Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 10

Total number of words is 4431
Total number of unique words is 1830
34.5 of words are in the 2000 most common words
50.3 of words are in the 5000 most common words
59.2 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
poco o punto copiate dal duodecimo secolo in qua, non ce ne avanza che
qualche volume. E per tal modo è divenuto ormai impossibile di ristorare
la tradizione di alcuni avvenimenti; e i nostri sforzi non arriveranno a
trovarne altro che qualche cenno.
Ma quell'assalto di Sicilia, di cui testè dicevamo, è reso certo dai
ricordi europei, cioè: i documenti contemporanei che leggonsi nel
processo di papa Martino;[159] un paragrafo della Cronografia di
Teofane,[160] scrittore dell'ottavo secolo; e uno ch'è tratto
manifestamente dalle memorie della Chiesa Romana e portato nelle vite
dei pontefici che van sotto il nome d'Anastasio Bibliotecario.[161]
Corretta la cronologia, il fatto compiutamente risponde alla tradizione
musulmana che si raccoglie a brani dal Beladori, autore del nono
secolo,[162] e da due compilazioni più recenti;[163] delle quali una
assai particolareggiata si trova in un esemplare del falso Wâkidi; ma
non ostante tal sospetta origine,[164] quando se ne tolgano le manifeste
finzioni del compilatore, contiene un ragguaglio genuino e compie i
cenni di Teofane e d'Anastasio, e però la critica non vuol che si
rigetti. In ultimo è indizio dell'impresa un nome topografico rimasto in
Siria infino al duodecimo o al decimoterzo secolo, chiamandovisi
_Sicilia_, o, secondo altri, _Le Siciliane_, una villa in campagna di
Damasco; se pur non sono due luoghi diversi. Il nome è derivato al certo
da donne siciliane portatevi in cattività e probabilmente da quelle che
vennervi al tempo di Mo'âwia.[165]
L'armamento musulmano mosse dall'estremo golfo orientale del
Mediterraneo, forse da Tripoli di Siria, e certo egli è che non venisse
dalle costiere d'Affrica donde i Musulmani s'eran ritratti tre anni
innanzi. Però era mestieri allestire grosse navi e munirle a effetto di
guerra; e ne parrà tanto più malagevole e arrisicata l'impresa di
Sicilia, più assai che quella d'India del secento trentasei, nella quale
gli Arabi aveano avuto in pronto legni e marinai della propria lor
gente, usi a tal navigazione per loro commerci. Mo'âwia-ibn-abi-Sofiân,
che già si facea strada all'impero, forse sperò con la guerra di Sicilia
d'accrescere le province ed entrate del governo suo ed emulare il
capitano d'Egitto Abd-Allah-ibn-Sa'd, che godea come lui la grazia del
califo ed avea acquistato in Affrica tanta gloria alla religione, e
ricchezza ai soldati. E forse, dall'esercito del rivale pervennero a
Mo'âwia i ragguagli che spinserlo alla impresa siciliana. Affidolla a un
prode che fu poi partigiano suo nelle guerre civili;[166] rinomato non
meno per pietà, poichè avea visto in volto il Profeta e ne serbava i
detti;[167] e testè segnalatosi sotto gli auspicii del capitan d'Egitto
nella espedizione di Nubia, ove perdè un occhio per ferita.[168] Ebbe
nome costui Mo'âwia-ibn-Hodeig della tribù di Kinda[169] e continuò per
venti anni a combattere per la fede in Ponente, sì che tante sue geste
furono confuse dai raccontatori,[170] e quella di Sicilia, come meno
avventurosa, restò oscura.
Sbarcarono nell'isola i Musulmani con forze non pari al conquisto;
occuparono qualche luogo su la costiera, e a lor costume mandarono
gualdane a battere il paese, le quali fean preda e prigioni, e pur non
bastavano ad espugnar le terre murate. Ma tale debolezza del nemico non
si potea scernere dai Cristiani tra i primi spaventi di quell'assalto,
non aspettato nè creduto possibile; di quel terribil nome di Saraceni;
di quelle nuove fogge, sembianti, linguaggio e impeto di combattere.
Però, giunti gli avvisi a Roma, si strinsero l'esarco e il papa,
com'abbiam detto. Passato Olimpio con l'esercito in Sicilia, la guerra
andò in lungo: combattuta debolmente d'ambo le parti; dei Musulmani
perch'eran pochi e scarsi di preparamenti; de' Cristiani perchè valean
meno in arme, e travagliavali una moría che s'appigliò all'esercito.
