Le invasioni barbariche in Italia - 10

Total number of words is 4421
Total number of unique words is 1539
40.9 of words are in the 2000 most common words
58.2 of words are in the 5000 most common words
66.4 of words are in the 8000 most common words
Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
Questa lotta nella quale Simplicio, sostenuto dagl'Italiani, dimostrò
al solito una tenacia veramente romana, mantenne vivo l'antagonismo
fra l'Oriente e l'Occidente, il che riusciva a vantaggio di Odoacre. Il
Papa era allora moralmente, e non solo moralmente, il personaggio più
potente in Italia. Se Odoacre, come ariano, si fosse messo in aperta
opposizione con lui, questi gli avrebbe facilmente potuto sollevar
contro tutto il paese, e rendergli impossibile il reggersi a lungo in
Italia. Ma finchè durava la lotta religiosa fra Roma e Costantinopoli,
il Papa ed Odoacre si trovavano dal comune interesse spinti a
sostenersi vicendevolmente.
Il 2 marzo 483 moriva Simplicio, e Odoacre dette allora un passo falso,
del quale non tardò molto a sentire le conseguenze. Per lui era certo
cosa di grande importanza assicurarsi della nuova elezione. Voleva non
solo evitar quei tumulti che in simili occasioni avevano assai spesso
insanguinato le vie di Roma, ma voleva anche avere un Papa amico. E
così, quando l'assemblea che doveva procedere alla elezione, non potè
riuscire a mettersi d'accordo, v'intervenne improvvisamente, in nome
di Odoacre, il Prefetto del Pretorio, Cecina Basilio, dichiarando
che sarebbe stata nulla l'elezione, senza la rappresentanza del Re.
Questi, egli aggiunse, procedeva in ciò d'accordo colla volontà del
defunto Papa, il quale prima di morire gli aveva raccomandato la nuova
elezione. Fu inoltre emanato un decreto col quale veniva proibita
l'alienazione dei beni della Chiesa, minacciando l'anatema contro
chiunque non avesse a ciò obbedito. S'invitava poi l'assemblea a
sanzionare il decreto, ed a procedere alla elezione, la quale riuscì
a favore di Felice II[24] (483-92), che era appunto il raccomandato
di Odoacre. Non pare che allora sorgessero gravi lamenti contro
questo procedere del Re. Ed in verità non solamente l'Imperatore di
Costantinopoli aveva sempre avuto grande ingerenza nei Conclavi, nei
Sinodi, nei Concili, in tutte le faccende della Chiesa; ma anche in
Italia l'imperatore Onorio aveva nel 418 e 19 definito la contesa
fra Eulalio e Bonifacio ambedue eletti pontefici. È provato poi che
l'Imperatore d'Occidente aveva il diritto d'intervenire e decidere in
siffatte questioni; anzi non di rado il clero stesso ricorse a lui
per risolverle. Può supporsi perciò che, nonostante ogni contraria
apparenza, Odoacre non avesse creduto di far nulla d'illegale, e
molto meno di usare violenza per imporre un Papa di suo arbitrio;
che la scelta di Felice II fosse veramente stata suggerita a lui da
Simplicio. Se non che egli non era un Imperatore, ma un re barbaro
ed un ariano. Non poteva quindi sperare che la Chiesa romana, sempre
gelosa delle proprie prerogative, avesse mai potuto approvare il suo
procedere. Comunque sia di ciò, anche Felice II continuò con ardore la
lotta contro l'_Henoticon_ e contro Acacio, che scomunicò, inviando a
Costantinopoli la sentenza. E tutto ciò fu causa d'uno scisma durato 35
anni (484-519), nei quali Roma non cedette mai, ottenendo finalmente
il trionfo delle dottrine ortodosse. Ma se questo dissidio era tutto
a vantaggio di Odoacre, l'essersi egli ingerito nella elezione papale
aveva seminato nella Chiesa romana il germe pericoloso d'una profonda
diffidenza verso di lui.
