Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni - 42

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superbia? Ora, se tu credi non aver altra macchia all'onor tuo, se non
quella d'aver un Pallesco per genero, sta di buona voglia, che mai
Pallesco (e Troilo, gentiluomo ch'egli è, meno d'ogni altro) ebbe pur
il pensiero di sposar la figlia d'un par tuo.--
--Oh! che discorso e codesto?--
--Io non t'avrei detta mai tal cosa, ma il tuo pazzo orgoglio mi vi
sforza. Tua figlia fu concubina di Troilo e non moglie....--
Ed il vile ribaldo, godendosi tutto di far quel vituperio al povero
vecchio, gli narrò da capo a fondo l'istoria del matrimonio della Lisa.
Niccolò, che attentissimamente l'ascoltava, dapprima mostrò maraviglia,
poi un lampo di sdegno gli balenò tra le ciglia, alla fine rimasto
pensoso un momento, e ricomposto il volto in atto grave ed altero,
disse, con istupore grandissimo del Nobili, che tutt'altro s'aspettava:
--Io ringrazio Iddio, e ringrazio te, Benedetto, di quel ch'io odo. Un
pensiero, un solo mi travagliava uscendo di questa vita..... che mia
figlia era pur moglie di quel traditore: ch'io so qual sia il debito
d'una moglie verso il marito, sia pur ribaldo quant'esser si voglia....
Ma ora! Essa è disciolta d'ogni obbligo! Essa è libera! Può fuggire,
può detestare chi s'è fatto traditore alla patria, e n'ha procurata la
rovina!.... chè al tradimento fatto a me neppur vi penso..... A che si
riduce oramai il mio caso? Aver sofferto oltraggio e villanie da un
ribaldo! Essere stato preso all'obbrobriose frodi d'un Pallesco, d'un
gentiluomo cortigiano! Egli ha fatto l'arte vecchia de' pari suoi!....
Ed a me è toccato ciò che a tanti leali e dabbene. Ma l'infamia a
chi resta ella? ad esso, o a me? Non macchia nè toglie l'onore la
mannaja! non lo toglie l'esser ingannato da un falsissimo ribaldo! ma
lo macchia e lo toglie il fare quel che voi faceste, e tu, e Troilo,
e Baccio: e tutti quanti siete voi Palleschi, vi siete messo in capo
il cappello de' maggiori traditori del mondo!... ed insin ch'egli
duri, insin che giri il sole, diranno gli uomini e l'istorie, che voi
Palleschi, non colla forza, ma con mille frodi e mille tradimenti
vinceste, e noi Piagnoni, non dalla forza, ma da mille tradimenti
restammo oppressi....--
Niccolò, che nel dir queste fiere parole s'era a mano a mano venuto
infiammando, alzò il braccio alla fine, ed indicò la porta al Nobili
con quell'autorità che usava quand'era padrone in casa sua, scordando
in quel momento ch'egli era prigione. Ma neppur il Nobili non vi
pose mente, raumiliato ed invilito dalla severa ed augusta presenza
dell'indomito vecchio, e dal suo cenno risoluto, al quale gli parve
impossibile disubbidire. Senza replicar sillaba, senza esser ardito
d'alzar gli occhi in viso a Niccolò, si volse all'uscio, l'aperse,
uscì, e rimandati a luogo i chiavistelli, s'andò con Dio, deluso
ed isconfitto, pieno di quella vergogna e quella rabbia che si può
immaginare.
L'ore intanto passavano. Il sole cominciava a volgersi verso l'occaso,
e Niccolò era sempre solo nella sua prigione senza sapere nulla ancora
della sua sorte, senza gli ajuti ed i conforti che sogliono pur
concedersi ai condannati.
Ma non tutti l'aveano abbandonato; ed in quell'ora appunto v'era chi
si disponeva incontrar ogni rischio per adempiere a ciò che in cotali
occasioni comanda la virtù, l'amicizia e l'onore.
