Storia degli Italiani, vol. 05 (di 15) - 37

_In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Incipiunt capitula, quæ
domus imperator Carolus, Hludovici piæ memoriæ filius, una cum consensu
et suggestione et reverendissimi ac sanctissimi domini Ansperti
archiepiscopi sanctæ mediolanensis ecclesiæ, nec non venerabilium
episcoporum et illustrium optimatum, reliquorumque fidelium suorum in
regno italico, ad honorem sanctæ Dei Ecclesiæ, et ad pacem ac profectum
totius imperii sui, fecit anno incarnationis domini nostri Jesu
Christi_ DCCLXXVII, _regni vero sui in Francia_ XXXVI, _imperii autem
sui_, I, _indictione_ IX, _mense februarii, in palatio ticinensi_, etc.
[265] Nella lettera CCXXIX ad Anselmo arcivescovo di Milano, nell'882,
papa Giovanni VIII si lagna di molte crudeltà usate contro il suo
popolo, e massime d'un tal Longobardo, uomo del marchese Guido, che
prese ottantatre persone presso Narni, e a tutte tagliò le mani, sicchè
molti ne morirono.
[266] Angelberga, vedova dell'imperatore Lodovico II, avea mestato
fra quelle turbolenze, poi ricoverò in Santa Giulia di Brescia, asilo
di altre spose e figlie di re, e v'avea deposto il pingue suo tesoro;
ma questo fu depredato da Berengario del Friuli (_Epist. 42 Johannis
VIII_). Ella poi in testamento (ap. CAMPI, _Stor. Eccl. Placent._
lib. VII) al monastero di San Sisto da lei fabbricato in Piacenza
lasciò un'infinità di poderi e case in Campo Migliacco nel modenese;
Cortenova, Pigognaga, Felina, Guastalla, Luzzara nel reggiano; Cabroi e
Masino nel contado di Stazona sul lago Maggiore; Brunago e Trecate (?)
nella Burgaria del milanese, ed altri luoghi.
[267] _Annales Lambecii_, palesemente ostili al vescovo.
[268] _Recueil des hist._ tom. IX. p. 293. 294. Dopo narrati tanti
guai, il Muratori conchiude all'888: «Mercè del buon governo degli
imperatori Carolini, avea la Lombardia colle altre vicine provincie
goduta per più di cento anni un'invidiabile pace».
[269] _Latium concessit avitum_. Panegir. Bereng. In quel panegirico
per la prima volta si trovano nel nome di Italiani abbracciati tutti
quelli che formavano il comune, fosser Longobardi, Franchi o Romani.
[270] Probabilmente la ferrea, allora primamente adoperata;
_His motus precibus, gressum contendit ad urbem_
_Irriguam, cursim Ticini abeuntibus undis,_
_Sustulit heic postquam regale insigne coronam._
[271] Il panegirista di Berengario mette in bocca a un capitano
francese dell'esercito di Guido questi versi (lib. II. v. 200):
_Quid inertia pectora bello,_
_Pectora (Ubertus ait) duris prætenditis armis,_
_O Itali? Potus vobis, sacra pocula cordi,_
_Sæpius et stomachum nitidis laxare saginis,_
_Elatasque domus rutilo fulcire metallo._
_Non eadem Gallos similis vel cura remordet,_
_Vicinas quibus est studium devincere terras,_
_Depressumque larem spoliis hinc inde coactis_
_Sustentare._
[272] Lo storico Liutprando, vescovo di Cremona, esclama (lib. I. c.
5): _Hungarorum gentem cupidam, audacem, omnipotentis Dei ignaram,
scelerum omnium non insciam, cædis et omnium rapinarum solummodo
avidam, in auxilium convocat; si tamen auxilium dici potest quod paullo
post, eo moriente, tam genti suæ, quam ceteris in meridie occasuque
degentibus nationibus grave periculum, imo excidium fuit. Quid igitur?
Zuentebaldus vincitur, subjugatur, fit tributarius, sed domino solus. O
cæcam Arnulphi regis regnandi cupiditatem! o infelicem amarumque diem!
