Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 04
el-Kosi fi l-Feth el-Kodsi_, che sarebbe come a dire “Pezzo di eloquenza
ciceroniana sul conquisto di Gerusalemme,” perocchè Kos, vescovo
cristiano contemporaneo di Maometto, era tenuto il sommo oratore degli
Arabi. L'autore in fatti, descrivendo quella impresa di Saladino,
rincalza metafore, e vocaboli insoliti, e frasi bizzarre, e sonanti
parole, oltre il solito suo stile, ch'era abbastanza ampolloso. In
questo pezzo di eloquenza occorre la non felice espedizione
dell'ammiraglio Margaritone, mandato da Guglielmo il Buono su le
costiere di Siria con l'armata Siciliana. Son due capitoli, che ho
tratto dai MSS. di Parigi Ancien Fonds 714 e 715. Veggansi su l'autore:
M. Reinaud, _Extraits des Auteurs Arabes..... relatifs aux Croisades_,
Introduzione, p. XVII e XVIII, e Ibn-Khallikân, l. c.
XXIX. =Malek-Mansûr= principe di Hama in Siria, scrisse, il 1205,
_l'Akhbâr el-Molûk..... fi Tabakât es-Scio'arâ_ (Notizie regie su i
varii ordini di poeti), del quale la Biblioteca di Leyde possiede una
copia contemporanea. Il prof. Dozy me ne ha mandato un breve estratto
relativo a tre poeti siciliani. Su questa opera veggasi il catalogo del
Dozy stesso, tom. II, p. 288, nº DCCCLXXXIV.
XXX. =Herawi= (Ali-ibn-abi-Bekr), nato a Mosûl, detto giustamente
_Sâih_, ossia il Pellegrinante, capitò tra i suoi viaggi in Sicilia dopo
il 1173, e morì ad Aleppo il 1215. Nell'opera intitolata _Kitâb
el-Asciârât_ ec. (Libro che addita i luoghi di pellegrinaggio) ei dà una
notizia dell'Etna, della quale il signore Samuel Lee pubblicò testo e
versione inglese, in nota ai viaggi d'Ibn-Batuta[69]. Su l'autore si
vegga Reinaud, _Géographie d'Aboulfeda_, Introd., p. CXXVII a CXXIX.
XXXI. =Ibn-Giobair= (Abu-Hosein-Mohammed-ibn Ahmed) della tribù arabica
di Kinâna, nacque a Valenza il 1145; fu di passaggio in Sicilia da
dicembre 1184 a febbraio 1185; e nel racconto dei suoi viaggi,
intitolato _Rehla el-Kinâni_, scrisse importanti notizie su la
condizione de' Musulmani dell'isola. Il MS. si trova nella Biblioteca di
Leyde. Avuta dal professore Dozy una copia dello squarcio che risguarda
la Sicilia, io ne diedi il testo e la versione francese nel _Journal
Asiatique_, IV série, tomo VI, p. 307, e tomo VII, p. 73 e 201, (1845 e
1846), e poi la sola versione italiana nell'_Archivio Storico Italiano_,
vol. IV, appendice nº 16, (1847). Mutò alcune lezioni del testo e alcune
frasi della versione, lo Sceikh Mohammed Ailad-et-Tantawi, il primo
arabista d'Oriente; al qual fine ei scrisse una lettera a M. Mohl
dell'Istituto di Francia, inserita nel _Journal Asiatique_, IV série,
tomo IX, p. 351, (1847). Il sig. W. Wright ha testè pubblicato molto
correttamente e con belle note, tutto il viaggio d'Ibn-Giobair, del
quale ci promette una versione inglese[70].
XXXII. =Ibn-Hammâd= (il cadi Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Ali) affricano,
nel 1220 compilò, sul _Târîkh-el-Kodhâ'i_ e su opere che noi non
abbiamo, una Cronica, intitolata: _Nabdat el-Mohtâgia fi Akhbâr Molûk
Sanhâgia_ (Cenno di quanto occorre sapere dei fatti dei re sanhagiti).
Il capitolo che tocca la dominazione fatemita in Affrica, dà alcuni
particolari su la storia di Sicilia. Il MS., piccolo in-4 di scrittura
affricana, appartiene a M. Cherbonneau, il quale ha dato in parte la
versione francese nel _Journal Asiatique_, IV série, tomo XX, p. 470; e
con somma cortesia mi ha mandato a Parigi il MS. originale, ond'ho
cavato gli squarci che fanno al nostro argomento. M. De Sacy, non avendo
veduto quest'opera, ne attribuì a Ibn-Hammâd (_Chrestomathie Arabe_,
tomo II, p. 296) un'altra, di cui or si conosce il vero autore.
XXXIII. =Abd-el-Wâhid= (Abu-Mohammed-ibn-Ali) da Marocco, nato il 1185,
dettò nel 1224 una Cronica intitolata: _El Mo'gib fi Takhlîs Akhbâr el
Moghreb_ (Maravigliosa Critica sugli avvenimenti dell'Occidente), testo
stampato dal Dozy[71], il quale, avanti la pubblicazione, me n'avea
inviato un capitolo su la pace fermata tra Guglielmo Secondo di Sicilia
e il califo almohade Abu-Ia'kûb. Ho fatto uso di questo e di qualche
altro cenno su la storia degli Almohadi.
XXXIV. =Jakût= schiavo greco vivuto in Siria, Mesopotamia e Persia, e
morto il 1229; compilò due dizionarii geografici, l'uno dei quali,
intitolato il _Mosctarik_ etc. (Omonimie geografiche), è stato
pubblicato dall'infaticabile sig. Wustenfeld[72], ed io me trarrò i
pochissimi articoli risguardanti la Sicilia. Dell'altro, che s'addimanda
_Mo'gim el-Boldân_ (Ortografia de' nomi geografici), v'ha due MSS. in
Inghilterra, l'uno incompleto a Oxford, Catalogo, tom. I, p. 201, nri
CMXXVIII e CMXXIX, l'altro quasi compiuto al British Museum in due
volumi, nri 16,649 e 16,650. Il _Mo'gim_ propriamente è dizionario di
erudizione relativa ai varii paesi. Per favore del sig. W. Wright io ho
avuto copia dagli articoli del MS. di Oxford relativi alla Sicilia; e
ben mi prometto di compiere cotesti estratti col MS. del British Museum.
Infine ho avuto alle mani il noto compendio del _Mo'gim_ che si crede
fatto dall'autore medesimo e postillato da scrittori più moderni, e
porta il titolo di _Merâsid el-Ittilâ'_ ec.[73]. Ne ho percorso un
esemplare, quello cioè di Leyde, MS. 295, del quale la Biblioteca di
Parigi ha una copia moderna, Suppl. Arabe 891. Il professore Juynboll di
Leyde ha cominciato a pubblicarne il testo.
XXXV. _Ibn-el-Athîr_ ('Izz-ed-dîn-Abu-l-Hasan-Ali) nacque il 1160 di
nobile famiglia arabica nella città di Gezîra in Mesopotamia; in
gioventù combattè le guerre di Saladino e compiè missioni politiche a
Bagdad: ma poi amò meglio chiudersi in casa a Mosûl, seppellirsi tra i
libri, e non conversare con altri che gli eruditi cittadini e stranieri
che andavano a trovarlo. La passata vita pubblica, il secolo delle
Crociate, e, perchè no? le ruine di Ninive ch'ei potea vedere ogni dì,
inchinarono l'ingegno suo alla storia. Morì il 1223. Scrisse varie
opere; e tra quelle il _Kâmil el-Tewârîkh_, o, diremmo noi, Compiuto
lavoro storico.
E in vero non è indegno del titolo; e tanto esso vale per l'Oriente, dal
principio del settimo al principio del decimoterzo secolo, quanto
sarebbero per la patria nostra nel medio evo gli Annali del Muratori, se
fosse perduta la più parte del _Rerum Italicarum Scriptores_. Principia
il _Kâmil_ con un succinto discorso su la dignità della Storia; espone
la cronografia seguíta dalle varie nazioni; tocca sommariamente le
dominazioni antiche: Ebrei, Persiani, Arabi, Romani, e i primordii del
Cristianesimo; e, venendo a Maometto, prende a narrare alla distesa le
geste del Profeta e dei Musulmani. Dal principio dell'egira fino
all'anno 628 (1230-31), l'autore tien quest'ordine che, anno per anno,
nota gli avvenimenti di maggiore rilievo, in tanti capitoli separati: e
registra alla fine di ciascun anno i casi di poca importanza e le
notizie necrologiche, in un capitoletto intitolato “Ricordo di fatti
diversi.” Del resto, Ibn-el-Athîr non segue il metodo cronologico sì
servilmente che non raccolga nei grandi capitoli tutte le vicende d'un
medesimo fatto accadute prima o appresso. Per esempio, il conquisto
musulmano della Sicilia va nell'anno 212 dell'egira, quando sbarcò lo
esercito musulmano a Mazara; ma il racconto incomincia con la rivolta di
Eufemio, cioè uno o più anni avanti, e finisce al 223. Similmente la
narrazione del conquisto normanno, posta nel 484, esordisce da quella
che Ibn-el-Athîr credea la prima cagione di decadenza del principato
kelbita nel 388; e si prolunga fino alla morte del conte Ruggiero nel
490 e agli ordinamenti politici di re Ruggiero. Lo stesso potrebbe
notarsi in cento e cento altri luoghi.
