Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni - 43

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a chiamare, e s'è concertato di barattar il giro co' giornanti che
dovevan venirvi assistere, e siam venuti noi in vece, e sotto queste
cappe siamo benissimo armati, e ci siam risoluti o liberarvi o morire
con esso voi, e quel che vi promise il Bozza in S. Marco, ora ve
l'attiene... ed il modo l'udrete ora da messer Lamberto, ch'io ve lo
mando qui, e così un po' per uno parlerete con tutti senza far parere
di nulla, che così usan fare i Fratelli co' condannati....--
E prima che Niccolò potesse rispondere, s'alzò, e poco stante Lamberto
e Bindo eran venuti a sedersi a' fianchi del vecchio: presagli
nascostamente ognuno una mano, che tratto tratto di sotto la buffa
caldamente baciavano, disse Lamberto:
--Nostro solo timore era che non poteste reggervi e camminare; poichè
potete, la Dio grazia, il resto lo faremo noi.... ci getteremo su
codesti birri di guardia, e se ci vien fatto liberarcene al primo senza
che levino il rumore, abbiam qui con noi una cappa della Misericordia
che vi metteremo indosso e potremo uscire: verranno altri Fratelli...
e parrà che ci diano la muta... io spero che ci verrà fatto.... altra
speranza non ci rimane.... Molti del popolo son ordinati fuori ad
aspettarci ed ajuteranno...--
--Lamberto, Bindo, figliuoli miei! disse Niccolò tagliandogli le
parole, io ringrazio Dio ch'Egli m'ha procurato un conforto ch'io mai
non mi sarei aspettato, e che non meritavo... quello di vedervi ancora
una volta.... io vi ringrazio.... e conoscendovi, so che fareste più
che non dite.... ma io non accetto le vostre animose offerte, e vi
prego e vi comando come padre di togliervi affatto da codesti pensieri.
S'io potessi uscir di qua senza pericolo, senza danno d'alcuno, io non
vorrei.... pensate ora s'io vorrei mettendo a rischio la vita di tanti,
le vite vostre, che potranno forse essere spese un giorno per l'utile
della città! E vi pensate che mi pesi morire?
--Che mi possa parer duro dopo 91 anni di vita, dopo tanti travagli
incontrati per veder onorata e felice questa povera patria, che son pur
troppo andati invece a riuscire a vederla ora caduta al fondo d'ogni
miseria, senza potervi far contrasto o trovar rimedio!.... Creder ch'io
possa temer la morte?
--Io la desidero figliuoli! Essa è il solo pensiero tranquillo e dolce
tra tanti dolorosi che mi travagliano! e voi vorreste levarmelo?
vorreste togliermi quel riposo che Iddio concede alfine a queste
membra logore ed afflitte, appunto perch'Egli conosce che han sofferto
abbastanza? Qual ajuto potrei dar ancora a questa disavventurata
patria? Vorreste voi che scordassi per me quegli insegnamenti che vi
diedi, essere scopo dell'uomo non il protrarre la vita più ch'egli può,
ma usarla virtuosamente, e saperla lasciare virilmente quando bisogna?--
I due giovani a quelle parole non poterono raffrenare le lagrime,
e con caldissime istanze lo stringevano, tentando ogni via di
rimoverlo da quel proposito; Niccolò allora, vestendo il suo aspetto
di quell'autorità, alla quale nessun de' suoi aveva mai avuto pur il
pensiero di far contrasto, diceva:
--Io credevo coll'esempio e colle parole avervi insegnato quella virtù
che s'appartiene a' buoni cittadini, e mi confortavo d'avervi allevati
in modo che in ogni occasione porreste l'utile della patria innanzi ad
ogni altra cosa.... Volete voi ora che vada alla morte col disperato
pensiero che neppur questo lo potetti ottenere? Che un vecchio di
91 anni viva pochi giorni più o meno, importa forse alla salute di
Firenze? Ad essa pensate, e non a me... pensate ad uscir di qui, e
ridurvi in salvo, voi che siete giovani, e vi potete valere della vita
vostra.... pensate a rannodar i fuorusciti della parte del popolo....
