Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 28

Total number of words is 4414
Total number of unique words is 1857
33.9 of words are in the 2000 most common words
49.4 of words are in the 5000 most common words
57.3 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
quale fu assunto, suo malgrado, da un santo, che voleva adoperarlo a
muover sedizioni contro gli Iconoclasti.[920] Mandato dunque per le
bisogne della fazione a Roma, cadeva in mano di corsari musulmani, che
sel recarono a Creta; e quivi metteasi ad esortare il vescovo contro la
eresia; confortava al martirio un compagno di prigione, venuto in
procinto di rinnegare la fede cristiana. Egli, dileguatosi
prodigiosamente dal carcere, viaggiò per aria a Costantinopoli.[921]
Indi corse in Tessaglia a fondare un monastero in onor di San
Bartolomeo, il quale, per rendergli cortesia, gli apparve in sogno; il
benedisse e il fe' poeta. E però, conchiude il biografo, i suoi versi
rendono sì svariata e celeste armonia, calman l'ira, muovono al pianto,
e ogni nazione li ha voltato in suo linguaggio: e su, gettate via gli
altri poeti e vi basti l'Innografo!
Sciocco quanto si voglia così fatto parlare, la storia può cavarne
costrutto. La seconda favola ci attesta come l'Innografo si fosse dato a
far versi in età matura, a forza di studio; e come i Greci del nono
secolo tanto avessero preso ad imitare gli antichi, che lor era mestieri
di rimetter su l'oficio di Apollo e investirne un santo cristiano.
Cotesto movimento letterario, reminiscenza di gioventù d'una società
decrepita, s'era già manifestato nella prima metà del secolo, come il
provano le opere di Teofane Cerameo, la vita di Metodio, l'aneddoto di
Teofilo con costui, e l'altro sì noto col matematico Leone fatto poi
vescovo di Tessalonica. Par che Teofilo stesso abbia principiato,[922] e
il Cesare Barda compiuto, sotto il regno di Michele Terzo, la
istituzione dell'Accademia nel palagio imperiale detto la Magnaura; ove
dapprima si dettero lezioni di filosofia e scienze esatte, compresavi la
musica;[923] e, spartiti meglio gli studii o accresciuto il numero dei
professori, si lessero filosofia, geometria, astronomia, grammatica
greca: sappiamo inoltre che privati avessero preso già ad insegnare
l'arte poetica a Costantinopoli, e altri fosse ito ricercando i tesori
dell'antica sapienza e letteratura, qua e là, pei monasteri della
Grecia.[924] Un grande istorico[925] ha attribuito così fatta
ristorazione di studii a voglia che avesse la corte bizantina di
gareggiare coi califi; ma questa non potea esser la sola, nè anco la
primaria cagione. I movimenti intellettuali sogliono nascere nel popolo:
e la lite delle Immagini, che agitava la cristianità da più di un
secolo, aveva aguzzato gl'ingegni, come fa ogni grande contesa. Cercavan
armi nella filosofia gli Iconoclasti; dalle cui file appunto veggiamo
uscire il primo professore della Magnaura. Gli Iconolatri, al contrario,
per necessità dello intento loro, si doveano raccomandare alla estetica;
sforzarsi a imitare la magic'arte dei classici pagani, il manco male che
potessero: nè per caso è che n'apparivano in Sicilia i primi segni; ma
perchè nell'isola più caldamente e forse con minor pericolo si
parteggiava. Indi il frate siciliano diessi a coltivare la poesia sacra,
tentata al certo innanzi di lui, ma con minore riputazione. Ei si provò
a far versi, con un po' d'orecchio in vece d'estro: la lingua greca gli
prestò parole pieghevoli e sonore; le idee e i sentimenti suoi, che or
ci promuovono il sonno, avean virtù allora di beare gli ascoltatori: e
così fece proseliti alle immagini; e lo studio di parte, il pessimo
gusto del secolo, forse la novità ch'ei recava in quelle composizioni
gli procacciarono sì gran fama. Teofilo il bandì a Cherson in fondo al
Mar Nero. Tornate le immagini sugli altari, il patriarca Ignazio (848)
l'ebbe caro e lo deputò alla custodia dei vasi sacri d'una basilica.
Dopo la morte del quale, sia per la riputazione letteraria, sia per la
scaltrezza, chè ci lodan l'Innografo di leggere ogni pensiero negli
occhi altrui, egli divenne intimo, dicon anche consigliere, di Fozio.