Indi le pratiche mosse dall'esarco, alle quali accennano e la narrazione
del falso Wâkidi e il processo di papa Martino; le quali negoziazioni
dopo la morte d'Olimpio furon costrutte in caso di maestà a fin di
avvilupparvi il papa. Questi dal canto suo mandava aiuti di danaro in
Sicilia: limosina a qualche servo di Dio, scriveva egli poi scusandosi,
e dissimulando forse sotto tal nome il riscatto degli inquilini del
patrimonio caduti in man del nemico. In ogni modo, tra scaramucce e
pratiche si consumarono parecchi mesi; nel qual tempo Olimpio morì della
pestilenza. I Musulmani, non isperando rinforzi, poichè non avevano
altra armata in sul mare, e aspettandosi addosso il navilio bizantino, o
avendo avvisi che venisse, non si lasciaron chiudere nell'isola.
Mo'âwia-ibn-Hodeig rimontò su le navi in fretta, senza però abbandonare
nè il bottino nè i prigioni; e, fatto vela nottetempo, ebbe a ventura,
dopo felice navigazione, di sporre i suoi sani e salvi su le costiere di
Siria. Tutto lieto il significava a Othman il capitano della provincia,
Mo'âwia-ibn-abi-Sofiân, che già assai temea della sorte dell'armata.
Mandava altresì al califo la quinta della preda, e dividea il resto
all'esercito. Par che i prigioni, la più parte donne, rimanessero a
Damasco, e presto dimenticassero gli antichi lor signori, il paese, le
famiglie, fors'anco la religione. Perocchè la cronaca bizantina aggiugne
qui sbadatamente, che volentieri stanziassero a Damasco: nè più crudele
biasimo che questo si potrebbe esprimere in parole, contro quei miseri
schiavi non già, ma contro l'ordine civile e religioso che affliggea la
Sicilia.[171]
Appena allontanati dall'isola i Musulmani, Costante incalzò la
persecuzione contro il papa, e fe' compiere da un nuovo esarco
l'attentato ch'ei meditava. L'innocente e caritatevole Martino,
vegliardo, infermo, venerando per animo forte e soavi costumi, fu preso
a piè degli altari da una man di scherani (giugno 653); gittato in una
barca; condotto giù pel Tevere e per la costiera infino a Messina; ove
il tramutarono in altro legno; lo menarono qua e là per la riviera
orientale di Calabria e per le isole dell'Arcipelago: tenuto in segreta
su la nave e in terra; strapazzato, e, dopo lungo tempo, tratto innanzi
i magistrati a Costantinopoli. Quivi incrudì lo strazio per le
ingiuriose imputazioni, la insolenza dei giudici, la brutalità dei
servidori, la profanazione del nome e forme della giustizia, la sentenza
di morte pronunziata e sospesa; e sopratutto la presenza del tiranno,
dinanzi al quale gli stracciarono in dosso gli abiti sacerdotali, lo
condussero per la città, con un collare di ferro alla gola, preceduto
dal carnefice che brandiva la mannaia. Alfine il tiranno commutò la
sentenza in esilio perpetuo a Cherson, su le rive settentrionali del Mar
Nero; ove Martino trasse pochi mesi di vita che gli avanzarono,
torturato da' disagi e dimenticato dal clero di Roma. Molti furono anco
gastigati come ricalcitranti al tipo; e, più barbaramente che niun
altro, il dotto San Massimo, al quale apponeano oltre le opinioni
teologiche, sì sfacciato era il governo imperiale, di aver dato ai
Saraceni l'Egitto, la Pentapoli e l'Affrica.[172]
E come rinforzato per trionfo in casa, Costante volle andar subito a
gastigare gli Arabi, che fatti audaci in sul mare, armavano contro
Costantinopoli stessa (655). Sorgeano all'áncora le navi o barche loro,
dugento e poche più, su le costiere della Licia, presso il monte Fenicio
in un luogo che i cronisti arabi chiamano “Le Colonne;” senza dubbio
dagli avanzi di qualche monumento dell'arte greca. Quivi drizzò la prora
Costante con sei o settecento, altri dice mille, navigli; certo con
strabocchevole superiorità di numero, mole e munizione delle navi. Era
questa la prima battaglia marittima che si presentasse ai Musulmani.