Intanto sorgeva un'altra e più grave complicazione d'indole politica.
Al di là della Rezia c'era il Norico, la regione in cui ora è Salzburg,
e che arrivava fino al Danubio, oltre il quale abitavano i Rugi.
Questa regione, come già vedemmo, era stata desolata, ridotta ad
estrema rovina dal continuo passaggio dei barbari; ed unica autorità,
che vi avesse mantenuto ancora una qualche forma di vivere sociale,
era stata quella di S. Severino, che il suo biografo Eugippo dice
uomo interamente latino: _loquela tamen ipsius manifestabat hominem
omnino latinum._ Nella sua cella raccoglieva abiti, cibi a sollievo
dei miseri, e di là dava consigli e ordini cui tutti, anche i barbari,
volontariamente obbedivano. Era questa un'altra prova visibile della
forza quasi onnipotente, che la religione esercitava allora sugli
animi. A S. Severino si dovè se la popolazione romana di quella
regione non fu totalmente distrutta. Ma circa l'anno 482 egli morì,
e fu questa una grande calamità per il Norico. I Rugi s'avanzarono
subito devastando, saccheggiando ogni cosa, perfino il convento e la
cella del Santo. Avrebbero, se avessero potuto, dice Eugippo, portato
via anche le mura. E se i Rugi si fossero stabilmente impadroniti di
quella regione, sarebbe stato di certo un gran pericolo per Odoacre,
che li avrebbe avuti ai confini del suo regno, colla voglia e, per
la desolazione del paese, con la necessità d'avanzarsi. A questo li
spingeva ora Zenone, per la solita politica orientale di neutralizzare
i barbari, spingendo gli uni contro gli altri, e perchè era assai
insospettito di Odoacre, il quale non solo agiva sempre più da principe
indipendente, ma si era recentemente impadronito della Dalmazia. Oltre
di ciò, a lui s'erano poco prima rivolti coloro che cospiravano contro
Zenone; e sebbene egli avesse ricusato d'aiutarli, ciò non impedì
che crescessero di molto i sospetti ed il mal animo dell'Imperatore
contro di lui. La conseguenza fu che i Rugi s'avanzarono, ed Odoacre fu
costretto a muover loro guerra.
Nel 487 egli si avanzò col suo esercito barbarico, nel quale, secondo
Paolo Diacono, presero parte anche Italiani, _nec non Italiae populi_.
Con esso vinse i Rugi, fece prigioniero il loro re, ne mise in fuga il
figlio. Molte però e gravi furono le conseguenze di questa guerra. Una
gran parte, la meno disagiata, della popolazione del Norico, emigrò
in Italia, dove fu menato anche il corpo del Santo, che dopo essere
stato portato in vari luoghi, venne finalmente, per intercessione d'una
vedova, deposto presso Napoli, nel luogo che si chiama ora Castello
dell'Uovo. Il figlio del re dei Rugi si ricoverò presso gli Ostrogoti,
che erano allora comandati dal valoroso Teodorico degli Amali, e cercò
d'incitarlo a muover guerra contro di Odoacre. Siccome poi lo stesso
incitamento veniva a questo, come vedremo, anche dall'Imperatore, così
ne seguirono avvenimenti di grande importanza nella storia d'Italia.


