Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 13

Total number of words is 4366
Total number of unique words is 1811
26.0 of words are in the 2000 most common words
37.4 of words are in the 5000 most common words
43.6 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
irremediabile, il destino di andare distante, laggiù, nel sole, ove
muoiono le strade...
Egli era un uomo tutto grigio, immaturamente vecchio, un esiliato nel
quale permaneva il segno gentile della razza. Nel sorriso, nel colore
degli occhi, nel suono della voce, aveva quasi la trasparenza di una
squallida e sciupata bontà.
—Eh bien, oui, capitaine... jʼai été une danseuse, une courtisane,
un bibelot de chair, précieux et fragile, que Paris mettait aux
enchères... Mais, ce soir–là, ce soir terribile, quand je me suis
affaisée sur une chaise dans sa maison vide, il mʼa semblé soudainement
que Mimi Bluette fut ma sœur morte, et pour la première fois de ma vie
jʼai su comprendre lʼamour de Marie Madeleine... Alors ne me dites
pas que la route est longue; dites–moi seulement, comme mon chef de
caravane: «Que le salut soit sur toi, lalla!...» Nous partirons demain,
au coucher du soleil...
[Illustrazione: DECORAZIONE]
—Balek! Rod balek!—tuonava con la sua voce stupenda il capitano di
lunga strada, mentre picchiava sodo, a colpi di randello, su la
ciurmaglia indigena che ostacolava lʼincedere della carovana.—Balek!
Bara balek!
I cammelli dʼavanguardia già dondolavano su la carovaniera, sorpassando
gli ultimi tugurii di Béchar.
Il Residente aveva concesso dieci uomini di scorta; il Caïd arabo ne
aveva provveduti altri sei. La carovana portava con sè provvigioni,
otri e bagagli numerosi, pieni di tutto ciò che il prudente Sidi Abel
aveva creduto necessario di vendere alla bella Parigina.
Tutto il villaggio era venuto a salutare la partenza di Mimi Bluette.
Gli ufficiali avevano adornato di fiori e di frasche il suo larghissimo
basto a portantina, ove la sollevarono a braccia e lungamente lʼ
acclamarono quando il suo cammello si levò. La stessa cosa fecero i
sergenti per dare animo alla impaurita Linette.
E mentre la carovana si avviava, lunga, lenta, per i tortuosi vicoli
del villaggio di Béchar, un trombettiere galante diede fiato alla
sua rauca tromba e fece risuonare nel cielo dʼAffrica le cadenze
dellʼantico My Blu.
Francia, Francia, divina e forte, che hai regalato al mondo le più
belle canzoni!...
* * * * *
Ed ora la carovana si distendeva, lunga, oscillante, su la via di
Taghit. Dietro la barriera dellʼAlpe Atlantica scendeva negli abissi un
altro giorno di sole.
—«Toi, belle et courageuse, lalla!—diceva il capitano di lunga
strada.—Toi commander, moi serviteur, lalla! Toi jamais parler avec
hommes caravane; moi seul parler avec courbasc! Quand faim, quand
soif, quand fatigue, quand sommeil, toi dire Jossuf–el–Foukani.
Jossuf–el–Foukani veut tout bien pour lalla.»
E i grandi cammelli andavano su la carovaniera lenta. con il loro
dondolìo di animali fatti per la distanza e per il sole. Guardando con
occhi umani la pesta che non finiva mai, addormentavano con la loro
pazienza il ritmo della eterna camminata, simili a grandi velieri, per
la scintillante solitudine di un mare quieto. Seguendo gli ordini di
Jossuf–el–Foukani, la scorta si divise; otto cavalieri si allontanarono
di galoppo su la pesta battuta e guidarono la marcia, tenendosi a circa
un miglio dal primo cammelliere; gli altri seguivano la carovana.
Jossuf–el–Foukani era montato sopra un méhari velocissimo, di pelo
quasi falbo, con la testa bizzosa, caprigna, adunca, ed il collo simile
ad un lungo timone. Quando Jossuf voleva rimontar la carovana, emetteva
un suono gutturale per avvertire il suo méhari, e questi, con uno
strillo dispettoso, prendeva la rincorsa dʼinfilata, piegandosi tutto
in avanti, allungando lʼesile collo, sicchè dava lʼimpressione bizzarra
di un animale che corresse dietro al proprio muso.
