Mimi Bluette, fiore del mio giardino: romanzo - 10

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—Je nʼai quʼune chose à vous dire; mais vous la savez sans
doute,—concluse M.ᵐᵉ Greuze.—Il y a un mois environ, des agents de
police en civil sont venus et mʼont posé beaucoup de questions sur lui,
sur sa vie, sur ses mœurs... Jʼen ai dʼailleurs prévenu M. Castillo,
qui sʼest mis à rire et a haussé les épaules. Il vous lʼaura dit, je
suppose.
—Non, Madame Greuze.
—Ah?... Ils sont venus deux fois. Et hier, dans lʼaprès–midi il a reçu
la visite dʼun gros monsieur à longues moustaches et pardessus beige,
qui a prétendu monter malgré la consigne. Un monsieur très désagréable
et très arrogant. Un Parisien celui–là, cʼest sûr.
—Donnez–moi des détails, Madame Greuze. Il faut que je le retrouve.
—Des détails? Je nʼen ai pas. Sʼil revient par hasard, je téléphonerai
chez vous. Pour mon compte, dʼaprès son allure, jʼai fait une
réflexion, quoiquʼun peu risquée...
—Laquelle?
—Je me suis dit: «Voilà un créancier de Monsieur Castillo.» Car il
marchait comme les gens qui viennent pour réclamer de lʼargent.
E Linette era seduta su lʼorlo dʼuna seggiola, tutta bianca, tenendosi
con una mano lʼaltra mano, che non sapeva dove stare.
[Illustrazione: DECORAZIONE]
Così passarono tre giorni. La barbara Città Splendente le aveva
rubato il suo amore. Quel dono che le fece in una sera di musica, le
ritoglieva in un giorno di sole. Per vendicarsi dʼaverla resa bella
ed innamorata, ora, dʼun tratto—senza nemmeno dirle: «Preparati!» le
uccideva nel cuore la felicità. Mandava un repentino soffio di tragedia
ad investire i suoi capelli biondi, sciupava, sfogliava con adirata
violenza i semplici fiori del campo, i fiordalisi di Mimi Bluette.
Ella si accorse che Parigi la Grande cantava brillava roteava intorno
al suo fermo spavento come il carrosello di una terribile fiera.
Si chiamava Mimi Bluette, ed era più disperata che le ragazze
vagabonde, le camminatrici delle vie notturne, quando lʼospizio le
rifiuta e dormono sotto i ponti.
Si chiamava Mimi Bluette, e non aveva più nellʼanima neanche un fiore.
Fece tutto quello che potè per ricercare lo scomparso, ma inutilmente.
La distanza era implacabile; dal lontano silenzio non veniva neanche
una parola.
Ed ella visse in quellʼappartamento, per lunghi giorni, da mattino
a sera; cercò, frugò, mise ogni mobile sossopra, nella speranza di
trovare un indizio che potesse ricondurla fino a lui.
Nulla. Tutto quanto vʼera, non faceva che accrescere lʼombra. Solo di
un fatto si accorse: chʼegli era estremamente povero, poichè aveva
tutto venduto.
Allora pensò con desolazione alla propria ricchezza, che gli avrebbe
offerta come si offre, a chiunque lo domandi, un bicchiere dʼacqua
pura; la sua ricchezza vuota e pesante, che ormai non servirebbe a
nessuno.
Capì che forse la miseria, forse la vergogna dʼuna fierissima povertà,
lo aveva costretto a riprendere il cammino dellʼesilio.
Chissà? Forse non era nemmeno questa la ragione. Nel vasto mondo egli
era un disperso, un camminante, uno di quegli uomini senza storia dei
quali non è possibile incatenare la fuggente vita.
Ma un soffocante pensiero la strinse. Ritrovarlo!... dirgli:—«Prendi!
questo oro è tuo; questa ricchezza che mi pesa è tua». Perchè mai non
ho saputo indovinare la tua povertà io stessa? Perchè non me lʼhai
confessato, Laire? Hai avuto forse paura di piegare quella tua fronte
così alta? Ebbene, dovevi dirmi:—«Sii povera tu pure. Lascia ogni cosa,
vieni con me; lavoreremo.»
