Parassiti: Commedia in tre atti - 11

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Giovannini, nelle indovinate macchiette del segretario del Commendatore
quello, questi del violinista. La signora Galli....
Sono in debito verso i miei lettori di alcune parole su questa giovane
e simpaticissima attrice.
Io dissi, vedendola in quella parte di diavoletto brioso de _La dame de
chez Maxim_, che se avesse avuto nelle parti serie tanta compostezza
ed efficacia, quanta birichineria aveva in quella _pochade_, questa
giovinetta, dal personalino flessibile ed elegante, doveva esser
giustamente salutata per una attrice assai assai meritevole.
Le recite della stagione mi hanno fatto pensar di sì. La
interpretazione del carattere di _Rina_ nei _Parassiti_ mi fa certo che
non mi sono ingannato. E ci ho piacere per lei e per l'arte drammatica.
Domani si replica _Parassiti_, ed è l'ultima recita della stagione.
VALENTINO SOLDANI[54].
*
* *
... Quante feste, quante dimostrazioni di simpatia e di stima avrebbe
avuto il nostro Camillo Antona-Traversi se avesse potuto assistere
giovedì e sabato alle recite dei suoi _Parassiti_! I tre _atti_, di cui
si compone il lavoro, divertirono e interessarono. Egli ha dipinto con
efficaci colori un _ambiente_ corrotto che esiste nel nostro secolo: ha
dato alla scena dei personaggi bene scolpiti, felicemente delineati:
ha scritto scene piene di _humour_, di brio, di fine osservazione.
La figura che campeggia nel lavoro, quella di Don Gennaro Gaudenzi, è
maravigliosamente tratteggiata, artisticamente lumeggiata[55].
*
* *
All'_Arena Nazionale_ fu ieri sera recitata la commedia, in 3 atti,
_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.
Si è tanto parlato di questo lavoro, che a tutti ieri sera pareva di
conoscerlo.
La commedia, in cui — come nelle _Rozeno_ — Camillo Antona-Traversi
fa una pittura di un certo mondo equivoco, rivela belle qualità di
osservazione e le attitudini singolari che l'autore ha a scrivere per
il teatro.
Vi furono applausi e _chiamate_ agli attori a ogni _atto_. E domani
sera — ci si annunzia — la commedia sarà replicata per chiusura della
stagione[56].
*
* *
A GENOVA.
_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi al «Teatro Paganini».
Luigi Capuana — cioè, un artista e un critico d'arte — scrivendo
all'autore di questi _Parassiti_ diceva: «Potete essere orgoglioso di
avere scritto un lavoro di schietto carattere italiano, divertente,
interessante, pieno di vita e intensa comicità».
Sfrangiato di quel di più che ci può essere, ed è quasi naturale che
ci sia, in una lettera confidenziale, il giudizio è tale che ci si
potrebbe sottoscrivere. E specialmente tutto bisognerebbe sottoscrivere
là dove il Capuana dice: «Potete essere orgoglioso di avere scritto un
lavoro di schietto carattere italiano». È la bella, la sana commedia di
carattere, una figliuola minore di quella catena che va da _Don Marzio_
a _Cantasirena_, quel _Cantasirena_ di _Baraonda_ che è lontano parente
del commendatore avvocato _Gaudenzi_, niente commendatore e tanto meno
avvocato.
La commedia stampata sulla copertina porta per titolo _Parassiti_:
sui manifesti — o sbaglio? — ho letto _I Parassiti_: quell'_I_ era di
troppo. Intesa, come caso speciale, come rappresentazione di vita, come
visione di un determinato carattere, _Parassiti_ è una bella commedia,
che fa sorridere e ridere senza nemmeno rasentare il luridume di molta
produzione comica odierna. È scritta italianamente ed è piena di sapor
comico: di una comicità non così intensa, come pare al Capuana, ma di
una comicità garbata e graziosa.
Sicchè il pubblico del _Paganini_ ha battuto le mani, si è divertito,
ha chiamato più volte gli attori alla ribalta. E gli attori hanno fatto
tutti il dover loro. Calabresi, il protagonista, è stato magnifico
nel trucco, nella dizione, nella interpretazione fresca e vera del
carattere; la Galli è stata vivace e mordace, e il Giovannini — ecco
un bravo ragazzo che farà del cammino! — ha dato molto rilievo a una
macchietta di violinista polacco[57].

