Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 06

Total number of words is 4248
Total number of unique words is 1878
29.6 of words are in the 2000 most common words
41.8 of words are in the 5000 most common words
49.0 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
radici dell'albero della scienza.
[157] Severiano, vescovo di Gabala nel III secolo, fa del Fison il
Danubio (_De creatione mundi_, orat. V), e lo stesso fa LEONE DIACONO
nel X (_Historia_, ediz. Hase, Parigi, 1819, p. 80).
[158] BRUNETTO LATINI s'attiene a' quattro fiumi tradizionali, senza
cercar altro, ma è comica la disinvoltura con cui ne discorre nel
_Tesoretto_ (_Raccolta di rime antiche toscane_, Palermo, 1817, vol. I,
pp. 37-8):
I' vidi apertamente,
Come fosse presente,
Li fiumi principali,
Che son quattro; li quali,
Secondo lo mio avviso,
Muovon dal Paradiso:
Ciò son Tigris, Fison,
Eufrates e Geon.
L'un se ne passa a destra,
L'altro ver la sinestra:
Lo terzo corre 'n quae,
Lo quarto va in lae:
Sì, ch'Eufrates passa
Ver Babilone cassa
In Messopotamia;
. . . . . . . . . .
[159] Nella Terra Promessa scorrono fiumi di latte e di miele (_Esodo_,
III, 8). Dione Crisostomo parla di una terra fortunata nella quale
scorrono fiumi di latte, d'olio, di miele, e anche una fontana
di verità. Di un fiume di miele, che si diceva scorrere in India,
fanno ricordo Ctesia e Onesicrito. Anche nel paese del Prete Gianni
scorrevano il latte e il miele.
[160] [HAMMER-PURGSTALL], _Rosenöl_, Tubinga, 1813, vol. I, p. 324;
ALRIC, _Op. cit_., p. 54.
[161] Vedi la nota 16 a questo capitolo.
[162] _Tesoretto_, l. cit.
[163] _Op. cit_., p. 56.
[164] Di questo fiume si parla pure in un rifacimento tedesco della
epistola:
Idoneus ist ein wazzer genannt,
Das vluzet durch ein heiden lant,
Daz tut manchem man gemach;
e se ne fa ricordo nel _Titurel_, st. 6045. Vedi OPPERT, Op. cit., pp.
30-1. Un fiume che trascina gemme viene, secondo il Mandeville, dal
lago ch'è in cima al monte di Ceilan; ma di ciò più innanzi. Il PUCCI
fa scorrere quel fiume nel paese della Reina d'Oriente:
Per lo reame suo correva un fiume
Ch'uscia del Paradiso Deliziano,
E pietre preziose per costume
Menava, e oro, e ariento sovrano.
_Historia della Reina d'Oriente, Sc. di cur. letter_., disp. XLI,
Bologna, 1862, cantare I, st. 28.
[165] Un fiume sotterraneo, che ha
Di care pietre il margine dipinto,
è descritto dal Tasso, _Gerusalemme Liberata_, c. XIV, st. 39.
[166] _Ly myreur des histors_, Bruxelles, 1869 sgg., vol. III, p. 65.
[167] Nella epistola del Prete Gianni all'imperatore Emanuele così se
ne parla: «Inter cetera, quae mirabiliter in terra nostra contingunt,
est harenosum mare sine aqua. Harena enim movetur et tumescit in undas
ad similitudinem omnis maris et nunquam est tranquillum. Hoc mare
neque navigio neque alio modo transiri potest, et ideo cuiusmodi terra
ultra sit sciri non potest. Et quamvis omnino careat aqua, inveniuntur
tamen iuxta ripam a nostra parte diversa genera piscium ad comedendum
gratissima et sapidissima, alibi nunquam visa. Tribus dietis longe ab
hoc mari sunt montes quidam, ex quibus descendit fluvius lapidum eodem
modo sine aqua, et fluit per terram nostram usque ad mare harenosum.
Tribus diebus in septimana fluit et labuntur parvi et magni lapides
et trahunt secum ligna usque ad mare harenosum, et postquam mare
intraverat fluvius, lapides et ligna evanescunt nec ultra apparent.
Nec quamdiu fluit, aliquis eum transire potest. Aliis quatuor diebus
patet transitus». Ap. ZARNCKE, _Op. cit_., parte I, p. 88. Giovanni di
Hese afferma d'aver navigato con grande pericolo tra il mare coagulato
e il mare arenoso (_ibid_., parte II, p. 164). Anche il Mandeville fa
menzione del fiume e del mare.
[168] XXVIII, 13-16.
