Parassiti: Commedia in tre atti - 10

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Un bel tipo quello dell'ex-cantante ed ex-impresario improvvisatosi
e sanzionatosi avvocato e commendatore; ma appunto perchè troppo
accentuato e preminente nell'azione, il dramma immaginato dall'autore,
la filosofia, lo studio del problema propostosi, passa in seconda
linea, indebolisce. L'autore vuol satireggiare, far odiare i parassiti,
e il pubblico non s'interessa e simpatizza che per il parassita e
niente per le vittime. Quasi quasi si direbbe che la logica del mondo è
quella di Don Gennaro Gaudenzi e che gli altri hanno torto a non essere
della sua forza.
E questo succede anche perchè, mentre il tipo di Gaudenzi è ben
costrutto e ha una impronta personale, il resto rivela troppo l'uso
dei vecchi sistemi di palcoscenico. Il dramma e i personaggi secondari
non hanno grande efficacia, perchè i loro sentimenti non appariscono
abbastanza sinceri e stillano l'artefatto.
Gli attori ebbero _chiamate_ a ogni atto; ma contrastate.
_Parassiti_ si possono definire una bella creazione di un tipo scenico.
L'esecuzione è stata buona, affiatata, artistica. Calabresi ha
trionfato: un trionfo completo di attore fine, intelligente,
comicamente elegante.
Leigheb, anche in una _parte_ secondaria, è sempre... Leigheb. La
Majone, la Cristina, la Leigheb, Carini, Guasti e gli altri recitarono
tutti con impegno.
Stasera la commedia si replica.
ROMEO CARUGATI[44].

_Parassiti, commedia in 4 atti di_ Camillo Antona-Traversi.
Don Gennaro Gaudenzi ha fatto un po' di tutto per sbarcare il lunario
più lietamente che fosse possibile. Da comprimario, coll'ingegno pronto
e speculativo, s'è levato a far l'impresario. Poi, non si sa come e
perchè, s'è ridotto ad accettare il posto di segretario comunale in
un paesello. Ma la sua fantasia facile, piena di iniziativa, avea ben
altro orizzonte, ed egli si è buttato nel mare magno della Capitale,
dov'è riuscito a farsi chiamare avvocato e commendatore per giunta,
senza aver avuto mai una laurea e una commenda.
Nel mare magno della Capitale egli è riuscito a ben altro: anzi tutto,
pure abattuto qualche volta dall'infide onde tempestose, s'è saputo
tenere a galla. Egli è perchè ha le sue teorie sul saper vivere,
teorie che non fallano quasi mai per gli uomini di talento. Forse,
peregrinando pel mondo, l'ex-comprimario e impresario ha imparato,
pria d'ogni altro, a non avere scrupoli: sono un bagaglio inutile e
ingombrante.
L'insegnamento appreso nel gran libro della vita egli non ha mai
trascurato e ha infinocchiato il mondo vivendo bene alle spalle di
esso, sfruttando l'altrui ingenuità, traendo vantaggio da tutto,
dalle piccole vanità individuali e dalle grandi sventure pubbliche,
sempre pronto a trovare un espediente che lo liberi da un momentaneo
contrattempo, da una improvvisa avversità del caso o degli uomini.
Oltre a tutta questa personale noncuranza di tutto ciò che è sentimento
morale, il falso avvocato e commendatore ha un'altra sapienza, quella,
forse, sulla quale poggia la infallibilità del suo metodo di sbarcare
il lunario: parere. Il mondo, del resto, è così buono che s'illude
facilmente delle apparenze.
Un Ludro moderno, riveduto però, corretto, e sopra tutto ampliato,
tale è la figura principale che l'Antona-Traversi ci presenta nei suoi
_Parassiti_; non nuova nella grande famiglia comica moderna, dove ha
dei fratelli maggiori, se non per qualità di furberia, di accorgimento,
di spirito inventivo da gabbamondo, perchè venuti prima di lui sulla
scena di prosa; e tra essi il _Cantasirena_ della _Baraonda_ di Rovetta
e quel personaggio ideato da F. Pozza e C. Bertolazzi nel _Disastro
di Roccamare_, una commedia caduta, perchè da satira — come avrebbe
voluto, potuto e dovuto essere — finì in caricatura. E accanto a Ludro,
l'Antona-Traversi ha messo un Ludretto, il cav. Naldini, suo degno
segretario.
