] Nowairi presso De Slane, _Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun_,
tom. I, p. 323 in appendice. I quindici mesi debbono contarsi come
principiati nell'anno 26, e terminati nel 27 dell'egira, e però
comprendono tutto il 647 dell'era volgare. Ibn-el-Athîr pone il
principio dell'impresa nel 26.
[190] Bekri, nella raccolta _Notices et extraits des MSS._, tom. XII, p.
500; Tigiani, _Journal Asiatique_, août-septembre 1852, p. 80.
[191] Ibn-Abd-el-Hakem, MS. A, p. 258, narra cotesto ordinamento di
Alessandria.
[192] Ibn-Abd-el-Hakem, op. cit., p. 263, 264. L'autore distingue
quattro imprese negli anni 34 (654-5), 40 (660-1), 46 (666-7), e 50
(670), delle quali la penultima capitanata da O'kba-ibn-Nafi', e le
altre da Mo'âwia-ibn-Hodeig. Lo stesso si ricava dal _Riadh-en-nofûs_,
MS., fog. 3 verso, e 4 recto, e 9 recto. Quelle date e nomi son confusi
negli altri cronisti, cioè Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. III, p. 43 verso,
seg.; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, trad. di M.
Des Vergers, p. 5 e 12; _Baiân_, p. 8 a 11; Nowairi, presso De Slane,
op. cit., p. 327, seg.
[193] È la notissima voce caravana. I lessicografi arabi la credono di
origine persiana e che voglia dire comitiva di viandanti ed esercito.
Secondo un rinomato filologo arabo di Sicilia, Ibn-Kattâ', citato da
Ibn-Khallikân (_Biographical Dictionary_, tom. I, p. 35), Kairewân ha il
primo di questi significati e Kairuwân il secondo. Ma Beladori e
Ibn-Abd-el-Hakem, de' quali ho già parlato, lo adoperano evidentemente
nel senso di campo permanente, come è stato notato dal barone De Slane
(_Journal Asiatique_, Série IV, tom. IV, p. 354, 361). Donde pare
evidente che tal vocabolo dal nono secolo, quando scrissero que' due
cronisti, all'undecimo, quando visse Ibn-Kattâ', era andato in disuso
nel significato di alloggiamento e riteneva l'altro soltanto. Forse anco
alcune tribù gli davano quel senso e altre no.
[194] _Riadh-en-nofûs_, MS., fog. 2 recto.
[195] Ibn-Koteiba presso Gayangos, _The history of the Mohammedan
Dynasties in Spain_, by Al-Makkari, tom. I, appendice, p. LVI.
[196] Il _Riadh-en-nofûs_, MS., fol. 4 recto, parla di due colonne rosse
che rimasero nella chiesa di Kamunia fino al tempo di Zladet-Allah
(817-838) che le trasportò nella sua novella moschea cattedrale.
[197] Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. III, fog. 43 verso, seg. e 76 recto,
seg., sotto gli anni 50 e 62; _Riadh-en-nofûs_, MS., fog. 4 recto a 5
verso; Baiân, p. 12 segg.; Nowairi, presso De Slane, _Histoire des
Berbères_ par Ibn Khaldoun, tom. I, p. 327, seg.; Ibn-Khaldûn, _Histoire
de l'Afrique et de la Sicile_, trad. di M. Des Vergers, p. 10, seg.
I quattro primi danno a un dipresso il medesimo racconto; l'ultimo lo
scorcia. Ibn-el-Athîr nota che Wâkidi, Tabari e gli scrittori
Maghrebini, o vogliam dire Arabi d'Affrica, discordavano intorno le date
dei due governi di O'kba; ed ei s'appiglia ai Maghrebini, com'anch'io ho
fatto. La gloriosa morte di O'kba che Ibn-el-Athîr narra il 62 (681-2),
avvenne il 63, come s'argomenta dal _Riadh-en-nofûs_, MS., fog. 5 recto,
che dice come fuggiti gli Arabi di Kairewân, ch'era stata occupata dal
vittorioso Koseila, arrivarono a Damasco il 64, dopo la morte del califo
Iezîd.