Oltre questo eccellente metodo, dobbiamo ammirare, secondo i tempi e i
mezzi dell'autore, la diligenza e il giudizio ch'ei pose nello
scegliere, comparare e intessere le tradizioni: talchè nel medio evo la
Cristianità non ha annalista che gli possa stare a fronte. In oggi non
lo darei come modello di critica. Assai di rado cita le sorgenti, e poco
o nulla ne dice nella Introduzione. Come tanti altri Arabi e non Arabi,
trascrive qualche fiata autori più antichi, mutilandoli e non citandoli:
ma per lo più compila dassè, con stile conciso o più tosto spolpato,
imparziale o più tosto indifferente; se non che, sceso ai proprii tempi,
divenendo cronista, perde la brevità, è turbato dalle passioni, si
avviluppa nelle minuzie. Con tutti questi difetti il _Kâmil_ è il più
vasto e ordinato lavoro che ci rimanga su i primi sei secoli
dell'islamismo, e avanza tanto gli Annali di Abulfeda, quanto questi i
magri compendii di Elmacin e Abulfaragi. L'Europa darà un gran passo
nello studio dell'Oriente, quando qualche dotta società intraprenderà la
stampa dei dodici o più volumi in quarto che ci vogliono per lo testo e
versione d'Ibn-el-Athîr.
Questo autore mi ha fornito molti ragguagli ignoti fin qui. Gli ottanta
capitoli che ne ho tolto, tra lunghi e brevi, abbracciano sei secoli dal
31 al 625 dell'egira, e messi insieme fanno una storia compiuta delle
relazioni dei Musulmani con la Sicilia; dei quali capitoli circa
sessanta sono inediti[74]. Li ho copiato dai MSS. seguenti, dei quali
segnerò con le lettere dell'alfabeto i tre primi, che occorrono a ogni
passo nelle citazioni.
_A_. MS. di Parigi, Suppl. Arabo 740, in sei volumi, dall'anno 153 al
628, con una lacuna di mezzo secolo e molte altre minori. I sei volumi
non son tutti di una mano, ma quella che ne copiò la più parte è nitida
e corretta.
_B._ MSS. dalla Bodlejana d'Oxford.
1. Due volumi, Marsh. 324, Catalogo, tomo I, nº DCCXXXVII, comprendono
gli anni dal 296 al 369.
2. Un volume, Pococke 346, Catalogo, tomo I, nº DCXCIII, corre dall'anno
502 al 572, coi quali ho supplito alle lacune del MS. A, e collazionato
il resto. Gli altri quattro volumi staccati che possiede la Bodlejana,
Catalogo, tomo I, nri DCXCIV, DCXCVI, DCCLXXXIV e DCCLXIV, mi han
fornito qualche variante.
_C._ MS. di Parigi, Suppl. Arabe 740 bis, cinque volumi in-4, dal
principio dell'opera all'anno 621, comperati a Costantinopoli il 1846
dal barone De Slane, per conto della Biblioteca di Parigi; il primo dei
quali fatto copiare apposta, tutti riveduti da quello egregio
orientalista su i MSS. delle biblioteche di Costantinopoli. È il solo
esemplare intero che v'abbia in Occidente; non mancandovi altro che
l'anno 27 dell'egira e parecchi frammenti. Questo MS. mi è servito a
confrontare le copie che io avea già fatto su quei segnati A e B.
Allo stesso effetto ho adoperato gli altri frammenti d'Ibn-el-Athîr che
possiede la Biblioteca Parigina, Suppl. Arabe 741, 743 e 744.
Finalmente mi ha aiutato a correggere il testo d'Ibn-el-Athîr uno
sfacciato plagiario, lo emir Bibars Mansûri, morto il 1325; il quale
nella _Zobdat el Fikra fi Târîkh el Higra_ (Crema di riflessione su gli
annali dell'egira) copiò, scorciandoli e continuandoli, gli Annali
d'Ibn-el-Athîr; e gliene dobbiamo saper grado, perchè ebbe alle mani
buoni MSS., e ottime copie sono quelle dei due volumi della compilazione
sua che ci rimangono. Dico il V, a Parigi, Ancien Fonds 668, che corre
dall'anno 252 al 322, e il VI a Oxford (Hunt. 198) che arriva con
qualche lacuna al 399.
XXXVI. =Boha-ed-dîn= (Abu-l-Mebâsin-Iusûf-ibn-Sceddâd), n. il 1145,
morto il 1235, intimo di Saladino e cadi dell'esercito suo, poi di
Gerusalemme, senza dire il nome de' Normanni di Sicilia, accenna alla
impresa loro d'Alessandria del 1174, nella _Sîrat es-Sultân....
Selâh-ed-dîn_ etc., ossia Vita di Saladino. Ho preso questo squarcio dal
testo pubblicato da Schultens, Leyde 1732, in-fog., p. 41; dove la
impresa è raccontata assai brevemente; e ciò conferma la osservazione di
M. Reinaud[75], che Boha-ed-dîn faccia più autorità per gli ultimi anni
del regno di Saladino, che per le prime imprese di quello.
XXXVII. =Tarîkh el-Hokemâ= (Istoria dei Filosofi) per Mohammed-ibn-Ali,
detto Zuzeni, è compendio di una importante opera dello stesso titolo,
scritta da Gemâl-ed-dîn-Ali-el-Kifti, visir di Aleppo, morto il 1249.
Dal compendio, che si trova nelle biblioteche di Parigi e Leyde, ho
cavato le biografie d'Archimede e di Empedocle; e l'ultima, che un
Siciliano non potea trasandare, è notevolissima per la menzione che vi
si fa d'un'opera attribuita al filosofo Agrigentino, la versione arabica
della quale si trovava nel XIII secolo a Gerusalemme. Mi son servito del
MS. di Parigi, Suppl. Arabe 672. Veggansi sul _Tarîkh-el-Hokemâ_,
Casiri, _Bibl. Arab. Hisp._, tomo II, p. 332, nº MDCCLXXIII, che lo
suppone scritto nel XII secolo; Wenrich, _De Auctorum Græcorum
versionibus_ ec., Lipsiæ 1842, prefazione; Reinaud, _Géographie
d'Aboulfeda_, Introduction, p. LII, nota 4; e Dozy, Catalogo dei
Manoscritti arabi di Leyde, tomo II, p. 289, nº DCCCLXXXV.
XXXVIII. =Abu-Sa'îd-Îbn-Ibrahîm=, Siciliano, compilò un _Kitâb
el-Mongih_ ec. (Felice Guida per curarsi senza medico da ogni sorta di
morbi e infermità). Quest'opera, non citata da Hagi-Khalfa, si trova
alla Bodlejana (Marsh. 173, Catalogo, tomo I, nº DLXIV), e ne ho
trascritto la prefazione. Con poche varianti, il MS. corrisponde a quel
di Parigi, Ancien Fonds 1027, intitolato _Tekwîm el-Adwia el-Mofreda_,
d'Ibrahîm-ibn-abi-Sa'id-el-Maghrebi; il cui nome mostra ch'egli era
figliuolo del Medico siciliano.
XXXIX. =Ahmed-ibn-Abd-es-Selâm=, Sceriffo, ossia della schiatta di Ali,
Siciliano, scrisse un altro libro di medicina, MS. di Leyde (Catalogo
del 1716, nº DCCXXVII), sul quale non ho trovato titolo; e quello che si
legge nel Catalogo mi par si debba correggere _Kitâb el-Atibbâ fi
l-Amrâdh min el Ferk ila el Kedem_ (Libro dei medici intorno le malattie
dalla cima della testa infino al piè). Pria che io studiassi il MS., il
professore Dozy mi avea mandato copia di quel tanto che occorre metterne
nella Raccolta; cioè la prefazione e la tavola dei venti capitoli in cui
va divisa l'opera. Hagi-Khalfa tratta al certo del medesimo autore e di
un libro diverso nell'articolo seguente: “_Kitâb Hifz es-Sahha_ ec.