È questo il parassita numero 2 della commedia, la quale ha pure un
parassita numero 3: un figliuolo del Gaudenzi, avvocato autentico lui,
che, dopo avere sposata una sarta, finisce col vergognarsene, ma non
disdegna di farsi da lei mantenere e di rubarle i risparmi che dovranno
servire a pagare l'affitto di casa; e, poichè ella gli rinfaccia
l'indifferenza e il furto, la vanità e l'inutilità, egli trova a
pretesto la diversità della loro indole, per voler una separazione
giudiziaria. E, ottenutala, coglie una buona occasione, quella di
fuggire con una ricca americana, che era venuta in Italia a studiare
il canto; e che, dopo un fiasco piramidale fatto all'_Argentina_,
smette l'idea di continuar la carriera iniziata sotto auspicii così
poco promettenti; carriera per il cui miraggio il Gaudenzi l'ha così
abbondantemente sfruttata nella borsa.
Questi i _parassiti_ di Camillo Antona-Traversi. E i primi due
riuscirono a divertire il pubblico mentre stettero in iscena; ma essi
non furono sempre in iscena. Perciò l'esito della commedia fu vario nei
4 _atti_.
Il successo inuguale è derivato dalle inuguaglianze, che sono nella
commedia.
Il perno onde si regge e si muove tutta la commedia è il Gaudenzi.
Ne segue che essa non procede, o procede stentatamente, s'egli dalla
scena s'allontana, o se l'insieme lo copre un tantino, come al secondo
_atto_, in cui, pur stando in iscena, egli è sopraffatto da quel
mondo di piccoli parassiti. In esso, però, sono scene che rivelano un
autore come sceneggiatore sicuro, colorito, osservatore arguto e anche
fino, come ad esempio la scena tra madre e figlia all'ultimo _atto_,
veramente mirabile.
Io prevedo però che, non ostante il successo incompletamente lieto
di ieri, la commedia avrà parecchie repliche. Bilanciate la parte che
diverte e quella che non interessa della commedia, quella ha una grande
preponderanza sa questa. La quale non appare, poi, così difettosa e
appiccicaticcia com'essa è veramente, in grazia della grande abilità
che Camillo Antona-Traversi ha spiegato scrivendo _Parassiti_.
Non è stato un successo artistico completamente, ma sarà molto
probabilmente un successo finanziario. Il buono, ch'è nella commedia,
lo merita. Non si danno di frequente rappresentazioni che, pur destando
discussioni e riserve, interessino così vivamente il pubblico anche dal
lato artistico.
Degli esecutori si deve dir bene; specialmente un gran bene del
Calabresi, che, ieri sera, nell'ammirazione del nostro pubblico,
fece un passo così gigantesco da mutarla in feticismo. La sua
interpretazione del _Gaudenzi_ apparve il prodotto dello studio e della
forza di un grande e fine talento comico.
AUS.[45].

Al «Manzoni».
Ieri sera, la _Compagnia Leigheb-Reiter_ ha rappresentato la nuova
commedia in 4 atti di Camillo Antona-Traversi, _Parassiti_.
Il titolo è chiaro e chiari risaltano anche nella commedia questi
tipi di sfruttatori di ogni nobile sentimento, senza coscienza e senza
dignità, tutto apparenza, «spolvero» e inganno. La scena si svolge in
Roma — come terreno più adatto a questa mala erba — e l'intenzione
dell'autore è stata appunto quella di ritrarre un quadro della vita
della terza Roma.
La commedia è tutta di tipi e d'ambiente e il tenue intreccio non
costituisce parte essenziale. È intorno al _comm. Gennaro Gaudenzi_
che gira questo mondo, non nuovo, ma strano e ripugnante. Il tipo del
_Gaudenzi_ — il gran _parassita_ — è fortemente tratteggiato e colpito
nei suoi aspetti principali. Dopo di lui, spicca il suo segretario
_Naldini_. Gli altri personaggi muovono e danno risalto a questi due
che sono appunto i protagonisti.
Il pubblico, numeroso, ha accolto con applausi il primo e il quarto
atto, veramente pregevoli per la fattura e per il dialogo.