_Parassiti_ al «Paganini».
Il titolo vasto comprensivo della commedia lascerebbe credere che si
tratti di un lavoro dalle linee e dalle proporzioni grandiose.
I tre _atti_ di Camillo Antona-Traversi appajono invece assai snelli
e spediti, e lo studio _d'ambiente_ si svolge in un campo troppo
ristretto per avere gran forza di sintesi. L'autore, accingendosi a
scrivere questo lavoro, aveva forse dinanzi a sè una visione più ampia
di vita. I personaggi che egli voleva ritrarre erano numerosi, gli
episodii che si proponeva di svolgere varii e complessi. A poco a poco,
forse per le esigenze medesime della scena, rimpicciolì il quadro,
condensò l'azione, trascurò lo studio dei tipi secondarii, non ponendo
in piena luce che un solo carattere, quello del _commendatore Gennaro
Gaudenzi_.
Se è dovere della critica rilevare questo difetto d'origine, è però
anche giusto tener conto dei pregi ragguardevoli della commedia; nella
quale, come, del resto, nelle precedenti del Traversi, sono visibili le
impronte d'un ingegno che non s'arresta alla superficiale osservazione
dei fatti; ma che di questi sa sorprendere e penetrare l'intimo
significato.
Il dialogo della commedia, ad esempio, è assai colorito e vivace, non
scevro di frizzante ironia: certe scene, certe situazioni rivelano la
tecnica e il gusto di un vero maestro.
Il _commendator Gennaro Gaudenzi_ è un tipo finemente studiato, reso
con brio, arguzia, comicità.
Ha un torto solo: quello di essere un po' troppo... prossimo parente
di un altro... commendatore, il Matteo Cantasirena della _Baraonda_ di
Rovetta.
L'esecuzione della commedia fu ottima da parte del Calabresi, lodevole
da parte della Galli, della Spano, del Piperno e degli altri.
G. A.[58]

_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi al «Paganini».
Non è la prima volta che si veggono posti sulla scena come a una
gogna i farabutti in guanti, che nella commedia della vita si sogliono
chiamare coi titoli di avvocato o di commendatore o di onorevole, e
soltanto nei dialoghi intimi alcuni si azzardano a chiamare affaristi;
fino al giorno, che giunge soltanto per i più sventurati, in cui un
colpo mal riuscito discopre il loro giuoco, tronca la buona fama...
e basta; perchè, quanto alla loro vita comoda e parassitaria, essi
sanno conservarsela: bisogna che siano molto, ma molto sfortunati, per
soffrire un po' di carcere preventivo, con tutti i riguardi, i buoni
bocconi e i sigari avana.
Dai drammi di Paolo Ferrari ai Corvi del Becque, al _Matteo
Cantasirena_ del Rovetta, simili figure son passate alla luce della
ribalta; ora come personaggi principali, scopo dell'opera, più
spesso in seconda linea, ma visibilissime per quella loro impronta di
sfacciataggine, d'intrigo, di egoismo che subito le distingue.
Il _commendator Gaudenzi_ di Camillo Antona-Traversi è di costoro.
Sta a Roma, si sa. È _abituè_ di Aragno, s'immagina. Ha un degno
segretario, che segue le sue orme. Ha un degno figlio, che imita il suo
esempio. Ha una povera diavola di moglie. Ha una testina di figliuola
intelligente e astuta come il padre, fredda e opportunista, imperiosa e
tenace nei propositi.
Ogni uccello fa il suo verso: il Gaudenzi trova nuovi mezzi di
sfruttamento con le solite astuzie: suo figlio divorzia dalla moglie
quando non c'è più da smungere e sposa una ricca e fischiatissima
cantante: la figlia rinuncia a un ricco matrimonio... perchè s'accorge
che il fidanzato è un debole e cederà alla volontà del padre, ch'è
ostile.
Un giorno, sopra tutto questo tessuto d'impostura ordito coi soliti
paroloni, scoppia una bomba... giornalistica. Il Commendatore lascia
il suo segretario negli impicci, ma con an ottimo consiglio, che suona
su per giù così: «Non dica ch'io lo lascio solo: a Roma basta voltarsi
attorno per trovare quanti... amici si voglia»! E padre e figlia
s'imbarcano per una grande _tournée_ artistica, a spese di un celebre
violinista esotico.