CAPITOLO II
Teodorico e gli Ostrogoti in Italia

La più parte degli Ostrogoti era rimasta unita agli Unni nell'antica
Dacia, e se ne separarono, al pari degli altri popoli germanici,
quando, dopo la morte di Attila, il suo impero andò in fascio e sparì
come un sogno. Essi occuparono allora la Pannonia, sotto il governo di
tre fratelli della nobile stirpe degli Amali. Ivi pare che restassero
nella condizione, più o meno, di federati; ed ebbero al solito dispute
continue coll'Impero, per le terre che chiedevano, per lo stipendio
o tributo che pretendevano. Questo portò ad un conflitto, dopo del
quale fu fissato un annuo tributo, e per garanzia di pace fu mandato
in ostaggio a Costantinopoli il giovane Teodorico allora di soli otto
anni, figlio di Teodemiro, uno dei tre fratelli Amali. Questo fatto
ebbe grande importanza, perchè fu data così una educazione militare
romana a quel giovinetto pieno d'ingegno, di valore e di ambizione, che
era destinato ad un grande avvenire. Dei tre fratelli Amali intanto
uno morì, un altro, cacciato dalla fame, andò con parecchi de' suoi
a cercar fortuna in Italia, di dove, come già vedemmo, fu per mezzo
di donativi, indotto ad andarsene in Gallia. Nella Pannonia restava
così solo Teodemiro, il padre di Teodorico, che nel 472 tornò da
Costantinopoli, nella età di 18 anni, gettandosi subito, per proprio
conto, in una impresa militare contro i Sarmati, nella quale fece prova
di gran valore. Nel 474 morì suo padre, e sebbene egli fosse figlio
d'una concubina, pure il sangue illustre degli Amali ed il valore da
lui dimostrato lo fecero agevolmente nominare capo del suo popolo.
Allora incominciò per lui la difficoltà di far vivere i suoi, perchè
la Pannonia era esausta, ed i sussidi dell'Imperatore venivano assai
scarsi.
Nell'Impero d'Oriente v'erano intanto altri Goti, comandati da un
altro Teodorico figlio di Triario, e soprannominato Strabone, perchè
guercio. Questi aspirava a prendere in Costantinopoli il posto del
generale Aspar, la cui misera fine lo aveva irritato profondamente. Si
era perciò unito a Basilisco, quando questi si sollevò contro Zenone,
e lo cacciò dal trono. Teodorico degli Amali invece prese le parti di
Zenone, che col suo aiuto trionfò, e come era naturale, lo colmò di
onori, nominandolo Patrizio, _Magister militum_, suo figlio adottivo.
Ma dopo ciò l'Imperatore si trovò stretto fra le pretese sempre
crescenti dei due capitani goti, che, ambedue in armi, volevano del
pari esser presi agli stipendi dell'Impero. Ben volentieri Zenone si
sarebbe invece disfatto dell'uno e dell'altro; ma non era possibile.
Consultò quindi il Senato, che rispose non doversi aggravare l'erario
con la spesa necessaria a pagare i due capitani coi loro eserciti:
ne scegliesse uno. E naturalmente egli scelse Teodorico l'Amalo, da
cui era stato aiutato nel pericolo, e lo incaricò di tenere a freno
l'altro. Ma quando i due barbari si trovarono di fronte, finirono
coll'unirsi a danno di Zenone, cui non restava perciò altro che
fare assegnamento sulla loro mutua gelosia, cercando con ogni mezzo
di aumentarla. Così, costretto ad oscillare continuamente dall'uno
all'altro, fino a che, morto nel 481 Strabone, Teodorico l'Amalo si
trovò solo, più potente che mai, alla testa dei Goti insieme riuniti.
E per sei anni lo vediamo ora avvicinarsi all'Imperatore, cui rendeva
importanti servigi, ricevendone onori e danari; ora invece separarsene,
ritornando a saccheggiare, per ottenere poi anche di più. Nel 483 fu
_Magister militiae praesentis_; nel 484, Console. Rese allora di nuovo
grandi servigi a Zenone, combattendone i nemici; ma da capo cominciò
a minacciarlo fin sotto le mura di Costantinopoli, saccheggiando la
campagna, incendiando i borghi.