[198] Si confrontino: _Riadh-en-nofûs_, MS., fog. 5 recto e verso, che
porta l'impresa nel 69; Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. III, fog. 77 recto,
sotto l'anno 69 (688-9); Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, p. 23, che porta la data del 67 (686-7); _Baiân_, p. 18;
Nowairi, presso De Slane, op. cit., p. 337-338. Il Rampoldi, _Annali
Musulmani_, tom. II, p. 105, sotto l'anno 685, porta l'assalto
dell'armata di Sicilia non a Barca ma a Cartagine, confondendo così due
imprese ben distinte.
[199] Si confrontino: _Riadh-en-nofûs_, MS., fog. 5 recto a 6 verso;
Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. IV, p. 18 recto, anno 74; Nowairi, presso De
Slane, op. cit., p. 338, seg.; _Baiân_, p. 18 a 23, sotto l'anno 78;
Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, p. 24 a 28, che
non porta data della prima impresa e assegna alla seconda il 74;
Ibn-Khaldûn stesso, _Histoire des Berbères_, tom. I, p. 198, 208, 213,
214; Tigiani, _Journal Asiatique_, août-septembre 1852, p. 120, 121;
Leone Africano presso Ramusio, _Navigatione et viaggi_. Ho seguito
piuttosto il _Riadh_ che le altre autorità nel racconto delle due
espugnazioni di Cartagine. Trovo nel solo _Riadh_ la divisione del _Fei_
e delle terre ai Berberi musulmani. Veggansi anche Theophanes,
_Chronographia_, tom. I, p. 566, 567, (an. 690); Nicephori _Breviarium
Historicum_, p. 44, 45, (anno 696); Pagi, note al Baronio, _Ann. Eccl._,
anno 691 e 696, che segue Nowairi; Le Beau, _Histoire du Bas Empire_,
lib. LXII, § 19, seg.; e Gibbon, _Decline and fall_, cap. LI, note 157,
158, 159. Gli Arabi discordano tra loro nella cronologia, come s'è
visto, e dai Cristiani intorno gli avvenimenti principali. Io ho preso
da Ibn-el-Athîr la data della prima impresa di Hassân, e dai Bizantini
quella della seconda, che mi pare determinata con sicurezza dalla
rivolta dei soldati d'armata tornati di Cartagine, i quali giunti in
Cipro, gridarono imperatore Tiberio II. Così i Bizantini sarebbero
rimasi padroni di Cartagine, non un anno come dicono gli scrittori loro,
ma tutto il tempo che Hassân soggiornò a Barca dopo la sconfitta del
fiume Nini.
Credo abbia errato il Gibbon supponendo un rinforzo di Visigoti a
Cartagine, su la sola testimonianza di Leone Africano, il quale (fog. 72
recto) dice che vi si ridussero “i nobili Romani e i _Gotti_.” Il testo
Arabo di Ibn-Khaldûn ci mostra con certezza che Leone tradusse Goti la
voce _Farangia_; e come lo stesso testo porta che i _Farangia_ insieme
coi Rûm furono sottoposti al tributo fondiario quando Hassân ordinò
l'azienda pubblica in Affrica, così egli è evidente che non si tratti di
soldati stranieri, ma della popolazione germanica rimasta nel paese,
cioè dei Vandali.
[200] _Iftitâh-el-Andalus_, MS. di Parigi (in appendice a Ibn-Kutîâ),
fog. 51 recto. Questo libro, di antico autore anonimo, dice che Musa
liberto degli Omeiadi discendea da una famiglia barbara fatta schiava da
Khaled-ibn-Walîd. Perciò era oriundo di Siria o Mesopotamia.
