Parassiti: Commedia in tre atti - 09

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macchiette copiate dal vero con mano felice e gustate dal pubblico.
L'azione, che è svolta nei quattro _atti_, ha il solo scopo di far
meglio conoscere l'_ambiente_ e i tipi che lo colorano. Ma _ambiente_
e tipi sono mirabilmente tratteggiati fin dal _primo atto_, così che
gli altri tre poco aggiungono al valore intrinseco della commedia. La
satira è viva e parlante subito, nelle prime scene.
Il secondo _atto_ arricchisce il quadro di alcuni buoni particolari. Il
terzo è meno riuscito. Ma l'ultimo finisce la pittura dell'_ambiente_
e ridona a chi ascolta la fiducia e l'entusiasmo. Il primo _atto_ fu
giudicato, ed è, il migliore.
Il dialogo è spigliato, naturale, fine: nella satira non pecca di
esagerazione.
Gli applausi furono frequenti e unanimi. Il pubblico salutò con vivo
piacere la riapparizione di Camillo Antona-Traversi.
*
* *
L'esecuzione fu buona. Una lode speciale va tributata a Oreste
Calabresi, il quale interpretò la parte di _don Gaudenzi_ con molta
finezza e con quella misura che spesso manca anche ai più celebri
artisti.
Stasera _Parassiti_ si replicano.
G. C.[31].

«Costanzi». — _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.
Camillo Antona-Traversi — l'autore di _Le Rozeno_, un dramma passionale
e dei _Fanciulli_, un lavoro fortissimo, che è un vero bassorilievo
staccato dal mondo dei poveri e degli abbandonati, uno studio di
ambiente che, a volte, rammenta certe vivide pagine dell'_Assommoir_
zoliano — ha arricchito la sua simpatica e vitale produzione teatrale
con questo nuovo lavoro _Parassiti_.
Victor Hugo ha narrato, nella sua epica battaglia di Waterloo, di
quell'esercito di uomini-sciacalli che si gettano — come corvi sul
cadavere — sulle tracce dell'esercito combattente; e, alla dimane della
battaglia, spogliano i cadaveri abbandonati nei solchi, rubando tutto
ciò che sui poveri morti trovano.
_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi sono appunto questi
uomini-sciacalli, che spogliano avidamente, sul campo di battaglia
della vita, tutti coloro che hanno la sventura di cadere tra i loro
artigli.
Buona ed efficace, dunque, la scelta dell'_ambiente_ da descrivere:
ottima la pittura. L'autore incarna questa figura del parassitismo nel
_commendatore Gaudenzi_, in suo figlio e nel _cav. Naldini_, tre tipi
tratteggiati assai abilmente, con sobrietà efficacissima e con una
punta mirabile di caustico umorismo. Intorno a questi eroi si aggirano,
come sfondo, gli sfruttati, i saccheggiati.
Il primo e l'ultimo _atto_ sono magistrali, sia per la evidentissima
pittura dell'_ambiente_, sia per la spigliatezza del dialogo, la punta
fine e sottilissima d'umorismo, il rilievo forte e poderoso di certe
scene o di certi episodi.
La commedia ebbe veramente un buon successo. Il teatro aveva l'aspetto
dei grandi teatroni di occasione: molte notabilità del mondo artistico
e letterario nella platea e nei palchi: molti e continui applausi alla
fine di ogni _atto_ e molte chiamate agli attori. Che quegli applausi
volino lontano a Camillo Antona-Traversi e gli dicano di continuare
tenacemente, e con la forza vivissima del suo ingegno, i suoi lavori
teatrali.
Il Calabresi fu un tipo indovinatissimo. Seppe dare una evidenza
mirabile a ogni gesto, a ogni espressione. Ottimi il Leigheb e la
Zucchini-Majone; buona la Cristina.
Stasera lo spettacolo si replica[32].

