Marocco - 18

Total number of words is 4565
Total number of unique words is 1814
36.0 of words are in the 2000 most common words
51.1 of words are in the 5000 most common words
58.7 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
mezzo allo sposo e al fratello; dietro Rahmana, il caid suo padre e una
folla di parenti e d'amici. Entrarono nella gola. La notte era serena,
lo sposo teneva per mano Rahmana, il vecchio caid si lisciava la barba:
tutti erano allegri.
All'improvviso una voce formidabile urlò nel silenzio della notte:
--Arusi ti saluta, o sceicco Sid Mohammed Abd-el Dijebar!
Nello stesso punto, sull'alto d'una collina scintillarono trenta fucili
e tuonarono trenta colpi. Cavalli, soldati, parenti, amici, chi
stramazza morto, chi vacilla ferito, chi fugge; e prima che il caid e
Sid-Alì, rimasti illesi, rinvengano dallo sbalordimento, un uomo, una
furia, un demonio, Arusi insomma precipita dalla collina, afferra
Rahmana, se la mette in sella e fugge a briglia sciolta verso la foresta
di Mamora.
Il caid e Sid-Alì, uomini risoluti, invece di abbandonarsi ad una vana
disperazione, fecero giuramento solenne di non radersi più la testa
prima d'essersi spaventosamente vendicati. Domandarono e ottennero
soldati dal Sultano, e cominciarono a dar la caccia ad Arusi, che s'era
rifugiato colla sua banda nella grande foresta di Mamora. Fu una guerra
faticosissima, tutta colpi di mano, imboscate, assalti notturni,
astuzie, combattimenti feroci, che durò più d'un anno, e ridusse a poco
a poco la banda nel centro della foresta. La banda era accerchiata e il
cerchio si stringeva si stringeva. Molti dei seguaci di Arusi eran già
morti di fame, molti fuggiti, molti stati uccisi in combattimento. Il
caid e Alì, vicini a raggiungere la meta, s'inferocivano sempre più, non
chiudevan più occhio nè notte nè giorno, non respiravano più che la
vendetta. Ma d'Arusi e di Rahmana non si sapeva più nulla. Chi diceva
che fossero morti di stento, chi riteneva che fossero fuggiti, chi
credeva che il bandito avesse ucciso la sposa e sè stesso. E Sid-Alì e
il caid cominciavano a disperare, perchè più s'innoltravano, e più gli
alberi si facevan fitti, più alti e più intricati i cespugli, le liane,
i rovi, i ginepri; tanto che i cavalli e i cani non potevano più aprirsi
la via. Un giorno, finalmente, mentre tutti e due passeggiavano
scoraggiati e silenziosi per la foresta, un arabo accorse da lontano
verso di loro e disse d'aver visto Arusi nascosto in mezzo ai giunchi,
sulla riva d'un fiume, all'estremità della foresta. Il caid raccoglie in
furia i suoi cavalieri, li divide in due drappelli e li sguinzaglia, un
drappello a destra, l'altro a sinistra, verso il fiume. Dopo una lunga
corsa, il caid per il primo vede da lontano, in mezzo ai giunchi,
rizzarsi un fantasma, un uomo d'alta statura e d'aspetto terribile:
Arusi. Si slanciano tutti verso quel punto, arrivano, girano, frugano,
fiutano: Arusi non v'è più. Erano sulla riva del fiume[tn396].--Ha
passato il fiume! grida il caid. Tutti si gettano nel fiume e
raggiungono la riva opposta. La riva era segnata di alcune orme; tutti
si mettono su quell'orme; ma dopo pochi passi, mancano.--s'è rigettato
nel fiume,--grida il caid,--e andò a riuscir più lontano.--Subito i
cavalieri si slanciano di galoppo lungo la riva. Nello stesso punto
l'attenzione del caid è attirata da suoi tre cani, che si sono
arrestati, fiutando, vicino a una pianta di giunchi. Sid-Alì accorre
pel primo, e vede vicino ai giunchi un largo fosso, in fondo al quale
c'erano alcuni piccoli fori. Salta nel fosso, introduce il fucile in uno
dei fori, lo sente respinto, spara, chiama il caid, accorrono i soldati,
guardano di qua e di là, e scoprono una piccola apertura rotonda a fior
d'acqua nella riva tagliata a picco. Arusi doveva essere entrato nel suo
sotterraneo per quell'apertura.--Scaviamo!--grida il caid. I soldati
corrono a pigliar vanghe e piccozze nei duar vicini, tornano, scavano,
rompono una specie di volta di terra e scoprono una tana...