Perciò stavano in forse anco i più valorosi: il supremo condottiero
Abd-Allah-ibn-Sa'd, ch'era a terra con le genti, domandava tre fiate ai
capitani minori che si farebbe; e tre fiate que' si guardavano in volto
l'un l'altro senza rispondere: quando si levò un guerriero, e, in luogo
di disputare, recitò le parole del Corano sopra la battaglia di Saul con
Golia: “Oh quante volte picciol drappello ha sbaragliato grosse schiere,
permettendolo Iddio: Iddio è con chi sta fermo.”[173] Abd-Allah allora,
risoluto a morire anzichè abbandonare l'armata al nemico, gridava: “Alle
navi, in nome di Dio.” E alle navi corsero, seguíti da molte donne loro,
che vollero partecipare al pericolo.
Appiccata la zuffa con trar dardi e saette, gli Arabi si accôrsero
dell'errore di combatter da nave a nave; e senz'aspettare una prima
sconfitta che li ammaestrasse, vollero provarsi da uomo a uomo. Gittano
gli uncini alle galee nemiche; salgono all'arrembaggio con le sciabole e
i cangiar alla mano; e con molto sangue loro e grandissima strage de'
nemici, vinsero la giornata. Costante, che s'era tratto addietro quando
cominciarono a fischiare per l'aria le saette, diessi a fuggire quando
si venne alle armi corte; e pure a mala pena campò. All'incontro la
nobile e bella Bosaisa, moglie del capitan musulmano, avea visto sì da
presso il combattimento che il marito le domandò: “Chi ti è parso il più
valoroso?” “Quel dalla catena” ella rispose: un guerriero che nel fitto
della mischia, vedendo la nave di Abd-Allah aggrappata e portata via da
un galeone nemico, l'avea liberata spezzando la catena. Questo prode era
A'lkama-ibn-Iezîd, che amò ardentemente Bosaisa; la domandò in isposa;
si ritrasse dall'inchiesta quando seppe che Abd-Allah aspirava alla mano
di lei; e venuto costui a morte pochi anni appresso la battaglia delle
Colonne, ottenne alfine il premio di sì perseverante e generoso
amore.[174]
Tornato il fuggente imperatore a Costantinopoli, incrudelì per sospetti
di stato; fe' uccidere il proprio fratello; continuò le persecuzioni
contro i sostenitori delle due volontà; e alternando fierezza e viltà,
com'è proprio de' tiranni, vezzeggiò i successori di papa Martino, e
pensò di fuggire i luoghi e il popolo che gli ricordavano il parricidio.
Indi si favoleggiò che uno spettro lo inseguisse porgendogli una tazza
piena di sangue, e gli dicesse: “Bevi, fratello!” Dilungandosi dalla
metropoli ove mai più non tornò, Costante faceva atto di sputarla per
odio, e per paura vi lasciava la moglie e i figliuoli, ritenuti come
pegno dal popolo tumultuante. Egli, cercando sempre il pericolo da lunge
e fuggendolo da presso, venne in Italia (663) a far guerra ai
Longobardi; provocolli, e poi non aspettò lo scontro loro a Benevento; e
vedendo sconfitto un grosso di sue genti, in fretta visitò Roma,
raccolsevi quante cose di pregio rimaneano nelle chiese, fino il bronzo
ond'era coperto il tetto del Panteon; e, incalzato da' Longobardi, passò
in Sicilia; si chiuse con la corte e i tesori a Siracusa. E in vero ei
disegnò di porvi la sede dell'imperio; come già Eraclio l'avol suo,
prima di liberarsi con eroico sforzo da' Persiani e dagli Avari, era
stato per tramutarla in Affrica. Al quale pensiero sembra mosso Costante
dalla spaventevole forza degli Arabi che parea dovessero occupare da un
dì all'altro tutta l'Asia Minore, mentre i popoli settentrionali
incalzavano da un altro lato: ed egli è evidente che, disperando di
tenere Costantinopoli, non si potea scegliere più sicura nè più comoda
stanza alle forze vitali dell'impero, che la fertile isola cinta dai
porti di Messina, Siracusa, Lilibeo e Palermo, donde le armate avrebbero
signoreggiato il Mediterraneo, e agevolmente si sarebbe ripigliata
l'Italia. Le guerre civili che sopravvennero tra i Musulmani
allontanarono poi quel gran pericolo; e gli avvenimenti nati in Sicilia
fecero svanire al tutto il disegno.