_Parassiti, commedia in quattro atti di _Camillo Antona-Traversi_,
rappresentata per la prima volta a Roma, al teatro Costanzi, dalla
compagnia Leigheb-Reiter._
Io credo che poche volte le liete notizie dei successi drammatici siano
giunte tanto gradite ai più, come quelle concernenti la nuova commedia
in _quattro atti_ di Camillo Antona-Traversi. L'amico nostro, che
opere così vigorose e vitali aveva dato al teatro italiano, nei dolori
del suo esilio immeritato, nelle aspre difficoltà di una misera vita
da guadagnare giorno per giorno, aveva interrotto la sua fruttifera
attività di lavoratore per la scena di prosa; e dal suo ultimo successo
dello _Stabat Mater_ — successo di cui egli, ancora in patria, potè
gustare la gioja — al trionfo dei recenti _Parassiti_, sono corsi
quattro o cinque anni di gelido squallore d'anima e d'intelligenza. Ma
lo scrittore nel suo esilio ha infine trovato un conforto nel lavoro;
e io imagino le sue speranze e i suoi sogni scrivendo i _quattro atti_
della nuova commedia. Dovevano tornare alla sua memoria le platee
festanti innanzi alle quali egli aveva visto rappresentare le sue
_Rozeno_ e altri suoi drammi. _Parassiti_ sono stati scritti nella
solitudine, con l'unica speranza e l'unico sogno del successo, quel
successo che per l'esule rappresentava la voce più affettuosa della
patria lontana.
Camillo Antona-Traversi ha, secondo me, scritto con la sua nuova
commedia il lavoro più forte e più vitale dopo le _Rozeno_. E mi
spiego. La favola di _Parassiti_ è sottilissima, l'azione non procede
di gran che dal primo alzarsi all'ultimo abbassarsi del sipario. È
una commedia di caratteri, la vera commedia di caratteri, dove la
psicologia spicciola non aggiunge nessun fastidioso frastaglio; la vera
commedia di caratteri dove l'azione non ingombra mai lo sviluppo di
quei caratteri, anzi la seconda. L'autore dei _Parassiti_, accingendosi
a scrivere quei _quattro atti_, si è ben reso conto che, per riuscire
nell'intento, erano necessarie quattro qualità eminentissime: un raro
dono di osservazione acuta e sincera, un'ironia sostenuta e piena
di arguzia e di bonomia, una satira non sguaiata ma energica, una
semplicità piena di festevolezza e di verità. Queste infatti sono le
principali doti dei _Parassiti_. La commedia non mette in scena che un
losco tipo di affarista, il comm. Gaudenzi, un suo luogotenente e il
figlio, tre tipi perfetti per cui il parassitismo è l'unico mezzo di
vita e di salute. Il piccolo imbroglio si svolge tra queste persone
con una economia drammatica di divagazioni e di particolari quale è
oramai sempre più raro ritrovare nelle commedie d'oggigiorno, fatte
con la famosa ricetta: prendete un buco e arzigogolateci alla meglio o
alla peggio. Non vi potete imaginare, non avendo intesa la commedia,
di quanta osservazione essa sia piena: a ogni cinque minuti, voi
date un balzo su la vostra poltrona, poichè avete conosciuto persone
simili a quelle che si muovono su la scena e le vedeste agire così, le
udiste parlare così, imaginaste che pensassero così. A ogni momento,
il dialogo festevole e scorrevolissimo vi fa udire di quelle frasi
che tante volte avete udito nella vita, di quelle frasi che sono
dette sempre, perchè in quei casi solo quelle si possono dire. Tutto
questo condito da un'ironia sempre presente, mascherata abilmente da
una certa aria di bonomia, una certa aria di sorriso e di perdono
che accompagna il colpo di scudiscio vibrato in pieno volto. Ma in
certi punti la bonomia scompare, il sorriso diventa una smorfia o un
sogghigno, l'ironia divien satira. E la satira è violenta, efficace,
arditissima. Quella società del _secondo atto_, quel ricevimento
in casa del _commendator Gaudenzi_, quelle ragazze che si lascian
portar via dai _Naldini_ nell'ebrietà sottile dello sciampagna, quei
critici esteti e quelle cantanti americane, tutta quella società
varia, mescolata, ibrida, nella satira trova la più terribile sferza.