io sono invecchiato in queste bisogne, e so come si conducono....
pensate a preparar la vendetta.... a tornar forti un giorno, e liberar
quella patria che non abbiam saputo guardar dai traditori.... a
questo pensate se siete figli di Niccolò, e se vi preme esser da lui
benedetti.... non vidi io morire i vostri fratelli? Piansi forse o mi
lamentai, o tentai impedirli che facessero il debito loro? E credete
voi ch'io gli amassi meno che voi non amate me? Orsù, neppur una parola
voglio aggiungere, chè il contrastar di tal cosa troppo invilisce me e
voi. Addio, figliuoli, dividiamoci ora, e ci rivedremo felici in quella
patria che conquistano i forti e non i codardi; in quel regno che, al
detto di Cristo, _vim patitur, et violenti rapiunt illud_.--
La mirabile ed indomita costanza del valoroso vecchio, si comunicò
come una fiamma a' cuori de' due giovani, che da un tanto esempio si
sentiron, per dir così, trasportati in una regione superiore, ove
rimanean sotto i piedi gli affetti e le miserie terrene.
Convinti che ogni loro istanza sarebbe tornata vana, ed accesi di
desiderio di mostrarsi quali egli voleva che fossero (non potendolo
salvare era la sola consolazione che rimanesse a dargli) gli promisero
ambedue non iscostarsi un punto dalla sua volontà.
--Noi saprem vincere il nostro dolore, disse Lamberto, e la vostra
virtù ci sarà di sostegno,.... non avrete a vergognarvi de' vostri
figli.... e finchè ci duri la vita, vi giuriamo che il vostro volere, i
vostri pensieri saranno i nostri....--
--E così vi benedirà Iddio, rispose Niccolò rasserenato tutto; così
verrete accompagnati sempre dalle benedizioni mie; e le mie preghiere
v'ajuteranno dal Cielo, ove per bontà d'Iddio spero aver luogo....
Ora due altre parole, per le cose di quaggiù, poi non avrò altro
pensiero in terra. Lamberto, tu ti ricorderai, che non è gran tempo,
io ti raccomandava la casa mia.... la casa mia ora, è tutta in questo
fanciullo. Ricordatevi che siete fratelli, amatevi, aiutatevi, e
tu, Bindo,.... dacchè Iddio ti vuole orfano.... odi i consigli di
Lamberto, e secondo quelli informa la vita tua.... Laudomia non accade
raccomandartela, Lamberto, essa è tua moglie, e ti conosco. Ma Lisa!
Oh! quando nacque costei, chi m'avesse detto!.... sia fatta la volontà
di Dio!.... Costei ha più che mai bisogno di conforto e d'ajuto, povera
disgraziata! Sappiate....--
E qui narrò a' figliuoli tutto quanto avea inteso dal Nobili.
Rimaser muti i due giovani a questo racconto, tanta fu l'indegnazione
che gli invase contro quel traditore, e tanta la meraviglia d'un caso
che era del tutto contro ogni loro aspettazione; e con brevi parole,
dato prima un qualche sfogo allo sdegno, narrarono anch'essi al vecchio
tutto quanto era avvenuto dopo che s'eran lasciati sulla strada di
Prato; dissero aver lasciata a M.^e Murlo, in custodia del Pievano e di
Selvaggia, Laudomia, la quale, prostrata affatto di forze ed ammalata,
non s'era potuta movere, ma avea ad ogni conto voluto ch'essi venissero
subito a Firenze per tentar tutto onde salvare il padre, e toccò a
Niccolò maravigliarsi alla sua volta, che potesse giungere tant'oltre
l'umana scelleratezza, e che tanto avesse potuto fidarsi d'un ribaldo
qual era Troilo.
--Iddio ci voleva castigare, e ci rese ciechi.... ci tolse
l'intelletto.... _quos vult perdere dementat_.... anche in questo,
_fiat voluntas tua_!....
