Nuovi racconti - 5

--Ma bravo, signor Arturo--esclamò la signora Amalia porgendo
cordialmente la mano al simpatico giovinotto--venga un po' a smentire
suo padre che le aveva fatto una riputazione di uomo selvatico... Mio
figlio, egli diceva, non lascerebbe le chiese, i palazzi, le gallerie
di Venezia per tutto l'oro del mondo. È per questo ch'io non l'ho
condotto meco, è per questo che sarebbe fatica gettata l'invitarlo...
No, non si scusi, signor Arturo, lei ha risposto nel miglior modo a
queste calunnie col venire... Che gliene pare, signor Michele?--ella
soggiunse rivolgendosi all'Arsandi--Mi sarà grato di questa sorpresa
che le procuro...
--Ma sì, davvero, gratissimo--rispose il signor Michele che non sapeva
ancora raccapezzarsi.
Il giovane Arturo, il quale aveva salutato affettuosamente suo padre,
si sarebbe forse accorto dell'imbarazzo di lui se la sua attenzione
non fosse stata assorbita dalla Matilde. Ella gli pareva bellissima, e
poi, cosa singolare, ella gli ricordava in modo strano la mezza figura
di donna che lo aveva tanto colpito nell'_album_ paterno. Così la
curiosità mescevasi in lui all'ammirazione.
--Non era mai stato in Italia?--gli chiese la signora Nottoli.
--Mai--egli rispose--ma ora che ci sono, credo che non ne partirò più.
Mi piace tutto in Italia, la natura, l'arte, la lingua...
--Ma sa che per uno vissuto fin dalla nascita in Inghilterra, Ella
parla l'italiano egregiamente?
--Oh non mi aduli... Si discorreva sempre in italiano col babbo...
del resto ho l'accento straniero... E ogni tanto avrei bisogno
del dizionario... perchè mi manca un vocabolo e allora divento
addirittura... ecco, per esempio,... babbo, come si dice in italiano
_dumb_?
Il signor Michele era distratto e non gli diede retta; venne invece in
suo soccorso la Matilde: --Muto--ella insinuò con la sua cara vocina.
--Ecco un dizionario impreveduto--sclamò ridendo la signora Amalia.
Arturo si voltò verso la bella ragazza che egli aveva fino a quel
momento ammirata in silenzio, e le fece la solita domanda:--Sa
l'inglese?
--Vorrei saperlo com'ella sa l'italiano--replicò la giovinetta.
Il ghiaccio era rotto e i due giovani si misero a conversare insieme.
Non in inglese però; Arturo aveva un gusto diverso da quello di suo
padre; egli amava bearsi nella musica della favella italiana che gli
pareva cento volte più dolce sulle labbra della Matilde, e avrebbe
creduto un sacrilegio il costringer quella parola viva e scorrevole
al giogo di un idioma straniero; preferiva di gran lunga sembrar
impacciato egli stesso, e farsi correggere dalla sua interlocutrice. Nè
il dialogo aveva alcuna somiglianza con quello che s'era tenuto un paio
di sere addietro tra la Matilde e il signor Michele. Non era una lotta
di galanteria; era una conversazione animata, spontanea che aveva in
sè il calore e la buona fede della gioventù. Arturo non rifiniva di
parlar di Venezia, e, come sovente accade, egli, forestiero, rivelava
alla Matilde, veneziana, cento bellezze da lei o ignorate, o non
curate, o dimenticate, della sua città. Che non aveva egli veduto, che
non aveva egli notato nella sua breve dimora in Venezia? Ed era in
procinto di fare un giro nelle isole quando il signor Gustavo venne in
traccia di lui e volle condurlo seco.
--Se ne pente?--chiese la Matilde.
--Oh no!--rispose Arturo guardandola fisso.
La fanciulla abbassò gli occhi, arrossì un poco e si aggiustò le pieghe
del vestito.