Unius homuncionis dejectio fit totius Europæ contritio. Quid mulieribus
viduitates, patribus orbitates, virginibus corruptiones, sacerdotibus
populisque Dei captivitates, ecclesiis desolationes, terris inhabitatis
solitudines, cæca ambitio, paras!_ E' non è zotico costui.
[273] Così Liutprando: eppure Aquileja più non era risorta dalla
distruzione di Attila.
[274] Nel 912 Berengario concede a Risinda, badessa di Santa Maria
della Pusterla a Pavia, _ædificandi castella in opportunis locis
licentiam, una cum bertiscis merulorum propugnaculis, aggeribus atque
fossatis, omnique argumento ad Paganorum insidias deprimendas_. È il
primo esempio in Italia. Anche Adalberto vescovo di Bergamo ottenne
dal medesimo re di poter fortificare quella città, minacciata _maxima
Suevorum Ungarorum incursione_. MURATORI, al 910. Ai canonici di
Verona fu permesso fortificare il castello di Cereta, _pro persecutione
Ungarorum_. Il Muratori adduce molte somiglianti concessioni.
[275] Il buon prete Andrea, autore del _Breve Chronicon_ (in MENKEN
_Script. Rer. germ._, I, 100), parlando dell'elezione di Lodovico il
Tedesco e Carlo il Calvo, dice: _Pravum egerunt consilium quatenus
ad duos mandarent regnum_. Ma più esplicitamente uno men vulgare,
Liutprando vescovo, dice (I. 20): _Italienses semper geminis uti
dominis volunt, quatenus alterum alterius terrore coerceant_.
[276] _Chron. Vulturnense_, Rer. It. Scrip., t. II. p. 415.
[277] Liutprando, v. 15, ci fa intendere alterasse le monete mescendovi
molto rame.
[278] _Populosissimam atque opulentissimam;_ FRODOARDO. Liutprando la
chiama _formosa_, e sempre coll'enfasi sua propria dice che fra breve
risorse in modo da superare le vicine e le lontane città, non inferiore
a Roma fuorchè nel non possedere i corpi dei santi apostoli. Tutti
i vescovi di Lombardia soleano aver palazzo in Pavia per l'occasione
delle diete.
[279] Quel ritmo vuolsi riferire come non infelice saggio della
poesia che passava dalle forme antiche alle nuove, giacchè sono versi
endecasillabi nostri:
_Nos adoramus celsa Christi numina,_
_Illi canora demus nostra jubila;_
_Illius magna fisi sub custodia_
_Hæc vigilantes jubilemus carmina._
_Divina mundi rex Christe custodia,_
_Sub tua serva hæc castra vigilia;_
_Tu murus tuis sis inespugnabilis,_
_Sis inimicis hostis tu terribilis;_
_Te vigilante, nulla nocet fortia,_
_Qui cuncta fugas procul arma bellica._
_Cinge hæc nostra tu Christe munimina_
_Defendens ea tua forti lancea._
_Sancta Maria mater Christi splendida,_
_Hæc cum Johanne, Theotocos, impetra_
_Quorum hic sancta veneramur pignora,_
_Et quibus ista sunt sacrata mœnia,_
_Quo duce victrix est in bello dextera_
_Et sine ipso nihil valent jacula._
_Fortis juventus, virtus audax bellica,_
_Vestra per muros audiantur carmina;_
_Et sit in armis alterna vigilia,_
_Ne fraus hostilis hæc invadat mœnia_
_Resultet echo comes: eja vigila!_
_Per muros eja! dicat echo vigila!_
È del tempo e della circostanza stessa una preghiera dei Modenesi a san
Geminiano:
_Ut hoc flagellum, quod meremur miseri,_
_Cælorum regis evadamus gratia._
_Nam doctus eras Attilæ temporibus_
_Portas pandendo liberare subditos._
_Nunc te rogamus, licet servi pessimi,_
_Ab Ungarorum nos defendas jaculis._
[280] DANDOLO, _Chron._ È difficile e superfluo il fissare la
cronologia di questi fatti.