--Ora portate alle mie figliuole l'ultima mia benedizione, a Laudomia,
all'angiolo della mia povera casa.... ed a Lisa il mio perdono.... Così
voglia dimenticare Iddio ciò ch'ella ha fatto.... Tenete cura di quella
povera derelitta, e confortiamci almeno, chè la vituperosa frode onde
fu tratta in inganno, non macchia chi ne fu vittima, ma ne macchia e
n'infama l'autore. Ringraziate Fanfulla, il Bozza, il tuo famiglio, che
per amor mio volean porsi a tanto disperato pericolo, Dio vi rimuneri,
vi benedica tutti.
In quella si fece alla porta un poco di rumore. Si volsero i due
giovani, e Niccolò, lasciando a mezzo la frase, e videro il Bozza che
stato un momento in parole con chi era al di fuori, s'accostò dicendo:
--V'è qui Fra Benedetto di S. Marco, e conduce seco M.ª Lisa.--
--Dio del Cielo! disse Niccolò, pieno di vivissima allegrezza, come ho
io meritato tanta consolazione!--
Ed era in effetto la maggiore che ancor potesse provare.
--Voi, disse a' figliuoli, tenetevi discosti.... non è bene vi
riconoscano neppur costoro.--
Venne avanti il frate, seguito dalla Lisa, che a capo chino, e tutta
tremante, piangeva.
--Oh! Fra Benedetto, voi avete pur voluto porvi a tanto disagio,
e forse pericolo, sol per venirmi confortare!--ed i due vecchi
s'abbracciarono e rimasero così stretti un buon poco, mescolando la
loro veneranda canizie in quel caldissimo abbraccio. Quando se ne
sciolsero, Niccolò aveva a' suoi piedi, colla fronte sulla terra,
l'infelicissima Lisa, che la vista del padre in quel funebre luogo,
de' tremendi apparecchi della sua morte, l'oribil pensiero che tutto
ciò accadeva per sua cagione l'avean colpita d'un tanto terrore,
l'avean colmata d'una così desolata disperazione, che avrebbe
desiderato morire, essere inghiottita e coperta da que' lastroni di
marmo sui quali appoggiava la fronte, annichilarsi sull'attimo purchè
sfuggisse ad un tormento mille volte maggiore di quanto avea mai potuto
immaginare. Scosse le membra da un tremore convulso, molle d'un sudore
diacciato, diceva tratto tratto con voce spenta:
--Perdono.... perdono!....--
Il cuor d'un nemico n'avrebbe sentita pietà, s'immagini quale ne
dovesse provare quello d'un padre! Si volle movere per levarla
da terra, ma Fra Benedetto non gli dette tempo, e sollevandola e
facendogli animo con amorevoli parole, che accompagnava Niccolò con
altrettante, fecero in modo che Lisa alla fine pur si rizzò. Quand'ebbe
alzato il viso ed affissate nel padre due pupille immobili, invetrite e
fuori del punto, questi fece in cuore l'istesso giudizio che avea fatto
poco innanzi Fra Benedetto, e disse, levando gli occhi al cielo:
--Oh disgraziata! ecco l'ultima delle sventure!--
Poi presale una mano se la fece accostare, le pose sulla fronte quella
che avea libera, e gli parve toccare un marmo. Procurando render la
voce, gli sguardi quanto poteva più dolci, disse, tirandosi sul petto
il capo della figliuola:
--Qua.... vien qua, poverina!... appoggia qui... riposa questo tuo
povero capo.... riscaldalo sul cuore di tuo padre che t'ha perdonato, e
ti compiange... oh! come sei fredda, poverina... Dio di misericordia,
dimentica ciò che nell'ira m'uscì di bocca contro quest'infelice....
