Marocco - 17

Total number of words is 4449
Total number of unique words is 1884
34.5 of words are in the 2000 most common words
50.1 of words are in the 5000 most common words
57.7 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
rifiuta la giustizia a una mussulmana, madre di sceriffi, contro un cane
d'infedele, andrò a trovare il Sultano, e vedrò se il principe dei
credenti rinnega anche lui la legge del profeta.--Fedele alla sua
parola, si mette in cammino, sola, con un amuleto in seno, un bastone in
mano e una bisaccia a tracolla, e fa a piedi le cento leghe che separano
Mogador dalla città sacra dell'Impero. Arrivata a Fez, chiede un'udienza
al Sultano, gli si presenta, gli espone il suo caso e domanda, giusta il
diritto che le accorda il Corano, l'applicazione della legge del
taglione. Il Sultano la esorta a perdonare: essa insiste. Le dicono le
difficoltà gravissime che si oppongono alla soddisfazione della sua
domanda:--che il Console d'Inghilterra negherà il suo consenso, che il
governo si troverà impicciato in una quistione grave, che non si può,
per una cagione così futile, mettere a repentaglio la pace dell'Impero e
turbare la buona amicizia che lega il Governo dei sceriffi alla potente
Inghilterra.--La vecchia mora rimane inesorabile. Le offrono, perchè
desista, una somma di denaro, colla quale potrà passare il resto dei
suoi giorni nell'agiatezza. Rifiuta.--Che faccio io dei vostri
denari?--soggiunge;--io son vecchia e abituata a vivere miseramente;
quello che voglio sono i due denti del cristiano; li voglio, li
pretendo, li domando in nome del Corano; e il Sultano, principe dei
credenti, capo dell'islamismo, padre dei suoi sudditi, non può rifiutare
di render giustizia a una mussulmana.--Questa ostinazione mise il
Sultano in un grave imbarazzo; la legge era formale e il diritto
incontestabile; e il fermento del popolo, eccitato dalle declamazioni
fanatiche della donna, rendeva pericoloso il rifiuto. Il Sultano, che
era Abd-er-Rahman[tn370], scrisse al console inglese domandandogli, come
un favore, che inducesse il suo concittadino a lasciarsi rompere i due
denti. Il mercante rispose al console che non avrebbe mai acconsentito.
Allora il Sultano riscrisse dicendo che, se acconsentiva, gli avrebbe
accordato, per ricompensa, qualunque privilegio commerciale gli piacesse
di domandare. Questa volta, solleticato nella borsa, il mercante
cedette. La vecchia partì da Fez benedicendo il nome del pio
Abd-er-Rahman, e ritornò a Mogador, dove in presenza sua e di molto
popolo, furono rotti due denti al nazareno. Quando li vide cadere in
terra, gettò un grido di trionfo e li raccolse con gioia feroce. Il
mercante, grazie ai privilegi che gli furono accordati, in meno di due
anni si fece una bella fortuna, e tornò in Inghilterra sdentato e
felice.
* * * * *
Più studio questi mori e più tendo a credere che non siano molto lontani
dal vero, come mi parvero da principio, i giudizii dei viaggiatori, i
quali sono concordi nel chiamarli una razza di vipere e di volpi, falsi,
pusillanimi, umili coi forti, insolenti coi deboli, rosi dall'avarizia,
divorati dall'egoismo, accesi delle più abbiette passioni che possano
capire nel cuore umano. Come potrebbe essere altrimenti? La natura del
governo e lo stato della società non permettono loro alcuna virile
ambizione; trafficano e brigano, ma non conoscono il lavoro che affatica
e rasserena; sono digiuni affatto d'ogni piacere che derivi
dell'esercizio dell'intelligenza; non si curano dell'educazione dei
propri figliuoli; non hanno nessun nobile scopo alla vita; si danno
dunque con tutta l'anima e per tutte le vie ad ammassar danaro e
dividono il tempo che loro riman libero da questa cura fra un ozio
sonnolento che li sfibra e una venere cieca, smodata e grossolana, che
gli abbrutisce. In questa vita effeminata diventano naturalmente
pettegoli, vanitosi, piccoli, maligni; si lacerano la reputazione, gli
uni cogli altri, con una rabbia spietata; mentono per abitudine, con
un'impudenza incredibile; affettano animo caritatevole e religioso, e
sacrificano l'amico per uno scudo; disprezzano il sapere e accolgono le
più puerili superstizioni del volgo; fanno il bagno tutti i giorni e
tengono il sudiciume a mucchi nei recessi della casa; e aggiungono a
tutto questo un orgoglio satanico, dissimulato, quando occorre, da
maniere umili e insieme dignitose, che paiono indizio d'animo gentile. E
così m'ingannarono nei primi giorni; ma ora son persuaso che l'ultimo di
costoro crede, in fondo al cuore, di valer infinitamente più di tutti
noi messi in un mazzo. Gli arabi nomadi conservano almeno la semplicità
austera dei costumi antichi, ed i Berberi selvaggi hanno lo spirito
guerriero, il coraggio, l'amore dell'indipendenza. Costoro soli
congiungono in sè barbarie, depravazione e superbia, e son la parte più
potente della popolazione dell'Impero: quella che dà i negozianti, gli
ulema, i tholba, i Caid, i pascià; che possiede i ricchi palazzi, i
grandi arem, le belle donne, i tesori nascosti; riconoscibile alla
pinguedine, alla carnagione chiara, all'occhio astuto, ai grossi
turbanti, all'andatura maestosa, alla fiaccona, ai profumi, alla boria.