[281] Gl'insigni doni ch'e' fece alla basilica di Monza, lasciano
supporre vi fosse incoronato. V. Frisi. Siamo fra le diatribe di
Liutprando suo nemico personale, e le esagerazioni del panegirista.
Liutprando fu segretario di Berengario II, e trae la narrazione fino al
948, e non vale nulla più che le nostre gazzette: ma che fare, se siamo
ridotti quasi a lui solo?
Eppure su questi scarsissimi ricordi esercitò la retorica P. F.
Giambullari nella _Storia dell'Europa_. Ch'egli sia caro ai maestri
di retorica, che un retore nostro contemporaneo l'abbia chiamato _la
più compita prosa del Cinquecento_, passi: ma è strano che alcuno
se ne serva per raccontare ai giovani la storia d'Italia. Com'egli
inventi le circostanze per amplificare, lo mostri questa descrizione
della morte di Berengario: «Flamberto sollecitò i compagni tanto, che
la notte seguente vennero armati dove lo innocentissimo re, senza
guardia alcuna, tutto sicuro si riposava allato alla stessa chiesa
dove fu preso il re Lodovico; essendo solito levarsi la notte all'ora
di mattutino, ed entrare co' religiosi a lodare il suo creatore. Il
che eseguendo ancora quella notte al solito suo, giunse Flamberto
coi suoi seguaci; i quali per essere non pochi facendo pure qualche
strepito, venne il re sulla porta a vedere che cosa era questa.
Veduto dunque cotanti armati, e Flamberto con esso loro, lo dimandò
che cosa e' cercavano a quell'ora e in quella guisa. Il traditore,
per cavarlo fuori della chiesa, avvicinatosi più a lui, — State
(disse) di buona voglia questi sono amici e servitori vostri, che
sapendo come voi state qua su senza guardia alcuna, per lo amore che
vi portano sono venuti armati da voi per guardia e sicurtà vostra,
apparecchiati, se malignitate alcuna apparisse, a combattere contro a
ciascuno che pensasse volervi offendere; e però sarà bene che voi meco
li conosciate, e riceviateli allegramente. — Il re da queste parole
ingannato, uscì lieto verso di loro; ed entrando sicuramente tra essi
per dimesticarsi con tutti e per ringraziarli, lo scellerato Flamberto
fattogli strada, lo lasciò trapassare avanti, e rivoltosegli poi alle
spalle con un partigianone che egli aveva, lo passò dalle reni al
petto, e così gli tolse la vita».
[282] Quando l'elezione di Carlomanno a re d'Italia era in pratica
in Lombardia, il papa scriveva ad Ansperto arcivescovo di Milano
sconsigliandolo da questo malaticcio, e soggiungeva: — Nessuno voi
dovete ricevere senza nostro consenso, perchè quegli che dev'essere da
noi ordinato imperatore, da noi primamente dev'essere eletto». LABBE,
_Concil._ VIII. 103. È notevole la formola dell'elezione di Carlo
Calvo, usata da Giovanni VIII, negli atti del concilio di Roma l'887:
«Noi l'abbiamo eletto secondo giustizia, ed approvato col consenso
e il voto dei vescovi fratelli nostri e degli altri ministri della
santa Chiesa romana, dell'illustre senato, di tutto il popolo romano,
e dell'ordine de' cittadini; e giusta l'antico costume l'abbiamo
solennemente elevato all'impero e decorato del titolo d'augusto».
[283] Spiego in questo senso le parole _inventum est, ut omnes majores
Romæ essent imperiales_, di Eutropio prete longobardo, avverso molto
alla Corte romana.
[284] Il religiosissimo Baronio esclama: _Quam fœdissima Ecclesiæ
romanæ facies, quum Romæ dominarentur potentissimæ æque ac sordidissimæ
meretrices, quarum arbitrio mutarentur sedes, darentur episcopi, et,
quod auditu horrendum et infandum est, intruderentur in sedem Petri
earum amasii pseudopontifices, qui non sunt nisi ad signanda tantum
tempora in catalogo romanorum pontificum scripti._ All'anno 912, nº
14. Ma forse, nel credere tante iniquità, egli fidò soverchiamente in
Liutprando, satirico od enfatico. Il Muratori, non sospetto di papista,
trova ragionevoli objezioni a fargli: e dopo lui fu scoperto un
poemetto _De romanis pontificibus_ che un Frodoardo scriveva al tempo
di Leone VII, dove a molti d'essi papi sono attribuite lodi di gran
virtù. Al Baronio, ostilissimo a Sergio, il Muratori oppone argomenti
non deboli. Il suo epitafio è di non infelice latino.
