Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I - 03

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dell'_Ahâdîth-el-Imâma_ etc. (Notizie del principato e del governo), e
di altre opere molto pregiate, nacque l'828 e morì l'884. Un MS.
dell'_Ahâdîth_ è posseduto dal professore Gayangos, il quale ne ha
tradotto in inglese molti importanti capitoli[49]; tra i quali, due che
trattano di imprese sopra la Sicilia[50]. Di questi ultimi darò il
testo; avendone avuto copia per favore del signor Gayangos. Egli
dubitava che altro fosse, e più antico, lo autore di quest'opera; ma
dilegua il dubbio Ibn-Scebbât[51], recando lo stesso titolo di libro e
nome di autore e il testo di uno dei detti due capitoli. Veggasi su
l'Autore, Ibn-Khallikân, vers. inglese di M. De Slane, tomo II, p. 22, e
De Slane stesso, _Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun_, tomo I, p.
175.
III. =Beladori= (Ahmed-ibn-Iahîa), vissuto a corte del califfo abbassida
Motewakkel, e morto a Bagdad l'892, scrisse il _Fotûh el-Boldân_
(Conquisti de' varii paesi), MS. di Leyde (430 Warn.), notato nel
Catalogo del Dozy, tomo II, p. 156, nº DCCLXXVII. Ne ho il testo di un
capitoletto sul conquisto di Sicilia, mandatomi dal Dozy. Su questo
diligente e giudizioso cronista arabo si veggano: Hamaker, _Specimen
Catalogi Bibl. Lugd. Batav_., p. 7; De Slane, _Lettre à M. Hase_, l. c.;
Reinaud, _Memoire sur l'Inde_, p. 16.
IV. =Mas'ûdi= (Abu-Hasan-Ali-ibn-Hosein), intrepido viaggiatore,
arricchitosi di immensa erudizione, ma non sempre guidato da buona
critica, nacque a Bagdad non si sa l'anno appunto; morì il 956; e
scrisse varie opere, nelle quali allargò tanto il campo della
cosmografia, da comprendervi anco la storia. Ne' due lavori principali
che ci rimangono di lui, cioè il _Morûg ed-dseheb_ (I Prati d'oro) e il
_Tenbîh_ etc. (Avvertimento e Prospetto), Mas'ûdi nominò poche volte la
Sicilia, e sol per dire uno errore su la dominazione bizantina, una
favola su l'Etna, e una notizia su l'uso delle pomici al tempo suo. Ho
cavato cotesti brevi paragrafi dai MSS. di Parigi, Ancien Fonds 598 e
Supp. Arabe 714, copie del _Morûg_, e Supp. Arabe 901, esemplare del
_Tenbîh_. Del primo v'ha una versione inglese incominciata dal dottor
Sprenger e non continuata. Avremo adesso il testo arabico e la versione
francese, che si pubblicano a spese della Società Asiatica di Parigi dal
valoroso orientalista signor Derembourg.
V. =Istakhri= (ovvero Estakhri, e con l'articolo Alestakhri, Abu-Ishak),
che prese il nome della sua patria, Istakhr, l'antica Persepoli,
scrisse, dopo il 951 un trattato di geografia, frutto di lunghi viaggi
per l'Oriente, sotto il titolo di _Kitâb el-Akâlîm_ (Libro dei Climi). È
descrizione frettolosa e magra, in ciò che risguarda i paesi
occidentali; onde altro non vi leggiamo della Sicilia, se non che la era
fertilissima, abbondante di grani, greggi, e schiavi. Ho copiato que'
pochi righi dal bel _fac-simile_ del MS. della Biblioteca di Gotha,
pubblicato in litografia dal dottor Moëller, col titolo di _Liber
Climatum, auctore Sceicho Abu Ishako al Faresi vulgo El Isstachri_,
Gothæ 1839. Su l'autore si vegga Reinaud, _Géographie d'Aboulfeda_,
Introduction, p. LXXXI.