In fondo alla tana c'era Arusi ritto, immobile, pallido come un morto,
colle braccia spenzoloni.
Lo afferrarono: non fece resistenza. Lo tiraron fuori: aveva l'occhio
sinistro crepato. Lo legarono, lo portarono in una tenda, lo distesero
in terra, e per prima vendetta, Sid-Alì gli recise col pugnale tutti i
diti dei piedi, gettandoglieli ad uno ad uno sul viso. Ciò fatto, mise
sei soldati a custodirlo e si ritirò sotto un'altra tenda insieme col
caid, per concertare che torture gli dovessero infliggere prima di
troncargli la testa. La discussione durò lungo tempo: andavano a gara a
chi proponesse dei tormenti più dolorosi; nessuno strazio pareva
abbastanza orrendo; la sera era venuta, e non avevano ancora nulla
deciso. Rimandarono la decisione alla mattina e si separarono.
Un'ora dopo, il caid ed Alì riposavano ciascuno sotto la sua tenda; la
notte era oscurissima, non spirava un alito di vento, non stormiva una
foglia, non si sentiva che il mormorio del fiume e il respiro dei
dormenti.
All'improvviso una voce formidabile urlò nel silenzio della notte:
--Arusi ti saluta, o sceicco Sid Mohammed Abd-el Dijebar!
Il vecchio caid balza in piedi atterrito e sente la pesta precipitosa
d'un cavallo che s'allontana. Chiama i soldati, che accorrono in furia,
e grida:--Il mio cavallo! Il mio cavallo!--Cercano il suo cavallo, il
più superbo animale del Garb: è sparito. Corrono alla tenda di Sid-Alì:
è steso in terra morto, con un pugnale confitto nell'occhio sinistro. Il
caid scoppia in pianto: i soldati si slanciano dietro al fuggitivo. Lo
intravvedono, come un ombra, per qualche momento; lo perdon di vista; lo
rivedono; ma egli va come la folgore, e sparisce ben presto per non più
ricomparire. Continuano a inseguirlo, nondimeno, per tutta la notte, sin
che arrivano a un bosco fittissimo, dove si arrestano per aspettare che
aggiorni. Appena aggiorna, vedono lontano il cavallo del caid, che viene
verso di loro spossato e insanguinato, riempiendo l'aria di nitriti
lamentevoli. Pensando che Arusi sia nel bosco, sguinzagliano i cani e
s'avanzano colle armi nel pugno. Dopo un breve cammino, scoprono una
casuccia diroccata, mezzo nascosta fra gli alberi. I cani v'accorrono e
s'arrestano. I soldati li seguono in punta di piedi, arrivano alla
porta, spianano i fucili... e li lascian cadere in terra gettando un
grido di stupore. In mezzo a quelle quattro mura, stava disteso in terra
il cadavere d'Arusi, e accanto a lui una bellissima donna, vestita
splendidamente, coi capelli sciolti, la quale gli fasciava i piedi
sanguinosi, singhiozzando, ridendo, mormorando con voce infantile parole
di disperazione e d'amore. Era Rahmana. La condussero in casa di suo
padre, vi stette tre giorni senza profferire parola e disparve. La
trovarono qualche tempo dopo fra le rovine della casa del bosco, che
raspava la terra colle mani, chiamando Arusi. E di là non si mosse
più.--Dio,--come dissero gli arabi--aveva richiamato a sè la sua ragione
ed essa era santa.
Se sia ancora viva, non si sa. Certo è che viveva ancora venti anni
sono, e che la vide nel suo romitaggio il signor Narciso Cotte,
impiegato al consolato di Francia a Tangeri, che ne ha raccontata la
storia.