È chiaro che Zenone doveva desiderare di liberarsi in qualche modo
da un sì incomodo vicino, e liberare l'Impero da questa barbarica
prepotenza, che minacciava di far rinascere i tempi di Aspar, di fare
anzi sorgere in Oriente un altro Ricimero. Ma come fare? L'antico
sistema di opporre un barbaro ad un altro non sembrava più possibile
ora che uno dei due goti rivali era morto. C'era però sempre in Italia
Odoacre, di cui, per le ragioni da noi già esposte, Zenone doveva
essere scontentissimo, massime dopo che s'era sparsa la voce di suoi
segreti accordi coi ribelli all'Imperatore. Un tale sospetto, come già
vedemmo, aveva indotto Zenone a far muovere i Rugi contro Odoacre.
Ma questi li vinse, ed occupò il Norico, penetrò nel Rugiland, ne
imprigionò il re colla moglie, ne mise in fuga il figlio, che andò da
Teodorico per eccitarlo alla vendetta. E Teodorico pareva assai ben
disposto a gettarsi nell'audace impresa, sia perchè i Rugi confinavano
colla Pannonia, e la loro disfatta era per lui pericolosa; sia perchè
sperava, vincendo, di occupare le fertili pianure d'Italia, e trovare
così pei suoi una stabile e sicura dimora. A tutto ciò si aggiungeva,
che la discordia già cominciata fra Odoacre ed il Papa aveva indebolito
e reso quindi assai meno temibile il primo. L'occupazione della
Dalmazia, l'entrata nel Rugiland, il farla Odoacre sempre più da
sovrano indipendente, l'appoggio dato per lungo tempo al vescovo di
Roma contro l'Imperatore facevano a questo desiderare un radicale
mutamento in Italia. Teodorico, allontanandosi da Costantinopoli,
fermandosi nella Penisola, avrebbe potuto non solo punire Odoacre, ma
pigliare anche una più ferma attitudine di fronte al Papa.
Tutto questo spingeva lui a partire, e Zenone a mandarlo. Gli storici
hanno lungamente disputato se la prima iniziativa venisse dall'uno
o dall'altro. Secondo Jordanes, Teodorico avrebbe fatto la proposta
a Zenone, dicendo: — Se io sarò disfatto, non mi avrai più a tuo
carico; se invece vincerò il _tiranno_ (così chiamavano Odoacre,
perchè non legittimo sovrano), governerò io il paese in tuo nome,
_vestro dono vestroque munere possidebo_. — Procopio scrive invece che
Zenone persuase Teodorico ad andare in Italia, e l'Anonimo Valesiano
dice che lo mandò _ad defendendam sibi Italiam_. Il fatto vero è che
l'uno voleva andare, e l'altro voleva mandarlo; i comuni interessi li
spingevano verso la stessa meta. E però Teodorico si mosse finalmente
per l'Italia nell'autunno del 488.
Non era una impresa esclusivamente militare, ma piuttosto la invasione
d'un popolo in armi; giacchè Teodorico, che si moveva ora in nome
dell'Impero, menava seco le donne, i vecchi, i fanciulli, con carri che
trasportavano le masserizie, e servivano da case, durante il viaggio,
con mulini mobili per macinare il grano. Tutta questa moltitudine
portava il nome di Ostrogoti; ma era al solito una mescolanza di genti
diverse, alle quali gli Ostrogoti, che in essa prevalevano, davano il
nome. Erano riunite dal valore e dalla reputazione del loro capo, dalle
guerre e saccheggi fatti sotto il suo comando, dal bisogno comune,
urgente di trovare un paese in cui potessero stabilmente fermarsi e
vivere. Non è possibile dire qual fosse il loro numero preciso. Chi
li porta a 40,000 uomini in armi, chi ad una cifra anche maggiore.
Tutto compreso, fra uomini, donne, vecchi e fanciulli, gli scrittori
variano da 200 a 300 mila individui. Presero la via delle Alpi Giulie,
e fu una marcia faticosa, qualche volta disastrosa. Il freddo era
grande, il gelo induriva i loro capelli, la barba, gli abiti. Dovettero
procurarsi il cibo, strada facendo, colla caccia, o combattendo, o
saccheggiando i paesi che traversavano. Un primo scontro sanguinoso
lo ebbero coi Gepidi; ne seguirono poi altri, e finalmente, dopo otto
mesi di pericoli e di stenti, percorrendo la stessa via percorsa già da
Teodosio, da Alarico e da Attila, nel luglio del 489 erano in Italia.
