Niccolò de' Lapi; ovvero, i Palleschi e i Piagnoni - 18

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che s'era messa per aver sembianza di zingana, rimaneva coi panni
che si trovò aver indosso quando uscì della casa paterna, i soli
che possedesse dappoi, e procurava disporli con buon garbo più che
potesse: e in tutti questi rassettamenti usava gran riguardo di non
far rumore, temendo a ogn'ora di venire sentita o scoperta.
Finalmente ode passi d'uomini sulla strada, tende l'orecchio rattenendo
l'anelito; i passi s'accostano, varcano una siepe, e si dirigono alla
sua volta: l'oscurità impediva di discernere chi li movesse, ma ben
tosto udì la voce di Fanfulla che diceva:
--State di buona voglia, madonna, eccolo lui in persona.--
La giovane si volle alzare, ma le forze le mancarono, cadde sulle
ginocchia, dicendo:
--Oh! Troilo mio, t'ho pur riveduto prima di morire!--
Il giovane raccoltala da terra se la stringeva al petto, con parole di
tanta tenerezza, così appassionate, che la Lisa per poco non gli rimase
in braccio svenuta.
Conoscendo noi l'animo di chi le proferiva non ci regge il cuore di
riferirle.
Il buon Fanfulla a quegli atti strofinandosi le palpebre colla mano
ruvida, diceva:
--Sta a vedere che mi metto a piangere.--
Così passato quel primo momento, Troilo si recava in collo il
fanciullino facendogli infinite carezze, mentre la Lisa attaccatasi al
braccio del giovane e stringendosi a lui, gli diceva:
--Io, che temevo mi sgridassi d'esser venuta così di notte con questo
bambino!.... sciagurata, io doveva pur conoscerti, Troilo mio!
perdonami, ch'io ti feci questo torto. Oh! ma ora non pensiamo più a
nulla. Ci siam trovati! Non ci sono più guai per la povera Lisa tua,
tutto è dimenticato.... Era tempo!.... Ho sofferto tanto, sai!... ti
racconterò poi!.... Ma ora non ci penso più.--
E in così dire avviatisi tutti e tre per tornare in paese, seguitava la
Lisa con voce più bassa:
--No, non ci penso più, che l'animo si muta in un momento.... ma il
viso è un'altra cosa... quello della povera Lisa ti piacque un giorno!
oh, quanto ti parrà diverso! Non ti sbigottire, Troilo mio.... vedi,
ora che ho il cuore tanto contento.... in poco tempo.... tornerò come
prima.... abbi pazienza qualche giorno... e quando mi sarò rimessa, se
piacerà a Dio che pur mi trovi bella, io ti dirò: «È tutta opera tua,
amor mio!» Oh, poveretta me! Pensare che or ora mi vedrai in viso!....--
--Via, pazzerella, che sogni son questi, rispose Troilo sorridendo, tu
mi fai torto, e se non cacci codesti pensieri io m'adirerò.--
La povera Lisa paurosa di dir cosa che l'offendesse tacque all'istante,
e stringendosi al suo braccio, soggiunse soltanto:
--Oh, amor mio, hai troppo ragione! ed io son pazza a diffidare di te.--
In quella giunsero alla villa.
Baccio intanto, ammonito da quanto era successo poco prima rispetto a
Bindo, a tener d'occhio gli andamenti di Troilo, neppur in questa sua
seconda uscita non l'avea perduto di vista.
Lo trovarono in mezzo alla via, ed accostatosi a loro senza mostrar di
conoscere la Lisa e Fanfulla, o di curarsi di loro, disse a Troilo:
--Soprastate un momento, ch'io debbo dirvi cosa che importa.--
Troilo disse pianamente alla giovane:
--Costui è il commissario del campo.... non vorrei avesse a sospettar
chi tu sia.... chè qui si sta in gran gelosia de' Piagnoni, e di chi ha
che far con loro.... Fatti dunque in costà tu e quest'uom dabbene, ed
aspettatemi tanto ch'io gli abbia fatto motto.--
La Lisa volonterosa d'ubbidire, si staccò dal suo braccio, e passo
passo se n'andò in là nella parte più scura della strada, e Troilo
avvicinatosi al Valori, questi gli disse pieno d'allegrezza:
--È la Lisa?--
--È dessa.--
--Ora dunque, riprese Baccio, sappi che per dar miglior colore alla
tua partita dal campo, n'ho pensata una.... e non mi par cattiva.....