[169] Il muro è così descritto in un racconto poetico latino del
viaggio di San Brandano, racconto contenuto in un codice del Museo
Britannico (Cotton. Vespas., D, IX, f. 9r., col. 2ª):
Densa de caligine tunc prodiret prora,
Fulgidis in finibus finit vie mora;
Murus hic apparuit petens celsiora,
Cui si nivem compares vix est indecora.
Basis mons vicarius sustinens archana,
Totus est marmoreus, aurum sunt montana;
Muri tota matheria lenis atque plana;
De qua sit matheria nescit mens humana.
Procul in campestribus maris cedit unda,
Muri circumstantia sit ut tota munda;
Alas pulsat nubium muri dos iocunda,
Gemmis instar siderum placide fecunda.
Si descrivono poi le gemme che adornano il muro e se ne dicono le
virtù. Il palazzo descritto dall'Ariosto, XXXIV, 52-3. gira più di
trenta miglia, e ha tutto d'una gemma il
muro schietto,
Più che carbonchio lucida e vermiglia.
[170] Di questa caverna si parla nell'apocrifo intitolato _Penitenza_
o _Testamento d'Adamo_; in una cronaca siriaca di cui dà l'analisi
l'ASSEMANI, _Bibliotheca orientalis_, t. II, p. 498; t. III, parte
I, p. 281; _Bibliothecae Apostolicae Vaticanae codicum manuscriptorum
catalogus_, t. III, pp. 329-31; nelle Storie di Eutichio, altrove.
[171] Vedi, a questo proposito, oltre ai molti libri, assai noti, ov'è
trattato delle gemme, una poesia intitolata De patria sanctorum, ap.
MONE, _Lateinische Hymnen des Mittelalters_, Friburgo, 1853-4, vol.
III, p. 28.
[172] _Dialogorum_ l. IV, cap. 36.
[173] A. JUNKER, VON LANGEGG, _El Dorado, Geschichte der
Entdeckungsreisen nach dem Goldlande El Dorado im XVI. und XVII.
Jahrhundert_, Lipsia, 1888.
[174] Vedi le descrizioni dei primi poeti cristiani raccolte
nell'Appendice I, che segue a queste note.
[175] Giustino Martire va più in là, e afferma nell'_Admonitorius
gentium_, che in descrivere gli orti d'Alcinoo, Omero imitò la
descrizione che Mosè porge del Paradiso terrestre, e traduce, in prova,
i versi dell'Odissea dove quegli orti sono descritti.
[176] L'autore era assai probabilmente pagano, ma conosceva forse alcun
che delle opinioni dei cristiani intorno al Paradiso terrestre, e se
ne giovò nella sua descrizione. Alcuno stimò di dovere attribuire il
poemetto a Claudiano, il quale, nell'idillio intitolato _Phoenix_,
parla ancor egli di un bosco meraviglioso, ponendolo di là dagl'Indi e
dalla plaga d'Euro, in mezzo all'Oceano. Può darsi ch'esso sia opera di
Placido Lattanzio, il mitografo.
[177] Vedi EBERT, _Geschichte der christlich-lateinischen Literatur_,
Lipsia, 1874-87, vol. I, p. 852.
[178] Nel carme II del Panegirico ad Antemio.
[179] Non intendo punto di ricordarle tutte, che sarebbe opera non
più finita: mi basterà dare alcune avvertenze e indicare alcune delle
scritture più importanti che ne contengono, oltre alle parecchie le
quali sono già state, o saranno citate in seguito. COMMENTARII AL
GENESI. Pressochè tutti, e sono in numero strabocchevole, contengono
descrizioni del Paradiso più o meno particolareggiate. Uno speciale
ricordo merita quella, assai poetica e viva, che ne porge _San Basilio
Magno_ nella _Homilia de Paradiso_. Hexaemera. Di Sant'Eustazio
Antiocheno, di Prudenzio, di Giorgio Piside, d'Ildeberto di Lavardin,
di Abelardo, di Arnaldo di Bonneval, di Stefano Langton, di Andrea
Sunösen, o Lundense, di Francesco Cattani da Diacceto. — BIBBIE
VERSIFICATE E ISTORIATE. Tutte contengono descrizioni del Paradiso,
meno quella che Alessandro de Villa Dei, nel secolo XIII, ristrinse
in 212 versi. Furono molto numerose, e non v'è letteratura che ne
vada priva. Di parecchie parlano il LEYSER, _Historia poetarum et
poematum medii aevi_, Halae Magdeb., 1721, e il CAVE, _Scriptorum
ecclesiasticorum historia literaria a Christo nato usque ad saeculum
XIV_, ediz. di Basilea, 1741-5. Per i poemi biblici volgari, e per
le narrazioni bibliche in prosa, sono da vedere le storie letterarie
particolari. Per quelli tedeschi e francesi, vedi più specialmente
MERZDORF, _Die deutsche Historienbibeln_ (_Biblioth. d. litter. Ver._),
Stoccarda, 1871, e BONNARD, _Les traductions de la Bible en vers
français au moyen âge_, Parigi, 1884. — TRATTATI SCIENTIFICI IN PROSA
E IN VERSO. _De mundi universitate_, di BERNARDO SILVESTRO; _L'image du
monde_; _Der Leken Spieghel_; _De proprietatibus rerum_, di BARTOLOMEO
GLANVILLE, e tutti, in generale, i trattati geografici e cosmografici.
