Parvenze e sembianze - 8

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Come dopo la pioggia le vïole
S’abbattono e la rosa e ’l bianco fiore:
Poi quando al ciel sereno appare il sole,
Apron le foglie e torna il bel colore;
Cosí Prasildo a la lieta novella
Dentro si allegra e nel viso si abbella.
————
A dire la verità, strana e inaspettata riesce la deliberazione e la
ripetizione dell’atto generoso per cui Iroldo lascia Tisbina, che tanto
ama e da cui è amato tanto, a Prasildo, e fugge di Babilonia; ma al
Boiardo non bastava concludere, come il Boccaccio, senza prove
dell’amicizia seguita ne’ due cavalieri: al Boiardo bisognavano gli
epici tipi di amici perfetti, e Iroldo e Prasildo, personaggi della
novella di Tisbina, diverranno personaggi vivi e attivi del poema; e
incorrendo a gravi pericoli, per vicendevole salvezza a vicenda
s’esporranno alla morte.
————
Erano già due lunghi anni che Iroldo, rimeritato il liberale Prasildo
con lasciargli la parte dell’anima sua, andava pellegrinando e dolorando
pe’l mondo, quando un dí pervenne al paese d’Orgagna. Vi regnava
Falerina la trista, che era maestra di tutte le frodi e di tutti gli
incanti e all’ingresso d’un vago giardino manteneva un serpente voglioso
di carne umana: per questo nessun forestiero sfuggiva dalle lusinghe di
lei e poi dai denti del mostro. E anche il misero Iroldo fu preso
d’inganno, e da quattro mesi attendeva in carcere insieme con molti
miseri cavalieri e dame il dí della morte nefanda. Due vittime erano
destinate ogni giorno pe’l drago: un cavaliere e una dama. Ma Prasildo
fu in tempo ad apprendere, Dio sa come, la sorte che aspettava il suo
Iroldo, e camminando giorno e notte venne in Orgagna e propose gran
somma d’oro al guardiano di Falerina se gli liberava l’amico. Invano.
Con l’oro offerse sé stesso in cambio di vittima, e il guardiano
accettò, e Iroldo fu libero.
Tuttavia Iroldo voleva morire egli pure, perché il giorno che l’amico
dovea essere condotto alla belva, si mise in un boschetto presso a una
fonte ad aspettare ch’ei passasse di là fra i custodi, e contro di essi
egli voleva combattere solo. Aspettando piangeva, non già di sé, che
sarebbe perito da valoroso per amore fraterno, ma della sorte la quale
per sua cagione toccava a Prasildo; e Rinaldo, a caso in quel bosco,
l’udí lamentare e gliene chiese la causa.
Saperla e disporre il suo valore in premio e salute d’una cosí ferma e
santa amicizia fu un punto; fu un punto per lui scorgere la turba che
con a guida il gigante Rubicane traeva al supplizio un cavaliere e una
dama e piombare su quella e sbaragliarla. Ma di bei colpi fu capace
anche Iroldo, e la battaglia presto finita. La donna era Fiordiligi, che
aveva raccontata a Rinaldo la storia d’Iroldo e di Prasildo, e il
cavaliere era Prasildo; e i due amici si gettarono l’uno tra le braccia
dell’altro.
————
Damone e Pizia. Meglio, per riguardo all’origine della loro amicizia e
fratellanza, Iroldo e Prasildo rievocano a mente Gisippo ateniese e Tito
Quinzio Fulvo romano. Gisippo — ve ne rammentate? — come sa che Tito,
l’amico suo di giovinezza e di studi, è preso della bellezza di Sofronia
sua fidanzata, fa ch’egli l’ottenga per inganno in isposa. Ma poi,
quando, trascorsi molti anni, Gisippo arriva a Roma in povero stato e
crede che Tito non voglia riconoscerlo e a fin di morire s’incolpa
d’avere ucciso un uomo, Tito “per scamparlo dice sé averlo morto. Il che
colui, che fatto l’avea, vedendo, sé stesso manifesta, per la qual cosa
da Ottaviano tutti sono liberati....„
To’! — esclamerebbe adesso un piccolino Livingstone della storia
letteraria —: anche la novella ottava della giornata decima del
_Decamerone_ è una fonte dell’_Orlando Innamorato_! —, e con gli occhi
stanchi, che san le ricerche, ravvivati di nuova luce e di nuovo gaudio
suderebbe alla scoperta di prove.