Ammirevole è stata l'incarnazione del tipo del _Gaudenzi_ fatta
dal Calabresi. Non meno accurato e caratteristico il Leigheb quale
_Naldini_. Bene poi gli altri esecutori: le signore Maione, Leigheb,
Cristina e il Carini, il Beltramo, Rizzotto, Guasti.
Questa sera replica.
AR.[46].
*
* *
Ieri, venerdì, la prima novità: _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.
Il teatro era affollatissimo: il primo _atto_ ebbe tre chiamate; tre
al terzo e due all'ultimo. L'esecuzione fu eccezionalmente buona.
Calabresi è un protagonista _hors ligne_, perfetto addirittura, e
ottenne un vero e proprio successo colossale. Di Claudio Leigheb
credo inutile parlare: del segretario del _Commendatore parassita_
fa una creazione, e a ogni _battuta_ era un applauso o una risata.
L'esecuzione della supercompagnia fu perfetta per tutti. Questa sera,
sabato, _Parassiti_ si replicano[47].
*
* *
A TORINO.
_Parassiti._ — _Commedia in 4 atti di_ Camillo Antona-Traversi. —
Teatro «Alfieri», 29 dicembre.
Il titolo ha, se non altro, il merito di essere chiaro e di indicare
allo spettatore chiaramente che cosa sarà la commedia. E questa ha
il merito di non mancare alle promesse del titolo; e di svolgere,
un po' monotonamente, un po' troppo uniformemente se vogliamo, ma
efficacemente, dei caratteri.
Ma svolgerli efficacemente non è tutto. Bisogna che questi caratteri
siano originali: se non originali, bisogna che il metodo con cui sono
studiati ci appaja nuovo, ci si dimostri atto a far risaltare di loro
quelle peculiari caratteristiche che altri dipintori avean trascurate o
lasciate nell'ombra.
Se alla mancanza di originalità dei caratteri si unisce 1a mancanza di
originalità nello studio, potrà venir fuori da questa unione forse una
commedia che una sera o due divertirà, ma che non resterà nei nostri
ricordi, non avrà lunga vita nelle nostre impressioni.
Questa commedia di Camillo Antona-Traversi mi pare così. Il tipo che
vi campeggia è vecchio. A non citare capilavori, noi ne abbiamo visti
esemplari in moderni romanzi e in moderne commedie. Ed è naturale
che quel tipo seduca. Nella vita d'oggi, egli ha il suo posto tanto
più definito, quanto più egli è indefinibile: oggi, parassita della
politica; domani, parassita degli affari; doman l'altro, parassita
dell'arte, della beneficenza, degli affetti. Voltaire ha detto che il
parassita è una bestia piccola che vive alle spalle di una bestia più
grossa: definizione intuitiva che serve anche, naturalmente, per il
commendatore Gaudenzi, ideato dal Traversi.
Ma gli serve troppo bene, direi quasi. Quasi direi che noi
desidereremmo minore fedeltà in lui al tipo classico del parassita.
Il difetto di questa commedia è quindi un difetto di vecchiezza.
Ma sarei ingiusto se non riconoscessi che dei vecchi materiali
l'Antona-Traversi si è servito con disinvolta maestria e che qualche
cosa vi ha aggiunto.
Vi ha aggiunto una certa snellezza moderna, eccessiva fino talvolta, e
radente quasi, come nel secondo _atto_, i confini della _pochade_: vi
ha aggiunto una sobrietà efficace in certi punti, che non può non esser
lodata quando si pensi che di un tipo così, tutto esterno, era tanto
facile, col pretesto di renderlo più vivo, esagerare le linee.
Tutte queste sono qualità che alla commedia dell'Antona-Traversi
vanno riconosciute e che spiegano il successo di ieri sera. Il quale
sarebbe stato anche più vivo e più completo di quello che fu, se alla
commedia non nocessero, per contro, qua e là, certi convenzionalismi di
situazioni più pericolosi assai della inoriginalità dei tipi.
L'intreccio, lettori? Ma da quanto ho detto più sopra voi dovete aver
capito che intreccio propriamente non c'è. Tipi e scene. E se gli uni
e le altre fossero tutti e tutte originali, artistiche e vigorose ci
sarebbe da rallegrarsi davvero con Camillo Antona-Traversi del successo
di ieri. Applauditi due e più volte tutti gli atti: il _secondo_ parve
un po' menare il can per l'aia e piacque meno.