Il 28 agosto, sull'Isonzo, non lungi da Aquileia, ebbe luogo la prima
battaglia con Odoacre.
Questi, che pur era capitano di valore, e si trovava alla testa di
un esercito più numeroso, aveva preso anche una forte posizione. Ma
dovette cedere dinanzi al primo impeto dei Goti, ed alla superiore
capacità strategica del loro capo. Un'altra battaglia fu data
sull'Adige, presso Verona, il 30 settembre 489, e sebbene anche questa
fosse da Odoacre perduta, Teodorico dovette subire gravissime perdite,
giacchè, invece di avanzare, si ritirò fino a Milano, per chiudersi
poi in Pavia. Odoacre allora andò verso Roma, sperando di potere senza
difficoltà entrare nella Città eterna, e stabilmente occuparla, il che
gli sarebbe stato di grande aiuto, non solo morale, ma anche materiale,
perchè gli avrebbe, nel continuare la guerra, assicurato alle spalle
tutta l'Italia meridionale. Ma qui si cominciò invece a delineare assai
chiara la difficoltà della posizione in cui si trovava. Roma gli chiuse
le porte in faccia, e le popolazioni italiane gli si cominciarono a
manifestare avversissime, in parte per la lotta da lui recentemente
sostenuta con la Chiesa, in parte per le spoliazioni in numero sempre
maggiore da lui fatte negli ultimi anni, sia pei cresciuti bisogni
della guerra, sia per la poco regolare amministrazione. E di tutto
ciò la Chiesa aveva saputo profittare, per eccitar contro di lui le
moltitudini, tanto che poco dopo si parlò addirittura d'una generale
cospirazione, di una specie di Vespro siciliano organizzato contro
di lui dal clero.[25] Ma quel che è più, nelle sue file cominciò la
diserzione, la quale sembra che pigliasse proporzioni grandi davvero,
dopo che il suo _Magister militum_ Tufa passò al nemico insieme con
altri. Se non che Tufa, avuti da Teodorico alcuni Goti a suo comando,
disertò nuovamente, per tornare con essi a Odoacre, al quale li
consegnò, e dal quale furon subito fatti uccidere. Si potè quindi
dubitare, che il primo tradimento fosse stata una finzione per poter
compiere il secondo. Diserzioni vere e proprie ve ne furono però non
poche, ed anche fra i soldati di Teodorico. Il fatto vero è che questi
eserciti misti di varie genti barbariche, erano, come abbiamo detto più
volte, quasi compagnie di ventura al servizio dell'Impero, senza patria
e senza fede, guidate dall'interesse personale dei loro capi, spesso
anche dei sotto-capi, che agivano per proprio conto.