Una soffocante gioia dʼun attimo... e più tardi pensò:—«Bisogna,
bisogna chʼio lo ritrovi!»
Era Mimi Bluette, aveva la bellezza e la ricchezza, la libertà ed il
fascino: questa sua leggiadra potenza doveva pur bastarle per ritrovare
un uomo.
[Illustrazione: DECORAZIONE]
—Madame désire?—le domandò con arrogante urbanità lʼimbronciato
Monsieur Pétimel.
—Veuillez faire passer ma carte à M.ͬ le Ministre.
—Oh!... je vous préviens, chère Madame, que vous nʼaurez pas moins
dʼune heure dʼantichambre à faire... Il y a douze personnes avant vous.
—Vous avez lʼair de ne pas me reconnaître, M.ͬ Pétimel!
—Excusez–moi, Madame, je nʼai quʼune paire de lunettes et il fait assez
sombre. Attendez un peu, attendez un peu...
Così dicendo sʼinforcò sul naso, già carico degli occhiali a
stanghetta, un paio di grosse lenti convesse, dallʼorlo di tartaruga,
e si mise a guardarla da vicino, mentre la sua vasta faccia naufragata
nella pinguedine sembrava che venisse a galla per illuminarsi di
stupore.
—Oh, mais cʼest bien vous que je revois? Nʼy a–t–il pas dʼerreur?
Est–ce vous? madame Bluette?
—Jʼen suis presque sûre... Toutefois regardez mieux, M.ͬ Pétimel!
—Enfin!... après si longtemps! Quelle bonne surprise! Je me figure bien
la tête que va faire M.ͬ le Ministre!
—Voulez–vous lui passer ma carte à présent?
—Mais certainement, Madame Bluette! Et, puisque cʼest vous, je peux
bien vous dire que les douze personnes se réduisent à un Délégué de
province, fort négligeable et fort assommant, dont M.ͬ le Ministre
va se débarrasser en quelques secondes, aussitôt quʼil aura lu votre
carte. Jʼy cours. Vous êtes toujours la plus jolie femme de Paris, M.ᵐᵉ
Bluette!... quoique un peu maigrie... Jʼy cours!
—Eh bien courez, M.ͬ Pétimel, car je suis très pressée.
—Oh, ce que nous vous avons regrettée dans ces bureaux, M.ᵐᵉ Bluette!
Il y a eu de bien mauvais jours au moment de votre retraite! Et puis,
un Ministère tombé, un Ministère refait... hélas!... la politique!
—Mais courez donc, M.ͬ Pétimel!
—Parfaitement; jʼy cours.
Finse di allungare il passo quanto poteva, ma, prima di battere
allʼuscio del Ministro, volle compiere il giro di tutti gli uffici per
diffondere la straordinaria notizia.
—Crise de cabinet!... Crise de cabinet!—sussurrava presso tutte le
scrivanie, soffocando un gorgolio di riso nella sua grassa pappagorgia.
Infine si presentò nello studio del Ministro, e vedendolo accalorato
a ragionare di riforme agrarie con il Delegato provinciale, questo
adorabile M.ͬ Pétimel si chinò allʼorecchio di Sua Eccellenza, ma disse
con voce che avrebbe udita pure un sordo:
—Monsieur le Ministre! Il y a M.ᵐᵉ Mimi Bluette, revenue comme par
miracle, qui vous prie de la recevoir tout de suite, pour affaire
urgente.—Poi soggiunse con una voce da filodrammatico:—On voit à ses
yeux quʼelle doit avoir pleuré...
Sua Eccellenza diventò bianco, rosso, purpureo; si dimenò, guardò in
faccia il Delegato, il segretario, e per ultimo, non sapendo che dire,
si carezzò la rotonda calvizie.
Per fortuna il Delegato era un uomo di spirito, e visto lʼimbarazzo nel
quale si trovava il Ministro, cercò di abbreviarglielo per quanto stava
in suo potere.