--Scusi una mia curiosità--riprese il giovane, côlto da un
pensiero--Aveva ella conosciuto mio padre prima d'adesso?... Era stata
a Londra negli ultimi anni?
--Io!--fece la ragazza maravigliata--Non fui mai fuori d'Italia.
--E il babbo mancava dall'Italia da quasi venticinque anni... Dunque...
--Dunque è impossibile quel ch'ella dice. Ma perchè questa domanda?
--È strano... In un vecchio album del babbo c'è una mezza figura a
lapis che le somiglia tanto...
--Somiglia a me? Ma il signor Arsandi è pittore?
--Disegnava una volta; ora non più.
--Vede bene, _una volta_ io non potevo esser quella che sono adesso...
--È giusto e m'avveggo di aver detto una grossa corbelleria.
A esser sinceri, la Matilde credeva d'aver risolto l'enigma; quella
mezza figura disegnata dal signor Michele _una volta_ doveva
rappresentare sua madre; ma ella non trovava il verso di dirlo, appunto
perchè cominciava a capire che qualche cosa doveva esserci stato fra
sua madre e il cavaliere Arsandi.
--Dev'essere una gran compiacenza per lei l'avere un figliuolo
simile--osservò la signora Amalia al signor Michele.
--Oh... s'immagini...
--Via, Arsandi, siate galante--soggiunse il Martelli--Confessate che
anche mia sorella può essere orgogliosa di sua figlia... Guardate che
bella coppia!
--Bellissima... veramente...
La signora Amalia scoppiò in una delle sue risate sonore.
--Ma, signor Michele, e ha coraggio di dire a me che sono d'umore
variabile?... Si giurerebbe ch'ella ha incontrato per queste sale la
_donna bianca_.
--Io vorrei che parlassimo un pochino sul serio.
--Adesso? Qui?... Oibò!... Le darò udienza, a casa, stassera.
--Il signor Michele è un uomo di spirito, ma suo figlio è molto più
simpatico--disse la Matilde a sua madre giunti che furono alla villa.
La signora Amalia si stropicciò le mani in silenzio.


CAPITOLO UNDECIMO

Il sole volgeva al tramonto. Nel giardino Nottoli sulla collinetta
respiciente il lago stavano seduti chiacchierando la signora Amalia, la
Matilde, i due Arsandi e il Martelli, tutti insomma gli ospiti della
villa, ad eccezione del professore Benvoglio che dormiva in salotto da
pranzo. A un tratto la padrona di casa fece col dito un cenno da regina
al signor Michele e si alzò in piedi. Egli si affrettò a lasciare il
suo posto e ad avvicinarsele.
--Torniamo subito--disse la signora Amalia al resto della brigata
mentre s'allontanava coll'Arsandi. E rivoltasi a lui:--No, non ispenga
il sigaro, è inutile. Ormai anche le donne han preso la bell'abitudine
di fumare... Ella ha diritto ad una spiegazione. Gliel'avevo promessa
per questa sera; gliela do prima del crepuscolo; non si lagnerà
di me. Però badi, se lei non avesse nulla, proprio nulla sulla
coscienza, nè lei avrebbe da domandarmi, nè io avrei da offrirle questa
spiegazione... Ella mi ringrazierebbe dell'improvvisata che le ho fatto
mandando Gustavo a prendere il suo Arturo, e ce la passeremmo tutti
allegramente per alcuni giorni...
--Come! Nella sua improvvisata non ci sarebbe malizia?
--No, no, non creda questo... ma se c'è malizia non è colpa nostra...