Ciò nondimeno è entrato nel catalogo dei Santi.[926]
Poichè ci è occorso di toccare la poesia sacra, parleremo qui di Sergio,
frate in un monastero di San Calogero, ch'era probabilmente su la
montagna di questo nome presso Sciacca. Abbiam contezza di lui per un
lungo inno e un frammento; il testo greco dei quali si trovò nell'antico
monastero di San Filippo di Fragalà in Sicilia. L'inno fu recitato il dì
della festa annuale di San Calogero, dinanzi una calca che vi traea di
monaci e popolo: e tra gravi pericoli viveano essi al certo, poichè
l'autore or innalzava una preghiera a San Calogero che campasse il paese
dalle minacce, guasti e assalti dei nemici; or volgeasi alla madre di
Cristo per impetrar la riscossa dal giogo degli Ismaeliti, e più volte
ei ritornava a quest'argomento. Da ciò parmi che a quel tempo Sciacca
fosse città tributaria; nella qual condizione si pativano insieme il
giogo e i pericoli. La invocazione che troviamo a pro degli ortodossi
imperatori non esclude tal supposto; e ci dà un barlume per iscoprire
l'epoca: i primi dodici anni, credo io, del regno di Michele Terzo
(842-854), quando regnava per lui la madre, e molte castella della
regione ov'è Sciacca aveano fermato coi Musulmani un patto che
infransero di lì a poco.[927] Non sappiamo se sia vivuto in questo tempo
medesimo Costantino di Sicilia di cui ci avanza un solo epigramma, nè
anco intero.[928]
Più che cotesti miseri versi d'un'epoca di decadenza, ci premerebbe di
ritrovare una cronaca greca, che pare inedita e passò sotto gli occhi di
alcuni eruditi del secolo decimosesto; ma poi se n'è perduta la traccia.
La quale cronaca, attribuita ad un Giovanni di Sicilia, principiando, al
solito, dalla creazione del mondo, correa fino all'anno
ottocentoottantasei; onde si suppose che l'autore fosse morto in quel
tempo. Forse egli è il Siciliano, o pedagogo siciliano, di cui fanno
menzione il Cedreno e Giovanni Scilitze, tra gli scrittori dell'istoria
bizantina, anteriori all'undecimo secolo.[929] Forse è lo stesso
Giovanni di Sicilia che comentò l'arte oratoria di Ermogene.[930] La
cronica serbavasi nella Biblioteca Elettorale Palatina, dove par l'abbia
veduto il Sylburgius; su la fede del quale e del Possevino, il Vossio
registrò Giovanni di Sicilia tra gli storici bizantini, e conghietturò
esser passato il MS. dalla Biblioteca Palatina nella Vaticana.[931] Lo
Schoëll, ignoro su qual fondamento, affermò rinvenirsi il MS. nella
Biblioteca di Vienna, con una continuazione infino al milledugento
ventidue;[932] ma è lecito crederlo uno sbaglio dell'illustre filologo
alemanno, poichè, se nol fosse, e i dotti editori di Bonn avrebbero
pubblicato questo MS. nella Bizantina, e lo si troverebbe nel Catalogo
di Daniele de Nessel. Rimane dunque il dubbio se il libro siasi perduto;
se giaccia dimenticato nella Vaticana; ovvero se sia pubblicato sotto
altro nome, per esempio, di Michele Glycas, ch'è è detto slmilmente
Siciliano e che fece un magrissimo compendio storico dal principio del
mondo all'anno 1118.
Lungi dalla patria e dai pericoli vissero due altri illustri Siciliani,
Atanasio vescovo di Modone e Pietro vescovo degli Argivi che scrisse lo
elogio funebre di Atanasio. Facendosi a narrare i primi anni della
costui vita, Pietro ricorda la Sicilia come figliuolo amorevole ancorchè
rettorico: e son le sole parole di carità cittadina che troviamo negli
scritti dei preti siciliani del nono secolo. “Prima fu patria d'Atanasio
il Cielo, poi Catania e la Sicilia, dice l'oratore; quell'isola famosa
di cui potrei lodare il sito, la vastità, la bellezza, il temperamento
dell'aere, la salubrità delle acque, i boschi, i folti giardini, la
sapienza, prudenza, fortezza e giustizia degli uomini, e potrei noverare
tanti illustri personaggi che vi nasceano; ma basti dir di Sant'Agata,
la verginella, le cui reliquie rattengono la lava quando precipita
dall'Etna. Ma a me non conviensi dilettarmi nelle lodi di patria
terrena, poichè Atanasio, invaghito del Cielo, sdegnò quella come luogo
d'esilio. Dalle rovine e tramonto della patria spuntò la novella luce di
tant'uomo. Le avversità cimentarongli l'animo, come il fuoco affina
l'oro, come i turbini di venti e i torrenti straripati mettono a prova
la saldezza degli edifizii. Una barbarica genía d'Ismaeliti e Agareni
era venuta a punir le nostre prevaricazioni e ostinazione al peccato.