_Limina quisquis adis Petri metuenda beati,_
_Cerne pii Sergi, exuviasque Petri._
_Culmen apostolicæ sedis is, jure paterno_
_Electus, tenuit ut Theodorus obit._
_Pellitur urbe pater, pervadit sacra Johannes,_
_Romuleosque greges dissipat iste lupus._
_Exul erat patria septem volventibus annis,_
_Post multis populi urbe redit precibus._
_Suscipitur papa; sacrata sede recepta_
_Gaudet. Amat pastor agmina cuncta simul._
_Hic invasores sanctorum falce subegit_
_Romana ecclesiæ judiciisque patrum._
[285] Durante quell'assedio, nacque nell'isola d'Orta Guglielmo, che
poi fu abate di Digione, rinomatissimo nella storia monastica d'allora
per le sue virtù, e per avere fondati molti monasteri e riformatine
assai più.
[286] _Walperto mysteria divina celebrante, multis episcopis
circumstantibus, rex omnia regalia, lanceam in qua clavus Domini
habebatur, et ensem regalem, bipennem, baltlieum, clamydem imperialem,
omnesque regias vestes super altare beati Ambrosii deposuit,
perficientibus atque celebrantibus clericis, omnibusque ambrosianis
ordinibus divinarum solemnitatum mysteria. Walpertus magnanimus
archiepiscopus, omnibus regalibus indumentis cum manipulo subdiaconi,
corona superimposita_ (la corona ferrea senza far menzione del chiodo),
_adstantibus beati Ambrosii suffraganeis universis, multisque ducibus
atque marchionibus, decentissime et mirifice Othonem regem collaudatum
et per omnia confirmatum induit atque perunxit._ LANDULPH. SEN., _Hist.
Med._, lib. II. c. 16.
[287] _Decret. Grat._, dist. 63. par. I. c. 23.
[288] L'epitafio di Leodinio, vescovo di Modena, dell'892 dice:
_His tumulum portis et erectis aggere vallis_
_Firmavit, positis circum latitantibus armis,_
_Non contra dominos erectus corda serenos,_
_Sed cives proprios cupiens defendere sectos._
Quel di Ansperto, arcivescovo di Milano, morto l'881:
_Mœnia sollicitus commissæ reddidit urbi_
_Diruta._
Gualdone, vescovo di Como nel 964 espugna l'isola Comacina, e ne
smantella le fortificazioni. Amulone, vescovo di Torino al tempo
di re Lamberto, _ejusdem civitatis muros et turres perversitate sua
destruxit. Nam inimicitiam exercens cum suis civibus, qui continuo
illum a civitate exturbarunt..... pace peracta reversus et manu
valida cinctus, destruxit sicut diximus. Fuerat hæc siquidem civitas
condensissimis turribus bene redimita, et arcus in circuitu per totum
deambulatorios cum propugnaculis desuper atque antemuralibus_. Chron.
Novaliciense, _Rer. it. scrip._, tom. II. p. II. San Poggio, vescovo di
Firenze, cinse di mura molte ville.
[289] SCHMIDT, _St. dei Tedeschi_, lib. III. pag. 423. Anche Enrico
VII, morto a Buonconvento, fu fatto cuocere a Suvereto, per portarne
le ossa a Pisa (_Rer. It. Scrip._, tom. XV. _Chr. Pis._); e dopo la
battaglia di Montecatino, nel castel di Buggiano si cossero i capitani
morti in quel fatto, e se ne portarono le ossa a Pisa. LELMI, _Diario
Sanminiatese_.
[290] Se pure non è tutt'uno con Benedetto VI, che si fosse creduto
morto in prigione. Tra quei disordini la serie dei papi riesce
avviluppatissima.