— CRONACHE. Moltissime di quelle che cominciano con la creazione del
mondo contengono descrizioni del Paradiso terrestre: così il _Pantheon_
e la _Memoria saeculorum_ di GOTOFREDO DA VITERBO; il _Compendium
chronicum_ di COSTANTINO MANASSE; la _Weltchronik_ di RODOLFO D'EMS;
lo _Spiegel historiael_ di GIACOMO DI MAERLANT; il _Polychronicon_
di RANULFO HIGDEN; l'_Eulogium_; la già citata compilazione storica
francese. — VISIONI E LEGGENDE. Visioni di Drihthelm, di Tundalo, di
Owen, del monaco di Evesham, di Thurcill, di Alberico, ecc. Non sempre
s'intende, per altro, se le descrizioni che vi son contenute sieno del
Paradiso terrestre o del Paradiso celeste. Vedi più oltre le leggende
riferite nel cap. V. — POEMI VARII, DEL MEDIO EVO E MODERNI. _De
paradiso_, di TEODULFO; poemetto anglosassone sulla Fenice, composto da
CINEVULFO ad imitazione di quello attribuito a Lattanzio; _Titurel_,
di ALBRECHT; _De laudibus divinae sapientiae_, di ALESSANDRO NECKAM;
_Divina Commedia_; _Dittamondo_; _Quadriregio_; _De excellentium
virorum principibus_, di ANTONIO CORNAZZANO; _Discordia triumphata_,
di LORENZO ADRIANO; _The description of Paradyce_, di DAVIDE LINDSAY;
_Orlando Furioso_; _Guerrin Meschino_, di TULLIA D'ARAGONA; _Sette
giornate del mondo creato_, di TORQUATO TASSO; _L'Adamo_, di GIOVANNI
SORANZO; _L'Adamo_ di GIORGIO ANGELINI; _La creazione del mondo_ di
GASPARO MURTOLA; _La semaine de la création du monde_, di GUGLIELMO
DU BARTAS; _Paradyse Lost_, del MILTON; _L'Essamerone_, di FELICE
PASSERO; _La creacion del mundo_, di ALONSO DE AZEVEDO; _Del paradiso
terrestre_, di BENEDETTO MENZINI; _L'Adamo, ovvero il mondo creato_,
di TOMMASO CAMPAILLA; _Le paradis perdu_, di MADAMA DU BOCCAGE (la
parte che contiene la descrizione del Paradiso fu recata in italiano
da Gaspare Gozzi); _Le divine opere_, di FELICE AMEDEO FRANCHI; _La
inocencia perdida_, di FELIX JOSÈ REINOSO. Non ho altra notizia di
certo poema spagnuolo del secolo XV, che tratta del Paradiso terrestre.
Nel _Purgatorio de San Patricio_, del CALDERON, uno dei personaggi
del dramma, dopo aver descritto i luoghi di punizione da lui visitati,
descrive pure il Paradiso. Una poesia greca sul Paradiso si trova in
LEGRAND, _Bibliothèque grecque vulgaire_, vol. I, pp. XI-XIV.
[180] Citerò in prova la _Storia di Rabbi Giosuè figliuolo di Levi,
leggenda talmudica tradotta dall'ebraico da_ SALVATORE DE BENEDETTI
(_Annuario della Società italiana per gli studi orientali_, anno I,
1872, pp. 92 sgg.). Rabbi Giosuè fu portato dall'angelo della morte
nel Paradiso terrestre, il quale è dimora a varii ordini di giusti.