(Libro d'Igiene), dello Sceriffo Ahmed-ibn-Abd-es-Selâm Siciliano,
Tunisino, compendiato da Abu-Fares-Abd-el-Azîz-ibn-Ahmed, in ottanta
capitoli[76].” Nè quel bibliografo, nè altri, dà notizie del tempo in
cui visse l'autore.
XL. =Ibn-el-Giuzi= (Scems-ed-dîn-Abu-Mozafer-Iusûf), morto il 1256, nel
_Merat-ez-zemân_ (Specchio del secolo), MS. di Parigi, Ancien Fonds 641,
dà due brevi notizie su i Musulmani di Sicilia.
XLI. =Ibn-Abbâr= (Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Abd-Allah-ibn-Abi-Bekr) da
Valenza, segretario dei governatori musulmani di quella città verso la
metà del XIII secolo; poi dei Beni-Hafs di Tunis; fu messo a morte il
1260 e bruciato il cadavere coi suoi scritti, per accusa di stato e per
un verso che gli avean trovato in casa contro il principe Hafsita
Mostanser. Ibn-Abbâr dettò, tra le altre opere, l'_Hollet Sîarâ_ ec. (Il
Pallio striato ec.), raccolta delle biografie dei poeti di regia
schiatta, in Spagna e Affrica. Da un MS. che ne possiede la Società
Asiatica di Parigi, copia moderna d'uno dell'Escuriale, ho cavato
pregevoli notizie su gli Aghlabiti d'Affrica e di Sicilia; poichè
l'autore diligentemente raccolse e vagliò con critica molte opere
istoriche a noi non pervenute[77].
XLII. =Abu-Sciâma-Mokaddesi=
(Scehâb-ed-dîn-Abu-Mohammed-Abd-er-Rahmân-ibn-Ibrahîm) da Gerusalemme,
come lo mostra il nome di Mokaddesi, nato il 1202, morto il 1267, diè
fuori il _Kitâb-er-Raudatein_ (Libro dei due Giardini), storia delle
dinastie di Nur-ed-dîn e di Saladino, nella quale copiò, oltre varii
libri a noi pervenuti, altri che non abbiamo e parecchi diplomi. Ho
preso da questo plagiario i capitoli su le espedizioni mandate da
Guglielmo il Buono in Alessandria d'Egitto e in Siria. Ho adoperato i
MSS. di Parigi, Supplément Français 2503, 13 a, copia inesatta e
recente, e l'altro Ancien Fonds Arabe 707 A, ch'è del XVII secolo. Su
l'Autore veggansi: Reinaud, _Extraits des Historiens... relatifs aux
Croisades_, p. 20; e Quatremère, _Histoire des Sultans Mamlouks, par
Makrizi_, tomo I, parte II, p. 46.
XLIII. =Ibn-Sab'în= (Kotb-ed-dîn-Abu-Mohammed-Abd-el-Hakk-ibn-Ibrahîm),
nato a Murcia il 1217, morto alla Mecca di propria mano il 1271;
trovandosi a Ceuta, verso il 1240, dettò un trattato di filosofia
intitolato _El-Mesâil es-Sikillîa_ (Quesiti Siciliani), perchè con esso
rispondeva alle tesi che avea proposto ai dotti musulmani Federigo
Secondo imperatore, re di Sicilia. Quest'opera, che si trova alla
Bodlejana di Oxford (Hunt. 534), sparge qualche lume su gli studii che
la civiltà musulmana promoveva allora in Sicilia e nella penisola: e
però appartiene al nostro argomento. Io ne ho dato un ragguaglio nel
_Journal Asiatique_, lo scorso anno 1853. Porrò nella raccolta dei testi
la prefazione e i quesiti di Federigo Secondo.
XLIV. =Ibn-Abi-Oseib'a= (Mowaffik-ed-dîn-Ahmed-ibn-Kâsem), nato al
principio del XIII secolo e morto nella seconda metà di quello,
compilò l'_'Oiûn el-Anbâ fi Tabakât el-Atibbâ_ (Sorgenti di notizie
su le classi dei medici). Quivi, nella vita di Ibn-Giolgiol
(Abu-Dâwd-Soleimân-ibn-Hasan), famoso medico della corte di Cordova
nella seconda metà del X secolo, si legge un frammento d'Ibn-Giolgiol
stesso, in cui si descrivono le fatiche fatte in Ispagna il 952 per
compiere la versione di Dioscoride dal greco in arabico; alla quale
collaborò un Abu-Abd-Allah Siciliano che parlava il greco, dice
Ibn-Giolgiol, ed era pratico, alsì, in botanica e in medicina. Darò
questo squarcio e un capitoletto sopra Empedocle. Il primo fu pubblicato
in arabico e in francese da M. De Sacy sul MS. di Parigi, Ancien Fonds
873[78], al qual testo aggiungo le varianti degli altri due MSS., Suppl.
Arabe 673 e 674. Su l'autore si veggano Sacy stesso[79], e
Hagi-Khalfa[80].
XLV. =Ibn-Sa'îd= (Abu-l-Hasan-Ali) del quale feci menzione nella prima
parte di questa Tavola, nº X, lasciò, tra le altre opere, un _Mokhtaser
Gighrafia_ (Compendio di Geografia), una copia del quale, passata per le
mani del celebre Abulfeda, or si trova nella Biblioteca di Parigi,
Suppl. Arabe 1905. Ne ho preso quel che riguarda la Sicilia e le isole
adiacenti: breve ma diligente descrizione. Sul merito di questo lavoro
geografico si consulti Reinaud, _Géographie d'Aboulfeda_, Introduction,
p. CXLI.
XLVI. =Newâwi= (Mohî-ed-dîn-Abu-Zakarîa), nato il 1253, morto
il 1277, nel _Tehdsîb el-Asmâ_ ec. (Dizionario biografico di
illustri musulmani), cita un grammatico e filologo siciliano per nome
Abu-Hafs-Omar-ibn-Khelef-ibn-Mekki. Ho tolto questo breve passo dalla
edizione del Wüstenfeld, Gottinga, 1842-1847.
XLVII. =Ibn-Khallikân= (Scems-ed-dîn-Abu-l-'Abbâs-Ahmed-ibn-Mohammed),
nacque ad Arbela il 1211, morì il 1282, fu giurista, teologo,
grammatico, e cadi a Damasco e al Cairo: uomo di molta virtù, condotto
agli studii storici da Ibn-el-Athîr, col quale ei praticava in gioventù
sua. Di Ibn-Khallikân abbiamo il famoso dizionario biografico degli
uomini illustri dello islamismo intitolato _Wefiât el-'Aiân_; del quale
il baron De Slane ha preso a stampare il testo e una versione
inglese[81], e il signor Wüstenfeld ha compiuto un'altra edizione del
testo in autografia[82]. Traggo da Ibn-Khallikân non poche vite di
Siciliani, che porrò nella mia raccolta, usando, oltre le edizioni
dette, i MSS. di Parigi, Suppl. Arabe 702 e 704, e un altro di proprietà
di M. Reinaud.
XLVIII. =Kazwîni=, (Zakarîa-ibn-Mohammed-ibn-Mahmûd), morto il 1283,
scrisse due opere, recentemente pubblicate dal Wüstenfeld e intitolate,
l'una _'Agiâib el-Mekhlûkâi_ (Meraviglie del Creato), e l'altra _Athâr
el-belâd_ (Luoghi notevoli de' paesi). Come sopra accennai, Kazwîni cita
una cronica di Sicilia che a noi non è pervenuta. Ripete nelle dette due
compilazioni varii squarci di geografi più antichi, su la Sicilia e in
particolare su l'Etna. Dà un importantissimo fatto storico di Malta,
cavato forse dalla detta cronica; e la curiosa notizia dell'orologio a
soneria, costruito per uso di un re, probabilmente Ruggiero I di
Sicilia, che fu argomento ai versi di due poeti maltesi, un dei quali è
ricordato d'altronde nell'Antologia di Imâd-ed-dîn da Ispahan.
Dell'_'Agiâib_ v'han parecchi MSS. a Parigi, cioè Ancien Fonds 990, e
Suppl. Arabe 864 a 867; e dell'_Athâr_, due MSS., Suppl. Arabe 658 e
915. Io ne ho usato per notar qualche variante alle correttissime
edizioni del Wüstenfeld, che son fatte su MSS. migliori.