VI. =Ibn-Haukal= (Abu-'l-Kasem-Mohammed), mercatante di Bagdad, dopo una
trentina d'anni di viaggi nei quali si spinse fino all'Affrica
settentrionale ed alla Sicilia, diè fuori, il 976, un _Kitâb el-Mesâlek
wa el-Memâlek_ (Libro delle strade e dei Reami), nel quale inserì,
corresse e accrebbe di molto il trattato di Istakhri. Un lungo capitolo
contiene la descrizione di Palermo, ch'io pubblicai con la versione
francese nel _Journal Asiatique_, IV série, tomo V (1845), p. 73, seg.,
e poscia in italiano soltanto nell'_Archivio Storico Italiano_, vol. IV,
Append., nº 16 (1847). Io avea trascritto il testo dal cattivo e moderno
MS. di Parigi, Suppl. Arabe 885, copia di quello di Leyde (314 Warner,
Dozy, Catalogo, tomo II, p. 131, nº DCCXXII) col quale era stata
confrontata la mia trascrizione, per favore del prof. Dozy e del dottor
Moëller. Poscia ho riscontrato la edizione mia con l'antico MS. della
Bodlejana ad Oxford (Hunt. 538). Vi ho aggiunto altri paragrafi su le
città di Salerno, Napoli, Gaeta, isola di Malta e Monte Kelâl o Telâl,
che M. Reinaud crede sia Frassineto, quel famoso propugnacolo dei
Musulmani sul Mediterraneo: paragrafi copiati da me sul MS. di Parigi e
confrontati sul MS. di Leyde dal professore Dozy. Della descrizione
dell'Affrica, importantissimo documento, ha dato una versione francese
il barone De Slane, _Journal Asiat._, III série, tomo XIII, p. 153,
seg., e 209, seg. Su l'autore si vegga Reinaud, Géographie d'Aboulfeda,
Introduction, p. LXXXII, seg.
VII. =Cronica di Cambridge=. Lascio questo titolo al _Kitâb Târîkh
Gezîra Sikillîa_ ec. (Libro della Cronica dell'isola di Sicilia ec.),
che possiede la Biblioteca dell'Università di Cambridge, della stessa
carta e scrittura, e legato nel medesimo volume degli Annali di
Eutichio, patriarca d'Alessandria. Il MS., secondo il giudizio che me ne
dava il dotto professore Samuel Lee, fu copiato dalla stessa mano di una
versione arabica del Vangelo che porta la data del 1272 e si conserva
anche nella Biblioteca di Cambridge. Erpenio, che aveva posseduto questa
cronica, vi scrisse in piè 1613, _Desunt hic quinque vel sex lineæ_;
onde si argomenta che possano mancarvi uno o due anni di racconto.
La Cronica di Cambridge, accennata dal siciliano Martino La Farina, poi
dall'inglese Guglielmo Cave, fu ricercata su quegli indizii da
Giambattista Caruso; il quale ottenne, per mezzo del sig. Tommaso
Hobwart, una copia del testo e una buona versione latina. Testo e
versione furono pubblicati nella raccolta del Caruso, stampandosi a Roma
e ritoccandoli l'Assemani e il Fontanini: indi il Di Gregorio li diè di
nuovo nel _Rerum Arabicarum_. Nel 1845 io andava apposta a Cambridge per
confrontare questa ultima edizione col MS., ma nol rinveniva, non
ostante che si affaticasse meco il signore J. Power, il quale, eletto a
bibliotecario pochi mesi innanzi, avea trovato in disordine i MSS.
Orientali. Dopo la mia partenza di Cambridge, questo erudito e gentile
uomo, venuto a capo della ricerca, si diè la premura di mandarmi il
confronto, fatto dal Lee, dal signor Pharos di Siria, e da lui medesimo:
a che aggiunse una esatta descrizione del Codice; mentre un'altra me ne
facea pervenire il Lee. Con aiuti sì fatti, ho potuto correggere alcune
mende delle edizioni precedenti; e sopratutto metter da canto le
correzioni che si eran fatte su le sgrammaticature dell'originale; per
lo più scambii tra il caso retto e l'obbliquo; i quali errori trovandosi
nella nostra Cronica e non già negli Annali d'Eutichio, copiati dalla
medesima persona, si debbon riferire all'autor della Cronica.
