L'undecimo comandamento: Romanzo - 09
infine si trattava di lui, laggiù; ne aveva il presentimento, e i
presentimenti ingannano di rado. Del resto, a mettere la coscienza in
pace, egli aveva fatto dentro di sè questo ragionamento:
--Se parlano di me, è giusto che io sappia che cosa dicono. Se
parleranno d'altro, io me ne accorgerò alle prime, e me ne andrò
subito subito.--
Mentre egli poneva il suo dilemma, i frati incominciavano la loro
discussione.
--Padre Restituto,--disse il priore,--voi avete fatto una proposta....
--Non io solo;--interruppe il padre Restituto;--l'hanno fatta con me
il padre Agapito, il padre Costanzo, il padre Ilarione.
--È strano,--osservò il padre Anselmo, volgendosi al suo vicino di
destra, che era il padre Marcellino,--è strano che questi tre aiutanti
del padre Restituto siano tutti nuovi venuti.
--L'ultimo a comparir fu Gambastorta;--rispose il padre Marcellino.
Ma la sua risposta e l'osservazione del padre Anselmo, profferite a
mezza voce, non giunsero all'orecchio del monachino, quantunque fosse
attentissimo.
--Bene;--diceva frattanto il priore;--siate anche quattro. Esponete le
vostre ragioni; i nostri fratelli le ascolteranno, e nella loro
saviezza risolveranno.
--Ecco, dunque;--incominciò a dire il padre Restituto.--A voler parlar
nello stile degli antichi frati di San Bruno, direi che c'è scandalo,
o principio di scandalo, nella nostra comunità. Ma poichè frati
all'antica non siamo, e un certo frasario va lasciato da banda, dirò
pianamente, ma con uguale schiettezza, che la nostra comunità, per una
certa intrusione, contraria a tutte le nostre consuetudini, anzi allo
stesso principio della nostra fondazione, corre grave pericolo di
andarsene a rotoli.
--La cosa è grave;--notò il padre Anacleto,--ed io nella mia qualità
di priore, dovrò metterci un pronto rimedio.
--Noi lo speriamo;--osservò il padre Ilarione.
In quel mentre si udì bussare all'uscio.
--Battono, dal corridoio. Chi sarà mai?--disse il padre Atanasio.
--Il padre Prospero o il padre Adelindo;--entrò a dire il padre
Marcellino.
--Padre Prospero, forse;--notò il priore;--quanto al padrino, io
stesso l'ho avvertito poc'anzi che, nella sua qualità di novizio, non
poteva entrare in capitolo. Lo avrei detto anche al padre Prospero, se
lo avessi incontrato.
--E adesso che facciamo?--domandò il padre Atanasio.
--Andate voi, fratello, che siete più vicino all'uscio;--gli disse il
priore;--ditegli che è novizio e che abbia pazienza, se lo lasciamo
fuori.--
La discussione fu per pochi istanti sospesa. Il serafino biondo
approfittò della interruzione, per alzarsi dalla sua incomoda postura
e ricogliere il fiato. Pensava, intanto, pensava alla misteriosa
proposta del padre Restituto e de' suoi bravi compagni. Misteriosa! In
verità non lo era gran fatto. Quegli accenni allo scandalo, al
pericolo di scioglimento della comunità, e ciò per una intrusione
contraria alle consuetudini del convento, non potevano risguardare che
lui, il vezzoso monachino. E quei nuovi venuti, che tenevano bordone
per l'appunto al padre Restituto! Bei tipi, davvero! Il serafino ne
sapeva qualche cosa. Capitati gli ultimi nella comunità, si erano
mostrati i più caldi nelle tenerezze per lui.
Monachino! monachino! anche voi, scusate la libertà grande del vostro
istoriografo, anche voi non avete un'oncia di senno. Perchè andarvi a
ficcare là dentro? O non lo sapevate, che una donna si nasconde male,
e che il miglior travestimento, anche dissimulando perfettamente la
forma, non basta a sopprimere l'arcano _quid_, l'incognito indistinto,
che la fa sentire presente? Dicono che, quando nacque Eva, la natura
tutta si commosse dal profondo; molli tepori compenetrarono l'aria, le
erbe crebbero più rigogliose, i fiori si dipinsero di più vaghi
colori. La cosa sarà e non sarà; possiamo anche lasciare la malleveria
della notizia ai poeti. Ma il fatto sta che appena balzò Eva dalle
mani del Creatore, Adamo si svegliò dal suo sonno. E qui il testo
biblico ha un senso riposto, di cui mi fecero intendere la grandezza i
miei professori di ermeneutica. La presenza della donna si sente; sono
in lei certe delicatezze che parlano una lingua arcana ai nostri
sensi, e questa lingua i nostri sensi la intendono senza averla
imparata; miracolo che non è ancora avvenuto pel latino e pel greco.
Inoltre, la donna ha questo potere su noi, che a tutta prima ci rende
più teneri, desiderosi di apparir buoni, cortesi, galanti, spiritosi e
via discorrendo. In ciò somigliamo grandemente agli uccelli, che nella
lieta stagione mettono fuori la cosidetta "livrea d'amore", per
piacere alla futura compagna, che aiuteranno poi nella fabbricazione
del nido. Ma in seguito? In seguito perdiamo le staffe, la rivalità ci
guasta il sangue, non ci vediamo più lume; per la donna ci guardiamo
in cagnesco, davanti a lei ci azzuffiamo, ci sbraniamo come leoni.
Tanto è vero che in un uomo solo ci sono varie specie di bestie!
Nell'alzarsi in piedi, il serafino biondo aveva voltata la faccia
verso l'ingresso della stamberga. La luce della navata, che giungeva
fino a lui, gli rammentò che non aveva chiuso l'uscio dietro di sè, e
che forse era prudente il farlo, per aver tempo a levarsi da terra,
nel caso che qualcheduno fosse capitato lassù. La cosa non era
probabile, poichè tutti i frati erano a capitolo e il converso e la
gente di servizio stavano altrove; ma era tra le possibili, e il
nostro monachino si mosse per andare a richiudere quell'uscio. In quel
mentre, gli venne udito un rumore di passi, che lo fece tremare. La
cosa possibile diventava probabile. Se lo avessero colto là dentro,
come avrebbe potuto spiegare il negozio? Per fortuna, al rumore di
passi tenne dietro un suono di voce, e il monachino riconobbe suo zio,
che era entrato in chiesa, non avendo potuto penetrare nel capitolo.
Corse allora sul pianerottolo, si affacciò all'apertura e chiamò lo
zio con quel sibilo sommesso che già sapete; indi con la mano gli fe'
cenno che restasse, dovendo egli trattenersi per qualche cosa lassù.
Ma il padre Prospero, o non avesse ben capita la mimica del serafino,
o aspettasse qualche altro schiarimento, si era inoltrato fin sotto al
cornicione. Allora il serafino curvò il busto sulla ringhiera e
raccolte le palme intorno alle labbra, lanciò allo zio questo savio
consiglio:
--Prendi un libro e aspettami leggendo; ti dirò tutto, quando avrò
udito quello che non hanno permesso a te di sentire.--
Il serafino aveva abbassata la voce d'un tono, ma staccava le sillabe
in guisa che il suo discorso giunse intiero all'orecchio dello zio.
--Dove diamine avrà saputo che non mi hanno permesso di
sentire?--pensò egli, ammirato.--Ah, ci sono, ci sono. Se ella può
udire di lassù tutto quello che dicono, avrà anche sentito che non mi
hanno voluto ricevere.--
E contento di quella scoperta, il padre Prospero s'inchinò con
quell'aria di _fiat voluntas tua_, che soleva assumere ogni qual volta
il serafino biondo mostrasse di voler qualche cosa per davvero. In
prova d'obbedienza sollecita, si accostò allo scaffale più vicino, ne
tolse il primo libro che gli venne alla mano, e andò a sprofondarsi
nella lettura, ma non senza essersi sprofondato da prima in un
seggiolone imbottito di bambagia, che era una delizia a sentirlo.