XLIX. Il =Baiân= di Ibn-'Adsâri da Marocco, fu compilato il 1299 con
gran diligenza sopra libri che noi non abbiamo; e contiene molti
ragguagli novelli su la storia di Spagna, Affrica e Sicilia. MS. unico,
comperato dal Golio a Marocco; posseduto dalla Biblioteca di Leyde (nº
67 Golius), e pubblicato, il testo, dal prof. Dozy, con dotte note, un
glossario, e una splendida introduzione intorno i cronisti arabi di
Spagna[83]. Sventuratamente il MS. è mutilo; nè d'altronde il
compilatore avea trovato la serie continua degli annali dei cinque
secoli che abbraccia quest'opera. Vi si contengono non pochi squarci del
compendio di 'Arîb, del quale feci menzione al nº IX. Il Dozy prima
della pubblicazione mi avea mandato gli estratti riguardanti la Sicilia,
i quali spargono nuovo lume su le relazioni dei Musulmani con questa
isola fino alla prima metà del X secolo, e nella prima metà del XII. I
quali squarci io darò secondo la edizione del Dozy.
L. =Tigiâni= (Abu-Mohammed-Abd-Allah), uomo di alto stato nella corte di
Tunis, ci ha lasciato la relazione d'un viaggio ch'ei fece in quello
Stato, dal dicembre 1306 fino al luglio 1309, con l'emir hafsita
Abu-Iahîa-Zakarîa, esaltato pochi anni appresso al trono di Tunis; lo
scopo apparente del qual viaggio era di incalzare l'assedio del castello
che tenean tuttavia le armi siciliane nell'isola delle Gerbe. Oltre le
notizie che toccan questo fatto dell'istoria siciliana, il Tigiâni ne dà
delle importantissime e nuove, su i tempi precedenti, cavate da
diligenti ricerche su la storia letteraria e politica delle città ch'ei
percorrea. Tali sono molti particolari delle imprese dei Normanni di
Sicilia su la costiera d'Affrica nel XII secolo; la vita del famoso
ammiraglio siciliano Giorgio d'Antiochia; il sublime sagrifizio di
Abu-Hasan-Feriani da Sfax, novello Attilio Regolo che spirò sul patibolo
su le sponde dell'Oreto in Palermo ec.
Quest'opera, intitolata _Rehla et-Tigiâni_, è stata ritrovata, non è
guari, da M. Alphonse Rousseau; il quale n'ha dato una versione nel
_Journal Asiatique_[84], ed ha donato un MS. del testo alla Biblioteca
di Parigi, Suppl. Arabe 911 bis. Dal cortesissimo M. Rousseau ebbi
alcuni estratti del testo; i quali ho accresciuto poscia sul MS. di
Parigi: e non saranno la parte men pregevole della mia raccolta.
LI. Il =Kartâs=, come comunemente si chiama una buona compilazione,
fatta nel reame di Marocco il 1326 e attribuita ad Abu-Hasan-Ali-ibn-Zera',
dà pochi e noti ragguagli su le guerre dei Siciliani in Affrica nel
XII secolo. È testo arabico niente raro in Europa; tradotto in tedesco
dal Dombay; in portoghese dal Moura; e recentemente pubblicato con
versione latina dal professor Tornberg, con erudite annotazioni che
contengono altri squarci di testi arabici[85]. Dall'edizione del
Tornberg trascriverò i paragrafi relativi alla Sicilia.
LII. =Dimaski= (Scems-ed-din-Abu-Abd-Allah-Mohammed), così chiamato per
essere oriundo di Damasco, morì vecchio nel 1327, dopo aver composto il
_Nokhbet ed-Dahr_ ec. (Eletta del secolo su le maraviglie della terra e
del mare), opera geografica compilata, dice M. Reinaud, senza molta
critica, ma pregevole per molti fatti che invano si cercherebbero
altrove[86]. E così io ho trovato, in vero, il capitolo su la Sicilia e
altre isole del Mediterraneo, scritto, com'e' pare, sopra osservazioni
contemporanee, e, al certo, non mero compendio di Edrisi. Tolgo questo
capitolo da due MSS., cioè di Parigi, Ancien Fonds 581, e di Leyde, 464
Warn., Catalogo del prof. Dozy, tomo II, p. 134, nº DCCXXXV, del quale
il Dozy mi mandò un estratto.
LIII. =Abulfeda= ('Imâd-ed-dîn-ibn-Ali), della illustre schiatta di
Saladino, nacque a Damasco il 1272; conseguì nel 1310 il principato di
Hama, retaggio di sua casa; e morì il 1331. Come ognun sa, le sue opere
principali sono il _Tekwîm el-Boldân_ (Tavola sinottica dei paesi), e il
_Moktaser fi Akhbâr el-Biscer_ (Compendio dei fatti del genere umano).
Della prima è stato pubblicato il testo dai sigg. Reinaud e De Slane nel
1840; e il Reinaud ne dà attualmente una versione francese, della quale
è uscito il primo volume, preceduto da una dottissima introduzione che
contiene la vita di Abulfeda e la storia della geografia appo gli Arabi.
Del compendio storico, abbiam detto come gli estratti risguardanti la
Sicilia pervenissero, tradotti in latino, allo Inveges e al Caruso. Il
Reiske pubblicò a Lipsia, il 1754, una sua versione latina dell'opera
dal principio dell'islamismo in poi; della quale si servì il Di Gregorio
nel _Rerum Arabicarum_. Una copia del testo arabico, lasciata inedita
dal Reiske, fu stampata dall'Adler con la versione latina a
riscontro[87]. Non dirò delle edizioni e versioni della istoria
anteislamitica e della vita di Maometto cavate dal _Moktaser_, poichè
son lontane dall'argomento nostro. Gli Annali di Abulfeda, compilati in
parte sopra Ibn-el-Athîr e in parte sopra altre opere, son compendio di
compendii.
Io darò uno estratto della Geografia su la edizione del testo; e gli
estratti degli Annali sul testo di Adler, confrontandolo, che ben n'è
mestieri, col MS. di Parigi, autografo di Abulfeda.
LIV. =Nowairi= (Scehâb-ed-dîn-Ahmed-ibn-Abd-el-Wehâb) della tribù
arabica di Bekr, detto il Nowairi o Noweiri, da un villaggio d'Egitto in
cui nacque il 1278 o 1273, morto il 1332; accozzò con le forbici, come
dicesi in Francia, tagliando una pezza di qua e una di là, un centone
enciclopedico in trenta volumi, non modestamente intitolato _Nihâiet
el-Areb fi Fonûn el-Adeb_, che sarebbe a dire: il _non plus ultra_
dell'erudizione. Va diviso in cinque parti: Cosmografia, Nosografia,
Zoologia, Botanica e Storia[88]; del quale abbiam volumi staccati in
varie biblioteche, segnatamente a Parigi, Leyde, Escuriale e Roma.
Nella prima parte, il Nowairi dà un cenno geografico della Sicilia, che
io pubblicherò secondo la copia fattane gentilmente per me dal Dozy sul
MS. di Leyde, 273 Warn., Catalogo del Dozy stesso, tomo I, p. 4, nº V.
Nell'ultima parte v'ha le istorie di Affrica e di Sicilia, compilate,
non solamente sopra Ibn-el-Athîr, ma anco sopra Ibn-Rekîk, Ibn-Rescîk,
Ibn-Sceddâd, e altri, che quell'annalista o non ebbe alle mani o
trascurò. Pertanto il Nowairi narra non di rado i medesimi fatti con
altri particolari; cimentando i quali con buona critica, se ne può cavar
partito. I racconti che toccano l'argomento nostro contengonsi nei MSS.
di Parigi 702[89], e 702 A, ed Ancien Fonds 638, dai quali avean preso
notizie il Cardonne, e il De Guignes; talchè il marchese Caraccioli,
lodatissimo vicerè di Sicilia, avutone sentore da amici suoi francesi,
fece opera ad ottenere il testo arabico, per la collezione intrapresa
sotto gli auspicii suoi dal Di Gregorio. Adoperandovisi il Barthélemy,
fu mandato il testo del capitolo su la Sicilia, con la versione francese
di questo e di alcuni squarci della Storia d'Affrica per M. J-J.
Caussin, padre dell'attuale professore d'arabico M. Caussin de Perceval.
Così il Di Gregorio stampava, non senza errori, il testo, nel _Rerum
Arabicarum_, e vi aggiugnea con la guida della francese una traduzione
latina; nella quale talvolta volle rifare il verso a M. Caussin[90]; e,
non essendo da tanto, sfigurò e imbrogliò di molte frasi. L'orientalista
francese ne lo punì, pubblicando la propria versione ed alcune note, che
contengono una critica urbana, ma severa e senza replica[91].