Cinque minuti dopo il nervoso campanello di Sua Eccellenza invitava M.ͬ
Pétimel ad introdurre nel suo gabinetto lʼimpaziente supplicatrice.
Sua Eccellenza lʼattendeva in piedi, contro la scrivania, ritto e
fermo, con una certa magnanimità. Era turbato, si mordicchiava un
labbro con lʼorlo dei denti.
—Fermez la porte, M.ͬ Pétimel. Je nʼy suis pour personne. Allez.
Mimi Bluette gli venne incontro con le due mani tese, chʼegli non toccò.
—Asseyez–vous, Madame,—disse il Ministro, con un gesto à la Marquis de
Priola.
—Ne mʼen veuillez pas, je vous en prie...—intercesse Bluette.—Je suis
désormais si malheureuse, si malheureuse...
Egli la guardò senza dir nulla, mentre Bluette sedeva nella poltrona
con una specie di abbandonata e stanca umiltà.
Forse quellʼuomo le aveva sinceramente voluto bene; forse,
quellʼambizioso giocoliere, quel tenace politicante ormai quasi
vecchio, aveva perduto con lei, non solamente la più bella danzatrice
di Parigi, ma una bionda creatura giovine che gli mandava nellʼanima
qualche soffio di primavera.
—Ne mʼen veuillez pas...—ripetè Bluette con pianissima voce.
—Cela nʼa aucune importance!—egli rispose con un tono sarcastico.—Vous
est–il–arrivé quelque malheur?
—Oui: jʼai été amoureuse comme une folle dʼun homme qui a disparu.
E gli occhi di Bluette lo guardavan nel viso, fermi, disperati, con una
grande luce.
Egli rimase qualche attimo sopra pensiero, indi fece una smorfia e si
ristrinse nelle spalle.
—Cela peut bien être, puisque vous le dites. Mais je ne découvre dans
cette éclipse rien qui me concerne. Je ne suis point responsable des
gens qui disparaissent.
—Si! vous lʼêtes! vous lʼêtes! Ne jouons pas sur les mots, je vous en
prie. Je ne suis quʼune pauvre femme après tout... Ayez un peu de pitié!
—Que signifient ces paroles? Ma foi, il mʼest impossible de vous suivre
sur ce terrain. Est–ce que vous croiriez peut–être...
—Je ne sais pas si je dois le croire, mais il est indéniable quʼon me
lʼa dit.
Egli ebbe un sussulto rapido, visibile, contenuto. Le rispose:
—Jamais je nʼai été un lâche, Bluette!—Poi soggiunse:—Même pas lorsque
jʼai eu la tentation de lʼêtre.
Ella guardò i suoi occhi, poi tacque.
—Je vous donne ma parole dʼhonneur, Bluette; ce nʼest pas moi qui lʼai
fait partir.
—Merci...
—Vous ne devez pas me remercier, parce que, en effet, jʼai été
dʼabord sur le point de le faire. Il y a presque longtemps de cela.
Et pourtant, vous avez été bien rude, bien cruelle avec moi, Bluette!
Mais, au moment où il fallait dire oui, où je nʼavais quʼà faire un
signe... eh bien, jʼai senti que je pouvais me battre sans merci avec
un adversaire de ma taille, mais quʼil était bien lâche de sévir contre
vous. Et je ne lʼai pas fait. Non, je ne lʼai pas fait, Bluette! Vous
en aurez des preuves, si vous ne me croyez pas.
—Merci, merci. Je suis bien sûre de vous à présent. Jʼen étais sûre
dʼavance, puisque jʼai osé frapper à votre porte. Il me semble que,
malgré tout, vous êtes encore pour moi un véritable ami.
—Non, Bluette, cela non. Pour vous je ne suis désormais quʼun étranger.
Jʼaimerais mieux sans doute vous voir heureuse que triste, mais je
suis un homme comme tous les autres et il y a des blessures dont les
cicatrices sont toujours très sensibles...
—Soyez bon, nʼajoutez pas à ma peine. Si vous saviez ce qui se passe
en moi, si vous saviez ce que je souffre!... Voilà une semaine que
je cours comme une folle à travers Paris, faisant mille démarches,
questionnant à droite et à gauche, prodiguant lʼor à pleines mains....