Allora Roma contava quaranta monasteri d'uomini, venti di femmine,
tutti benedettini, e sessanta chiese con canonici.
[291] _Non dubium est ut romana ecclesia, quæ mater et caput
ecclesiarum est, per tyrannidem debilitetur_. Ap. BARONIO al 992.
[292] La storia di quel secolo ne offre un'altra prova. L'imperatore
Lotario che stava in guerra con Lodovico Pio suo padre, mandò dei
nobili ad invitare a sè Angelberto arcivescovo di Milano. Andò
questo, e lo salutò colle parole e con chinar il capo, ma non volle
prostrarsegli per onor della Chiesa. L'imperatore gli disse: — Tu fai
come se fossi sant'Ambrogio»; e l'arcivescovo; — Nè io sant'Ambrogio,
nè tu sei il signore Iddio». Pregato che andasse a ottenergli pace dal
padre, si portò in Francia, fu ricevuto a grand'onoranza, e Lodovico
Pio, uditane la domanda, — Buon arcivescovo, cosa deve far uno del
nemico suo?» Quegli rispose: — Il Signore ha detto nel Vangelo, _Amate
i nemici vostri, fate bene a chi vi fece male._ — E se nol facessi?»
ripetè Lodovico; e quegli: — Non avresti la vita eterna, se morissi
nell'odio». L'imperatore ne imbizzarrì, e lo invitò a sostenere questo
asserto davanti ai sapienti. Radunati i quali, l'arcivescovo parlò: —
Sapete che siam tutti fratelli, liberi o servi, padri o figli? Ebbene,
san Giovanni scrisse, _Chi odia il fratel suo è omicida, e nessun
omicida ha in sè la vita eterna_». Tutti dovettero assentirgli; e
l'imperatore, posta la mano per terra, chiese perdono, e restituì la
grazia al figliuolo. PRESBYTERI ANDREÆ _Chronicon_. Semplici ragioni,
ma che non seppero i successori suoi intonare ai potenti nei secoli
della ostentata libertà.
[293] Non già Stefania, nome inventato dal milanese Arnulfo, come anche
la storiella dell'avvelenamento.
[294] ADELBOLDUS, _Vita s. Henrici_. Quei che della storia fanno
allusioni, in quest'anni passati esaltarono Arduino come fosse un
instauratore della nazionalità italiana, un predecessore e modello di
Carlalberto.
[295] _Arduinus juxta posse ultionem exercet in perfidos_. ARNULPH.,
_Hist. Med._, lib. I. c. 16.
[296] _Marchiones et episcopos, duces et comites, nec non etiam
abbates, quorum prava erant itinera, corrigendo multum emendavit.
Marchiones autem italici regni sua calliditate capiens, et in custodia
ponens, quorum nonnulli fuga lapsi, alios vero, post correctionem,
ditatos muneribus dimisit_. Chron. Noval.
[297] Nelle _Antichità Estensi_, par. I, c. 13, è recato un bel
documento del 1014, ove Enrico imperatore adduce che il conte Oberto,
il marchese Oberto, i figli suoi, e Alberto nipote (Estensi li crede
il Muratori) dopo che lo _elessero_ re ed imperatore, e gli _dieder le
mani_ e prestarongli il giuramento, favorirono Arduino nemico suo, e
fecero prede e devastazioni. Siccome essi vivevano a legge longobarda,
e in questa è scritto che «se alcuno trama contro la vita del re, perda
la propria e gli siano confiscati i beni»; perciò esso Enrico confisca
i possessi di quei signori, e li dona alla chiesa di San Siro in Pavia,
in compenso de' guasti sofferti.
[298] MONACI WEINGART nelle _Ant. Estensi_, p. 6.
