Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 25

Total number of words is 4439
Total number of unique words is 1719
37.1 of words are in the 2000 most common words
51.9 of words are in the 5000 most common words
60.7 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
Perchè il papato, sì efficace a scommettere l'Italia, non ebbe mai
potere di unirla, anco volendo; e questo è necessario effetto d'una
ambizione senz'armi. Ciò apparve, come tante altre fiate, così al tempo
di Giovanni Ottavo (872-882); il quale si accinse a compiere, a profitto
della sede romana, i disegni di Lodovico Secondo imperatore contro i
Cristiani dell'Italia Meridionale, sotto specie che i Musulmani aiutati
da loro infestassero lo Stato della Chiesa. Giovanni si fondava, oltre
l'influenza temporale dei vescovi, su le discordie e i timori di quei
piccioli Stati e su le forze materiali ch'ei potesse ottener dai due
imperatori: da Basilio, favoreggiandolo nel conquisto della Puglia, e
accomodando la gran lite della Chiesa Costantinopolitana; e
dall'imperatore d'Occidente, in baratto della corona. A lui non mancò
ingegno, nè coraggio, nè attività, nè saldo proponimento, nè coscienza
larga: fu sempre a cavallo, o in nave; si gittò tra le armi; scomunicò
con ambo le mani in Italia; ribenedisse Fozio in Oriente; scrisse volumi
di lettere; promesse largo, e attese corto; ingannò; ordì tradimenti;
aiutò il vescovo di Napoli a un fratricidio: e pur non conseguì lo
intento suo. E tal diffalta gli scrittori ecclesiastici non gli hanno
mai perdonato. L'ira è andata sì innanzi, che altri l'accagiona di
“prudenza carnale;”[759] come se Giovanni Ottavo fosse stato il solo
papa ambizioso: e il cardinal Baronio, con insipida arguzia, scrive che
la femminina debolezza di costui desse appicco alla favola della papessa
Giovanna.[760] Così lo feriscono, senza volergli far troppo male. Il
disegno, del resto, non fallì per timidità di Giovanni Ottavo, ma perchè
i feudatarii imperiali dal Tevere in su non avean voglia di ubbidire a
un prete; perchè dal Tevere in giù ei trovò tiepidi amici e nemici
imperterriti; i quali, minacciati da lui, si strinsero coi Musulmani, e
glieli scagliarono addosso.
Il paese, la cui sorte si giocava per tal modo tra l'impero d'Oriente,
il papa e i Musulmani, era scompartito in questa guisa. La Calabria e
Terra d'Otranto ubbidiano in parte a Costantinopoli, in parte eran
tenute dai Musulmani. Da quelle due punte della penisola ai confini
dello Stato Ecclesiastico, il principato di Benevento occupava tutto il
pendio orientale dell'Apennino. L'occidentale era tenuto a mezzodì dal
principato di Salerno, a settentrione da quel di Capua: tra i quali si
reggeano validamente, appoggiate in sul mare, le repubbliche di Napoli,
Amalfi e Gaeta. In tutto, sei Stati agguerriti, rabbiosi, agognanti
ciascuno al danno dell'altro; sospettosi tra loro e de' potentati
maggiori. Capua, spiccatasi di recente dal principato di Salerno,
confiscata dall'imperatore Lodovico Secondo, era ricaduta nelle mani del
vescovo: Landolfo, della famiglia di quei gastaldi o conti che voglian
dirsi; uom senza legge nè fede, aborrito dai popoli e sopratutto dai
frati; vacillante altresì per le gare di non so quanti nipoti, tutti
degni di lui. Uno Stato così fatto, confinando da un lato con le
repubbliche, dall'altro coi dominii papali, dovea essere il pomo della
discordia.
Stando le cose in questi termini verso l'anno ottocento settantacinque,
i Musulmani ricominciarono nell'Italia Meridionale due serie di
combattimenti, anzi due guerre al tutto diverse; nell'una delle quali
erano assaliti, nell'altra assalitori; nell'una operavano dal golfo di
Taranto per difendere dai Bizantini gli avanzi di lor colonie;
nell'altra fean base dei golfi di Salerno, Napoli e Gaeta, per depredare
tutta la Terra di Lavoro e la Campagna di Roma. Pertanto, tratteremo
separatamente i casi di coteste due guerre.