Basta, ora non è il tempo di mettersi in troppi discorsi.... Era qui
or ora il tuo servo.... trova mezzo di mandarla con esso lui al tuo
alloggiamento, e tu rimanti qui, e discorreremo.--
Troilo ritornato alla Lisa le disse:
--Per cosa che molto importa io non posso venir teco, vanne tu
coll'uomo che or ora ti manderò, e non dubitare. Se t'occorre nulla,
comandagli, ed egli ti provvederà d'ogni cosa.... Addio Lisa, sta di
buona voglia, ch'io penerò poco a raggiungerti.--
Lasciatala in così dire, trovò un suo famiglio per nome Michele,
quello stesso che, vestito da prete, l'avea ajutato a fingere il suo
matrimonio, e gl'impose conducesse la Lisa alla Torre del Gallo ov'egli
alloggiava, e la servisse di quanto le potrebbe bisognare in quel primo
momento.
Disse il servo:
--Ponete mente, messere, che costei non mi avesse a riconoscere.--
--Eh! non c'è paura, rispose Troilo, prima ell'era tanto sbigottita
questa mattina, che neppur ti vide in viso: poi, è passato tanto
tempo, ed ora in abito così diverso e con quella gran barba che ti
lasciasti crescere, nemmeno il diavolo ti ravviserebbe. Oh! va, va, e
non dubitare.... nel parlarle abbi cura soprattutto di dirle quante
pappolate ti verranno in capo, per farla sicura ch'io non penso, non ho
pensato, e non penserò che ad essa.--
--Io ho inteso... Insomma, far con questa, come si va facendo con tutte
l'altre vostre ganze.--
--Appunto.--
Il servo si mosse ed il ribaldo padrone raggiunse il Valori, e tornati
nella sala, sedettero insieme al fuoco. Disse Baccio:
--Ora ascoltami bene, chè ormai se tu saprai fare, la cosa non può
fallire: ho riflettuto che se tu vai a Firenze colla Lisa non per
questo ti verrà fatto d'entrar in casa di Niccolò. Convien tu abbia
un qualche merito con esso lui. A quest'effetto Bindo ci servirà
maravigliosamente.--
E qui gli venne spiegando il nuovo inganno che avea immaginato,
del quale dovendo il lettore veder tra poco l'esecuzione, sarebbe
superfluo il discorrere adesso. Rimasero inoltre d'accordo de' segni
che Troilo avrebbe potuto fare dai tetti della casa di messer Benedetto
de' Nobili, della cifra da usarsi ove accadesse il corrisponder per
lettere, fissarono il luogo ove queste sarebber lasciate, e prese
da uomini che non doveano così neppur incontrarsi; e questo modo di
corrispondere avea il vantaggio grandissimo che, venendo a cader nelle
mani de' nemici uno di tali messi, anche volendo non poteva svelare chi
l'avesse mandato. Aggiunse poi Baccio moltissimi consigli, promesse e
conforti, e tra i quali l'ammonì a far gran capitale dei Frati di S.
Marco, e tenersi con loro più che potesse, stimando, com'era il vero,
che avessero autorità grandissima sull'animo di Niccolò.