A poco a poco la terra diveniva uno sconfinato braciere: ogni traccia
dʼabitazione, ogni vestigio dʼalbero spariva. Tutto, sino allo zenit,
era una immensa fiumana di sole. Il vento infuocato nulla trovava da
scuotere; si camminava in un mondo senza ombre; un silenzio peggiore
che la morte splendeva su quella vampa infinita.
La carovaniera diveniva incerta come un fiumiciattolo che man mano si
andasse disperdendo; qua e là cominciavano a saltare leggeri nugoli di
sabbia; dallʼoriente avanzavan dune cosparse di magnifici colori.
Ella pativa il male della strada, quella ubbriachezza dellʼanima e
dei sensi che nemmeno lʼoceano dà. Le pareva di sentirsi chiudere
nellʼinfinito più strettamente che in unʼangusta prigione. Sola, tra
quegli uomini selvaggi, non provava nemmeno il senso della paura. Si
era data in braccio alla strada, come la vergine ubbriaca se ne va col
primo venuto. Non gli domanda nemmeno:
«Dove mi porterai?..» Pensa che le farà male, stupendamente male;
questo è ciò che le importa.
Così per lei, che voleva solamente camminare.
Con lʼanima sua dʼinnamorata, una sera, nella Parigi Babelica, si era
detta senza un tremito:—Camminerò.
Aveva sempre il suo mazzo di fiordalisi nella cintura fragile di
ballerina, profumati con un profumo di Coty.
Ma era quasi un miracolo: aveva saputo comprendere lʼamore di Maria
Maddalena.
Che lunga, lunga strada...
Si ricordò la prima sera, quando Max la condusse per le vie di Parigi,
e come in sogno rivide splendere neʼ suoi lontani occhi di Transalpina
le girandole di fuoco:—«Maxima Maximum—la Revue de lʼAlhambra—Rouli
Rouli... Crémieux... Luna Park... habille bien...—Le Matin...
Michelin... Galeries... Polin... sait tout...»
Che lunga, lunga strada... che infinita malinconia...
Ed ora portavano il Sole. In sè, nella propria materia, nei propri
atomi viventi, gli uomini, le cavalcature, le distanze, tutte le cose
dellʼinfinito portavano il Sole. Anche il Tempo non era più che uno
spazio immobile, pieno di Sole.
Qui roteava lʼinfinità senza ombra.
Qui, nellʼincendio, morivano le strade.
—Bon chemin, bon chemin, lalla! Animaux forts, désert calme,
brigands Arabìs rien fusillade. Allah et mon bras droit toujours
protegé Jossuf–el–Foukani. Moi avoir dit: «Pas danger aller Taghit et
Beni–Abbès.» Sidi Abel aussis avoir dit: «Pas danger.» Sidi Abel bon
Yudi; vole un peu, mais très honnête. Officiers Colomb–Béchar très
magnifiques, mais connaître pas Guébli. Jossuf–el–Foukani connaître
Guébli et tous chefs oasis. Chefs oasis un peu brigands, mais très
honnêtes. Pas danger, lalla!
Portava, oltre la carabina le pistole ed il courbasc, anche un lungo
pezzo di fune, attorta e nodosa, che gli serviva per aizzare i cammelli
o per carezzare familiarmente il groppone deʼ cammellieri, quando
sʼaccapigliavan tra loro, picchiandosi ed ingiuriandosi con una serqua
di bestemmie, in liti che duravano per chilometri di strada.
E le diceva:
—«Toi malade, lalla. Jossuf préparer bon tasse thè vert avec menthe
et sucre. Thé marocain très magnifique. Toi goûter boisson Mahomet!
Vin danger, eau danger, whisky anglich très danger; thè marocain pas
danger, lalla! Moi préparer bon tasse thè vert. Boire ensemble avec
Jossuf–el–Foukani.»
E le ore passavano, i giorni passavano, solo interrotti a lunghissime
distanze dalla breve oasi di un magro palmeto. Quando appariva sul più
lontano cerchio dellʼorizzonte la fulva caotica ombra della foresta
che si delineava, gli uomini, oppressi dallʼenorme delirio del sole,
cominciavano ad urlare di gioia, ad urlare di sete, mentre pareva
che gli animali stessi, carichi dʼun mantello di mosche invelenite,
fiutassero nellʼaria morta il sentore dellʼacqua sotterranea.