Il padrino Adelindo era tornato in quel mezzo al suo ascoltatorio.
XIII.
I frati di San Bruno erano tutti seduti nei loro stalli di legno. Il
priore doveva aver ridata allora allora al padre Restituto la facoltà
di parlare, perchè questi incominciava in quel mentre.
--Fratelli, io mi sbrigherò in poche parole. A che scopo ci siamo
raccolti a vivere in questo convento? Per star lontani dal mondo e
dalle sue noie; non è così? Per conoscere certe afflizioni, bisogna
averle provate; per desiderare di non provarle più, bisogna esserne
stati offesi nel profondo. Orbene, signori miei, se massima tra le
afflizioni umane è l'amore, e cagione di questo tormento è la donna,
la conseguenza del ragionamento mi par questa: che noi dal convento di
San Bruno abbiamo respinte implicitamente le donne.
--Non vogliamo donne!--gridarono ad una voce i padri Agapito, Costanzo
e Ilarione.
Il priore sorrise di quel terzetto all'unissono.
--Continuate;--diss'egli.
--Ho quasi finito;--ripigliò il padre Restituto.--Non vogliamo donne e
frattanto ne abbiamo una in convento. E quel che è peggio, non in
forma di visitatrice, che potrebbe ancora tollerarsi per un giorno, ma
in forma di tentatrice.
--Oh!--gridarono parecchi, dando un sobbalzo sui loro sedili di legno.
--Certo;--ribadì l'oratore;--il diavolo non si fece un giorno eremita?
--Quando diventò vecchio;--disse una voce.
--Eh, scusate;--ripigliò il padre Restituto;--vecchio oramai lo è
tanto, che non lo sarà mai stato più di così. E noi lo abbiamo in
casa, o signori; e sotto tonaca di frate. Il suo nome.... volete
saperlo, il suo nome?
--Bella scoperta!--esclamò il padre Anselmo, ridendo.--Amico
Restituto, voi prendete il più giovane, il più biondo, il più
avvenente di noi, e ne fate di schianto una donna. Badate, per altro;
egli è assente, e degli assenti non si può dir male.
--Non ne ho detto male;--gridò il padre Restituto;--e voi m'avete
inteso malissimo.
--Avete parlato del diavolo, sotto forma di tentatrice, e mi pare che
basti.--
La disputa minacciava di farsi più grave. Perciò il priore stimò
intromettersi.
--Fratelli, vi prego, lasciamo questa discussione del più e del meno.
Voi, padre Anselmo, non interrompete l'oratore e consentite ch'egli
dica tutto quello che pensa. Il padre Restituto, dal canto suo, non
pensava punto di dare al vocabolo "tentatrice" un significato
ingiurioso. Ci sono anche le tentazioni involontarie;--soggiunse con
placida arguzia il padre Anacleto;--e qui saremmo proprio nel caso.
--Ringrazio il nostro degno priore di questa interpretazione, che
risponde perfettamente al mio concetto;--disse il padre Restituto,
inchinandosi.--E soggiungo che queste tentazioni, innocenti da una
parte, non sono meno pericolose per l'altra. Noi veramente saremmo
indegni di scusa, se, conosciuto il pericolo, non ci affrettassimo a
provvedere. Io dunque domando al priore una cosa semplicissima; chiami
egli il padrino Adelindo, gli faccia sapere quel che si pensa di lui,
e lo rimandi a casa sua, con tutti quei riguardi che sono dovuti ad
una donna.
--Lo domandate sul serio?--gridò il priore, in mezzo ai rumori che
aveva destato la proposta del padre Restituto.--Io non farò mai una
cosa simile. Darei piuttosto la mia rinunzia all'ufficio. Fratelli,
siamo calmi e consideriamo attentamente il caso. Esso è grave, ma non
è punto nuovo. Di donne travestite da uomo, vissute tranquillamente e
decorosamente in mezzo agli uomini, ne è piena la storia. Potrei
citarvi un venerabile esempio, ma non lo farò, perchè il fatto è
ancora controverso e non è qui il luogo nè il tempo per intavolare una
quistione di storia papale. Vi parlerò invece degli eserciti moderni,
in cui non fu raro il caso di trovar donne, passate per uomini, che
seppero acconciarsi a tutti i disagi e a tutti i pericoli della
milizia, facendo egregiamente il debito loro e meritando anche di
esser poste all'ordine del giorno, per qualche impresa notevole. A
chi, sospettando dell'esser loro, sarebbe mai venuto in testa di
scacciarle dal reggimento? Via, siamo giusti; è egli permesso a noi di
scacciare dalla nostra milizia pacifica un fratello così quieto e
gentile come il padrino Adelindo? Non è un padrino, lo capisco;
potrebbe star meglio in un convento di monache. Anch'io lo pensavo,
fin dai primi giorni ch'egli è venuto fra noi....
--Ah, lo sapevate?--interruppe il padre Restituto.--E come va,
allora....
Il padre Anacleto lo interruppe a sua volta.
--Non lo sapevo;--diss'egli.--Il sospetto che quell'adolescente
potesse essere una donna, mi si era affacciato alla mente; ma egli era
accompagnato da un suo vecchio zio, che abbiamo accettato insieme con
lui, e mi parve che quest'uomo, per tener mano ad un giuoco di tal
fatta, avrebbe dovuto avere, o troppo ardimento, o....
--Troppa dabbenaggine, non è vero?--chiese il padre Restituto.
--Rispettiamo gli assenti, vi prego. Io volevo dire soltanto: o troppa
fede nella nostra... bontà. Respinsi dunque il sospetto, e dissi tra
me: facce di giovani che possono trarre in inganno ce ne sono di
sicuro, specie nei biondi, e quando la comparsa dei peli vani sulle
guance è un po' tarda a venire. Inoltre, era forse da credere che una
ragazza si disponesse con tanta facilità a sacrificare una bella
treccia di capelli d'oro, per la smania di entrare in un convento di
frati, mettiamo anche di frati per burla? E a farci che? Intendo
benissimo che questa domanda si potrebbe fare anche per un giovane. Ma
infine, si può credere che qualche piccolo dispiacere, creduto eterno,
e l'esempio di uno stretto parente, portino anche a questa estremità.
Mosso da queste ragioni, sebbene credessi poco alla serietà della
vocazione di quel giovinotto, ma rispettando la fermezza della sua
volontà e cedendo all'ardore del suo desiderio, lo accettai, mettendo
per altro, a tutela sua e nostra, la condizione del noviziato, e per
lo zio e per lui. Così facendo, o signori, ho messi in salvo gli
scrupoli miei, come la dignità del convento, ed ho creduto di far
bene.--
Il padre Restituto non si diede per vinto.
--Voi parlate del primo giorno;--diss'egli;--e sta bene. Ma poi? Non
vi è tornato il dubbio che l'adolescente fosse una donna?
--Anzi, è diventato certezza;--rispose il padre Anacleto.--Come e
perchè, domanderete. Non saprei dirvelo con precisione. Forse mi ha
guidato la considerazione d'un fatto fisiologico non avvertito da
prima. Nell'uomo, prima che si mostrino i peli morbidi sul viso,
abbiamo sempre un ragazzo, con la sua petulanza, se vogliamo, ma con
altrettanta bambineria di atti e di pensieri. Ora, il padrino
Adelindo, senza indizio di lanugine sulle guance, è già pieno di brio;
ha una grazia ingenua, che non è più dei giovani alla sua età, ed una
serietà che essi avranno solamente più tardi, ma rinfiancata di
tristezza e di mal umore. No, non è un uomo, dissi allora tra me, il
terzo giorno dopo la sua entrata nel convento.