Il Calabresi incarnò più che ottimamente il protagonista, ed ebbe
applausi anche durante gli atti. Numerosissimo il pubblico.
C. GIORGERI-CONTRI[48].

_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi, al teatro «Alfieri».
C'era da temere che il cattivo tempo recasse ieri sera molto danno ai
_Parassiti_: invece, il concorso del pubblico fu assai numeroso, tanto
che la sala presentava un aspetto animatissimo.
E furono molte le signore, fra le più leggiadre ed eleganti
dell'_élite_ torinese, che sfidarono coraggiosamente la neve e
l'umidità per assistere alla «prima» della nuova commedia di Camillo
Antona-Traversi; la quale, mi affretto a registrarlo e con vivo
piacere, ottenne fra noi la medesima buona accoglienza già avuta a Roma
e a Milano.
In complesso, una diecina di chiamate.
Gli _atti_ più completi e riusciti sono il primo, il terzo e
l'ultimo. Ma di una commedia in _quattro atti_, che ve ne siano tre
soddisfacenti, è già molto.
Così fosse sempre!
Nei _Parassiti_ c'è una grande verità e osservazione, brio, movimento,
spirito e arguzia.
L'autore di _Le Rozeno_, e di tante altre applaudite produzioni, rivela
pure in quest'ultimo suo lavoro un talento, un'esperienza, un'abilità
non comuni.
Nei _Parassiti_ i personaggi sono tutti delineati accuratamente.
Quel sedicente avvocato e commendatore Gaudenzi, uno di quegli esseri
che pullulano in tutte le grandi città e che vivono alle spalle del
prossimo, gabbandolo sempre, si può dire maestrevolmente scolpito.
Il tipo, se non originale, è presentato molto bene e l'Antona-Traversi
non va certo accusato di plagio.
Degli altri caratteri appare più evidente quello della signora
_Gaudenzi_, tanto credula, semplice e buona.
Felicemente disegnata la «macchietta» di _Naldini_, segretario e _alter
ego_ del _Gaudenzi_.
Tutti quanti i personaggi, poi, parlano realmente il linguaggio che
loro si conviene; ciò che non accade sovente di udire.
Quanto all'_ambiente_, è reso con notevole cura. Scorrevole,
appropriato, benissimo il dialogo.
L'esecuzione della commedia fu lodevolissima.
Della parte di _Gaudenzi_, quel geniale e valoroso artista ch'è Oreste
Calabresi fece una delle sue più brillanti, caratteristiche, perfette
creazioni; e il pubblico lo ricompensò con applausi e acclamazioni
fragorosissimi, generali, non solo al termine di ciascun _atto_, ma
altresì delle scene capitali.
L'ottimo Claudio Leigheb mise a servizio del _cav. Naldini_ tutta la
sua invidiabile festevolezza, comicità e bravura, tenendo alta la nota
gaja e meritando le unanimi approvazioni.
Egregiamente, nelle vesti della buona signora _Gaudenzi_, la valente
Zucchini-Majone.
L'intelligente Carini compose la miglior fisonomia possibile
all'ingrata figura di _Alfredo_; la Ines Cristina fu un'ammirabile
signorina _Gaudenzi_ e spiegò molta vigoria, nella scena del quarto
_atto_, coi proprii genitori: tanto corretta quanto piacente la
Migliotti-Leigheb (_Miss-Stower_); gentile _Bice_ la brava signorina
Bardazzi; accurati il Rizzotto e il Beltramo.
— Tutti quanti vennero, a buon diritto, applauditi ed evocati alla
ribalta.
Questa sera _Parassiti_ si replicano.
G. CAUDA[49].

Teatro «Alfieri».
Nella commedia in 4 atti. _Parassiti_, che, nuova per Torino,
fu rappresentata ieri sera dalla _Compagnia Leigheb-Reiter_,
Camillo Antona-Traversi affermò ancora una volta le sue solide e
splendide facoltà di commediografo. Certo si può discutere intorno
all'opportunità dell'atto 2.º, il quale forse può parere anche non
necessario, perchè non è organico come gli altri; ma in questi, cioè
nel 1º, nel 3º e nel 4º, c'è tanta vita, tanto movimento; è fotografata
così bene l'esistenza di un'intiera classe di persone e c'è tanta
arguzia di satira, da dar ragione al pubblico che applaudì cordialmente
tutto il resto della commedia. E vada l'eco di questi applausi dati da
un pubblico che si è divertito, vada come un messaggio confortatore
all'autore lontano, che non potè godersi la festa fatta ieri al suo
nome e al suo ingegno.