—Sebala! Sebala!—gridavano i cavalieri della scorta.—La fontana! la
fontana!
E tra una furia di volanti criniere partivano verso lʼoasi, di galoppo.
Il grido liberatore correva, in giù, in giù, per il lungo nastro
della carovana, fino al più tardo mulattiere, che urlava egli pure,
dimenandosi e bastonando la sua logora cavalcatura:
—Aïne! Aïne! La sorgente! la sorgente!
Le scarse tribù che vivono di miseria nelle perdute oasi del Guébli si
adunavano fuori dal palmeto per veder giungere la carovana.
Dalla groppa del suo méhari falbo, Jossuf–el–Foukani, maestoso ed
affabile, parlamentava brevemente con i capi–tribù. Da quelle misere
genti si davano segni quasi di venerazione al potente Foukani, lʼuomo
che parlava il linguaggio dei roumi, il protetto francese, lʼamico del
Pascià di Beni–Ounif.
Le donne del Guébli, scure, con occhi a mandorla, già crespe di
vello sudanese, logore di selvaggia maternità, venivano a guardare
in silenzio la bella Cristiana. I marmocchi arabi le si premevano in
giro, nudi, oblunghi e lucidi come ghiande. Qualche negro spaventoso
rideva con la bocca sino alle orecchie, tenendo la mano incastrata
sotto lʼascella dellʼopposto braccio, e così facendosi croce al petto
cosparso dʼuna fuliggine ricciuta.
Il latte aromatico delle piccole mandrie si offriva da quella misera
gente in larghe ciotole di legno di palma.Le ragazze di nove anni
avevano i seni maturi e protuberanti come nespole. Nel rumore
dellʼacqua sorgente cantava la musica naturale della vita.
Poi le bestie si alzavano, pigre, lʼuna dietro lʼaltra, in fila. E via,
nel sole, nel delirio, nel sole, per lʼaccecante sabbia, verso lʼoasi
più lontana.
* * * * *
Di tratto in tratto qualche carcassa di cammello divincolava dal tenace
deserto le sue costole incenerite; qualche cranio dʼuomo luccicava come
una sfera dʼavorio polito fra le dune ricamate con mille arabeschi dai
lontani turbini del Khâmsyn.
Un giorno, dʼimprovviso, quando i miraggi del Guébli salivano come
torce vorticose nellʼalto infinito, apparve una selva di padiglioni
dʼoro. E questa era, su lo scenario dellʼorizzonte, la confusa macchia
dei palmizi di Taghit.
Vi giunsero al cadere del giorno, quando su lʼalto palmeto
sʼimpigliavano strisce di vapori quasi violetti e nellʼoasi brillavano,
fra le tende sparpagliate, i fuochi serali del bivacco francese.
Non vʼerano che pochi uomini ed un ufficiale infermo; gli altri erano
andati a combattere verso il turbolento Gharb.
Lʼoasi di Taghit era vasta, fertile, felice. In quella orrenda
graticola di sabbia che per intorno lʼaccerchiava, i suoi palmeti
onusti sotto il peso dei datteri maturi, le sue gonfie boscaglie di
giuggioli selvatici, lʼerba soffice che nei pressi delle fontane
sbocciava tutta cosparsa di gocciole, davano allʼesausta fatica dei
nomadi camminatori un senso di beata ombra e di paradisiaca primavera.
La carovana vi riposò fino al crepuscolo del giorno appresso, poi
lentamente riprese la via.
Si entrava ora in un paesaggio di dune instabili, si camminava con
estrema lentezza nella bufera di sole. Verso lʼoccidente, verso il
terribile Gharb, lʼondata estrema del Sahara sʼimpaludava su le
propaggini dellʼaltipiano, seppelliva, soffocava nella sua morta marea
le radici ultime del macigno dʼAtlante. Ma dallʼaltro lato, verso il
Guébli ed il Chergui, sollevando burrasche di luce sotto il curvo
emisfero, si vedeva il deserto nomade avventare le sue procelle di
sabbia contro la diga cerulea dellʼantipodo scintillante. Nessuna
distanza poteva uguagliare, per lʼocchio dellʼuomo, quella sua
formidabile vastità. Su le criniere delle dune tumultuose qua e là si
accendevano i prismi dellʼarcobaleno. Il vento rosso infuriava nella
grande solitudine; la terra mandava ondate; il deserto camminava.