[299] Guglielmo scriveva a Maginfredo che il fatto non gli pareva
_neque utile neque honestum, gens enim vestra infida est. Insidiæ
graves contra nos orientur_. FULBERT, ep. 58. E Ademaro monaco dice
che _in ducibus Italiæ fidem non reperiens, laudem et honorem eorum pro
nihilo duxit._
[300] L'abate di San Giustiniano di Falesi nel 1115 vende all'opera
della cattedrale di Pisa _tres partes integras de castello et rocca
Plumbini_ (questa è la prima menzione di Piombino); e nel 1135 baratta
coll'arcivescovo di Pisa due altre intere parti del castello e della
rôcca di Piombino. _Anno dom. Inc._ MLXXVIII, _ego Ermengarda...
concedo ecclesiæ Sancti Donati integram partem, quod est quarta pars de
sextadecima parte de castello de Polciano etc._ Ant. Estensi, part. I.
c. 18. Massa Marittima nel 1254 compra metà del Monterotondo dai figli
del fu conte Rainaldo condomini; poi nel 62 l'altra metà da diversi
altri; e vedansi nel _Dizionario_ del Repetti le sminuzzate compre
fatte da quel Comune. Nel 1212 l'abate di San Antimo cede ai Sienesi
un quarto di Montalcino. Siena stessa compra a pezzi e bocconi il
castello di Montorsojo dopo il 1255; e nel 1181 dal vescovo di Volterra
un quarto del castello e distretto di Montieri e sue argenterie.
Alla dieta di Roncaglia del 1058 il vescovo di Luni disputava contro
Gandolfo lucchese pel possesso di parte del castello d'Aghinolfo
nella Versilia. Gli archivj sono pieni di queste vendite e donazioni
parcellari.
[301] CIBRARIO, _Monarchia di Savoja_, II. 6. La gradazione delle
persone è così designata da Laurière sopra un manoscritto antico
presso HALLAM, cap. 5: «Duca è la prima dignità, poi conti, visconti,
baroni, indi castellano, valvassore, cittadino, in ultimo villano».
Nelle Assise di Gerusalemme, tradotte ad uso de' possedimenti veneziani
in Levante, il _suzerain_, è detto _caposignor; uomini degli uomini_
i valvassori; le _corvée_ servizio di corpo, angheria, servizio
personale, che in altri autori si dicono _comandate_ o _manopere_; così
_far ligezza, chiamarsi di uno_, ed altri modi che sarò obbligato ad
usare, non essendovi o non conoscendo io libri classici per lingua, che
di proposito trattino di cose feudali.
[302] Intorno alla seconda crociata, alcuni principali cittadini si
ritirarono a vivere nei loro castelli; ma due volte al mese doveano
convenire a consiglio in Belluno, oltrechè vi mandavano i loro servi
per le occorrenze. Cominciarono dunque a dire semplicemente Cività per
Belluno; il qual nome trovasi primamente in un atto del 1144, riportato
dal Piloni, lib. II, p. 76. e Cividade è in un documento del 1349,
riferito dal Verci, vol. XII, p. 129; poi Cividale.
[303] _Antiq. M. Æ._, I. 650.
[304] Questo diritto di naufragio, certo antichissimo, dai Rodj passò
ai Romani, e divenne fiscale; ma poi Gregorio VII nel concilio Romano
del 1078, ed Alessandro III nel Lateranese, scomunicarono chi ne
usasse; Federico II il vietò per la Sicilia, altri il proibirono con
leggi severissime; eppure iniquità siffatta si prolungò fino ai giorni
nostri. Vedi avanti al Cap. CXXIV.
[305] DIEGO ORLANDO, _Feudi di Sicilia_. Palermo 1847.
[306] _Constit. regni Siciliæ_, lib. III. tit. 26. 27.
[307] Vol. I. p. 115, ed. Morel.
[308] Lib. VII. tit. 2.
[309] Il _Codice Giustin._, lib. VII. tit. 6, la _Novella_ XXII. c.
12 dichiarano liberi gli schiavi che il padrone avesse abbandonati
infermi, mentre potea metterli in _xenonem_ se non avesse mezzi di
curarli.
[310] _Si quis res alienas, idest servum aut ancillam seu alias res
mobiles_.... Leg. 232.
[311] ASTOLFO, XIV; RACHIS, I. 3. 277.