--Io ti darò una letterina pel Nobili, che potrai cucirti ne' panni,
o nascondere agevolmente altrove. Orsù dunque, Troilo, mostrati
valentuomo, va col nome di Dio, che a pensare qual guadagno avrai a
fare con così poca fatica, davvero ch'io t'ho invidia. Or ora alla
Torre del Gallo ci rivedremo, ti porterò danari che bastino pel tuo
trattamento mentre sarai costà: intanto fa buona cera con madonna,
e tienla allegra, chè quest'allegria d'ora l'avrà a scontar anche
troppo.... ed io non son di que' tristi che godono di far patire senza
utile alcuno.--
Troilo dovette pur dire in cuor suo: «Tu sei il gran ribaldo!» S'alzò,
disse addio al Valori, e preso commiato dal principe s'avviava al suo
alloggiamento, considerando per via quanto fosse ben pensata la nuova
frode che gli avea comunicata il Valori, e sentendo per lui quella
riverente ammirazione che provano i birboni per chi è più birbone di
loro.


CAPITOLO XVIII.

Le colline che sovrastano a Firenze dalla banda di mezzodì, entrano
colle loro falde nella cerchia delle mura, tantochè dalla via de' Bardi
alla porta a S. Giorgio, la città si viene alzando quasi in anfiteatro:
fuori della terra sorge gradatamente il poggio ricco d'uliveti, di
vigne e di molte case sparse; a mezza costa siede Giramonte; e sulla
cresta del giogo d'onde si scende in val d'Ema, sta la Torre del Gallo,
ove il conte Piermaria di S. Secondo avea i suoi quartieri, e dove era
parimente alloggiato Troilo degli Ardinghelli.
Quell'edilizio non consiste in una sola torre, come parrebbe mostrare
il suo nome. Essa s'innalza sull'angolo d'una casa in forma di
rettangolo, con un cortile interno circondato da un portico: la torre,
alta due volte la rimanente fabbrica, è a molti piani; sulla cima un
terrazzo munito di merli, ov'è piantata un'asta colla banderuola di
ferro che ha la figura d'un gallo.
All'epoca del nostro racconto il viottolo pel quale vi si giunge dal
piano de' Giullari era chiuso tra due file di cipressi, per mezzo le
quali la Lisa e Fanfulla venivan camminando, preceduti da Michele, che
con una lanterna illuminava la via. Giunti in casa, e nella camera ove
Troilo dormiva, disse il servo:
--Madonna, il padrone m'ha comandato ch'io facessi ogni vostro
volere.... già e' non accadeva... io che gli sto vicino di dì e di
notte, so ben io.... infin quando dorme, vedete, egli ha sempre in
bocca il vostro nome.... ancora jer notte, senza andar più in là.... lo
sentii... credo che sognasse.... e gridava «Io voglio la Lisa mia! Se
non la riti trovo io morrò senza manco nessuno!»
È facile l'immaginare quanto dolci suonassero al cuor della giovane
i discorsi di quel mariolo. Malgrado la lunga via, ed il disagio
sofferto, non le pareva a quel punto sentir più stanchezza, e col bimbo
in collo che le dormiva su una spalla andava girando per le camere;
e considerando il disordine grandissimo ch'era là dentro, diceva
sorridendo a Fanfulla:
--Si vede bene che qui non son donne! Guardate, poverino, egli ha un
letto che un cane non ci dormirebbe.--
E nel dir queste parole, dato a Fanfulla il bambino, si poneva
sollecita a rassettar le coltri, rimboccar le lenzuola, osservar che
pendessero uguali e simmetriche da tutte le parti, con quel fare
di superiorità incontrastata che è proprio delle donne in queste
occasioni. Rifatto il letto a suo modo si volgeva al resto della
stanza, ove non eran che poche sedie ed una tavola, ingombrate in modo
di biancheria, panni, guanti ed altre robe, che molte eran cadute a
terra. Le sole armi tutte riunite insieme pendevano forbite e lucenti
lungo la parete. Era sulla tavola una specie di valigetta mezzo aperta.
La Lisa per fortuna non pensò nè a toccarla nè a guardar che cosa
contenesse; avrebbe forse in esse trovato materia di gravi obbiezioni
alle parole udite poco prima dal servo.
Finito di metter in ordine, e coricato nel letto il fanciullo, diceva,
guardandolo dormire riposatamente:
--Oh! vedete, Fanfulla, se questa cosa non par proprio condotta da Dio!