«Rabbi Giosuè andò cercando tutto il Paradiso deliciano, e quivi trovò
sette case, ed ogni casa ha dodici migliaia di miglia di lunghezza; e
di larghezza dodici migliaia di miglia; però che la misura dello spazio
di lor larghezza è pari alla lunghezza». Queste case sono, secondo la
dignità, di cristallo, d'argento, d'oro, ecc. La quarta «è edificata
bella così come lo primo Adamo». Meraviglie consimili occorrono anche
nel Paradiso di Maometto. In una specie di appendice, intitolata dal
traduttore _Ordine del Paradiso_, si descrivono l'altre meraviglie
del luogo beato. Sonvi due porte di rubino; baldacchini mirabili,
sotto cui riposano i giusti; mense di pietre preziose; quattro fiumi,
l'uno d'olio, l'altro di balsamo, il terzo di vino, il quarto di
miele. Vi abbondano piante di grandissimo pregio e virtù: nel mezzo è
l'albero della vita, il quale ha odori svariatissimi e cinquecentomila
sapori. Il tempo vi è spartito in tre veglie: nella prima i giusti
sono pargoli; nella seconda giovani: nella terza vecchi; e godono
successivamente dei piaceri proprii di ciascuna età. La storia di Rabbi
Giosuè è del IX o X secolo.
[181] Nell'_Adam und Heva_, di GIACOMO RUFF (pubblicato da H. M.
Kottinger, Quedlimburgo e Lipsia, 1848), il Padre Eterno descrive egli
stesso il Paradiso che si accinge a formare. In un _Meistergesang_, che
nel cod. 2856 della Biblioteca imperiale di Vienna reca il titolo di
_Klingsor Astromey_, un diavolo, incantato da un astrologo, descrive
il Paradiso. Nel già citato prologo alla _Vengeance de Jésus-Christ_,
Nerone, trasformato in diavolo, disputando con Virgilio, ricorda
l'altissimo muro di carbonchi che chiudeva tutto intorno il Paradiso
terrestre.
[182] Cf. BIESE, _Die Entwickelung des Naturgefühls im Mittelalter und
in der Neuzeit_, Lipsia, 1888, pp. 61 sgg. Lo speciale argomento nostro
non è del resto svolto in questo libro così largamente come avrebbe
meritato.
[183] Si possono confrontare anche con le descrizioni del Paradiso
terrestre, le descrizioni che di giardini incantevoli si hanno nel
_Roman de la Rose_, nelle _Selve d'amore_ di LORENZO DE' MEDICI, nelle
_Stanze_ del POLIZIANO, nei _Lusiadi_ del CAMOENS, là dove si narra
dell'isola di Teti, nell'_Adone_ del MARINO, e altrove.
[184] E molta ne hanno certi altri luoghi paradisiaci, simbolici e
non simbolici, immaginati da romanzatori, da poeti e da moralisti, i
quali ebbero molte volte dinanzi alla mente, non solo il mito biblico,
ma ancora i miti classici. Un paradiso delle Virtù descrive ALANO DE
INSULIS nell'_Anticlaudianus_. In un poemetto che fu già attribuito
a Ildeberto di Lavardin, ma che pare sia opera di PIETRO RIGA, e
che in un codice della Vaticana fu malamente intitolato _Descriptio
paradisi_, si descrive un luogo pieno di meraviglie, che ricorda il
Paradiso (HAURÉAU, _Notice sur un manuscrit de la reine Christine, à la
Bibliothèque du Vatican, Notices et extraits des manuscrits_, t. XXIX,
parte II, pp. 245-7). Un paradiso d'amore si descrive nella raccolta
intitolata _Fabliaux ou Contes du XII e du XIII siècle, traduits ou
extraits d'après divers manuscrits du temps_, Parigi, 1779-81, vol.
II: una descrizione di una specie di paradiso d'amore, con qualche
reminiscenza dantesca, si trova nel _Paradiso degli Alberti_, già
citato, vol. II, pp. 341 sgg. MICHELE DRAYTON dipinse un paradiso
delle Muse nella _Description of Elysium_. VINCENZO MARENCO, in un
poemetto anacreontico intitolato _Il tempio della Gloria_, attribuisce
a un'isola, dove sorge esso tempio, tutte le bellezze del Paradiso
terrestre. Parecchie isole felici furono immaginate a somiglianza
del Paradiso; così una descritta dal Mandeville, l'isola Thyle, già
ricordata, e quella famosa Isola Perduta, di cui dovrò parlare più
oltre.
[185] DANIEL, _Thesaurus hymnologicus_, Lipsia, 1855-6, vol. I, pp.
116-7; DU MÉRIL, _Poésies populaires latines antérieures au douzième
siècle_, Parigi, 1843, pp. 131-5.
[186] _Institutio monialis_, cap. 15.