L'autore, creduto dapprima Eutichio stesso, e poi Ascanagio o Senhagi
del quale dissi di sopra, fu senza dubbio siciliano, e di linguaggio
greco, come avvisò il Di Gregorio[52]; o piuttosto il direi di schiatta
latina. A quella dei dominatori non appartenea di certo. Ei segue l'era
costantinopolitana, ch'era in uso appo i Cristiani di Sicilia; ma invece
dello stile ampolloso e sforzato dei Bizantini, scrive con la rozza
semplicità dei cronisti d'Italia e d'altre parti d'Occidente: sì che mi
par proprio qualche liberto cristiano o qualche monaco di Palermo che
pensasse latino o italiano, e dettasse, o forse traducesse, in quello
arabico volgare ch'ei sapeva, per far cosa grata a qualche emir di
Sicilia di casa kelbita. Il racconto corre dall'827 al 964, con le
solite proporzioni dei cronisti; sottile cioè in cima e largo alla base;
mere note cronologiche pei tempi lontani, e narrazioni più o men
particolareggiate a misura che si avvicina l'età dell'autore. Pertanto
mi par quasi certo che la Cronica di Cambridge fosse stata scritta verso
la fine del X secolo: e la rimarrà sempre uno dei più preziosi documenti
della Sicilia Musulmana.
VIII. =Il Kitâb Hiat Ascikâl el-Erdh=, MS. di Parigi, Ancien Fonds 582,
copiato il 1445 in bellissimi caratteri, è anco anonima compilazione,
della fin del X secolo; o piuttosto copia di Istakhri, con qualche
squarcio di Ibn-Haukal, e interpolazioni di notizie del XII secolo, come
crede M. Reinaud. Nel capitolo, in fatti, della Sicilia, ch'io ho tolto
da questo MS., si nota un giudizio su l'indole dei Palermitani,
diametralmente opposto a quel sì severo che ne avea dato Ibn-Haukal: e
ciò ben si adatterebbe alle condizioni della città sotto re Ruggiero.
Veggasi su questa compilazione, Reinaud, _Géographie da Aboulfeda_,
Introduction, p. _LXXXVI_.
IX. ='Arîb=, autore d'un compendio di Tabari, con aggiunte che sono
importantissime per la Storia d'Affrica e di Sicilia, dal 290 al 320
dell'egira (903 a 932). Secondo il professor Dozy, introduzione al
_Baiân_, tom. II, pag. 31, costui scrisse tra il 973 e il 976; opinione
che so contrastata dal dottor Weil bibliotecario a Gotha, scrittor della
vita di Maometto e della Storia dei califi; e altresì dal baron De
Slane, _Histoire des Berbères par Ibn Khaldoun_, tomo I, p. 261, il
quale suppon l'autore identico a un 'Arîb-ibn-Mohammed, o Ibn-Homeidi,
spagnuolo morto il 1097. Senza entrar nella lite, io noterò solo che
l'andamento della cronica la fa supporre scritta non guari dopo gli
avvenimenti che narra, e però nel X secolo. Ve n'ha un MS. nella
Biblioteca ducale di Sassonia-Gotha, del quale il dottor Nicholson
pubblicò la versione inglese intitolata _An Account of the establishment
of the Fatemite Dynasty in Africa_. Il dotto signor Weil mi ha
cortesemente copiato il testo dei paragrafi risguardanti la Sicilia; che
poi sono stati stampati dal Dozy nel _Baiân_.
X. =Iahîa-ibn-Sa'îd=, continuatore degli Annali di Eutichio, visse verso
il medesimo tempo. L'opera di lui, che corre dal 938 al 1026, si trova
nel bel MS. della Biblioteca di Parigi, Ancien Fonds 131 A. Contiene
importanti ragguagli su i Fatemiti d'Egitto; qualche notizia su i
Bizantini; e pochissimi righi su l'argomento nostro.
XI. =Il Riâdh-en-Nofûs= (Giardino degli animi), compilato da
Abu-Bekr-Abd-Allah-ibn-Mohammed-el-Maleki, è raccolta di biografie e
notizie storiche dell'Affrica dai principii del conquisto musulmano fino
al 963. Manoscritto unico in Europa; posseduto dalla Biblioteca di
Parigi, Ancien Fonds 752: un vol. in-fog., mutilo in fine, di mediocre
scrittura, con pochi punti diacritici e malagevole a deciferare; copiato
il 1326 su due esemplari, l'uno del 1149 e l'altro del 1204[53] e
racconciato, e forse legato di nuovo, il 1640, come vi si legge in una
postilla assai moderna[54]. Dell'autore non ho potuto trovar notizie; nè
anco par n'abbia avuto Hagi-Khalfa, poichè nota il titolo del libro e il
nome dell'autore, lasciando in bianco l'anno della costui morte[55].