[201] Si confrontino: Ibn-Koteiba, presso Gayangos, _The history of the
Mohammedan Dynasties in Spain by Al-Makkari_, tom. I, pag. LIV a LXVI,
in appendice; Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. IV, fog. 42 verso, anno 89;
_Baiân_, p. 24 a 28; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, trad. di M. Des Vergers, p. 29, 30; Nowairi, presso De Slane,
_Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun_, tom. I, p. 343, seg., in
appendice; Ibn-Scebbât, MS. p. 38, 39; Ibn-abi-Dinar, MS., fog. 6 recto
e 14 verso, e trad. p. 14, 57, il quale riferisce con molta diligenza le
varie tradizioni su la costruzione dell'arsenale di Tunis. Al dire di
Ibn-el-Athîr e di Nowairi, Musa prese il governo d'Affrica l'89 (707-8);
ma è più esatta certamente la data del 79 (698-9) che si trova presso
Ibn-Koteiba.
[202] Ibn-Koteiba, presso Gayangos, _The history of the Mohammedan
Dynasties in Spain by Al-Makkari_, tom. I, p. LXX a LXXXVIII; Nowairi,
presso De Slane, op. cit., p. 353 seg.; Reinaud, _Invasions des
Sarrazins en France_, p. 4 a 12; Conde, _Dominacion de los Arabes en
España_, parte I, cap. 6 a 19.
[203] _Baiân_, p. 35 a 46; Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la
Sicile_, trad. di M. Des Vergers, p. 31 a 43; Nowairi, presso De Slane,
op. cit., p. 356, seg. Ho cavato alcuni particolari su la rivolta di
Tanger da Ibn-el-Athîr, MS. C, tom. IV, fog. 82 recto e verso, anno 117,
e altri da Ibn-Kutîa, MS. di Parigi, fog. 6 recto e 7 verso.
[204] Veggasi su questa origine dei Rostemidi Ibn-Khaldûn, _Histoire des
Berbères_, trad. di M. De Slane, tom. I, p. 242, con le note del dotto
traduttore.
[205] Il plurale è _gionûd_; ma adottando la voce _giund_, come ci
occorrerà di farlo, useremo sempre il singolare, dicendo al plurale i
_giund_.
[206] Cap. III, pag. 68.
[207] _Kâid_ suona etimologicamente _dux_ e condottiero. Poi in Spagna
divenne titolo di magistrato civile, e in Sicilia di uficio di corte e
di nobiltà.
[208] Ibn-Abd-Rabbih, MS., tom. I, p. 73.
[209] Nowairi, presso De Slane, op. cit., pag. 363, 364; e ancora in
nota a Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, trad. di M.
Des Vergers, p. 39, seg.
[210] Il _Baiân_, p. 68, dice che Iezîd-ibn-Hâtem (771) ordinò i mercati
del Kairewân, dando un luogo separato ad ogni arte. Sappiamo d'altronde
che ciascun'arte presso i Musulmani facea corporazione, avea moschea
propria e componea società di assicurazione per le pene pecuniarie.
[211] Questi fatti ricorrono a ogni momento nelle cronache dell'Affrica
dal 740 in poi, presso Ibn-Khaldûn, Nowairi, nel _Baiân_, ec.
[212] Biscir-Ibn-Sefwân della tribù di Kelb, e però di schiatta
himiarita, preposto all'Affrica e alla Spagna l'anno 721, avea pieno
quei governi di uomini suoi, che furono aspramente perseguitati dal
successore O'beida della tribù medharita di Soleim. Un dei perseguitati
mandò allora certi versi al califo, rimproverandolo d'ingratitudine
contro una gente che avea sparso il sangue per portare al trono i
maggiori di lui; e il califo depose subito il governatore. Nowairi,
presso De Slane, op. cit., p. 358; Conde, _Dominacion de los Arabes en
España_, parte I, cap. 22.