* * * * *
Il moro Scellal ci condusse a prendere il tè in casa sua. Entrammo per
uno stretto corridoio in un cortiletto oscuro, ma bellissimo;
bellissimo, ma sucido quanto le più sucide case del ghetto d'Alkasar.
Fuor che i musaici del pavimento e dei pilastri, tutto era nero,
crostoso, viscoso, schifoso. Vi sono due stanzine buie a terreno; al
primo piano, gira una galleria, e sulla sommità dei muri il parapetto
della terrazza. Il grosso moro ci fece sedere davanti alla porta della
sua stanza da letto, ci diede il tè e dei dolci, ci bruciò dell'aloè, ci
spruzzò d'acqua di rosa e ci presentò due suoi bambini graziosissimi,
che s'avvicinarono a noi bianchi dalla paura e tremarono come foglie
sotto le nostre carezze. Dal lato opposto del cortile v'era una ragazza
nera d'una quindicina d'anni, non vestita d'altro che d'una camicia
tagliata da una parte in modo che lasciava vedere la gamba nuda dal
fianco fino al piede, e stretta alla cintura, che segnava tutte le forme
del corpo: il più snello, il più elegante, il più seducente corpo di
donna, lo attesto sul capo del signor Ussi, ch'io abbia visto nel
Marocco fino al momento in cui scrivo. Era una schiava. Stava appoggiata
a un pilastro colle braccia incrociate sul seno e ci guardava con aria
di suprema indifferenza. Poco dopo uscì da una porticina un'altra nera,
una donna sui trent'anni, d'alta statura, di viso austero, di forme
robuste, diritta come il fusto d'un aloè, la quale, per quello che ci
parve, doveva essere una favorita del padrone, poichè gli si avvicinò
famigliarmente, gli susurrò alcune parole nell'orecchio e gli tolse una
festuca dai baffi, premendogli la mano sulle labbra, con un certo atto
tra sbadato e carezzevole, di cui il moro sorrise. Alzando gli occhi,
vedemmo tutta la galleria del primo piano e tutto il parapetto della
terrazza coronati di teste di donne, che si nascosero immediatamente.
Era impossibile che fossero tutte donne della casa. Quelle della casa
avevano senza dubbio annunziato la visita dei cristiani alle amiche
delle case vicine, e queste dalle loro terrazze s'erano arrampicate o
buttate giù sulla terrazza dello Scellal. In un momento che guardavamo
in su, ce ne passarono accanto tre come tre larve, col capo tutto
coperto, e sparirono in una porticina. Erano tre amiche che non avendo
potuto entrare in casa per la terrazza, avevano dovuto rassegnarsi a
entrar per la porta; e un momento dopo comparirono le loro teste sopra
il parapetto della galleria. La casa, insomma, s'era convertita in
teatro, e noi eravamo lo spettacolo. Le spettatrici, tutte velate,
cinguettavano, ridevano sommessamente, facevano capolino e si ritiravano
con una rapidità che pareva che scattassero; ad ogni nostro movimento,
corrispondeva un leggero mormorìo; ogni volta che alzavamo la testa,
seguiva un gran tumulto nei palchi di prim'ordine; si capiva che si
divertivano, che raccoglievano materia per un mese di conversazione, che
non stavano in sè dal piacere di trovarsi, così inaspettatamente,
dinanzi a uno spettacolo tanto bizzarro e tanto raro! E noi,
compiacenti, concedemmo loro questo spettacolo per quasi un'ora;
silenziosi, però, e tediati; effetto che produce, dopo qualche tempo,
ogni casa moresca, per quanto sia cortese l'ospitalità che vi si riceve.