* * * * *
Oramai non v'è più un angolo di Fez che ci sia sconosciuto; e nondimeno
ci par sempre d'essere arrivati il giorno innanzi, tanta è la varietà
d'aspetti che ci presenta questa scena grandiosa di mura, di porte, di
torri, di rovine; tanto ogni cosa ci ravviva ad ogni momento il
sentimento della nostra solitudine; tanto stentiamo ad abituarci ad
essere l'oggetto della curiosità universale. E questa curiosità non è
punto scemata, benchè ormai tutti gli abitanti di Fez ci abbiano visti e
rivisti. È scemata, invece, la diffidenza, e pare anche un poco
l'antipatia: i bambini ci si avvicinano e ci toccano i vestiti per
sentire di che sostanza sono; le donne ci guardan con occhio torvo, ma
non tornan più indietro vedendoci apparir di lontano; le maledizioni son
diventate più rare, i soldati non picchian più bastonate, e il pugno
toccato dall'Ussi fu, è da sperarsi, il primo ed unico pugno di cui io
possa portare la notizia in Italia. E benchè, passeggiando per la città,
ci preceda e ci segua sempre una folla fittissima, io credo che potremmo
uscir soli senza ombra di pericolo d'essere ammazzati. Già la
popolazione, da quanto ci dicono i soldati dell'ambasciata, ci ha messo
a tutti, giusta la consuetudine moresca, un sopranome. Il medico è
_l'uomo degli occhiali_, il vice-console è _l'uomo del naso forcuto_, il
capitano è _l'uomo degli stivali neri_, l'Ussi è _l'uomo del fazzoletto
bianco_, il Comandante _l'uomo delle gambe corte_, il Biseo _l'uomo dei
capelli rossi_, il Morteo _l'uomo di velluto_, perchè è tutto vestito di
velluto, ed io sono _l'uomo della scarpa rotta_, perchè un dolore al
piede m'ha costretto a dare un lungo taglio a uno stivaletto. Parlano
molto dei fatti nostri, si capisce, e par che dicano che siamo tutti
brutte faccie, nessuno escluso, neppure il cuoco, il quale accolse
questa notizia con una risata di disprezzo, battendo la mano sopra una
tasca del panciotto, dove tiene una lettera della sua amante. E mi pare
anche che ci trovino o fingano di trovarci ridicoli, perchè, per
istrada, si mettono a ridere con una certa ostentazione ogni volta che
uno di noi scivola, o dà del capo nel ramo d'un albero, o perde il
cappello. Malgrado ciò, e la varietà delle vedute, questa popolazione
tutta d'un colore e senza distinzione apparente di ceto, questo non
sentir mai altro rumore che un eterno fruscìo di pantofole e di cappe,
queste donne velate, queste case cieche e mute, questa vita piena di
mistero finisce per tediar mortalmente. Gli abitanti son vivi, la città
è morta. Al tramonto del sole bisogna rientrare in casa e non si può
più uscire. Col calar della notte, cessa ogni commercio, ogni movimento,
ogni segno di vita; Fez non è più che una vasta necropoli, dove se si
sente per caso una voce umana, è l'urlo d'un pazzo o il grido d'un
assassinato; e chi volesse andare a zonzo a ogni costo, dovrebbe farsi
scortare da una pattuglia coi fucili carichi e da un drappello di
falegnami, i quali ogni trecento passi buttassero giù una porta che
sbarra la strada. Di giorno poi la città non somministra altra novità
che qualche donna trovata morta in mezzo alla via con una pugnalata nel
cuore, la partenza d'una piccola carovana, l'arrivo d'un governatore o
sotto-governatore di provincia che venne gettato in fondo a un carcere,
la bastonatura di qualche pezzo grosso, una festa in onore d'un Santo di
cui sentiamo le fucilate dal palazzo, e altre cose simili, annunziate
per lo più da Mohammed Ducali o dal Scellal, che sono i nostri due
giornali quotidiani ambulanti. E queste notizie, e quello che vedo ogni
giorno, e la vita singolarissima che vivo qui, mi danno poi nella notte
dei sogni così stranamente intricati di teste recise, di deserti,
d'arem, di prigioni, di Fez, di Tumbuctù, di Torino, che la mattina mi
sveglio con un caos inesprimibile nella testa, e per qualche momento non
raccapezzo più in che mondo mi sia.