E dico nostra perchè metto nel conto anche mio fratello... Oh via,
non faccia l'indiano e giuochiamo a carte scoperte... Ella mi capita
qui dopo venticinque anni che non ci eravamo veduti, capita, debbo
ritenere, per salutarmi, per mostrarmi che un uomo e una donna possono
restare amici anche se da ragazzi si erano promessi di sposarsi o di
morire e poi nè si sono sposati, nè sono morti... Io la accolgo con
vero piacere, non ho dispetti, non ho rancori; venticinque anni fa
eravamo bimbi tutti e due... e del resto, il tempo è un gran medico...
esso disarma la collera o tutt'al più muta in innocenti epigrammi le
sfuriate dell'amor proprio offeso... Ma a lei, caro signor Michele, il
tempo fa dei brutti tiri. Ella a vicenda si accorge e non si accorge
degli anni che passano, e crede a cinque lustri di distanza di potere
ripigliare con la figliuola la partita lasciata a mezzo con la madre...
--Ma, signora Amalia...
--Mi neghi un po' che appena arrivato s'è sentito in obbligo di far la
corte a mia figlia?
--Non mi pare che il mio contegno avesse nulla di sconvenevole.
--Ella è troppo ben educato da potersi meritare un tale
rimprovero--rispose la signora--ma i fatti hanno la loro logica a cui
non si scappa. Lo ha detto l'imperatore Napoleone.
--Che fatti?
--Dio mio! I fatti della galanteria come gli altri.... Per noi donne
maritate la cosa cammina più liscia; la società per noi ha un milione
di indulgenze; la civetteria, oh è un affar da nulla; la passione, ci
ha colpa il marito che non seppe comprenderci.... Ma le fanciulle, la
loro riputazione è come un vetro; un soffio l'appanna...
--Ma dunque il rendere omaggio alla bellezza, alla grazia di una
fanciulla è una colpa?
--Quando l'omaggio è troppo entusiastico e quando chi lo rende non può
sposar la fanciulla è per lo meno una leggerezza, la quale non approda
ad altro che a gettare il ridicolo sul corteggiatore o a compromettere
la ragazza... E io sono una buona madre.
--Locchè significa ch'Ella vorrebbe farmi ridicolo?
--Non dico questo... Sono anche una buona amica...
--Obbligatissimo...
--Ma sono sincera. E l'altro ieri per esempio non mi sarebbe
dispiaciuto di vederla...
--Fare un capitombolo dal cavallo?
--Si figuri... come mio fratello.... senza farsi male... sul tappeto
erboso.
--Ma mi perdoni--riprese il signor Michele facendosi serio--supponga un
momento ch'io le avessi domandato la mano di sua figlia?
--Io l'avrei ringraziata moltissimo e le avrei risposto con un bel
discorsetto diviso in tre punti. Le avrei detto, come donna, ch'io non
sono una di quelle creature romantiche, le quali dopo avere amato un
uomo, giudicano opportuno di gettargli in braccio la figlia; le avrei
soggiunto, come madre, ch'io desidero che lo sposo della Matilde abbia
qualche anno, ma non già ventisei o ventisette anni più di lei; come
amica finalmente avrei concluso: caro signor Michele, non faccia questa
corbelleria, non prenda una moglie più giovane del suo figliuolo.
Grazie al cielo, Ella ha troppo giudizio, non mi ha fatto la domanda
e io non dovevo farle alcuna risposta. C'era solo il pericolo, che so
io? che la Matilde potesse pigliar sul serio le sue galanterie.... Le
ragazze sono capricciose, pensano poco all'avvenire.... sono capaci di
preferire al sole che nasce il sol che tramonta, senza rammentarsi che
subito dopo il tramonto viene la sera....
--Con altre parole, Ella mi paragona al sol che tramonta.
--E se ne offende quasi! Le par poco il sole?... E un bel tramonto,
in fede mia, uno di quei tramonti cinti di nubi rosate, di vapori
trasparenti e sottili che coronano un magnifico giorno che muore, e
preparano un magnifico domani....
--Motteggiatrice perpetua!
--Non creda. Ci fu un istante in cui temei di dover prender le cose sul
serio.
--Quando?