Il lavoro da me intrapreso mi portò a confrontare su i citati MSS. la
edizione del Di Gregorio, e copiare gli squarci di testo della Storia
d'Affrica tradotti dal Caussin e altri che gli erano sfuggiti. Debbo al
professor Dozy altri capitoli risguardanti scrittori siciliani, copiati
sul MS. di Leyde. Così ho potuto quasi raddoppiare i frammenti del
nostro autore dati nel _Rerum Arabicarum_; senza dir dei nomi proprii e
geografici che mi è occorso di correggere, nè degli squarci non bene
interpretati, dei quali ho dovuto rifare la versione.
ciceroniana sul conquisto di Gerusalemme,” perocchè Kos, vescovo
cristiano contemporaneo di Maometto, era tenuto il sommo oratore degli
Arabi. L'autore in fatti, descrivendo quella impresa di Saladino,
rincalza metafore, e vocaboli insoliti, e frasi bizzarre, e sonanti
parole, oltre il solito suo stile, ch'era abbastanza ampolloso. In
questo pezzo di eloquenza occorre la non felice espedizione
dell'ammiraglio Margaritone, mandato da Guglielmo il Buono su le
costiere di Siria con l'armata Siciliana. Son due capitoli, che ho
tratto dai MSS. di Parigi Ancien Fonds 714 e 715. Veggansi su l'autore:
M. Reinaud, _Extraits des Auteurs Arabes..... relatifs aux Croisades_,
Introduzione, p. XVII e XVIII, e Ibn-Khallikân, l. c.
XXIX. =Malek-Mansûr= principe di Hama in Siria, scrisse, il 1205,
_l'Akhbâr el-Molûk..... fi Tabakât es-Scio'arâ_ (Notizie regie su i
varii ordini di poeti), del quale la Biblioteca di Leyde possiede una
copia contemporanea. Il prof. Dozy me ne ha mandato un breve estratto
relativo a tre poeti siciliani. Su questa opera veggasi il catalogo del
Dozy stesso, tom. II, p. 288, nº DCCCLXXXIV.
XXX. =Herawi= (Ali-ibn-abi-Bekr), nato a Mosûl, detto giustamente
_Sâih_, ossia il Pellegrinante, capitò tra i suoi viaggi in Sicilia dopo
il 1173, e morì ad Aleppo il 1215. Nell'opera intitolata _Kitâb
el-Asciârât_ ec. (Libro che addita i luoghi di pellegrinaggio) ei dà una
notizia dell'Etna, della quale il signore Samuel Lee pubblicò testo e
versione inglese, in nota ai viaggi d'Ibn-Batuta[69]. Su l'autore si
vegga Reinaud, _Géographie d'Aboulfeda_, Introd., p. CXXVII a CXXIX.
XXXI. =Ibn-Giobair= (Abu-Hosein-Mohammed-ibn Ahmed) della tribù arabica
di Kinâna, nacque a Valenza il 1145; fu di passaggio in Sicilia da
dicembre 1184 a febbraio 1185; e nel racconto dei suoi viaggi,
intitolato _Rehla el-Kinâni_, scrisse importanti notizie su la
condizione de' Musulmani dell'isola. Il MS. si trova nella Biblioteca di
Leyde. Avuta dal professore Dozy una copia dello squarcio che risguarda
la Sicilia, io ne diedi il testo e la versione francese nel _Journal
Asiatique_, IV série, tomo VI, p. 307, e tomo VII, p. 73 e 201, (1845 e
1846), e poi la sola versione italiana nell'_Archivio Storico Italiano_,
vol. IV, appendice nº 16, (1847). Mutò alcune lezioni del testo e alcune
frasi della versione, lo Sceikh Mohammed Ailad-et-Tantawi, il primo
arabista d'Oriente; al qual fine ei scrisse una lettera a M. Mohl
dell'Istituto di Francia, inserita nel _Journal Asiatique_, IV série,
tomo IX, p. 351, (1847). Il sig. W. Wright ha testè pubblicato molto
correttamente e con belle note, tutto il viaggio d'Ibn-Giobair, del
quale ci promette una versione inglese[70].
XXXII. =Ibn-Hammâd= (il cadi Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Ali) affricano,
nel 1220 compilò, sul _Târîkh-el-Kodhâ'i_ e su opere che noi non
abbiamo, una Cronica, intitolata: _Nabdat el-Mohtâgia fi Akhbâr Molûk
Sanhâgia_ (Cenno di quanto occorre sapere dei fatti dei re sanhagiti).
Il capitolo che tocca la dominazione fatemita in Affrica, dà alcuni
particolari su la storia di Sicilia. Il MS., piccolo in-4 di scrittura
affricana, appartiene a M. Cherbonneau, il quale ha dato in parte la
versione francese nel _Journal Asiatique_, IV série, tomo XX, p. 470; e
con somma cortesia mi ha mandato a Parigi il MS. originale, ond'ho
cavato gli squarci che fanno al nostro argomento. M. De Sacy, non avendo
veduto quest'opera, ne attribuì a Ibn-Hammâd (_Chrestomathie Arabe_,
tomo II, p. 296) un'altra, di cui or si conosce il vero autore.
XXXIII. =Abd-el-Wâhid= (Abu-Mohammed-ibn-Ali) da Marocco, nato il 1185,
dettò nel 1224 una Cronica intitolata: _El Mo'gib fi Takhlîs Akhbâr el
Moghreb_ (Maravigliosa Critica sugli avvenimenti dell'Occidente), testo
stampato dal Dozy[71], il quale, avanti la pubblicazione, me n'avea
inviato un capitolo su la pace fermata tra Guglielmo Secondo di Sicilia
e il califo almohade Abu-Ia'kûb. Ho fatto uso di questo e di qualche
altro cenno su la storia degli Almohadi.
XXXIV. =Jakût= schiavo greco vivuto in Siria, Mesopotamia e Persia, e
morto il 1229; compilò due dizionarii geografici, l'uno dei quali,
intitolato il _Mosctarik_ etc. (Omonimie geografiche), è stato
pubblicato dall'infaticabile sig. Wustenfeld[72], ed io me trarrò i
pochissimi articoli risguardanti la Sicilia. Dell'altro, che s'addimanda
_Mo'gim el-Boldân_ (Ortografia de' nomi geografici), v'ha due MSS. in
Inghilterra, l'uno incompleto a Oxford, Catalogo, tom. I, p. 201, nri
CMXXVIII e CMXXIX, l'altro quasi compiuto al British Museum in due
volumi, nri 16,649 e 16,650. Il _Mo'gim_ propriamente è dizionario di
erudizione relativa ai varii paesi. Per favore del sig. W. Wright io ho
avuto copia dagli articoli del MS. di Oxford relativi alla Sicilia; e
ben mi prometto di compiere cotesti estratti col MS. del British Museum.
Infine ho avuto alle mani il noto compendio del _Mo'gim_ che si crede
fatto dall'autore medesimo e postillato da scrittori più moderni, e
porta il titolo di _Merâsid el-Ittilâ'_ ec.[73]. Ne ho percorso un
esemplare, quello cioè di Leyde, MS. 295, del quale la Biblioteca di
Parigi ha una copia moderna, Suppl. Arabe 891. Il professore Juynboll di
Leyde ha cominciato a pubblicarne il testo.
XXXV. _Ibn-el-Athîr_ ('Izz-ed-dîn-Abu-l-Hasan-Ali) nacque il 1160 di
nobile famiglia arabica nella città di Gezîra in Mesopotamia; in
gioventù combattè le guerre di Saladino e compiè missioni politiche a
Bagdad: ma poi amò meglio chiudersi in casa a Mosûl, seppellirsi tra i
libri, e non conversare con altri che gli eruditi cittadini e stranieri
che andavano a trovarlo. La passata vita pubblica, il secolo delle
Crociate, e, perchè no? le ruine di Ninive ch'ei potea vedere ogni dì,
inchinarono l'ingegno suo alla storia. Morì il 1223. Scrisse varie
opere; e tra quelle il _Kâmil el-Tewârîkh_, o, diremmo noi, Compiuto
lavoro storico.
E in vero non è indegno del titolo; e tanto esso vale per l'Oriente, dal
principio del settimo al principio del decimoterzo secolo, quanto
sarebbero per la patria nostra nel medio evo gli Annali del Muratori, se
fosse perduta la più parte del _Rerum Italicarum Scriptores_. Principia
il _Kâmil_ con un succinto discorso su la dignità della Storia; espone
la cronografia seguíta dalle varie nazioni; tocca sommariamente le
dominazioni antiche: Ebrei, Persiani, Arabi, Romani, e i primordii del
Cristianesimo; e, venendo a Maometto, prende a narrare alla distesa le
geste del Profeta e dei Musulmani. Dal principio dell'egira fino
all'anno 628 (1230-31), l'autore tien quest'ordine che, anno per anno,
nota gli avvenimenti di maggiore rilievo, in tanti capitoli separati: e
registra alla fine di ciascun anno i casi di poca importanza e le
notizie necrologiche, in un capitoletto intitolato “Ricordo di fatti
diversi.” Del resto, Ibn-el-Athîr non segue il metodo cronologico sì
servilmente che non raccolga nei grandi capitoli tutte le vicende d'un
medesimo fatto accadute prima o appresso. Per esempio, il conquisto
musulmano della Sicilia va nell'anno 212 dell'egira, quando sbarcò lo
esercito musulmano a Mazara; ma il racconto incomincia con la rivolta di
Eufemio, cioè uno o più anni avanti, e finisce al 223. Similmente la
narrazione del conquisto normanno, posta nel 484, esordisce da quella
che Ibn-el-Athîr credea la prima cagione di decadenza del principato
kelbita nel 388; e si prolunga fino alla morte del conte Ruggiero nel
490 e agli ordinamenti politici di re Ruggiero. Lo stesso potrebbe
notarsi in cento e cento altri luoghi.