--E lasciavate correre?
--Lasciavo.
--Ma perchè, di grazia, perchè?
--Perchè, signori miei.... Ma debbo io dirvi tutto, dall'a fino alla
zeta?
--Dite, dite!--gridarono ad una tutte le voci del capitolo.
--Perchè, signori miei,--ripigliò il padre Anacleto,--si sarebbe detto
che noi non siamo cavalieri, o che non eravamo troppo sicuri di noi.
Credete che ciò non si sarebbe detto? Riconoscete almeno che si
sarebbe potuto dire, e questo è più che bastante per determinare la
via d'un gentiluomo. In verità, non saremmo stati cavalieri, se quella
donna, entrata così fidente sotto la custodia dell'onor nostro, avesse
potuto correre un pericolo; sicuri di noi avremmo dimostrato di non
essere, se avessimo pensato, prima di accettarla, o di respingerla,
che essa poteva farci perdere quel po' di cervello che ci avevano
lasciato intatto le burrasche della vita. Uomini provati, davvero,
questi frati di San Bruno, se avessero detto ad un biondo adolescente
che domandava di entrare, accettando anche la condizione del
noviziato: noi vi crediamo una donna, e, scusate, abbiamo paura di
voi!
--È vero, è vero!--gridò il padre Anselmo.
--È verissimo!--ribadì il padre Bonaventura.
Un mormorio di approvazione salutò le parole del padre Anacleto e
rincalzò le esclamazioni dei due lodatori.
Si capirà per altro, che i quattro oppositori non tenessero bordone a
quelle prove di simpatia.
--Nobili sentimenti, espressi in nobilissima forma!--osservò il padre
Restituto, che parlava per tutti i suoi compagni d'opposizione.--Ma
infine, ciò che ha fatto il nostro degno priore, anche credendo di far
bene, è contrario agli statuti dell'ordine.
--Statuti che non furono mai scritti,--osservò il padre Anselmo.
--E che nessuno è stato chiamato a votare;--soggiunse il padre
Bonaventura.
--Avete ragione, o signori;--replicò il padre Restituto;--avete
ragione, se non badate allo spirito, e vi attenete soltanto alla
lettera. La lettera nel caso nostro non c'è; ma c'è lo spirito, il
quale si è svelato nelle consuetudini nostre, e in quel medesimo
principio che ha già raccolto sedici uomini nel convento di San Bruno.
--_Ex ore tuo te judico!_--gridò il padre Bonaventura.--Voi non volete
nella comunità il padre Adelindo, e lo contate fra i presenti.
--Dio buono! Leviamolo pure dal conto e diciamo quindici. Facciamo
anzi quattordici, levando anche lo zio, che mi pare un vero fuor
d'opera. Resta sempre che quattordici uomini si sono raccolti qui per
vivere in pace, lontani dalle tempeste del mondo. Siamo i savi di cui
parla Lucrezio, che stanno sulla riva a guardare la brutta figura
degli altri.
_Suave mari magno, turbantibus aequora ventis
E terra magnum alterius spectare laborem._
Vedete, padre Bonaventura, che anch'io so parlare latino, quando
bisogna.
--La citazione è profondamente egoistica;--ribattè il padre
Bonaventura.
--Bravo! E che cosa facciamo noi, se non un'opera d'egoismo? Egoismo
intelligente, egoismo ragionevole, che non giunge fino al punto di
godere della morte degli altri, ma che si ferma alla consolazione di
ritrar noi dalla mischia, donde non si ha potere nè speranza di
ritrarre anche gli altri. La solitudine sdegnosa, o il disprezzo
benevolo, secondo gli umori, è tutto il meglio che ci resta a fare, in
una società male ordinata. Così la intendo io; nè credo che voi
l'abbiate intesa diversamente finora. E in questa solitudine, il cui
primo disegno è titolo di merito insigne pel nostro venerato priore,
in questa solitudine si stava benissimo; ci si potrebbe stare
ugualmente in futuro, ma a patto di rimanere come eravamo in
principio. Levate di qui gli elementi eterogenei, quegli elementi che
abbiamo fuggiti per ottenere la pace. Una donna nel convento di San
Bruno è argomento di discordia; è una tentazione, involontaria fin che
vorrete, innocente quanto vi piacerà, ma sempre una tentazione.--
Così parlò, con aria di convinzione profonda, il padre Restituto. Ma
il priore, che attingeva dalla sua olimpica serenità più elevate
ragioni, così prontamente rispose:
--E lasciatela stare, questa tentazione; lasciate che faccia le sue
prove tra noi. La tentazione, saputa vincere, ha fatto onori ai santi;
è stata anzi la ragione del loro innalzamento ai seggi celesti.
Rammentate, amico Restituto, rammentate Antonio nella Tebaide. Il
bravo eremita se ne stava nella sua grotta, contemplando le invenzioni
sempre nuove dello spirito maligno, e non c'era caso che il sangue gli
si rimescolasse nelle vene e gli dèsse una battuta più forte
dell'altra. Sant'Antonio era un uomo! Per lui la bellezza non aveva
lusinghe, le grandezze umane non avevano attrattive. Più grande di
sant'Uberto, che amava le cacce e i bei cani levrieri, sant'Antonio
pose l'affetto suo in un.... come chiamarlo decentemente? Diciamo, o
fratelli, in un cinghiale domestico. Sant'Antonio aveva la vocazione
di tutte le più alte rinunzie. Lasciamo stare il cinghiale domestico,
che veramente è un po' troppo; ma imitiamo sant'Antonio nella serena
baldanza delle sue vittorie morali. La vocazione del deserto non si
prova che nel pericolo. Ringraziamo la sorte, che ci ha recata
l'occasione d'un pericolo, perchè noi possiamo trionfarne. In verità
sarebbe curiosa che noi, uomini provati al fuoco delle passioni,
facessimo oggi una sconcia caduta! Sarebbe curiosa, o signori, che a
noi la seconda vocazione non bastasse, e che fosse per noi dimostrata
la necessità della terza!--
Un grido di ammirazione accolse la chiusa del discorso. Un bel
discorso, o lettori, che io vi ho abbreviato, disperando di poterne
ritrarre la sarcastica energia.
--Stupendo!--gridò il padre Anselmo.
--Divino!--soggiunse il padre Bonaventura.
--Immenso!--ribadì il padre Atanasio.
Il padre Restituto, fulminato da quel ragionamento del priore,
oppresso da quelle grida entusiastiche dell'uditorio, non sapeva più
da qual parte rifarsi.
Il padre Anacleto approfittò del silenzio del suo avversario, per fare
una diversione sul gusto di quella che rese celebre nei fasti oratorii
Scipione Africano.
--Parliamo d'altro;--diss'egli, dopo un istante di pausa.--Come vanno
le memorie scientifiche destinate al nuovo giornale? Voi, padre
Bonaventura, dovevate finire il vostro studio sulle stelle cadenti. A
che punto siete? La teorica dello Schiaparelli vi par sempre così
giusta come prima?
--Ahimè!--esclamò ingenuamente il padre Bonaventura.--Dopo che
sull'orizzonte di San Bruno è comparso quel bòlide, non capisco più
nulla.
--Male!--osservò il priore, non sapendo bene se dovesse andare in
collera, o ridere.--Voi, almeno, padre Atanasio, avrete data l'ultima
mano ai vostri appunti di fisica?