Poichè, dopo aver ammirato i bei musaici, le belle schiave e i bei
bimbi, si cerca quasi istintivamente la persona che incarna la vita
domestica, che rappresenta la gentilezza e l'onore della casa, che
suggella l'ospitalità, che colora la conversazione, che vi alita
nell'anima l'aura dei Lari;--si cerca, insomma, la perla di questa
conchiglia;--e non vedendo che donne a cui il padrone dà gli amplessi e
non il cuore, e figliuoli di madri sconosciute, e tutta la casa
personificata in un solo, l'ospitalità riesce una fredda cerimonia, e
nell'ospite spariscono i tratti simpatici d'un amico che v'onora, sotto
l'aspetto d'un sensuale e odioso egoista.
* * * * *
Non c'è dubbio che questa gente, se proprio non ci odia, almeno non ci
può patire, e non gliene mancano, tra buone e cattive, le ragioni. Nei
discendenti dei mori di Spagna, molti dei quali conservano ancora chiavi
di città andaluse e titoli di possessione di terre e di case di Siviglia
e di Granata, è viva particolarmente l'avversione alla Spagna, da cui i
loro padri furono spogliati, sterminati, banditi. Tutti gli altri odiano
generalmente tutti i cristiani, non solo perchè quest'odio è istillato
loro nelle scuole e nelle moschee fin dall'infanzia, collo scopo di
renderli avversi ad ogni commercio colle genti civili;--commercio che,
scemando la superstizione e l'ignoranza, scalzerebbe le fondamenta
dell'edifizio politico e religioso dell'Impero;--ma perchè hanno tutti
in fondo all'anima il vago sentimento d'una forza espansiva, crescente,
minacciosa degli Stati europei, dalla quale tosto o tardi saranno
schiacciati. Sentono rumoreggiare la Francia alle loro frontiere di
levante; vedono gli Spagnuoli fortificati sulla loro costa del
Mediterraneo; Tangeri, occupata da un'avanguardia di cristiani; le città
occidentali, guardate da negozianti europei distesi su tutta la costa
dell'Atlantico come una catena di sentinelle avanzate; ambasciate che
percorrono il paese in tutte le direzioni, per recare dei doni al
Sultano, in apparenza, ma in realtà, pensan loro, per vedere, scrutare,
fiutare, corrompere, preparare il terreno; sentono, insomma, la minaccia
perpetua d'un'invasione e immaginano quest'invasione accompagnata da
tutti gli orrori dell'odio e della vendetta, persuasi, come sono, che i
Cristiani nutrano contro i Mussulmani gli stessi sentimenti che nutrono
loro contro di noi. Come possono poi cangiare quest'avversione in
simpatia vedendo noi, stretti nei nostri abiti impudichi, che segnano le
forme; vestiti di colori sinistri; noi, carichi di taccuini, di
cannocchiali, di strumenti misteriosi, che ci ficchiamo per tutto,
notiamo tutto, misuriamo tutto, vogliamo saper tutto; noi che ridiamo
sempre e non preghiamo mai; noi irrequieti, chiaccheroni, beoni,
fumatori, pieni di pretese, e pitocchi, che abbiamo una donna sola, e
non un servo dei nostri paesi! E si formano dell'Europa un'idea oscura,
come d'un'immensa congerie di popoli turbolenti, dove regni una vita
febbrile, tutta ambizioni ardenti, vizi sfrenati, tumulti, viaggi,
imprese temerarie, un affanno, un rimescolìo vertiginoso, una confusione
di Babelle, che dispiace a Dio.