rammenta soltanto il mio perdono ed il suo pentimento... ha assai
sofferto, fu punita abbastanza questa poveretta! Lisa! figliuola
mia!.... fatti animo, ascoltami!.... È tuo padre che t'ama, e ti parla
per consolarti.--
Lisa, che aveva sempre sin allora seguitato a tremare, senza dar segno
che mostrasse se udiva o no i conforti del vecchio, parve un poco si
risentisse, e rispondeva:
--Io v'ascolto, babbo... Iddio vi rimuneri d'essere sceso a tanto di
farmi queste carezze... a me sciagurata!--
--Poverina! Via.... su.... fatti animo.... noi, lo vedi, ci abbiamo
la lasciare.... fammi contento, Lisa, ch'io possa vederti un po' più
a modo, un po' più tranquilla... io, te lo ripeto, t'ho perdonato,
e ti benedico. Non fu tua colpa, poverina!.... tu fosti tratta in
errore!.... e quale errore!.... ed anche noi vi cademmo.... Ma tu!
tu sei stata troppo tradita... Ora..... sappi... io ho a darti una
cosa.... ti sarà di dolore, di maraviglia sul primo.... ma ti scioglie
pure d'un gran debito.... ti toglie a maggiore sventura.... ti senti
l'animo pacato abbastanza da poterla ascoltare?--
--Io son tranquilla, babbo.... lo vedete.--
Niccolò considerando l'ansar del petto, il pallore, il guardo
soprattutto della Lisa, non era troppo rassicurato, pure, parendogli e
sperando farle bene piuttosto che male, diceva:
--Odi dunque Lisa mia. Tu sai pur troppo d'essere stata tradita... ma
sin dove giungesse il tradimento, tu non lo sai.... Ora poni mente,
prima ch'io ti dica altro, che la vergogna è di chi inganna, non di chi
vien ingannato... onde non istar a creder di te stessa quel che non fu
nè poteva essere... chè una perversa non lo sei stata mai.... sappi
dunque.... e per poco ti direi consolatene.... tu non sei moglie di
Troilo.... non lo fosti mai....--
Lisa si scosse.
--Chetati, poverina! Odimi..... vedrai.... chè Iddio forse t'apre
una via.... Dammi retta. No, tu non sei moglie sua, egli finse il
matrimonio..... quello che credesti un prete era il suo staffiere, poi,
non contento quel traditore, insidiava l'onore di tua sorella: ier
notte la condusse al Barone, e se Iddio misericordioso non l'ajutava
essa non potea fuggirgli. Ed in poche parole le narrava come era
passato il fatto... Poverina!... lo so, t'ha a parere orrendo tal
caso, e così parve a me quando lo seppi.... ma considera che in te non
è colpa, poichè non fu volontà.... e neppur vi può esser vergogna...
fu sventura, sventura tremenda, e non altro... ma non sarebbe forse
sventura peggiore trovarsi ora irremissibilmente sua moglie? Tu
invece ora sei di tua ragione, puoi.... non ti dirò odiarlo....
perdonagli figliuola..... e così gli possa perdonare Iddio.... ma puoi
fuggirlo.... non sarei legata ad un traditore.... potrai viver se non
felice, tranquilla ed onorata almeno, co' fratelli, con Laudomia....
andare dov'essi andranno.... e forse.... io son vecchio.... vedi....
e so che quaggiù nulla è durevole: non lo è la felicità, ma neppur il
dolore.... forse verrà tempo che le ferite di quel tuo povero cuore
sian rimarginate....--
Niccolò parlava, e Lisa, tenendogli fissi in viso gli sguardi, parea
che l'ascoltasse. Ad un tratto battè insieme le mani stringendole
con forza, e disse con quella voce che esce da un cuore spezzato dal
dolore:
--Ma dunque non m'ha amata mai, mai!.... neppur allora!.... non è stato
mai vero quel che mi diceva! neppur una volta!.... E che viso! che
bellezza d'angiolo! Com'eri bello Troilo!....--
A quel punto Niccolò, che teneva sulla figliuola fisso lo sguardo,
pieno di funesti presentimenti, vide il suo volto, le sue pupille
tramutarsi tutt'a un tratto, e cangiarsi, per dir così, in un nuovo
viso, come se il primo, a guisa di maschera che si tolga, fosse
scomparso.