Il pubblico era molto numeroso. L'interpretazione fu splendida da parte
del Calabresi, che di _Don Gennaro Gaudenzi_ fece una vera creazione,
felicemente coadiuvato dai suoi compagni d'arte, dei quali nominiamo,
a titolo d'onore, Claudio Leigheb, il Carini, la Zucchini-Majone, la
Teresa Leigheb e la Cristina.
_Parassiti_ si replicano[50].

Teatro «Alfieri».
Anche iersera la commedia _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi ebbe
felicissimo esito.
Il pubblico, che era numerosissimo e scelto, applaudì calorosamente
e chiamò parecchie volte al proscenio gl'interpreti: in particolar
modo, il Calabresi, i coniugi Leigheb, la Zucchini, il Carini, la
Cristina.[51].
*
* *
A FIRENZE.
L'ultima _novità_ della stagione, novità non promessa e perciò
doppiamente gradita, fu la commedia: _Parassiti_ di Camillo
Antona-Traversi.
È questa — secondo il mio debole parere — se non la migliore, la più
vivace e la più moderna commedia fra tutte quelle dell'autore delle
_Rozeno_. Satira felicissima, e quanto mai divertente, di una parte
della società romana, commedia d'intreccio e di carattere quanto mai
indovinata: insomma una commedia simpatica.
Debbo, anzi tutto, confessare la mia speciale predilezione per le
commedie satiriche: non ch'io creda troppo all'efficacia educativa del
vecchio: _castigat ridendo mores_, nè all'effetto moralmente utile
della satira sul teatro: la gente è quale è: i vizj, i ridicoli, i
difetti, le piccinerie saran sempre di questo mondo: l'uomo resterà
sempre lo stesso animale egoista e ambizioso, che correrà sempre
alla ricerca del danaro e dei piaceri; e non sarà certo il sig.
Antona-Traversi — nè il sig. Giacosa, nè il signor Rovetta — che lo
arresterà nella sua corsa fatale, nè che potrà, con pochi tratti di
penna, cambiar faccia alla società nostra.
Mi piace la commedia satirica semplicemente per una mia naturale
tendenza a osservare seriamente le cose allegre e a ridere delle cose
serie: mi piace perchè — nell'assistere alla rappresentazione — sento
punti al vivo molti fra gli spettatori miei vicini di posto, che si
divertono e applaudono e ridono inconsciamente: mi piace, perchè dietro
le scene del dramma veggo ridere e sogghignare l'autore stesso e mi
posso così fare una giusta idea di ciò ch'egli è e di ciò ch'egli vale.
In _Parassiti_ la parte satirica si fonde ammirevolmente con quella
drammatica: debbo però riconoscere che quella è di molto superiore a
questa: mentre nella riproduzione realista della società romana e nella
satira del retroscena politico, l'Antona-Traversi riescì eccellente,
nell'intreccio mi parve meno originale e meno efficace.
_Don Gennaro Gaudenzi_, che non è nè avvocato, nè commendatore,
ma semplicemente un cantante fischiato, ha posto tutta la propria
attività e intelligenza nel vivere alle spalle degli ambiziosi: pieno
di furberia e di malleabilità, senza scrupoli, senza coscienza, egli
s'è dato alla specialità dei «disastri pubblici»: allorchè si forma
un comitato di beneficenza, ei si mette intorno per cercar firme e
quattrini: chi appare sulle liste è sempre un principe, un nobile
ricco, un imbecille: _Gaudenzi_ sa approfittare dei fondi, restando poi
nell'ombra, allorchè si viene alla resa dei conti.
Intorno a questo «parassita» circolano tutti gli altri personaggi della
commedia: la moglie, donna buona e ingenua; il figlio, il «parassita»
di una ricca americana; la moglie del figlio, una modesta sartina, che
il marito abbandonò, dopo averle consumato i pochi risparmi; la figlia
_Rina_, una indipendente, che se ne andrà dalla casa paterna con un
violinista celebre; e, infine, _Naldini_, il segretario di _Gaudenzi_,
il _factotum_, l'allievo suo più caro. _Don Gennaro_ si comporta con
_Naldini_ non altrimenti di quello che Ludro con Ludretto: allorchè
c'è un'incombenza spiacevole, _Naldini_ andrà a «scoder le man in tel
muso»: in ogni scena fra questi due, m'aspettavo di sentir _Don Gennaro
Gaudenzi_ far la confessione di Ludro, suo antenato diretto: «Sti musi
qua no diventa più rossi!»