* * * * *
Oggi gran rumore nel palazzo, a cagione del primo ed unico tentativo di
conquista amorosa, fatto da un cristiano del basso personale
dell'ambasciata. Questo buon giovane, al quale cominciava a pesare, a
quel che sembra, la vita diplomaticamente austera che si mena da
quaranta giorni; avendo visto, non so di dove, una bella mora che
passeggiava in un giardino, pensò (tutti hanno le loro debolezze)
ch'essa non avrebbe potuto resistere alle attrattive della sua bella
persona, e senza badare al pericolo s'insinuò per un buco del muro nel
recinto vietato. Se, giunto in cospetto della ninfa, abbia fatto una
dichiarazione d'amore od abbia tentato di sopprimere il preambolo, se la
ninfa gli abbia prestato orecchio pietoso o sia fuggita strillando, non
si sa, poichè tutto, in questo paese, è mistero. Si sa però che tutt'a
un tratto sbucarono di dietro a un cespuglio quattro mori armati di
pugnale, due dei quali gli si slanciarono contro da una parte e due
dall'altra; e che il malcapitato seduttore o non sarebbe più uscito del
giardino, o ne sarebbe uscito con qualche occhiello nelle reni, se non
fosse comparso improvvisamente il caid Hamed-Ben Kasen Buhammei, il
quale arrestò con un gesto imperioso i quattro cerberi, e diede modo al
fuggitivo di riportare la pelle intatta al palazzo. La notizia
dell'avvenimento si sparse, ci fu un sottosopra, il colpevole ricevette
una solenne ammonizione in presenza di tutti e il Comandante, sempre
spiritoso, gli fece per giunta un sermoncino che gli produsse
un'impressione profonda.--Che le donne degli altri, e particolarmente le
donne dei mussulmani, bisogna lasciarle stare; che quando si è con
un'ambasciata europea nel Marocco, bisogna far conto di non esser più un
uomo; che nei paesi maomettani queste quistioni di donne finiscono
facilmente in quistioni politiche; e che sarebbe una bella
responsabilità quella d'un giovane onesto il quale, per non aver saputo
resistere a un impulso inconsiderato... del cuore, trascinasse il suo
paese in una guerra... di cui non si potrebbero prevedere le
conseguenze.--A questo discorso, il povero giovane, che già vedeva la
flotta italiana con centomila soldati salpare verso il Marocco per
cagion sua, si mostrò atterrito del suo fallo a tal segno, che non parve
più necessario d'infliggergli altro castigo.
* * * * *
Vorrei saper bene che concetto hanno costoro della propria potenza
militare e del proprio valore guerresco rispetto alla potenza e al
valore dei popoli europei. Ma non oso interrogarli direttamente su
questo soggetto perchè sono ombrosissimi e temo che le mie domande
possano parere un'ironia o una spacconata. Son riuscito nondimeno,
tastandoli con mano leggera, e senza farmi scorgere, a raccapezzare
qualche cosa. Sulla superiorità della nostra potenza militare non ci
hanno dubbio; poichè se qualche dubbio rimaneva loro trent'anni sono,
quando non avevano ancora ricevuto dagli europei alcuna veramente grave
batosta, le guerre della Francia e della Spagna, e principalmente le due
battaglie famose d'Isly e di Tetuan, dissiparono quei dubbi per sempre.