[312] Che i villani fossero servi lo attesta la legge 284 di Rotari
dicendo: _Si servi, idest concilium rusticanorum, manu armata in vicum
intraverint etc._ Da questo testo alcuno volle dedurre, primo, che
esistesse qualche forma di Comune tra i villani; secondo, che anche
questi avessero il diritto delle armi sotto i Longobardi. V. FLEGER,
_Das Königsreich der Langobarden etc._ Lipsia 1851. Sarebbe la più
strana anomalia in un governo barbaro. _Concilium_ non mi suona altro
che intelligenza, congiura: e gli schiavi delle colonie americane,
quante volte afferrano le armi contro i padroni! e le afferrò Spartaco.
[313] ROT., 225. 226. Oggi in olandese _volvry_ vale pienamente libero.
Il semplice liberto diceasi _widerborn_, quasi rinato, _widergeboren_.
[314] PAOLO DIAC., lib. I. c. 13.
[315] _Eam pergat partem, quamcumque volens canonice elegerit,
habensque portas apertas etc._ Formulæ LINDENBR. 101.
[316] _Qui per impans, idest in volum regis, dimittitur._ ROT., I. 225.
[317] LIUTPR., IV. 5.
[318] _Leg._ IX.
* Carlo Hegel (_Storia della costituzione dei municipii italiani
dai Romani fin all'aprirsi del secolo_ XII) sostiene che anche la
popolazione romana era indissolubilmente sottoposta all'unico diritto,
nella qualità di aldj, dalla quale non poteano passare alla piena
libertà longobarda se non per una nuova manomissione. Il diritto
romano non fu punto riconosciuto per gran tempo, da poi entrò come
diritto di Corte, indi come diritto ecclesiastico, non però personale.
Più tardi fu concesso a singoli stranieri per privilegio, infine a
città e territorj interi. Nella legislazione di Liutprando la voce
_Langobardus_ abbraccia vincitori e vinti.
[319] ROT., 222.
[320] _Leg._ V. 19.
[321] _In venalitate hominum ad Paganas venumdantes gentes._ FANTUZZI,
_Monum. ravenn._, tom. V. dipl. 19.
[322] Il valore dei servi era in proporzione della capacità. Secondo
carte dell'archivio di Sant'Ambrogio di Milano, uno nel 721 è
venduto tre soldi d'oro; nel 725 una donna vende un fanciullo per
dodici soldi d'oro; nell'807 Totone, due fanciulli per trenta soldi
d'argento; nel 955 un fanciullo è valutato quanto un fondo di pertiche
quindici, tavole otto, che Valso negoziante cedeva ad Aupaldo abate di
Sant'Ambrogio. FUMAGALLI, _Delle istituzioni diplom._, II. 520.
Nell'archivio diplomatico di Firenze è l'apografo della vendita d'una
schiava col bambino, del 15 maggio 763, che reco per esempio:
_In Christi omnipotentis nomine, regnantes domini nostri Desiderio
et Adelgis, præcellent. regibus, anno regni eorum septimo et quinto,
quintadecima die mensis magii, ind. prima, scripsi ego Aboald notarius
rogatus ab Candidus, viro honesto et venditore, ipso præesente,
michique dictante, et subter manus suas signum sanctæ crucis facientes,
et testis qui subscriverent aut signa facerent, ipse rogavit._
_Constat me prænominatus Candidus venditor vindedisse et vindedimus
vobis Audepert et Baroncello germanis emptoribus, vindedimus vobis
muliere una nomine Boniperga qui Teudisada, una cum infantulo suo
parbulo, cujus adhuc dr. nomen dederit, quos in infinitum vobis pro
ancilla et servo vindedimus possidendum quatenus amodo in vestra
suprascriptorum Audepert et Baroncello vel heredum vestrorum maneat
potestate, et recipimus pretium nos qui supra Candidus venditor a vobis
emptoribus pro suprascripta muliere nomine Boniperga qui Teudisada, una
cum filio suo parbulo, inter bobes et auro inadpretiato sol. viginti et
uno, finitum pretium; et inter eis bono animo convinet in ea ratione,