Parmi dettato alla fine del X o al principio dell'XI secolo al più
tardi: poichè l'autore non cita giammai Ibn-Rekîk nè altri scrittori
dalla metà del X secolo in poi, e all'incontro riferisce un fatto per
tradizione orale di un Asdani, che lo sapea dal figliuolo di Abu-l-Arab,
al quale lo avea detto Abu-l-Arab stesso, che morì il 944[56].
Aggiugnendo a questa data tre generazioni a ragion di 25 anni per
ciascuna, si arriva poc'oltre il mille. Debbo avvertire che in altro
luogo si dice la Sicilia in potere dei Cristiani[57]; il che ci
condurrebbe un secolo più giù; ma può essere postilla del copista del
1140 inserita nel testo da chi lo trascrisse; come si vede sovente nei
codici.
Il gran pregio del _Riâdh_ è che inserisce, per lo più, squarci di
biografi contemporanei agli avvenimenti; a moltissimi di Abu-l-Arab, or
or citato, autore delle _Tabakât-Ifrikîa_, o vogliam dire Biografie
classificate di illustri affricani[58], il cui nome intero è
Mohammed-ibn-Ahmed-ibn-Temîm; parente di casa aghlabita; uomo
eruditissimo e d'alto stato: sì che fu dei capi della rivoluzione del
popolo di Kairewân contro il secondo califo fatemita. Tra i biografi i
cui frammenti leggonsi nel _Riâdh_, ve n'ha uno siciliano; e di parecchi
siciliani vi si danno le biografie: onde questo libro, sendo pieno di
aneddoti, ci svela meglio le fattezze della colonia musulmana di
Sicilia, le opinioni, le bizzarrie, le passioni predominanti, le usanze;
la vita interiore, com'oggi si dice. La storia poi dei Musulmani
d'Affrica non si potrà scriver degnamente, se non si intraprenderà prima
l'arduo lavoro di pubblicare e tradurre tutto il _Riâdh-en-Nofûs_.
XII. =Khodhâ'i= (Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Selâma-ibn-Hedher), morto il
1062, dettò una storia generale, che può passare per buona cronica dei
Fatemiti d'Egitto. Si addimanda _'Oiûn el-Me'ârif_ etc., ovvero _Tarîkh
el-Khodhâ'i_ (Fonti di cognizioni e varii ragguagli dei califi), ovvero
Cronica di quel della tribù di Khodhâ'[59]. La Biblioteca di Parigi ne
ha un MS., Ancien Fonds 761, dal quale ho cavato due righi sul liberto
siciliano Giawher, che conquistò l'Egitto ai Fatemiti.
XIII. =Ibn-'Awwâm= (Abn-Zakarîa-Iahîa-ibn-Mohammed-ibn-Ahmed) da
Siviglia, verso la metà dell'XI secolo, scrisse una bella opera
intitolata _Kitâb et-Felâh_ (Libro dell'agricoltura), che è stata
pubblicata con versione spagnuola dal Banqueri[60]. Quivi si descrive un
modo di orticultura detto siciliano, e si trovano pochi altri squarci
toccanti l'industria siciliana sotto gli Arabi. Li darò secondo il testo
del Banqueri.
XIV. =Bekri= (Abu-Obeid-Allah-Abd-Allah-ibn-Abd-el-'Azîz), nobile arabo,
nato in Spagna nella prima metà dell'XI secolo, compilò, tra le altre,
un'opera geografica, intitolata _El-Mesâlek wa l-Memâlek_ (Le vie e i
Reami). Un volume staccato di questa opera si conserva nella Biblioteca
di Parigi, Ancien Fonds 580; del quale il dotto M. Quatremère ha voltato
in francese la descrizione dell'Affrica[61], scritta il 1067[62]. Io ne
ho cavato qualche cenno su le prime incursioni dei Musulmani in Sicilia.
Su lo autore si vegga la prefazione di M. Quatremère; Reinaud,
_Géographie d'Aboulfeda_, introd., p. CV; e Dozy, _Recherches sur
l'histoire de l'Espagne pendant le moyen-âge_, tomo I, p. 296, seg.
XV. =Momaidi= ( Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-abi-Nasr), della tribù
arabica di Azd, nato ad Algeziras innanzi il 1029 e morto il 1095, ci dà
ragguagli di tre poeti siciliani suoi contemporanei. L'opera tratta
principalmente della Storia letteraria della Spagna; si intitola
_Gezwat-el-Moktabis_ ec. (Tizzone per chi accatta il fuoco della
dottrina); e ve n'ha un MS., bello e antico, nella Bodlejana a Oxford
(Hunt. 464, catalogo, tomo I, nº DCCLXXXIII), dal quale ho copiato ciò
che fa al nostro argomento.