Lente, pavide, quasi respinte, le bestie avanzavano con fatica su la
carovaniera sparente. Sembrava di andare lungo lʼorlo dʼuna marea,
curvi sotto il pericolo del flutto che sta per sopraggiungere. Da
presso e da lontano, come rovesci di pioggia in un prato, la sabbia
vorticando saltava; un tenebrone rosso veniva contro il cielo di
tramontana, infiltrandosi negli occhi e nel respiro, simile quasi ad
una fuliggine di sole.
Si vedevan, nellʼestrema lontananza, in un chiarore obliquo di
cataclisma, le dune perdute andarsene alla deriva.
Ecco, era la via per il deserto, la via del Guébli calamitoso, la
via della terra che non beve mai. Gli animali, assaliti e paurosi,
prendevano terribilmente la forma del loro scheletro; gli uomini,
allucinati, non parlavano più. Si lasciavano portare, non dalla
pesta cancellata, non dalla propria volontà uccisa, ma da una specie
dʼistinto ulteriore: quello di cercare una strada ove non cʼè più
strada.
Camminarono per qualche giorno su lʼorlo di quel prodigioso inferno. Il
capo–carovana era il solo che non dormisse mai. Gli bastava quel suo
mantello bianco perchè la bufera di sabbia non gli facesse alcun male.
Aveva il deserto nellʼanima ed era nato per la via del sud.
Egli si mise a fianco di Bluette, prese la briglia del suo cammello, e
di giorno e di notte mai non lʼabbandonava.
Quandʼera più tramortita, le avvolgeva la fronte con un fazzoletto
umido; quando il vento assaliva con troppa veemenza le tende lacere del
suo baldacchino, egli prendeva la via del vento, e conosceva lʼaria
come se guidasse un veliero.
Tre giorni e tre notti andarono fra i turbini della bufera; poi una
infinita calma si adagiò su quel mondo infinito.
Qualche duna, più agile, ancora volava in lontananza sul brulichìo
della pianura morta; ma lʼoceano di sabbia e di sole andava ricuperando
a perdita dʼocchio la sua luccicante immobilità.
E finalmente ritrovarono la carovaniera; incerta, spesso cancellata,
che andava grado a grado piegando verso il Gharb, verso lʼaspra e
collinosa terra dʼoccidente. Già, lontanissime, riapparivano le
guglie azzurre della montagna dʼAtlante. Là dietro, i nomadi predoni
della Chaouia tendevano agguati e massacravano le colonne francesi,
come rifiutavano lʼimposta e lʼobbedienza militare agli esautorati
funzionari del sultano di Fez.
El Foukani mandò avanti la scorta e diede ordine di far fuoco sul primo
baraccano che fosse veduto strisciare od appiattarsi fra le dune. I
leggeri cavalli berberi, assetati e miserabili, ormai galoppavano senza
velocità. La carovana sprofondava e risaliva per le ondate ferme del
terreno, con un barcollare sfinito, come se le ginocchia degli animali
non reggessero più. I muli erano piagati sotto la greve soma; chiazze
nere di migliaia dʼinsetti li coprivano come croste brulicanti. Più
magri, più alti, più lugubri, solamente i cammelli andavano sempre, con
un passo di bestie perpetue, che possano morire camminando. Lʼuragano
infuocato aveva di quasi due giorni prolungata la marcia; lʼacqua negli
otri stava per venir meno. Il dromedario che portava gli ultimi sorsi
fu messo nel centro della carovana, sotto gli occhi di El–Foukani, che
non avrebbe certo esitato a spegnere con le sue pistole brillanti la
sete pazza dei minacciosi cammellieri.
E finalmente, un mattino, su lʼestrema via del sud, egli vide nascere
un confuso tenue disegno azzurro, come un fiocco di nebbia che
rasentasse la terra, come una rupe dʼaria nello sconfinato sole.
Guardò, guardò prima di parlare; poi disse alla donna che mai non
abbandonava:
«Toi regarder petit couleur ciel droit dans le Guébli; toi voir
Beni–Abbès, lalla! Beaucoup marcher, bessèfe marcher, lalla; puis
arriver Beni–Abbès, où toi désir, lalla...»
E giunsero dopo quindici ore nellʼoasi lontana, dove il suo grande
amore lʼaveva portata.