--Dio buono!--rispose il padre Atanasio, tentennando malinconicamente
il capo.--Come fare, con tanta elettricità per aria?
Il priore cominciava a rabbruscarsi. Che frutto avrebbe egli ottenuto
dal suo discorso, se i partigiani suoi più fedeli mostravano di cedere
così debolmente alla tentazione?
--Capisco,--diss'egli,--capisco che il giornale non si farà più.
--È nato morto;--soggiunse il padre Restituto.
A quella osservazione agrodolce, scattò come una molla il padre
Tranquillo.
--E perchè, di grazia? Aspettate che sia venuto alla luce, per fare la
vostra registrazione necroscopica. Io frattanto ho l'onore di
avvertirvi che c'è modo di farlo nascer vitale.
--Ah, sia lode al cielo!--esclamò il priore.--Voi, padre Tranquillo,
ci rassicurate intorno al buon avviamento della vostra memoria, sulla
circolazione del sangue.
--Questa l'ho finita da un pezzo;--rispose il padre Tranquillo.--Ma
qui non intendo parlare dell'opera mia. Dico invece che il sangue
potrà scorrere liberamente nelle arterie del neonato, se noi sapremo
introdurvi in tempo qualche nuovo elemento.
--Spiegatevi.
--Mi spiego subito. Nel nuovo giornale ci ha da entrare anche la parte
amena; un po' di letteratura, per esempio, sotto forma di novella, o
di componimento poetico.
--Già! per piacere al padrino!--entrò a dire con accento sarcastico il
padre Agapito, sorretto da una benevola occhiata del padre Restituto.
--Padrino o no, un giornale ha da essere un giornale;--replicò il
padre Tranquillo.--Non vogliamo mica fare un'arida rassegna, sul gusto
degli _Atti_ di questa o di quella società scientifica! Quella è
davvero il genere condannato, e parecchie società l'hanno inteso così
bene, che già mirano a recare nelle loro pubblicazioni un pochettino
di varietà. Guardate, ad esempio, il _Journal Asiatique_. È tutta
filologia orientale; ma in ogni fascicolo vi passa sott'occhio un
mondo di cose, algebra indiana, demonologia babilonese, medicina
araba, poesia assira, apologo persiano e via discorrendo. Anche un
giornale archeologico può e deve esser fatto in modo da non riescire
noioso. A voi piacciono le citazioni latine, padre Restituto? Eccone
una di Orazio: _Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci._ Infine,
un giornale ha da essere, o no, uno specchio della vita?
--Della nostra, sicuro,--osservò il priore.--E se la nostra è una vita
studiosa, basterà che il nostro sia un giornale di studi.--
Il padre Tranquillo, vedendosi così abbandonato dal priore a cui
credeva di essere andato in aiuto, non rispose più altro. Ma entrò a
parlare per lui il padre Natale.
--Un giornale,--diss'egli,--deve servire a qualche cosa. Essere un
giornale, o non essere, ecco il punto. In altri termini, un giornale
dev'essere come l'uomo; o servire come lui a qualche ufficio, o non
essere.
--Come l'uomo!--esclamò il priore, inarcando le ciglia.--Padre Natale,
voi volete dire di più che non appaia dalle vostre parole. Se credete
che l'uomo abbia l'obbligo di fare qualche cosa per gli altri, sapete
come se n'esce. Tornate al secolo!--
Il padre Natale borbottò qualche cosa tra i denti, ma non credette
opportuno di farne parte ai colleghi.
--Quella birichina ci ha tutti stregati;--pensò il padre Anacleto.
Indi, rivolto ai colleghi, proseguì:
--Signori, fratelli miei, vedo pur troppo che gli umori sono discordi.
Non mi pare che ci sia nulla da mettere ai voti, perchè voi medesimi
mostrate di non sapere abbastanza che cosa vogliate. Vi farò in quella
vece una proposta, che mi gira per la mente fin dal principio di
questa discussione. Eleggetevi un altro priore. Egli potrà dar fuori
una nuova regola; più stretta, come la vuole il padre Restituto; più
larga, come la vuole il padre Natale. Farete quel che vi piacerà
meglio, e per me sarà tutt'uno, purchè io me ne lavi le mani.--
Un vocìo confuso accolse quella scappata del priore.
--Che umiltà!--gridò il padre Restituto.
--Che degnazione!--gridò il padre Natale.
--Egli ha ragione; voi siete esorbitanti nelle vostre pretese.
--Non l'ha; ci sono gli statuti.
--Non ci sono statuti, ma consuetudini.
--Si osservino dunque le consuetudini.
--Che consuetudini d'Egitto! L'assemblea è sovrana.
--Oh, insomma, sapete che cosa v'ho a dire?--tuonò il priore,
dominando per un istante quello schiamazzo infernale.--Che siamo una
gabbia di matti.
--La voce ne è corsa da un pezzo;--osservò il padre Marcellino, che
non aveva aperto bocca fino a quel punto.
I congregati ruppero in una sonora risata. Non era una bella cosa, ne
convengo; ma infine, che ci posso far io, se l'osservazione del padre
Marcellino ruppe le parole in bocca ai contendenti e fece smascellar
dalle risa quella grave assemblea? Non è solamente contagioso lo
sbadiglio; anche il riso, quando prorompe a tempo, muove il fegato più
indurito del mondo. Figuratevi! Non seppe tenersi dal ridere neanche
il padre Anacleto, con tutti i gravi pensieri che gli giravano in
testa.
Come si fu chetato quello scoppio d'ilarità, il padre Atanasio così
prese a parlare:
--Abbiate pazienza, priore, e compatite le nostre follìe. C'è molta
elettricità per aria, ve lo dicevo ben io! Si scaricherà, come e
quando potrà. Intanto, se volessimo rimandare ogni decisione.... Che
ve ne sembra?
--Rimandiamo!--gridò il padre Anselmo.
--Sì, sì, rimandiamo!--gridò il padre Bonaventura, mentre gli altri,
in maggioranza facevano eco.
--E sia. Quantunque il rimandare la decisione lasci il vostro priore
in una condizione difficile, rimandiamo pure;--disse il padre
Anacleto.--Ma badate, o signori, metto una condizione. Siamo
cavalieri! Fa bene alla salute, dopo tutto; ed è una consolazione
morale, in un tempo come questo, che il mondo gira al mal animo e alla
cattiva educazione. Siamo cavalieri, o signori, e i nostri novizi,
uomini o donne che siano, non abbiano fumo dei nostri sospetti.
--È un dovere;--rispose il padre Agapito, in nome dei dissidenti.
Il serafino biondo non istette a sentir altro. Appena veduto il
movimento che si faceva da alcuni stalli, sollevò la testa, balzò in
piedi e fuggì con passo leggiero verso la scala. Un minuto dopo, era
in chiesa.
Lo zio Prospero dormiva saporitamente sulla sua poltrona, con un libro
aperto sulle ginocchia. Il serafino biondo non si fermò neanche a
guardare che libro fosse, ed uscì, volgendo i suoi passi fuori del
convento. Ma non ne fece molti, all'aperto; come fu al principio del
sentiero dei frassini, che incominciava appunto dove finiva il
piazzale, tornò indietro, in atto di persona stanca, che abbia fatta
una lunga passeggiata. Così avvenne che alcuni frati, usciti a prender
aria sotto l'atrio del convento, lo vedessero sbucare dal verde.
--_Caussa mali tanti!_--mormorò il padre Tranquillo all'orecchio del
padre Restituto.