XVI. =Bellanôbi= (Abu-Hasan-Ali-ibn-Abd-er-Rahmân) siciliano, detto il
Bellanôbi ch'è a dir della città di Villanuova, fu Kâteb, ossia
segretario in oficii pubblici. Le sue poesie trovansi nel MS.
dell'Escuriale, nº CCCCLV, raccolte, insieme coi versi di altri poeti,
dal Cadi Abd-Allah-'Othmâni, al quale erano state recitate il 1119 in
Alessandria d'Egitto da un Ibn-Hamûd che le tenea dallo autore medesimo.
Da ciò è chiaro che questi visse nella seconda metà dell'XI secolo.
Casiri, copiato dal Di Gregorio[63], lesse il nome dell'autore
Albalbuni; e, quel ch'è peggio, percorrendo il MS. più che di passo,
suppose ch'egli avesse scritto a lode di parecchi principi siciliani, e
segnatamente d'Ibn-Hamûd. Movendomi a curiosità questo gran nome, che fu
portato da un ramo della regia famiglia degli Alidi, trapiantato in
Sicilia e rimasovi celebre per liberalità e intrighi politici sotto la
dominazione normanna, io feci opera ad aver copia del MS. dello
Escuriale: onde pregatone il conte di Siracusa a Parigi, ei si piacque
richieder la regina di Spagna, per cui volere fu fatto un bellissimo
esemplare del MS. sotto la direzione del professor Gayangos. Avuto così
alle mani il testo, le speranze mie si dileguavano. In vece di canti
eroici o satire su la nobiltà musulmana di Sicilia, ho trovato una
tenera elegia del Bellanôbi per la morte della propria madre e altri
versi suoi; altri di Ibn-Rescîk, ricordato di sopra[64] che fu siciliano
per soggiorno; ho scoperto, infine, che Ibn-Hamûd entra in iscena, non
da protagonista, ma da _rawi_ come dicono gli Arabi, ossia recitatore
degli altrui componimenti; e dubbio pur è s'ei fosse appartenuto alla
illustre famiglia siciliana di tal nome. Darò dunque nella raccolta dei
testi que' pochi cenni biografici e bibliografici che si possono
ricavare dal MS., le poesie non già, non contenendo allusioni istoriche.
E del Bellanôbi tornerò, a parlare, a luogo suo, nel quarto libro.
XVII. =Ibn-Hamdîs= (Abd-el-Gebbâr-ibn-Abi-Bekr-ibn-Mohammed), nato a
Siracusa, verso il 1052, di nobile stirpe arabica, emigrato in Spagna, e
morto a Majorca il 1132, noverato tra i più eleganti poeti
dell'Occidente, spesso fece ricordo nei versi suoi della cara patria
siciliana; e in parecchi poemetti toccò i costumi dei nobili musulmani
dell'isola, al tempo di sua gioventù. Darò cotesti squarci, come
documenti storici che son veramente; e vi aggiugnerò qualche nota
biografica che li accompagna. Li traggo dal Diwân, o vogliam dire
raccolta delle poesie, di Ibn-Hamdîs, MS. della Biblioteca imperiale di
Pietroburgo, copiato il 1598 e proveniente da Costantinopoli, prestatomi
dal governo russo a intercessione del duca di Serradifalco, e mandatomi
cortesemente infino a Parigi l'anno 1846. Lo trascrissi tutto; e gli
squarci che ho accennato or ora, sono stati confrontati, per favore del
nostro orientalista il conte Miniscalchi da Verona; e dell'ellenista
Pietro Matranga siciliano, scrittore alla Vaticana, con un MS. del 1210
che ne possiede quella splendida Biblioteca, antico, bello e corretto
esemplare[65]. Ho detto qui del Diwân apposito di Ibn-Hamdis. Molti
versi suoi son dati da altri scrittori che lungo sarebbe a nominare;
dalle cui opere io li ho trascritto, e alcuni me ne ha copiato
l'amicissimo professor Dozy dai MSS. di Leyde.