Dato l'argomento, costretto in un tema fisso esteticamente antipatico,
benchè ispirato da un alto intendimento morale, il lavoro è ottimo:
bene sceneggiato, ben dialogato; e, sopra tutto, coi caratteri
nettamente coloriti, senza troppa esagerazione, con sano verismo.
Dunque, non siamo all'altezza delle _Rozeno_, perchè, fin dal primo
momento in cui la commedia fa ideata, mancavano gli elementi per
giungere alle _Rozeno_; ma siamo all'altezza di un piccolo concetto
perfettamente reso.
Il pubblico approvò pienamente e approverà sempre una simile commedia,
che lo interessa, lo convince, lo fa ridere, lo rende superiore nel
disprezzo, gli cerca un incoraggiamento a combattere quella genia di
malviventi: l'incoraggiamento non può mancare.
In fine, un bravo di tutto cuore agl'interpreti. Il Calabresi fece una
delle sue creazioni. A sentirlo nei _Parassiti_, sembra l'artista nato
per i _Parassiti_, come nel _Lucifero_ di Butti pareva l'artista nato
per il _Lucifero_.
A. B.[59].
*
* *
A TRIESTE.
«Fenice». — _Parassiti, commedia in 3 atti di_ C. Antona-Traversi.
La nuova commedia è piaciuta al pubblico sinceramente: ci furono tre
chiamate agli attori dopo il _primo atto_; quattro dopo il secondo; tre
alla fine.
Con questi _Parassiti_, Camillo Antona-Traversi ha impugnato la sforza
dell'autore satirico, ha dipinto al vivo un ambiente di farabutti,
di cinici, di degenerati, che vivono allegramente di ripieghi, di
transazioni, facendo credere di aver del danaro mentre non ne hanno,
promettendo con la sicurezza di non poter mantenere, cogliendo a volo
l'occasione per speculare loscamente, senza coscienza, senza dignità
umana, avendo a solo nume l'inganno, la frode.
Nella commedia, dalle linee comiche, si cela un concetto serio:
il sorriso dei personaggi nell'autore è amarezza. Il sedicente
commendatore e sedicente avvocato _Gennaro_ _Gaudenzi_, protagonista
della commedia, impersona una famiglia sociale della peggiore schiuma
dei farabutti; paga l'imposta in ragione di 10.000 franchi l'anno di
rendita per parere ciò che non è, e sa turlupinare perfino l'usciere
che viene a fargli il sequestro: vuol maritare la figlia promettendo
una dote che sa di non poter dare; e in quanto al cespite principale
dei suoi guadagni, egli lo ricava speculando sui disastri delle varie
parti d'Italia. Egli aspetta al varco i terremoti, le alluvioni, le
inondazioni, le pubbliche calamità d'ogni specie: si fa creatore d'un
Comitato di beneficenza, assieme al proprio segretario — che sta a
lui nel rapporto proporzionale come _Ludreto_ sta a _Ludro_ — cerca un
presidente fra una persona cognita in paese, e in quanto al rendiconto
è un altro affare. I denari sfumano; e, se si può, si cerca ripiegare
tappando i buchi con qualche _matinée_ di beneficenza.
Il primo _atto_ presenta subito con molta maestria e con molta arguzia
il _tipo_ che vedremo poi agitarsi in tutta la commedia. Peggio che
parassiti, sono farabutti questi protagonisti dell'Antona-Traversi. Ma
la loro pittura è fatta artisticamente.
L'_atto primo_, come presentazione di ambiente e di caratteri, è il più
bello: il secondo, pur essendo meno artistico del primo, piace per la
grande vivezza che vi scorre; il terzo ci sembra inferiore agli altri:
la discesa di _Gennaro Gaudenzi_ è forse troppo rapida e impreparata;
e ci si domanda perchè un uomo che in tutta la vita non ha fatto altro
che trovare ripieghi non ne trovi un altro che salvi lui, e in lui la
sua apparenza di dignità, meglio che non lo faccia quella repentina
partenza con una coppia di virtuosi... di musica.