Principiando da quella di Calabria e di Puglia, e' si vede che, poco
prima o poco appresso la morte di Lodovico, il navilio musulmano, di
Taranto o di Creta, avea già risalito l'Adriatico infino a Grado, e
tentatala invano, al ritorno (luglio 875) arse Comacchio. Dalla parte di
terra, la colonia di Taranto, rinforzata dalle reliquie dell'esercito di
Salerno, occupò gran tratto di Calabria. Preposto intanto al reggimento
un Othmân, che il Sultano, al suo tempo, avea bandito di Bari, Othmân
riassaltava lo Stato di Benevento. Corsero i Musulmani infino a Bari e a
Canne, depredando; ruppero tre fiate le genti di Adelchi; infestarono i
contadi di Benevento stessa, Telese, Alife, desolati tante volte nelle
passate guerre; e alfine vennero all'accordo col principe di Benevento.
Conduceano tal pratica due vecchi compagni di prigionia del Sultano,
chiamati dai cronisti Abdelbach ed Annoso; nome certamente musulmano il
primo, che va scritto Abd-el-Hakk, e certamente latino il secondo, onde
accenna un rinnegato. Adelchi uscì di briga a buon patto, stipolando con
costoro di rendere il Sultano ad Othmân; il quale nol ridomandava, credo
io, per carità musulmana. Quantunque una cronaca narri i gravi danni che
Saudan fece ai Cristiani, libero ch'ei fu e tornato a Taranto, parmi che
quivi si parli del nuovo sultano, scambiando, al solito, il nome proprio
col titolo; poichè gli annali musulmani portano la morte di
Mofareg-ibn-Sâlem, appunto in questo tempo in cui la tradizione
cristiana lo dice consegnato ad Othmân.[761]
Ricominciato così il terrore dei Musulmani, e rifatto imperatore Carlo
il Calvo, che non poteva attendere all'Italia, Basilio Macedone mandò lo
stratego Gregorio con un'armata ad Otranto. Chiamato dai cittadini di
Bari, che temeano un assalto di Othmân, Gregorio andò a Bari; la occupò
a nome dell'impero bizantino (876); e, per arra di buon governo, pigliò
alcuni ottimati, e sì mandolli prigioni a Costantinopoli. Indi i
principi di Benevento, Salerno e Capua, ancorchè fossero caldamente
sollecitati da Basilio a cooperare contro i Musulmani di Calabria, e
pregati con belle parole di religione, di cacciata dei Barbari, di
benigna protezione dello Impero, e il resto che ognun sa, pur non se ne
mossero. Napoli, che non s'era mai inchinata a Lodovico, nè spiccata dai
Musulmani, si strinse ad essi più che mai; tornarono a quell'amistà
Amalfi e Gaeta che tentennavan prima; e v'entrò lo stesso principe di
Salerno.[762]
La Puglia e la Calabria, su le quali Basilio doveva operare ormai con la
forza delle armi e le pratiche del papa, aveano ubbidito, prima della
occupazione musulmana, al principato di Benevento. A quanto si può
scernere nella oscurità di quel tratto di storia, predominava in quelle
provincie lo elemento municipale; ma snervato, ligio, inerte, diverso
d'indole dalle repubbliche di Venezia, Roma, Napoli, ch'aveano goduto
libertà ormai da tre secoli. Erano comuni piccioli la più parte, o se
alcuno se ne notava popoloso, come Bari, non mostrava maggior vigore che
i piccini: nè la debolezza individuale dei comuni era compensata dalla
unione della provincia, dagli ordini militari, amministrativi o
politici, dalla affezione, o almeno abitudine dei sudditi. Tanto più
che, comparsi in quelle parti i Musulmani, le aveano corso per
trent'anni al par dei Franchi, dei Longobardi di Benevento e dei
Longobardi di Salerno; e i municipii aveano piegato il collo a volta a
volta dinanzi a chi più temeano. Dopo l'875, dileguato il nome dei
Franchi, e rimasi in quelle province i sanguinosi avanzi dei Musulmani
che si risentivano, facilissimo s'offriva il conquisto alle armi
bizantine.