* * * * *
Di quante figure belle, grottesche, orribili, buffe, stranissime, mi
rimarrà la memoria per tutta la vita! Ne ho la testa affollata, e quando
son solo me le faccio passare dinanzi ad una ad una, come le figure
d'una lanterna magica, con un piacere che non so esprimere. Passa Sid
Buker, il personaggio misterioso che viene tre volte al giorno, ravvolto
in una gran cappa biancastra, colla testa bassa, cogli occhi socchiusi,
pallido come un morto, furtivo come uno spettro, a conferire
segretamente coll'Ambasciatore; e svanisce a modo di una figura
fantasmagorica, senza che nessuno se n'accorga. Passa il servo favorito
di Sid-Mussa, un giovane mulatto bellissimo, grazioso come una
fanciulla, elegante come un principe, fresco e sorridente, che sale e
scende le scale saltellando e ci saluta con una certa civetteria
inchinandosi profondamente e stendendo una mano in atto di mandare un
bacio. Passa un soldato di guardia, un berbero, nato sulle montagne
dell'Atlante, una faccia sanguinaria che non posso guardare senza
fremere, e mi figge negli occhi, ogni volta che mi vede, uno sguardo
immobile, freddo, perfido, come se meditasse d'uccidermi; e più lo
sfuggo e più l'incontro, e par che indovini il ribrezzo che m'ispira e
ci provi un satanico piacere. Passa una vecchia decrepita, che ho vista
sulla porta d'una moschea, nuda da capo a piedi, fuor che un cencio
intorno ai fianchi, colla testa rasa come la palma della mano e il corpo
disfatto a segno che mi strappò un'esclamazione d'orrore e rimasi per
lungo tempo col sangue sossopra. Passa una mora briccona, che rientrando
in casa, mentre noi passavamo dinanzi alla sua porta, buttò giù in
fretta e in furia, nell'atto di chiudere, il caic che la copriva, ci
lasciò intravvedere il suo bel corpo diritto e tornito, e saettandoci
un'occhiata sfavillante di mille vezzi, chiuse. Passa un bottegaio
vecchissimo, una faccia tra spaventosa e ridicola, curvo tanto che,
stando seduto in fondo alla sua nicchia oscura, si tocca quasi i piedi
col mento; e tiene aperto un occhio solo, appena visibile; e ogni volta
che passando dinanzi alla sua bottega, lo guardo, quell'occhio gli si
apre smisuratamente e brilla d'un sorriso beffardo indefinibile, che mi
mette non so che inquietudine nel cuore. Passa una bellissima morina di
dieci anni, coi capelli sciolti giù per le spalle, vestita d'una camicia
bianca stretta alla vita da una ciarpa verde, la quale spenzolandosi dal
parapetto d'una terrazza per saltare sulla terrazza di sotto, la
camicia le si attaccò alla punta d'un mattone e restò su, lasciando
molti segretini all'aria aperta; ed essa, che sapeva d'esser guardata
dal palazzo dell'Ambasciata, e non poteva più nè risalire nè scendere,
si mise a strillare come una disperata, e tutte le donne della casa
accorsero smascellandosi dalle risa. Passa un mulatto gigantesco, pazzo,
che tormentato dall'idea fissa che i soldati del Sultano lo cerchino per
tagliargli una mano, fugge per le strade come una fiera inseguita,
agitando convulsivamente il braccio destro, come se glie l'avessero già
mutilato, e mette ululati spaventosi che risuonano da un quartiere
all'altro della città. Passano molti e molti altri; ma quello che
s'arresta più lungamente, è un nero di cinquant'anni, servo del palazzo,
alto poco più e largo poco meno d'un metro, un cor contento, che sorride
sempre cacciando tutta la bocca verso l'orecchio destro; la più
grottesca, la più spropositata, la più imperiosamente ridicola figura
che sia mai comparsa sotto la cappa del cielo; ed ho un bel mordermi le
dita, e dirmi che è ignobile il ridere delle deformità umane, e farmi
vergogna in mille maniere;--è inutile,--è un riso che vince le mie
forze,--ci dev'esser dentro qualche intenzione misteriosa della
Provvidenza,--bisogna che scoppi! E Dio mi perdoni: mi venne più volte
l'idea di comprarlo per farmene una pipa.
* * * * *
Essendo vicino il giorno della partenza, i negozianti accorrono in folla
al palazzo e si compra a furia. Le stanze, il cortile e la galleria
hanno preso l'aspetto d'un grande bazar. Per tutto lunghe file di vasi,
di babbuccie ricamate, di vassoi, di cuscini, di tappeti, di caic.