Ma sono nei questi, che non sminuiscono la bellezza del complesso
scenico, in cui l'azione corre via snella e diritta; e l'interesse, pur
con mezzi semplici, è ottenuto e perdura durante tutto lo svolgimento
del quadro. Certo, se qualche cosa nuoce nella commedia, come la
udimmo iersera, è la trasposizione dell'_ambiente_ — da napoletano a
veneziano — che la riduzione nel linguaggio vernacolo rende necessaria.
L'autore dipinge argutamente certe finezze di alcuni strati sociali del
Napoletano; e queste finezze, trasportate a Venezia, perdono alquanto
del loro vero colore, per quanto la traduzione sia fatta con cura
amorosa.
A questo vizio, che vorremmo dire di origine, nella riduzione
veneziana, è compenso però la recitazione bellissima di Ferruccio
Benini: recitazione intelligente, colorita, caratteristica, nonchè
l'omogeneo e affiatato complesso degli altri esecutori, fra i quali
meritano lode la signora Dondini-Benini, che si distinse al _secondo
atto_, le signore Gasparini e Marussig, e gli attori Ferri, Gasparini,
Zambuto.
Il successo schietto e caloroso riportato da i _Parassiti_ procurerà a
questa commedia buon numero di repliche[60].

«Teatro Fenice».
Certamente più omogeneo, più sereno, più indovinato, più elaborato
lavoro che i suoi _Fanciulli_ e la sua _Danza macabra_, ci ha dato
Camillo Antona-Traversi coi _Parassiti_, che ieri comparvero sulla
scena per opera della _Compagnia Benini_ e si delinearono in tutto le
loro tinte crude e comiche insieme.
Ci troviamo dinanzi a quei tipi equivoci, ricercatori instancabili di
espedienti loschi per poter sostenersi e salire, per poter mascherare
la propria ripugnanza all'onesto lavoro, all'onesto guadagno: tipi
forse non del tutto nuovi nel teatro, nei loro tratti generali; ma
che qui si svolgono in _ambienti_ più intimi, più famigliari quasi,
ed emergono per mezzi più sottili, più curiosi. Di solito, ci furono
mostrati gli speculatori della politica; qui abbiamo, tra varj
parassiti di minor conto, gli sfruttatori della beneficenza.
Il protagonista, un commendatore che si era conferito da se la
commenda, è l'uomo dall'imperturbato cinismo che, si può dire, vive
con tutta la sua famiglia a spese delle sottoscrizioni di beneficenza:
è stata molto ben trovata e presentata dall'Antona-Traversi la losca
risorsa di codesto suo personaggio di aspettare al varco tutte le
disgrazie e di farsi promotore di Comitati di soccorso...
La cinica figura di questo _parassita_, privo di qualsiasi scrupolo, è
dipinta molto bene: è quella che campeggia nella commedia, che le dà
il tono che particolarmente interessa; e Ferruccio Benini, dal canto
suo, ne fece una assai felice creazione, con atti e con gesti mettendo
in giusto rilievo tutti i lati necessariamente ambigui dell'individuo;
i suoi consensi con gli altri parassiti, i suoi contrasti con gli
ingenui, cui è legato.
Come impasto dei personaggi, i _Parassiti_ sono in modo non comune
riusciti, e dànno luogo a scene molto efficaci, che tanto più colpirono
per una recitazione sotto ogni riguardo commendevole di affiatamento
e correttezza. Nella scena finale del _secondo atto_, concitatissima,
la fusione degli attori, nel dialogo di necessità assai mosso, era
perfetta, facendosi notare e applaudire singolarmente la signora
Dondini Benini per la sua bella vibrazione drammatica.
Con essa, e col Benini, che — ripetiamo — si fece ammirare per la
forte sua creazione, si distinsero pure il Mezzetti, il Conforti, il
Ferri, lo Zambuto, il Gasparini, la Accardi, la Gasparini, la Marussig,
le quali ebbero più che altro parti passive. Il pubblico applaudì
alla fine di ogni _atto_ alla commedia e agli attori, che dovettero
comparire più volte al proscenio.
_Parassiti_, insomma, come elaborazione artistica in sè e come riflesso
d'interesse sul pubblico, è commedia tra le buone del povero teatro
italiano, è commedia che deve reggersi bene: la _Compagnia veneziana_,
che la eseguisce tanto accuratamente, non la lascerà certo all'unica
rappresentazione[61].

«Teatro Fenice». — _Parassiti_ commedia di Camillo Antona-Traversi.