--Ah, voi dunque ammettete che sia una donna;--disse di rimando il
padre Restituto.--Il pentametro vuole infatti la chiusa: _foemina sola
fuit_.
presentimenti ingannano di rado. Del resto, a mettere la coscienza in
pace, egli aveva fatto dentro di sè questo ragionamento:
--Se parlano di me, è giusto che io sappia che cosa dicono. Se
parleranno d'altro, io me ne accorgerò alle prime, e me ne andrò
subito subito.--
Mentre egli poneva il suo dilemma, i frati incominciavano la loro
discussione.
--Padre Restituto,--disse il priore,--voi avete fatto una proposta....
--Non io solo;--interruppe il padre Restituto;--l'hanno fatta con me
il padre Agapito, il padre Costanzo, il padre Ilarione.
--È strano,--osservò il padre Anselmo, volgendosi al suo vicino di
destra, che era il padre Marcellino,--è strano che questi tre aiutanti
del padre Restituto siano tutti nuovi venuti.
--L'ultimo a comparir fu Gambastorta;--rispose il padre Marcellino.
Ma la sua risposta e l'osservazione del padre Anselmo, profferite a
mezza voce, non giunsero all'orecchio del monachino, quantunque fosse
attentissimo.
--Bene;--diceva frattanto il priore;--siate anche quattro. Esponete le
vostre ragioni; i nostri fratelli le ascolteranno, e nella loro
saviezza risolveranno.
--Ecco, dunque;--incominciò a dire il padre Restituto.--A voler parlar
nello stile degli antichi frati di San Bruno, direi che c'è scandalo,
o principio di scandalo, nella nostra comunità. Ma poichè frati
all'antica non siamo, e un certo frasario va lasciato da banda, dirò
pianamente, ma con uguale schiettezza, che la nostra comunità, per una
certa intrusione, contraria a tutte le nostre consuetudini, anzi allo
stesso principio della nostra fondazione, corre grave pericolo di
andarsene a rotoli.
--La cosa è grave;--notò il padre Anacleto,--ed io nella mia qualità
di priore, dovrò metterci un pronto rimedio.
--Noi lo speriamo;--osservò il padre Ilarione.
In quel mentre si udì bussare all'uscio.
--Battono, dal corridoio. Chi sarà mai?--disse il padre Atanasio.
--Il padre Prospero o il padre Adelindo;--entrò a dire il padre
Marcellino.
--Padre Prospero, forse;--notò il priore;--quanto al padrino, io
stesso l'ho avvertito poc'anzi che, nella sua qualità di novizio, non
poteva entrare in capitolo. Lo avrei detto anche al padre Prospero, se
lo avessi incontrato.
--E adesso che facciamo?--domandò il padre Atanasio.
--Andate voi, fratello, che siete più vicino all'uscio;--gli disse il
priore;--ditegli che è novizio e che abbia pazienza, se lo lasciamo
fuori.--
La discussione fu per pochi istanti sospesa. Il serafino biondo
approfittò della interruzione, per alzarsi dalla sua incomoda postura
e ricogliere il fiato. Pensava, intanto, pensava alla misteriosa
proposta del padre Restituto e de' suoi bravi compagni. Misteriosa! In
verità non lo era gran fatto. Quegli accenni allo scandalo, al
pericolo di scioglimento della comunità, e ciò per una intrusione
contraria alle consuetudini del convento, non potevano risguardare che
lui, il vezzoso monachino. E quei nuovi venuti, che tenevano bordone
per l'appunto al padre Restituto! Bei tipi, davvero! Il serafino ne
sapeva qualche cosa. Capitati gli ultimi nella comunità, si erano
mostrati i più caldi nelle tenerezze per lui.
Monachino! monachino! anche voi, scusate la libertà grande del vostro
istoriografo, anche voi non avete un'oncia di senno. Perchè andarvi a
ficcare là dentro? O non lo sapevate, che una donna si nasconde male,
e che il miglior travestimento, anche dissimulando perfettamente la
forma, non basta a sopprimere l'arcano _quid_, l'incognito indistinto,
che la fa sentire presente? Dicono che, quando nacque Eva, la natura
tutta si commosse dal profondo; molli tepori compenetrarono l'aria, le
erbe crebbero più rigogliose, i fiori si dipinsero di più vaghi
colori. La cosa sarà e non sarà; possiamo anche lasciare la malleveria
della notizia ai poeti. Ma il fatto sta che appena balzò Eva dalle
mani del Creatore, Adamo si svegliò dal suo sonno. E qui il testo
biblico ha un senso riposto, di cui mi fecero intendere la grandezza i
miei professori di ermeneutica. La presenza della donna si sente; sono
in lei certe delicatezze che parlano una lingua arcana ai nostri
sensi, e questa lingua i nostri sensi la intendono senza averla
imparata; miracolo che non è ancora avvenuto pel latino e pel greco.
Inoltre, la donna ha questo potere su noi, che a tutta prima ci rende
più teneri, desiderosi di apparir buoni, cortesi, galanti, spiritosi e
via discorrendo. In ciò somigliamo grandemente agli uccelli, che nella
lieta stagione mettono fuori la cosidetta "livrea d'amore", per
piacere alla futura compagna, che aiuteranno poi nella fabbricazione
del nido. Ma in seguito? In seguito perdiamo le staffe, la rivalità ci
guasta il sangue, non ci vediamo più lume; per la donna ci guardiamo
in cagnesco, davanti a lei ci azzuffiamo, ci sbraniamo come leoni.
Tanto è vero che in un uomo solo ci sono varie specie di bestie!
Nell'alzarsi in piedi, il serafino biondo aveva voltata la faccia
verso l'ingresso della stamberga. La luce della navata, che giungeva
fino a lui, gli rammentò che non aveva chiuso l'uscio dietro di sè, e
che forse era prudente il farlo, per aver tempo a levarsi da terra,
nel caso che qualcheduno fosse capitato lassù. La cosa non era
probabile, poichè tutti i frati erano a capitolo e il converso e la
gente di servizio stavano altrove; ma era tra le possibili, e il
nostro monachino si mosse per andare a richiudere quell'uscio. In quel
mentre, gli venne udito un rumore di passi, che lo fece tremare. La
cosa possibile diventava probabile. Se lo avessero colto là dentro,
come avrebbe potuto spiegare il negozio? Per fortuna, al rumore di
passi tenne dietro un suono di voce, e il monachino riconobbe suo zio,
che era entrato in chiesa, non avendo potuto penetrare nel capitolo.
Corse allora sul pianerottolo, si affacciò all'apertura e chiamò lo
zio con quel sibilo sommesso che già sapete; indi con la mano gli fe'
cenno che restasse, dovendo egli trattenersi per qualche cosa lassù.
Ma il padre Prospero, o non avesse ben capita la mimica del serafino,
o aspettasse qualche altro schiarimento, si era inoltrato fin sotto al
cornicione. Allora il serafino curvò il busto sulla ringhiera e
raccolte le palme intorno alle labbra, lanciò allo zio questo savio
consiglio:
--Prendi un libro e aspettami leggendo; ti dirò tutto, quando avrò
udito quello che non hanno permesso a te di sentire.--
Il serafino aveva abbassata la voce d'un tono, ma staccava le sillabe
in guisa che il suo discorso giunse intiero all'orecchio dello zio.
--Dove diamine avrà saputo che non mi hanno permesso di
sentire?--pensò egli, ammirato.--Ah, ci sono, ci sono. Se ella può
udire di lassù tutto quello che dicono, avrà anche sentito che non mi
hanno voluto ricevere.--
E contento di quella scoperta, il padre Prospero s'inchinò con
quell'aria di _fiat voluntas tua_, che soleva assumere ogni qual volta
il serafino biondo mostrasse di voler qualche cosa per davvero. In
prova d'obbedienza sollecita, si accostò allo scaffale più vicino, ne
tolse il primo libro che gli venne alla mano, e andò a sprofondarsi
nella lettura, ma non senza essersi sprofondato da prima in un
seggiolone imbottito di bambagia, che era una delizia a sentirlo.