Bisogna riconoscere che l'autore dei _Parassiti_ seppe render
moderno il carattere antico e farlo rispondente alle esigenze della
moderna società. _Don Gennaro_ è, infatti, un vero carattere moderno:
l'Antona-Traversi lo osservò dal vero, a Roma, in piena corruzione
elettorale, nell'inquinamento meridionale della città eterna: senza
che egli lo dica, s'intravede in _Don Gennaro_ l'uomo del mezzogiorno
d'Italia.
Il carattere c'è in questa commedia dell'Antona-Traversi; e, come
questo, anche gli altri caratteri sono stati osservati e studiati con
rara penetrazione e riprodotti scenicamente con molta forza comica.
_Parassiti_ è una buona commedia: varia, vivace, indovinata nei
caratteri e negli episodi scenici, assorge, dalla comicità dell'_atto
primo_, a molta forza drammatica nel finale del secondo, per ritornare
al terzo alla gustosa caricatura e alla satira efficace, propria della
commedia.
Qui però la parte comica ha la prevalenza: anche la fine della
commedia, nel suo scioglimento impreveduto e indovinatissimo, mantiene
a tutta l'opera il tono comico. Non è in questi _Parassiti_ ch'io andrò
a cercare il contrasto delle passioni delle _Rozeno_, o l'efficacia
drammatica di _Danza Macabra_: in questa sua commedia, Camillo
Antona-Traversi ha voluto descrivere un ambiente e porre in satira
tutta una classe di persone, e ci è riuscito perfettamente: se, per le
esigenze sceniche, o per mantenere la sospensione dell'interesse, nella
commedia satirica, è innestato un intreccio più o meno drammatico,
non me ne curo: quello ch'io cercavo in _Parassiti_ era la satira del
costume, e questa m'è apparsa eccellente: non chiedevo di più.
L'esecuzione tutta contribuì a far rilevare i pregi della commedia.
Oreste Calabresi fece una vera creazione della parte di _Don Gennaro
Gaudenzi_: diede tutto il rilievo voluto alle parole scritte: con
uno sguardo, con un gesto, fece intendere quello che l'autore non
diceva: in una parola, recitò da grande artista: più che interprete, fu
dell'Antona-Traversi collaboratore.
La signorina Dina Galli recitò con intelligenza la parte sua.
La signora Vestri, il Ruggeri e il Rodolfi contribuirono al buon
successo della commedia.
Con la replica di questa, e con lo _Spiritismo_ del Sardou, la
_Compagnia Talli Gramatica-Calabresi_ si congedò dal pubblico
fiorentino.
CESARONE[52].

_Parassiti._ — _Commedia di_ Camillo Antona-Traversi. — Compagnia
Talli-Gramatica-Calabresi, 28 giugno 1900. — «Arena Nazionale».
Sì dalle scienze naturali, come dall'economia politica, vengono
considerati come parassiti quegli organismi, quegli individui che,
senza nulla produrre, vivono, crescono, s'impinguano a detrimento di
altri individui, di altri organismi. Chi consuma senza dare nulla a sè,
alla società, è un parassita.
Di questi uomini, cinici, corrotti, degenerati, pur troppo abbonda la
nostra società.
Il _tipo_ non è nuovo nel teatro. La numerosa clientela degli oziosi
gaudenti è stata sferzata sul palcoscenico sin dal tempo degli autori
greci e romani e ha prestato ad essi materia a commedie giocose e
satiriche.
Camillo Antona-Traversi ha voluto studiare, riprodurre, la figura
del moderno parassita, del venditore di fumo che sa gabbare il
prossimo suo, che sa menare avanti la vita a forza di umiliazioni,
di sotterfugi, di espedienti, sino al giorno ultimo, fatale, della
catastrofe o dell'ultima più abjetta deroga all'onore suo, alla sua
dignità.
Ed è appunto di questa commedia del valente drammaturgo che io — per
l'assenza tanto del collega _Yorickson_, quanto del collega _Alfredo_ —
debbo rendere conto modestamente e brevemente.