Il lume della ragione, che già in lei vacillava, s'era a quest'ultimo
colpo spento del tutto: il cervello dell'infelice avea dato volta: era
pazza.
Rimase immota un buon pezzo, poi stese le braccia come chi per sonno o
per accidia si stira, poi rise, e prestissimamente movendo le labbra
parea tra se ragionasse, facendo gesti or con una mano or con l'altra.
Niccolò si coperse gli occhi colle mani, e Fra Benedetto, impietosito
di lui e della Lisa, diceva con voce alterata:
--Niccolò, ora è tempo di ricordarsi che Gesù Signor nostro, santo ed
innocente, patì sulla croce più che tu non soffri in questo momento!
Patì anco per te, anco per la povera Lisa. Adoriamo il suo giudizio su
questa meschina. Sappiam noi se ciò non sia pel suo meglio? Noi sappiam
certo che l'anima sua fu anch'essa redenta dal suo sangue divino....
Da un Dio di tanto amore, come non isperar misericordia? Adoriamo, e
chiniam la fronte, e diciamo insieme: «_Non sicut ego volo, sed sicut
tu_.»
Niccolò, che era rimasto sin ora colle mani sugli occhi, ripetè:
--_Non sicut ego volo, sed sicut tu!_--
E le braccia gli caddero sul lettuccio prive di forza.
Visto poco lungi Fanfulla, che quantunque ricoperto riconobbe all'alta
statura, gli accennò, e fattoselo accostare, gli disse pianamente:
--Conducete costei a casa, e Dio abbia di lei misericordia.--
Fanfulla venne alla Lisa, la prese per la mano, la condusse verso la
porta, ed essa, come cosa insensata, si lasciava volgere per ogni
verso. Uscirono, e mentre varcavan la soglia, il povero vecchio alzava
le stanche braccia per implorare la divina bontà sulla figliuola, e
ripensando alla maledizione che un giorno avea scagliata sul suo capo,
diceva:
--Dio mio! Dio mio! Perchè m'hai tanto esaudito!...
.........................--
Le invetriate avean intanto perduto ogni colore, e sovr'esse si
rifletteano soltanto i lumi dell'altare, chè l'aria al di fuori era
oramai fatta scura. Eran comparsi altri Fratelli della Misericordia,
che divisi in due, ai lati dell'altare, recitavano salmi a voce bassa
per non tor la testa al condannato. Questi era rimasto immobile,
muto, colla fronte caduta, e Fra Benedetto, postosegli a sedere al
fianco, gli tenea le mani stringendogliene con affetto tratto tratto,
senza tuttavia parlargli, parendogli convenisse per allora dar campo
che quella terribile ed ultima impressione per sè stessa un poco
s'indebolisse. Rimasti così alcuni minuti, diceva il frate:
--Iddio ti porge occasione, Niccolò mio, di meritar molto in
quest'ore che t'avanzano di vita, poichè ti fa molto patire! Tu hai
a far ogni opera per portar questa croce con prontezza di spirito e
rassegnazione.... e per racchetar l'animo un poco sul fatto della Lisa,
pensa che Quegli il quale, ha cura del passero che vola pe' tetti,
e veste il giglio del campo, tanto più avrà pensiero d'una creatura
fatta a sua immagine, e che non ha creata nè per perderla nè per
istraziarla.... Considera quali e quanti erano i suoi mali!.... quel
velo che Iddio permise le si calasse sull'intelletto fu per renderle
ottuso forse il senso de' suoi dolori..... Adoriamo, Niccolò, adoriamo;
e speriamo in Lui che non spezza la canna fessa, _calamum quassatum
non confringet_..... speriamo nell'autore di quel precetto d'amore col
quale volle, che gli uomini tutti nelle loro miserie elevassero a lui
il cuore, e lo chiamassero padre.--
Niccolò mise un sospiro, giunse le mani, e disse:
--_Non sicut ego volo, sed sicut tu_: e rimasto pensoso un momento,
riprese:
--Fra Benedetto mio, io credo certissimo tutto quello che voi mi dite:
e potrei dubitare della bontà di Dio, mentre m'accorda ora il massimo,
il più dolce de' conforti, quello d'avervi qui, e d'udire dalla vostra
bocca cotali parole? Sia fatto quel che Dio vuole di me, e de' miei
poveri figliuoli! Di tutto in lui mi rimetto. Ora, una cosa mi rimane a
dirvi, un ultimo mio desiderio.... poi non penseremo che al Cielo. Io
vorrei esser sepolto domattina senza pompa veruna, e vestito dell'abito
di S. Domenico, nel nostro avello di casa in S. Marco all'altare della
Madonna, e che voi dicessi la messa pel riposo dell'anima mia.