Ma riguardo al valore, mi pare che si credano ancora superiori di molto
agli europei; le vittorie dei quali attribuiscono all'artiglieria,
all'ordine, alla furberia (chè per loro sono furberie la strategia e la
tattica) e non al valore. E le vittorie conseguite con quei mezzi, pare
che non le considerino nobilmente conseguite. Il volgo, poi, aggiunge a
quei mezzi l'alleanza coi cattivi spiriti, senza la quale nè i cannoni
nè le furberie sarebbero bastati a sgominare[tn382] gli eserciti
mussulmani. Certo è che agli Arabi puri e ai Berberi, che sono la
maggioranza guerriera del Marocco, non si può negare il valore, e
nemmeno restringersi a riconoscere in loro quel valore comune e
indeterminato che in Europa si considera, con cavalleresca reciprocanza,
proprietà di tutti gli eserciti. Poichè tenuto pur conto della natura
del terreno e degli aiuti segreti dell'Inghilterra, l'esercito
marocchino, scompigliato, mal condotto, male armato, male
approvvigionato, non avrebbe potuto tener fronte, come fece, per quasi
un anno, con una tenacia inaspettata in Europa, all'esercito spagnuolo,
disciplinato, ordinato e fornito di tutti i nuovi mezzi d'offesa, senza
supplire con un grande valore alla potenza militare che gli mancava. Si
potrà negare il nome proprio di valore al fanatismo che slancia un uomo
contro dieci a cercare una morte che gli aprirà le porte del paradiso;
al furore selvaggio che induce un soldato a spaccarsi il cranio contro
una rupe piuttosto che cader nelle mani dei nemici; alla rabbia
forsennata d'un ferito, che si strappa le bende e si squarcia le piaghe
per liberarsi colla vita dalla prigionia; al disprezzo del dolore, alla
cieca audacia, all'ostinazione brutale di chi si fa uccidere senza
scopo; ma bisognerà ammettere almeno che questi sono elementi di
valore, ed è incontestabile che questa gente ne diede molti e tremendi
saggi alla Spagna. Dopo due mesi di guerra, l'esercito spagnuolo non
aveva presi che due prigionieri, un arabo della provincia d'Oran e un
pazzo che s'era presentato agli avamposti; e nella sanguinosa battaglia
di Castillejos cinque marocchini soli, e tutti e cinque feriti, caddero
nelle mani dei vincitori. La loro tattica tradizionale è di avanzarsi in
massa contro il nemico, distendersi rapidamente, correre fino a mezzo
tiro, sparare e ritirarsi precipitosamente per ricaricare le armi. Nelle
grandi battaglie si dispongono a mezza luna, l'artiglieria e la fanteria
al centro, e alle ali la cavalleria, che cerca d'avvolgere il nemico e
cacciarlo fra due fuochi. Il capo supremo dà un ordine generale, ma ogni
capo inferiore ritorna all'assalto o si ritira quando gli sembra
opportuno, e l'esercito sfugge facilmente al comando principale.
Cavalieri infaticabili, destri tiratori, tenaci dietro un riparo, facili
a sgominarsi in pianura aperta, strisciano come serpenti, s'arrampicano
come scoiattoli, corrono come caprioli, passano rapidamente dall'assalto
temerario alla fuga precipitosa, e da un esaltazione di valore che pare
pazzia furiosa a uno sgomento che non ha nome. Ci sono ancora nel
Marocco dei mori impazziti di terrore alla battaglia d'Isly; e si sa
che alle prime cannonate del maresciallo Bugeaud, il Sultano
Abd-er-Rahman, gridò:--Il mio cavallo! Il mio cavallo!--e inforcata la
sella, si diede a una fuga disperata, lasciando sul campo i suoi musici,
i suoi negromanti, i suoi cani da caccia, lo stendardo sacro, il
parasole ed il tè, che i soldati francesi trovarono ancora bollente.
* * * * *
Incontro tanti neri per le strade di Fez, che alle volte mi par di
trovarmi in una città del Sudan e sento vagamente fra me e l'Europa
l'immensità del deserto di Sahara. Dal Sudan, infatti, vengono la
maggior parte, poco meno di tremila all'anno, molti dei quali si dice
che muoiono in breve tempo di nostalgia. Sono portati per lo più all'età
d'otto o dieci anni. I mercanti, prima di esporli in vendita, li
ingrassano a pallottole di cuscussù, cercano di guarirli dalla nostalgia
colla musica e insegnano loro qualche parola araba; il che ne aumenta il
prezzo, che è ordinariamente trenta lire per un ragazzo, sessanta per
una bimba, circa a quattrocento per una giovane di diciassette o
diciott'anni, bella, che sappia parlare e che non abbia ancora
partorito; e cinquanta o sessanta per un vecchio. L'Imperatore ritiene
il cinque per cento della materia importata, e ha il diritto della prima
scelta. Gli altri sono venduti nei mercati di Fez, di Mogador e di
Marocco, e partitamente, all'incanto, in tutte le altre città, dove i
compratori, per tradizione, usano loro il pudico riguardo di non
visitarne pubblicamente le parti coperte. Abbracciano tutti, senza
difficoltà, la religione maomettana, conservando però molte delle loro
stranissime superstizioni, e le feste bizzarre del proprio paese,
consistenti in balli grotteschi che durano fino a tre giorni e tre notti
consecutive, accompagnati da una musica diabolica, e non interrotti che
per inghiottire con avidità bestiale ogni sorta di porcherie. Servono
per lo più nelle case, son trattati con dolcezza, vengono in gran parte
affrancati in ricompensa dei loro servigi, hanno la via aperta anche
alle più alte cariche dello stato, e si palesano qui come per tutto: ora
febbrilmente operosi, ora torpidamente pigri, lussuriosi come scimmie,
astuti come volpi, feroci come tigri; ma contenti del loro stato, e per
lo più fedeli e grati ai padroni: il che pare che non segua dove la
schiavitù è più dura, come a Cuba, e dove la libertà di cui godono è
eccessiva, come in Europa. Le arabe e le more rifuggono da loro, ed è
rarissimo che un nero sposi altra donna che del suo colore; ma gli
uomini, e in specie i mori, non solo le cercano avidamente come
concubine, ma le sposano colla stessa facilità che le bianche; onde il
grandissimo numero di mulatti di tutte le sfumature che son nel Marocco.