Jer notte egli ebbe a morire.... e stasera, con tutto il disagio ed il
freddo di questo viaggio.... e' par che non abbia avuto mai male! Da
quanto tempo me lo diceva il cuore, che a venir qui sarebber finiti
tutti i miei guai!--
Il seguito di quest'istoria mostrerà quanto sia un bel fidarsi di
quel benedetto cuore, che però moltissimi, e le donne più di tutti,
ascoltano qual consigliero e profeta infallibile.
Troilo frattanto spiccatosi dal Valori se n'era venuto a casa diviato;
ed entrando nella camera, ov'era atteso con tanto desiderio, buttò su
una sedia cappello e pastrano, e mettendo un respiro libero, disse con
grande allegrezza:
--Finalmente eccomi da te! e qui, viva Dio, non avrò più nè
commissario, nè principe, nè altro malanno che mi venga ad
intorbidare.... ma da quanto vedo (e dava un'occhiata in giro) è facile
accorgersi ch'io non son più in balìa di quel disutilaccio di Michele,
che mi tiene questa camera com'una stalla. Lisa mia, tu sei sempre a un
modo, sempre amorevole, sempre un'angioletta!--
Poi presole le mani, e guardandola fissa nel viso, che per le
moltiplici commozioni di quella sera se l'era infocato, e non appariva
smunto e sparuto quanto lo era in effetto, le diceva:
--Brava, Lisa mia! Tu m'hai voluto uccellare, è questo quel viso tanto
munto, tanto brutto....? un pò dimagrata lo sei, ma ora ti ristorerai
d'ogni affanno.--
--Oh! amor mio, dicea la Lisa fuor di se, è proprio vero? Siam proprio
riuniti? Mi par un sogno.... mi par d'impazzare certi momenti.... se
fosse un sogno, oh, poveretta me quando mi destassi!--
Alzatasi poi, e condotto Troilo vicino al letto, soggiungeva:
--Vedi il povero Arriguccio nostro! Che viso patito, coll'ossicine a
fior di pelle! Tu t'aspettavi fosse più grande, più bello eh? Ho fatto
assai a tenerlo vivo; non avevo più latte!.... Oh! che giorni, che
notti ho passate! ti narrerò tutto, ma ora non voglio pensar che al
presente.... il passato è passato, e per sempre!--
Fanfulla, per non turbar quei primi momenti ch'egli stimava egualmente
dolci per ambedue, s'era fin qui tenuto in disparte: comparve intanto
Michele con un pò di cenetta; sederono tutti e tre, e mangiarono
lietamente. Troilo allora volgendosi a chi era stato scorta alla sua
donna, e che al viso ardito, al parlare, alle cicatrici ond'era segnato
gli pareva uomo diverso da quello che dinotavano i panni ond'era
vestito, gli diceva:
--Neppur ho avuto tempo di rendervi quelle grazie che merita la gran
cortesia usata da voi alla mia Lisa....--
--Oh! Troilo mio, interruppe essa, egli ha fatto tanto per me, che s'io
gli dessi il sangue neppur potrei compensarlo.--
--Sappiate, madonna, rispose Fanfulla, che in tutta la vita mia,
vecchio come sono, io non ebbi mai il maggior piacere di questo ch'io
provo stasera vedendovi contenta, e ridotta in luogo sicuro con vostro
marito. Oh! che diavolo vi vien in mente di parlar di cortesia,
di compensi? Con me non ci voglion queste novellate, buone pei
cortigiani..... e la prima volta che v'occorra nulla, m'avete a dire
«Qua la tua pelle, chè mi bisogna» questo sarà il mio guiderdone.--
A queste parole Troilo stava per rispondere, pensando al tempo stesso
venir con bel modo a domandar chi egli fosse, chè pur si sentiva una
gran curiosità di saperlo, ma entrò in camera Michele tutto ansante,
chè aveva fatto le scale correndo, e disse:
--Messer Troilo! è qui il sig. commissario che vi vuole, e sale da
voi.--Il giovane mostrando maraviglia, e contorcendosi sulla sedia con
impazienza, diceva:
--È pur una gran cosa ch'io non possa godermi in pace un momento....
questa è pur una gran noja!.... Animo, fagli lume, e fallo entrare.