Jʼai lancé un peu partout des meutes de détectives; jʼai couru les
Bureaux de Police, les gares, les agences de voyage... Voulez–vous
me croire? jʼai été à la Morgue voir les noyés et le suicidés... Mais
rien! Rien nulle part. Cet homme a disparu sans laisser de trace. Et
voilà, je suis à bout de forces, jʼen perds la tête; il faut à tout
prix, à tout prix, que quelquʼun mʼaide... Et je suis venue chez vous,
sans réfléchir, mais aveuglément sûre que mon désarroi vous ferait de
la peine.
—Je vous affirme, Bluette, que lʼon pourrait voir de lʼironie dans le
choix de ma personne en pareille circonstance!
—Dʼautres peut–être; mais pas vous ni moi.
—Passons! Que dois–je faire pour vous, Bluette?
—Mʼaider.
—Vous aider? Moi? Et comment?
—Vous êtes un homme tout–puissant, je le sais bien. Si vous aviez
intérêt à savoir où cet homme est parti, vous le sauriez au plus vite;
vous le sauriez demain peut–être, et il ne vous en coûterait quʼun
ordre donné par téléphone à ceux qui doivent vous obéir.
—Nʼen croyez rien. Je ne suis pas un bureau de renseignements, chère
amie! Je vous dis cela, en passant sur le reste.
—Comme cʼest triste! Vous mettez de lʼamour propre où il y va de ma vie.
—Mais non, mais non... Et dʼabord ne dites pas des phrases si tragiques!
—Elles ne sont pas tragiques du tout. Je suis blessée a mort dans mon
orgueil, oui, surtout dans mon orgueil, et je vous demande une petite
grâce, pour vous bien indifferente. Mais vous refusez... Tant pis! Je
vous dis au revoir «Excellence!...»
—Cʼest très gentil comme vous le dites ce: «Au revoir, Excellence!...»
Mais enfin, puisque vous y tenez si fort, et puisque je vous aime
toujours un peu, ma pauvre Bluette, je vais être ridicule autant quʼil
vous plaira, et nous allons téléphoner ensemble au Chef de la Sûreté,
pour quʼil déchaîne ses plus fins limiers sur les traces de votre
fugitif, qui sʼappelle... comment sʼappelle–t–il au juste?
—Hilaire Castillo, Monsieur le Ministre.
—Cʼest un faux nom, évidemment.
—Croyez–vous, Monsieur le Ministre? En tout cas je ne lui en ai jamais
connu dʼautre.
Ed il Ministro dʼAgricoltura sperò sinceramente che il bisbetico
Prefetto di Polizia riuscisse a pescargli quel cadavere dai vortici
della Senna.
[Illustrazione: DECORAZIONE]
—Voilà encore un embêtement qui nʼest pas ordinaire!—bestemmiò con
una voce fegatosa lʼirascibile M.ͬ Ardouin, non appena ebbe risposto
al messaggio telefonico del Ministro dʼAgricoltura e Commercio. La
sua piccola persona era sepolta dietro lʼenorme scrivania, fra una
montagna dʼincartamenti burocratici ed un mare di ordinanze che
giornalmente gli affluivano dal Ministero della Giustizia.
La fisionomia punto cesarea del supremo Capo–Ufficio repubblicano lo
contemplava dalla parete opposta, con un sorriso dittatorio ma scevro
di ogni deprecabile regalità.
Lʼuno e lʼaltro parevano infischiarsi del proprio mestiere.
—«Je lui souhaite de ne jamais tomber sous mes griffes, à ce vaurien de
Castillo! Sans quoi je lui ferais payer assez cher tous les déboires
quʼil me cause. Charmante journée! Comme si je nʼavais rien à faire
pour tuer le temps, voilà encore cette gourde ministérielle qui me
régale dʼune enquête sur lʼex–amant de son ex–maîtresse!... Charmante
journée!»
Al colmo del malumore si tolse di bocca e gettò via lʼinseparabile
stuzzicadenti.