Così le difficoltà divenivano da una parte e dall'altra sempre
maggiori; ma non meno grandi furono gli sforzi fatti per superarle, sì
che la guerra andò assai in lungo. Odoacre si mostrò degno di tener
testa a Teodorico, che s'era dovuto chiudere a Pavia, dove la calca,
nel suo primo entrare, era stata tale e tanta, che le sofferenze de'
suoi furono davvero enormi. A soccorso della loro miseria venne il
clero, alla cui testa si trovava il vescovo Epifanio, il quale si
adoperò eroicamente a sollievo di tutti coloro che soffrivano, senza
distinzione di partito o di origine, pagando di suo per liberare dalla
schiavitù coloro che erano stati fatti prigionieri da una parte o
dall'altra. Intanto Odoacre, messe di nuovo insieme le sue forze, entrò
con esse in Milano, pronto ad affrontare il suo rivale. Se non che,
altri barbari vennero a mescolarsi ora in questa guerra, modificandone
e confondendone di molto l'andamento. Scesero i Burgundi a difesa
di Odoacre, ma in realtà più che altro a saccheggiare il paese per
proprio conto. I Visigoti invece, mossi dalla comunanza di sangue,
vennero a difesa di Teodorico, e pugnarono con lui nella battaglia, che
fu data sull'Adda il dì 11 agosto 490. E qui la disfatta di Odoacre
fu inevitabile. Aveva potuto con energia resistere a Teodorico, in
cui favore erano l'autorità dell'Impero e della Chiesa, non che le
popolazioni insorte; ma di fronte alla coalizione dei Visigoti e
degli Ostrogoti, dovè cedere ritirandosi a Ravenna. Ivi sostenne
valorosamente un assedio che durò tre anni, non potendo Teodorico
stringere il blocco dalla parte del mare, e dovendo dalla parte di
terra resistere a sanguinose sortite dalla città. Intanto questi poteva
dirsi già padrone di tutta Italia, nella quale andava ogni giorno
acquistando maggior favore, divenendo sempre più forte. Quasi da per
tutto pareva che fossero cessati il rumore delle armi ed il grande
spargimento di sangue: _ubi primum respirare fas est a continuorum
tempestate bellorum_.[26]
Presso Ravenna però la lotta continuava con gran vigore. Teodorico
potè da ultimo bloccarla anche dal mare, quando, essendogli riuscito
d'entrare in Rimini, gli fu possibile raccogliere un certo numero di
navi. L'assediata città cominciò allora a soffrire crudelmente una
fame, la quale, dice il cronista ravennate Agnello, uccise molti di
coloro che il ferro aveva risparmiati. E finalmente, nel febbraio
493, quinto anno della guerra, terzo dell'assedio, Odoacre dovè
cedere. Il 25 di quel mese egli consegnò suo figlio in ostaggio,
ed il 27 l'accordo della resa era definitivamente concluso, per
mezzo dell'arcivescovo di Ravenna. Altra prova anche questa della
straordinaria importanza assunta allora dal clero, e quindi dalla
Chiesa in tutti gli affari di maggiore gravità.
I termini precisi dell'accordo non sono ben noti, e dettero perciò
luogo a moltissime dispute. Certo è che Odoacre s'arrese, salva la
vita, _accepta fide, securus se esse de sanguine_, come dice l'Anonimo
Valesiano. Ma a questa condizione gli scrittori bizantini ne aggiungono
un'altra assai singolare, secondo la quale il vinto avrebbe ottenuto
di partecipare al governo insieme col vincitore, restando a capo anche
d'una parte delle forze militari. Riesce in verità assai difficile
capire come mai ciò potesse avvenire, tanto più che Teodorico era
stato mandato da Zenone a sottomettere, a cacciare Odoacre. Ed ammessa
pure la poco credibile esistenza d'un tale trattato, non è credibile
che potesse essere stato concluso in buona fede da nessuna delle due
parti, ed avesse potuto illudere qualcuno. Infatti il 5 marzo 493
Teodorico entrava solennemente in Ravenna, dove gli vennero incontro
l'arcivescovo ed il clero recitando salmi. Il 15 dello stesso mese
invitava a solenne banchetto Odoacre, il quale appena giunto venne
aggredito da persone ivi nascoste; e poi lo stesso Teodorico sguainò
la spada per ucciderlo colle proprie mani. — Dov'è Dio? — esclamò il
decaduto principe. E l'altro, nel sentire che il fendente della sua
forte spada scendeva, profondamente tagliando, senza quasi trovar
resistenza, osservò con cinico e barbarico sorriso: — Si direbbe che
non ha ossa. — I parenti e gli amici d'Odoacre subirono tutti, più
o meno, la stessa sorte. Non mancò chi disse che Teodorico aveva
scoperto, e perciò voluto vendicare insidie e tradimenti orditi
da Odoacre contro di lui; ma ciò prova solo l'odio e la diffidenza
reciproca, quindi la impossibilità di un vero accordo.