Perchè la rapacità di Costante aiutava a maraviglia il clero siciliano,
pieno di profondissimo odio contro di lui, per essere l'isola devota al
Pontefice di Roma, e molto accesa contro i Monoteliti. Costante, in sei
anni che soggiornò a Siracusa, fe' sentir la vicinanza dell'augusta
persona, con le strabocchevoli gravezze poste su l'isola, e su le vicine
terre di Calabria, Sardegna e Affrica: tasse su la proprietà, tasse su
la industria, tasse per l'armamento del navilio, che a memoria d'uomo
non se n'era sofferto mai tanto cumulo; e confiscati con ciò i vasi
sacri, e separati, dice la cronaca, i mariti dalle mogli, i padri dai
figliuoli, con che può intendersi l'imprigionamento dei debitori del
fisco, o qualche partaggio dei coloni addetti ai poderi del patrimonio
imperiale che fosse stato venduto e distratto. I popoli d'Affrica, per
minor male, chiamaron di nuovo i Musulmani. Quei delle isole e di
Calabria si credeano condotti a inevitabil morte, come troviamo ne'
ricordi ecclesiastici; e coloro che scrissero tai parole, al certo
ripeteanle a viva voce, e con lunghi comenti, ai disperati sudditi di
Costante.
E un dì, entrato il tiranno nel bagno di Dafne, un gentiluomo della sua
corte, per nome Andrea figliuolo di Troilo, che il serviva e ungeagli il
corpo con sapone, gli versò addosso un'urna d'acqua bollente, e lo finì
dandogli dell'urna in sul capo (15 luglio 668). Trovato morto Costante
nel bagno, nessuno cercò il come; i soldati altra cura non ebbero che di
gridare imperatore un nobil giovane Armeno di nascita, per nome Mizize;
e tutta l'isola applaudì[175]. Il clero partecipò o esultò tanto nel
regicidio, che mezzo secolo appresso Gregorio Secondo, minacciandolo
Leone Isaurico della medesima sorte di papa Martino, rimbeccavagli si
ricordasse egli di Costante e del cortigiano, che, accertandolo i
vescovi di Sicilia della eresia dello imperatore, immantinente lo avea
trucidato.[176]
Allato a cotesta spiegazione storica d'un papa si vuol porre quella
degli Arabi contemporanei, per mostrar come diversamente si sciogliesse
a Roma e in Oriente il noto caso: se lice uccidere re tiranno. Narrata
la battaglia delle Colonne e l'abbandono d'Alessandria che ricadde nelle
man de' Musulmani, i Romani, dice la tradizione, sforzaron Costante a
uscire con l'armata contro il nemico: “Ma Iddio mandò sovr'essi una
tempesta che affondava tutte le navi, fuorchè quella di Costante; la
quale scampò, trasportandola i venti in Sicilia. Dove interrogato dalla
gente e narrati i casi suoi: “Hai svergognato la Cristianità,”
replicarongli i Siciliani, “ed hai fatto perire i suoi campioni. Or se
ci assaltino gli Arabi, dove troveremo chi ne difenda?” E Costante
rispondea: “Quando salpammo, l'armata era forte: che volete se ci
scoppiò addosso la tempesta?” Ma i Siciliani, fatto scaldare un bagno
vel ficcano per forza, gridando egli invano: “Sciagurati! che il mare
inghiottì i vostri prodi, e voi ora ammazzate il re vostro.” “Facciam
conto che sia annegato con gli altri,” replicarono; e spacciaronlo: ma
lasciarono andare quanti eran venuti con lui su la nave.” Nel quale
racconto ognun può scoprire non solamente uno squarcio del vero,
ancorchè vestito alla foggia degli Arabi di quei tempi; ma anco un vago
cenno d'assalto sopra la Sicilia. E notabil è a tal proposito lo stesso
errore d'alcuni cronisti musulmani, che affrettando di quattordici anni
la morte di Costante, la pongono l'anno trentuno dell'egira, il quale in
parte risponde al secentocinquantadue, data della prima impresa di
Sicilia.[177]
Nè andò guari che i Musulmani riassaltarono l'isola. Parmi priva di
fondamento la supposizione moderna che ve li abbia chiamato Mizize,
perchè gli Arabi in quel tempo non potean sembrare valido aiuto in
un'isola sì lontana dalle provincia loro; nè quivi si vedea cagione di
tôrsi in casa il nemico, poichè il nerbo delle armi bizantine stanziava
nell'isola, e questa parea sicura al tutto dagli assalti di
Costantinopoli. Ma quivi la corte, e gli officiali civili e militari,
temendo non rimanesse la sede dell'Impero in Sicilia, arsero di zelo per
lo giovinetto Costantino figliuolo di Costante. Dondechè con
maravigliosa prestezza e precisione ragunarono tanti brani di forze
terrestri e navali di Ravenna, Campania, Sardegna e Affrica; ed ebbero
tanto séguito nello esercito di Sicilia, che appresentatosi Costantino a
Siracusa in primavera del secentosessantanove, Mizize fu abbandonato da
tutti, riconosciuto legittimo imperatore Costantino, e chiamossi
ribellione il colpo di Stato fallito. Costantino a capo di pochi mesi
tornossene all'antica capitale.[178] Probabil è ch'egli sguernisse di
soldati la Sicilia, per tor la voglia di crear qualche altro imperatore;
e che i Musulmani i quali tenean gli occhi aperti su la nuova sede
dell'Impero nemico, cogliessero questa occasione di spogliarla.