Ma poichè il Prefetto di Polizia non può esimersi dallʼubbidire al
Ministro di qualsivoglia dicastero, lʼinacidito M.ͬ Ardouin andò a
pescare nellʼarchivio lʼincartamento del nominato Hilaire Castillo.
Ne ricavò una confusa noticina, redatta con la sua scrittura
illeggibile, poi diede ordine che fosse diramata senza indugio per
tutti i Commissariati cittadini e forensi, nonchè nei capoluoghi dei
Dipartimenti.
Allora si trasse un altro stecco dal taschino, incominciò a
rosicchiarlo piano piano, e concluse:
—«Après tout il a bien raison, ce Castillo du diable! Grâce à la
profession de fantôme quʼil exerce, il nʼa personne qui lʼembête, même
pas le Chef de la Sûreté!»
[Illustrazione: DECORAZIONE]
Occorsero parecchi giorni di laboriose ricerche, al termine delle quali
M.ͬ Ardouin potè avvertire il Ministro che una traccia dello scomparso
Castillo era finalmente ritrovata e poche ore gli abbisognavano ancora
per sottomettere ad un esame rigoroso le informazioni ricevute. Nel
medesimo tempo si fece consegnare da Mimi Bluette le fotografie chʼella
possedeva dello scomparso, e le diede appuntamento per il pomeriggio
nel gabinetto del Ministro dʼAgricoltura.
Puntuale come un funzionario, allʼora prestabilita M.ͬ Ardouin
comparve. Un risolino di compiacenza gli orlava la bocca sardonica, ed
il suo primo inchino fu per la bella donna, il secondo per il Ministro.
Poi si tolse i guanti e cominciò:
—M.ͬ Hilaire Castillo jouit dʼune santé parfaite. Il est en ce moment
en route pour lʼintérieur de lʼAlgérie, après avoir fait la traversée
sur un paquebot des Messageries Maritimes.
Mimi Bluette lo guardava con due vasti e fermi occhi da ipnotizzata;
ma non trovò respiro che bastasse per rivolgergli una parola. E M.ͬ
Ardouin riprese:
—Hier, Monsieur le Ministre, jʼallais vous déclarer mon impuissance à
retrouver cet homme, lorsquʼune idée soudaine a jailli de mon cerveau.
Cette idée me vint au souvenir dʼun fameux Norvégien, disparu dans
des circonstances à peu près analogues, il y a une dizaine dʼannées.
La Police eut beau le rechercher aux quatre vents de la terre: ce fut
toujours en vain. Il demeurait insaisissable. Certain jour un gros
scandale éclata à la Légion Etrangère. Il sʼensuivit une enquête,
que le Garde des Sceaux eut la bonne grâce de me confier. Bref: je
découvris mon homme sous la tunique bleue du légionnaire, portant
les galons de sergent et décoré de plusieurs médailles. Cʼétait,
entre nous, un homme très cultivé, très aventureux, et pas du tout
malhonnête; car la Légion est une pépinière où vous trouvez des
galériens et des idéalistes, des princes et des rôdeurs, pêle–mêle.
—Jʼai toujours été plutôt sceptique au sujet de ces légendes, mon cher
Monsieur Ardouin!...
—Cʼest la pure vérité, Monsieur le Ministre. Et, ce qui est indéniable,
cʼest que là–bas ils deviennent tous des héros. Ces hommes, qui
sʼengagent le plus souvent sous un nom dʼemprunt, ces hommes qui nʼont
plus de patrie ni dʼétat civil bien défini, sont des soldats superbes,
et vous y trouvez des gens qui se feraient tuer dix fois plutôt que de
vous avouer leur véritable nom de famille. Mais enfin, peu importe.
Cʼétait pour vous dire que lʼhistoire du Norvégien a tout à coup
ouvert une éclaircie dans mon esprit. Puisque nulle part on ne pouvait
découvrir trace de son passage, et puisque les hommes ne disparaissent
pas comme les brouillards, pourquoi, me suis–je dit, nʼaurait–il
pas signé un engagement à la Légion Etrangère? Sans perdre de temps
je me rends sur place, et, au troisième Bureau dʼenrôlement, celui
de Belleville, je constate que le 17 Mai, à 9 h. du matin, un nommé
Laire...