--Te lo prometto, Niccolò: e questo, ed ogni altra cosa che tu volessi
sarà fatta.--
--Non altro, Fra Benedetto: e vi ringrazio.... pure.... sì, d'un'altra
cosa v'avrei a pregare. Io, da tante scosse, mi sento tutto stanco e
doloroso.... vorrei poter tener il pensiero fisso in Dio... e la mente
non regge... il capo mi duole forte, e mi pare che mi si spacchi....
io avrei un desiderio,.... che mi lasciassi appoggiarlo un poco sulla
vostra spalla e mi stringessi la fronte colle mani... mi pare ch'io
n'avrei refrigerio, e riposato così un poco potrei meglio attendere
all'anima....--
Fra Benedetto non gli lasciò finir le parole e, preso tra le sue mani
il venerando capo del vecchio, se l'accomodò sulla spalla e sul colmo
del petto, tenendogliene stretto, ed avvertì di fermarsi in cotal
positura che potesse, senza stancarsi, reggerla un pezzo.
Niccolò, dopo due minuti, chiuse gli occhi, e per l'estrema stanchezza
placidamente s'addormentò. Se n'avvidero i fratelli che recitavan
l'uffizio, e per non isvegliarlo si chetarono, rimasero immobili ognuno
al suo luogo, e durò per quasi mezz'ora questa tacita e terribile
scena, che avea pure in se non so che di soave e celeste, vista la
serena tranquillità di quel vecchio, di cui solo s'udiva in quel
silenzio il largo respiro, e considerando quanta virtù, quanta costanza
dovesse essere in un uomo, che in cotal forma s'avvicinava alla morte.
Alla fine un respiro lungo e profondo diede segno ch' egli si destava.
Si destò infatti, e lenta lenta sollevò la fronte, vi pose una mano,
poi disse:
--Voi m'avete dato conforto grandissimo, Fra Benedetto, Iddio vi
rimuneri.... Oh! quante cose, diceva sorridendo così un poco, quante
cose belle e divine ho vedute mentre dormivo. Dio mio, tu sei troppo
amorevole al tuo povero servo!... Anco ier notte egli m'ha fatto degno
di vedere la gloria sua.... egli mandò a visitarmi il suo santissimo
martire.... Oh, Fra Benedetto, qual dolcezza!.... pensate.... è
ritornato..... lo vidi dianzi..... e mi consolava!..... _Quid retribuam
Domino?_ come potrà la mia miseria ringraziar degnamente l'eterna bontà
d'un tanto dono?.... Ora mi sento pieno di quella forza, che Iddio
solo può dare; di quella vita ch'egli solo comparte, e che non può
corrompersi nè perire!--
--Dunque ringrazialo..... ringraziamolo insieme--disse il frate, pieno
di soavissima allegrezza nel veder confortato a quel modo l'afflitto
vecchio.
--Sì, rispose questi, gloria a Dio nelle altezze de' cieli!...
prepariamoci ad entrar nella sua gloria.--
Niccolò sentendosi la mente più libera, si volle allora allora
confessare; com'ebbe finito, si disposer le cose per dargli la
comunione per viatico, e Fra Benedetto, andato all'altare, fece
accendere altri lumi, e vestì i paramenti sacerdotali.