[Illustrazione: DECORAZIONE]
Per niente.
Tutte le strade vanno a finire in questa parola che domina
lʼuniverso:—Niente.
Ed anche per lei, che aveva camminato con tanta bellezza dietro il suo
piccolo sogno, ed anche per lei, che si era elevata con lʼanima sua di
danzatrice fino a conoscere lʼamore di Maria Maddalena.
Per niente.
Le strade vanno; sono il principio della distanza, il colore dellʼanima
che si allontana: portano in sè molta polvere, molto sole, hanno tutte
una meta—e non arrivano mai.
Un piccolo cuore di ballerina, mandando un sorriso dietro lʼorlo del
bicchiere di Sciampagna, certa sera di neve, nella Parigi Babelica, si
era divinamente innamorato.
Per niente.
Mandò amore come un rosaio manda profumo: per niente.
Si avvolse di musica e di elevazione come un giardino addormentato, nel
chiaro plenilunio del Maggio, si gonfia di poesia.
Per niente.
Un giorno la barbara Città splendente camminò sovra il suo piccolo
cuore. Vasta e forte, con il suo peso tremendo, camminò sopra il suo
piccolo cuore. Parigi la Grande brillava e girava intorno al suo
fermo spavento come il carrossello di una terribile fiera. Mandava
un repentino soffio di tragedia ad investire i suoi capelli biondi;
sciupava, sfogliava con adirata violenza i semplici fiori del campo, i
fiordalisi di Mimi Bluette.
Allora partì.
Prese la via del mare, del mare nomade che oscilla fra le bionde rive
cariche di violenti giardini.
Per niente.
Sola camminò per lʼAffrica vertiginosa, nei delirii della terra
interna, verso i fermi uragani di sole. Camminò. Le fontane degli
erranti abbeveravano la sua torbida sete. Le sue bianche mani si
abbronzarono e lʼanima sua divenne colore dellʼesilio. Camminò. E pose
il piede nella desertica terra ubbriacante, ove, nella dannazione del
sole, nessuna eco più giunge del perduto mondo.
Le dissero chʼegli era più lontano; e più lontano lʼamore la portò.
Per niente.
Giunse dove guerreggiano e cadono, sotto le armi della Grande
Repubblica, i soldati senza patria, la carne da macello e da conquista,
gli esclusi per sempre dalle famiglie del mondo, che solo ridon nei
giorni di massacro, quando li ubbriaca lʼodore della polvere da
schioppo, le baionette brillano, e spiegata batte nel vento la bandiera
dellʼergastolo camminante.
Li guardò negli occhi, li guardò nello spirito, concavo e spento come
unʼorbita senza pupilla: e nella rossa vampa ove si agita la potenza
del delirio affricano le parve di essere divenuta una loro innamorata
sorella. Poichè nellʼanima portava ella pure il colore dellʼesilio, il
sogno dellʼultima stella che si accende su la strada più lontana.
Quanto sole!... quanti roghi accesi nello spazio... e dappertutto,
a perdita dʼocchio, nel cerchio del mondo visibile, che infinito
scintillìo!...
Per niente.
Come le strade, come il deserto e lʼoceano, come la vita e la morte,
così lʼanima sua, lʼamore dellʼanima sua, portava unʼazzurra fedeltà
nei turbini della distanza infinita.
Per niente.
Nelle oasi profumate si addormentò con la fronte posata sovra il
braccio bianco. Le donne del Guébli, scure, con occhi a mandorla, già
crespe di vello sudanese, logore di selvaggia maternità, venivano a
guardare in silenzio la bella cristiana.
Era la ballerina di Parigi, quella che aveva prostituito il suo corpo
divino sotto gli archi elettrici delle ribalte maravigliose nella
musica dellʼaffascinante My Blu; era un gioiello da principe, lʼetèra
per un vizio da re, lʼopera dʼarte umana che Parigi aveva messo
allʼincanto; era la rosa delle rose nei giardini dei Campi Elisei...
Ed ora la portavan le bufere di sole per la via senza ombra del
terribile Gharb.
Si fermava presso le tende bianche dei nomadi accampamenti, la sera,
quando il remoto Sahara trema di una elettrica oscurità ed un orribile
splene contorce le anime di questa gente che non conosce il suo
cimitero.