[213] Ibn-Kutîa, MS. di Parigi, fog. 6 verso, 7 recto. Questo antico
scrittore è quegli che dice come il corpo di soldati omeiadi si
componesse d'Arabi e di liberti. Vedi anche Ibn-el-Athîr, MS. C, tom.
IV, fog. 82 recto, seg., anno 117; _Baiân_, p. 41, seg.; Ibn-Khaldûn,
_Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, trad. di M. Des Vergers, p. 34,
seg.; Nowairi, presso De Slane, op. cit., tom. I, p. 359, seg.
[214] Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de la Sicile_, trad. di M.
Des Vergers, p. 42, seg.; _Baiân_, p. 47, seg.
[215] Ibn-Hazm, le cui parole citate dal _Baiân_, p. 52, sono queste:
“Tolti i diwani di mano agli Arabi, gli stranieri del Khorassân
occuparono le faccende dello Stato; talchè si venne a una dominazione
aspra e Cosroita.”
[216] Oltre il ricordato passo del _Baiân_, e le storie generali, che
non occorre di citare, veggansi gli articoli di M. Quatremère, e del
professore Dozy nel _Journal Asiatique_, Série II, tom. XVI (1835), p.
289, seg.; e Série IV, tom. XII (1848), p. 499 seg.
[217] Il predominio esclusivo dei Persiani nelle scienze fu notato da
Ibn-Khaldûn, e si conferma con le biografie; come si scorge dal bel
quadro della storia letteraria dei Musulmani che ha delineato M. De
Slane, _Ibn-Khallikan's Biographical Dictionary_, Introduzione, tom. II,
p. v, seg.
[218] _Baiân_, p. 61 a 81. — Ibn-Khaldûn, _Histoire de l'Afrique et de
la Sicile_, trad. di M. Des Vergers, p. 55 a 83. — Nowairi, presso De
Slane, _Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun_, tom. I, p. 367, seg. —
La degradazione del vecchio giund di Siria è riferita da Ibn-Kutîa, il
quale dice che il giund del Khorassân rimaneva in Affrica fino a' suoi
tempi, MS. di Parigi, fog. 7 recto. Debbo qui avvertire che in un
manoscritto di Ibn-el-Athîr, MS. A, tom. I, fog. 20 recto, si dà il
soprannome di _Sikilli_, ossia Siciliano, ad un Abd-er-Rahman-ibn-Habîb,
di schiatta koreiscita, che fu cacciato d'Affrica per ribellione contro
gli Abbassidi il 772, e andò a morire sotto le insegne loro in Ispagna
verso il 777. Costui era nipote di quel capitano dello stesso nome che
portò la guerra in Sicilia il 740, e poi usurpò l'Affrica, come abbiam
detto. Ma il nome di Siciliano, che l'avolo mai non portò e molto meno
poteva appartenere al nipote, è dato a costui per errore di copia in
luogo di _Saklabi_, ossia Schiavone, come gli diceano per l'alta statura
e il colore olivastro del volto: Veggasi Ibn-Kutîa, MS. di Parigi, fog.
94 verso; e Conde, _Dominacion de los Arabes en España_, parte II, cap.
XVIII, che sbaglia la data del tentativo di Abd-er-Rahman in Spagna.
[219] Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 9 verso.
[220] Ibn-Ahbâr, MS. citato, fog. 9 verso, narra che i 40,000 uomini
passati in Affrica il 761 aveano centoventotto _kâid_ (condottieri).
S'intenda che ciascun di costoro capitanasse una parentela, o vogliam
dire frazione di tribù. Veggasi anche il _Baiân_, pag. 61.
[221] Confrontinsi, Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi,
fog. 9 verso a 15 recto; _Baiân_, p. 80 a 86; Ibn-Khaldûn, _Histoire de
l'Afrique et de la Sicile_, trad. di M. Des Vergers, p. 59, 60, e 82 a
94; Nowairi, presso De Slane, _Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun_,
tom. I, p. 374 a 405. Intorno Abbâsia, ossia El-Kasr-el-Kadim, si vegga
Bekri, nella raccolta _Notices et extraits_ des MSS. tom. XII, p. 477.