Quanto v'è in Fez di più dorato, di più arabescato, di più caro
assaettato, ci è passato sotto gli occhi in questi giorni. E bisogna
vedere come vendono costoro, senza proferire parola, senza lasciarsi
sfuggire un sorriso, non accennando che sì o no colla testa, e andando
via, abbiano o non abbian venduto, colla stessa faccia d'automi con cui
sono venuti. Fra tutte, è bella a vedersi la stanza dei pittori,
convertita in una gran bottega di rigattiere, piena di selle, di staffe,
di fucili, di caffettani, di ciarpe lacere, di terraglia, di orecchini
barbareschi, di vecchie cinture da donna, venute Dio sa di dove, che
hanno forse sentito molte volte la stretta amorosa delle braccia
imperiali, e forse l'anno venturo luccicheranno in un quadro magistrale
alla mostra di Napoli o di Filadelfia. Un solo genere manca, e sono gli
oggetti d'antichità, ricordi dei varii popoli che conquistarono o
colonizzarono il Marocco; e benchè si sappia che sovente se ne trovano
sotto terra o fra le rovine, non c'è mezzo d'averne, poichè ogni oggetto
scoperto dovendo essere portato alle Autorità, chi scopre, tien
nascosto, e le Autorità, non conoscendone il valore, distruggono o
vendono come materia inutile il poco che ricevono. Così, anni sono, un
cavallo ed alcune statuette di bronzo trovate in un pozzo vicino ai
resti d'un acquedotto, furon rotte e vendute come vecchio rame a un
rigattiere israelita.
* * * * *
Oggi ho fatto con un negoziante di Fez una viva discussione,
coll'intento di scoprire quello che pensano i mori della civiltà
europea; e per questo non mi affannai a ribattere i suoi argomenti se
non quanto era necessario per dargli spago. È un bel moro sui
quarant'anni, di fisonomia onesta e severa, che visitò, per affari di
commercio, le principali città dell'Europa occidentale, e stette lungo
tempo a Tangeri dove imparò un po' di spagnuolo. Già nei giorni scorsi
avevo scambiato con lui qualche parola a proposito d'un piccolo pezzo di
stoffa intessuto di seta e d'oro di cui pretendeva la bellezza di dieci
marenghi. Ma oggi toccandolo sull'argomento dei suoi viaggi, gli
attaccai una[tn408] parlantina di cui i suoi compagni stessi, che
ascoltavano senza capire, rimasero stupiti. Gli domandai dunque che
impressione gli avessero fatta le grandi città europee non aspettandomi
peraltro di sentire grandi espressioni di meraviglia, perchè sapevo,
come tutti sanno, che dei quattro o cinquecento negozianti marocchini
che vanno ogni anno in Europa, la maggior parte ritornano nel loro paese
più stupidamente fanatici di prima, quando non ritornano più viziosi e
più birbanti; e che se tutti rimangono stupiti dello splendore delle
nostre città e delle meraviglie delle nostre industrie, nessuno però ne
rimane scosso nell'anima, acceso nella mente, spronato a fare, a
tentare, a imitare; nessuno intimamente persuaso della inferiorità
complessiva del paese proprio; e nessunissimo, poi, se anche avesse
questi sentimenti s'arrischierebbe ad esprimerli, e tanto meno a cercar
di diffonderli, per paura di tirarsi addosso l'accusa di mussulmano
rinnegato e di nemico del suo paese.
--Che cosa avete da dire--gli domandai--delle nostre grandi città?
Mi guardò fisso e rispose freddamente:
--Strade grandi, belle botteghe, bei palazzi, belle officine.... e tutto
pulito.
Con ciò parve che avesse detto tutto quello che aveva da dir d'onorevole
per noi.
--Non ci avete trovato altro di bello e di buono?--domandai.
Mi guardò come per domandarmi alla sua volta che cosa pretendevo ch'egli
ci avesse trovato.
--Ma possibile--(mi stizzii)--che un uomo ragionevole come voi siete,
che ha visto dei paesi così meravigliosamente diversi e superiori al
suo, non ne parli almeno con stupore, almeno colla vivacità con cui il
ragazzo d'un _duar_ parlerebbe del palazzo d'un pascià? Ma di che cosa
vi meravigliate dunque al mondo? Che gente siete? Chi vi capisce?