Strane vicende! Il povero nero di dieci anni, venduto sui confini del
Sahara per un sacco di zucchero o un pezzo di stoffa, può, e si diede il
caso discutere trent'anni dopo,--ministro del Marocco,--un trattato di
commercio coll'ambasciatore[tn387] d'Inghilterra; e molto più
probabilmente, la bambina nera nata in una tana immonda e scambiata
all'ombra d'un'oasi con un otre d'acquavite, trovarsi, appena adulta,
coperta di gemme e fragrante di profumi, tra le braccia del Sultano.
* * * * *
Da qualche giorno, passeggiando per Fez, mi si affaccia alla mente con
una persistenza ostinata l'immagine d'una grande città americana, alla
quale accorre gente da ogni parte del mondo, una di quelle città che
rappresentano quasi il tipo a cui tutte le città nuove si vanno
lentamente informando, e la cui vita è forse un esempio di quello che
sarà fra un secolo la vita di tutte; una città la cui immagine non si
può presentare a nessun europeo, accanto a quella di Fez, senza farlo
sorridere di pietà, tanto è grande la distanza che le separa sopra la
via del progresso umano. Eppure, più mi fisso col pensiero in quella
città, più mi sento preso da un dubbio che mi rattrista. Vedo quelle
grandi strade, diritte e interminabili, in cui s'innalzano a perdita
d'occhi i pali giganteschi del telegrafo. «È l'ora della chiusura degli
opifici e delle botteghe. Torrenti d'operai, uomini, donne e ragazzi,
passano a piedi, in omnibus, in _tramway_, seguendo quasi tutti la
stessa direzione, verso i quartieri lontani; e tutti hanno l'aspetto
triste e ansioso e sembrano estenuati dalla fatica.... Nuvole dense di
fumo di carbone escono dalle innumerevoli torricine degli opifici,
scendono nelle strade, gettano le loro ombre nere sulle splendide
vetrine delle botteghe, sulle lettere dorate degli annunzi che coprono
le facciate fino ai tetti, sulla folla che, colla testa bassa, a passo
cadenzato, dondolando le braccia, fugge in silenzio i luoghi che,
durante il giorno, videro colare il suo sudore. Di tratto in tratto, il
sole squarcia il velo lugubre che l'industria ha disteso sulla capitale
del lavoro; ma questi bagliori improvvisi, fuggitivi, invece di
rallegrare la scena, non fanno che illuminarne la tristezza... Tutte le
fisonomie hanno la medesima espressione. Ognuno ha fretta di arrivare a
casa per «economizzare» le sue poche ore di riposo dopo aver tratto il
maggior vantaggio possibile dalle lunghe ore di lavoro. Par che ognuno
sospetti nel suo vicino un concorrente. Tutti portano l'impronta
dell'isolamento. L'aria morale in cui vive questa gente non è la carità,
è la rivalità... Un gran numero di famiglie vivono negli alberghi, vita
che condanna la donna alla solitudine e all'ozio. Lungo il giorno, il
marito fa i suoi affari fuor di casa, e non rientra che all'ora del
desinare, che trangugia colla rapidità d'un uomo affamato. Poi ritorna
alla sua galera. I ragazzi, all'età di cinque o sei anni, frequentano le
scuole, ci vanno e ritornano soli e passano il rimanente del loro tempo
a loro capriccio, godendo della più ampia libertà. L'autorità paterna è
pressochè nulla. I figliuoli non ricevono altra educazione che quella
delle scuole.... maturano rapidamente e si preparano fin dall'infanzia
alle fatiche e alle lotte della vita sovreccitata, aspra e avventurosa
che li aspetta. La vita dell'uomo non è che una sola e lunga _campagna_,
un seguito non interrotto di combattimenti, di marcie e di
contro-marcie. La dolcezza, l'intimità del focolare domestico non hanno
che un'assai piccola parte nella sua esistenza militante e febbrile. È
egli felice? A giudicarne dal suo aspetto faticato, triste, inquieto,
spesso delicato e malsano, c'è da dubitarne. L'eccesso del lavoro non
interrotto gli spezza le forze, gl'interdice i piaceri dello spirito e
gl'impedisce il raccoglimento dell'anima. E la donna soffre di questa
vita anche più del marito. Essa non lo vede che una volta al giorno,
mezz'ora tutt'al più, e la sera, quando, rotto dalla fatica, rientra in
casa per cercare il sonno; e non può alleggerire il fardello ch'egli
porta, nè partecipare alle sue pene, alle sue cure e ai suoi lavori
perchè non li conosce, non esistendo quasi affatto fra loro, per
mancanza di tempo, il commercio delle anime....»