Vennero d'Alessandria su dugento navi, condotti da Abd-Allah-ibn-Kais
della tribù di Fezâra, arrisicatissimo condottiero che afflisse i
Cristiani del Mediterraneo in cinquanta scorrerie navali; e alfine fu
ucciso in luogo detto Marca, probabilmente in Italia.[179] Abd-Allah
irruppe in Siracusa con molta strage; se non che i cittadini
rifuggivansi nelle montagne e nelle più munite rôcche dell'isola. Dopo
un mese, fatto gran cumulo di preda, prese varie terre o piuttosto
battuto il paese qua e là coi cavalli, i Musulmani si rimbarcarono.
Portaron via, dicono gli scrittori cristiani, i tesori delle chiese e i
bronzi rubati da Costante a Roma. Dicono i Musulmani, come s'è visto
sopra nel testo di Beladori, che si trovò nel bottino gran copia d'idoli
fabbricati di preziosi metalli e di gemme: e che il califo Mo'âwia li
mandò ai mercati degli idolatri d'India, sperando che ne conoscessero e
pagassero il pregio. Ma l'universale dei Musulmani fieramente
scandalizzossi di un pontefice che rivendeva i lavorii di Satan.[180]
A questa impresa del secentosessantanove, un monaco Benedettino, vivuto
cinquecent'anni appresso, innestò sue fole di sanguinosa strage nel
monastero dell'Ordine a Messina, e sopratutto di guasto a moltissime
città e terre che i Benedettini possedessero in Sicilia. Tal racconto si
trova in una serie di leggende apocrife e falsi documenti, con che si
fece prova nel duodecimo secolo a gabbare i principi, e carpir qualche
pezzo dell'immenso patrimonio che si fingea tolto a que' pii cenobiti.
Non senz'arte, si fe' menzione dei poderi da una mano nelle geste dei
martiri, dall'altra mano nei supposti diplomi; e tra le une e gli altri,
si attribuì ai Benedettini la proprietà di mezza Sicilia: terreni in
tutti i luoghi di cui si conoscessero i nomi nella storia antica; e
intere città poste sotto la signoria loro fin dal sesto secolo, come
potean esserlo nel duodecimo. Ma traditi sempre più dall'ignoranza, gli
autori della frode, che mi sembran parecchi, senza escluder l'Abate di
Monte Cassino a quel tempo, presero tropp'alto il volo nelle leggende:
fecero cominciare gli assalti dei Musulmani un secolo avanti Maometto, e
trucidare San Placido, con trenta tra frati e suore che viveano nel suo
monastero di Messina, proprio l'anno cinquecentoquarantuno, da un barone
agareno che lor piacque di chiamare Mamuca, mandato con l'armata
spagnuola da Abdallah, capo di setta saracena in quelle parti, tiranno
zelantissimo nel promuovere il culto di Moloch e della stella Lucifero.
Ciò tanto o quanto potea passare nel duodecimo secolo; pur la novella
non prese allora, nè fruttò. Ma verso la fine del secol decimosesto, per
procaccio de' Gesuiti, si rifrustarono quelle memorie; si cercarono a
Messina, e, com'è naturale, si trovarono le tombe e le ossa dei martiri,
e fino il piombo, che i Barbari infedeli avean loro versato in gola; e
il dotto e scaltro Sisto Quinto, in un tempo di tanta gloria letteraria
della patria nostra, soscrisse un breve dato il tredici novembre
millecinquecento ottentotto, nel quale comandò che si festeggiasse il
giorno di quel martirio per tutto l'orbe cattolico; e infelicemente
replicò i nomi dei crudelissimi Abdallah e Mamuca, tiranni saraceni,
invasori della Sicilia al tempo di San Benedetto e di Giustiniano.
Accorati e confusi a tanto sbalzo d'anacronismo, i dotti scrittori
ecclesiastici del medesimo secolo decimosesto e dei seguenti, se ne
cavarono con accettare il fatto del martirio, e dichiararne apocrifa la
sorgente, che eran gli atti di Gordiano: il solo frate scampato, come
diceasi, alla barbarie di Mamuca. Ma mentre la falsa leggenda rimanea
così in commercio, nessuno ebbe pietà dei documenti usciti dalla stessa
fucina. Il Baronio li disse falsi, nè più nè meno; il Pagi rincalzò con
pari severità; il Mabillon, Benedettino, sospirando ratificò il
giudizio; e il siciliano Di Giovanni li rigettò con meritato disprezzo.