Ma che prove! Potrà anche credersi che il Boiardo si ricordasse pur di
quest’altra novella; non per ciò l’analogia dell’invenzione, ch’è il
meno, ha alcuna importanza, se tra i due scrittori è tanto diversa la
potenza, l’attitudine, la fattura artistica, ch’è il piú. Vedete in
confronto di Iroldo e Prasildo, Gisippo e Tito. Questi sono d’animo
romano e di senno ateniese e son dotti, come scolari di Aristippo, a
sottomettere il sentimento alla ragione. Filosofi, tengono l’amicizia
per il piú gran bene; onde l’uno può cedere la sposa all’altro e l’altro
accettarla: l’uno viene a tanta liberalità perché le mogli non si
trovano con la difficoltà con cui si trovano gli amici; e l’altro
acconsente alla dedizione perché comprende di acquistare dall’amico suo
con l’amata donna la vita stessa, essendo egli per mal d’amore ridotto
quasi a termine di morire.
Vedete in confronto di Tisbina, Sofronia giovinetta.....
— E a che cosa giova tale studio?
Tardi giunge l’ironica domanda; alla quale per altro io so rispondere a
tempo che il Boccaccio non è Masuccio e né pure Matteo Boiardo è
Gianfrancesco Loredano, e che, almeno a mio parere, i classici non si
sono studiati e ammirati mai abbastanza.

¹ Masuccio Salernitano, novella XXI.
² _Novelle degli Accademici Incogniti_: par. II, nov. prima.
³ Ant Fr. Ghiselli, _Memorie di Bologna antica_, manos. nella R.
Bibl. Univ. di Bologna: T. XVI, all’anno 1579 (23 giugno).
⁴ Idem, anno 1576 (24 agosto). — Pellegrina era nata il 23 luglio
1564 (Cicogna, _Iscrizioni veneziane_, T. II, p. 211): andò dunque
sposa un mese piú che dodicenne.
⁵ Rinieri, _Diario_ (alla Bibl. Comunale di Bologna).
⁶ Ghis., T. XVII, anno 1583 (23 decem.); ’84 (14 aprile), e T. XVIII,
pagina 507.
⁷ Ghis., T. XVIII, 1588 (pagina 547 e seg.).
⁸ Firenze, Marescotti, 1581: in-8. Il Verino, “dottore ordinario e
lettor pubblico della filosofia e cittadino fiorentino„, dedicò
anche ad Ulisse Bentivogli una sua _Lezione dove si ragiona delle
idee et delle bellezze_.
⁹ _Il Ballarino di m. Fabrizio Caroso, diviso in due trattati_,
Venezia, Ziletti, 1681.
¹⁰ Pref. alle _Rime_, par. III: Bologna, Vit. Benacci, 1590: in-12.
¹¹ Ghis., T. XX, 16 agosto 1595.
¹² Cito il mio libro _Romanzieri e romanzi del cinquecento e del
seicento_, avvertendo il lettore che ne scrisse assai male il noto
critico Zannoni nel fasc. XXIV della _Nuova Antologia_ (1891), pag.
781-783. — Delle persone mascherate nella _Fuggitiva_ diedero i
nomi veri il Ghiselli, il Mazzucchelli, il Giordani ed altri, ma
non furono concordi a determinare quello dell’amante piú fortunato
di Pellegrina: che fosse Fl. Malvezzi dice il Montefani (_Spoglio
delle famiglie bolognesi_, ms. nella R. Bibl. di Bologna), fam.