--Quando ho dovuto rinunziare alla speranza di far passare il suo brio
giovanile per opera di galvanismo, e la maestà del suo portamento per
effetto delle stecche di un busto...
--Un busto! Mi attribuiva un busto?--sclamò il signor Michele
scandolezzato.
--Eh! Ho avuto torto.... E allora, temendo che le sue prove
cavalleresche le dessero battaglia vinta, fui sul punto di
corrucciarmi, e di licenziarla su due piedi.....
--Nientemeno?
--Sì, ma prevalsero in me idee più mansuete. Non volevo darle la
soddisfazione di vedermi in collera, volevo punirla della sua audacia,
e ridere....
--Bella mansuetudine!
--Mi consultai con mio fratello, che, quantunque non paia, è un
savio. Egli mi disse: Ho un'idea. L'amico ha anch'egli il suo tallone
d'Achille, ed è quel figliuolo ch'egli ha lasciato a Venezia e che non
vuole chiamar qui perchè non lo faccia sfigurare.
--Oh signora Amalia, crede ch'io sia così vano?
--Non è nè più nè meno dì tante signore eleganti che non conducono
fuori di casa le loro ragazze quando son grandi. Ebbene, questo suo
figliuolo io non lo conoscevo, ma Gustavo lo aveva visto anni sono,
e mi assicurava che s'egli aveva tenuto le sue promesse doveva esser
diventato uno dei più belli e simpatici giovinotti che si possano
immaginare.--Andrò a prenderlo io--disse Gustavo--vincerò le sue
resistenze, e ove mi riesca di portarlo qui non dubito che egli darà
scacco matto al suo signor padre. Figuriamoci se la Matilde non
dovrebbe trovare estremamente comica la idea di esser la matrigna
di questo Arturo... Eh caro signor Michele, fu un giuoco e potevo
perdere.... il suo Arturo poteva rifiutarsi di venire, poteva essere
un giovinastro sgarbato e dar così maggior rilievo ai pregi dei
suo compitissimo genitore, e allora i nostri imbarazzi sarebbero
cresciuti... Ciò le dà la chiave delle mie inquietudini...
--E anche della sua emicrania?
--Non ne parli. Fu uno stratagemma per evitare le spiegazioni e per
tener lontana da lei la Matilde... Oh! Ella mi deve pagare quei bagni
freddi....
--Io!... A lei?--sclamò l'Arsandi maravigliato che si scambiassero le
parti.
--No, no--riprese la sonora Amalia in tuono conciliativo.--Chi vince
può essere generoso. E io ho vinto. Sa che cosa mi disse la Matilde?
--Che cosa?
--Il signor Michele è un uomo di spirito, ma suo figlio è molto più
simpatico. Era tutto quello che io domandavo... Non si mortifichi,
signor Michele.... Per vincere un Arsandi si è dovuto ricorrere a un
altro Arsandi.... Pensi che gloria per la famiglia!
--Penso.... penso che la signora Matilde aveva torto....
--Torto in che?
--Nel giudicarmi un uomo di spirito.
--Ah non si umilii... Del resto, la metterò subito alla prova... Ella
avrà certo capito che cosa vi sia da fare in questo momento.
--Io?--rispose il signor Michele grattandosi leggermente la nuca--in
verità.... a meno che ella non intenda maritare questi due figliuoli.
--Ah signor Michele, ho proprio paura ch'ella avesse ragione...
--In che senso?
--Scusi sa, ma nel dire che non è un uomo di spirito... Oh via, caro
amico, lei tratta questa faccenda come avrà trattato gli affari di
frutta secche e di spazzole della ditta Bertheen Harris e C.... Ma le
pare?.... Quei due ragazzi si conoscono da poche ore; non si saranno
antipatici, lo ammetto, ma è una buona ragione perchè si sposino?...