L'implacabile adoratore della classificazione, uscendo iersera dalla
«Fenice», si sarebbe affaticato abbastanza se si fosse posto in capo
di trovare la casella giusta per il nuovo lavoro del forte ingegno di
Camillo Antona-Traversi, apparso in appropriata veste dialettale sulle
scene di questo teatro.
È una commedia a tesi? No, assolutamente. Una presentazione di
caratteri? Un pochino. Uno studio d'ambiente? Forse, piuttosto.
«Parassiti» è una commedia difficilmente classificabile; ma, in
compenso, è un lavoro teatrale divertente e vitale.
Non già che ci sia della novità nel nocciolo, o negli episodi parziali:
la commedia non ambisce di essere dispensatrice d'un nuovo verbo, di
logorare il cervello dell'uditorio con della psicologia: se proprio ce
n'è di questa, è certo di quella spicciola, minuta.
Niente tirate rettoriche, colpi di scena; e, grazie al cielo, anche
la minaccia del pianoforte, che in tutti i _tre atti_ mostra i denti
al pubblico, si contenta di restar tale; e, per chiudere la serie dei
negativi — e questo è il più importante — niente convenzionalismo.
La sceneggiatura rivela la mano abilissima: il dialogo scorre sciolto e
naturale.
L'esecuzione fu splendida nel complesso, mirabilmente affiatata e
vivace. Insuperabile il Benini, che presentò il tipo principale da pari
suo, cioè espressivamente vero.
Accanto a lui la gentile Dondini Benini ebbe grande campo di emergere e
di far rilevare doti di artista efficace, raggiungendo grandi effetti
nella scena finale del secondo atto. Eccellente la Marussig nella sua
partuccia, e così il Mezzetti, il lepido Conforti, la De Velo Accardi e
gli altri tutti. Il successo fu molto accentuato per la commedia e per
gli artisti, ch'ebbero in complesso una decina di chiamate[62].
*
* *
A PALERMO.
_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.
La nuova commedia in tre atti, _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi,
iersera, recitata dalla _Compagnia drammatica Vitaliani_, fu accolta
con applausi a ogni atto dal pubblico che era accorso numerosissimo,
poichè vivo è ancora il ricordo del successo delle _Rozeno_ e dei
_Fanciulli_.
Il prof. C. Antona-Traversi con questa sua commedia ha riprodotto
alcuni tipi della società moderna, i quali riescono a vivere
comodamente, senza il vero e proprio lavoro, speculando sull'altrui
ricchezza, sulle feste di beneficenza, e accettando senza scrupoli
qualsiasi transazione con la moralità e la dignità, pur di godersi la
vita.
La pittura dell'_ambiente_ è indovinata: i tipi sono veri, riprodotti
con sincerità ed evidenza; il dialogo spontaneo, vivace, elegante,
briosissimo, spesso di un umorismo assai caustico; grande la maestria
nella tecnica.
L'esecuzione fu iersera lodevolissima.
Carlo Duse rese alla perfezione, per il trucco e per l'incarnazione,
il personaggio principale; Gemma Farini recitò con molta grazia e
disinvoltura; la Guidantoni ammirabile per semplicità e correttezza;
il Sainati veramente ottimo: bravissimi la Campi, la Delfini, la
Giansanti, Pezziuga, Grisanti, De Velo, Grisostomi[63].

Olympia.
_Parassiti_, la splendida commedia di Camillo Antona-Traversi, ebbe
un successo completo, perch'essa mostra, con mirabile verità, alcuni
tipi della moderna società; tipi di speculatori che vivono alle altrui
spalle, senza il benchè menomo sentimento di moralità e onestà.
I personaggi sono veri e il dialogo scorre facile e piacevolissimo, non
smentendo la oramai celebrata fama dell'autore delle _Rozeno_.
L'esecuzione fu lodevole oltre ogni dire, specialmente da parte di
Carlo Duse e Gemma Farini. Bravissima la Guidantoni e anche tutti gli
altri.
La bella produzione ci si assicura verrà replicata[64].
*
* *
A PADOVA.
«Teatro Garibaldi». — _Parassiti_.