Non sempre, è vero, queste intenzioni satiriche sono completamente
riuscite. Qualche volta la satira resta bassina, lo scrittore non ha la
forza di levare la sferza e si contenta della caricatura. Ma per ben
poco. La commedia riprende il suo corso. Ritorniamo all'ironia, alla
festevole semplicità, per giungere a quella fine veramente classica;
una di quelle fini che — ultima linea decisiva di un carattere —
erano il segreto ineffabile di Molière e di Goldoni. Dopo anni e anni
d'imbrogli e di parassitismo, il commendatore avvocato don Gennaro
Gaudenzi — che non è commendatore e non è avvocato — quando sua figlia,
a causa degli imbrogli e del parassitismo di lui, ha dovuto rinunziare
al matrimonio con l'uomo che ama e decidersi ad accompagnare in una
_tournée_ artistica per l'Europa un celebre violinista polacco, quando
vede sfuggirsi tutte le sue risorse, i suoi redditi, i suoi rampini per
gl'imbrogli e i pretesti alle sue furfanterie, quando questa ultima
_débacle_ può dirsi imminente, allora il commendatore Gaudenzi, il
parassita, non si rassegnerà a una vita nuova, morigerata e modesta;
ma, come il lupo, con quel che segue — e specialmente i lupi di quel
genere! — così egli andrà con sua figlia e col violinista, egli sarà
il loro impresario: egli — naturalmente — li imbroglierà: egli —
classicamente — dopo essere stato il parassita di grandi e di meschini,
di amici e di conoscenti, di parenti e di ignoti, sarà il parassita di
sua figlia, di quella povera figliuola la cui felicità egli distrasse e
rese impossibile con le losche mene delle sue geniali canaglierie!
Questo — lo ripeto — mi pare un epilogo classico e da grande commedia.
Camillo Antona-Traversi, con un ultimo audace e vigoroso colpo di
stecca, mette in piedi, completa, la statua del parassita.
Alcuni hanno trovato troppo scarsi gli esemplari di _Parassiti_ che
Camillo Antona-Traversi ci presenta. Costoro avrebbero ragione se
l'autore delle _Rozeno_ avesse, con un semplice articolo, generalizzato
l'intento della sua commedia. Se non che non _I parassiti_ s'intitolano
i quattro _atti_, ma semplicemente _Parassiti_. Come vedete, non esigua
è la differenza. Non tutti i parassiti egli volle rappresentare; ma
solamente alcuni tipi di quella innumerevole razza. Non ripeterò ancora
quanto egli sia riuscito nel suo scopo. Il commendator Gaudenzi è
un carattere. Si potrà dire — e non sembri esagerazione la mia — si
potrà dire _un Gaudenzi_, come si dice _un Mercadet, un Rabagas, un
Desjenais_, o _un Monsieur Alphonse_. Io credo che consentirete nel
dire che, per un autore, questo è un invidiabile risultato.
Gli attori diedero tutto il sussidio della loro arte alla bellissima
commedia. Il magnifico Calabresi fu vero collaboratore di Camillo
Antona-Traversi, interpretando perfettamente il perfetto personaggio,
prestandogli quella vena di umorismo e di genialità che deve renderlo
simpatico pur tra le sue birbonate. Claudio Leigheb fu un irresistibile
Naldini, segretario particolare e ajutante di campo del Gaudenzi.
Luigi Carini fu, secondo il solito, misurato, elegante, efficace,
spontaneo. La signora Carini piena di passione e di ardore. E tutti,
tutti quanti — meno, naturalmente, la signora Virginia Reiter che
volle ostinatamente rifiutare alla commedia dell'esule amico nostro
il sussidio della sua arte e del suo nome, non ritenendo forse degna
_la parte_ della sua interpretazione, accampandosi dietro il pretesto
di quel _phisique du rôle_ di cui, malauguratamente, gli attori non
tengono alcun conto in altri casi, quando fa comodo a loro.
Ma, del resto, la commedia di Camillo Antona-Traversi trionfa da sola
delle ostilità grandi e piccole. Si svolse, s'impose, trionfò. Essa è
il più recente frutto di un autore drammatico di altissimo ingegno, che
molte opere di gran valore, come questa, dovrà dare al teatro italiano
per molti anni ancora. Questo significavano a Camillo Antona-Traversi,
lontano, le acclamazioni del pubblico di Roma, così restio all'applauso
in generale. In una sua recentissima lettera, Camillo Antona-Traversi
mi scriveva: «Tu non puoi imaginare quale raggio splendente di luce
dopo tanta notte sia stato per me il successo: tu non puoi imaginare
come ciò mi riconduca e mi risospinga, alla speranza, alla vita
e al lavoro!». Con tutta l'anima, io auguro al lontano che questa
speranza si realizzi, che la vita abbia ancora rose per lui e il
lavoro frutti ancora opere d'arte come i _Parassiti_ per il nostro
orgoglio letterario e per il successo e la gioja del forte e irrequieto
scrittore.