Si dierono dunque a Basilio parecchie castella della Puglia, come si
ritrae dal confuso e alterato racconto della _Continuazione di Teofane_,
compilato su le nuove ch'eran corse per le bocche di tutti a
Costantinopoli. Tra cotesti fatti leggiam sublime esempio di virtù
rinnovatosi in altri tempi e appo altre nazioni e di tanto più
credibile. Narrasi che movendo i Musulmani contro un castello dello
Stato di Benevento, e avendo i terrazzani mandato un nunzio a chiedere
soccorso a Costantinopoli, quegli, tornando con promesse di Basilio, fu
preso dai Musulmani; i quali gli profferian salva la vita, se togliesse
ai suoi ogni speranza degli aiuti greci. Quel generoso disse di sì. È
addotto dunque da una mano di soldati sotto le mura, fa chiamare i
principali cittadini, espone l'ambasciata, e venuto alla risposta di
Basilio: “Provvedete ai miei figli,” gridò, “chè a me avanzano pochi
istanti di vita. Basilio già manda gli aiuti.” E incontanente il
trucidarono i Musulmani; ma levarono l'assedio. Così le castella di
questa provincia tennero fermo nella devozione dell'imperatore,
conchiude la cronaca di corte;[763] non contando come interruzione tre
secoli di dominio longobardo, ch'eran passati.
Nondimeno i Bizantini si travagliarono per cinque anni senza altri
segnalati avvantaggi che d'avere allontanato dalla lega musulmana, per
procaccio del papa, Salerno e poi Benevento; finchè distrutta l'armata
affricana e siciliana su le costiere di Grecia (880), e assaliti in casa
loro i coloni di Sicilia, Nasar ripassava in Calabria, come a suo luogo
accennammo. Quivi Nasar cooperando coi fanti e i cavalli capitanati dal
protovestiario Procopio e da Leone per soprannome Apostippi, acquistò
gran tratto della provincia. Ruppe al capo di Stilo un'altra armata
testè venuta d'Affrica; cacciò i Musulmani da molte terre occupate;[764]
ma tornato Nasar a Costantinopoli, la invidia che Leone portava a
Procopio fe' perdere una battaglia contro i Musulmani. Leone con gli
avanzi delle genti sbaragliate prese Taranto, e fe' schiavi quanti vi
trovò Musulmani o Cristiani.[765] Richiamato indi costui, e punitolo
d'avere abbandonato il commilitone sul campo di battaglia,[766] Basilio
mandava in Italia uno Stefano Massenzio, con iscelte milizie di
Cappadoci e Carsianiti, che si aggiunsero alle legioni di Tracia e
Macedonia. Questi avendo pur fallito un colpo sopra Amantea, Basilio,
l'anno ottocento ottantacinque, gli surrogò Niceforo Foca; uom d'alto
stato e grandissimo animo, avolo dell'omonimo suo che sedè sul trono di
Costantinopoli.
Niceforo, recate nuove forze del tema d'Anatolia, e alsì dei valorosi
Pauliciani ch'erano avanzati allo sterminio di lor setta in
Oriente,[767] ultimò il conquisto. Rotti in molti sanguinosi scontri i
Musulmani; strette d'assedio successivamente Amantea e Santa Severina,
sforzò quei presidii a dar le castella e andarsene, salva la vita e lo
avere, in Palermo e altri luoghi di Sicilia.[768] Riebbe anco Tropea;
tutte le Calabrie e una parte della Puglia ridusse al nome imperiale. A
capo d'un anno, quando, morto Basilio, il vittorioso capitano era
chiamato a difendere le province dell'Asia Minore,[769] Niceforo,
partendo dal nostro suolo, lasciovvi gratissima memoria di sè. Erano
avvezzi in quelle guerre i soldati bizantini a far mercato dei prigioni,
che si spartivano come ogni altra maniera di bottino: prigioni quasi
tutti Italiani, abitatori delle terre che per forza avessero ubbidito ai
nemici, ovvero rapiti senza pretesto dai lor fratelli in Cristo.
Niceforo, volendo far combattere i ribaldi soldati, non avea potuto fin
qui prevenire tal misfatto; ma alla partenza il riparò da uom savio e
forte. L'esercito, ito a Brindisi per traghettare su l'opposta costiera,
si traea dietro le torme di quei miseri, per venderli schiavi in
Costantinopoli: nè fiatava Niceforo. Sol comandò che prima dei prigioni
si imbarcassero tutti i soldati; e, quando furon su le navi, fe'
sciogliere le vele, e fe' bandire ai prigioni, ch'eran liberi. La
gratitudine degli Italiani alzò su la spiaggia un tempio dedicato al
santo di cui portava il nome quell'eroe;[770] in commemorazione alsì
delle vittorie e della umanità mostrata, nel breve tempo ch'ei resse la
provincia, trattando bene i sudditi e alleviando i tributi.[771]
Basilio aveva anch'egli dato in Italia un egregio esempio di umanità.