[187] _Zwei lateinische Gedichte aus dem Mittelalter, Zeitschrift für
deutsches Alterthum_ del Haupt, vol. V, pp. 463 sgg. La prima di queste
poesie è una Visione. Un uomo devoto, attraversati mille pericoli,
giunge a un fiume igneo, accavalcato da un ponte, che i giusti passano,
ma dal quale i rei precipitano; il solito ponte delle Visioni. In
prossimità del fiume è il Paradiso.
Erat autem murus ingens iuxta flumen positus
Et in summitate muri campus amenissimus.
Ipse murus velut eris protendebat speciem
Sine manu constitutus a summo artifice.
Sed et via per anfractus inerat deposita,
Per quam poterat ascendi ad camporum menia.
Ergo cum illuc transiret vir prefatus spiritu,
Vidit beatorum turbas tripartita gradibus.
Prima hora ultra flumen super muri verticem
Trahet iter in immensum spatiorum limitem.
Ibi loca spaciosa illustrata lumine
Et in ipsis gens beata fruens pacis requie.
Ibi silve quam condense diversarum arborum
Poma ferunt universe saporum suavium,
Alte valde ut excedant ceterarum species.
Umbra quarum fit iocunda caloris temperies.
Abest anguis, abest rana, abest mala bestia,
Totum pulchrum, totum tutum, totum plenum gloria.
Il pellegrino vorrebbe penetrare in quel luogo di delizie,
Sed cum multa perlustrasset ad radicem ducitur
Montis alti cuius rupis murus est argenteus.
Vidit scalam elevatam super montis verticem,
Per quam scandit et iustorum contemplatur speciem.
Ibi quoque spaciosam perspicit planitiem,
Spatiose visionis exhibens blandiciem.
Inter species herbarum prata viridantia,
Liliorum et rosarum redolet fragrancia.
Ibi multi dividuntur rivulorum impetus,
Qui de fonte vite fluunt in mille meatibus.
Il pellegrino giunge a un palazzo tutto costruito _ex viridi iaspide_,
adorno di pietre preziose, coperto di un aureo tetto. Nel mezzo è il
trono dell'Eterno, e dal trono emana il fonte della vita. Intorno sono
i beati distinti in tre ordini e i cori degli angeli: il cielo risuona
de' loro cantici. Cf. VINCENZO BELLOVACENSE, _Speculum historiale_,
l. VIII, cap. 101, _De Judeo quem Beata Virgo tormentis et gaudiis
ostensis convertit_, e CESARIO DI HEISTERBACH, _Dialogus miraculorum_,
dist. XI, cap. 12.
[188] Così nella descrizione che si legge nel cap. 8 del _De judicio
Domini_ di TERTULLIANO; in una poesia inglese di cui dà notizia il
WRIGHT, _Op. cit._, pp. 86-7, e altrove.
[189] Si trova anche _paradiso luziano_, suggerito senza dubbio quel
luziano dall'idea della luce. Nel poemetto _Della caducità della vita
umana_, v. 25, si legge:
Fora del parais delicial.
MUSSAFIA, _Op. cit._, p. 181.


CAPITOLO III.
GLI ABITATORI DEL PARADISO TERRESTRE.

Il primo uomo, e il primo abitatore umano del Paradiso terrestre
fu, secondo la Genesi, Adamo. Il mito ampliato e variato de' tempi
posteriori s'attenne scrupolosamente, per questo rispetto, alla parola
biblica, e la invenzione dei preadamiti, che prima di Adamo avrebbero
dovuto popolare la terra, è una invenzione assai tarda, ignota ai
cristiani dei primi secoli, ignota a quelli dei tempi di mezzo[190].
Eva fu la compagna di Adamo nel beato soggiorno.
Il racconto biblico è assai sobrio di notizie intorno ai due primi
parenti; ma una tal sobrietà non poteva appagare la fantasia dei
credenti, memori dell'antico peccato e consci della infelicità ond'esso
era loro stato cagione. Il bisogno di conoscerne meglio gli autori,
le condizioni, le conseguenze, nacque spontaneo negli spiriti; e da
quel bisogno ebbe origine una moltitudine d'immaginazioni, le quali
ripeterono fantasticamente tutta la storia dei due protoplasti, dalla
creazione alla morte, e più oltre ancora, sino alle vicende della
più prossima loro discendenza. In grazia di quelle immaginazioni, il
succinto e arido racconto biblico si muta in un lungo romanzo pieno
di meraviglie e di stravaganze, le cui parti non sono tutte insieme
congiunte; anzi si può dire che formino come tanti romanzi separati,
aventi il soggetto medesimo, e informati, generalmente parlando,
dal medesimo spirito. Esse appartengono, quando in comune, quando
in particolare, alle tre grandi famiglie religiose che nei libri
dell'Antico Testamento cercano il verbo primo, se non anche l'ultimo,
delle loro credenze: ebrei, cristiani, maomettani.