LUCIO D'AMBRA[33].

Prime e non ultime. — _Parassiti, commedia in 4 atti di_ Camillo
Antona-Traversi.
Se il _signor Pubblico_ non fosse un giornale settimanale, si sarebbe
già occupato diffusamente del nuovo lavoro drammatico di Camillo
Antona-Traversi; ma esso arriva con la vettura del Negri e perciò
non può pigliarsi il gusto, che non darebbe gusto neanche ai nostri
lettori, di ripetere, sia pure con altre parole, tutto ciò che hanno
già stampato gli organi magni della stampa politica quotidiana di Roma.
Detto ciò come preambolo utile, se non necessario, eccomi a parlarvi,
_critica delle critiche_, di questi _Parassiti_, per me il più
organico, il più efficace lavoro dell'amico lontano e amato.
Egli non ci ha dato, soltanto, un'azione drammatica dialogata; ma un
vero e proprio studio di ambiente, una vera e propria fotografia di
certi individui che vivono alle spalle del prossimo, che sfruttano
il sentimento della carità, dell'entusiasmo pubblico a proprio unico
benefizio.
Questa la sintesi morale della nuova commedia. L'intreccio lasciamolo
da parte: esso è una cosa pressochè trascurabile, essendo una
continuità di piccoli episodi colti dal vero.
Camillo Antona-Traversi ha mostrato in questo lavoro di aver proprio
formata la fibra dell'autore drammatico; e, quel ch'è più, di non
aver dimenticata la patria, benchè esule: egli _ci ha dato la commedia
italiana_, sempre sospirata, mai venuta fin qui. E questo è il maggior
pregio dei _Parassiti_.
Noi abbiamo riconosciuto in quei personaggi tanti e tanti nostri
amici... per modo di dire. Nel suo protagonista, il Gaudenzi, si
rispecchiano gli eterni sfruttatori d'ogni borsa... altrui; e quella
casa borghese non è che una delle tante case borghesi di Roma,
d'Italia, se volete, ma non di altri paesi. Costumi, _ambiente_,
personaggi, dunque, tutti italiani, come è italiana — la dio mercè! —
la lingua che questi nostri tipi parlano senza ostentazione di spirito,
ma briosamente, certo.
Giova riconoscere che il primo e l'ultimo sono gli atti che dànno ai
«Parassiti» fisonomia di capolavoro.
E, dopo ciò, occorre aggiungere altro?
Forse sì, per deplorare che il valore di Virginia Reiter non abbia
potuto accrescere le attrattive della novità. Mi spiego: ella non ha
preso parte al nuovo lavoro del Traversi. Peccato! Molti non si recano
a teatro, se non vedono sul _cartellone_ il nome della prima attrice.
Ma _quod differtur non aufertur_; e, con la certezza di riudirli presto
e in una stagione meno estiva, mando anche le mie congratulazioni, il
mio caldo saluto, all'antico compagno di studj, al fratello carissimo.
GALLIENO SINIMBERGHI[34].

_Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi.
Più volte annunciati e attesi con molta curiosità, i _Parassiti_ di
Camillo Antona-Traversi hanno visto la luce della ribalta lunedì al
teatro _Costanzi_, e l'accoglienza che la commedia ebbe dal pubblico fu
meritamente lusinghiera.
Dopo le prove già date dall'autore, era lecito sperare
dall'Antona-Traversi ancora un nuovo lavoro vitale; e l'amico nostro
infatti ci ha dato questa commedia destinata a tenere un buon posto nel
repertorio delle compagnie drammatiche.
Il segreto del successo dei _Parassiti_ consiste sopra tutto nella
chiara e precisa visione dei caratteri. Ma v'abbondano altresì pregi
notevoli nel dialogo, nella tecnica scenica. Fu osservato che la
commedia non è perfettamente «_organata_»; che in essa le scene par
non si colleghino abbastanza tra loro. Ma, dato e concesso che ciò sia,
sì deve anche convenire che l'autore non si è prefisso di svolgere una
tesi, bensì di darci una fotografia di _ambiente_; e la fotografia — o,
se volete, le fotografie — sono riuscite felicemente.
Di più, l'Antona-Traversi ci presenta i suoi _parassiti_ con certo
colore gajo, così che i caratteri di _Don Gennaro_ e del _cav.