—Cʼest lui! cʼest lui!...—si mise a gridare Bluette, che un invincibile
tremito scuoteva per tutta la persona.
—Oui, Madame. Sur ce point, je nʼai plus le moindre doute. Cʼétait bel
et bien la personne qui vous intéresse. Il sʼest engagé sous le nom de
Laire, sujet galicien, âgé de 39 ans, ne possédant aucun papier... Il a
signé pour cinq ans et a voulu partir le jour même...
[Illustrazione: DECORAZIONE]
«Sidi–bel–Abbès, 1.ͤ ͬ Régiment Etranger...»
La strada cantava. Parigi era per lei nuovamente la città maravigliosa
del suo regno. Le rifluiva gioia ed ilarità, musica e profumo dal
rumore della vita.
«Sidi–bel–Abbès... Sidi–bel–Abbès...» Camminava rapida e leggera,
lasciandosi quasi trascinare dalla potenza rumorosa della folla,
stordita e pur felice nella confusione ilare delle vie, nella ressa
dei quadrivi, lucidi ancora di tramonto. E le pareva di vedere laggiù,
nella distanza imprecisabile, nel sogno deʼ suoi chiari occhi pieni
di cielo, splendere sotto lʼoasi dʼAlgeria le vaste caserme arabe
dalle calcine sfavillanti. Camminava con una specie di lievità, libera
dallʼangoscia dei giorni trascorsi come dallʼoppressione di una
orribile malattia; camminava portando il suo cuore giovine come si
porta verso la finestra, verso il raggio del sole di primavera, una
pianticella fiorita. Ora lo aveva ritrovato, conosceva il suo distante
rifugio, immaginava la strada luminosa per andare fino a lui.
«Sidi–bel–Abbès... Sidi–bel–Abbès...» LʼAffrica barbara dormiva senza
ombra negli uragani di sole, devastata e scintillante, laggiù, dove
tutto brucia.
Come ridevano, come splendevano le vie di Parigi quella sera! Quanta
gente, nel passarle vicino, bisbigliava quasi volesse darle una
carezza: «Tien, cʼest Mimi Bluette...»
Mimi Bluette!... Era stata per loro, per tutti, un fiore voluttuoso nel
giardino di Parigi; aveva regalato ad ognuno qualche rara memoria di
sè, quasi un immaginario contatto con la sua bianca nudità... Era stata
per loro, per tutti, un piacere, una bellezza della vita; e quando
passava Bluette per quelle strade gonfie di moltitudine, pareva che
ognuno sentisse muoversi nellʼaria il profumo selvatico degli azzurri
suoi fiordalisi.
Camminò. Si accendevano tra la chiarezza del tramonto le fosforiche
vetrine dei gioiellieri. Una lancia di sole, invisibile per lʼalto
infinito, spezzava in arcobaleni di fiamme le vetrate dellʼOpéra.
Ecco, era giunta. Una fuga profonda, innumerevole, di lampadine
elettriche illuminava gli Uffici di Thos. Cook and Son. Ella si mise a
leggere con pazienza, lʼuna dopo lʼaltra, le insegne dei vari sportelli:
_«Billets—Chèques—Excursions—Change—Nile
Flottilla—Coupons dʼhôtel—Renseignements...»_
Depose la borsetta su la mensola dello sportello, vi appoggiò i gomiti,
e si rivolse con un timido sorriso al biondo elegante britanno, che
dallʼinterno si affacciava sopra un mucchio dʼorari e di cedole, pronto
a soddisfare la sua legittima curiosità.
—Monsieur, voulez–vous me dire, sʼil vous plaît, le chemin quʼil faut
prendre pour aller jusquʼà Sidi–bel–Abbès?...
[Illustrazione: DECORAZIONE]
Il cammino era distante, lungo, pieno di sole, pieno di vertigine, come
tutte le strade che vanno incontro alla felicità. Eppure, con il suo
piede leggero, avrebbe camminato per lʼintero mondo, e camminato senza
mai fermarsi, per rivivere un solo giorno di poesia.