Il commendatore avvocato don Gennaro Gaudenzi — è così ch'egli ora si
fa chiamare, usurpando titoli che non gli spettano — è quello che si
dice un bel tipo: senza un soldo di rendita, senza un impiego, trova il
modo di campar la vita: dopo aver fatto il comprimario, l'impresario,
il segretario comunale in un paesello, ha voluto tentare la gran via
ed ò venuto a Roma, dove vive di espedienti. I Comitati di beneficenza
sono la sua specialità...
1900.
*
* *
La commedia del prof. Camillo Antona-Traversi rivela fin dalle prime
scene la fattura scenica di mano maestra. Il dialogo spigliato,
vivido, colorito, arguto, non dà mai allo spettatore un sol momento di
stanchezza.
La satira è sempre viva, mordace; e, quello che più conta, sferza
piaghe che sanguinano e che ammorbano veramente la nostra società.
I caratteri sono dipinti con grande amore: qualcuno vi è soltanto
adombrato: qualcuno sembra, a prima vista, non del tutto evidente; ma
tutti stanno da principio, e si conservano sino alla fine, nella loro
vera luce.
Concludendo: il nuovo lavoro del prof. Traversi piace e deve piacere.
Il pubblico padovano fece benissimo viso a _Parassiti_ e applaudì,
convinto, ogni _fine d'atto_.
L'esecuzione fu impeccabile: _Gaudenzi_ resterà nel repertorio di
Oreste Calabresi come una delle sue più brillanti creazioni: benissimo
la signorina Galli, _Rina_; sempre brava la signora Vestri, buoni tutti
gli altri.[65]


NOTE:

[1] «Felici splendido successo, abbracciamoti di tutto cuore». YAMBO,
SINIMBERGHI, LIBERATI, STANISLAO MANCA, LUCIO D'AMBRA.
«_Gaudenzi_ e _Naldini_ ottimamente. Amici festanti». MISS-STOWER.
_Chiamate_ ogni _atto_. Grande successo _tipo_ Calabresi e _macchietta_
Leigheb». BUFFI. (_Amministratore della Compagnia C. Leigheb e V.
Reiter_).
[2] _Il Signor Pubblico_, an. III, n. 29; _Roma_, 22 luglio 1899.
[3] _La Tribuna_, an. XVI, n. 203; _Roma_, lunedì 24 luglio 1899.
[4] _«Ma chi è!»_, _Roma_, 15 ottobre 1899.
[5] An. XI, n. 14; _Roma_, 2 agosto 1899.
[6] La commedia cui allude il Capuana s'intitola _Il cavalier Pedagna_.
Recitata, alcuni anni dopo, in siciliano, da =Giovanni Grasso=,
conseguì ovunque successo magnifico.
[7] _Milano_, 3-4 novembre 1899.
[8] _Gazzettino dell'Arte drammatica e lirica_, an. XI, n. 19; Roma, 17
novembre 1899.
[9] «=Manzoni=. — Molto pubblico, ieri sera, alla replica dei
_Parassiti_. Il successo fu migliore per la commedia e si mantenne
sinceramente entusiastico per l'attore Calabresi». (Dalla _Sera_,
domenica 5 — lunedì 6 novembre, 1899).
[10] «=Manzoni=. — Stasera, terza replica di _Parassiti_. Chi non
è stato a udir Calabresi nella parte del Comm. Don Gennaro Gaudenzi
non si lasci sfuggire la bella occasione offertagli dalla replica di
stasera». (Dalla _Sera_, lunedì 13 — martedì 14 novembre, 1899).
[11] _La Tribuna_, an. XVIII, n. 210; _Roma_, lunedì 30 luglio, 1900.
[12] _Il Giorno_, an. II, n. 210; _Roma_, lunedì 30 luglio, 1900.
[13] _Il Messaggero_, an. XXII, n. 209; _Roma_, domenica 29 luglio,
1900.
[14] _Gazzettino dell'Arte drammatica e lirica_, an. XII, n. 18;
_Roma_, 3 agosto 1900.
[15] _Il Nuovo Fanfulla di Roma_, an. I, n. 205; lunedì 30 luglio, 1900.
[16] _Il signor Pubblico_, an. IV, n. 31; _Roma_, 4-11 agosto 1900.
[17] =Adolfo Re-Riccardi= mi telegrafava gentilmente, la sera della
prima recita, in questi termini:
«_Parassiti_ iersera Torino enorme successo. Replicasi. ADOLFO».