Ove si tratta di rischi non s'aspetterà forse il lettore trovare il
nome di Fra Benedetto, del superiore di S. Marco, di quello che dal
primo capitolo di quest'istoria avea fatta così trista prova del suo
coraggio. Eppure egli stesso, saputa appena la presura di Niccolò,
risolse voler esser quello che l'ajutasse, e gli fosse vicino, e gli
porgesse, nell'ultime ore del viver suo, i conforti della religione,
fatti più soavi dal lungo abito d'una confidente amicizia. La fama, che
in modo cotanto veloce ed inconcepibile sparge talvolta la notizia de'
fatti, avea divulgata la voce del tradimento di Troilo, ed il povero
frate, ricordandosi d'aver egli consigliato Niccolò d'accettarlo in
casa, si rammaricava pensando «Io son cagione della sua rovina!»
Questo pensiero, il pensiero d'adempiere un dovere, il desiderio di
compensare in qualche modo quel male che stimava aver fatto, vinsero
ogni altro rispetto, superarono ogni timore nel cuore del semplice
vecchio, tanto è vero che la virtù e la più valida e sicura potenza
dell'uomo! Fatta una breve ma calda preghiera a Dio che l'ajutasse e
gl'infondesse quella forza e quell'ardire che per sè stesso sentiva di
non avere, prese il suo bastoncello ed uscì dalla cella. Andò a quella
del sottopriore, gli palesò il suo disegno, gli lasciò l'autorità
sua pel caso che non avesse a tornare, gli disse pregassero per lui,
esso ed i suoi frati, e raccomandandogli il convento, l'osservanza
delle regole, la reciproca carità, esortandolo a soffrir con fortezza
le tribolazioni presenti, prese commiato dicendo: «ricordatevi di me
nelle vostre orazioni.» Il sottopriore volle accompagnarlo insino alla
porta del chiostro, e mentre v'andavano, parecchi frati si unirono a
loro, tantochè giunti alla porteria, molti s'offerivano e facevan forza
per accompagnare il loro superiore. Ma egli non volle; ringraziò ed
abbracciò tutti, e disse:
--Sarà di me quel che Iddio vuole, ma l'andare in molti darebbe
nell'occhio, e sarebbe talvolta cagione di peggio. Ora apri (disse al
portinajo) ed andiamo col nome di Dio.--
Il portinajo penò assai prima che avesse tolte tutte le stanghe ed i
chiavistelli che sbarravano ed afforzavano il portone; quando fu a
volgere l'ultima chiave, guardò per una finestrella se in piazza fosse
sospetto di nulla, alla fine aperse, e mentre Fra Benedetto varcava la
soglia, gli prese la mano e gliela baciò, dicendogli:
--Voi fate opera santa e non vi mancherà l'ajuto di Dio.... Dite, vi
prego, a messer Niccolò, che si rammenti del povero portinajo, chè
anch'io prego per lui, e quando sia tra' beati, preghi egli Iddio per
me.--
Fra Benedetto se n'andò, raccomandando richiudessero bene; e prima
d'ogn'altra cosa pensò andare a casa i Lapi per vedere se niuno vi
fosse della famiglia, concertar con essi il modo di giungere insino
a Niccolò, o fors'anco condursi a lui in compagnia d'alcuni di loro.
Prese per la via Larga, che da capo a fondo vide pressochè vota, e que'
pochi che camminavan per essa, erano uomini dell'ultima plebe, ovvero
soldati. Le botteghe tutte a sportello, chè era un male starvi in que'
giorni a Firenze, tanto più nelle strade solitarie e fuor di mano. Il
povero vecchio se n'andava muro muro effrettando il passo quanto glielo
permettevan l'età e le forze; e per dir il vero gli tremava il cuore
come una foglia. Giunse al palazzo Medici, ora Riccardi, e vide il
portone preso da una guardia di lanzi, e via innanzi sempre lungo il
muro, facendosi piccin piccino quanto poteva. Udì qualche sghignazzata
tra que' soldati, qualche motteggio, qualche villania forse mandatagli
dietro, ma parlavan tedesco e non intese che gli dicessero. Sulla
piazzetta di S. Giovannino, ove alloggiava il grosso di costoro, ne
eran molti, non meno che innanzi alla portiera del convento, ma neppur
qui gli avvenne nulla di male, e per via de' Martelli, poi per S.