Il padrino Adelindo era tornato in quel mezzo al suo ascoltatorio.
XIII.
I frati di San Bruno erano tutti seduti nei loro stalli di legno. Il
priore doveva aver ridata allora allora al padre Restituto la facoltà
di parlare, perchè questi incominciava in quel mentre.
--Fratelli, io mi sbrigherò in poche parole. A che scopo ci siamo
raccolti a vivere in questo convento? Per star lontani dal mondo e
dalle sue noie; non è così? Per conoscere certe afflizioni, bisogna
averle provate; per desiderare di non provarle più, bisogna esserne
stati offesi nel profondo. Orbene, signori miei, se massima tra le
afflizioni umane è l'amore, e cagione di questo tormento è la donna,
la conseguenza del ragionamento mi par questa: che noi dal convento di
San Bruno abbiamo respinte implicitamente le donne.
--Non vogliamo donne!--gridarono ad una voce i padri Agapito, Costanzo
e Ilarione.
Il priore sorrise di quel terzetto all'unissono.
--Continuate;--diss'egli.
--Ho quasi finito;--ripigliò il padre Restituto.--Non vogliamo donne e
frattanto ne abbiamo una in convento. E quel che è peggio, non in
forma di visitatrice, che potrebbe ancora tollerarsi per un giorno, ma
in forma di tentatrice.
--Oh!--gridarono parecchi, dando un sobbalzo sui loro sedili di legno.
--Certo;--ribadì l'oratore;--il diavolo non si fece un giorno eremita?
--Quando diventò vecchio;--disse una voce.
--Eh, scusate;--ripigliò il padre Restituto;--vecchio oramai lo è
tanto, che non lo sarà mai stato più di così. E noi lo abbiamo in
casa, o signori; e sotto tonaca di frate. Il suo nome.... volete
saperlo, il suo nome?
--Bella scoperta!--esclamò il padre Anselmo, ridendo.--Amico
Restituto, voi prendete il più giovane, il più biondo, il più
avvenente di noi, e ne fate di schianto una donna. Badate, per altro;
egli è assente, e degli assenti non si può dir male.
--Non ne ho detto male;--gridò il padre Restituto;--e voi m'avete
inteso malissimo.
--Avete parlato del diavolo, sotto forma di tentatrice, e mi pare che
basti.--
La disputa minacciava di farsi più grave. Perciò il priore stimò
intromettersi.
--Fratelli, vi prego, lasciamo questa discussione del più e del meno.
Voi, padre Anselmo, non interrompete l'oratore e consentite ch'egli
dica tutto quello che pensa. Il padre Restituto, dal canto suo, non
pensava punto di dare al vocabolo "tentatrice" un significato
ingiurioso. Ci sono anche le tentazioni involontarie;--soggiunse con
placida arguzia il padre Anacleto;--e qui saremmo proprio nel caso.
--Ringrazio il nostro degno priore di questa interpretazione, che
risponde perfettamente al mio concetto;--disse il padre Restituto,
inchinandosi.--E soggiungo che queste tentazioni, innocenti da una
parte, non sono meno pericolose per l'altra. Noi veramente saremmo
indegni di scusa, se, conosciuto il pericolo, non ci affrettassimo a
provvedere. Io dunque domando al priore una cosa semplicissima; chiami
egli il padrino Adelindo, gli faccia sapere quel che si pensa di lui,
e lo rimandi a casa sua, con tutti quei riguardi che sono dovuti ad
una donna.
--Lo domandate sul serio?--gridò il priore, in mezzo ai rumori che
aveva destato la proposta del padre Restituto.--Io non farò mai una
cosa simile. Darei piuttosto la mia rinunzia all'ufficio. Fratelli,
siamo calmi e consideriamo attentamente il caso. Esso è grave, ma non
è punto nuovo. Di donne travestite da uomo, vissute tranquillamente e
decorosamente in mezzo agli uomini, ne è piena la storia. Potrei
citarvi un venerabile esempio, ma non lo farò, perchè il fatto è
ancora controverso e non è qui il luogo nè il tempo per intavolare una
quistione di storia papale. Vi parlerò invece degli eserciti moderni,
in cui non fu raro il caso di trovar donne, passate per uomini, che
seppero acconciarsi a tutti i disagi e a tutti i pericoli della
milizia, facendo egregiamente il debito loro e meritando anche di
esser poste all'ordine del giorno, per qualche impresa notevole. A
chi, sospettando dell'esser loro, sarebbe mai venuto in testa di
scacciarle dal reggimento? Via, siamo giusti; è egli permesso a noi di
scacciare dalla nostra milizia pacifica un fratello così quieto e
gentile come il padrino Adelindo? Non è un padrino, lo capisco;
potrebbe star meglio in un convento di monache. Anch'io lo pensavo,
fin dai primi giorni ch'egli è venuto fra noi....
--Ah, lo sapevate?--interruppe il padre Restituto.--E come va,
allora....
Il padre Anacleto lo interruppe a sua volta.
--Non lo sapevo;--diss'egli.--Il sospetto che quell'adolescente
potesse essere una donna, mi si era affacciato alla mente; ma egli era
accompagnato da un suo vecchio zio, che abbiamo accettato insieme con
lui, e mi parve che quest'uomo, per tener mano ad un giuoco di tal
fatta, avrebbe dovuto avere, o troppo ardimento, o....
--Troppa dabbenaggine, non è vero?--chiese il padre Restituto.
--Rispettiamo gli assenti, vi prego. Io volevo dire soltanto: o troppa
fede nella nostra... bontà. Respinsi dunque il sospetto, e dissi tra
me: facce di giovani che possono trarre in inganno ce ne sono di
sicuro, specie nei biondi, e quando la comparsa dei peli vani sulle
guance è un po' tarda a venire. Inoltre, era forse da credere che una
ragazza si disponesse con tanta facilità a sacrificare una bella
treccia di capelli d'oro, per la smania di entrare in un convento di
frati, mettiamo anche di frati per burla? E a farci che? Intendo
benissimo che questa domanda si potrebbe fare anche per un giovane. Ma
infine, si può credere che qualche piccolo dispiacere, creduto eterno,
e l'esempio di uno stretto parente, portino anche a questa estremità.
Mosso da queste ragioni, sebbene credessi poco alla serietà della
vocazione di quel giovinotto, ma rispettando la fermezza della sua
volontà e cedendo all'ardore del suo desiderio, lo accettai, mettendo
per altro, a tutela sua e nostra, la condizione del noviziato, e per
lo zio e per lui. Così facendo, o signori, ho messi in salvo gli
scrupoli miei, come la dignità del convento, ed ho creduto di far
bene.--
Il padre Restituto non si diede per vinto.
--Voi parlate del primo giorno;--diss'egli;--e sta bene. Ma poi? Non
vi è tornato il dubbio che l'adolescente fosse una donna?
--Anzi, è diventato certezza;--rispose il padre Anacleto.--Come e
perchè, domanderete. Non saprei dirvelo con precisione. Forse mi ha
guidato la considerazione d'un fatto fisiologico non avvertito da
prima. Nell'uomo, prima che si mostrino i peli morbidi sul viso,
abbiamo sempre un ragazzo, con la sua petulanza, se vogliamo, ma con
altrettanta bambineria di atti e di pensieri. Ora, il padrino
Adelindo, senza indizio di lanugine sulle guance, è già pieno di brio;
ha una grazia ingenua, che non è più dei giovani alla sua età, ed una
serietà che essi avranno solamente più tardi, ma rinfiancata di
tristezza e di mal umore. No, non è un uomo, dissi allora tra me, il
terzo giorno dopo la sua entrata nel convento.