Quasi carnefici che vendicassero la divina giustizia, saccheggiarono e
guastaron tante cittadi; fecero strazio di borghesi e di contadini;
quale uccisero col ferro, qual fecero perire di fame o ne' flutti del
mare; altri dettero a perpetue catene di servitù; altri aggravarono di
miserie insopportabili; altri sforzarono a fuggire di Sicilia e andar
vagando in terra straniera. Tra questi ultimi furono i genitori di
Atanasio, i quali, senza mormorar contro Dio, ripararono a Patrasso in
Peloponneso, non potendo guardare ad occhi asciutti il gregge di Cristo,
la eletta dei Santi e il regio Sacerdozio calpestati dagli empii; non
comportare il superbo disprezzo e la irrisione ai nostri mali.” Dopo
questo esordio, che ho tradotto scorciandolo alquanto, vien la vita
religiosa: come il santo giovanetto entrasse in monastero; come ne fosse
fatto superiore; indi esaltato al seggio vescovile di Modone; e quivi
risplendesse d'ogni virtù che s'appartenga a pastore d'anime: pio,
caritatevole, forte, consolatore degli afflitti, vendicatore degli
oppressi. “Questa, sclamava l'oratore, è la verace filosofia, non quella
di Socrate;” e poi, dal principio alla fine, andava lodando il vescovo
di Modone della virtù che Socrate gli avrebbe insegnato meglio che niun
altro: la carità civile senza ubbie religiose. Ma forse spiaceva allora
al clero che i filosofi della Magnaura parlassero troppo del sapiente
Ateniese. Lo elogio chiudeasi con una lista di miracoli operati alla
tomba di Atanasio, ch'era morto, com'e' pare, l'anno ottocento
ottantacinque.[933]
Dal quale scritto ognun vede che l'autore non isfuggì ai difetti
letterarii del tempo; le troppe fronde, le declamazioni su luoghi
comuni, lo sforzo a simular di fuori il calor d'affetti che mancava
nell'animo. Pietro, detto Siculo dalla patria, fuggito come tanti altri
nella guerra musulmana, andò a cercare fortuna nei monasteri di
Costantinopoli. Basilio Macedone, verso l'ottocento settanta, il mandò a
trattare il riscatto dei prigioni a Tefrica, città tra Cesarea e
Trebisonda, tra l'Eufrate e il Mar Nero, la quale oggi s'appella
corrottamente Divriki; allor era sede principale dei Pauliciani. Questo
nome avea preso una setta che stranamente innestava alla semplicità
della primitiva Chiesa cristiana, il dualismo dei Manichei: setta
allignata in Armenia e altre province dell'Asia Minore; la quale, dopo
varie vicende di persecuzione, poco mancò che non fosse sterminata alla
ristorazione delle Immagini. Le soldatesche mandate allor da Teodora
contro i Pauliciani, vantaronsi di centomila vittime uccise tra col
ferro, il fuoco e gli annegamenti; ma gli avanzi del popolo proscritto
disperatamente presero le armi; elessero condottieri; collegaronsi coi
Musulmani: e in trent'anni di guerre si vendicarono con usura; sì
infesti e ridottati nelle finitime provincie dell'impero, che Basilio
Macedone esitò ad assalirli. Indi l'ambasceria di Pietro Siculo; il
quale non piegò alla pace que' fieri ribelli, ma riebbe da loro i
prigioni; scoprì una pratica loro coi Bulgari; ed or disputando coi
dottori eretici, or confabulando con gli ortodossi che trovava qua e là,
in nove mesi che soggiornò a Tefrica, raccolse i materiali di una storia
di quella eresia; e la scrisse tantosto, e la dedicò al novello
arcivescovo dei Bulgari. Lucidamente spiegovvi i sei punti principali di
quella eresia; la origine, la trasformazione delle credenze; ritrasse
con critica, ordinò, espose non senz'arte i fatti materiali nati da
quegli errori di metafisica: la persecuzione, la ribellione, le guerre.