Adesso le pareva di comprendere tutto quello chʼera stato
incomprensibile fra loro. Non avrebbe saputo spiegare a nessuno il
perchè di quella fuga, eppure nellʼintimo le pareva di «sentirne» la
ragione. Le pareva quasi che un infinito amore di lei, troppo altero
per umiliarsi, troppo in discordia con altre lontane bufere della sua
vita, lo avesse travolto in quel rifugio dʼuomini finiti, forse alla
ricerca dʼun sepolcro anonimo, laggiù, fra quei soldati di ventura.
Sì, le aveva detto la verità quella prima sera, dicendole: «... vous
êtes ma dernière coupe de Champagne, mon dernier bouquet de roses...
quelle folie!...»
Ora finalmente comprendeva, nella sua tragica e nuda semplicità, il
fierissimo dolore di quellʼanima, il suo disperato esilio nella vita,
il suo terribile cuore di nomade che non aveva più strada.
Negli ultimi tempi, quasi ubbidisse ad un oscuro presagio, le ripeteva
ogni sera prima dʼabbandonarla:
—Bonne nuit, ma Bluette... souviens–toi que je tʼaime!... que je
tʼaime...
E le diceva queste parole con la voce dʼun uomo che fosse già distante,
con la voce dʼun uomo che non dovesse tornare mai più.
Povera, piccola, bionda Mimi Bluette!... Come gli voleva bene! Che
profondo mutamento in lei, da quella prima sera, quando lo vide nel Bar
della Grande Rouquine e la sua bocca gli sorrise, umida, sopra lʼorlo
del bicchiere di Sciampagna!... Quanta bufera, quanto strepito nel suo
piccolo cuore di danzatrice, nella sua dolce anima colore deʼ suoi
fiordalisi!...
Non si pentiva dʼessere stata bella, e desiderata, e posseduta, eppure
gli aveva dato il suo amore di vergine, a piene vene, con un senso di
paurosa novità. In lui solo aveva trovato lʼamante, con lui solo aveva
potuto conoscere quella totale fusione dei sensi e dello spirito,
quella intima ebbrezza creatrice, piena di tremito e di purificazione,
in cui la donna che fu dʼaltri sente nascere dalle sue colpe il senso
dellʼamore infinito.
Quandʼera più inebbriata e più femmina tra le sue braccia dʼamante,
sentiva persino la tentazione oscura di suggellare nel suo grembo
innamorato, con un dolore materno, la fuggente voluttà.
[Illustrazione: DECORAZIONE]
—Monsieur Bollot, ce nʼest vraiment pas la peine que vous me fassiez
la morale... Je partirai quand même. Donnez–moi lʼargent que je vous
demande, faites–moi un joli sourire, et attendez patiemment que je
revienne.
—Mais vous me demandez une somme absurde, ma fille! Cent mille francs
pour aller en Algérie, cʼest du gaspillage, croyez–moi, cʼest du
gaspillage!
—Et encore je les veux en espèces, des billets les uns sur les autres.
Pas de chèques, pas de lettres de crédit. Je ne veux point avoir
affaire aux banques africaines. Dépêchez–vous, Monsieur Bollot, car
dans trois jours nous partons.
—Nous, vous dites? Et qui donc? Partez–vous en caravane par hasard?
—Nous, cʼest ma mère, Linette et moi. Ma mère ne vieni que jusquʼà
Marseille, dʼoù elle rentre en Italie. Moi et Linette nous allons aux
bords du Sahara, une plage où la vie est très chère.
—Mais vous plaisantez, ma fille! Croyez–vous quʼon tienne cent mille
francs dans son tiroir comme de la petite monnaie?
—Eh bien, vendez, hypothéquez, faites un emprunt, faites ce que bon
vous semble; mais dans trois jours vous aurez lʼobligeance de me
procurer cette somme, pas un sou de moins. Et, à présent, je vous dis
au revoir, cher Monsieur Bollot, parce que, vous voyez cette liste?...
ce sont des commissions que jʼai à faire.