ut si quis amodo nos qui supra venditor vel heredes nostros aut aliquis
homo contra hanc vinditionem nostram quandoque ire præsumpserimus,
te minime ab omne homine defensare potuerimus duplum pretium ad rem
melioratam, nos quoque venditor vel heredes nostri vobis emptoribus vel
ad heredes vestros reddituri promittimus._
_Actum Christi regno, mense et indictione suprascripta feliciter._
_Signum † manus Candido v. h. venditoris qui hanc cartulam fieri
rogavit._
_Ego Perideus testis rogatus †. Ego Adualdus testis rogatus †._
_Signum † manus Magnefridi actor testis._
_Ego q. s. Aboald notarius postradita complevi et emisi._
Il Lupo reca la vendita fatta nel 1064 da Enrico conte d'Almenno,
vivente a legge longobarda, ad un tal Signorello di Crema, d'un'ancella
di nome Maura, _natione Italie_, per trenta soldi d'argento, prezzo
finito: _Que suprascripta ancilla cum omnibus vestimenticulis ejus in
integrum a presenti die in tua et cui tu dederis tuisque heredibus
persistat potestate, jure proprietario nomine habendum et faciendum
exinde quicquid volueris._ Nel 924, Adalberto vescovo di Bergamo dona
ai canonici di San Vincenzo _de pertinentibus meis famulum unum nomine
Gis....... qui et Ruso vocatur, cum uxore sua Gariverga et filio suo
Petro, una cum vestimentola, et peculiariolum eorum, in ipsam canonicam
pistorem esse, et aliud servitium quot ministri ipsius canonice
jusserint, ad ipsos sacerdotes fatiendum; et perveniat a die presente
in jus et potestatem ipsorum fratrum, propter remedium et salutem
corporis et anime nostre_. E nel 976 il prevosto di Sant'Alessandro
commuta un servo con un altro, e coll'aggiunta di più di otto pertiche
di terra. _Cod. bergom._, II. 665. 137.
Nel Lupo stesso vi sono varie concessioni fatte dal padrone, massime da
vescovi, a qualche servo, di vendere o permutare alcun loro possesso.
Ivi, 59. 211. 261. 277. 559....
[323] GATTOLA, _ad Hist. Abatiæ cassinensis accessiones_, part. I. p.
71.
[324] MICHELE PIAZZA, _Storia sicula_, part. I. c. 47 e 111, part. II.
c. 17; GREGORIO, lib. V. c. 2, nota 15 all'anno 1375.
[325] Nel catalogo dei beni del vescovado di Lucca dell'VIII o IX
secolo, Philippus de Spardaco _facit angarias dies_ III _in hebdomada_;
Bappulo de Persiniano _facit angarias dies_ III _in hebdomada,
reddit vinum medietatem, oleum med., pullos_ IIII, _ovos_ XX; altri
_similiter_; Tachiprando _facit angarias hebdomadas_ XII _in anno_....
Omilio de Quesa _reddit vinum med. et lavore tertiam parte_; Felix de
Subsilonle _reddit med. granum el faba, et vinum anforas antiquam_ I
_et den._ XXVII.
[326] La condizione degli schiavi e i varj mestieri cui si applicavano,
ricevono gran lume dalla seguente carta di emancipazione e divisione
del 761, nelle _Memorie Lucchesi_, vol. IV. doc. 54:
_Notitia brevis, qualiter divisi ego Sunderat inter me et domino
Ferodeo episcopo homines de ista parte Arnu._
_In primis Asprandulo de Tramonte, Maurulo germano ipsius Aspranduli.
Rodulo, Magnipertulu Angari filii ipsius Roduli. Corpulo filio
Barinchuli maiure. Maricindula muliere Barinchuli. Corpula mulier
Alaldi. Gespergula filia Marcianuli minore. Sisula mulier Magnipertuli
de filio Roduli, cum filio suo Sisaldulo. Marcianulo de' Caracini.
Auripertulo filii ipsius Marcianuli minore. Maurulo filio Stephani
mediano. Candido caprario. Martinulo filio Marrioni de Salicano.
Candida soror ipsius Martinuli. Marinulo de Cincturia. Lartula mulier
ipsius Marinuli, cum tres infantos suos, uno masculo, et duæ feminæ.