Potrebbe dirsi storia superiore a que' tempi, se non vi si notassero i
vizii di forma accennati di sopra, e quel ch'è peggio mille volte, la
corruzione del senso morale; la compiacenza teologica con che si narrano
i supplizii dei Pauliciani; la irrisione delle vittime.[934] Pietro,
fatto vescovo dopo questa missione, morì, com'e' pare, verso l'ottocento
novanta.
Una leggenda tratta dai menologi greci, ma non favolosa al certo,
riferisce alla stessa epoca il martirio di quattro Siciliani per nome
Giovanni, Andrea Pietro e Antonio; dei quali Andrea e i due ultimi eran
padre e figliuoli. Fatti schiavi alla espugnazione di Siracusa; condotti
in Affrica al feroce Ibrahîm-ibn-Ahmed, questi educava i due giovanetti
nelle discipline musulmane; e, vedendoli capaci e costumati, li
adoperava in oficii pubblici: Antonio collettor di tasse;[935] Pietro
tesoriere; il che non è inverosimile. Ma poichè essi serbavano in cuore
la fede dei padri loro, il caso o qualche nemico li scoprì. Ibrahim li
dannò a morte come apostati: onde furono imprigionati; lacerati a
battiture; spezzate loro le ossa; sconciamente mutilati con tanaglie
roventi. Il tiranno, tra cotesti supplizii, fa condurre il padre e gli
tronca il capo egli stesso. Tratto poi Andrea dal carcere ov'era
invecchiato, gli pianta una lancia in petto; e come quegli levava gli
occhi al cielo rendendo grazie del martirio, lo finì con un altro colpo
e gli spiccò anche il capo. Così fatti particolari, che in altro caso
renderebbero assai sospetta la narrazione, la confermano trattandosi
d'Ibrahîm. Il suo nome, quel di Basilio principe contemporaneo, la
espugnazione di Siracusa, che son citati nella leggenda, tutti le
aggiungon fede.[936]
Di assai maggior momento nella storia i casi di Giovanni Rachetta, detto
Sant'Elia il giovane, del quale già abbiam fatto menzione. Nacque di
nobil gente a Castrogiovanni, l'anno ottocento ventotto o
ventinove;[937] essendo fanciullo di otto anni, i Cartaginesi, dice la
leggenda, irruppero nella città: il qual tempo risponde in vero alla
occupazione dei sobborghi di Castrogiovanni (837). I genitori, col
fanciullo e l'avanzo di loro facoltà, si rifuggirono in un Castel di
Santa Maria; e vissero tranquilli, finchè una notte parve a Giovanni
udir voce del Cielo che gli annunziasse cattività e missione di
confortare nella fede cristiana i conservi suoi. A dodici anni,
segnalandosi già nello studio delle sacre lettere, ed esercitandosi
assiduamente nella preghiera, gli si cominciò a squarciare dinanzi agli
occhi il velo del futuro: predisse come i nemici farebbero impeto nel
castello; come il tale e il tal altro sarebbero uccisi. Ciò sembra
raccontato dal Santo, provetto negli anni e professante ormai
apertamente la profezia. Forse non era bugia del tutto: forse egli
stesso avea creduto, e in parte credea, vedere con altri sensi che i
mortali. La immaginativa sua nudrita di spavento dei Musulmani, di
terrori religiosi, di calamità sovrastanti e continua intervenzione del
Cielo, creò un fantasma, e le parve mandato da Dio; presentì, e le parve
ispirazione; e avveratosi talvolta il presentimento, ciò parve
irrefragabil prova dell'intuizione profetica. Avventuratosi ai
vaticinii, il giovine non potea smettere; fatto uomo maturo li vedea
tornare utili a sè medesimo e ad altrui; alle anime e ai corpi; alla
Chiesa e allo impero: e mille esempii gli permetteano d'inorpellare la
verità a buon fine, senza interesse; poichè agli uomini non pare
interesse privato la vanagloria.