Li aveva qualche volta veduti partire in colonne agili e serrate,
dietro i méhari che portavano le belle mitragliatrici; qualche volta
rientrare in silenzio, a fronte china, come un gregge decimato nei
tradimenti della Chaouïa.
Li aveva qualche volta veduti nei giorni di «cafard», nellʼiracondia e
nellʼangoscia dellʼorribile splene, chiudersi con una tremenda gelosia,
con una cieca rabbia, sul proprio essere anteriore; starsene in
disparte, muti, avversi, obliqui, come bestie contagiate, quasichè li
assalisse una torbida memoria di quel mondo che avevano sepolto nel lor
cuore dʼuomini, o li stringesse fino alla gola, chissà mai per quale
urto, chissà mai per quale ombra, un subitaneo furore dellʼanima non
ancora sopita.
Era la ballerina di Parigi, quella che aveva regalato alla Città
Babelica il suo lieve cuore di danzatrice, la sua pura e scintillante
nudità... Ma ora chiudeva nellʼanima lʼamore di Maria Maddalena, ed
aveva traversato il deserto per recare allʼamante che amava, nel
trasparente cálice del suo palmo, un sorso fresco dʼacqua di fontana.
Ed ella non sapeva nemmeno chi fosse questʼuomo. Era venuto a lei da
una storia buia, da tutto ciò che nel mondo si chiama «lontano».
Forse aveva una casa in qualche terra straniera, ed una sua donna
paziente, che innamorata lʼaspettava in qualche lontana città.
Forse, nelle sere profonde, anchʼegli piangeva di rimorso e di
malinconia, pensando alla distanza invarcabile che lo separava dalla
sua vita.
E chissà mai quante volte, nella terra senza ombra, dove lʼacqua
nascosta non manda fiore, dove la bandiera dei Legionari sventola
come una fiamma nel sole del terribile Gharb, chissà mai quante volte
gli aveva ubbriacato lʼanima quel biondo profumo di poesia che dai
giardini delle terre crepuscolari mandavano al suo cuore morto i
fiordalisi di Mimi Bluette...
Le strade vanno, sono la forma della velocità, la musica dellʼesilio:
sono distanti perchè si avviano, sono ferme perchè non arrivano mai.
Le strade sono la polvere del Tempo:—nientʼaltro; la polvere di una
distanza che non è mai cominciata, che non finirà mai:—nientʼaltro.
Ecco; e forse quel Nomade lo sapeva.
Quando per gli altri, da ogni fossa e da ogni letamaio nascevano
aurore, per lui, su la terra infinita, su le infinite illusioni degli
uomini, era tramontata per sempre, per sempre, la poesia.
Ed allora forse quel Nomade pensò chʼera meglio fare come il sole;
volgere verso il Gharb, la terra dʼOccidente.
Camminare laggiù, nella vampa, dove tramontano le strade, con lʼanima
seppellita nellʼombra dʼuna fortuita bandiera.
E lasciò agli uomini saggi, agli uomini calmi, tutto quello che gli
avevano dato: qualcosa che si chiama una patria, qualcosa che si chiama
un focolare, qualcosa chʼegli portava sopra di sè come una veste
importuna: il suo nome; qualcosa infine che lo aveva innamorato troppo
tardi, troppo tardi... un amore.
Vivere o morire, questo non era importante; ma solamente voleva
dividersi dallʼuomo che fra gli uomini era stato. Voleva mettere
lʼinvarcabile fra il suo cuore e sè. Dovunque lʼandassero a
cercare, nei diligenti libri dello Stato Civile, di lui avrebbero
detto:—«Scomparso»—di lui avrebbero detto:—«Forse non cʼè più.»
Camminare inforno al formicaio degli uomini saggi, degli uomini
calmi, senzʼavere la propria esistenza inchiodata nelle caselle dʼun
passaporto. Nemmeno davanti al suo cadavere, nessuno che potesse dire
chi fu.
Non vʼera alcuna patria della terra che gli potesse dare questa orrenda
libertà, se non lʼesilio dei morti che vogliono ancor vivere, la truppa
dove al soldato non si domanda che di saper morire.
Chi era?
«Laire.»
Laire: il suono dʼuna sillaba, cinque veloci lettere dellʼalfabeto...
Era tutto, e bastava.
Così erano a decine, laggiù, nei reggimenti stranieri, nel delirio del
terribile Gharb.