Tra i benefattori che dalla povertà e oscurità l'avean fatto salire a
fortuna, si notò una ricca donna per nome Danielis, vedova di alcun
condottiere slavo stanziato nel Peloponneso; dal che forse ebbe origine
il soprannome di figliuol della Slava, col quale gli annali musulmani
denotano il Macedone.[772] Venuta a morte la Danielis, colma di onori da
Basilio imperatore, ed avendolo fatto erede di sue possessioni nelle
quali vivea un grande numero di schiavi, Basilio ne affrancava tremila;
e mandavali a ripopolare alcune terre di Puglia e di Calabria, desolate
nella guerra dei Musulmani.[773] Ma cotesti beneficii erano rimedio
passaggiero che finiva con la vita dei benefattori; e quei che loro
succedeano ricadean sempre nella negligenza e soprusi del Basso Impero;
e fean maledire ai popoli italiani la dominazione novella, al par delle
antiche e delle stesse correrie e tirannidi dei Musulmani. Perciò gli
scrittori italiani di quel tempo, ritraendo le opinioni di lor nazione,
parlan dei Greci con tanto livore. Erchemperto li dice somiglianti ai
bruti nelle usanze, e bruti al tutto nell'animo; Cristiani di nome;
peggiori di costumi che gli Agareni; masnadieri, che andavano rubando i
miseri abitatori, per tenerli come schiavi e schiave, farne traffico coi
Saraceni, o mandarli qua e là a vendere in stranie terre.[774] La
Cronica di San Benedetto, con parole non meno aspre, tocca la insolenza
loro, le continue violenze; le donne rapite in faccia ai mariti, il
rispondere a schiaffi e nerbate a chi si lagnasse della ingiuria.[775]
Alla frequenza delle offese private si aggiugneano la rapacità dei
governanti, il peculato, le tasse aggravate, le angherie col pretesto di
armamenti, e mille altri soprusi dei quali ci avverrà far menzione. Indi
si comprende perchè, nelle Calabrie e nelle parti orientali della
Puglia, la dominazione bizantina sia stata sempre sì precaria, e sia
caduta al primo crollo che le diedero i Normanni. Lo interesse comune
poi dei principi e dei popoli le vietò di allignare nelle altre province
dell'odierno reame di Napoli, delle quali or tratteremo, tornando
indietro nell'ordine dei tempi.
S'accese quivi la guerra per le provocazioni di Giovanni Ottavo, come
sopra si accennò. Adriano, un secolo innanzi, s'era provato a stender la
mano sopra Napoli e tutto lo Stato di Benevento.[776] Giovanni ridestò
la pretensione pontificale sopra Capua, quand'ei mercanteggiò la corona
imperiale a Carlo il Calvo; e Carlo, al quale quella città nulla
costava, ne rinnovò la concessione.[777] Che il papa l'abbia richiesto a
fin di usarla e non di riporre un'altra pergamena negli archivii, lo
provano direttamente gli atti di signoria feudale esercitati pochi anni
appresso: le scritture pubbliche, cioè, intitolate, e la moneta battuta
a Capua in suo nome;[778] la repubblica di Gaeta, fatta feudo del conte
di Capua, quand'ella si calò all'autorità temporale della Santa Sede.
Per arrivare allo scopo, Giovanni usò le divisioni interiori degli Stati
meridionali e le nimistà tra l'uno e l'altro; onde avvenne che
accostandosi a lui una parte, la parte avversa si gittò coi Musulmani, e
aiutolli a loro scorrerie contro il papa. E ciò notaron bene i
contemporanei; leggendosi in Erchemperto che Bertario, abate di Monte
Cassino, e il vescovo di Teano, si faceano ad ammonire Giovanni Ottavo
che non soffiasse nelle discordie civili di Capua, poichè il fuoco di
quelle potrebbe arrivare un dì infino a Roma.[779] Le quali parole
Erchemperto riferisce al tempo che si bipartì la diocesi capuana, cioè
all'ottocento ottantuno; ma s'adattano piuttosto all'ottocento
settantacinque, quando il fuoco stava per appigliarsi.
Tali essendo le disposizioni degli animi verso il tempo che Carlo il
Calvo prese la corona a Roma, si venne alle armi, com'e' pare, nella
state del settantasei. Sia che qualche corsale musulmano, riparando nei
porti di Napoli, Amalfi e Gaeta, fossene uscito a far ladronecci alla
volta d'Ostia;[780] sia che quelle repubbliche e il principato di
Salerno avessero soltanto fermato la lega coi Musulmani, il papa con
l'uno o l'altro pretesto volle far atto d'autorità, ingiungendo a quegli
Stati di sciorre il patto: che tornava a dire disarmarsi, mentre egli da
un lato e Basilio Macedone dall'altro si apprestavano a spogliarli.