Tra quelli appunto si trova una supposta lettera di papa Vitaliano per
lo risarcimento dei guasti recati da Musulmani ai poderi benedettini di
Sicilia nella scorreria del secentosessantanove. E com'ei pareva
opportuno di fare rosseggiare il sangue dei martiri, quantunque volte si
trattasse dei beni del monastero, una appendice posta alla leggenda di
Mamuca, aggiunse quell'episodio dei martirii al supposto saccheggio del
secentosessantanove. Infine la erudizione, la ignoranza e la impudenza,
sbrigliaronsi in una seconda appendice che fe' partecipare i Benedettini
delle stragi e guasti della notissima impresa di Ibrahîm-ibn-Ahmed nel
novecentotrè. Dove lo scrittore, dopo aver detto delle immense
possessioni del monastero depredate e degli infiniti monaci uccisi in
Sicilia, si ride un po' troppo dei lettori, conchiudendo: “e chi vuol
sapere le passioni di tutti quei martiri, vada a cercarle nelle
biblioteche di Costantinopoli.”[181]


CAPITOLO V.

Dopo le raccontate scorrerie del secentocinquantadue e secentosessantanove
la Sicilia ebbe a sentire il peso dei Musulmani, non più di Levante,
ma dell'Affrica, ove la schiatta arabica si rinforzò d'una potente
schiatta straniera e insieme con quella divenne sì formidabile in
tutte le parti occidentali d'Europa. Però è mestieri toccare
alquanto le condizioni di tal nuova provincia musulmana. Il
tratto di terreno che serpeggia dai confini dell'Egitto fino allo
stretto di Gibilterra tra il mare e la catena dell'Atlante o i deserti,
ubbidiva al nome bizantino, o romano, come affettavan chiamarlo
tuttavia. Distingueano gli antichi questa regione sotto varii nomi,
cominciando dalle due Mauritanie alla estremità di ponente, indi
Numidia, Affrica propria che prendea lo Stato odierno di Tunis e la
parte occidentale di quel di Tripoli fino al golfo della grande Sirte, e
via seguitando, Cirenaica, Marmarica e la provincia Libica che confina
con l'Egitto; Paese di vario aspetto; dove orrido e arso, come le più
inospite regioni dell'Arabia, dove lieto di vegetazione, temperato di
clima e vivificato dalla man dell'uomo. Perchè prima i Cartaginesi e poi
i Romani vi avean recato il genio del lavoro, che creava più che la
guerra e la barbarie non guastassero; e, pur dopo l'invasione dei
Vandali, v'erano rimase importanti città e maggior tra tutte Cartagine,
risorta dalle sue rovine; e vi fioriano ancora industrie e lucrosi
commerci.
Teneano l'Affrica settentrionale quattro generazioni d'uomini,
diversissime d'origine e di numero. La più moderna era un pugno di gente
germanica che alcuni autori arabi chiaman Franchi; e Leone Affricano,
Goti: senza dubbio gli avanzi dei Vandali rimasti dopo l'impresa di
Belisario.[182] Innanzi a loro per numero ed anzianità di soggiorno
venian le popolazioni pelasgiche, d'Italia cioè e di Grecia, portate
dalla dominazione romana: le quali gli scrittori arabi a lor modo
chiamano i Rum. In terzo poteansi noverare gli altri stranieri gittati,
direi quasi, dal mare su la costiera, forse in parte discendenti dei
Fenicii, miscuglio di tante schiatte simile a quel che oggi dicesi
nell'Algeria Mori, o Moreschi, non sapendosi qual altro nome dar loro
che uno indefinito e antico; e forse per la medesima ragione gli Arabi
li chiamarono Afârik, o Afôrika, ossia Affricani, accorgendosi che non
fossero nè Germani nè Pelasgi nè Berberi.[183]
Ma i Berberi aborigeni, come debbon dirsi non vi essendo memoria di
altri abitatori innanzi a loro, vinceane di gran lunga anche per lo
numero e per la estensione del territorio tutte le razze intruse.