Volto poi a' suoi commensali, proseguiva: Già sarà per qualche
malanno.... non ne mancan mai. Entrate tutt'a due in quella cameruccia
e badate a non farvi sentire, che guai se vi vedesse! e' vorrebbe
sapere chi siete.... poi, talvolta da solo a solo potrò sbrigarmene più
presto.--
Fanfulla e la Lisa alzatisi in fretta presero un lume e si ritrassero
in uno stanzino attiguo.
Poco stante entrò Baccio, e mentre Troilo gli facea riverenza,
dicendogli ad alta voce: «Qual buona faccenda vi conduce qui a
quest'ora?» con un cenno dell'occhio e della mano gli mostrava che la
Lisa era nel camerino.
Baccio rispose con uno sguardo, e, sedutosi, cominciò a parlare,
procurando alzar la voce abbastanza da poter essere udito da essa.
Affinchè la cosa principale ch'egli voleva fosse ascoltata dalla
giovane, paresse venirgli detta a caso, e come si narrerebbe un fatto
di poca importanza, disse a Troilo, che il principe l'avea mandato per
commettergli un incarico di gran momento, e da tenersi segretissimo,
che per allora non voleva dirgli altro, ma si trovasse la mattina
appresso armato, a cavallo, sulla piazzetta del Pian de' Giullari,
e sarebbe stato mandato a tal impresa che, riuscendo, buon per lui;
moltiplicava poi le carezze e le buone parole con dirgli, ch'egli
era molto innanzi nella grazia del principe, e sapendo mantenersela
n'avrebbe potuto ricavar onore ed utile grandissimo. Passando poi
da questi ad altri ragionamenti, fatti come per ozio, diceva, quasi
rammentandosi a un tratto:
--Oh, a proposito, sai! quel giovanotto di stasera.... quello ch'io ho
campato dalle forche, ad istanza tua, e' me ne sa male, ma per lui non
c'è rimedio.... quel che non è stato stasera sarà domattina.--
--Oh! come?--disse Troilo.
--Che vuoi? Il principe non so da chi ha saputo la cosa; e' dice che
non è per sopportar questi assassinamenti.... tanto più, quando gli
hanno detto ch'egli è figliuolo d'un Piagnone, di quel Niccolò de'
Lapi.... (A questa parola un grido soffocato s'udì nella cameruccia
vicina); «quell'arrabbiato, egli ha ordinato, s'impicchi domattina...»
e quando ha detto voglio... già sai, è tutto inutile; per un verso e'
dice bene, se non si castigasse l'insolenza di costui, avremmo sempre
a guardarci la vita contro questi traditori.... anzi, come il carcere
costaggiù presso la villa è pieno, il giovinetto è stato condotto a
questa Torre, e chiuso per stanotte sotto la volta qui al terreno.--
Troilo allora con grandissima istanza si poneva a pregar il Valori che
volesse interceder per lui e trovar modo a salvarlo.
--Ascoltami, rispondeva Baccio asciutto asciutto, tu daresti del capo
nel muro. Ma se vuoi dar retta a me, di questo fatto non t'impicciare,
che una tanta premura pel figlio d'un Piagnone, non mi sa troppo di
buono. Io ti voglio bene, e però non dirò nulla, ma avverti a quel che
tu fai, Troilo!--
Così dicendo s'alzò, ed uscito seco scese le scale; quando furono in
parte da non poter essere uditi dalla Lisa si cacciarono a ridere, e
Baccio diceva:
--Hai tu inteso il grido, quando dissi Niccolò de' Lapi? io ho colto
dove posi la mira. Or bene, eccoti qua cento scudi d'oro, e la lettera,
sii avveduto, chè buon per te; già feci motto qui al conte Piermaria
che dirà ai suoi uomini d'obbedirti in tutto, e preparati a far questa
difficile impresa, degna d'un paladino della Tavola Rotonda... e potrai
dire a Niccolò «Ecco il figliuol vostro liberato per virtù del mio
fortissimo braccio! miglior salvocondotto non lo potresti avere.... e
sappimene grado. Addio.»