I Fratelli accesero ognuno una torcia e si posero in cerchio a
piedi della predella: due soli di loro (eran Lamberto e Bindo)
s'accostarono a Niccolò, collocarono un guanciale in terra ove potesse
inginocchiarsi, e gli si tennero ai lati per ajutarlo.
Fra Benedetto trasse la pisside dal tabernacolo, l'aprì, ne tolse
una particola, e volgendosi, levò le mani all' altezza del petto,
pronunciando quelle soavi ed auguste parole:
--_Agnus dei qui tollis peccata mundi, miserere nobis_.
E Niccolò intanto, sfavillando dagli occhi luce di paradiso, era
ginocchioni, sorretto da' suoi figli, ed alzava le palme tremule e
bianche verso il Sacramento.
Chi ricorda la testa di S. Girolamo dipinta dal Domenichino in codesto
atto medesimo, avrà una lontana idea del divino ed ardente amore di che
s'impresse il volto di Niccolò. Quando si vide davanti Fra Benedetto in
atto di porgergli la particola, disse, versando lagrime di dolcezza:
--Io ti ringrazio, altissimo Iddio, che tu vieni a visitare il tuo
servo per condurre l'anima sua immortale fuori delle miserie di questa
tenebrosa valle! Lavami d'ogni macchia e d'ogni peccato, chè di tutti
mi pento e ti domando perdono! Accetta quello che di cuore io concedo
a' miei nemici.... a questi che ci tolsero la patria.... voi che mi
state d'intorno, siate testimonj ch'io morendo perdono ai Palleschi....
mi sento in cuore di amarli come fratelli.... e prometto in Cielo
pregar per essi onde ci troviam tutti un giorno riuniti in quella
celeste Gerusalemme, ove saranno spenti gli odj, e vivremo trasfusi nel
sempiterno amore--
Gli astanti tutti piangevano: piangeva Fra Benedetto, e per
gl'impetuosi affetti che l'agitavano, vacillava sulle ginocchia, quando
depose il Sacramento tra le pallide labbra del vecchio.
Tornò all'altare, terminò le preghiere, e deposti i paramenti, si
rimase allato al suo amico, che sempre ginocchioni, sempre sorretto da'
suoi figli, che dirottamente piangevano, teneva alto il viso, sereni e
ridenti gli occhi, pronunciando tratto tratto brevi e segrete preghiere.
Stette così un'ora. All'orologio di Palazzo sonarono le cinque. Entrò
il ministro, quello cui era dato l'ufficio d'eseguir la sentenza. Uomo
rozzo, tarchiato, di stupido aspetto, si accostò a Niccolò, e, com'era
l'uso, disse:
--Messere, io fo l'ufficio mio, e ve ne chiedo perdonanza.--
--Anzi, io ti rendo grazie, tu m'apri la porta del paradiso.--
E Niccolò volle abbracciarlo. Poi disse a Fra Benedetto:
--Siate contento tagliarmi questi pochi capelli sulla collottola.....
ecco l'ultimo disagio ch'io vi do.--
Fu mandato per un pajo di forbici, e la bianca capigliatura di Niccolò
venne recisa, e raccolta dal frate, che gliela porse ad un suo cenno.
Questi, osservando di non esser veduto, la pose sotto la cappa di
Bindo, nella sua mano propria, che gli strinse: ed il povero vecchio
sentì, per dir così, raccolto in quella stretta tutto l'immenso amore
che avea portato e portava a quel suo ultimo e giovinetto figliuolo.
Passò un'altr'ora..... sonaron le sei..... entrarono dieci tavolaccini
con torchi accesi. Fra Benedetto, i figliuoli, tutti intesero, e si
scossero. Il solo Niccolò rimase, come prima, tranquillo e sereno.
S'alzò ajutato, e volto ai fratelli che lo circondavano ed avean tolto
di terra e levato in alto il loro crocifisso per metterglisi innanzi,
disse, tutto ridente, due volte:
--Addio! Addio!--
S'avviarono. Bindo da un lato lo reggeva, alle spalle Lamberto,
dall'altro Fra Benedetto, e tenendogli innanzi la tavoletta con suvvi
il crocifisso, gli suggeriva preghiere ed affetti, ora in latino, ora
in volgare.