_Bentivoglio_. — L’anno della morte di Pellegrina cercai
inutilmente nelle memorie e nei diari bolognesi. Il cavalier
Saltini, a cui mi rivolsi e a cui debbo grazie, suppone come
probabile il 1598 (estate) ed io tengo certa questa data, per piú
ragioni che sarebbe troppo lungo dichiarare. È curioso che il
marito e i figli della Bonaventura “adirono„ all’eredità de’ beni
di lei soltanto il 22 maggio 1615: ma forse fu perché si sopisse il
ricordo della sua fine. Infatti il notaio che redasse il rogito non
sapeva pur egli la data della morte di Pellegrina e scriveva:
_“.... cum multis annis iam elapsis ab intestato decesserit Ill. et
Ecell. dona Peregrina De Bonaventura et de Capellis....„_
(_Scritture della fam. Bentivoglio_: Archivio di Stato di Bologna).
¹³ Ghiselli, op. cit., T. XXVI.
¹⁴ Montefani, _Fam. Malvezzi_.
¹⁵ Galeati, _Diario_ (Bibl. Com. di Bologna), all’11 maggio 1618;
Ghiselli, T. XXII, al 23 dicem. 1611.
¹⁶ Galeati, op. cit.
¹⁷ Del Barbazza letterato e poeta e accademico Gelato, Incognito,
della Notte, etc., dissero anche troppo il Fantuzzi (_Scrittori
bolognesi_), il Mazzucchelli, l’Aprosio (_Biblioteca_, 1673, pag.
324-329); io, per il breve mio studio, credo d’aver detto
abbastanza pur essendomi dimenticato di ricordare che il Barbazza
fu anche autore d’un dramma — _Il Ratto di Proserpina_ — recitato a
Bologna nel 1640. Dimenticanza grave!
¹⁸ Lett. del Marini, ediz. 1673, pag. 269.
¹⁹ Vedi il Mazzucchelli e l’Aprosio (_Biblioteca_, pag. 324); e per le
relazioni tra il Marini e il Barbazza, il Menghini, _Vita e opere
di G. B. Marini_ (Roma, 1888).
²⁰ _Spira, appresso Henrico Starckio_, MDCXXIX, in-12. Ma non
_Roberto_, Robusto _Pogommega_. Errore gravissimo!
²¹ Galeati, _Diar._ (_Appendice_ I, pag. 8); Ant. Maria Carati, _Li
matrimoni contratti in Bologna, fedelmente estratti da’ loro
originali parrocchiali_, T. I (ms. alla Bibl. Com. di
Bologna). — Bianca ebbe in dote 40000 scudi.
²² Fra gli _Epitalami_ del Marini.
²³ Ghiselli, T. XXII, p. 525-529.
²⁴ Ghiselli, T. XVIII, pag. 370 e seg.
²⁵ Malvasia, _Felsina Pittrice_, p. IV, pag. 42.
²⁶ Ghiselli, T. XXIII, pag. 462-579. A stampa: _Breve descrizione
della festa nella gran sala del Sig. Podestà l’anno 1615, il dí 2
di marzo_: Bologna, Stamperia Camerale.
²⁷ Ghiselli, T. XXIV, pag. 567-573. Posidonio e Fr. Maria Tagliaferri,
_Diario_ (alla Bibl. Universitaria di Bologna), pag. 51-52;
Galeati, _Diario_, pagina 21.
²⁸ G. B. Guidicini: _I Riformatori dello stato di libertà della città
di Bologna dal 1394 al 1797_, T. III, pag. 47. Il Guidicini
trascrisse dal Ghiselli la relazione dell’assassinio del Pepoli;
errò ponendo il primo ferimento dell’Aldrovandi al 1620 anzi che al
1621. L’Aldrovandi fu ferito anche da Ugo e Giacinto Barbazza dopo
che il Pepoli fu ammazzato da Guido Antonio.
²⁹ Galeati, _Diario_, pag. 21.
³⁰ Ghiselli, T. XXIV, luogo cit.
³¹ Galeati, _Diario_ pag. 112.