Naldini_ finiscono per essere, diremmo quasi, simpatici, o almeno non
repugnanti.
Camillo Antona-Traversi ha avuto la buona sorte di affidare la sua
commedia ad attori del valore di Oreste Calabresi e di Claudio Leigheb.
Anche gli altri artisti della _compagnia_, la Zucchini-Majone, la
signora Leigheb, il Carini, hanno messo, nell'interpretazione delle
loro _parti_, l'impegno e l'affetto che derivano dalla sicurezza della
bontà del lavoro rappresentato[35].

_Parassiti._
Camillo Antona-Traversi è tornato trionfalmente alla ribalta. Notizia
lieta questa, e che deve rallegrare sinceramente tutti quelli che amano
l'arte drammatica di puro amore. _Parassiti_ sono una bella e buona
commedia, che si riannoda alla fresca, ridente tradizione dell'arte
schiettamente italiana. Uno studio di carattere, quello del _Gaudenzi_
— un uomo che vive di espedienti, reso in tutte le varie vicende con
verità, con arguzia, con efficacia senza pari — è il perno dell'azione
a torno a cui si aggira tutto un mondo speciale, nè buono, ne pessimo,
che vive e palpita su la scena e sforza al triste sorriso. Tutti
quei tipi, maschi e femmine, anche quando per le esigenze della scena
debbono essere veduti di scorcio, hanno una fisonomia distinta; e —
quello che a me pare grande merito pel commediografo — sono resi tutti
con una serenità di visione oramai rara negli scrittori. L'argomento
semplice, poichè si compendia tutto nei loschi maneggi del _Gaudenzi_
per un improvvisato _Comitato di beneficenza_ a favore di una pubblica
sventura, e negli intrighetti per ottenere alla figlia di lui un ricco
marito, si svolge limpido e simpatico a traverso un dialogo snello,
comico, di buona lega, senza ricercate eleganze. Lo spettatore segue
sempre con vivo interesse il movimento di quei personaggi, che vivono
di vita vera in un ambiente ch'egli conosce e che vede riprodotto con
sincerità.
Tenuto pur conto del merito della esecuzione, che, da parte della
_Compagnia Leigheb-Reiter_, fu davvero perfetta, quest'ultima commedia
dell'Antona-Traversi resta sempre una segnalata vittoria per l'arte
paesana, destinata certo a un giro trionfale. E io vorrei che, pel
genere, fosse guida e insegnamento ai giovani, i quali, correndo dietro
a vani fantasmi, sciupano, qualche volta, le loro migliori attitudini.
Osserviamo la vita che ci circonda e cerchiamo di riprodurla con
verità, con efficacia... e senza annojare il prossimo.
LUIGI GRANDE[36].

_Parassiti._
Camillo Antona-Traversi è tornato trionfalmente alla ribalta. Questo
ritorno, oltre che letizia per l'arte, è gioja viva e sincera di
tutti gl'innumerevoli suoi amici... e non _della ventura_. Il successo
completo, entusiastico, di questo lavoro, al nostro _Costanzi_, è stato
realmente quello che, con parola oramai sfruttata, dicesi una vera
festa. Un bellissimo teatro e applausi continui, calorosissimi.
E non era saluto soltanto all'amico lontano, o simpatico slancio
affettuoso all'uomo di cuore; ma ammirazione per l'opera d'arte
completamente riuscita, e per un autore di grande ingegno, il quale,
a traverso molteplici prove, ci ha dato l'opera sua più organica, più
sana, più italianamente bella.
Il carattere del _Gaudenzi_, tratto dal vero con rara efficacia, è
il tipo indovinato a torno a cui si aggira tutto quel piccolo mondo
di bassi interessi, di dubbie imprese, di losche transizioni, che
sono la vita angosciata e inappagata di parte della nostra borghesia.
_Ambiente_ ben reso, con comica bonomia, con visione serena: qualità
questa tanto più rara ora in cui le nebbie nordiche e le astruserie
simboliche pare abbiano inquinato le pure fonti della nostra tradizione
letteraria.