Giovanni, si trovò finalmente presso il portone de' Lapi.
Era aperto, ma vi stava di guardia un soldato col suo archibuso in
ispalla, appoggiandosi colla destra sulla forcina posata in terra. Fra
Benedetto sentì un momento quasi venirsi meno ogni ardire di passar
presso a quel brutto ceffo, abbronzato come una vecchia pentola,
con certi baffi che dai due lati si rizzavan fin sopra le tempie:
pure, facendosi animo e pregando Iddio d'ajutarlo, venne innanzi,
e guardando il soldato quanto più pietosamente poteva, quasi per
impetrarne il favore, rimase un momento sospeso, osservando se era da
tentare il passo. Per fortuna il soldato era spagnolo: e gli Spagnoli
in quei tempi (l'età dell'oro dell'Inquisizione) non potean vedere la
tonaca d'un domenicano senza sentirsi quel certo brivido che a giorni
nostri prova, verbigrazia, un mariuolo alla vista d'un'_uniforme di
giandarme_. Per la qual cosa costui, senza molto scomporsi, fece però
più che altro, riverenza a Fra Benedetto, e tirandosi da un lato gli
sgombrava l'entrare.
--Non sempre l'apparenza dice la verità, pensò questi passando innanzi;
e gli sovvenne in quel momento di Fanfulla, che con quel suo terribil
viso era pure un uomo dabbene. Ma ben altri pensieri l'assalsero appena
fu dentro, e visto l'androne e il cortile pieno di forzieri, di casse,
di masserizie, e scrivani con registri che una ad una le notavano,
viste andar in volta ed affaccendarsi facce di mal augurio, che avean
viso di birri, o dipendenti dal bargello o dal fisco, conobbe che
quella disgraziata casa era sottoposta ad un saccheggio legale, per
la confisca pronunciata dalla Balia sui beni, com'essi dicevano, de'
rubelli.
Chi abbia lasciato un suo giardino bello, fiorito, ben coltivato, e
lo riveda poi dopo che l'innondazione d'un torrente l'ha tutto guasto
e sconvolto, lasciandolo coperto di melma e di ghiaja, prova assai
men rammarico che non Fra Benedetto vedendo quella casa, sede un tempo
d'ordine, di dovizie, di senno, e di tutto quanto rende spettabile
ed onorata una famiglia, venuta ora in mano di que' ladroni che la
svaligiavano, e ne facevano ogni mal governo. Gli vennero agli occhi le
lacrime, e mentre si guardava attorno cercando chi gl'insegnasse, se
pur v'erano, i padroni, scorse in mezzo al cortile il Nobili ritto, che
parlando con un omaccio di perversa apparenza, gli dava alcune chiavi
di molte che teneva in mano, e diceva parlando d'alcune ch'egli serbava:
--Queste delle cantine le terrò io, e vedremo poi a miglior agio....--
Intanto, di dietro la sua larga persona, fatta maggiore da un ampio e
maestoso lucco, tutto di bel panno rosato, usciva una donna, che col
grembiale si copriva e s'asciugava gli occhi, e scostandosi da quel
ribaldo veniva, senz'avvedersene, alla volta di Fra Benedetto. Non
s'accorse di lui se non quando fu quasi per dar in esso col petto; ed
alzando a un tratto gli occhi lo riconobbe, ed egli lei.
--Oh povera Fede, tu piangi!....--disse il buon vecchio, che neppur
esso aveva le palpebre asciutte.