XVIII. =Ibn-Bassâm= (Abu-Hasan-Ali) da Santarem, scrisse, nei principii
del duodecimo secolo, un'opera di Storia letteraria, intitolata la
_Dsakhîra_; della quale la Bodlejana di Oxford possiede una copia
(Marsh. 407, catalogo, tomo I, nº DCCXLIX). Vi ho trovato due versi
d'Ibn-Hamdîs. Su l'autore si vegga il Dozy, _Historia Abbadidarum_, tomo
I, p. 189 seg.
XIX. =Ibn-Besckhowal= (figlio cioè di Pasquale, Abu-l-Kâsim-Khelaf) da
Cordova, nella _Sila fi tarîkh_ ec. (Dono della Storia de' principali
dottori Spagnuoli), scritta il 1140, dà la biografia di un teologo
musulmano di Sicilia, che io ho trascritto dal MS. della Società
Asiatica di Parigi, copia moderna di un codice dell'Escuriale. Su lo
autore si veggano: Ibn-Khallikân, versione del baron De Slane, tomo I,
p. 191; e Dozy, _Historia Abbadidarum_, tomo I, p. 380.
XX. =Edrisi= (Abu-Abd-Allah-Mohammed) compilò la Geografia, intitolata
_Nozhat-el-Mosctâk_ ec. (Sollazzo di chi brama di percorrere le
regioni), detta altresì il libro di Ruggiero, e pubblicata il 1154,
pochi mesi innanzi la morte di quel re. Avrò a trattare largamente, nel
sesto libro, di Edrisi e di questo lavoro geografico che primeggia tra
tutti gli altri del medio evo. Basti qui notare che la descrizione
fattavi della Sicilia contiene dati statistici; e però è documento
importantissimo della storia. Un compendio, o piuttosto mutilazione, del
_Nazhat_ fu pubblicato a Roma il 1592 in arabico soltanto; e ristampato
a Parigi il 1619 con la versione latina di due Maroniti, sotto il titolo
di _Geographia Nubiensis_. Domenico Macrì maltese, nel 1632, voltò in
italiano il capitolo della Sicilia, come lo si trovava nel compendio; la
quale versione fu rinvenuta in Palermo tra i MSS. di Domenico Schiavo: e
sì il 1764 comparve nel tomo VIII degli Opuscoli di autori siciliani,
rabberciata, annotata, corredata di una prefazione e messovi il nome
dell'autore, Scherif Elidris. E ciò per opera di Francesco Tardìa, da me
ricordato nella Introduzione; il quale non avendo potuto aver alle mani
il testo, si sforzò a correggere almeno i nomi topografici indovinando
le lettere arabiche a traverso le trascrizioni del Macrì, e il più
sovente sbagliò; ma del resto non si mostrò digiuno di erudizione
arabica. Il Di Gregorio ristampava nel _Rerum Arabicarum_ il detto
capitolo, in arabico e latino, con qualche correzione. Ritrovatisi
intanto i MSS. dell'opera originale, M. Jaubert, incoraggiato dalla
Società Geografica di Parigi, la traducea tutta in francese[66] non
senza molte inesattezze. Adesso io ho riveduto il testo del Di Gregorio;
aggiuntavi la introduzione che appartiene di dritto alla Storia
letteraria di Sicilia, e i molti squarci dell'originale che mancano nel
compendio; e altri squarci di più che danno notizie su la Storia di
Sicilia, ancorchè si trovin fuori della descrizione geografica
dell'isola. Ho adoperato i MSS. seguenti, che denoterò per lettere
dell'alfabeto;
_A._ MS. della Biblioteca imperiale di Parigi, Suppl. Arabe 893,
in-fog., caratteri affricani non belli, copiato in Spagna il 1344,
designato con la stessa lettera _A_ nella versione di M. Jaubert;
_B._ MS. di Parigi, Suppl. Arabe 655, in caratteri neskhi di Siria o
Egitto, designato da M. Jaubert con la medesima lettera _B_, corredato
di belle carte geografiche e assai più corretto del primo, ma vi mancan
parecchi fogli;
_C._ MS. della Bodlejana (Pococke 375, catalogo, tomo I, nº
DCCCLXXXVII), mediocre copia dell'anno 1403 in caratteri neskhi. Al par
dei due precedenti contien tutta l'opera.