Troilo, risalito in camera, trovò la Lisa, che tutto sossopra e
piangendo gli si buttò al collo esclamando:
--Oh Dio, Dio! che ho io inteso? C'è qui un mio fratello?.... e si vuoi
farlo morire? Oh, dimmi presto! chi è? come?... per qual cagione? non
si potrà salvarlo! ma qual è, qual è de' miei fratelli?--
--È Bindo, rispose Troilo, mostrando anch'esso grandissimo turbamento,
pur troppo è Bindo,.... benedetto ragazzo!.... è stato tutto per
volerti troppo bene,.... e però gli perdono, e vorrei salvarlo a
costo....--
E qui si batteva la fronte col pugno in atto disperato; poi narrava
alla Lisa tutto il fatto, soggiungendo:
--Io non t'ho detto nulla.... prima, neppur v'è stato tempo....
poi, lo tenevo campato, e speravo domattina poternelo mandar libero
a Firenze.... ma ora, come si rimedia.... oh Dio, Dio! che orrenda
cosa!--e colle mani ne' capelli dava in nuove smanie.
--Come si rimedia? gridava la Lisa disperata, ma in qualche modo si
rimedia!.... si trova una via.... ce ne sono tante.... Ma non capisci
che Bindo non può far questa morte.... che non è possibile.... che
sarebbe un orrore troppo grande.... per cagion mia.... il suo sangue
mi cadrebbe sul capo a me.... a te.... sul capo di quel povero bambino
che è là! Ma non è vero che non c'è rimedio.... oh! sì, Troilo....
dimmi che c'è.... che l'hai trovato.... siete due uomini, ci son io....
io.... io sola farò per tre.... oh! ma è troppo.... che io avessi
all'anima anche il sangue di questo fanciullo! è troppo, è troppo....--
--Chetati Lisa, in nome di Dio,--diceva Troilo abbracciandola.
--Chetatevi, diceva Fanfulla, chè con queste smanie si farà poco
frutto.... pensiamo... e forse... mi son trovato in peggiori
imbrogli!.... ma vedete, col gridar non si fa nulla.--
--Non grido, rispondeva la giovine tutta tremante, no, ecco, sto
zitta.... v'ubbidisco.... ditemi voi quel che debbo fare.... ma
salvatemi Bindo.... non è egli vero che l'avete trovato il modo?... oh!
se sapeste, una povera donna che è già con tanti rimorsi, ed ora avrò
anche questa uccisione... oh, ma parlate una volta! non avete cuore,
non avete pietà nessuna!...--
Troilo s'era posto a sedere col capo tra le mani. Alzato in piedi ad un
tratto, e presa pel braccio la Lisa disse risolutamente.
--Sì, perdio, v'è il rimedio.... uno solo, e bisogna adoperarlo. Lisa!
io ti sacrifico più che la vita! stanotte fra tre ore.... quando
tutti dormono, rimane soltanto un uomo di guardia al portone.... so
la camera di quello che ha la chiave del carcere..., con questa daga
l'ammazzo:.... all'altro faccio lo stesso.... se la cosa mi riesce, e
non può fallire, domattina saremo tutti salvi a Firenze.--
La Lisa non potè formar parole, ma gli si buttò tra le braccia,
stringendolo e baciandolo pel petto e per la faccia dove le veniva:
quando si fu racchetata, Troilo se la fece seder vicina, poi proseguiva:
--Da gran tempo, Lisa mia, io mi sentivo spinto a lasciar questo campo.