--E lasciavate correre?
--Lasciavo.
--Ma perchè, di grazia, perchè?
--Perchè, signori miei.... Ma debbo io dirvi tutto, dall'a fino alla
zeta?
--Dite, dite!--gridarono ad una tutte le voci del capitolo.
--Perchè, signori miei,--ripigliò il padre Anacleto,--si sarebbe detto
che noi non siamo cavalieri, o che non eravamo troppo sicuri di noi.
Credete che ciò non si sarebbe detto? Riconoscete almeno che si
sarebbe potuto dire, e questo è più che bastante per determinare la
via d'un gentiluomo. In verità, non saremmo stati cavalieri, se quella
donna, entrata così fidente sotto la custodia dell'onor nostro, avesse
potuto correre un pericolo; sicuri di noi avremmo dimostrato di non
essere, se avessimo pensato, prima di accettarla, o di respingerla,
che essa poteva farci perdere quel po' di cervello che ci avevano
lasciato intatto le burrasche della vita. Uomini provati, davvero,
questi frati di San Bruno, se avessero detto ad un biondo adolescente
che domandava di entrare, accettando anche la condizione del
noviziato: noi vi crediamo una donna, e, scusate, abbiamo paura di
voi!
--È vero, è vero!--gridò il padre Anselmo.
--È verissimo!--ribadì il padre Bonaventura.
Un mormorio di approvazione salutò le parole del padre Anacleto e
rincalzò le esclamazioni dei due lodatori.
Si capirà per altro, che i quattro oppositori non tenessero bordone a
quelle prove di simpatia.
--Nobili sentimenti, espressi in nobilissima forma!--osservò il padre
Restituto, che parlava per tutti i suoi compagni d'opposizione.--Ma
infine, ciò che ha fatto il nostro degno priore, anche credendo di far
bene, è contrario agli statuti dell'ordine.
--Statuti che non furono mai scritti,--osservò il padre Anselmo.
--E che nessuno è stato chiamato a votare;--soggiunse il padre
Bonaventura.
--Avete ragione, o signori;--replicò il padre Restituto;--avete
ragione, se non badate allo spirito, e vi attenete soltanto alla
lettera. La lettera nel caso nostro non c'è; ma c'è lo spirito, il
quale si è svelato nelle consuetudini nostre, e in quel medesimo
principio che ha già raccolto sedici uomini nel convento di San Bruno.
--_Ex ore tuo te judico!_--gridò il padre Bonaventura.--Voi non volete
nella comunità il padre Adelindo, e lo contate fra i presenti.
--Dio buono! Leviamolo pure dal conto e diciamo quindici. Facciamo
anzi quattordici, levando anche lo zio, che mi pare un vero fuor
d'opera. Resta sempre che quattordici uomini si sono raccolti qui per
vivere in pace, lontani dalle tempeste del mondo. Siamo i savi di cui
parla Lucrezio, che stanno sulla riva a guardare la brutta figura
degli altri.
_Suave mari magno, turbantibus aequora ventis
E terra magnum alterius spectare laborem._
Vedete, padre Bonaventura, che anch'io so parlare latino, quando
bisogna.
--La citazione è profondamente egoistica;--ribattè il padre
Bonaventura.
--Bravo! E che cosa facciamo noi, se non un'opera d'egoismo? Egoismo
intelligente, egoismo ragionevole, che non giunge fino al punto di
godere della morte degli altri, ma che si ferma alla consolazione di
ritrar noi dalla mischia, donde non si ha potere nè speranza di
ritrarre anche gli altri. La solitudine sdegnosa, o il disprezzo
benevolo, secondo gli umori, è tutto il meglio che ci resta a fare, in
una società male ordinata. Così la intendo io; nè credo che voi
l'abbiate intesa diversamente finora. E in questa solitudine, il cui
primo disegno è titolo di merito insigne pel nostro venerato priore,
in questa solitudine si stava benissimo; ci si potrebbe stare
ugualmente in futuro, ma a patto di rimanere come eravamo in
principio. Levate di qui gli elementi eterogenei, quegli elementi che
abbiamo fuggiti per ottenere la pace. Una donna nel convento di San
Bruno è argomento di discordia; è una tentazione, involontaria fin che
vorrete, innocente quanto vi piacerà, ma sempre una tentazione.--
Così parlò, con aria di convinzione profonda, il padre Restituto. Ma
il priore, che attingeva dalla sua olimpica serenità più elevate
ragioni, così prontamente rispose:
--E lasciatela stare, questa tentazione; lasciate che faccia le sue
prove tra noi. La tentazione, saputa vincere, ha fatto onori ai santi;
è stata anzi la ragione del loro innalzamento ai seggi celesti.
Rammentate, amico Restituto, rammentate Antonio nella Tebaide. Il
bravo eremita se ne stava nella sua grotta, contemplando le invenzioni
sempre nuove dello spirito maligno, e non c'era caso che il sangue gli
si rimescolasse nelle vene e gli dèsse una battuta più forte
dell'altra. Sant'Antonio era un uomo! Per lui la bellezza non aveva
lusinghe, le grandezze umane non avevano attrattive. Più grande di
sant'Uberto, che amava le cacce e i bei cani levrieri, sant'Antonio
pose l'affetto suo in un.... come chiamarlo decentemente? Diciamo, o
fratelli, in un cinghiale domestico. Sant'Antonio aveva la vocazione
di tutte le più alte rinunzie. Lasciamo stare il cinghiale domestico,
che veramente è un po' troppo; ma imitiamo sant'Antonio nella serena
baldanza delle sue vittorie morali. La vocazione del deserto non si
prova che nel pericolo. Ringraziamo la sorte, che ci ha recata
l'occasione d'un pericolo, perchè noi possiamo trionfarne. In verità
sarebbe curiosa che noi, uomini provati al fuoco delle passioni,
facessimo oggi una sconcia caduta! Sarebbe curiosa, o signori, che a
noi la seconda vocazione non bastasse, e che fosse per noi dimostrata
la necessità della terza!--
Un grido di ammirazione accolse la chiusa del discorso. Un bel
discorso, o lettori, che io vi ho abbreviato, disperando di poterne
ritrarre la sarcastica energia.
--Stupendo!--gridò il padre Anselmo.
--Divino!--soggiunse il padre Bonaventura.
--Immenso!--ribadì il padre Atanasio.
Il padre Restituto, fulminato da quel ragionamento del priore,
oppresso da quelle grida entusiastiche dell'uditorio, non sapeva più
da qual parte rifarsi.
Il padre Anacleto approfittò del silenzio del suo avversario, per fare
una diversione sul gusto di quella che rese celebre nei fasti oratorii
Scipione Africano.
--Parliamo d'altro;--diss'egli, dopo un istante di pausa.--Come vanno
le memorie scientifiche destinate al nuovo giornale? Voi, padre
Bonaventura, dovevate finire il vostro studio sulle stelle cadenti. A
che punto siete? La teorica dello Schiaparelli vi par sempre così
giusta come prima?
--Ahimè!--esclamò ingenuamente il padre Bonaventura.--Dopo che
sull'orizzonte di San Bruno è comparso quel bòlide, non capisco più
nulla.
--Male!--osservò il priore, non sapendo bene se dovesse andare in
collera, o ridere.--Voi, almeno, padre Atanasio, avrete data l'ultima
mano ai vostri appunti di fisica?
--Dio buono!--rispose il padre Atanasio, tentennando malinconicamente
il capo.--Come fare, con tanta elettricità per aria?