Il MS. della medesima Biblioteca di Oxford (Grav. 3837-42), splendido e
antico codice in grandi caratteri affricani, è il sol primo volume. Non
contien la descrizione della Sicilia, poich'esso arriva appena alla
prima parte del 3º clima: mancanza tanto più rincrescevole, quanto
questo MS. è ornato di bellissime carte geografiche.
XXI. =Abu-Hâmid= (Mohammed-ibn-Abd-er-Rahîm-el-Mokri) da Granata diè
fuori, nel 1162, una mediocre compilazione geografica, intitolata
_Tohfat l-Albâb_ ec. (Regalo agli ingegni ec.), nella quale descrive le
isole del Mediterraneo, e parla dell'Etna; ma su i detti altrui, non
avendo, a quanto ei pare, percorso la Sicilia quando vi approdò nel
1117. Di quest'opera v'ha quattro MSS. a Parigi, Ancien Fonds 586, e
Suppl. Arabe 861, 862, 863, anche troppi per confrontare quel po' di
testo che io ne ho cavato. Su l'autore veggasi Reinaud, _Géogr.
d'Aboulfeda_, Introd., p. CXII.
XXII. =Ibn-Zafer= (Abu-Abd-Allah-Mohammed), morto il 1172, del quale ho
dato lunghi ragguagli nella Introduzione al suo _Solwân el-Motâ'_[67],
accenna, in varii scritti, notizie della propria vita e delle molte
opere ch'ei compilò. Di queste notizie inserirò i testi nella raccolta.
Li ho cavato dai MSS. del _Solwân_ nella Biblioteca di Parigi, Ancien
Fonds 536 e altri; del _Khair el-Biscer_, ibid., Suppl. Arabe 586; e
dell'_Anbâ Nogiabâ el-Ebnâ_, ibid., Suppl. Arabe 486, 487.
XXIII. =Abd-er-Rahmân-es-Sikillî= (Abu-Mohammed-ibn-Mohammed) lasciò
un'opera di teologia e morale musulmana, il cui titolo, forse alterato,
è _Alfaz Zohûr el-Anwâr_, MS. di Leyde 529, copiato il 1251. Non si
ritrae in qual tempo sia vivuto l'autore. Io darò la breve prefazione di
questo libro, del quale mi inviò alcuni estratti il Dozy e altri ne
presi io stesso a Leyde.
XXIV. =Ibn-Sâhib-es-Selât= (Abd-Allah-ibn-Mohammed) da Beja, morto il
1182, nella Storia di Spagna intitolata _El-Mann bil-Imâma_, ci indica
una data su la impresa degli Almohadi contro Mehdia, tenuta allora dalle
armi siciliane. Di quest'opera rimane il 2º volume soltanto a Oxford
(Marsh. 433, catalogo, tomo I, nº DCCLVIII, e tomo II, p. 595), studiato
dal prof. Dozy; il quale si piacque trascrivermi quei pochi righi di
testo.
XXV. =Ibn-Wuedrân= compilò una cronica d'Affrica, nella quale il
conquisto normanno della Sicilia si dice seguíto dopo l'anno 540
dell'egira (1145-46); e questo anacronismo fa pensar che l'autore, che
altro non so di lui, fosse vivuto alla fine del XII secolo, se non più
tardi. Nondimeno han qualche pregio gli squarci che egli inserisce delle
opere perdute di Ibn-Rekîk e Ibn-Rescîk. Il MS. di Ibn-Wuedrân, del
quale ignoro il titolo, si trova nella Giâmi-Zeitûna di Tunis. Il sig.
Honnegar, ingegnere tedesco che fece lungo soggiorno in quella città,
recommene a Parigi alcuni estratti risguardanti la Sicilia; i quali io
ho diviso in paragrafi per maggior comodo nelle citazioni. M.
Cherbonneau, professore d'arabico nel Collegio di Costantina, ha dato
una versione del capitolo su gli Aghlabiti, nella _Revue de l'Orient_,
Paris, décembre 1853, p. 417, seg.