Ma l'_ambiente_, oltre che dal protagonista — scolpito con mano sicura
— ha il suo rilievo da tutti gli altri personaggi, delineati tutti —
anche quelli che per esigenze della scena debbonsi vedere di scorcio
— accuratamente, senza soverchia tenerezza o troppi foschi colori di
pessimismo. Il dialogo corre via elegante, senza leziosaggini, comico
senza freddure e sempre appropriato al personaggio che parla: cosa che
parrebbe indispensabile e di cui pare tuttavia non si faccia più alcun
conto.
In somma, una commedia del buon tempo antico e che è un raggio di
luce... anche per l'autore.
L'interpretazione è stata cornice degna del quadro. La _compagnia
Leigheb-Reiter_ ha recitato _Parassiti_ divinamente: proprio così!
Oreste Calabresi ha fatto una vera creazione di _Gaudenzi_, e Leigheb
ha reso di grande importanza la _parte_ di poca rilievo del _Naldini_.
Il Carini, la Cristina, la Leigheb, la Zucchini-Maione, il Guasti, la
Carini, il Beltramo, la Bardazzi, il Rizzotto sono stati ottimi, ottimi
davvero.
Ah! l'arte, quella vera, resta sempre la gran consolatrice.
Così è, buon Camillo!
GÉRARD[37].

_Parassiti_ al «Costanzi».
È bastato vedere sui manifesti l'annunzio di una nuova commedia
di Camillo Antona-Traversi per far accorrere nella grande sala del
_Costanzi_ quanti sono appassionati dell'arte e del bello.
In tanta parsimonia di nuovi lavori per la nostra scena, desta
maggiore impressione quello che, sollevandosi sugli altri, riesce a
colpire l'anima di chi ascolta con una tesi vera, bene svolta e meglio
eseguita.
Nei _Parassiti_ vengono descritti, scolpiti, con una potenza di
colorito che solo sa dare il valoroso autore delle _Rozeno_, tutti
quegli esseri sociali, che non sapendo come mantenere quell'apparenza
di lusso e quelle comodità della vita tanto necessarie per coloro che
non amano il lavoro, si dànno a un oscuro maneggio di furfanterie,
coperte dall'opera filantropica della carità e mai disgiunte dalla
cortesia insinuante e dai guanti gialli.
I lavori del Traversi si sono sempre impadroniti della scena, perchè
non sono altro che la riproduzione di manifestazioni della vita
vissuta.
Le _Rozeno_ vivono e vivranno per molto tempo, riscuotendo ovunque il
plauso unanime di tutti i pubblici, perchè — come nei _Parassiti_ — c'è
la forza dell'azione, la verità del fatto, la naturalezza del dialogo.
Il Calabresi ha reso nella più spiccata evidenza il difficile carattere
del protagonista: ottima la signora Zucchini-Majone; un'adorabile
inglese la signora Leigheb,
E facciamo punto, con la speranza dì vedere presto tra noi il buon
Camillo assistere personalmente ai trionfi delle sue produzioni, chè ne
avrebbe un po' diritto[38].

Al «Costanzi».
La replica della commedia di Camillo Antona-Traversi, _Parassiti_,
riconfermò, iersera, al «Costanzi», il successo. Grandi applausi al
Calabresi, che va particolarmente ricordato e lodato; e applausi al
Leigheb, che simpaticamente volle assumere la «parte» di segretario del
_Gaudenzi_; e applausi e chiamate, col Calabresi e il Leigheb, a tutti
gli attori, signora Zucchini-Maione e Leigheb, signorina Cristina,
signori Carini e Guasti[39].
*
* *
Al «Costanzi»: — La seconda rappresentazione dei _Parassiti_ di Camillo
Antona-Traversi ebbe la stessa lietissima accoglienza della prima.
Grandi applausi al Calabresi, sempre più ammirabile nella parte del
_comm. Gaudenzi_, alla Cristina, a Claudio e Teresina Leigheb e agli
altri esecutori[40].

Al «Costanzi».
Iersera, la replica dei _Parassiti_, il nuovo e applaudito lavoro
di Camillo Antona-Traversi, ebbe conferma completa del successo: il
pubblico seguì l'azione, mirabilmente riprodotta, con vero interesse.
Oramai, sebbene in due sere, questi _Parassiti_ possono a buon diritto
vantare il merito d'aver guadagnato un posto eminente fra le migliori
produzioni italiane di questi ultimi tempi, e al lavoro è assicurate il
percorso trionfale di tutte le città del regno[41].