I miei maggiori furon tutti Palleschi, ed anch'io lo era, venni a
questa guerra, onde i Medici fosser rimessi, ma non pensando mai che
questo bastardo di questo papa volesse, com'ora si è conosciuto, la
total rovina della patria nostra. Non è ora il tempo di spiegarti
a minuto quali siano stati i miei dubbj, le mie incertezze; quanto
sia stato contrastato dall'amor di parte per un verso, dell'amor
tuo e della città nostra per l'altro. Questo solo ti dico, che mi
sono risoluto in tutto combatter per Firenze e non contr'essa, e
quest'occasione presente io la credo mandata da Dio per darmi l'ultima
spinta.
--Oh! non dir altro, Troilo mio, ch'io non reggerò a tanta allegrezza.
Che potrà dir il babbo quando conosca questo tuo proposito.... Oh Dio!
questa è una felicità troppo grande.... e quel poverino cacciato dal
nonno, che non avea più nè casa nè tetto!... questa è opera tua, Dio
grande, benedetto! Io non meritavo tanto bene.--
--Ora, disse Fanfulla, che tutto si mette per la buona via,
non gettiamo il tempo in ismanie ed in allegrezze, e pensiamo
all'essenziale.--
--Sì, sì, disse la Lisa; e volgendosi a Troilo tutta contenta
soggiungeva: sai, ove accada dover menar le mani per salvarci, questo,
che ti par un paltoniere con quel sajaccio logoro (e batteva colla mano
sulla spalla di Fanfulla) questi, vedi, si sa ingegnare anche lui.--
Ed aprendogli i panni sul petto gli scopriva il giaco ond'era armato.
Troilo, l'andava squadrando con maraviglia, ed essa:
--Vuoi che ti dica chi è? Niente meno che Fanfulla da Lodi, uno de'
tredici di Barletta, e il più bravo di tutti....--
--Voi mi fate troppo onore, madonna.--
--Che ne dici? ho io avuta buona compagnia a venir qui?--
Troilo, che avea inteso nominare costui per uno de' più arrischiati
demonii che fossero allora tra' soldati, e sapeva benissimo tutto il
fatto di Barletta, si mostrò contentissimo di conoscerlo, e d'aver un
tanto ajuto, ma nel suo interno pensò: «Qui ci vorrà gran giudizio.»
Dapprima non sapendo chi si fosse, e tenendolo un qualche bottegajo
di Firenze, avea divisato condurlo seco alla finta uccisione del
carceriere, pensando: Egli rimarrà indietro pauroso, e vedendomi menar
il pugnale narrerà ch'io veramente l'abbia morto, e me n'avrà maggior
fede egli, e quanti l'udranno in Firenze raccontar questo fatto;
ora, saputo chi egli era, disse «S'io lo conduco meco egli è muso da
tagliarmi a pezzi tutta la guardia della porta, e succeda poi quel che
vuol succedere.» Perciò, quando Fanfulla, imbaldanzito sempre più per
le lodi della Lisa, e contento d'aver da fare qualcosa dell'arte sua,
disse:
--Messer Troilo, quantunque sia opera non troppo lodevole dare a chi
non se l'aspetta, pure in questo caso, che esce dagli ordinarj, se
volete, io v'ajuterò a spacciar uno di que' ribaldi, ed anche tutti e
due.--
Troilo lo ringraziò, dicendogli: non esser prudenza andar più d'uno
a questo fatto, che tutto dipendeva dal non esser sentiti, e perciò
ne lasciasse ad esso solo il carico, come a pratico della casa, e del
resto non dubitassero.
Era un'ora dopo la mezzanotte, e fra tre ore avean risoluto por mano
all'impresa, calcolando di poter esser sul far del giorno già assai ben
lontani dal campo. Troilo, avendo a dar sesto a tutto quanto occorreva
perchè la cosa andasse netta, persuase alla Lisa di gettarsi sul letto
a riposare il poco tempo che le rimaneva. La giovane se ne sentiva
grandissimo bisogno ed acconsentì. Quando si fu coricata, Troilo la
coperse col suo mantello ed uscì promettendo sarebbe tornato più presto
che potesse; aggiungendo non istesse in pena se avesse tardato, chè
senza alcun fallo, per l'ora stabilita, sarebbe venuto a levarla.