Oltre questo eccellente metodo, dobbiamo ammirare, secondo i tempi e i
mezzi dell'autore, la diligenza e il giudizio ch'ei pose nello
scegliere, comparare e intessere le tradizioni: talchè nel medio evo la
Cristianità non ha annalista che gli possa stare a fronte. In oggi non
lo darei come modello di critica. Assai di rado cita le sorgenti, e poco
o nulla ne dice nella Introduzione. Come tanti altri Arabi e non Arabi,
trascrive qualche fiata autori più antichi, mutilandoli e non citandoli:
ma per lo più compila dassè, con stile conciso o più tosto spolpato,
imparziale o più tosto indifferente; se non che, sceso ai proprii tempi,
divenendo cronista, perde la brevità, è turbato dalle passioni, si
avviluppa nelle minuzie. Con tutti questi difetti il _Kâmil_ è il più
vasto e ordinato lavoro che ci rimanga su i primi sei secoli
dell'islamismo, e avanza tanto gli Annali di Abulfeda, quanto questi i
magri compendii di Elmacin e Abulfaragi. L'Europa darà un gran passo
nello studio dell'Oriente, quando qualche dotta società intraprenderà la
stampa dei dodici o più volumi in quarto che ci vogliono per lo testo e
versione d'Ibn-el-Athîr.
Questo autore mi ha fornito molti ragguagli ignoti fin qui. Gli ottanta
capitoli che ne ho tolto, tra lunghi e brevi, abbracciano sei secoli dal
31 al 625 dell'egira, e messi insieme fanno una storia compiuta delle
relazioni dei Musulmani con la Sicilia; dei quali capitoli circa
sessanta sono inediti[74]. Li ho copiato dai MSS. seguenti, dei quali
segnerò con le lettere dell'alfabeto i tre primi, che occorrono a ogni
passo nelle citazioni.
_A_. MS. di Parigi, Suppl. Arabo 740, in sei volumi, dall'anno 153 al
628, con una lacuna di mezzo secolo e molte altre minori. I sei volumi
non son tutti di una mano, ma quella che ne copiò la più parte è nitida
e corretta.
_B._ MSS. dalla Bodlejana d'Oxford.
1. Due volumi, Marsh. 324, Catalogo, tomo I, nº DCCXXXVII, comprendono
gli anni dal 296 al 369.
2. Un volume, Pococke 346, Catalogo, tomo I, nº DCXCIII, corre dall'anno
502 al 572, coi quali ho supplito alle lacune del MS. A, e collazionato
il resto. Gli altri quattro volumi staccati che possiede la Bodlejana,
Catalogo, tomo I, nri DCXCIV, DCXCVI, DCCLXXXIV e DCCLXIV, mi han
fornito qualche variante.
_C._ MS. di Parigi, Suppl. Arabe 740 bis, cinque volumi in-4, dal
principio dell'opera all'anno 621, comperati a Costantinopoli il 1846
dal barone De Slane, per conto della Biblioteca di Parigi; il primo dei
quali fatto copiare apposta, tutti riveduti da quello egregio
orientalista su i MSS. delle biblioteche di Costantinopoli. È il solo
esemplare intero che v'abbia in Occidente; non mancandovi altro che
l'anno 27 dell'egira e parecchi frammenti. Questo MS. mi è servito a
confrontare le copie che io avea già fatto su quei segnati A e B.
Allo stesso effetto ho adoperato gli altri frammenti d'Ibn-el-Athîr che
possiede la Biblioteca Parigina, Suppl. Arabe 741, 743 e 744.
Finalmente mi ha aiutato a correggere il testo d'Ibn-el-Athîr uno
sfacciato plagiario, lo emir Bibars Mansûri, morto il 1325; il quale
nella _Zobdat el Fikra fi Târîkh el Higra_ (Crema di riflessione su gli
annali dell'egira) copiò, scorciandoli e continuandoli, gli Annali
d'Ibn-el-Athîr; e gliene dobbiamo saper grado, perchè ebbe alle mani
buoni MSS., e ottime copie sono quelle dei due volumi della compilazione
sua che ci rimangono. Dico il V, a Parigi, Ancien Fonds 668, che corre
dall'anno 252 al 322, e il VI a Oxford (Hunt. 198) che arriva con
qualche lacuna al 399.
XXXVI. =Boha-ed-dîn= (Abu-l-Mebâsin-Iusûf-ibn-Sceddâd), n. il 1145,
morto il 1235, intimo di Saladino e cadi dell'esercito suo, poi di
Gerusalemme, senza dire il nome de' Normanni di Sicilia, accenna alla
impresa loro d'Alessandria del 1174, nella _Sîrat es-Sultân....
Selâh-ed-dîn_ etc., ossia Vita di Saladino. Ho preso questo squarcio dal
testo pubblicato da Schultens, Leyde 1732, in-fog., p. 41; dove la
impresa è raccontata assai brevemente; e ciò conferma la osservazione di
M. Reinaud[75], che Boha-ed-dîn faccia più autorità per gli ultimi anni
del regno di Saladino, che per le prime imprese di quello.
XXXVII. =Tarîkh el-Hokemâ= (Istoria dei Filosofi) per Mohammed-ibn-Ali,
detto Zuzeni, è compendio di una importante opera dello stesso titolo,
scritta da Gemâl-ed-dîn-Ali-el-Kifti, visir di Aleppo, morto il 1249.
Dal compendio, che si trova nelle biblioteche di Parigi e Leyde, ho
cavato le biografie d'Archimede e di Empedocle; e l'ultima, che un
Siciliano non potea trasandare, è notevolissima per la menzione che vi
si fa d'un'opera attribuita al filosofo Agrigentino, la versione arabica
della quale si trovava nel XIII secolo a Gerusalemme. Mi son servito del
MS. di Parigi, Suppl. Arabe 672. Veggansi sul _Tarîkh-el-Hokemâ_,
Casiri, _Bibl. Arab. Hisp._, tomo II, p. 332, nº MDCCLXXIII, che lo
suppone scritto nel XII secolo; Wenrich, _De Auctorum Græcorum
versionibus_ ec., Lipsiæ 1842, prefazione; Reinaud, _Géographie
d'Aboulfeda_, Introduction, p. LII, nota 4; e Dozy, Catalogo dei
Manoscritti arabi di Leyde, tomo II, p. 289, nº DCCCLXXXV.
XXXVIII. =Abu-Sa'îd-Îbn-Ibrahîm=, Siciliano, compilò un _Kitâb
el-Mongih_ ec. (Felice Guida per curarsi senza medico da ogni sorta di
morbi e infermità). Quest'opera, non citata da Hagi-Khalfa, si trova
alla Bodlejana (Marsh. 173, Catalogo, tomo I, nº DLXIV), e ne ho
trascritto la prefazione. Con poche varianti, il MS. corrisponde a quel
di Parigi, Ancien Fonds 1027, intitolato _Tekwîm el-Adwia el-Mofreda_,
d'Ibrahîm-ibn-abi-Sa'id-el-Maghrebi; il cui nome mostra ch'egli era
figliuolo del Medico siciliano.
XXXIX. =Ahmed-ibn-Abd-es-Selâm=, Sceriffo, ossia della schiatta di Ali,
Siciliano, scrisse un altro libro di medicina, MS. di Leyde (Catalogo
del 1716, nº DCCXXVII), sul quale non ho trovato titolo; e quello che si
legge nel Catalogo mi par si debba correggere _Kitâb el-Atibbâ fi
l-Amrâdh min el Ferk ila el Kedem_ (Libro dei medici intorno le malattie
dalla cima della testa infino al piè). Pria che io studiassi il MS., il
professore Dozy mi avea mandato copia di quel tanto che occorre metterne
nella Raccolta; cioè la prefazione e la tavola dei venti capitoli in cui
va divisa l'opera. Hagi-Khalfa tratta al certo del medesimo autore e di
un libro diverso nell'articolo seguente: “_Kitâb Hifz es-Sahha_ ec.
(Libro d'Igiene), dello Sceriffo Ahmed-ibn-Abd-es-Selâm Siciliano,
Tunisino, compendiato da Abu-Fares-Abd-el-Azîz-ibn-Ahmed, in ottanta
capitoli[76].” Nè quel bibliografo, nè altri, dà notizie del tempo in
cui visse l'autore.