L'ambasciata di Carlomagno a Ibrahim è portata all'anno 801 da Einhardo,
_Annales_, presso Pertz, _Scriptores_, tom. I, p. 190.
[222] Veggansi Ibn-Khaldûn, Nowairi e il _Baiân_ per tutto il tempo
degli Aghlabiti.
[223] _Riadh-en-nofûs_, MS., fog. 28 recto. — Di quest'altra adunata
della gemâ' si dirà nel lib. II, cap. II. Basti notar per ora che al
dire di Nowairi vi sedeano i _wagîh_ e i _fakîh_, ossia notabili e
giureconsulti.
[224] Afferma Ibn-el-Athîr che il rito di Mâlek fosse adottato
nell'Affrica propria per comando di Moezz-ibn-Badîs, secondo principe
zeirita, MS. C, tom. V, fog. 46 verso, sotto l'anno 406.
Ho lasciato come superflue le citazioni su le vicende dei quattro
dottori principi, che sono notissime. Su la giurisprudenza musulmana
veggansi le introduzioni di D'Ohsson, _Tableau général de l'Empire
Ottoman_; Hamilton, _The Hedaya_; e il testo arabo di Mawerdi,
_Ahkâm-sultâniia_. Il barone De Slane ha fatto un bel quadro degli
studii legali dei Musulmani nella Introduzione al primo volume della
versione inglese d'Ibn-Khallikân, p. XXIII, seg. Veggansi altresì: M.
Worms, _Recherches sur la Constitution de la Propriété territoriale dans
les pays musulmans_, pag. 1, seg.; e M. Perron, _Aperçu préliminaire_ al
trattato di Khalîl-ibn-Ishâk nella raccolta intitolata _Exploration
scientifique de l'Algérie, Sciences historiques_, tomo X.
[225] _Baiân_, p. 87; ibn-Khaldûn, l. c., p. 94 a 96; e Nowairi, l. c.,
tomo I, p. 404. Nowairi, il solo che dia la misura di superficie resa da
me _aratata_, dice _coppia arante_. Si tratta al certo di una misura
geodetica; e però la ho resa con la voce _aratata_, che non si trova nei
vocabolarii, ma ch'era in uso in Sicilia fino ai principii del nostro
secolo, e indicava un po' vagamente una vasta estensione di terreno. Ho
evitato la nota voce _iugero_, la quale etimologicamente risponderebbe
all'arabico _zeug_ del Nowairi, ma denota una misura agraria ben
diversa. Il _jugerum_ era la superficie da potersi lavorare in un dì con
una coppia di buoi; e risponde a poco più di 25 ari di misura francese.
Il _zeug_, detto oggidì in Algeria _zuigia_, e anche _gebda_ (_zouidja_
e _djebda_ in ortografia francese), è misura varia secondo i luoghi, e
risponde più o meno al terreno che un giogo di buoi può arare in una
stagione. Secondo i cenni che ne dà M. Worms, _Recherches sur la
propriété territoriale dans les pays musulmans_, p. 421-422, credo
denoti una superficie che varia dai sette ai diciotto _hectares_. Ciò
basta a comprendere che si potessero porre 8 dinâr, ossia da 100 lire
italiane, sopra ogni aratata di terreno. La voce _zeug_ con questo
medesimo significato occorre nelle memorie siciliane del X e del XII
secolo, come a suo luogo si dirà.
[226] Si scorge ciò dalle parole di Asad-ibn-Forât riferite da noi nel
Libro II, cap. II, su l'autorità del _Riadh-en-nofûs_.
[227] Veggasi il Libro II, cap. II.
[228] _Rhiad-en-nofûs_, MS., fog. 29 recto.
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