XXVI. Falso =Wakîdi=. Il libro intitolato _Fotûh es-Sciâm wa-Misr_
(Conquisti in Siria e in Egitto) è fattura, come pensano i dotti, di uno
o parecchi compilatori moderni, l'epoca al giusto non si sa, i quali
mescolaron fole da romanzo ai racconti delle prime imprese dei
Musulmani; e per dar credito alla frode spacciarono questo libro sotto
il nome di Wakîdi, celebre cronista del nono secolo. Tra i molti MSS.
che ve n'ha in Europa, uno del British Museum (Bibl. Rich., 7361) è
seguíto da appendici, una delle quali tratta la prima scorreria che
fecero i Musulmani sopra la Sicilia. A me par che vi si trovi una
tradizione verace, da potersi scevrare agevolmente dalle favole in cui è
avviluppata; e credo potersi dimostrare che il compilatore di questa
appendice sia vivuto nella seconda metà del XII secolo. Perciò la ho
ammesso nella raccolta. I particolari si vedranno in una nota del
presente volume, p. 86.
XXVII. =Ibn-Scebbât= (Il cadi Abd-Allah-Mohammed-ibn-Ali) da Tauzer in
Affrica, commentò un poemetto scritto nell'XI secolo da
Abd-Allah-ibn-Iahîa da Sciakâtis, castello presso Cafsa in Affrica. Nel
commento, intitolato _Diwân Sila es-Semât_ ec., son raccolte notizie di
scrittori molto accreditati, su i conquisti di Affrica e di Spagna, ed
altri ragguagli biografici e geografici. Ibn-Scebbât par vissuto nella
seconda metà del XII secolo. M. Alphonse Rousseau, primo interprete
della Legazione francese a Tunis, mi mandò alcuni estratti di
quest'antico e bel MS. ch'ei possiede: e poi, venuto a Parigi, mi
permesse di copiarne ciò che io volessi. Così ho preso da Ibn-Scebbât un
cenno delle scorrerie dei Musulmani d'Affrica in Sicilia e alcuni
ragguagli geografici e filologici.
XXVIII. ='Imad-ed-dîn= da Ispahan (Abu-Abd-Allah-Mohammed), nato il
1125, morto il 1201, direttore di un oficio pubblico in Mesopotamia, poi
professore di università a Damasco, ministro di Nur-ed-dîn e segretario
del gran Saladino, coltivò le lettere con ardore; ebbe alle mani immensa
copia di libri; e, alla morte di Saladino (1193), caduto in disgrazia
dei nuovi principi, si messe a dettar sue opere, tra le quali le due che
cel fan qui ricordare.
La prima, intitolata _Kharîdat el-Kasr_ etc. (La perla del palagio ec.),
è antologia dei poeti arabi del XII secolo e d'alcuni più antichi, della
quale quasi mezzo volume è destinato ai poeti siciliani. Delle loro
opere Imad-ed-dîn altre raccolse dassè, altre cavò dalle antologie dei
Siciliani Ibn-Bescirûn e Ibn-Katâ' e dello spagnuolo Abu-s-Salt-Omeîa,
dei quali si è fatta menzione nella prima parte di questa Tavola. Negli
altri volumi di Imad-ed-dîn si trovano qua a là poesie di Siciliani o
scritte in Sicilia, e fino un'elegia per la morte d'un figliuolo di re
Ruggiero. Di ciascun poeta Imad-ed-dîn dà un cenno biografico e critico
e squarci di poesie o prose rimate. Tutti insieme, que' ricordati nella
_Kharîda_ che appartengono alla Sicilia, son sessantotto poeti; il testo
dei quali prenderebbe da 120 pagine in-8º, e quel dei soli cenni
biografici che mi propongo di dare, farà sedici pagine. La _Kharîda_,
composta di molti volumi, il numero dei quali varia secondo le diverse
copie[68], va divisa in quattro parti. 1º Poeti dell'Irak, MS. di Leyde
21 A, e MSS. di Parigi Ancien Fonds 1447 e 1373. 2º Poeti di Persia, MS.
di Oxford e MSS. di Leyde 21 B e 348 Warner. 3º Poeti di Siria, rive
dell'Eufrate, Asia Minore ed Arabia. MS. di Leyde 348 Warner in parte, e
di Parigi Ancien Fonds 1414 in parte. 4º Sezione 1, Egitto, MS. di
Parigi Ancien Fonds 1374: Sezione 2, Sicilia, ed Affrica, MS. di Parigi
Ancien Fonds 1375, e MS. di Londra, British Museum, Rich. 7393, che son
l'uno e l'altro il volume XI di due copie analoghe; Sezione 3, Spagna,
MSS. di Parigi, Ancien Fonds 1376 e Suppl. Arabe 1051.
All'altra opera Imad-ed-dîn, orgogliosamente diè il titolo di _El-Feth
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