La città è Chicago, e chi la descrive il barone Hübner, grande
ammiratore dall'America. Ora il dubbio è questo: non so quale delle due
città, Fez e Chicago, mi faccia più compassione. Sento però che se fossi
nei panni d'un moro di Fez, ed un cristiano, conducendomi in una di
quelle grandi città civili, mi domandasse se l'invidio, gli farei una
risata sul volto.
* * * * *
Stamattina Selam mi raccontò, a modo suo, la storia famosa del brigante
Arusi; una delle infinite istorie che girano di bocca in bocca dal mare
al deserto; fondata però sopra un fatto vero e recentissimo, di cui
molti testimoni vivono ancora.
Poco dopo la guerra colla Francia, il Sultano Abd-er Rahman mandò un
esercito a castigare gli abitanti del Rif che avevano incendiato un
bastimento francese. Fra i varii sceicchi, a cui il comandante
dell'esercito intimò di denunziare i colpevoli, ce ne fu uno, chiamato
Sid-Mohammed-Abd-el-Djebar, già innoltrato negli anni, il quale, essendo
geloso d'un tale Arusi, giovane valoroso e bellissimo, lo rimise, benchè
innocente, nelle mani del generale, affinchè lo conducesse nelle carceri
di Fez. Fu infatti condotto a Fez, ma non stette in prigione che un
anno. Rilasciato in libertà, andò a Tangeri. Stette qualche tempo a
Tangeri e poi tutt'a un tratto scomparve, e per un pezzo nessuno seppe
più notizie di lui. Ma poco dopo la sua disparizione, si cominciò a
parlare in tutta la provincia del Garb d'una banda di ladri e
d'assassini che infestava la campagna fra Rabat e Laracce. Le carovane
erano assalite, i negozianti spogliati, i caid malmenati, i soldati del
Sultano pugnalati; nessuno osava più attraversare quelle terre; e i
pochi che, presi dagli assassini, ne uscivan salvi, tornavano nelle
città istupiditi dal terrore.
Le cose durarono in questo stato per molto tempo, e nessuno era mai
riuscito a scoprire chi fosse il capo della banda, quando un negoziante
rifano, assalito una notte al lume della luna, riconobbe fra coloro che
lo spogliavano il giovane Arusi, e ne portò a Tangeri la notizia che si
sparse rapidamente per tutto il Garb. Il capo della banda era Arusi.
Molti altri lo riconobbero. Egli appariva nei duar e nei villaggi, di
giorno e di notte, vestito da soldato, da caid, da ebreo, da cristiano,
da donna, da ulema, uccideva, rubava, spariva, inseguito da ogni parte,
non raggiunto da nessuno, sempre inaspettato, sempre in un nuovo
aspetto, capriccioso, feroce, infaticabile; e non s'allontanava mai dai
dintorni della cittadella El-Mamora; cosa di cui nessuno capiva la
ragione. La ragione era questa: il caid della cittadella El-Mamora era
in quel tempo l'antico sceicco Sid-Mohammed Abd-el-Dijebar che aveva
messo Arusi nelle mani del generale del Sultano.