Ciò detto, potrò seguire fil filo la leggenda. Gli abitatori del Castel
di Santa Maria, sbigottiti alle parole del fanciullo, traevano a lui; ed
egli a riprendere i vizii, a raccomandare penitenza e carità, e che
secondo il vangelo si gettasse al foco il tristo legno. Ond'altri
meravigliava di tanta saviezza; ma gli stolti e la feccia della plebe
voltavan le spalle, dice amaramente il biografo: e parmi naturale che i
poveri non abbiano mostrato punto di zelo a difendere un ordine sociale
sì iniquo. Il virtuoso giovanetto incontrò tra i primi le calamità che
presagiva. Uscito a diporto dal castello, imbattevasi in una torma di
cavalli musulmani; era preso; venduto a un cristiano, forse trafficante
di tal merce; e imbarcato sopra un legno musulmano, con altri dugento
venti schiavi. Navigando alla volta d'Affrica, liberolli un dromone
greco uscito di Siracusa; e Giovanni, che avea predetto anche ciò, fu
reso ai parenti. Perdè il padre dopo tre anni. Mentre lo agitavano
sentimenti contrarii, la pietà della madre e la brama di peregrinare ad
esaltazione della fede, il decreto divino si compì. Fatto prigione in
più fiera scorreria dei nemici, fu comperato anco da un cristiano;
menato in Affrica; e venduto ad un altro cristiano, ricco mercatante di
cuoia; il quale, preso del bello aspetto, modestia e integrità del
giovane, gli affidò il maneggio della casa sua.
Lasceremo indietro un episodio tolto di peso dalla storia di Giuseppe il
Giusto; non sapendo se pur vi sia di vero, vera usanza, dico, delle
cittadine cristiane d'Affrica, Sicilia o Calabria in quel tempo, il
rosso e il bianco[938] di che si liscia il volto, il ferro[939] con che
s'arriccia i capelli la moglie del mercatante, ostinata a sedurre
Giovanni. Chiaritosi innocente, ei si ricomperò coi frutti del proprio
lavoro, ch'è tra i modi di emancipazione già notati secondo legge
musulmana; i quali necessariamente veniano in uso tra i vassalli
cristiani. Poscia salì in fama appo Cristiani e Musulmani al paro, per
miracolose guarigioni di ferite e morbi: il che da molti secoli a questa
parte è intervenuto e interviene tuttavia in Oriente a chiunque abbia
una tintura di medicina, o almeno astuzia e baldanza. Dell'arte sua,
qual che si fosse, il santo usò a far proseliti, credo io, in Egitto.
Donde accusato dai barbassori musulmani o piuttosto dal clero
giacobita,[940] corse pericoli: ma il governatore della provincia lo fe'
uscir di prigione; ed egli non guari dopo se n'andò a Gerusalemme. Quivi
il patriarca lo onorava; gli dava l'abito monastico e con quello il nome
di Elia. Soggiornò tre anni in Gerusalemme; visitò il Giordano, il
Taborre, il Sinai; venne ad Alessandria, o forse Alessandretta; e
accingeasi a passare in Persia; ma le turbolenze nate in quel paese lo
costrinsero a sostare ad Antiochia.
La voce divina che gli solea parlare ne' sogni, al dir della leggenda,
lo visitò di nuovo in Antiochia, confortandolo a tornare in patria. Fu
voce di coscienza in un animo generoso che sapea voltata la fortuna
contro i Musulmani in Occidente; ovvero consiglio di qualche agente
bizantino; o dello stesso patriarca di Gerusalemme che solea parteggiare
per la corte di Roma, intesa allora a riconciliarsi con Basilio
Macedone. Elia, vissuto mezzo in Sicilia e mezzo in paesi musulmani,
ardente di zelo per la religione, ricordevole dei parenti, e, perchè no?