Prima di passare a vedere un buon numero di quelle immaginazioni, non
sarà fuor di luogo dare una rapida indicazione delle fonti da cui esse
derivano, o, per parlar più giusto, giacchè ben poco si conosce circa
le loro origini prime, delle scritture in cui ebbero a raccogliersi.
Le principali sono: 1º, Alcuni trattati del _Talmud_; 2º, la _Piccola
Genesi_, o _Libro dei Giubilei_, opera di autore ebraico, anteriore
a Gesù Cristo[191]; 3º, _Il Combattimento di Adamo ed Eva_, tradotto
dall'arabico in etiopico, e malamente attribuito a Sant'Epifanio,
vescovo di Cipro[192]; 4º, _La Caverna dei Tesori_, già ricordata; 5º,
_Il Testamento d'Adamo_, il quale è, assai probabilmente, tutt'uno
con l'_Apocalissi d'Adamo_ di cui fa parola Sant'Epifanio, e con la
_Penitenza d'Adamo_ registrata nel decreto di papa Gelasio[193]; 6º, Il
Libro d'Adamo dei Mandaiti[194]; 7º, una Vita greca[195]: 8º, una Vita
latina[196]; 9º, il Corano, e non poche storie, e non pochi trattati
geografici degli Arabi[197].
Le prime favole di cui noi dobbiamo ora prendere notizia sono quelle
concernenti la creazione di Adamo e di Eva. Anzi tutto è da ricordare
che i cabalisti conobbero un tipo celeste dell'Adamo terrestre, e lo
chiamarono col nome di Adam Kadmon, e che un Adamo celeste si mostra
pure nelle dottrine dei primi gnostici[198]. La Bibbia si contenta di
dire che il Signore plasmò il corpo di Adamo della polvere della terra;
ma tale linguaggio parve poi ai credenti troppo generico. Secondo
una finzione dei rabbini, la polvere con cui Dio plasmò quel corpo fu
raccolta da tutta la faccia della terra; secondo una finzione analoga
dei musulmani, la terra necessaria fu dai quattro angeli maggiori
recata dai quattro punti cardinali: solo il cuore ed il capo furon
fatti di terra tolta nei campi dove sorsero poi la Mecca e Medina, la
santa Kaaba e il sepolcro del profeta[199]. Ebrei e cristiani vollero
far notare, che Adamo era stato creato di terra vergine, di terra,
cioè, non ancora bagnata e polluta dalla pioggia e dal sudore e dal
sangue, nè seminata, nè arata[200]; e Sant'Agostino, per tal ragione,
poneva il nascimento del primo uomo a riscontro del nascimento di
Cristo, figliuol d'una vergine[201]. La terra non parve più materia
sufficiente a tant'opera, e si disse che Adamo fu formato di otto parti
diverse, e che la terra fu una delle otto, assegnando le altre, con
più varie enumerazioni, a elementi diversi, o sostanze, o corpi; per
esempio: mare, sole, nuvole, vento, pietre, spirito santo, chiarità
del mondo[202]. La credenza del resto che l'uomo fosse formato di
otto parti, si vede già ricordata da Plutarco, il quale l'attribuisce
agli stoici[203]. Stando a un'opinione assai diffusa, Adamo fu creato
nell'agro damasceno; ma parecchi affermarono ch'ei fu creato in Ebron,
presso Gerusalemme, e ciò per ragioni che vedremo tra poco[204].
I musulmani, i quali narrano più cose mirabili del modo con cui
l'anima immortale fu introdotta da Dio nel corpo appena plasmato, e
del diffondersi di quella per le varie membra e pei sensi, in guisa
che ciascuno ne ricevesse la vita, i musulmani asseriscono che il primo
uomo fu creato un venerdì, nell'ora in cui i credenti sogliono recitare
la terza preghiera, a egual distanza dal mezzodì e dal tramonto del
sole; e s'accordano così, quanto al giorno, con ebrei e con cristiani.
Dice Sant'Ireneo che Adamo fu creato un venerdì, e di venerdì peccò,
nel qual giorno poi ebbe a morire il Redentore per ricomprar quel
peccato[205]. Altri scrittori ecclesiastici notarono che come Adamo
fu creato il sesto giorno, così Cristo nacque nel sesto millenario.