Se ne andò. Jack lʼaspettava con pazienza davanti alla portineria
di Monsieur Bollot. In quegli ultimi giorni la sua poca loquacità
era quasi divenuta un assoluto silenzio. Bluette invece non aveva
nemmeno il tempo di badare alla sua tristezza. Gli parlava come ad un
fratello, raccontandogli tutto quanto passava nel suo tremante cuore.
Jack lʼascoltava con una pazienza irritata, senza guardarla, senza
interromperla; in ultimo concludeva:
—Quand une femme aime un homme, cʼest du temps perdu.
—Quʼest–ce que tu veux dire avec cette remarque très intelligente?
—Je veux dire, Bliouette, que cʼest du temps perdu.
—Tu es un grand philosophe, Jack, un très grand philosophe!
Ma una sera, che stavano come una volta nella sua camera da letto
e, senza pudore verso di lui, Bluette non portava che una sbadata
vestaglia, Jack, dʼimprovviso, tacendo, la rovesciò sui cuscini, e
con la bocca premuta nel tepore del suo collo fece un tentativo quasi
brutale per impadronirsi di lei.
Erano passati lunghi anni, ed egli lʼamava sempre come quando ella
danzava il My Blu, come quando neʼ suoi occhi di Transalpina vʼera
tutta la bellezza disonesta e docile della femmina da piacere.
Ma ora, da lunghissimi giorni, la sua calda gioventù era piena di
solitudine; un vuoto e profondo malessere le correva nel cerchio
delle vene. Sotto quella repentina violenza, da prima ella non capì.
Solamente provava una stordita felicità fisica nellʼessere sopra una
coltre, supina, con un peso dʼuomo che le opprimeva il cuore, il
grembo, il seno, e quasi le chiudeva il respiro al sommo della gola.
Ma poi si ricordò con un brivido che non era il suo amante, anzi
era quasi un fratello, che cercava di offendere la sua rinnovata
castità. Un brusco dolore soverchiò nelle sue vene quella involontaria
tentazione di gioia, e lʼurto fu così ruvido che le parve di ricevere
una ferita, mentre il suo docile corpo di femmina era già immerso in un
principio di voluttà.
Non seppe ribellarsi, non gridò; volse la faccia da un lato, e
supplicava con la voce spenta:
—Ne me fais pas de mal, Jack... tu es mon frère, Jack... tu es mon
frère...
Poi le scoppiò nella gola una convulsione di singhiozzi, e dagli occhi
fermi, quasi morti, le cadevano lacrime brillanti su la spalla denudata.
Egli allora la guardò. La guardò, pallidissimo, con gli occhi bui,
perdendo il coraggio di offenderla. Poichè neʼ suoi chiari occhi aveva
egli pure unʼanima, e non poteva impadronirsi dʼuna donna che piangesse.
Anzi una orribile vergogna lo sopraffece: mormorò a fior di labbro:
—«Excuse–me. Bliouette...»—E scomparve.
Scomparve.
Ella rimase a lungo su quel letto, fra il disordine deʼ suoi capelli,
supina e tramortita.
[Illustrazione: DECORAZIONE]
In certi casi la bionda Caterina mancava di riconoscenza.
Quando Maurice, maggiordomo impeccabile, terminò di far passare
attraverso il finestrino lʼultima borsa del suo numeroso bagaglio,
mentre al segnale della partenza, il bianco treno della Riviera
stiracchiava le sue lunghe vetture gremite, la sola cosa chʼella seppe
dirgli furono queste parole insufficienti:
—«Ne plôrez pas, mon pôvre Maurice, pour la raison que ze mʼen vais...
Qui sait quʼun zour ou lʼautre ze ne retourne!... Et puis, dans ce
monde, il faut tout prendre avec un pé de philosophie!»
Maurice non piangeva: ma era veramente commosso e non poteva
dimenticarsi lì per lì dʼavere calmati così a lungo i suoi nervi
generosi col servirle in camera ogni sera una tazza di camomilla
profumata.
Il treno frattanto sʼincamminava senza urto su le rotaie luccicanti.
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