XL. =Ibn-el-Giuzi= (Scems-ed-dîn-Abu-Mozafer-Iusûf), morto il 1256, nel
_Merat-ez-zemân_ (Specchio del secolo), MS. di Parigi, Ancien Fonds 641,
dà due brevi notizie su i Musulmani di Sicilia.
XLI. =Ibn-Abbâr= (Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Abd-Allah-ibn-Abi-Bekr) da
Valenza, segretario dei governatori musulmani di quella città verso la
metà del XIII secolo; poi dei Beni-Hafs di Tunis; fu messo a morte il
1260 e bruciato il cadavere coi suoi scritti, per accusa di stato e per
un verso che gli avean trovato in casa contro il principe Hafsita
Mostanser. Ibn-Abbâr dettò, tra le altre opere, l'_Hollet Sîarâ_ ec. (Il
Pallio striato ec.), raccolta delle biografie dei poeti di regia
schiatta, in Spagna e Affrica. Da un MS. che ne possiede la Società
Asiatica di Parigi, copia moderna d'uno dell'Escuriale, ho cavato
pregevoli notizie su gli Aghlabiti d'Affrica e di Sicilia; poichè
l'autore diligentemente raccolse e vagliò con critica molte opere
istoriche a noi non pervenute[77].
XLII. =Abu-Sciâma-Mokaddesi=
(Scehâb-ed-dîn-Abu-Mohammed-Abd-er-Rahmân-ibn-Ibrahîm) da Gerusalemme,
come lo mostra il nome di Mokaddesi, nato il 1202, morto il 1267, diè
fuori il _Kitâb-er-Raudatein_ (Libro dei due Giardini), storia delle
dinastie di Nur-ed-dîn e di Saladino, nella quale copiò, oltre varii
libri a noi pervenuti, altri che non abbiamo e parecchi diplomi. Ho
preso da questo plagiario i capitoli su le espedizioni mandate da
Guglielmo il Buono in Alessandria d'Egitto e in Siria. Ho adoperato i
MSS. di Parigi, Supplément Français 2503, 13 a, copia inesatta e
recente, e l'altro Ancien Fonds Arabe 707 A, ch'è del XVII secolo. Su
l'Autore veggansi: Reinaud, _Extraits des Historiens... relatifs aux
Croisades_, p. 20; e Quatremère, _Histoire des Sultans Mamlouks, par
Makrizi_, tomo I, parte II, p. 46.
XLIII. =Ibn-Sab'în= (Kotb-ed-dîn-Abu-Mohammed-Abd-el-Hakk-ibn-Ibrahîm),
nato a Murcia il 1217, morto alla Mecca di propria mano il 1271;
trovandosi a Ceuta, verso il 1240, dettò un trattato di filosofia
intitolato _El-Mesâil es-Sikillîa_ (Quesiti Siciliani), perchè con esso
rispondeva alle tesi che avea proposto ai dotti musulmani Federigo
Secondo imperatore, re di Sicilia. Quest'opera, che si trova alla
Bodlejana di Oxford (Hunt. 534), sparge qualche lume su gli studii che
la civiltà musulmana promoveva allora in Sicilia e nella penisola: e
però appartiene al nostro argomento. Io ne ho dato un ragguaglio nel
_Journal Asiatique_, lo scorso anno 1853. Porrò nella raccolta dei testi
la prefazione e i quesiti di Federigo Secondo.
XLIV. =Ibn-Abi-Oseib'a= (Mowaffik-ed-dîn-Ahmed-ibn-Kâsem), nato al
principio del XIII secolo e morto nella seconda metà di quello,
compilò l'_'Oiûn el-Anbâ fi Tabakât el-Atibbâ_ (Sorgenti di notizie
su le classi dei medici). Quivi, nella vita di Ibn-Giolgiol
(Abu-Dâwd-Soleimân-ibn-Hasan), famoso medico della corte di Cordova
nella seconda metà del X secolo, si legge un frammento d'Ibn-Giolgiol
stesso, in cui si descrivono le fatiche fatte in Ispagna il 952 per
compiere la versione di Dioscoride dal greco in arabico; alla quale
collaborò un Abu-Abd-Allah Siciliano che parlava il greco, dice
Ibn-Giolgiol, ed era pratico, alsì, in botanica e in medicina. Darò
questo squarcio e un capitoletto sopra Empedocle. Il primo fu pubblicato
in arabico e in francese da M. De Sacy sul MS. di Parigi, Ancien Fonds
873[78], al qual testo aggiungo le varianti degli altri due MSS., Suppl.
Arabe 673 e 674. Su l'autore si veggano Sacy stesso[79], e
Hagi-Khalfa[80].
XLV. =Ibn-Sa'îd= (Abu-l-Hasan-Ali) del quale feci menzione nella prima
parte di questa Tavola, nº X, lasciò, tra le altre opere, un _Mokhtaser
Gighrafia_ (Compendio di Geografia), una copia del quale, passata per le
mani del celebre Abulfeda, or si trova nella Biblioteca di Parigi,
Suppl. Arabe 1905. Ne ho preso quel che riguarda la Sicilia e le isole
adiacenti: breve ma diligente descrizione. Sul merito di questo lavoro
geografico si consulti Reinaud, _Géographie d'Aboulfeda_, Introduction,
p. CXLI.
XLVI. =Newâwi= (Mohî-ed-dîn-Abu-Zakarîa), nato il 1253, morto
il 1277, nel _Tehdsîb el-Asmâ_ ec. (Dizionario biografico di
illustri musulmani), cita un grammatico e filologo siciliano per nome
Abu-Hafs-Omar-ibn-Khelef-ibn-Mekki. Ho tolto questo breve passo dalla
edizione del Wüstenfeld, Gottinga, 1842-1847.
XLVII. =Ibn-Khallikân= (Scems-ed-dîn-Abu-l-'Abbâs-Ahmed-ibn-Mohammed),
nacque ad Arbela il 1211, morì il 1282, fu giurista, teologo,
grammatico, e cadi a Damasco e al Cairo: uomo di molta virtù, condotto
agli studii storici da Ibn-el-Athîr, col quale ei praticava in gioventù
sua. Di Ibn-Khallikân abbiamo il famoso dizionario biografico degli
uomini illustri dello islamismo intitolato _Wefiât el-'Aiân_; del quale
il baron De Slane ha preso a stampare il testo e una versione
inglese[81], e il signor Wüstenfeld ha compiuto un'altra edizione del
testo in autografia[82]. Traggo da Ibn-Khallikân non poche vite di
Siciliani, che porrò nella mia raccolta, usando, oltre le edizioni
dette, i MSS. di Parigi, Suppl. Arabe 702 e 704, e un altro di proprietà
di M. Reinaud.
XLVIII. =Kazwîni=, (Zakarîa-ibn-Mohammed-ibn-Mahmûd), morto il 1283,
scrisse due opere, recentemente pubblicate dal Wüstenfeld e intitolate,
l'una _'Agiâib el-Mekhlûkâi_ (Meraviglie del Creato), e l'altra _Athâr
el-belâd_ (Luoghi notevoli de' paesi). Come sopra accennai, Kazwîni cita
una cronica di Sicilia che a noi non è pervenuta. Ripete nelle dette due
compilazioni varii squarci di geografi più antichi, su la Sicilia e in
particolare su l'Etna. Dà un importantissimo fatto storico di Malta,
cavato forse dalla detta cronica; e la curiosa notizia dell'orologio a
soneria, costruito per uso di un re, probabilmente Ruggiero I di
Sicilia, che fu argomento ai versi di due poeti maltesi, un dei quali è
ricordato d'altronde nell'Antologia di Imâd-ed-dîn da Ispahan.
Dell'_'Agiâib_ v'han parecchi MSS. a Parigi, cioè Ancien Fonds 990, e
Suppl. Arabe 864 a 867; e dell'_Athâr_, due MSS., Suppl. Arabe 658 e
915. Io ne ho usato per notar qualche variante alle correttissime
edizioni del Wüstenfeld, che son fatte su MSS. migliori.
XLIX. Il =Baiân= di Ibn-'Adsâri da Marocco, fu compilato il 1299 con
gran diligenza sopra libri che noi non abbiamo; e contiene molti
ragguagli novelli su la storia di Spagna, Affrica e Sicilia. MS. unico,
comperato dal Golio a Marocco; posseduto dalla Biblioteca di Leyde (nº
67 Golius), e pubblicato, il testo, dal prof. Dozy, con dotte note, un
glossario, e una splendida introduzione intorno i cronisti arabi di
Spagna[83]. Sventuratamente il MS. è mutilo; nè d'altronde il
compilatore avea trovato la serie continua degli annali dei cinque
secoli che abbraccia quest'opera. Vi si contengono non pochi squarci del
compendio di 'Arîb, del quale feci menzione al nº IX. Il Dozy prima
della pubblicazione mi avea mandato gli estratti riguardanti la Sicilia,
i quali spargono nuovo lume su le relazioni dei Musulmani con questa
isola fino alla prima metà del X secolo, e nella prima metà del XII. I
quali squarci io darò secondo la edizione del Dozy.