--Ed anche.... voi!.... e.... come.... non.... piangere?...--
E non potè dir altro, chè la convulsion del singhiozzo le stringeva
la gola. Oltre tutte l'altre tribolazioni di que' giorni, e quasi
a compimento, essa stessa avea dovuto consegnar tutte le chiavi al
Nobili. Quelle chiavi che da 50 anni erano il suo pensiero, la sua
cura, la sua gloria, che considerava come una parte di sè stessa, che
racchiudevano quelle provvisioni d'ogni qualità, quelle biancherie
filate in gran parte dalle sue mani, o almeno scelte, comprate,
mantenute, ordinate da tanto tempo da lei sola, ed ora tutta quella
roba in che mani andava?
Cuori di padrone di casa, di cameriere, di donne di guardaroba!....
cuori di donne, di zie vecchie, di ragazze di 50 anni, voi sapete che
dolore fu codesto!
Fra Benedetto s'impegnò alla meglio farle animo e consolarla, poi
s'informò se vi fosse in casa nessuno della famiglia, e seppe che
la sola Lisa col suo fanciullino era, si può dir, prigioniera dalla
sera innanzi nella sua camera all'ultimo piano; udì l'istoria delle
diavolerie di Gavinana, e questo racconto confusamente narrato,
tramezzato sempre da singhiozzi, da esclamazioni, da lagrime e sospiri,
si faceva, mentre avviatosi per condursi presso la giovane, veniva
lentamente salendo le scale.
--Oh Madonna Santissima! diceva M. Fede stendendo la mano al saliscendi
dell'uscio, che spettacolo vedrete!... la poverina pare smemorata! e
non ha dormito mai tutta la notte, o non piange, e sta muta, cogli
occhi fissi in terra, ed ogni poco dice: _Era un traditore_! e non
c'è verso a farla muovere, o parlare, e non risponde altro.... Oh
Vergine benedetta, in che modo ha a finire questa casa, e noi poverine,
sventurate!... E di messere che ne sarà?.... e de' figliuoli.... e di
M.ª Laudomia?.... neppur sapere dove sian capitati.... Oh Signore, che
rovina! che rovina!--
--Ora via, apri, disse il frate, qui non v'è rimedio, non v'è speranza
che in Dio.--
La vecchia aperse, ed entrarono.
Lisa sedeva innanzi ad una tavola; v'appoggiava i gomiti e le braccia,
e su queste il capo, tantochè il viso si nascondeva, mostrando soltanto
la capigliatura disordinata e negletta, come lo eran le vesti, che
l'avvolgevan incomposte, più che non la coprissero.
Accanto alla tavola si tenea ritto il piccolo Arriguccio, e per
esser troppo piccino, non aggiungendo agli orli di essa col viso, vi
s'attaccava colle manine, tra lo sbigottito e 'l piangente di veder la
mamma a quel modo; e colle sue dita, piccole e tonde come pignoletti,
facea forza inutilmente per sollevarsi tanto che la vedesse in volto;
ma essa immobile e muta, neppur parea s'avvedesse degli sforzi del
fanciullino.
--Povera infelice! disse Fra Benedetto commosso, se fu grande il tuo
errore non è minore il castigo!....--
Poi pianamente fattosele dappresso la chiamò più volte invano, la
scosse, poi dolcemente postale una mano sotto la fronte, le sollevava
il capo. Essa mise un gemito, come le desse noja quest'atto; pure alzò
il viso, affissò il guardo nel frate, e fu tale, che questi più che mai
doloroso, pensò in cuor suo:
--Oh Dio! che il senno di costei si smarrisce! Ed essa intanto
scrollando il capo:
--Eh?.... Che ne dite?.... L'avreste immaginato ch'egli era un
traditore?--e rimasta muta un momento, soggiungeva, stringendosi nelle
spalle:
--Eppure è così.... Era un traditore!--
--Oh figlia benedetta! Poverina! Troppo avete ragione di dolervi....