--_Perdóne Usted_,--rispose freddamente;--io vi rispondo che non capisco
voi. Quando v'ho detto tutte le cose nelle quali credo che siate
superiori a noi, che volete che vi dica di più? Volete che vi dica
quello che non penso? Vi dico che le vostre strade sono più grandi delle
nostre, che le vostre botteghe sono più belle, che avete delle officine
che noi non abbiamo, che avete dei ricchi palazzi. Mi par d'aver detto
tutto. Dirò ancora una cosa: che sapete più di noi perchè avete dei
libri e leggete.
Feci un atto d'impazienza.
--Non v'impazientate, _caballero_;--ragioniamo tranquillamente. Voi
convenite che il primo dovere d'un uomo, la prima cosa che lo rende
stimabile, e quella in cui importa massimamente che un paese sia
superiore agli altri paesi, è l'onestà; non è vero? Ebbene, in fatto
d'onestà io non credo in nessuna maniera che voi altri siate superiori a
noi. E una.
--Adagio. Spiegatemi prima che cosa intendete di dire con questa parola
onestà.
--Onestà nel commercio, _caballero_. I mori, per esempio, nel commercio,
ingannano qualche volta gli europei; ma voi altri europei ingannate
molto più spesso i mori.
--Saranno casi rari--risposi, per dir qualche cosa.
--_Casos raros?_--esclamò accendendosi. Casi di tutti i giorni!--(E qui
vorrei poter riferire tale e quale il suo linguaggio rotto, concitato e
infantile). Prove! Prove! Io a Marsiglia. Sono a Marsiglia. Compro
cotone. Scelgo il filo, grosso così. Dico:--questo numero, questo bollo,
tanta quantità, mandate.--Pago, parto, arrivo al Marocco, ricevo cotone,
apro, guardo, stesso numero, stesso bollo.... filo tre volte più
piccolo! non serve a niente! migliaia di lire perdute! Corro al
Consolato.... niente. _Otro._ Un altro. Mercante di Fez ordina Europa
panno turchino, tanti pezzi, tanto larghi, tanto lunghi, convenuto,
pagato. Riceve il panno, apre, misura: primi pezzi, giusti; sotto, più
corti; gli ultimi, mezzo metro meno! Non servono più alle cappe,
mercante rovinato. _Otro, otro._ Mercante di Marocco ordina, Europa,
mille metri gallone d'oro per ufficiali e manda denaro. Gallone viene,
tagliato, cucito, portato.... rame! _Y otros, y otros, y otros!_--Ciò
detto alzò il viso al cielo, e poi, rivolgendosi vivamente verso di
me:--Più onesti voi?
Ripetei che non potevano essere che casi eccezionali: non rispose.
--Più religiosi voi?--domandò poi bruscamente.--No!
E dopo qualche momento:--No! Basta essere entrati una volta nelle vostre
_moschee_.
--Ora dite,--soggiunse poi, incoraggiato dal mio silenzio;--nei vostri
paesi, succedono meno _matamientos_? (uccisioni).
Qui sarei stato imbarazzato a rispondergli. Che cosa avrebbe detto se io
gli avessi confessato che soltanto in Italia si commettono tremila
omicidi all'anno, e che ci sono novantamila prigionieri tra condannati e
da giudicarsi?
--Non credo,--disse, leggendomi negli occhi la risposta.
Non sentendomi sicuro su questo terreno, lo attaccai coi soliti
argomenti sulla quistione della poligamia.
Saltò su come se l'avessi scottato;
--Sempre questo!--gridò facendosi rosso fino alle orecchie.--Sempre
questo! Come se voi aveste una donna sola! E ce lo volete far credere!
Una sola è vostra, ma ci son poi quelle _de los otros_, e quelle che
sono _de todos y de nadie_, di tutti e di nessuno. Parigi! Londra! Caffè
pieni, strade piene, teatri pieni. _Verguenza!_ E rimproverate i Mori?
Dicendo questo, stropicciava con mano tremante il suo rosario, e si
voltava di tratto in tratto per farmi capire, con un leggero sorriso,
che non mi avessi a male del suo sdegno, perchè egli non l'aveva con
me; ma coll'Europa.