È pur una gran fortuna che sia negato all'uomo conoscer il futuro!
Que' pochi momenti di felicità che si godono di quando in quando e ci
ajutano a sopportare i dolori della vita, sarebber perduti, o almeno
ridotti a un piccolissimo numero. La povera Lisa, che dopo tanto
soffrire si riposava ora col suo bambino sul letto di suo marito, che
avea temuto non riveder mai più, o rivedendolo, esserne ributtata; che
godeva dell'impensata gioja di ritrovarlo, non solo amorevole e fedele,
ma di vederlo deciso ad abbandonare quella parte per la quale sarebbe
stato sempre nemico a suo padre ed alla città, se avesse potuto legger
nell'avvenire, conoscere il cuore di quello che ora le era cagione di
tanta dolcezza, si sarebbe scagliata fuor di quel letto come da un nido
di vipere, e anche questo poco conforto, questa breve pausa, sarebbe
stata negata a quella misera, cui rimaneva pur ancora tanto a soffrire.
Essa invece, ignara del futuro, si sentiva finalmente, dopo tante
procelle, nascer in cuor una calma serena e confidente; le pareva
agevole, ridotti che fossero a Firenze, riacquistar la grazia del
padre pel mutamento di Troilo, del quale pensava fosse dovuto a lei
tutto il merito, e sperava dover anzi trovar presso Niccolò maggior
favore di prima. Il cuore le prometteva ogni bene, e la poverina,
secondo il solito, gli dava retta. Abbandonandosi tutta a questi
sogni di felicità, si veniva a poco a poco addormentando, mentre
Fanfulla seduto all'altro capo della camera, volgendole le spalle,
s'era posto a recitar salmi ed orazioni, memore degli ultimi ricordi
di Fra Benedetto. Per vincere il sonno, che pure l'aggravava, si
teneva sulla vita, senza appoggiarsi, colle mani intrecciate fra la
ginocchia pronunciando sotto voce bensì, ma spiccato e presto presto;
poi, a poco a poco, il moto della labbra diveniva meno rapido, le
palpebre gli s'abbassavano, il capo e la persona s'andava sbilanciando
in avanti, finalmente perdeva l'equilibrio del tutto, ma riavendosi
tosto, riprendeva la prima posizione, col muover delle labbra, ed in
questa alternativa veniva passando un tempo che Troilo impiegava ben
altrimenti.
Sceso dalla sua camera andò in quella del conte di S. Secondo, posta
al terreno, e, come a persona intrinseca ed alla quale non eran celate
le deliberazioni anche importanti del papa e del commissario, gli fa
palese tutto quel che si stava preparando, onde meglio colorire la sua
andata a Firenze, richiedendolo al tempo stesso volesse agevolargli
questo suo disegno. Il Conte udì il tutto, nè gli parve trovar nulla
da mutare a questa trama, fuorchè una sola cosa che non gli finiva di
piacere, ed era il dar ad intendere alla Lisa e al suo compagno di aver
ad ammazzar due uomini, e che ciò non fosse vero, almeno per uno, e per
ragione adduceva, che potea benissimo per mezzo di qualche prigione,
o in altro qualsivoglia modo, venirsi a saper a Firenze questo fatto,
e che nessuno v'era rimasto ucciso, e ciò verrebbe talvolta a generar
sospetti sulla sincerità di Troilo, e sulla cagione che gli avea fatto
abbandonare il campo.
Questi conosceva che l'obbiezione non era senza fondamento, ma rimaneva
sospeso, senza poter immaginare come fosse possibile riparare a
quest'inconveniente. Il conte lo tolse d'impaccio dicendogli: «che tra
suoi uomini ve n'era uno grandissimo amico d'Anguillotti da Pisa[39],
che l'avea confortato fuggirsi, ed egli sapendo certissimo che gli
aveva promesso di far le sue vendette, s'era risoluto comandare al suo
sergente, che alla prima fazione gli facesse dare un'archibusata per
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