CAPITOLO III
Il regno di Teodorico

Dopo questo atto da vero barbaro, Teodorico si potè dire solo padrone
in Italia. La condizione in cui egli si trovava adesso non era in
verità molto diversa da quella di Odoacre. Questi aveva comandato una
moltitudine incomposta di genti varie, Eruli, Turcilingi, sopra tutto
Sciri. Teodorico era anch'esso alla testa d'una mescolanza di varie
genti, Gepidi, Rugi, Breoni, e Romani o romanizzati,[27] principalmente
però Ostrogoti, che davano a tutti un nome comune. Non era quindi
neppur questo un popolo unito da sentimento nazionale; era una banda
di ventura, unita dal bisogno di vivere saccheggiando e guerreggiando,
organizzata, come quella d'Odoacre, colla disciplina militare appresa
dai Romani. Teodorico veniva, noi lo abbiamo già visto, non come
il re di un popolo germanico, ma come un Patrizio, rappresentante
dell'Imperatore e da esso mandato. Al di sotto di lui c'era un
_Magister militum_, ed a capo delle varie parti dell'esercito erano i
_Comites_, che risiedevano nelle diverse province d'Italia. La grande
differenza fra lui ed Odoacre stava solo nel carattere, nell'ingegno
politico e militare assai superiore di Teodorico. La sua educazione,
in parte anche il suo spirito, si erano formati a Costantinopoli,
dove egli era divenuto ammiratore della civiltà romana, senza mai
cessare affatto d'essere un barbaro. Quantunque sia certo che egli non
avesse nessuna cultura letteraria, riesce difficile credere, come pur
generalmente si dice, che egli non sapesse addirittura scrivere il
proprio nome. È vero che per firmare si serviva d'una lamina d'oro,
in cui erano intagliate le prime quattro lettere del suo nome; ma
questo poteva anche essere un modo di guadagnar tempo quando doveva
sottoscrivere in forma diplomatica i molti atti ufficiali del suo
governo.
Noi non dobbiamo aspettarci che negli Ostrogoti di Teodorico
persistessero ancora le antiche e primitive istituzioni germaniche.
Sebbene avesse menato seco anche i vecchi, le donne ed i bimbi, tutto
un popolo, o per meglio dire una gran moltitudine, egli era in sostanza
il capo militare, il duce d'un esercito di varie genti vissute dapprima
cogli Unni e poi dentro l'Impero. Non era quindi possibile trovare più
fra di loro la proprietà collettiva dell'antico villaggio germanico,
nè quelle assemblee popolari che frenavano il potere regio. Teodorico
comandava con assoluto imperio di capitano, solo in casi eccezionali
consultando il suo esercito. In ogni modo essi non avrebbero potuto mai
legiferare pei Romani, nè i Romani pei Goti. Egli era venuto col titolo
di Patrizio, per riconquistare l'Italia all'Impero, che restava sempre,
teoricamente almeno, nella sua unità, non mai interamente distrutta.