L. =Tigiâni= (Abu-Mohammed-Abd-Allah), uomo di alto stato nella corte di
Tunis, ci ha lasciato la relazione d'un viaggio ch'ei fece in quello
Stato, dal dicembre 1306 fino al luglio 1309, con l'emir hafsita
Abu-Iahîa-Zakarîa, esaltato pochi anni appresso al trono di Tunis; lo
scopo apparente del qual viaggio era di incalzare l'assedio del castello
che tenean tuttavia le armi siciliane nell'isola delle Gerbe. Oltre le
notizie che toccan questo fatto dell'istoria siciliana, il Tigiâni ne dà
delle importantissime e nuove, su i tempi precedenti, cavate da
diligenti ricerche su la storia letteraria e politica delle città ch'ei
percorrea. Tali sono molti particolari delle imprese dei Normanni di
Sicilia su la costiera d'Affrica nel XII secolo; la vita del famoso
ammiraglio siciliano Giorgio d'Antiochia; il sublime sagrifizio di
Abu-Hasan-Feriani da Sfax, novello Attilio Regolo che spirò sul patibolo
su le sponde dell'Oreto in Palermo ec.
Quest'opera, intitolata _Rehla et-Tigiâni_, è stata ritrovata, non è
guari, da M. Alphonse Rousseau; il quale n'ha dato una versione nel
_Journal Asiatique_[84], ed ha donato un MS. del testo alla Biblioteca
di Parigi, Suppl. Arabe 911 bis. Dal cortesissimo M. Rousseau ebbi
alcuni estratti del testo; i quali ho accresciuto poscia sul MS. di
Parigi: e non saranno la parte men pregevole della mia raccolta.
LI. Il =Kartâs=, come comunemente si chiama una buona compilazione,
fatta nel reame di Marocco il 1326 e attribuita ad Abu-Hasan-Ali-ibn-Zera',
dà pochi e noti ragguagli su le guerre dei Siciliani in Affrica nel
XII secolo. È testo arabico niente raro in Europa; tradotto in tedesco
dal Dombay; in portoghese dal Moura; e recentemente pubblicato con
versione latina dal professor Tornberg, con erudite annotazioni che
contengono altri squarci di testi arabici[85]. Dall'edizione del
Tornberg trascriverò i paragrafi relativi alla Sicilia.
LII. =Dimaski= (Scems-ed-din-Abu-Abd-Allah-Mohammed), così chiamato per
essere oriundo di Damasco, morì vecchio nel 1327, dopo aver composto il
_Nokhbet ed-Dahr_ ec. (Eletta del secolo su le maraviglie della terra e
del mare), opera geografica compilata, dice M. Reinaud, senza molta
critica, ma pregevole per molti fatti che invano si cercherebbero
altrove[86]. E così io ho trovato, in vero, il capitolo su la Sicilia e
altre isole del Mediterraneo, scritto, com'e' pare, sopra osservazioni
contemporanee, e, al certo, non mero compendio di Edrisi. Tolgo questo
capitolo da due MSS., cioè di Parigi, Ancien Fonds 581, e di Leyde, 464
Warn., Catalogo del prof. Dozy, tomo II, p. 134, nº DCCXXXV, del quale
il Dozy mi mandò un estratto.
LIII. =Abulfeda= ('Imâd-ed-dîn-ibn-Ali), della illustre schiatta di
Saladino, nacque a Damasco il 1272; conseguì nel 1310 il principato di
Hama, retaggio di sua casa; e morì il 1331. Come ognun sa, le sue opere
principali sono il _Tekwîm el-Boldân_ (Tavola sinottica dei paesi), e il
_Moktaser fi Akhbâr el-Biscer_ (Compendio dei fatti del genere umano).
Della prima è stato pubblicato il testo dai sigg. Reinaud e De Slane nel
1840; e il Reinaud ne dà attualmente una versione francese, della quale
è uscito il primo volume, preceduto da una dottissima introduzione che
contiene la vita di Abulfeda e la storia della geografia appo gli Arabi.
Del compendio storico, abbiam detto come gli estratti risguardanti la
Sicilia pervenissero, tradotti in latino, allo Inveges e al Caruso. Il
Reiske pubblicò a Lipsia, il 1754, una sua versione latina dell'opera
dal principio dell'islamismo in poi; della quale si servì il Di Gregorio
nel _Rerum Arabicarum_. Una copia del testo arabico, lasciata inedita
dal Reiske, fu stampata dall'Adler con la versione latina a
riscontro[87]. Non dirò delle edizioni e versioni della istoria
anteislamitica e della vita di Maometto cavate dal _Moktaser_, poichè
son lontane dall'argomento nostro. Gli Annali di Abulfeda, compilati in
parte sopra Ibn-el-Athîr e in parte sopra altre opere, son compendio di
compendii.
Io darò uno estratto della Geografia su la edizione del testo; e gli
estratti degli Annali sul testo di Adler, confrontandolo, che ben n'è
mestieri, col MS. di Parigi, autografo di Abulfeda.
LIV. =Nowairi= (Scehâb-ed-dîn-Ahmed-ibn-Abd-el-Wehâb) della tribù
arabica di Bekr, detto il Nowairi o Noweiri, da un villaggio d'Egitto in
cui nacque il 1278 o 1273, morto il 1332; accozzò con le forbici, come
dicesi in Francia, tagliando una pezza di qua e una di là, un centone
enciclopedico in trenta volumi, non modestamente intitolato _Nihâiet
el-Areb fi Fonûn el-Adeb_, che sarebbe a dire: il _non plus ultra_
dell'erudizione. Va diviso in cinque parti: Cosmografia, Nosografia,
Zoologia, Botanica e Storia[88]; del quale abbiam volumi staccati in
varie biblioteche, segnatamente a Parigi, Leyde, Escuriale e Roma.
Nella prima parte, il Nowairi dà un cenno geografico della Sicilia, che
io pubblicherò secondo la copia fattane gentilmente per me dal Dozy sul
MS. di Leyde, 273 Warn., Catalogo del Dozy stesso, tomo I, p. 4, nº V.
Nell'ultima parte v'ha le istorie di Affrica e di Sicilia, compilate,
non solamente sopra Ibn-el-Athîr, ma anco sopra Ibn-Rekîk, Ibn-Rescîk,
Ibn-Sceddâd, e altri, che quell'annalista o non ebbe alle mani o
trascurò. Pertanto il Nowairi narra non di rado i medesimi fatti con
altri particolari; cimentando i quali con buona critica, se ne può cavar
partito. I racconti che toccano l'argomento nostro contengonsi nei MSS.
di Parigi 702[89], e 702 A, ed Ancien Fonds 638, dai quali avean preso
notizie il Cardonne, e il De Guignes; talchè il marchese Caraccioli,
lodatissimo vicerè di Sicilia, avutone sentore da amici suoi francesi,
fece opera ad ottenere il testo arabico, per la collezione intrapresa
sotto gli auspicii suoi dal Di Gregorio. Adoperandovisi il Barthélemy,
fu mandato il testo del capitolo su la Sicilia, con la versione francese
di questo e di alcuni squarci della Storia d'Affrica per M. J-J.
Caussin, padre dell'attuale professore d'arabico M. Caussin de Perceval.
Così il Di Gregorio stampava, non senza errori, il testo, nel _Rerum
Arabicarum_, e vi aggiugnea con la guida della francese una traduzione
latina; nella quale talvolta volle rifare il verso a M. Caussin[90]; e,
non essendo da tanto, sfigurò e imbrogliò di molte frasi. L'orientalista
francese ne lo punì, pubblicando la propria versione ed alcune note, che
contengono una critica urbana, ma severa e senza replica[91].
Il lavoro da me intrapreso mi portò a confrontare su i citati MSS. la
edizione del Di Gregorio, e copiare gli squarci di testo della Storia
d'Affrica tradotti dal Caussin e altri che gli erano sfuggiti. Debbo al
professor Dozy altri capitoli risguardanti scrittori siciliani, copiati
sul MS. di Leyde. Così ho potuto quasi raddoppiare i frammenti del
nostro autore dati nel _Rerum Arabicarum_; senza dir dei nomi proprii e
geografici che mi è occorso di correggere, nè degli squarci non bene
interpretati, dei quali ho dovuto rifare la versione.
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