Il passo di Niccolò era franco, sicuro, nè troppo lento, nè troppo
veloce.
Giunsero sulla porta all'alto dello scalone, d'onde si scopriva il
cortile illuminato da molte fiaccole, e pieno intorno intorno di
tavolaccini e soldati colle loro alabarde, tutti taciti e cogli occhi
volti in su verso il condannato.
Questi scese sempre nel modo descritto, e venuto nel mezzo del cortile,
ov'era il ceppo, ed il carnefice con una lucente mannaja presa a due
mani, si fermò, e gli disse:
--Come abbia la testa sul ceppo dammi un momento, chè raccomandi
l'anima a Dio.--
Poi volto in giro uno sguardo su tutti, disse con voce chiara:
--Io perdono a' miei nemici, e prego Iddio accetti questa mia morte per
la salute della patria nostra.--
S'inginocchiò, e pose il collo sul ceppo.
Bindo e Lamberto chiusero gli occhi, e per un momento fu altissimo
silenzio.... poi un colpo sordo e risoluto. Gli aprirono. Il tronco era
a terra da un lato. Il santo capo riverso dall'altro, candidissimo ed
ancor sorridente.
Ebber tanta forza ancora di muoversi, tolsero il corpo e lo stesero
nella barca, vi posero il capo, e rimase (tanto fu netto il taglio)
come se un nastro vermiglio gli avesse circondato il collo....
........................
Addì 16 agosto, la mattina innanzi giorno, la campana di S. Marco
sonava a morto, Nell'interno della chiesa era collocata nel mezzo una
bara con quattro candelieri di ferro agli angoli, all'altare diceva
messa Fra Benedetto, parato di nero, nella forma medesima descritta
al primo capitolo di quest'istoria. Nel cataletto era il cadavere di
Niccolò vestito dell'abito di S. Domenico. Parea che dormisse; avea il
viso candido e sereno.
Lamberto, Bindo, Fanfulla, Maurizio, il Bozza ed una turba d'artefici
e di popolo minuto pregavano inginocchiati all'intorno, in silenzio ed
immobili, se non che talvolta col dosso delle mani s'asciugavano gli
occhi.
Finì la messa, finirono le esequie. Vennero alcuni uomini del convento,
e con pali di ferro levaron la lapide che copriva un avello posto
innanzi all'altare della Madonna. Lamberto, Bindo e gli altri presero
il corpo nel lenzuolo sul quale era steso, e cautamente, senza
scomporlo, lo calarono nella tomba. La lapide fu rimessa al suo luogo.
Que' poveri artefici pregarono e piansero un poco sovr'essa, poi, alla
sfilata, se n'andarono, ed in chiesa non rimasero che Bindo, Lamberto,
Fanfulla e Maurizio.
I due fratelli inginocchiati sulla pietra che copriva Niccolò si
presero per la mano, e Lamberto disse con voce alta e sicura:
--Noi giuriamo a Dio ed a te, padre nostro, di adoperarci sempre, infin
che ci duri la vita, per ritornar Firenze nella sua libertà, e non
depor mai l'arme, e combattere i suoi nemici insino alla morte.--
Poi rizzatisi usciron di chiesa.


CONCLUSIONE

I capitoli della resa di Firenze patteggiavano salve le vite, gli
averi e la libertà di tutti i cittadini indistintamente. Questi
capitoli erano stati solennemente giurati dal commissario Valori
e da D. Ferrante Gonzaga. Entrati costoro in città, e divenutine
padroni, ammazzaron parecchi, molti spogliaron dell'avere, moltissimi
cacciaron in bando, assegnando a ciascuno il luogo dell'esilio; e chi
rompeva questo confino era dichiarato ribelle. Cotal principio ebbe il
principato mediceo.
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