³² Ghiselli, T. XXVI.
³³ _Canzone del Sig. Cav. Andrea Senatore Barbazza in morte della
Contessa Bianca Bentivoglio defonta li 29 ottobre 1629_: ms. nella
Bibl. Com. di Bol. — A stampa: Bologna, 1631: in-4.
³⁴ Guidicini, op. cit., pag. 52.
³⁵ Gregorio Leti: _Lettere sopra differenti materie_ (Amsterdam, 1700:
in-8) T. I, 30. — Una volta per sempre: Moreri, _Dizionario_;
Niceron, _Mémoires_ T. II, pag. 359-379.
³⁶ G. L. _Lettere_, T. I, 32.
³⁷ _Lettere_ cit., T. I, 21.
³⁸ _Lett._ cit., T. I, 24.
³⁹ _Lett._ cit., I, 13.
⁴⁰ Gr. Leti, _Lettere_, I, 195; Larousse, _Grand Dictionnaire
Universel_.
⁴¹ Larousse, op. cit.; — _Les Illustres Avanturieres dans les cours
des princes (Cologne, chez Pierre du Marteau, 1706_) pag. 41; pag.
48.
⁴² Gr. Leti, _Lettere_, I, 197.
⁴³ _Lett._ cit., I, 199.
⁴⁴ _Lett._, cit., I, 206.
⁴⁵ Larousse, op. cit.
⁴⁶ Leti, _Lett._, I, 203.
⁴⁷ _Lett._ cit., I, 221.
⁴⁸ _Lett._ cit.; luogo cit.
⁴⁹ _Lett._ cit., I, pag. 226-229.
⁵⁰ _Lett._ Cit. T. II, pag. 36; pag. 583-584. Anche: Pref. alla
_Monarchia di Luigi XIV_, di G. L.
⁵¹ _Lett._ cit., T. II, pag. 45 e seg.
⁵² _Il Puttanismo Romano nuovamente ristampato, con l’aggiunta d’un
dialogo tra Pasquino e Marforio sopra lo stesso soggetto, et
insieme con il Nuovo Parlatorio delle Monache — Satira comica di
Baltassaro Sultanini Bresciano_ — Londar (sic) per Tomaso Buet,
1669.
⁵³ Leti, _Lett._, II, pag. 318-323.
⁵⁴ .... _e Pasquino morto risuscitato_, senza luogo e nome di stamp.,
1668: in-12.
⁵⁵ Colonia, Antonio Turchetto, 1676: in-12.
⁵⁶ Leti, _Lett._, II, 3. — _Critica, storica, politica, morale,
economica e comica su le Lotterie antiche e moderne_, Amsterdam,
1697.
⁵⁷ _Lo scolare, Dialoghi di Annibale Roero, l’Augusto Intento, ne’
quali con piacevole stile a pieno s’insegna di fare eccellente
riuscita ne’ piú gravi studi, et la maniera di procedere
honoratamente._ Pavia, G. B. Dismara, 1604: in-8.
⁵⁸ _Della Carrozza di ritorno, o vero dell’esame del vestire e costumi
alla moda, di Giovanni Tanso Mognalpina_ (Agostino Lampugnani):
Milano, Lodovico Monza, 1650; in-12., pag. 47. Mi giovò anche la
_Carrozza da Nolo_ dello stesso: Venezia, Zenero; 1648: in-12. A
proposito delle mode parigine del suo tempo il Marini scriveva una
lettera curiosa a don Lorenzo Scoto. Vedi _Lettere del M._ (ediz.
1627), pag. 177. Delle mode femminili “attraverso i secoli„ scrisse
articoli la _Contessa Lara_ nel periodico _La Tavola Rotonda_
(1891-92): vedi in proposito il n. 8. Anche: A. Robida, _Mesdames
nos aieules_, Paris, Librairie Illustrée, 1890.
⁵⁹ Cosí Carlo Celano negli _Avanzi delle Poste_.
⁶⁰ Ghiselli, op. cit., T. XXX, pag. 232.