In quei giorni appunto Sid-Mohammed Abd-el-Dijebar aveva data in isposa
una sua figliuola di meravigliosa bellezza, chiamata Rahmana, al
figliuolo del pascià di Salè, che si chiamava Sid-Alì. Le feste nuziali
erano state celebrate con gran pompa, in presenza dei più ricchi giovani
della provincia, accorsi a cavallo, armati, vestiti dei loro più begli
abiti, alla cittadella d'El-Mamora; e Sid-Alì doveva condurre la sua
sposa a Salè, in casa di suo padre. Il corteo uscì dalla cittadella di
notte. Doveva passare per una gola strettissima formata da una catena di
collinette boscose e da una catena di dune. Andava innanzi una scorta di
trenta cavalieri; dietro a questi, Rahmana sulla groppa d'una mula, in
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Marocco - 18
  • Parts
  • Marocco - 01
    Total number of words is 4452
    Total number of unique words is 1839
    33.2 of words are in the 2000 most common words
    48.9 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 02
    Total number of words is 4471
    Total number of unique words is 1879
    32.3 of words are in the 2000 most common words
    47.4 of words are in the 5000 most common words
    55.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 03
    Total number of words is 4587
    Total number of unique words is 1810
    33.3 of words are in the 2000 most common words
    47.6 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 04
    Total number of words is 4474
    Total number of unique words is 1853
    34.6 of words are in the 2000 most common words
    49.7 of words are in the 5000 most common words
    57.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 05
    Total number of words is 4316
    Total number of unique words is 1711
    33.8 of words are in the 2000 most common words
    48.1 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 06
    Total number of words is 4461
    Total number of unique words is 1744
    33.4 of words are in the 2000 most common words
    48.4 of words are in the 5000 most common words
    56.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 07
    Total number of words is 4355
    Total number of unique words is 1834
    35.2 of words are in the 2000 most common words
    48.3 of words are in the 5000 most common words
    55.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 08
    Total number of words is 4364
    Total number of unique words is 1807
    32.5 of words are in the 2000 most common words
    47.7 of words are in the 5000 most common words
    55.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 09
    Total number of words is 4469
    Total number of unique words is 1809
    32.0 of words are in the 2000 most common words
    47.5 of words are in the 5000 most common words
    53.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 10
    Total number of words is 4581
    Total number of unique words is 1822
    33.5 of words are in the 2000 most common words
    50.5 of words are in the 5000 most common words
    58.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 11
    Total number of words is 4489
    Total number of unique words is 1824
    33.1 of words are in the 2000 most common words
    47.0 of words are in the 5000 most common words
    54.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 12
    Total number of words is 4496
    Total number of unique words is 1772
    31.6 of words are in the 2000 most common words
    46.8 of words are in the 5000 most common words
    54.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 13
    Total number of words is 4460
    Total number of unique words is 1795
    35.6 of words are in the 2000 most common words
    49.8 of words are in the 5000 most common words
    57.9 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 14
    Total number of words is 4446
    Total number of unique words is 1773
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    49.2 of words are in the 5000 most common words
    57.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 15
    Total number of words is 4463
    Total number of unique words is 1854
    34.0 of words are in the 2000 most common words
    49.1 of words are in the 5000 most common words
    56.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 16
    Total number of words is 4494
    Total number of unique words is 1872
    35.3 of words are in the 2000 most common words
    51.1 of words are in the 5000 most common words
    59.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 17
    Total number of words is 4449
    Total number of unique words is 1884
    34.5 of words are in the 2000 most common words
    50.1 of words are in the 5000 most common words
    57.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 18
    Total number of words is 4565
    Total number of unique words is 1814
    36.0 of words are in the 2000 most common words
    51.1 of words are in the 5000 most common words
    58.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 19
    Total number of words is 4492
    Total number of unique words is 1820
    35.0 of words are in the 2000 most common words
    51.0 of words are in the 5000 most common words
    58.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 20
    Total number of words is 4452
    Total number of unique words is 1777
    34.2 of words are in the 2000 most common words
    49.2 of words are in the 5000 most common words
    56.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Marocco - 21
    Total number of words is 3884
    Total number of unique words is 1577
    37.7 of words are in the 2000 most common words
    52.3 of words are in the 5000 most common words
    60.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.