*
* *
Teatri. — Al «Costanzi» la novissima commedia di Camillo
Antona-Traversi, _Parassiti_, ebbe lo stesso lieto successo della prima
sera. Molto pubblico e molti applausi[42].
*
* *
A! «Costanzi». — Domani sera, _Parassiti_ di Camillo Antona-Traversi,
una delle più schiette commedie italiane di questi ultimi anni; e,
insieme, una simpatica creazione di Oreste Calabresi[43].
*
* *
A MILANO.
Teatro «Manzoni». — _Parassiti, commedia in 4 atti di_ C.
Antona-Traversi.
È cosa molto lusinghiera per un autore il vedere; o — nel caso
di Camillo Antona-Traversi che è fuori di Milano — il sapere come
l'annuncio di una propria commedia ha fatto accorrere e affollare il
teatro dal pubblico delle prime rappresentazioni, giudice severo, ma
imparziale. Questo dinota stima verso l'autore, aspettativa di un'opera
d'arte e speranza di un successo; poichè è omai nota la diffidenza
del pubblico per le _premières_ di autori italiani, anche in fama
di celebri. Se l'esito è pieno, incontrastato, l'uditorio aumenta
prodigiosamente alle repliche... altrimenti, diserta del tutto lo
spettacolo.
Iersera, il _Manzoni_ aveva l'aspetto delle serate importanti; quel che
si dice un bellissimo teatro.
E al _primo atto_ una corrente di simpatia si stabilì rapidamente fra
palcoscenico e pubblico.
Il tipo del pseudo avvocato e commendatore Gaudenzi, l'affarista
moderno senza scrupoli, speculante sulle grandi sventure nazionali
e sulle cantanti... internazionali; tipo incarnato artisticamente,
squisitamente, dal Calabresi, e una buona creazione dell'autore delle
_Rozeno_ avvinse la massa e la predispose al successo.
E l'_atto_ stesso, lodevolissimo come impostazione e come esposizione
di tipi, riuscì gradito e procurò agli esecutori due calorose
evocazioni alla ribalta.
L'autore, per mostrare la lunga serie di parassiti sociali, allargò
troppo il quadro e perse la visione netta artistico-scenica,
indebolendo cogli episodi l'efficacia del tipo principale.
Forse l'autore non l'ha voluto, ma la commedia è riuscita un lavoro
a protagonista; e su questo il pubblico ha converso l'attenzione,
l'interessamento e anche le simpatie. È un fatto dimostrato che sul
teatro il birbante, quando è allegro, sfacciato, arguto, raggiratore
e cinico divertente, raccoglie maggiori simpatie della vittima che
lotta onestamente contro le traversie della vita. Il pubblico sa che
all'ultimo _atto_, quello della morale, il birbante sarà punito e
ciò tranquillizza la coscienza. Sebbene spesso, in fondo in fondo, lo
spettatore trova la morale falsa e in contraddizione colla vita reale
che porta in alto gli audaci. E gli audaci hanno pochi scrupoli e meno
pregiudizi, acquistandosi l'onorabilità quando han perduto l'onore.
L'antipatico, l'odiato, è il birbante tartufo, l'ipocrita sornione,
il brutale volgare, che non ha sorrisi, ma ghigni; e opprime
violentemente, senza sorridere mai, senza far la satira di sè stesso e
della buaggine umana della quale approfitta.
_Don Gennaro Gaudenzi_ è un bel tipo di parassita sociale, senza senso
morale, senza sentimentalità, senza pregiudizi. È serenamente laido
nell'animo corrotto messo a nudo; e, pur ricordando altri caratteri
portati sul palcoscenico, ha una impronta originale che si mantiene
fino all'ultimo _atto_.
Interessa in tutto lo svolgimento dell'azione: quando rivela i
mezzi per apparire un avvocato pieno di cause, quando rinnova lo
stratagemma del _Comitato di beneficenza_, quando sa accappararsi la
stima di una cantante americana ricca, ma sfiatata, quando fa valere
la dote immaginaria di sua figlia, quando cerca convincere la nuora
che separazione val divorzio ed è meglio guadagnare in un divorzio
che tribulare la vita per una falsa dignità. E il tipo si completa
quando, volendo fare la morale alla figlia, resta convinto da questa
e accetta una posizione, se non dignitosa, almeno lucrosa, lasciando
nell'imbroglio i complici e gli illusi.
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