Stendeansi dall'Atlantico ai deserti non esplorati che finiscono a
Levante con la valle del Nilo; correano dal Mediterraneo agli altri
deserti che arrivano al Tropico e al Sûdan, o vogliam dire paese dei
Negri; dimodochè le tribù berbere più o meno sottomesse penetravano per
ogni luogo il territorio romano; e le tribù, o meglio diremmo nazioni
independenti, lo premeano dalla parte di mezzogiorno e di ponente. La
gagliarda e fiera gente berbera, inaccessibile di tutti i tempi alla
civiltà, mosse d'Oriente, come il mostra la stampa della schiatta
caucasica che ha in volto, e come il portano le sue tradizioni serbateci
dagli scrittori romani e dagli arabi. I libri punici in fatti,
consultati da Sallustio, li diceano popoli della Media e dell'Armenia
venuti in Occidente con Ercole; lo scrittore armeno Moisè di Corene e
Procopio li credettero Cananei cacciati di lor terra da Giosuè; degli
Arabi, chi li ha fatto Himiariti[184] o vogliam dire della schiatta
dell'Arabia Meridionale; e chi ha appiccato la genealogia loro anche a
Canaan; tradizioni mitiche, come ognun se ne accorge, tra le quali
potran decidere i dotti quando si sarà studiata meglio la lingua
berbera, e si conosceranno un poco certi altri antichi idiomi dell'Asia
anteriore, come sarebbero gli ariani e gli himiariti. Intanto, dalla
tradizione, al par che dal linguaggio, parecchie tribù berbere sembrano
senza dubbio d'origine semitica; ovvero, se tutta la gente berbera il
sia, quelle sembran passate in Occidente in tempi men rimoti, talchè il
dialetto loro abbia ritenuto molto più delle voci e forme semitiche. Il
nome generico di Berberi par sia stato messo in uso la prima volta dagli
Arabi, poichè fino ai tempi del conquisto loro la appellazione generale
di coteste schiatta fu _Mauri Barbari_, come troviamo in Procopio; alla
quale gli scrittori europei dei tempi più bassi ne aggiunsero altre,
d'Affricani, e, con manifesto errore, di Punici, e fin anco Cartaginesi:
oltrechè, ad accrescere la confusione, ricorre sempre negli scritti loro
la indeterminata appellazione di Saraceni. Tra coteste false
denominazioni etniche de' popoli primitivi dell'Affrica, quella di Mori,
ch'è più antica, ci è divenuta anco familiare ne' romanzi, ne' poemi, in
architettura e financo nelle storie; ma io preferirò, come assai più
determinata, la voce Berberi, alla quale si son attenuti giustamente i
dotti. È parso ad alcuni eruditi d'Europa che gli Arabi abbian tolto di
peso tal voce dalla latina _Barbari_; e al contrario gli scrittori arabi
traggono la etimologia dal loro vocabolo _berber_, che significa
borbottare, e diconlo anche di parlare in gergo rozzo e straniero. Gli
uni e gli altri credo si appongano al vero; poichè gli Arabi
conquistatori dell'Affrica settentrionale tanto più agevolmente doveano
adottare il nome che trovarono in uso tra i popoli inciviliti del paese,
quanto avea significato nel loro proprio linguaggio, e il significato si
confaceva appunto al caso. Ma v'ha di più: il valore primitivo di questo
vocabolo nell'idioma greco, che lo comunicò a tutti gli altri
dell'Europa, è identico a quel che ritenne in arabico il verbo _berber_.
Come notollo il Gibbon, _Barbaro_ nell'Iliade non è detto che di favella
rozza e aspra; nè pria de' tempi di Erodoto si vede usata cotesta voce
com'appellazione dei popoli non parlanti il greco; donde poi si venne
mutando il significato, come ognun sa, fino a quel che ha preso nelle
lingue moderne. La stessa voce _borbottare_, che mi è occorsa testè
traducendo il detto verbo arabico, vi consuona tanto e sì a capello ne
rende il significato, che potrebbe riferirsi per avventura alla medesima
origine[185].
Tale essendo la divisione etnologica dell'Affrica Settentrionale, non è
mestieri aggiungere che facean base al governo bizantino le schiatte
nuove, frequenti nelle parti orientali più che nelle occidentali,
industri, snervate e cristiane; anzi sì zelanti nella fede, che la
Chiesa Africana ai tempi suoi levò quel grandissimo grido che ognun sa.