Risposero con aperti atti di ostilità. L'origine della guerra non si può
comprendere in altro modo; poichè assurdo sarebbe a pensare che quegli
Stati fossero entrati in lega sì pericolosa per mera cupidigia di preda.
Assurdo alsì che l'avessero fatto per paura dei Musulmani, i quali
appena bastavano a difendere sè stessi in Calabria, non che sforzare
altrui, a mezza costiera dal Tirreno.
Dalle querele del papa si ritrae ch'essi risalivano in barche il Tevere;
indi a piè o a cavallo correano la odierna legazione di Velletri;
osavano mostrarsi alcuna volta sotto le mura di Roma; varcato il
Teverone, depredavano la Sabina. “Corron la terra come locuste, scrivea
Giovanni, ed a narrare i guasti loro sarebbero mestieri tante lingue
quante foglie hanno gli alberi di questi paesi. Le campagne son fatte
deserti, albergo di belve; rovinate le chiese; uccisi o imprigionati i
sacerdoti; menate in cattività le suore; abbandonate le ville e
castella; rifuggiti i miseri abitatori a Roma; e sì la ingombrano, che i
monasteri della città non bastano a nudrirli. Il senato ha dato fondo al
suo avere; io non dormo nè mangio per la sollecitudine: — e tra non
guari,” aggiunse egli in una lettera del nove settembre ottocento
settantasei, “tra non guari, verranno ad assalirci in Roma; poichè
stanno armando cento legni e quindici navi da traghettare cavalli.” Così
Giovanni Ottavo lamentavasi a Bosone vicario imperiale in Italia, poi a
Carlo il Calvo, alla imperatrice, ai vescovi possenti in corte, tra il
primo di settembre ottocento settantasei e la fine di maggio del
settantasette, per messaggi e continue lettere, sì poco svariate nella
narrazione, sì monotone nelle metafore, che sembrano stampate sopra un
solo studiato modello.[781] Diversa è bensì una epistola che il papa
indirizzava a Gregorio, capitano bizantino in Italia, a' diciassette
aprile del settantasette, che è a dire nel bel mezzo di due lamentazioni
della forma che accennai, mandate a corte di Carlo il Calvo, il primo
marzo e il venticinque maggio. Nella epistola a Gregorio, il papa
disinvolto il pregava che mandasse dieci salandre nel porto d'Ostia,
“per tenere a segno certi ladroncelli agareni, che occultamente venivano
a rubacchiare lo Stato della Chiesa, non potendo, sì com'era noto a
Gregorio, depredare apertamente.” Così Giovanni Ottavo ci insegna a far
la tara a quegli spaventevoli racconti composti ad uso dei devoti di
Francia e Allemagna. Parlando ai capitani di Basilio Macedone, ch'eran
bizantini e vicini, non si potean dire tante bugie.
D'altronde, l'intento del papa sopra gli uni e sopra gli altri era
diverso. Dai Bizantini non altro richiedeva che esser difeso contro i
corsali; e maggiori forze gli sarebbero state a noia, come trasparisce
dalle fredde e forzate parole che aggiugneva alla lettera citata, per
mostrare a Gregorio di rallegrarsi che Basilio imperatore, figliuol suo
carissimo, intendesse mandare un altro esercito e un'altra armata nello
Stato di Benevento. Ai Franchi, per contrario, domandava eserciti e poi
eserciti, e che lo imperatore venisse in persona a liberarlo, non solo
dagli Agareni, figli di concubina, ma sì dai Cristiani, falsi figliuoli
di Sara, i quali lo molestavan al pari e peggio; ciò che in lingua
volgare significava bramar che i feudatarii dell'Italia di sopra, e un
po' anco di Francia, trottassero verso il Garigliano e il Volturno, per
allargare lo Stato della Chiesa. Ma Carlo il Calvo non potè e non volle.
Gli diè in tutto le milizie del ducato di Spoleto, condotte dai conti
Lamberto e Guido, vicini del papa, e però nemici. Con esso loro, nei
primi di novembre ottocento settantasei, mosse Giovanni alla volta di
Capua e Napoli; pretendendo venire a sciogliere l'empia lega.[782] Nè
tardò a tirar a sè il principe di Salerno, il quale prestandogli mano
sperava ingrandirsi a scapito degli altri Stati.