Vedendo che in questa quistione se la pigliava troppo a cuore, sviai il
discorso, e gli domandai se non riconosceva le maggiori comodità della
nostra maniera di vivere. Qui fu comicissimo. Aveva degli argomenti
preparati.
--È vero,--rispose con un accento ironico;--è vero... Sole? Ombrello.
Pioggia? Paracqua. Polvere? Guanti. Camminare? Bastone. Guardare?
Occhialino. Passeggiare? Carrozza. Sedere? Elastico. Mangiare?
Strumenti. Una scalfittura? Medico. Morto? Statua. Eh! di quante cose
avete bisogno! Che uomini, _por Dios_! Che bambini!
Insomma, non me ne voleva passar una. Trovò persino a ridere
sull'architettura.
--Che! Che!--rispose quando gli parlai dei comodi delle nostre
case.--State trecento in una casa sola, gli uni sugli altri, e poi
salire, salire, salire--e manca aria e manca luce e manca giardino.
Allora gli parlai di leggi, di governo, di libertà, e cose simili; e
siccome era un uomo perspicace, mi parve d'esser riuscito, se non a
fargli capire tutta la differenza che, sotto questi aspetti, corre fra
il suo paese e il nostro; almeno a fargliene brillare alla mente un
barlume. Visto che non poteva tenermi fronte su quel soggetto cangiò
improvvisamente il discorso, e guardandomi da capo a piedi, disse
sorridendo:
--_Mal vestidos._ (Mal vestiti).
Gli risposi che il vestito importava poco, e gli domandai se non
riconosceva la nostra superiorità anche in questo, che, invece di star
tante ore oziosi colle gambe incrociate sopra una materassa, noi
impieghiamo il tempo in mille maniere utili e divertenti.
Mi diede una risposta più sottile che non m'aspettassi. Disse che non
gli pareva buon segno questo aver bisogno di far tante cose per passare
il tempo. La vita per sè sola è dunque un supplizio per noi, che non
possiamo stare un'ora senza far nulla, senza distrarci, senza affannarci
a cercare divertimenti? Abbiamo paura di noi stessi? Abbiamo qualche
cosa dentro che ci tormenta?
--Ma vedete,--dissi--che spettacolo triste presentano le vostre città,
che solitudine, che silenzio, che miseria. Siete stato a Parigi?
Paragonate un po' le strade di Parigi colle strade di Fez.
Qui fu sublime. Saltò in piedi ridendo, e più coi gesti che colle parole
fece una descrizione canzonatoria dello spettacolo che presentano le
strade delle nostre città. Va, vieni, corri; carri di qui, carrette di
là; un rumore che stordisce, gli ubbriachi che barcollano, i signori
che si abbottonano il soprabito per paura dei borsaiuoli; a ogni passo
una guardia che guarda intorno come se a ogni passo ci fosse un ladro; i
bambini e i vecchi che ogni momento corron rischio d'essere schiacciati
dalle carrozze dei ricchi; le donne sfrontate, e persino bambine,
orrore! che lanciano occhiate provocanti, urtano i giovani col gomito e
fanno mille smancerie; tutti col sigaro in bocca; da ogni parte gente
che entra nelle botteghe a mangiucchiare, a ber liquori, a farsi
lisciare i capelli, a specchiarsi, a inguantarsi; e i zerbinotti
piantati davanti ai caffè che dicono delle parole nell'orecchio alle
donne degli altri che passano; e che maniera ridicola di salutare e di
camminare in punta di piedi, dondolandosi, saltellando; e poi, Dio
buono, che curiosità di femminuccie!--E toccando questo tasto pigliò la
stizza e disse che un giorno, in una piccola città d'Italia, essendo
uscito vestito da moro, si radunò in un momento una gran folla, e tutti
gli correvano dietro e davanti gridando e ridendo, e quasi non lo
lasciavano camminare, tanto ch'egli dovette ritornare alla locanda e
cangiar vestito.--Ed è così che si fa nei vostri paesi? mi domandò.--Che
si faccia qui, si capisce, perchè non si vedon mai dei cristiani; ma nei
vostri paesi dove si sa come siamo vestiti, perchè ci sono i quadri, e
mandate qui i pittori colle macchine e coi colori a farci i ritratti;
fra voi che sapete tutto non vi pare che non dovrebbero accadere queste
cose?