ed io, che parte ho inteso i vostri casi, son venuto poi apposta per
sentir come stavi, per profferirmivi in quel poco che posso, per
consolarvi e pianger con esso voi.... Poverina.... via... su.... un
po' di forza.... è tremenda la vostra tribolazione.... ma Iddio non
le manda per nostro danno, le manda perchè a lui ci volgiamo, per
rammentarci che non s'ha a cercar il bene quaggiù, ma in Lui solo....--
Lisa pareva tutta attenta a queste parole, ed il buon vecchio ne traeva
felice presagio; ma essa a un tratto interrompendolo, e prendendogli
con forza convulsa le mani, gli diceva:
--Ma ditemi il vero, Fra Benedetto, voi l'avreste creduto, che era un
traditore?--
--E che volete che vi dica, figliuola benedetta? No, non l'avrei
creduto; ma chi può penetrare ne' cuori se non Iddio.... tant'è vero,
che io pur troppo dissi a messer Niccolò....--
--Ah dunque lo sapevate!.... ma perchè, perchè non dirmelo anche
a me poverina? perchè mettervi d'accordo tutti per tradir questa
disgraziata?--
--Ma via, chetatevi figliuola, chetatevi per l'amor di Dio, voi non
m'avete inteso....--
E M.ª Fede anch'essa tutta piangente: --Chetatevi, madonna, ch'egli
non v'ha detto cotesto....--
--Ed io sto cheta, non dico nulla.... che ho io detto?---
E l'infelice li guardava, or l'uno or l'altra, con occhi pieni d'un
talchè così nuovo, così spaventato, che ambedue più che mai ne
sbigottivano.
--Oh! non pensate ora a coteste cose, via, fatevi un po' di forza!....
cacciate la memoria di quel disgraziato... perdonategli.... pregate
Iddio che abbia pietà di lui; poi dimenticatelo....--
--E come ho io a fare per dimenticarlo se io l'ho sempre qui (e colle
mani si premeva il petto), qui nel cuore che me lo tormenta, me
l'abbrucia, e non mi lascia requie nè riposo?.... io che l'amavo tanto,
che non vedevo se non lui solo nel mondo!... perchè non dirmi quand'era
tempo «Bada, ch'egli è un traditore!....»
--E perch'egli è tale, per questo appunto tu l'hai a scordare
figliuola, e tanto più ora, a' termini in che è ridotto il babbo! pensa
al povero padre tuo!....--
--Oh! il babbo.... è vero.... dov'è, che gli hanno fatto?--
Disse Lisa quasi colpita da una spaventevole idea del tutto nuova ed
inaspettata:
--Ah, è vero, sciaurata!... è vero.... ma s'io non ho più il capo!...
compatitemi Fra Benedetto, abbiate pietà di me, povera pazza.... io
lo sento, il cervello non è più mio,... oh! ditemi, del babbo che n'è
stato!...--
E qui cacciandosi le mani ne' capelli, dette finalmente in uno scoppio
di pianto, versando lacrime a torrenti, e dicendo interrottamente:
--E pensare che.... sono.... stata io cagione di tutto!... Che....
avrò all'anima.... la morte sua!.... Oh! disse alzandosi risoluta, e
racconciandosi i panni indosso, chè da ogni lato, male allacciati, le
cadevano, andiamo per l'amor di Dio, andiamo a lui subito.... ch'io
voglio morire a' suoi piedi.... io non posso morire altrimenti. Ah,
poterlo salvare! poter trovare una via di morir per lui!... insegnatemi
il modo, e prendetevi... che posso io darvi?... che m'è rimasto?... la
vita di questo fanciullo?.... prendetevela.... tutto, tutto! purchè il
sangue di quel vecchio non mi spruzzi il viso, non mi piova sull'anima
come un fuoco d'inferno....--
Il Frate e M.ª Fede, mentr'ella smaniava a quel modo, mezzo fuori
di sè, le stavano attorno tentando ogni via di racchetarla, ora con
parole, ora con atti, con carezze, con persuasioni, che neppure
udiva, o non curava quell'infelice. Ma lo sfogo del tanto piangere
le giovò più di tutto, e si venne a mano a mano rallentando quello
stato convulso e violento, divenner più rari i singhiozzi, più lento
l'ansare del petto, sembrò volgesse gli sguardi più naturali, tanto che
a Fra Benedetto parve poter acconsentire a condurla fuori, e tentare
con essa di penetrare nelle carceri del bargello.