Sa Ella se i loro caratteri siano fatti per istare insieme, se i loro
gusti siano conformi, sa Ella finalmente se suo figlio abbia la più
lontana idea di prender moglie?... E quando pure egli l'avesse, crede
che io gli darei mia figlia senza domandar più in là?... Per che razza
di madre mi prende?
--Perdoni, ma Arturo non è un partito disprezzabile...
--Tutt'altro... È anzi troppo per la mia figliuola... Egli è straricco.
--Non esageri. Avrà ventimila sterline.
--Che sono in franchi?
--Cinquecentomila.
--E mia figlia non ha che centomila lire di dote.
--Ce n'è d'avanzo.
--La Matilde non ha ancora 18 anni.
--Arturo ne ha già 22.
--Troppo pochi. Son due fanciulli. E poi suo figlio è artista, ha
bisogno di libertà, di movimento...
--Mio figlio è più sodo e più assestato di me.
--Non ci vuol molto--pensò la signora Amalia. E soggiunse--La Matilde è
cattolica.
--E Arturo è protestante. Le fa caso?
--Oh questo no... E a lei?
--A me? È tutt'uno.
--Cose utilissime a sapersi, ma non se ne fa nulla... I matrimoni si
combinano in questa maniera nelle commedie e nei romanzi, non nella
vita reale e fra persone di giudizio...
La signora Amalia aveva ragione in un modo così evidente, che l'Arsandi
non seppe più che rispondere. Egli balbettò soltanto un _dunque_
interrogativo.
--Dunque mi dispiace davvero, ma non ci vedo che un'uscita... Mi preme
di non parere una madre che accalappii i generi nelle sue reti.... E
così, non se n'abbia a male, io non vorrei trattenere suo figlio qui
che.... fino a domani sera per esempio.
--Ah lo getta da parte come un limone spremuto!
--Che similitudine triviale! Veda, non c'è caso.... Bisogna proprio che
domani sera Ella lo conduca via.
--Che io lo conduca? È pur venuto senza di me.
--Che vuole? Se resta qui lei, ho paura di dover tornar a chiamare il
suo Arturo.
--Insomma ci chiude la porta in faccia.
--Dio guardi!..... Lascino trascorrere un paio di settimane, tanto che
passi il pericolo di sorprese e di riscaldamenti fuori di proposito,
e poi ci facciano una nuova visita, chè saranno i beni accetti.... O
perchè se ne sta imbronciato?.... Se dovrebbe anzi ringraziarmi.....
--Questo poi stento a capirlo.
--Ha una cattiva giornata... Impedisco a lei di fare delle sciocchezze,
voglio allontanare fino il sospetto ch'io abbia teso un laccio a suo
figlio, ed Ella non mi ringrazia?... Mi ringrazierà almeno di questo
consiglio che le do. Se le è tanto grave il peso della vedovanza,
cerchi una donna savia, stagionata, che di qui a dieci o quindici
anni possa curare con mano esperta e con animo indulgente i suoi
reumatismi... Vuol che gliela trovi io?... C'è una sorella nubile del
professore Benvoglio...
--Non mi parli di quell'animale,--proruppe il sig. Michele che aveva un
gran bisogno di sfogarsi con qualcheduno.
--Signor Michele, moderi i termini... Povero professore! Un tipo di
cavaliere da medio evo, un uomo che andrebbe nel fuoco per me e che
sospira ai miei piedi senza speranze....
--Anche per questo mi è odioso... Come mai una donna del suo spirito
può sopportare gli omaggi di quello scimunito?--replicò corrucciato
l'Arsandi gettando via il sigaro.
--Insomma non mi maltratti quel povero uomo che ha una sorella
nubile....
--Signora Amalia, la supplico, non mi spinga agli estremi....
--Oh! oh! Andiamo proprio in tragico--rispos'ella fermandosi a un
tratto e guardando il suo interlocutore con una certa curiosità. Erano
in quel momento dietro una macchia d'abeti e i raggi orizzontali del
sole che tramontava, penetrando tra i frastagli delle fronde e dei
rami, venivano ad illuminare in bizzarra guisa il volto di lei.