anco della patria, era proprio il caso, nell'apostolato politico che
dovea accompagnare le armi di Basilio in Sicilia. Narrammo già[941]
com'Elia tornasse nell'isola l'ottocento ottanta a riveder la madre;
osservare le forze dei Musulmani; incoraggiare il popolo; ed esortare
alla battaglia i capitani bizantini. Cammin facendo, avea con breve e
dotto parlare[942] convertito parecchi Infedeli. Dopo lo sbarco di Nasar
presso Palermo, il frate siciliano passava da Reggio o da Palermo a
Taormina,[943] dove dimorato pochi giorni prese seco un giovane di
onesta famiglia, cui diè l'abito monastico e il nome di Daniele; e
presagita la sconfitta del capitano Barsamio, navigava alla volta del
Peloponneso. Il biografo ci narra tuttavia frequentissimi prodigii
operati da Elia, e che, ciò non ostante, egli e Daniele, verso
l'ottocento ottantuno[944] erano tenuti spie a Botranto; imprigionati da
un Epinio governatore; e che, liberati per la morte del ribaldo, si
proponeano di andare a Roma; ma vietato loro quel viaggio, sostavano a
Corfù, albergati e onorati dal vescovo; e infine veniano a fondare un
romitaggio nella valle delle Saline, tra il Capo dell'Armi e
Pentidattolo in Calabria, a rimpetto di Taormina. Coteste vicende, come
altrove il notai, non s'adattano al mero apostolato religioso; e par che
Elia da una mano conducesse pratiche contro i Musulmani di Sicilia;
dall'altra parteggiasse coi frati che non si acquetavano alla
ristorazione di Fozio sul seggio patriarcale, sopratutto dopo la morte
di Giovanni Ottavo (882). Elia mandò ad effetto il viaggio di Roma al
tempo di Stefano Quinto (885-891), dopo alquanti anni passati in
Calabria spargendo odore di santità con guarigioni; vaticinii di
scorrerie dei Musulmani; comandare ai venti e alla pioggia; far miracoli
anche per ischerzo; e sempre cattar favore nel popolo; costringere a
riverenza i grandi. Ritornato ch'ei fu da Roma, predisse ai Reggini il
prossimo saccheggio della città (888); e ritrattosi opportunamente a
Patrasso, si mostrò di nuovo a Reggio, quando seppe partiti i nemici; e
indi tornò al suo romitaggio: ma per fuggire l'aura popolare, come dice
il biografo, o piuttosto il pericoloso soggiorno in su lo Stretto di
Messina, andò a fondare un monastero in altro luogo, credo io, in un
monte tra Seminara e Palmi, detto di Sant'Elia, ov'è tuttavia una
chiesa. Viaggiando spesso nella estrema Calabria, esortava per ogni
luogo i fedeli a lasciare il vino, le lascivie, le risse, se voleano
preservarsi dalle calamità di quella guerra. Gli esempii d'Epaminonda e
di Scipione ch'ei talvolta frammetteva ai suoi ammonimenti, mostrano che
tenesse la riforma dei costumi non solo come rimedio teologico, ma sì
diretto e temporale. Aggiugne la biografia, nè stentiamo a crederlo, che
un Michele capitano d'armata in Calabria, ristorata la disciplina tra i
suoi per consiglio di Elia, riportasse vittoria in uno scontro; lieve
combattimento, non ricordato nelle cronache.
Io ho voluto sì minutamente raccontare i casi d'Elia da Castrogiovanni,
perchè parmi modello dello zelo religioso, solo raggio di virtù che
rimaneva in Sicilia. Il genio della schiatta vinta si raffigura tanto
meglio in questo frate cittadino, quanto la vita sua durò dai primi
assalti dei Musulmani sino al compimento materiale del conquisto, la
espugnazione, cioè, di Taormina. Com'ei vi andasse, con che parole e
teatrali atteggiamenti avvertisse i cittadini del fato che loro
sovrastava, il diremo nel libro terzo, trattando di quella guerra.
D'altronde Elia, o il biografo, non imaginarono nulla di nuovo in questo
incontro, in cui il santo, al solito, se ne fuggì avanti che arrivassero
i nemici. Andò ad Amalfi; tornò in Calabria; operò altri miracoli;
favorì un Colombo audace ribelle; lasciò morire il capitano imperiale
che gli negava la impunità di Colombo; e la impetrò egli stesso da Leone
il Sapiente, a prezzo d'andare a visitare l'imperatore a Costantinopoli.