M.ª Fede la venne rassettando per tutta la persona, e le compose
alla meglio i capelli e le vesti, mentre Lisa, recatosi in braccio il
bambino, stringendolo e baciandolo, diceva, bagnandogli il viso di
lacrime:
--Oh poverino! Quando potrai conoscere l'istoria di casa tua, i casi
della mamma, saprai quanto caro ci sei costato a tutti.... Fede, ti
raccomando Arriguccio.... chiuditi a chiave, sai!--
Ripose in terra il fanciullo e si mosse per uscire: poi fermatasi a un
tratto si rivolse, tornò ad abbracciarlo, e disse, tenendogli tra le
mani il capo:
--Oh bimbo mio, Dio ti benedica! Dio non ti castighi mai per le colpe
di tua madre!.... tu che sei innocente, oh potessi pregar per me!--
Lo baciò un'ultima volta, dicendo:
--Ti vedrò ancora, bambino mio? poi, staccatasi da lui, tenne dietro al
frate e scesero in cortile.
Pensò questi di far motto al Nobili per ottener che la Lisa potesse
uscire, o, meglio ancora, impetrare che le venisse concesso veder il
padre.
Trovò messer Benedetto in un angolo del portico, ove, tra un monte di
masserizie, ed attendendo a ciò che faceano que' suoi ribaldi, s'era
seduto sul seggiolone proprio di Niccolò, su quello che, collocato
nella stanza del letto accanto al cammino, troppo era noto a Fra
Benedetto. A quella vista gli si rinnovò più dolorosa la memoria del
perduto amico, e non potè accostarsi al Nobili, e parlargli, senza che
negli occhi e nel volto non apparisse turbamento grandissimo. Pure,
facendo forza per comprimere codesti affetti, gli disse:
--Messer Benedetto, io v'ho a chieder in grazia, che sia concesso a
M.ª Lisa, alla figlia di Niccolò, d'uscir di questa casa... e che ella
possa condursi sicuramente al bargello, e veder suo padre. Voi non
vorrete negarle questa consolazione, non è egli vero?--
Il Nobili fu per dir no addirittura, chè ben lontano di sentirsi
disposto a far piaceri a Niccolò, gli avrebbe fatto volentieri invece
quel maggior dispiacere che avesse potuto; adirato e rabbioso com'era
tuttora per la scena che abbiamo dianzi descritta. Ma non potendo
mancare alla sua natura d'ipocrita, considerò che a nulla gli sarebbe
giovato mostrarsi duro in questo caso, ed invece poteva con poca spesa
apparire caritatevole, umano, e superiore ad ogni pensiero di vendetta
o di parte. Disse dunque:
--Veramente io non dovrei, non potrei... chè gli ordini son severi.
Pure.... conosco anch'io, sarebbe troppo disumana cosa impedir che una
figlia abbracciasse il padre.
E messo un sospiro, alzò gli occhi al Cielo, aggiungendo:
--Già abbastanza son infelici costoro. Oh, la ragion di stato!... ell'è
pur la terribil cosa!...--
--Iddio vi tenga conto di questa vostra umanità; ora dunque siate
contento darci un de' vostri uomini che ci accompagni.--
--Oh, ser Cecco, disse accennando ad un ometto sparuto, e mal in
arnese, fate motto.... Andate con costoro, e procurate che possano
entrare da Niccolò. Se qualcuno facesse opposizione, valetevi del nome
mio.--
Ottenuta questa licenza, si mosse il Frate colla Lisa e la loro guida:
passando sotto l'androne per uscire in istrada, vide in terra buttato
tra un monte di robe anco il ritratto di Fra Girolamo, e s'accorse
che per ischerno, l'aveano imbrattato tutto col carbone, e fategli le
corna ed altre insolenze e sporcizie; ne torse gli occhi con dolore, e
affrettando il passo, gli parve mill'anni trovarsi fuori di quel luogo
di tanta desolazione.