In un lampo l'Arsandi le prese e baciò la mano.
--Che cos'ha adesso?--gridò ella facendo un passo indietro.
--Potrà ella perdonarmi la mia aberrazione?--egli chiese con accento
commosso.
Quantunque imbarazzata dalla nuova e singolar piega che prendevano le
cose, ella trovò ancora il modo di scherzare e gli rispose--Quale? Ne
ha avute tante!
--Quella di non essermi accorto subito che la sola donna ch'io potrei
ancora amare sarebbe.....
--Si fermi--interruppe la donna con piglio disinvolto, quantunque con
voce un po' tremula e velata.--Ella è sul punto di dire una corbelleria.
--Signora Amalia, signora Amalia, non rida sempre; mi ascolti per
carità...
--No, non è possibile--diss'ella movendosi per andarsene.--Ma non si
vergogna? Lei passa dalle madri alle figlie e dalle figlie alle madri
con la più candida e ingenua aria del mondo.... C'è davvero qualche
lacuna nel suo senso morale.
--Non mi rigetti così, non mi tolga ogni speranza....
--Venga piuttosto, chè gli altri ci aspettano..
--Capisco che sono stato un fanciullo e che non mi acquistai oggi nuovi
titoli alla sua stima, ma se le memorie della nostra prima giovinezza
non sono ancora scancellate dall'anima sua, se esse si ridestarono in
lei come in me... perchè le giuro, ciò che mi affascinò un istante
nella sua Matilde fu l'immagine di sua madre, fu l'immagine della
gentile creatura con cui venticinque anni fa ci siamo scambiati una
dolce promessa.....
Il lettore si sarà accorto che il cavaliere Arsandi s'era impigliato
in uno di quei periodi nei quali manca assolutamente il filo della
sintassi, periodi arrischiati, che non ammettendo una conclusione
grammaticale, sforzano sovente la mano e trascinano a qualche atto di
audacia. Ed io ho ragione di credere che il signor Michele fosse sul
punto di gettarsi ai piedi della mordace vedovella, quando s'intesero i
passi e la voce di persona che si avvicinava.
--Amalia! Arsandi! Dove diamine si sono cacciati?--Era Gustavo.--Oh
siete qui--- egli soggiunse scorgendoli.--Vi cerco per tutto il
giardino... Mi pareva di seccare quei giovinotti....
A questo punto il Martelli guardò la sorella e l'amico.--Ehi, ci
sarebbe il dubbio che seccassi anche voi?
--Sciocco!--disse la signora Amalia arrossendo. E dopo questo
complimento gli prese il braccio.--Andiamo. Venga, signor Michele.
Costui, pieno di stizza, le si mise a fianco e le bisbigliò
all'orecchio:--Ci riparleremo.
Ella non rispose.
--Ha proprio la cera scura--pensò Gustavo.--Che fosse innamorato
davvero di mia nipote? O che si siano intesi di nuovo con la Amalia? O
che non ci possa perdonare la burla fattagli?--Erano tutte cose sulle
quali egli non poteva chiarirsi finchè non fosse a quattro occhi con
sua sorella.
Non tardarono a giungere dov'erano la Matilde ed Arturo.
--A proposito--disse il Martelli quando furono tutti vicini--bisogna,
Arsandi mio, che spieghiate a vostro figlio da che originale abbiate
tolto una mezza figura ch'egli ha visto nel vostro album, e che, a
sentirlo, rassomiglia tanto a mia nipote.
Il signor Michele stette in forse un momento e poi disse:--Non c'è
nessuna ragione di far misteri. L'originale è qui, la signora Amalia,
venticinque anni fa, quand'io ero ospite de' suoi genitori.