Leone, come ognun sa, avea deposto di nuovo Fozio per far cosa grata a
Roma; blandiva e ingrassava il clero per tenersi più tranquillamente la
bella Zoe; e il biografo ci afferma che avesse già richiesto il
taumaturgo siciliano di pregare per lo Impero, al quale effetto quegli
s'era portato a Taormina. Adesso, entrato in nave per soddisfare la
novella promessa a Leone, presentì in viaggio che morrebbe di corto; e
andò a spirare in un monastero presso Tessalonica, il diciassette
agosto[945] novecento quattro; comandando che si rendesse il suo corpo
al monastero di Calabria, come fu fatto; e aggiuntovi ricchi doni e
poderi dal religiosissimo imperatore, dice il biografo. Secondo costui
Elia s'appressava agli ottant'anni, il che risponde alla cronologia dei
fatti storici che si citano. Convengono altresì a quella età decrepita
la eccessiva collera e i capricci che si notano negli ultimi fatti della
sua vita.[946]
Ma i frati contemporanei di Elia, la più parte, preferivano all'attività
e ai rischi una sterile pietà. Tra loro si ricorda un San Leoluca da
Corleone, non educato, dice la leggenda, nè alla guerra nè all'oziosa
filosofia; il quale, stanco di pascolare gli armenti nei campi paterni,
andava a tosarsi i capelli nel monistero di San Filippo d'Argira; ove
ammonito da un vecchio frate delle calamità che sovrastavano alla
Sicilia, non le aspettò. Peregrino e mendico fuggissi a Roma; poi fondò
un monistero in Calabria: si straziò in cento balzane penitenze ed
oficii servili, e morì, dicono gli agiografi, nei primi anni del decimo
secolo. Ma l'origine della leggenda è sospetta; e l'autore, facendo
menzione di due fughe di Leoluca, alla venuta dei Vandali e poi dei
Saraceni, non s'accorse del miracolo grandissimo che fabbricava.[947]
Taccio di Santa Oliva palermitana, confinata dai parenti a Tunis;
dannata a morire tra i tormenti; uscita fresca dall'olio bollente,
intatta dal foco; uccisa alfine con la spada da Pagani, Vandali o
Musulmani, non si sa: leggenda sì assurda da non meritare esame.[948]
Dello stesso conio parmi quella di Santa Venera da Gala, ricusante di
andare a marito; e uccisa, per dispetto, dai fratelli pagani.[949]
Nondimeno il dotto gesuita autor della raccolta, non volendo lasciar
fuori cotesti nomi sì popolari in Sicilia, e trovando troppo pochi santi
nell'epoca musulmana, destramente vi allogò le due donzelle. Così arrivò
a noverare una diecina di martiri canonizzati, compresovi San Procopio
vescovo di Taormina; la eroica morte del quale è attestata da memorie
genuine, e la narreremo nel seguente libro, insieme con lo eccidio di
quella città.
Percorse le biografie che abbiamo esposto, e ricercando qual maniera di
civiltà avanzasse nella Sicilia cristiana del nono secolo, si troverà la
sola religione; e poi si scoprirà che l'era pianta parasita che
ingombrava l'albero, gli toglieva i succhi vitali, e invece di quello
germogliava. Dell'incivilimento risguarderem solo i due aspetti
primarii; cioè la coltura dello intelletto e il legame morale della
società. Nel primo aspetto si vede che gli studii ecclesiastici,
ristorati nell'isola da San Gregorio, caduti a poco a poco, risorti
nella lotta contro gli Iconoclasti, produceano, ultimi frutti, le
prediche di Teofane Cerameo, i versi di San Giuseppe Innografo e di
Sergio, gli scritti di Teodosio monaco[950] e di Pietro Siculo, la
cultura onde si armava in sua vendetta Gregorio Asbesta, ed aiutavano
alla ristorazione delle lettere nella capitale dell'Impero: ma niun
laico s'incontra nella lista; nessuno studio profano. Il legame morale,
massimo scopo della religione come pensavano i nostri padri latini, si
vede rilasciato e inefficace. Inefficace nei costumi, nei quali si
scopre sfrenamento delle passioni brutali e bacchettoneria, che per lo
più vanno insieme. Inefficace nei rapporti politici, poichè la più parte
della Sicilia spensieratamente piegava il collo ai Musulmani. Io non ho
detto che sola causa di tanto infiacchimento fosse stata la religione, o
quella che si tenea religione nel basso impero; ma affermo sì che la
religione poco o nulla giovò a mantenere lo Stato di cui era solo
elemento vitale. E veramente, nelle cronache e leggende dei primi tempi
della guerra non v'ha vestigio di difesa nella quale avessero
partecipato virilmente i ministri della religione; anzi veggiamo che i
santi si affrettavano a fuggire dall'isola. Aiutò solo il sentimento
religioso, quando le popolazioni disperate si sollevarono per altre
cagioni; quando l'impero bizantino rinvigorito mandò eserciti; quando un
nodo di popolazione, respirata l'aria della libertà, prese a mantenerla
da sè stesso: e in questi eventi i preti e i frati ebber sempre parte
secondaria; non surse tra loro un Pier l'Eremita nè un Savonarola. Di
tali uomini non nacquero giammai nella società bizantina; la quale per
ogni luogo traea sua vecchiezza tra i vizii che testè abbiamo notato
nella popolazione cristiana di Sicilia al nono secolo, e che vedemmo in
tutta l'isola nei tempi anteriori al conquisto. Qual fosse stata nel
medesimo tempo la società musulmana nell'isola, mi ingegnerò a ritrarlo
nel Capitolo primo del seguente libro.