CAPITOLO XXXIX.

L'ira alla quale s'era lasciato trasportare Niccolò contro il Nobili,
e le rigorose parole usate con esso, le ripensava l'afflitto vecchio
nell'amarezza del cuore, dolendosi di non aver saputo raffrenar
quell'impeto, quando l'appressarsi della sua ultim'ora, avrebbe dovuto
più infondergli la mansuetudine e la pazienza.
Raccolse i pensieri, e procurando dimenticare quella dolorosa scena,
tutti li volse a Dio chiedendogli perdono del suo errore; offerendogli
il desiderio, se non altro, di perdonare a chi avea procurata la rovina
di Firenze, e pregandolo volesse per sua misericordia purgarlo in
quegli ultimi momenti d'ogni lievito d'odio gli fosse rimasto nel cuore.
Così a poco a poco gli venne pur fatto di calmarsi, e stette a questo
modo insin che sonarono in Palagio le 22 ore. Udì allora nell'andito
vicino un rumor di passi e quel suonar di chiavi che tanto di frequente
ferisce l'orecchio de' poveri prigionieri: poi sentì aprirsi la toppa
della sua segreta, scorrere i chiavistelli, e finalmente spalancato
l'uscio entrò un uomo, che dalla cappa scura e da una medaglia che avea
al collo con suvvi il giglio fiorentino, conobbe essere il cancelliere
della Balia. Cinque o sei birri e tavolaccini l'accompagnavano, e
fecero cerchio intorno al cancelliere suddetto, il quale, volto a
Niccolò, gli disse, usando le parole che si costumavano in quella
trista occasione:
--Niccolò, assai mi pesa di doverti annunciare ciò che è pur mio
ufficio annunciarti, che per partito vinto di tutte fave nere
dell'eccelsa Balia del popolo Fiorentino, tu sei condannato nel
capo, quale ti sarà mozzo questa notte ad ore sei nel cortile del
bargello. Così il nostro Signor Jesù Cristo abbia in pace l'anima tua:
Niccolò, rispondimi, hai tu inteso? affinchè costoro possano farne
testimonianza.--
--Io ho inteso.--
Disse il vecchio, che a quell'annunzio non diede col volto, nè in tutta
la persona, segno veruno di alterazione: poi soggiunse tosto, parlando
con tranquillità, ma al tempo stesso in modo grave e solenne:
--Non per me, ch'io accetto volentieri questa morte pe' miei peccati,
ma per salvare i diritti de' cittadini e di Firenze, e la fede de'
patti giurati, quale si falsa e s'offende ora nella persona mia,
protesto e dichiaro irrita e nulla questa condennagione.--
Que' birri e quel cancelliere, che avea di birro tutto fuorchè il
vestire, e che non s'impacciavan d'altro, che del loro ufficio, e non
intesero o non badarono alla protesta di Niccolò, che scambiarono colle
solite dichiarazioni d'innocenza di tutti i condannati, al momento in
cui vien loro annunciata la morte. Lo fecero alzare senza maltrattarlo,
nè usargli gran riguardi o mostrargli compassione, ma coll'indifferenza
che s'acquista in ogni mestiere a forza d'abitudine; ed ajutandolo, chè
s'avvedevano mal potea reggersi in piedi e camminare, lo condussero
passo passo insino alla cappella.
Dal 1260, quando il palazzo del bargello serviva a' Priori, ed essi
udivan la messa ogni mattina in questa cappella, non era stata mutata
in nulla, e si manteneva nella sua divota e venerabile antichità. Era
un rettangolo coperto da un'ardita ed elevata vôlta, che quattro spine
rilevate, innalzandosi dai capitelli di sottili colonne poste agli
angoli, tagliavano in quattro parti, incontrandosi nella sommità, ove,
a guisa di chiave, era lo scudo fiorentino di parte Guelfa. Le spine
eran dipinte a liste in traverso rosse e bianche: i campi d'un azzurro
annerito omai dal tempo e dal fumo de' ceri, sparso di stelle d'oro.