Vedremo in seguito altri riscontri e collegamenti simili, immaginati
per coordinare sempre più fra loro i due fatti del peccato e della
redenzione, dei quali l'uno era causa e l'altro effetto; ma gioverà
notare sin da ora che nel racconto biblico quel benedetto giorno non
è molto sicuramente indicato, perchè mentre in una parte l'uomo appar
creato nel sesto, subito dopo i bruti, in un'altra appar creato prima
dei bruti e prima delle piante; altro segno della poca cura con cui
furono congiunte insieme le due tradizioni. Nel _Bundehesh_ si legge
che Ahura Mazda spese settantacinque giorni in formar l'uomo: non so
che nulla di simile siasi detto del creatore di Adamo.
Ma non da tutti si credette che di una così vile e malvagia creatura
come subito ebbe a mostrarsi l'uomo potesse essere fattore Iddio.
Gli gnostici, che tanto travaglio diedero alla Chiesa primitiva, e
per oltre due secoli ne minacciarono le dottrine e l'esistenza; gli
gnostici, per cui la materia era la corporalità stessa del male,
affermarono che tutta la creazione, e però anche l'uomo, fosse fattura,
non già di Dio, ma del Demiurgo, il quale, nella loro concezione
dualistica, s'immedesima sempre più col principio del male, e contro
cui è tutta rivolta l'opera salutare di Cristo. Pei Marcioniti il
Demiurgo creatore è bensì il Dio degli Ebrei, ma è, in pari tempo, un
principio malvagio, contrapposto al Dio superiore, il quale è tutto
amore e bontà. Il Demiurgo creò l'uomo e gl'infuse il suo spirito. Fra
i Manichei il Demiurgo assume talvolta il nome di Satana. Nel _Libro
d'Adamo_ dei Mandaiti, libro tutto penetrato di dottrine gnostiche, si
dice che il corpo del primo parente fu creato da genii malefici. Nel
medio evo i Concorezensi, i Bogomili e i Catari pensarono che i primi
parenti fossero spiriti angelici rinchiusi in corpi plasmati da Satana,
e che fosse un'illusione e un inganno dello stesso Satana il Paradiso
terrestre[206].
Che Eva fosse stata creata con una costa d'Adamo fu generalmente
ammesso dalle varie famiglie di credenti che si attennero al racconto
biblico; e alcuni rabbini seppero dire perchè il Signore avesse
scelta quella parte del corpo anzichè un'altra, e provarono pure
che, togliendola ad Adamo, Dio non era stato un ladro. Ciò nondimeno
una opinione diversa ebbe pure a sorgere, che suggerita da un'altra
ambiguità di quel racconto medesimo, trovò numerosi seguaci fra i
rabbini, e qualcuno anche tra i cristiani; la opinione cioè che Adamo
fosse creato primamente androgino, o con due corpi di sesso diverso,
congiunti insieme e poi separati da Dio[207]. La celebre visionaria
Antonietta Bourignon (1616-1680), la quale giunse a veder l'Anticristo,
vide pure il primo padre Adamo, quale fu nella sua gloria, e lo vide
androgino; ma a modo suo. In luogo di membro virile egli aveva un
naso, simile in tutto a quello che adorna il volto, e provveduto delle
medesime facoltà; e nel suo ventre avveniva così la produzione come la
fecondazione degli ovuli da cui nascevano altri uomini[208].
Naturalmente si volle che, prima del peccato, Adamo avesse avuto un
corpo molto più perfetto che non ebbe di poi, e che non sia questo
nostro; e si disse che, mentre durò nello stato d'innocenza, egli fu
tutto luminoso. Altrettanto si narrò di quel Yami della mitologia
indiana, il quale ha con l'Adamo biblico più di una somiglianza.
Nell'Evangelo di San Matteo è detto che i giusti risplenderanno come il
sole nel regno del padre loro, e di una parziale lucidità miracolosa
apparsa nel corpo di un santo uomo parla Cesario in uno de' suoi
racconti[209]. Alcuni rabbini pensarono che Dio avesse creato Adamo
con la coda, ma che poi gliela togliesse per amor di bellezza[210];
e qualcuno pur ve ne fu che di quella coda disse formata Eva[211]. Ad
ogni modo, Adamo fu la più bella delle creature, superiore in bellezza
agli angeli ingelositi, inferiore solamente a Dio[212]; ed Eva fu la
sua degna compagna; e se poteva importare, per altri rispetti, che essi
avessero, o non avessero avuto ombelico, per la bellezza non importava
gran fatto[213].