La sera talvolta si udivano cantare.
Distesi allʼombra dei palmizi biondi, verso lʼora in cui sʼaccendono i
fuochi tremuli dei bivacchi, tra il fumo denso che immobilmente sale
verso lo zenit vertiginoso, cantavano a voce spiegata le afose nenie
delle tappe, le buie canzoni dʼAffrica dellʼergastolo camminante.
Era forse, per quegli uomini, lʼultima sera di vita, lʼultimo colore
di crepuscolo su la terra che non ha tombe nè focolari. E guardando
con fissa maledizione il disco enorme che affondava nellʼantipodo
scintillante, con ira e con oblìo cantava, prima di farsi uccidere, «la
gloriosa canaglia» della Legione Disperata.
Questa era la gente che non avrebbe mai sepoltura.
Là indietro, su le frontiere dellʼesilio, avevano lasciato agli uomini
saggi, agli uomini calmi, anche il cimitero.
Qui, nellʼoceano di sabbia, le bianche ossa dei morti perennemente
cambiano sepoltura.
Le strade vanno, sono il pendìo del sepolcro, la tappa della strada
che non cʼè; tramontano come le ore dʼun giorno, convergono tutte nel
deserto, laggiù, verso la terra folle, dove, negli uragani di sole, con
lʼiracondo nomade vento il sepolcro cammina...
[Illustrazione: DECORAZIONE]
—Eh bien. Madame, je suis désolé, désolé de ce que vous me dites, mais
je ne me sens pas le droit de vous mentir, ni de vous épargner cette
peine, pour cruelle quʼelle soit...
Nellʼoasi di Beni–Abbès, nella dorata penombra che riempiva la tenda
spaziosa del capitano–aggiunto Letellier, Mimi Bluette si portò
convulsamente le mani alla gola, e stette immobile a fissare lʼuomo che
le parlava; un ufficiale scarno, febbricitante, seduto quasi a terra
sovra il suo letto da campo, e che ogni tratto alzava la mano con un
moto meccanico, per toccarsi la fronte bendata.
Sovra due cassette vuote un legionario scriveva celeremente; un altro
riceveva i messaggi del telefono da campo. Lʼufficiale medico preparava
una fresca bevanda di cognac, di ghiaccio e di limone.
—Est–il–mort?...—disse infine Bluette, con una voce che appena si
udiva.
—Dans des circonstances particulièrement héroïques, Madame, le matin du
23 Septembre, face à lʼennemi.
Solamente i suoi occhi vissero quellʼattimo di vertiginoso dolore; ma
il suo corpo immobile nulla sentì. La ferita le passava il cuore senza
ucciderla; solo, da quel momento, i suoi dolci occhi azzurri non furono
mai più gli occhi di Mimi Bluette.
Poi, dʼun tratto, barcollò, aperse leggermente le braccia, il suo corpo
si piegò in due come una sciarpa, e cadde per terra di schianto, senza
far rumore. Lʼufficiale medico non ebbe nemmeno il tempo dʼallungare un
braccio per darle aiuto; lʼaltro, il capitano ferito, riuscì ad alzarsi
con estrema fatica, e, dopo averla sollevata, insieme la portarono a
sedere sovra il lettuccio da campo.
Ella riaperse gli occhi e li guardò con il suo cuore morto.
Allora il capitano sedette vicino a lei, con le ginocchia rialzate fin
presso il mento, le spalle raccolte nellʼangolo che la tenda formava
sopra un filo dʼacciaio, mentre il medico, un bel fanciullo biondo con
gli occhi di cortigiana, li guardava in silenzio muovendo le sue mani
pallide.
Si udiva in quel silenzio lo stridore veloce della penna sul ruvido
protocollo militare. Nella distanza dellʼoasi, ad intervalli, cantando,
un falegname picchiava. Le voci aspre dei cammellieri giungevano dal
profondo palmeto.
Allora il capitano disse:
—Le soldat Laire est tombé sous mes yeux pendant le combat que nos
troupes livrèrent le 23 Septembre aux insurgés de la harka marocaine.
Jʼy ai été blessé moi–même, comme vous voyez. Son nom a été porté sur
la liste des morts, bien que nous nʼayons pas pu recouvrer son corps.