Questa rivelazione non fece sorpresa ad alcuno dei presenti, tranne ad
Arturo che non sapeva rendersi conto del come non vi avesse pensato.
Ma la signora Amalia lo tolse d'imbarazzo.--Vede che cosa significa un
periodo di venticinque anni. Per trovare una rassomiglianza bisogna
passare alla seconda generazione.
* * * * *
La signora Amalia fu incrollabile nei suoi propositi. Ella non accordò
più alcun colloquio particolare al cavaliere Arsandi, e volle ch'egli
ed Arturo partissero nella giornata del domani. È però notissimo a
tutti i conoscenti della famiglia e a tutti i curiosi del paese, che,
dopo quindici giorni e dopo uno scambio assai vivo di lettere, tanto
il padre che il figlio tornarono alla villa, ove Arturo e Matilde
si trattano come due fidanzati. Molti indiscreti vogliono dare per
cosa già stabilita anche il matrimonio fra il cavaliere Arsandi e la
vedova Nottoli, ma la signora Amalia a chi gliene parla dice sempre
che non v'è in ciò ombra di vero. È certo nondimeno che il professore
Benvoglio lasciò la villeggiatura nel massimo furore e discorre delle
signore Nottoli, di Gustavo Martelli e dei due Arsandi con acrimonia di
letterato. Egli odia più che mai l'Inghilterra e vagheggia con passione
sempre più viva l'ideale dell'antica Grecia. Si crede che egli stia per
isposare la serva.

LO SPECCHIO ROTTO


CAPITOLO PRIMO

Patatrac.
Patatin.
Questi due suoni si fecero sentire quasi contemporaneamente una
mezz'ora prima del tempo di desinare in casa del signor Pacifico
Rosettini, dottore in legge e possidente, e loro tenne dietro un
rumoroso pianto infantile. La signora Virginia, seconda moglie
del signor Pacifico, la quale sedeva nel salotto da lavoro curva
sopra un ricamo; il signor Pacifico stesso che stava preparando una
_conclusionale_; la cameriera Adelaide che apparecchiava la tavola, e
due ragazzini fra gli otto e i dieci anni tornati in quel momento dalla
scuola e ronzanti intorno alle casseruole della cucina, convennero
da vari punti sul luogo dond'era venuto il rumore, e accolsero con
differenti esclamazioni e domande un fanciullo che poteva avere poco
più di un lustro d'età e che scendeva una breve e agevole scaletta con
una guancia più rossa dell'altra, un gran furore negli occhi lagrimosi
e i due piccoli pugni stretti in atto di collera e di minaccia.
--Che c'è, Gino?
--Che cosa è stato?
--Hai fatto una delle tue solite?
--Ti sei fatto male?
--Che bambino senza giudizio!
--Via, strapazzatelo per soprammercato.
--Ih! Che strepito!.....
In mezzo a questo fuoco incrociato di punti interrogativi ed
ammirativi, la signora Virginia s'era chinata sul bimbo, e presolo per
disotto le ascelle lo esaminava e palpava da tutte le parti.
--Via, via, non ha nulla--disse il signor Pacifico.
Intanto il fanciullo singhiozzava--Cattiva nonna..... cattiva.....
--Ah! È stata la nonna. Che cosa ti ha fatto?
Gino segnò la guancia sinistra e piangendo con assai più rabbia che
dolore, disse:--Mi ha picchiato qui.....
--Ti ha dato uno schiaffo?..... Ma sarai stato cattivo..... Le avrai
messo sossopra la camera.
--Niente.... niente.... È caduto... solo... lo... specchio.
La cameriera, nell'intento lodevolissimo d'esaminare _de visu_ la
posizione, aveva salito i pochi gradini della scala che metteva
all'appartamento della _padrona vecchia_ e stava già per entrar nella
camera ov'era successo il contrasto fra nonna e nipote, quando sentì
chiuder l'uscio con molta violenza e dare il chiavistello per di dentro.