Ebbero bensì statura acconcia alle altre loro perfezioni. Secondo i
rabbini, Adamo toccava col capo il cielo, si stendeva da una a un'altra
estremità della terra. Gli angeli ne furono sgomenti, e allora Dio lo
rimpicciolì sino a mille cubiti; oppure, dopo il peccato, gli gravò una
mano sul capo e lo ridusse di 1000, 900, 300 o 200 cubiti. Anche pei
musulmani Adamo toccava col capo il primo de' sette cieli, e opinioni
consimili corsero tra' cristiani. Mosè Bar-Cefa riferisce, in relazion
con l'opinione che poneva il Paradiso terrestre nell'antictone, una
credenza, secondo la quale Adamo ed Eva, essendo di smisurata statura,
avrebbero attraversato l'oceano a guado per venirsene nella terra di
qua[214]. Non mancarono valentuomini che sulla vera ed esatta statura
dei primi parenti istituirono lunghe e faticose indagini[215].
Il nome stesso di Adamo diede argomento a parecchie strane
immaginazioni, perchè non pareva possibile che il nome imposto al
primo padre da Dio medesimo, non fosse formato in qualche maniera
speciale, non contenesse alcuna significazione occulta. Giuseppe Flavio
si contenta di dire che Adamo vuol dire Il Rosso, e che il primo uomo
fu così denominato perchè formato di terra rossa; ma in un opuscolo
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 07
  • Parts
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 01
    Total number of words is 4242
    Total number of unique words is 1725
    32.4 of words are in the 2000 most common words
    44.6 of words are in the 5000 most common words
    51.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 02
    Total number of words is 4363
    Total number of unique words is 1657
    34.3 of words are in the 2000 most common words
    46.9 of words are in the 5000 most common words
    55.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 03
    Total number of words is 4444
    Total number of unique words is 1762
    32.7 of words are in the 2000 most common words
    47.1 of words are in the 5000 most common words
    53.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 04
    Total number of words is 4525
    Total number of unique words is 1679
    33.9 of words are in the 2000 most common words
    48.5 of words are in the 5000 most common words
    56.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 05
    Total number of words is 4071
    Total number of unique words is 1849
    24.6 of words are in the 2000 most common words
    34.6 of words are in the 5000 most common words
    40.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 06
    Total number of words is 4248
    Total number of unique words is 1878
    29.6 of words are in the 2000 most common words
    41.8 of words are in the 5000 most common words
    49.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 07
    Total number of words is 4529
    Total number of unique words is 1618
    36.8 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    59.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 08
    Total number of words is 4290
    Total number of unique words is 1749
    32.2 of words are in the 2000 most common words
    44.4 of words are in the 5000 most common words
    50.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 09
    Total number of words is 4132
    Total number of unique words is 1929
    26.9 of words are in the 2000 most common words
    38.0 of words are in the 5000 most common words
    43.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 10
    Total number of words is 4628
    Total number of unique words is 1701
    35.7 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 11
    Total number of words is 4474
    Total number of unique words is 1736
    34.8 of words are in the 2000 most common words
    49.5 of words are in the 5000 most common words
    57.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 12
    Total number of words is 4456
    Total number of unique words is 1869
    32.6 of words are in the 2000 most common words
    47.0 of words are in the 5000 most common words
    54.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 13
    Total number of words is 4323
    Total number of unique words is 1801
    31.0 of words are in the 2000 most common words
    43.9 of words are in the 5000 most common words
    50.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 14
    Total number of words is 3865
    Total number of unique words is 1981
    20.8 of words are in the 2000 most common words
    29.0 of words are in the 5000 most common words
    34.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 15
    Total number of words is 3727
    Total number of unique words is 2428
    9.7 of words are in the 2000 most common words
    14.2 of words are in the 5000 most common words
    17.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 16
    Total number of words is 4574
    Total number of unique words is 1805
    23.8 of words are in the 2000 most common words
    31.7 of words are in the 5000 most common words
    35.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 17
    Total number of words is 4310
    Total number of unique words is 1719
    32.7 of words are in the 2000 most common words
    46.9 of words are in the 5000 most common words
    54.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 18
    Total number of words is 4265
    Total number of unique words is 1837
    32.4 of words are in the 2000 most common words
    44.4 of words are in the 5000 most common words
    50.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 19
    Total number of words is 4441
    Total number of unique words is 1905
    33.3 of words are in the 2000 most common words
    45.6 of words are in the 5000 most common words
    53.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 20
    Total number of words is 4598
    Total number of unique words is 1661
    40.3 of words are in the 2000 most common words
    55.3 of words are in the 5000 most common words
    63.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Miti, leggende e superstizioni del Medio Evo, vol. I - 21
    Total number of words is 1995
    Total number of unique words is 922
    33.0 of words are in the 2000 most common words
    42.6 of words are in the 5000 most common words
    48.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.