Di faccia all'ingresso, l'altare con un Cristo crocifisso grande
al naturale di legno nero, coperto sino a mezza gamba d'una tunica
o clamide oscura ricamata d'argento, come il Volto Santo di Lucca:
da ciascun de' lati due ceri accesi, le mura tutte dipinte per mano
di quegli artefici che ornarono il camposanto di Pisa, Buffalmacco,
Gaddi, Tafo ec., ma per esser affumicate poco più si vedevano le loro
pitture. La luce riflessa dal sole cadente (dritta non potea giungervi)
ravvivava i colori dell'invetriate dipinte di due finestroni, e
penetrando nell'interno della cappella vi spargeva una tinta misteriosa
ed incerta nella quale spiccavan soltanto i lumi dell'altare.
Vicino a questo era già radunata la compagnia della Misericordia:
quattro giornanti ed un capo guardia, coperti di loro cappe nere colla
buffa calata sul viso del quale gli occhi solo apparivan per due buchi
tondi. Aveano appoggiato al muro in un angolo un lor crocifisso grande,
portatile però, sul quale un archetto confitto nel braccio superiore
reggeva un drappo nero impresso di due croci bianche.
Quando entrò Niccolò sorretto da' birri, i fratelli attendevano a
recitar i salmi del vespero a voce bassa. Appena lo videro si mossero
tutti ad incontrarlo, e levatolo di mano a que' ribaldi, che tosto se
n'andarono all'uscio e vi rimasero di guardia, disse uno di loro:
--Iddio ti salvi, Niccolò, e dacchè egli ti chiama a sè dalle miserie
di questa vita mortale, noi siam qui per assisterti e prestarti tutti
que' servigi che per noi si potrà, come è dover nostro, e come vuole la
nostra santa regola.--
Ed in così dire lo volsero verso un lettuccio posto dirimpetto
all'altare ove i condannati a morte usavano riposare, se stanchezza od
infermità o vecchiaja lo richiedesse.
Sedutosi Niccolò, rispose:
--Io vi ringrazio, fratelli. Iddio sia quello che vi rimuneri della
vostra carità.--Costoro allora andarono in un angolo ov'era preparata
una piccola tavola e la portarono d'appresso al vecchio: poi con
una tovaglia di bucato apparecchiarono pulitissimamente, ponendovi
stoviglie, posate, tutto in somma l'occorrente per la cena, meno i
coltelli, chè, non eran permessi ai condannati, e domandarono a Niccolò
quando volesse cenare e qual vivanda desiderasse.
--Io non vo' aggravarmi di cibo, figliuoli, che, per queste poche ore
debbo pensare allo spirito e non al corpo: pure, per non ismarrire
troppo le forze, accetterò un po' di brodo e due dita di vino, e di
nuovo di tutto vi ringrazio.
Non tardarono a comparire l'uno e l'altro, e preso questo poco
ristoro parve che visibilmente Niccolò si riconfortasse, ch'egli era
assai accasciato e cadente quando era quivi venuto. Quelli che lo
servivano, vistolo star più ritto e girar gli occhi non più tanto
languidi e spenti come innanzi, parve concertassero non so che fra
loro, bisbigliandosi poche parole all'orecchio; poi quattro di essi se
n'andarono verso la porta, tenendosi tra quella e Niccolò, il quinto
gli si pose a sedere accanto, come per intrattenerlo secondo s'usa co'
pazienti, ed accostandogli la bocca all'orecchio, gli disse pianamente:
--Messere, io v'ho a palesar una cosa... ponete mente di non dar segno
veruno, che que' ribaldi di guardia non se n'avvedessero.--
Niccolò, un po' maravigliato, pure disse che farebbe.
--Voi dovete sapere, riprese l'altro, ch'io sono il Bozza; e quelli
colà sono messer Bindo vostro, messer Lamberto, e quello che gli dicon
Fanfulla, ed un loro famiglio: e jernotte, prima dell'alba, mi vennero
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