Sergio duca di Napoli tentennò, adescato dal papa con belle parole e con
far vescovo della città Atanasio, fratello del duca; ma poi si rassodò
nell'amistà musulmana, confortandolo il principe di Benevento, e, quel
che più è, Lamberto di Spoleto ch'era venuto a Napoli come sgherro del
papa. Giovanni dunque, non potendo sforzare, scomunicò Sergio; gli
lasciò in seno Atanasio, serpente velenoso; e pien di dispetto se ne
tornò a Roma. Dopo le quali pratiche infruttuose la guerra incrudì.
Napoli assaliva il principe di Salerno, mancatore alla lega. Questi, per
mostrare zelo ai novelli amici, faceva uccidere un buon numero di
Musulmani; e poi, cadutigli nelle mani venticinque cavalieri napoletani,
lor troncò la testa, dice Erchemperto, per espresso volere del
papa.[783]
Nondimeno, nè la tiepidezza di Carlo il Calvo, nè la nimistà del conte
di Spoleto, nè la pertinacia delle repubbliche, non spuntavano Giovanni
Ottavo dai suoi proponimenti. Quei cittadini, collegati per necessità
politica col nemico della Fede, eran pure cristiani, cattolici e
superstiziosi quanto apparteneasi a' loro tempi; e, se nel decimonono
secolo il papa pontefice tien su il papa re, non fia maraviglia che nel
secol nono i Napoletani, gli Amalfitani, i Gaetani oscillassero tra due
paure: fossero disposti talvolta a lasciar la terra al successore di San
Pietro, purchè lor procacciasse un cantuccio su in cielo. Indi
prestarono ascolto a Giovanni Ottavo, nimichevole e ambizioso e perfido
quanto lo conosceano. Indi egli nella state del settantasette ripigliò
agevolmente le negoziazioni: fe' lampeggiare agli occhi dell'uno nuove
folgori di scomuniche, agli occhi dell'altro l'oro d'uno stipendio; ad
altri disse, mettendo da canto ogni pudore, ch'ei gli farebbe o tutto il
bene o tutto il male ch'ei sapesse: mai capo di parte, fiero ed astuto,
non operò con maggiore veemenza che Giovanni Ottavo in questo tempo.
Tentando l'Italia settentrionale, invitò a un sinodo a Ravenna i vescovi
e signori del reame, per ovviare, diceva egli, ai pericoli della Chiesa
lacerata dagli Infedeli e dai mali Cristiani; ma non ostanti le
minacciate scomuniche, niuno andò a questa dieta politica, ove il papa
volea prendere il luogo dello imperatore: sì ch'egli fu necessitato a
differirla, e poi a trattarvi soltanto di disciplina ecclesiastica.[784]
Nell'Italia meridionale le pratiche, più vive, aiutate dalle intestine
discordie, e, com'ei parmi, dalla riputazione delle armi bizantine,
portarono il papa accosto assai al suo intento. Quasi protettore o
presidente di quel piccioli Stati, tra marzo e aprile del settantasette,
ordinava che il vescovo conte di Capua, e i reggitori di Gaeta, Napoli e
Amalfi si adunassero a Gaeta, preseduti da due cardinali legati, per
trattare lo scioglimento del patto coi Musulmani. Differito il congresso
a Traietto, andovvi il papa in persona col principe di Salerno, del mese
di luglio: e il risultamento fu un trattato del papa con Amalfi; e una
congiura a Napoli.[785]
Il trattato portò che gli Amalfitani, rinunziando all'amistà dei
Napoletani e Musulmani, servissero il papa con forze navali; guardassero
le costiere da Traietto a Civitavecchia, spesati da lui di diecimila
mancusi d'argento all'anno.[786] La congiura a Napoli scoppiò sul fin
d'ottobre o principio di novembre. Atanasio vescovo prese il proprio
fratello Sergio; si fe' duca in luogo di lui, e mandollo al Santo Padre
a Roma; ove Sergio fu accecato, e poco appresso morì in prigione. Il
papa, complice ed istigatore, liberalmente volle pagare ad Atanasio le
spese della congiura; e, non trovandosi in pronto tutta la moneta, per
iscritto gli si dichiarò debitore del rimanente, ch'erano mille e
quattrocento mancusi. Con ciò, in linguaggio scritturale, solennemente
ei lodava Atanasio del coraggio con che s'era fatto amputare un membro
cancrenito del proprio corpo; dell'ardire con che avea liberato il mondo
da un nuovo Oloferne, tiranno del popolo e persecutore di Santa
Chiesa.[787]
Tra così fatti trionfi del vicario di Cristo, morto Carlo il Calvo
(ottobre 877), ed eletto re d'Italia Carlomanno, il papa si messe a
fargli patti per la corona imperiale, e la offriva anco a Lodovico il
Balbo, succeduto nel regno di Francia: con che tiravasi addosso
Adalberto, marchese di Toscana, e Lamberto, conte di Spoleto, fautori di
Carlomanno. Lamberto veniva a insultare il papa a Roma; a suscitare i
suoi nemici; e tra le altre cose, Giovanni lo accusò, di febbraio
ottocento settantotto, d'aver mandato messaggi e doni a Taranto, per
farne venire “falangi di Agareni.” Strigatosi poscia da lui e
scomunicatolo, se n'andò in Francia a mercanteggiare dell'impero con
altri due o tre principi.[788] E pria di questo, come ei pare, nel mese
di aprile del settantotto, fe' tregua coi Musulmani, pagando taglia di
venticinquemila mancusi di argento.[789] Allora le repubbliche di Napoli
e di Amalfi, non volendo esser più papaline del papa, tornarono
anch'esse alla pace coi Musulmani, confacente ai proprii interessi
commerciali e politici. Ebbe fine così, con meritata vergogna di
Giovanni, il primo periodo della guerra.