Fatto questo sfogo, mi sorrise cortesemente come per dire:--Ciò non
toglie che noi due siamo amici.
Cadde poi il discorso sulle industrie europee, sulle strade ferrate, sul
telegrafo, sulle grandi opere d'utilità pubblica; e di questo mi lasciò
parlare senza interrompermi, assentendo anzi, di tratto in tratto, con
un cenno del capo. Quand'ebbi finito, però, mise un sospiro e
disse:--Infine poi... a che servono tante cose se dobbiamo tutti morire?
--Insomma,--conclusi,--voi non cangereste il vostro stato col nostro!
Stette un po' pensando e rispose:
--No, perchè voi non vivete più di noi, nè siete più sani, nè più buoni,
nè più religiosi, nè più contenti. Lasciateci dunque in pace. Non
vogliate che tutti vivano a modo vostro e sian felici come volete voi.
Rimaniamo tutti nel cerchio che Allà ci ha segnato. Con qualche fine
Allà ha disteso il mare fra l'Africa e l'Europa. Rispettiamo i suoi
decreti.
--E credete,--domandai,--che rimarrete sempre quello che siete? che a
poco a poco non vi faremo cangiare?
--Non lo so,--rispose.--Voi avete la forza, voi farete ciò che vorrete.
Tutto quello che deve accadere, è già scritto. Ma qualunque cosa accada,
Allà non abbandonerà i suoi fedeli.
Ciò detto, mi prese la destra, se la strinse sul cuore e se n'andò a
passi maestosi.
* * * * *
Stamattina, al levar del sole, sono stato a vedere la rassegna del
presidio di Fez, che il Sultano fa tre volte la settimana, nella piazza
dove ricevette solennemente l'Ambasciata.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Marocco - 19
  • Parts
  • Marocco - 01
    Total number of words is 4452
    Total number of unique words is 1839
    33.2 of words are in the 2000 most common words
    48.9 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 02
    Total number of words is 4471
    Total number of unique words is 1879
    32.3 of words are in the 2000 most common words
    47.4 of words are in the 5000 most common words
    55.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 03
    Total number of words is 4587
    Total number of unique words is 1810
    33.3 of words are in the 2000 most common words
    47.6 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 04
    Total number of words is 4474
    Total number of unique words is 1853
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 05
    Total number of words is 4316
    Total number of unique words is 1711
    33.8 of words are in the 2000 most common words
    48.1 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 06
    Total number of words is 4461
    Total number of unique words is 1744
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    48.4 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 07
    Total number of words is 4355
    Total number of unique words is 1834
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    48.3 of words are in the 5000 most common words
    55.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 08
    Total number of words is 4364
    Total number of unique words is 1807
    32.5 of words are in the 2000 most common words
    47.7 of words are in the 5000 most common words
    55.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 09
    Total number of words is 4469
    Total number of unique words is 1809
    32.0 of words are in the 2000 most common words
    47.5 of words are in the 5000 most common words
    53.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 10
    Total number of words is 4581
    Total number of unique words is 1822
    33.5 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 11
    Total number of words is 4489
    Total number of unique words is 1824
    33.1 of words are in the 2000 most common words
    47.0 of words are in the 5000 most common words
    54.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 12
    Total number of words is 4496
    Total number of unique words is 1772
    31.6 of words are in the 2000 most common words
    46.8 of words are in the 5000 most common words
    54.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 13
    Total number of words is 4460
    Total number of unique words is 1795
    35.6 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 14
    Total number of words is 4446
    Total number of unique words is 1773
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    49.2 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 15
    Total number of words is 4463
    Total number of unique words is 1854
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 16
    Total number of words is 4494
    Total number of unique words is 1872
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    51.1 of words are in the 5000 most common words
    59.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 17
    Total number of words is 4449
    Total number of unique words is 1884
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 18
    Total number of words is 4565
    Total number of unique words is 1814
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    51.1 of words are in the 5000 most common words
    58.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 19
    Total number of words is 4492
    Total number of unique words is 1820
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    58.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 20
    Total number of words is 4452
    Total number of unique words is 1777
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    49.2 of words are in the 5000 most common words
    56.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 21
    Total number of words is 3884
    Total number of unique words is 1577
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    60.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.