Sur proposition de son chef de bataillon, on lui a décerné la Croix de
guerre. Sa médaille a été portée à la salle dʼhonneur du 1.ͤ ͬ Régiment
Etranger. Il fut un brave, Madame; soyez–en fière!—Donne–moi quelque
chose à boire, veux–tu, major? Jʼai horriblement soif.
Con la sua mano delicata il medico versò la bevanda, e gli sorresse la
nuca mentrʼegli beveva.
—Nous étions partis pendant la nuit avec les mitrailleuses. Nous
savions très bien quʼil nous attaqueraient. On nous les avait signalés
dans plusieurs directions du Gharb. Le Gharb, savez–vous, cʼest comme
le Bois de Boulogne pour les jeunes filles: il y a, paraît–il, des
satyres. Nous étions trois cent quatre–vingt, quatre cents, pas plus;
il sont, eux, comme les sauterelles; plus on en fauche, plus il en
vient. Mais nous avions des ordres, quoi!... il fallait obéir. Nous
avons obéi. Nous sommes revenus soixante–treize, et il fallait voir
en quel état! Oh, je sais bien, à Paris on ne sʼen doute guère!.. Les
Coloniaux? eh, quoi, la belle affaire! Cʼest leur métier à eux de se
faire «zigouiller!» Peste, Madame! Je vous dis que ces gros bourgeois
ne se doutent de rien. Du cinq pour cent et Monsieur Fallières: voilà
leur façon dʼentendre la patrie. Cʼest commode, hein? Oui, sûrement,
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 14
  • Parts
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 01
    Total number of words is 4233
    Total number of unique words is 1727
    31.6 of words are in the 2000 most common words
    44.0 of words are in the 5000 most common words
    50.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 02
    Total number of words is 4421
    Total number of unique words is 1847
    30.2 of words are in the 2000 most common words
    42.8 of words are in the 5000 most common words
    49.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 03
    Total number of words is 4500
    Total number of unique words is 1822
    26.6 of words are in the 2000 most common words
    37.5 of words are in the 5000 most common words
    42.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 04
    Total number of words is 4560
    Total number of unique words is 1755
    29.3 of words are in the 2000 most common words
    39.0 of words are in the 5000 most common words
    45.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 05
    Total number of words is 4356
    Total number of unique words is 1833
    28.0 of words are in the 2000 most common words
    39.9 of words are in the 5000 most common words
    45.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 06
    Total number of words is 4438
    Total number of unique words is 1723
    26.7 of words are in the 2000 most common words
    38.1 of words are in the 5000 most common words
    43.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 07
    Total number of words is 4424
    Total number of unique words is 1797
    27.7 of words are in the 2000 most common words
    38.3 of words are in the 5000 most common words
    44.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 08
    Total number of words is 4546
    Total number of unique words is 1619
    26.2 of words are in the 2000 most common words
    34.1 of words are in the 5000 most common words
    40.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 09
    Total number of words is 4464
    Total number of unique words is 1641
    23.2 of words are in the 2000 most common words
    31.9 of words are in the 5000 most common words
    38.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 10
    Total number of words is 4490
    Total number of unique words is 1797
    23.0 of words are in the 2000 most common words
    31.9 of words are in the 5000 most common words
    38.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 11
    Total number of words is 4473
    Total number of unique words is 1818
    20.3 of words are in the 2000 most common words
    29.0 of words are in the 5000 most common words
    35.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 12
    Total number of words is 4420
    Total number of unique words is 1864
    24.2 of words are in the 2000 most common words
    32.9 of words are in the 5000 most common words
    39.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 13
    Total number of words is 4366
    Total number of unique words is 1811
    26.0 of words are in the 2000 most common words
    37.4 of words are in the 5000 most common words
    43.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 14
    Total number of words is 4633
    Total number of unique words is 1738
    18.6 of words are in the 2000 most common words
    26.1 of words are in the 5000 most common words
    30.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 15
    Total number of words is 4684
    Total number of unique words is 1514
    14.5 of words are in the 2000 most common words
    19.3 of words are in the 5000 most common words
    22.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 16
    Total number of words is 4468
    Total number of unique words is 1712
    22.1 of words are in the 2000 most common words
    31.5 of words are in the 5000 most common words
    36.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 17
    Total number of words is 2986
    Total number of unique words is 1211
    31.9 of words are in the 2000 most common words
    43.6 of words are in the 5000 most common words
    50.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.