SOMMARIO DEI CAPITOLI CONTENUTI NEL PRIMO VOLUME.

INTRODUZIONE
Progredimenti nello studio delle istorie musulmane Pag. V
Che rimase in Sicilia delle tradizioni musulmane
infino al XV secolo VI
Che ne raccolsero Fazzello, D'Amico, e Giambattista
Caruso VIII
Le lettere orientali prospere in terraferma d'Italia
nel XVII secolo e punto in Sicilia. Orientalisti
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 29
  • Parts
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 01
    Total number of words is 4354
    Total number of unique words is 1701
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    48.9 of words are in the 5000 most common words
    56.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 02
    Total number of words is 4263
    Total number of unique words is 1677
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    47.6 of words are in the 5000 most common words
    55.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 03
    Total number of words is 4304
    Total number of unique words is 1534
    32.9 of words are in the 2000 most common words
    47.4 of words are in the 5000 most common words
    54.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 04
    Total number of words is 4250
    Total number of unique words is 1515
    32.8 of words are in the 2000 most common words
    44.9 of words are in the 5000 most common words
    51.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 05
    Total number of words is 4312
    Total number of unique words is 1676
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    47.1 of words are in the 5000 most common words
    54.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 06
    Total number of words is 4414
    Total number of unique words is 1787
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 07
    Total number of words is 4438
    Total number of unique words is 1876
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 08
    Total number of words is 4432
    Total number of unique words is 1895
    33.0 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 09
    Total number of words is 4394
    Total number of unique words is 1843
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 10
    Total number of words is 4431
    Total number of unique words is 1830
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    50.3 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 11
    Total number of words is 4487
    Total number of unique words is 1800
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    48.8 of words are in the 5000 most common words
    57.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 12
    Total number of words is 4373
    Total number of unique words is 1728
    32.7 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    56.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 13
    Total number of words is 4341
    Total number of unique words is 1847
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 14
    Total number of words is 4361
    Total number of unique words is 1747
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    58.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 15
    Total number of words is 4358
    Total number of unique words is 1680
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    52.2 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 16
    Total number of words is 4277
    Total number of unique words is 1810
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 17
    Total number of words is 4356
    Total number of unique words is 1714
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    50.0 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 18
    Total number of words is 4443
    Total number of unique words is 1876
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    50.8 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 19
    Total number of words is 4259
    Total number of unique words is 1708
    36.3 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 20
    Total number of words is 4359
    Total number of unique words is 1755
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    50.8 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 21
    Total number of words is 4286
    Total number of unique words is 1750
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 22
    Total number of words is 4462
    Total number of unique words is 1758
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 23
    Total number of words is 4260
    Total number of unique words is 1842
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 24
    Total number of words is 4335
    Total number of unique words is 1765
    36.6 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 25
    Total number of words is 4439
    Total number of unique words is 1719
    37.1 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 26
    Total number of words is 4335
    Total number of unique words is 1779
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    58.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 27
    Total number of words is 4389
    Total number of unique words is 1832
    34.4 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    58.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 28
    Total number of words is 4414
    Total number of unique words is 1857
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 29
    Total number of words is 2105
    Total number of unique words is 901
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 30
    Total number of words is 3607
    Total number of unique words is 1370
    32.8 of words are in the 2000 most common words
    45.8 of words are in the 5000 most common words
    52.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 31
    Total number of words is 4273
    Total number of unique words is 1633
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 32
    Total number of words is 4207
    Total number of unique words is 1353
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    49.2 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 33
    Total number of words is 4039
    Total number of unique words is 1374
    33.0 of words are in the 2000 most common words
    46.5 of words are in the 5000 most common words
    54.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 34
    Total number of words is 4185
    Total number of unique words is 1603
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    46.6 of words are in the 5000 most common words
    55.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 35
    Total number of words is 4304
    Total number of unique words is 1440
    36.7 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 36
    Total number of words is 4288
    Total number of unique words is 1483
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 37
    Total number of words is 4333
    Total number of unique words is 1349
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 38
    Total number of words is 4039
    Total number of unique words is 1299
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 39
    Total number of words is 4250
    Total number of unique words is 1529
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 40
    Total number of words is 4081
    Total number of unique words is 1378
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 41
    Total number of words is 4187
    Total number of unique words is 1544
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    47.9 of words are in the 5000 most common words
    55.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 42
    Total number of words is 811
    Total number of unique words is 420
    43.0 of words are in the 2000 most common words
    54.1 of words are in the 5000 most common words
    63.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.