[18] Ne fa fede questo caro _bigliettino_ mandatomi, subito dopo la
recita, dalla santa anima buona di =Luigi Süner=, rapito, or non è
molto, al riverente affetto degli amici e degli ammiratori della sua
arte fine, aristocratica, sincera:
«_Caro Camillo_,
_1.º atto_: — una chiamata a Calabresi. Una chiamata finale. — _2.º
atto_, 2 chiamate finali. — _3.º atto_, una chiamata finale.
Esecuzione splendida. Calabresi e la Galli, divinamente: gli altri
lodevolissimi.
La commedia è piaciuta; e io mi rallegro che sia stata applaudita
nella difficile _Arena Nazionale_. Si ripete sabato.
Rallegramenti dagli amici tutti. Ti stringe la mano il tuo
LUIGI SÜNER».
[19] Leggansi queste affettuose parole del =Süner=, onde il cuore non
ebbe, e non avrà mai, l'uguale:
_Firenze, 26 luglio._
«_Mio carissimo_,
Figurati! — Il cuore della stampa risplende: la critica si mostra
memore del suo idolo! Ho passato un angosciosissimo momento:
questa mattina, tutta la mia angoscia si è sciolta nell'abbraccio
caldissimo che ti mando! Tuo sempre
L. SÜNER».
[20] Esito _Parassiti_ ottimo; — primo atto, due chiamate; secondo,
tre; ultimo, due. Congratulazioni affettuose. — DUSE.
[21] «Sorte migliore potrà avere la commedia — che palesemente deve
essere costata un lungo e coscienzioso studio all'autore — dinanzi
a pubblici meno esigenti... Ma, in tal caso, l'Antona — Traversi
dovrà temere un altro guajo: gli mancherà l'interpretazione di Oreste
Calabresi, il modesto attore di qualche anno fa, il grande artista
d'oggi, il quale è tornato fra noi più squisitamente efficace, sobrio,
comico, e, vorremmo dire, gustoso che mai. La serata di ieri è stata
per lui un trionfo, un meritato trionfo.
AM».
(_Il Secolo; Milano_, 4-5 novembre 1899).
«Io credo che l'autore, prima di scrivere la commedia, avesse già
pensato all'esecutore. Giacchè mai carattere e interprete furono sì
bene in armonia. Oreste Calabresi ha fatto del Gaudenzi una creazione
ammirabile. E non mi perdo in quisquilie per dimostrarlo. Tutto fu
perfetto in lui, dalla truccatura alla controscena, dall'accento
all'azione. Non che io voglia fare una scoperta del valore di questo
singolare artista. Da più anni egli si fa seriamente e ovunque
ammirare. Ma le sue condizioni artistiche di scritturato non gli
avevano finora permesso una vera interpretazione.
VICE-OLRAC».
(_Il Proscenio; Napoli_, 7 gennajo 1900).
«L'esecuzione da parte di Calabresi fu maravigliosa. Egli ha
movimentato, parlato, pensato, sottintesa la sua _parte_. Sembrava che
deducesse lì, sul palcoscenico; non che l'avesse appresa da un altro.
Più naturale e più comico di così non credo che C. Antona-Traversi
possa in avvenire trovare un Gaudenzi.
PIERO OTTOLINI».
(_Gazzetta Letteraria; Milano-Torino_, 11 novembre 1899).
«Oreste Calabresi, il protagonista, fu addirittura un collaboratore
dell'autore. Qualche cosa di semplicemente maraviglioso. Il tipo del
_Commendatore parassita_ fu da lui così evidentemente reso che, uscendo
dal teatro, vi chiedevate: «Dove ho conosciuto costui»?
(_Il Piccolo Faust; Bologna_, 8 novembre 1899).
«Voi che avete visto la commedia a Milano, indovinerete che il più
grande successo lo ebbe il Calabresi, il quale ha fatto della parte di
Gaudenzi uno studio così accurato e vero, che credo sarà impossibile
trovare un altro attore che riesca a eguagliarlo. Il Leigheb e il
Carini, le signore Zucchini, Leigheb e Cristina misero in opera tutta
la loro grande abilità per far spiccare i meriti della nuova commedia,
della quale c'è da cordialmente congratularsi coll'autore».
(_L'Arte drammatica; Milano_, 13 gennajo 1900).
«Il tipo di questo imbroglione — che, non ostante tutte le sue
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