Il priore cominciava a rabbruscarsi. Che frutto avrebbe egli ottenuto
dal suo discorso, se i partigiani suoi più fedeli mostravano di cedere
così debolmente alla tentazione?
--Capisco,--diss'egli,--capisco che il giornale non si farà più.
--È nato morto;--soggiunse il padre Restituto.
A quella osservazione agrodolce, scattò come una molla il padre
Tranquillo.
--E perchè, di grazia? Aspettate che sia venuto alla luce, per fare la
vostra registrazione necroscopica. Io frattanto ho l'onore di
avvertirvi che c'è modo di farlo nascer vitale.
--Ah, sia lode al cielo!--esclamò il priore.--Voi, padre Tranquillo,
ci rassicurate intorno al buon avviamento della vostra memoria, sulla
circolazione del sangue.
--Questa l'ho finita da un pezzo;--rispose il padre Tranquillo.--Ma
qui non intendo parlare dell'opera mia. Dico invece che il sangue
potrà scorrere liberamente nelle arterie del neonato, se noi sapremo
introdurvi in tempo qualche nuovo elemento.
--Spiegatevi.
--Mi spiego subito. Nel nuovo giornale ci ha da entrare anche la parte
amena; un po' di letteratura, per esempio, sotto forma di novella, o
di componimento poetico.
--Già! per piacere al padrino!--entrò a dire con accento sarcastico il
padre Agapito, sorretto da una benevola occhiata del padre Restituto.
--Padrino o no, un giornale ha da essere un giornale;--replicò il
padre Tranquillo.--Non vogliamo mica fare un'arida rassegna, sul gusto
degli _Atti_ di questa o di quella società scientifica! Quella è
davvero il genere condannato, e parecchie società l'hanno inteso così
bene, che già mirano a recare nelle loro pubblicazioni un pochettino
di varietà. Guardate, ad esempio, il _Journal Asiatique_. È tutta
filologia orientale; ma in ogni fascicolo vi passa sott'occhio un
mondo di cose, algebra indiana, demonologia babilonese, medicina
araba, poesia assira, apologo persiano e via discorrendo. Anche un
giornale archeologico può e deve esser fatto in modo da non riescire
noioso. A voi piacciono le citazioni latine, padre Restituto? Eccone
una di Orazio: _Omne tulit punctum qui miscuit utile dulci._ Infine,
un giornale ha da essere, o no, uno specchio della vita?
--Della nostra, sicuro,--osservò il priore.--E se la nostra è una vita
studiosa, basterà che il nostro sia un giornale di studi.--
Il padre Tranquillo, vedendosi così abbandonato dal priore a cui
credeva di essere andato in aiuto, non rispose più altro. Ma entrò a
parlare per lui il padre Natale.
--Un giornale,--diss'egli,--deve servire a qualche cosa. Essere un
giornale, o non essere, ecco il punto. In altri termini, un giornale
dev'essere come l'uomo; o servire come lui a qualche ufficio, o non
essere.
--Come l'uomo!--esclamò il priore, inarcando le ciglia.--Padre Natale,
voi volete dire di più che non appaia dalle vostre parole. Se credete
che l'uomo abbia l'obbligo di fare qualche cosa per gli altri, sapete
come se n'esce. Tornate al secolo!--
Il padre Natale borbottò qualche cosa tra i denti, ma non credette
opportuno di farne parte ai colleghi.
--Quella birichina ci ha tutti stregati;--pensò il padre Anacleto.
Indi, rivolto ai colleghi, proseguì:
--Signori, fratelli miei, vedo pur troppo che gli umori sono discordi.
Non mi pare che ci sia nulla da mettere ai voti, perchè voi medesimi
mostrate di non sapere abbastanza che cosa vogliate. Vi farò in quella
vece una proposta, che mi gira per la mente fin dal principio di
questa discussione. Eleggetevi un altro priore. Egli potrà dar fuori
una nuova regola; più stretta, come la vuole il padre Restituto; più
larga, come la vuole il padre Natale. Farete quel che vi piacerà
meglio, e per me sarà tutt'uno, purchè io me ne lavi le mani.--
Un vocìo confuso accolse quella scappata del priore.
--Che umiltà!--gridò il padre Restituto.
--Che degnazione!--gridò il padre Natale.
--Egli ha ragione; voi siete esorbitanti nelle vostre pretese.
--Non l'ha; ci sono gli statuti.
--Non ci sono statuti, ma consuetudini.
--Si osservino dunque le consuetudini.
--Che consuetudini d'Egitto! L'assemblea è sovrana.
--Oh, insomma, sapete che cosa v'ho a dire?--tuonò il priore,
dominando per un istante quello schiamazzo infernale.--Che siamo una
gabbia di matti.
--La voce ne è corsa da un pezzo;--osservò il padre Marcellino, che
non aveva aperto bocca fino a quel punto.
I congregati ruppero in una sonora risata. Non era una bella cosa, ne
convengo; ma infine, che ci posso far io, se l'osservazione del padre
Marcellino ruppe le parole in bocca ai contendenti e fece smascellar
dalle risa quella grave assemblea? Non è solamente contagioso lo
sbadiglio; anche il riso, quando prorompe a tempo, muove il fegato più
indurito del mondo. Figuratevi! Non seppe tenersi dal ridere neanche
il padre Anacleto, con tutti i gravi pensieri che gli giravano in
testa.
Come si fu chetato quello scoppio d'ilarità, il padre Atanasio così
prese a parlare:
--Abbiate pazienza, priore, e compatite le nostre follìe. C'è molta
elettricità per aria, ve lo dicevo ben io! Si scaricherà, come e
quando potrà. Intanto, se volessimo rimandare ogni decisione.... Che
ve ne sembra?
--Rimandiamo!--gridò il padre Anselmo.
--Sì, sì, rimandiamo!--gridò il padre Bonaventura, mentre gli altri,
in maggioranza facevano eco.
--E sia. Quantunque il rimandare la decisione lasci il vostro priore
in una condizione difficile, rimandiamo pure;--disse il padre
Anacleto.--Ma badate, o signori, metto una condizione. Siamo
cavalieri! Fa bene alla salute, dopo tutto; ed è una consolazione
morale, in un tempo come questo, che il mondo gira al mal animo e alla
cattiva educazione. Siamo cavalieri, o signori, e i nostri novizi,
uomini o donne che siano, non abbiano fumo dei nostri sospetti.
--È un dovere;--rispose il padre Agapito, in nome dei dissidenti.
Il serafino biondo non istette a sentir altro. Appena veduto il
movimento che si faceva da alcuni stalli, sollevò la testa, balzò in
piedi e fuggì con passo leggiero verso la scala. Un minuto dopo, era
in chiesa.
Lo zio Prospero dormiva saporitamente sulla sua poltrona, con un libro
aperto sulle ginocchia. Il serafino biondo non si fermò neanche a
guardare che libro fosse, ed uscì, volgendo i suoi passi fuori del
convento. Ma non ne fece molti, all'aperto; come fu al principio del
sentiero dei frassini, che incominciava appunto dove finiva il
piazzale, tornò indietro, in atto di persona stanca, che abbia fatta
una lunga passeggiata. Così avvenne che alcuni frati, usciti a prender
aria sotto l'atrio del convento, lo vedessero sbucare dal verde.
--_Caussa mali tanti!_--mormorò il padre Tranquillo all'orecchio del
padre Restituto.
--Ah, voi dunque ammettete che sia una donna;--disse di rimando il
padre Restituto.--Il pentametro vuole infatti la chiusa: _foemina sola
fuit_.
- Parts
- L'undecimo comandamento: Romanzo - 01
- L'undecimo comandamento: Romanzo - 02
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