Al contrario i Berberi, che aveano sì ostinatamente combattuto la
dominazione di Cartagine, poi la romana, non lasciavan tranquilla la
bizantina; ma non bastavano ad abbatterla per essere sì divisi,
nimicantisi tra loro senza perchè; diversi anco di religione, adorando
chi le stelle, chi un idolo, chi un altro; e qualche tribù giudea, altra
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 11
  • Parts
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 01
    Total number of words is 4354
    Total number of unique words is 1701
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    48.9 of words are in the 5000 most common words
    56.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 02
    Total number of words is 4263
    Total number of unique words is 1677
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    47.6 of words are in the 5000 most common words
    55.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 03
    Total number of words is 4304
    Total number of unique words is 1534
    32.9 of words are in the 2000 most common words
    47.4 of words are in the 5000 most common words
    54.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 04
    Total number of words is 4250
    Total number of unique words is 1515
    32.8 of words are in the 2000 most common words
    44.9 of words are in the 5000 most common words
    51.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 05
    Total number of words is 4312
    Total number of unique words is 1676
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    47.1 of words are in the 5000 most common words
    54.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 06
    Total number of words is 4414
    Total number of unique words is 1787
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    59.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 07
    Total number of words is 4438
    Total number of unique words is 1876
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 08
    Total number of words is 4432
    Total number of unique words is 1895
    33.0 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 09
    Total number of words is 4394
    Total number of unique words is 1843
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 10
    Total number of words is 4431
    Total number of unique words is 1830
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    50.3 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 11
    Total number of words is 4487
    Total number of unique words is 1800
    34.1 of words are in the 2000 most common words
    48.8 of words are in the 5000 most common words
    57.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 12
    Total number of words is 4373
    Total number of unique words is 1728
    32.7 of words are in the 2000 most common words
    48.6 of words are in the 5000 most common words
    56.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 13
    Total number of words is 4341
    Total number of unique words is 1847
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    58.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 14
    Total number of words is 4361
    Total number of unique words is 1747
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    58.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 15
    Total number of words is 4358
    Total number of unique words is 1680
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    52.2 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 16
    Total number of words is 4277
    Total number of unique words is 1810
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 17
    Total number of words is 4356
    Total number of unique words is 1714
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    50.0 of words are in the 5000 most common words
    58.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 18
    Total number of words is 4443
    Total number of unique words is 1876
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    50.8 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 19
    Total number of words is 4259
    Total number of unique words is 1708
    36.3 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    60.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 20
    Total number of words is 4359
    Total number of unique words is 1755
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    50.8 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 21
    Total number of words is 4286
    Total number of unique words is 1750
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 22
    Total number of words is 4462
    Total number of unique words is 1758
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 23
    Total number of words is 4260
    Total number of unique words is 1842
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 24
    Total number of words is 4335
    Total number of unique words is 1765
    36.6 of words are in the 2000 most common words
    50.6 of words are in the 5000 most common words
    58.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 25
    Total number of words is 4439
    Total number of unique words is 1719
    37.1 of words are in the 2000 most common words
    51.9 of words are in the 5000 most common words
    60.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 26
    Total number of words is 4335
    Total number of unique words is 1779
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    58.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 27
    Total number of words is 4389
    Total number of unique words is 1832
    34.4 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    58.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 28
    Total number of words is 4414
    Total number of unique words is 1857
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    49.4 of words are in the 5000 most common words
    57.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 29
    Total number of words is 2105
    Total number of unique words is 901
    35.8 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    61.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 30
    Total number of words is 3607
    Total number of unique words is 1370
    32.8 of words are in the 2000 most common words
    45.8 of words are in the 5000 most common words
    52.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 31
    Total number of words is 4273
    Total number of unique words is 1633
    35.5 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 32
    Total number of words is 4207
    Total number of unique words is 1353
    36.2 of words are in the 2000 most common words
    49.2 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 33
    Total number of words is 4039
    Total number of unique words is 1374
    33.0 of words are in the 2000 most common words
    46.5 of words are in the 5000 most common words
    54.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 34
    Total number of words is 4185
    Total number of unique words is 1603
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    46.6 of words are in the 5000 most common words
    55.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 35
    Total number of words is 4304
    Total number of unique words is 1440
    36.7 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 36
    Total number of words is 4288
    Total number of unique words is 1483
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    58.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 37
    Total number of words is 4333
    Total number of unique words is 1349
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    51.7 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 38
    Total number of words is 4039
    Total number of unique words is 1299
    37.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 39
    Total number of words is 4250
    Total number of unique words is 1529
    34.9 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 40
    Total number of words is 4081
    Total number of unique words is 1378
    37.4 of words are in the 2000 most common words
    50.4 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 41
    Total number of words is 4187
    Total number of unique words is 1544
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    47.9 of words are in the 5000 most common words
    55.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 42
    Total number of words is 811
    Total number of unique words is 420
    43.0 of words are in the 2000 most common words
    54.1 of words are in the 5000 most common words
    63.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.