Mi preme, prima di ogni altra cosa, constatare che il nuovo lavoro
drammatico dell'Antona-Traversi ha avuto all'_Arena_ un largo, pieno,
incontrastato successo.
La commedia è una mirabile, stupenda colorita riproduzione di
_ambiente_; un chiaro, preciso, nitido studio di caratteri. L'autore ha
ritratto con efficacia scultoria il tipo dell'uomo, che tira innanzi la
esistenza alle spalle dei gonzi, frodando la beneficenza, turlupinando
il credito, ingannando la pubblica opinione.
Lo svolgimento è ottimo, commendevolissimo, maravigliosamente vero; e
minutamente studiato è il carattere del protagonista, che è una figura
viva, umana, completa: ben condotta la progressiva degenerazione di
quella famiglia senza coscienza e senza ideale: bellissima la pittura
dell'ambiente, nel quale quei tipi parlano, operano, si agitano.
L'Antona-Traversi ha compiuto, con la sua nuova commedia, oltre che
un'ottima opera d'arte, anche una lodevole opera di risanamento morale,
additando come questo del parassitismo moderno sia il germe roditore,
l'assillo tormentatore della civile società; e dimostrando che, per
buona sorte, esso, o prima o poi, trova giusta e adeguata punizione in
se stesso.
E il pubblico numeroso e intelligente, che affollava l'_Arena_,
dimostrò con applausi continui di approvare la tesi della commedia,
scritta con garbo signorile e con arguzia fine, scoppiettante.
Dell'esecuzione dirò che fu irreprensibile. Il Calabresi fu
semplicemente grande nella parte di _Don Gennaro Gaudenzi_, della quale
fece una splendida, perfetta, inimitabile creazione, interpretando con
elevato intelletto d'artista quel carattere strano e pervertito.
Ottimi le signore Vestri e Galli, il Ruggeri, il Piperno, il
Giovannini; lodevoli le signore Piperno, Garetti e Rodolfi, il De
Antonio, il Rodolfi.
_Parassiti_ si replicherà domani sera per l'ultima recita della
_Compagnia_.
PICTOR[53].

«Arena Nazionale». — _Parassiti, commedia in 3 atti di_ Camillo
Antona-Traversi.
Ci sono nel mondo individui i quali vivono senza nulla, fare, senza
nulla avere, e pure vivono splendidamente.
Voi li trovate spessissimo. Dove? Nelle località più e meglio
frequentate.
Nei primi teatri, la sera; ai migliori _réstaurants_, il giorno; alle
più fresche birrerie, l'estate; ai caffè più caldamente eleganti,
l'inverno. Ora, discutendo con un operajo per le vie; ora, salutando
con amorosa sollecitudine un negoziante; ora, curvati davanti a un
potente. La maldicenza li colpisce in pieno petto, qualche volta. Non
sono mai sdrucciolati sopra un articolo qualunque del codice penale. E
in questa sta il massimo della loro abilità.
Chi sono I parassiti. Vivono del succhio della umanità, e fanno quel
che la credenza popolare dice facciano i parassiti dei corpi animali:
ne succiano il sangue peggiore.
Come i parassiti, si attaccano da un animale a un altro, pure ci sia da
vivere sopra.
Tale il commendatore _Don Gennaro Gaudenzi_ scelto da Camillo
Antona-Traversi per protagonista della sua commedia, rappresentata e
applaudita ieri sera alla nostra _Arena Nazionale_.
Questo _Gaudenzi_ ha fatto un po' di tutto...
Il tipo è tratteggiato con linee riuscitissime.
L'autore ha con amara satira colorito questo tipo. Egli, forse, nella
sua vita dolorosa, ne ha conosciuto l'originale.
Questo _Commendatore_ che, per tutto, sempre, ha il rimedio dalla
prontezza sorprendente, è nuovo personaggio del nostro teatro di prosa.
E non è di vitalità meschina.
Ogni _atto_ fu coronato da replicati applausi.
L'esecuzione della commedia fu ottima.
Il Calabresi fece una creazione sorprendente del carattere principale:
sorprendente per tutto l'insieme, dalla truccatura al gesto abituale di
tormentar continuamente la barba.
Eccellenti i signori Ruggeri, Piperno, D'Antonio e i signori Rodolfi e
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