Il biasimo del secondo periodo va diviso tra Giovanni Ottavo e Atanasio
vescovo di Napoli, che ambì alla sua volta di allargare i confini di
quella repubblica. Trapassato (12 marzo 879) il vescovo di Capua, i
feudi della contea erano stati divisi tra quattro nipoti di lui, dei
quali uno ebbe anco il titolo di conte di Capua;[790] e, quasi ciò non
bastasse ad alimentare la discordia, sursero dalla medesima famiglia due
vescovi, tra i quali indi a poco si spartì la diocesi. Gli sciagurati
cugini, volendo spogliare l'un l'altro, chiamarono i vicini, Salerno,
Benevento e Napoli; Napoli fe' entrar nel gioco i Musulmani; e Giovanni
Ottavo vi saltò in mezzo di gran volontà, sendo tornato in Italia senza
ultimare la scelta dello Imperatore. Andato in persona a Capua, colse il
destro di esercitare la pretesa signoria, con favorire Pandonolfo, conte
di nome, il quale, per divenirlo di fatto, assentiva a dirsi vassallo
della Santa Sede.[791] Così ridestaronsi le ire e i sospetti delle tre
repubbliche contro il papa. Chiudendo gli occhi quei fieri marinai, i
Musulmani, che di marzo settantanove avean preso a infestare i dominii
di Pandonolfo,[792] in maggio e in giugno si mostravano nello Stato
Romano; o almeno così scrivea papa Giovanni a Carlo il Grosso, a
Carlomanno e a Lodovico il Balbo, sollecitando invano or l'uno or
l'altro a venire con gli eserciti a Roma.[793] Con ciò ripigliava sue
pratiche appo le tre repubbliche, per isforzarle a disdir di nuovo il
patto coi Musulmani. Ad Amalfi anco ridomandava il denaro fornito nel
settantasette; il quale non ottenendo, scomunicava la città, del mese di
ottobre:[794] e perchè tal'arte non valse, tornando alle lusinghe,
offriva di pagare e fin d'accrescere lo stipendio, e francar di gabelle
i mercatanti amalfitani che venissero a Ostia.[795] Gaeta, che dopo
alquanta resistenza ubbidì, n'ebbe in merito la perdita di sue libertà,
e la rovina del commercio; volendo il papa che riconoscesse come signore
il conte di Capua, supposto gran vassallo della Santa Sede; e facendosi
il conte a guastare il territorio e offendere i cittadini, perchè
riluttavano al nuovo giogo.[796] Napoli diè maggior travaglio, come
assai più forte, e governata da Atanasio, che ne sapea quanto il papa.
Schivati i pericolosi abboccamenti a che questi il volea tirare,
Atanasio temporeggiò con messaggi (aprile 879), e fin si fe' ringraziar
del suo buon volere.[797] Il papa poi, accortosi dello errore, venne
alle armi corte: scrisse al vescovo che gli farebbe provare a un tempo
la spada invisibile e la spada visibile.[798] Infatti, ei promosse o usò
l'andata di un'armata bizantina nel golfo di Napoli; la quale vi ruppe i
Musulmani in ottobre o novembre ottocento settantanove. Non guari dopo
(19 novembre 879) il papa invitava i capitani ad andare a pigliarsi a
Roma ringraziamenti e benedizioni, così leggiamo nella epistola, e
pregavali intanto di mandare dromoni verso Ostia.[799] E si strinse
vieppiù con Basilio, assentendo, il medesimo anno, al concilio di
Costantinopoli che riconobbe Fozio patriarca.[800] Indi il pericolo
della repubblica di Napoli evidentemente si aggravò.