⁶¹ Vedi la _Storia del Giorno di G. Parini_ scritta da G. Carducci.
⁶² Cicogna, _Iscrizioni Veneziane_, I, 135.
⁶³ Non tutte queste opere furono stampate. Cicogna, op. cit.
⁶⁴ Ang. Aprosio, _La Biblioteca Aprosiana_ (Bologna, Manolessi, 1673),
pag. 173; Tarabotti, _Lettere_, p. 207.
⁶⁵ Arc. Tarabotti, _Lettere famigliari e di complimento_: Venezia,
Guerigli. 1650: in-12.
⁶⁶ Fu stampata con la _Controsatira_ del Torretti prima dal Sarzina
nel 1638, poi a Siena dal Bonetti nel 1656 insieme con la _Censura_
del Sesti e l’_Antisatira_ della Tarabotti.
⁶⁷ Aprosio, op. cit., pag. 168.
⁶⁸ _Antisatira_, Venezia, Valvasense, 1644: in-12; ediz. cit. del
1656, pag. 54.
⁶⁹ Aprosio, op. cit., pag. 168.
⁷⁰ Tarabotti, _Lett._, pag. 168.
⁷¹ Aprosio, op. cit., pag. 169.
⁷² Tarabotti, _Lettere_, pag. 313 e pag. 30.
⁷³ Tarabotti, _Lettere_, pag. 315 e pag. 157.
⁷⁴ Tarabotti, _Lettere_, pag. 273 e pag. 298.
⁷⁵ G. F. Loredano; _Lettere_ (Bologna, Longhi, 1674: in-12.), p. 182.
⁷⁶ Venezia, Guerigli, 1630-1636: in-8. Un cenno di questo libro dié
anche il Cantú: _Della letteratura italiana esempi e giudizi_, pag.
353.
⁷⁷ _La rigogliosa_ — “Niuna il venti et ottesimo anno passato avea né
era minor di diciotto.... Delle quali la prima, e quella che di piú
età era, Pampinea chiameremo„. (_Introd. al Decam_.)
⁷⁸ Πᾶν ϕίλος = tutto amoroso.
⁷⁹ νέη ϕίλη = giovinetta amorosa.
⁸⁰ Amante del canto. — Nella favola, Filomena “con giudizioso
procedimento„ avvertí Progne della colpa di Tereo.
⁸¹ Διώνεος = venereo.
⁸² Αἱμυλία = lusinghiera.
⁸³ Proemio al _Filostrato_.
⁸⁴ Camillo Antona Traversi nelle note al Landau — _Giovanni Boccacci,
sua vita e sue opere_ — pag. 548.
⁸⁵ Laura = Dafne. Forse perché per “mutar vesta„ Lauretta “disse sí„ a
un amante dal quale ora vorrebbe rifuggire come già la debole Dafne
fuggi da Apollo (v. pag. 193).
⁸⁶ Didone, la tradita.
⁸⁷ Lo stesso nell’opera cit., pag. 316.
————
*ERRORI DI STAMPA.*
_Seppelita_, pag. 50; _invitare_, pag. 73. In alcune copie a pag. 129 si
legge, nella seconda riga, _1634_ in vece di _1654_.
————


_Finito di stampare_
_il dì 2 maggio MDCCCXCII_
_nella tipografia di Nicola Zanichelli_
_in Bologna_.


Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo
senza annotazione minimi errori tipografici. Le correzioni indicate a
pag. 223 ("Errori di stampa") sono state riportate nel testo. Sono stati
corretti i seguenti refusi (tra parentesi il testo originale):
66 — fossero condotti alla Conciergerie [Congerie]
84 — immuni “da [mancante nell’originale]
85 — vedrebbe di stabilire [stabibilire]
95 — gentiluomini [gentitiluomini]
101 — lo Spagnuolo [Spagnnolo]
189 — per me [m’è] s’è conosciuto
224 — e di senno ateniese [atienese]
224 — Matteo Boiardo [Boiardi]
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