--Che basilisco!--ella mormorò fra i denti battendo la ritirata.
--Benedetta donna!--soggiunse la signora Virginia.
--Già, già, bisogna lasciarla sbollire da sè--disse il signor
Pacifico.--Ma badiamo bene che anche Gino va castigato.
--Lo castigo io--rispose con una certa ansietà la signora Virginia
mentre faceva riparo al colpevole con la sua persona.
--Siamo intesi--replicò gravemente il marito.--Ehi, signorini, che c'è
da ridere? Subito in camera fin che suoni il campanello del pranzo.
Hanno capito? Ha capito, Giorgio? Ha capito, Roberto?
Queste parole erano indirizzate ai due ragazzi poc'anzi accennati,
figli del primo letto del signor Pacifico. Essi si avviarono lentamente
alla loro stanza canterellando--Torototela torototà.
--Mal educati!--brontolò il signor Pacifico, senza badare che questo
rimprovero veniva a ricadere sopra di lui--Mal educati! E rientrò nel
suo studio.
Gino fu condotto via da sua madre che gli asciugò le
lagrime--Cattivello che sei, perchè sei andato a disturbare la
nonna?..... Adesso venga qui ad aspettare il castigo.
Il bimbo guardò la genitrice con aria d'incredulità, e in prova del suo
ravvedimento appena giunto nel salotto da lavoro rovesciò il paniere
ove la signora Virginia teneva le sue lane da ricamo.
--Gino, Gino--gridò la mamma--vuoi proprio un altro schiaffetto?--E lo
minacciò con la mano.
Ma Gino aveva cacciato le gambe entro il paniere e si rotolava sul
pavimento con tanta grazia e rideva con sì schietta allegria, che la
signora Virginia ebbe una voglia matta di dargli un bacio anzichè uno
schiaffo.
Il furbacchiotto capì benissimo le disposizioni materne; quindi non si
spaventò punto nel veder la signora genitrice alzarsi dalla seggiola,
ma anzi con raddoppiata ilarità levò in aria le gambe con suvvi il
paniere tanto da farlo parere una cornucopia rovesciata.
--Domando io--disse la signora Virginia raccogliendo da terra il suo
Gino e pigliandoselo in braccia--domando io come si fa a schiaffeggiare
un visino simile.
E continuava, rivolgendosi a un interlocutore immaginario--Guardate mo;
non vi pare che si vedano ancora i segni di quelle cinque brutte dita
lunghe ed ossute?..... Che orrore!.... Picchiarmi il mio Gino.....
Nè paga di guardarselo e di baciarlo da tutte le parti, lo portò
davanti allo specchio, e contemplandone con infinita compiacenza
l'immagine, tornò a dire--Un bambino simile!
Gino, incoraggiato così, ripetè la frase--Brutta nonna.
La madre gli mise una mano sulla bocca.--Non si dicono queste parole...
Mi racconti piuttosto che cos'ha fatto... Ha rotto lo specchio grande
della nonna?
--No... il piccolo.
--Quello fatto come un _o_?
--Sì, sì--rispose Gino--come un _o_ grande.
--Ma che bravo bambino!--esclamò la signora Virginia.--Conosce già le
vocali.--Indi ripigliando un tuono che voleva esser serio:--Ah lei
ha rotto lo specchio che somiglia ad un _o_; così ha fatto gridare la
nonna... la nonna è stata troppo buona, non le ha dato che uno schiaffo
solo, io gliene darò due.
Dette queste parole, amministrò al delinquente due schiaffetti piccoli
e gentili che arrivando su quelle guancie pienotte diedero un suono
grasso e simpatico; indi lo depose in terra e continuò:--Adesso poi
bisogna prepararsi a domandar perdono alla nonna. Stia attento e ripeta
quello ch'io dico: _Signora nonna_... Andiamo, via, Gino... _Signora
nonna_.