Ciò fu cagione ad accrescere le forze dei Musulmani in quelle parti. In
luogo dei corsali che ad ora ad ora entravano nel porto di Napoli,
Atanasio chiamò un'intera oste di Musulmani, dandole forse le spese del
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 26
  • Parts
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 01
    Total number of words is 4354
    Total number of unique words is 1701
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    48.9 of words are in the 5000 most common words
    56.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 02
    Total number of words is 4263
    Total number of unique words is 1677
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    47.6 of words are in the 5000 most common words
    55.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 03
    Total number of words is 4304
    Total number of unique words is 1534
    32.9 of words are in the 2000 most common words
    47.4 of words are in the 5000 most common words
    54.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 04
    Total number of words is 4250
    Total number of unique words is 1515
    32.8 of words are in the 2000 most common words
    44.9 of words are in the 5000 most common words
    51.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 05
    Total number of words is 4312
    Total number of unique words is 1676
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    47.1 of words are in the 5000 most common words
    54.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 06
    Total number of words is 4414
    Total number of unique words is 1787
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 07
    Total number of words is 4438
    Total number of unique words is 1876
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 08
    Total number of words is 4432
    Total number of unique words is 1895
    33.0 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 09
    Total number of words is 4394
    Total number of unique words is 1843
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 10
    Total number of words is 4431
    Total number of unique words is 1830
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    50.3 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 11
    Total number of words is 4487
    Total number of unique words is 1800
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    48.8 of words are in the 5000 most common words
    57.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 12
    Total number of words is 4373
    Total number of unique words is 1728
    32.7 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    56.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 13
    Total number of words is 4341
    Total number of unique words is 1847
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 14
    Total number of words is 4361
    Total number of unique words is 1747
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    58.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 15
    Total number of words is 4358
    Total number of unique words is 1680
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    52.2 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 16
    Total number of words is 4277
    Total number of unique words is 1810
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 17
    Total number of words is 4356
    Total number of unique words is 1714
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    50.0 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 18
    Total number of words is 4443
    Total number of unique words is 1876
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    50.8 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 19
    Total number of words is 4259
    Total number of unique words is 1708
    36.3 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 20
    Total number of words is 4359
    Total number of unique words is 1755
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    50.8 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 21
    Total number of words is 4286
    Total number of unique words is 1750
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 22
    Total number of words is 4462
    Total number of unique words is 1758
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 23
    Total number of words is 4260
    Total number of unique words is 1842
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 24
    Total number of words is 4335
    Total number of unique words is 1765
    36.6 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 25
    Total number of words is 4439
    Total number of unique words is 1719
    37.1 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 26
    Total number of words is 4335
    Total number of unique words is 1779
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    58.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 27
    Total number of words is 4389
    Total number of unique words is 1832
    34.4 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    58.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 28
    Total number of words is 4414
    Total number of unique words is 1857
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 29
    Total number of words is 2105
    Total number of unique words is 901
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 30
    Total number of words is 3607
    Total number of unique words is 1370
    32.8 of words are in the 2000 most common words
    45.8 of words are in the 5000 most common words
    52.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 31
    Total number of words is 4273
    Total number of unique words is 1633
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 32
    Total number of words is 4207
    Total number of unique words is 1353
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    49.2 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 33
    Total number of words is 4039
    Total number of unique words is 1374
    33.0 of words are in the 2000 most common words
    46.5 of words are in the 5000 most common words
    54.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 34
    Total number of words is 4185
    Total number of unique words is 1603
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    46.6 of words are in the 5000 most common words
    55.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 35
    Total number of words is 4304
    Total number of unique words is 1440
    36.7 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 36
    Total number of words is 4288
    Total number of unique words is 1483
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 37
    Total number of words is 4333
    Total number of unique words is 1349
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 38
    Total number of words is 4039
    Total number of unique words is 1299
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 39
    Total number of words is 4250
    Total number of unique words is 1529
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 40
    Total number of words is 4081
    Total number of unique words is 1378
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 41
    Total number of words is 4187
    Total number of unique words is 1544
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    47.9 of words are in the 5000 most common words
    55.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 42
    Total number of words is 811
    Total number of unique words is 420
    43.0 of words are in the 2000 most common words
    54.1 of words are in the 5000 most common words
    63.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.