Infatti anche quando v'erano due Imperatori, se quello d'Occidente
moriva, il suo potere ricadeva in quello d'Oriente, fino a che non
veniva eletto il successore. Di certo, come Ricimero, come Oreste, come
Odoacre, anche Teodorico voleva essere il vero, effettivo padrone in
Italia, possibilmente una specie d'imperatore d'Occidente. Ma questo
potere cui egli mirava e che in parte raggiunse, era in contradizione
manifesta con la missione a lui affidata, e che egli aveva accettata:
bisognava quindi legalizzarlo, e ciò non poteva farlo che l'Imperatore,
a cui egli si rivolse quindi senza indugio. Subito dopo la battaglia
dell'Adda, nel 490, quando ancora non era entrato in Ravenna, ma
già si sentiva padrone dell'Italia, aveva mandato un'ambascerìa
all'Imperatore, per potere assumere la dignità regia, _ab eodem
sperans se vestem induere regiam_.[28] Questa ambascerìa non ottenne
però nessun resultato, essendo nell'aprile del 491 morto Zenone, cui
successe Anastasio, che non mandò risposta. E, Teodorico, il quale
era allora già entrato in Ravenna dove aveva ucciso Odoacre, si lasciò
nominare re dai suoi Goti, che non aspettarono la risposta del nuovo
Imperatore.[29] Una tale elezione non gli dava però sui Romani, quella
legale autorità che solo dall'Imperatore poteva venirgli. In sostanza
non era un re, ma un _tiranno_ come Odoacre, che egli perciò appunto
era venuto a combattere in nome dell'Impero.
Questa sua difficile condizione migliorò non poco nel 498, quando,
essendo divenuto di fatto assai più potente, riuscì finalmente, con
una nuova ambascerìa, ad ottenere dall'Imperatore Anastasio le insegne,
_omnia ornamenta Palatii_, che Odoacre aveva mandate a Costantinopoli.
Non bisogna però credere che la nuova autorità gli fosse concessa,
senza fissarne limiti e senza qualche determinazione. Tanto Cassiodoro
quanto Procopio accennano a patti e condizioni. Il secondo di questi
scrittori ci narra infatti come i Goti, quando più tardi furono vinti
da Belisario, gli affermassero d'aver sempre fedelmente rispettato i
patti e le condizioni imposte ad essi dall'Impero. Teodorico di certo
aveva il comando dell'esercito, era giudice supremo, nominava tutti
gli ufficiali dello Stato. Ma s'illuderebbe assai chi lo credesse
perciò divenuto una specie d'Imperatore d'Occidente, o anche un re
dei Romani indipendente da colui che lo aveva mandato. Egli non poteva
promulgar vere e proprie leggi, ma solo editti per l'Italia, i quali
dovevano restare dentro i confini di ciò che avevano già prescritto
le leggi, che si facevano a Costantinopoli, e si applicavano a tutto
l'Impero. Continuò pure a far l'elezione dei Consoli, i quali erano
una magistratura comune del pari a tutto l'Impero. Uno di essi veniva
eletto in Oriente; l'altro era eletto in Italia da Teodorico, ma doveva
essere confermato a Costantinopoli. E così pure solo l'Imperatore
poteva coniar moneta colla propria effigie. Son tutte cose che
riconfermano la persistenza della unità dell'Impero.
Il potere di Teodorico si limitava alla sola Italia, sebbene qualche
volta egli pretendesse di esercitarlo anche nelle isole e nell'Africa.
D'impero di Occidente non si parlava neppure. Anzi l'Imperatore non
riconobbe mai un regno goto ereditario, e perciò i successori di
Teodorico dovettero sempre essere riconfermati a Costantinopoli,
altrimenti rimanevano solo tiranni. Il suo regno ebbe un altro
carattere affatto speciale. Tutta l'amministrazione rimase nelle mani
dei Romani; le armi restarono ai Goti, che formarono l'esercito. E
questo fece dire a più d'uno scrittore, che fu allora vietato affatto
l'uso delle armi ai Romani. Si fece confusione con un ordine di severa
proibizione, emanato assai più tardi da Teodorico, quando egli cominciò
a temere di una ribellione in Italia. Anzi non è facile neppur credere
alla loro esclusione assoluta dall'esercito, massime se si pon mente
al significato assai lato, che aveva allora la parola Romano, ed
all'essere l'esercito goto composto di genti diversissime. Esso era
certamente goto, e chiunque ne faceva parte aveva quel nome. Ma lo
stesso Cassiodoro, il quale ripete più volte che la difesa dello Stato
era affidata ai Goti, cita nelle sue lettere (VIII, 21 e 22) l'esempio
di qualche nobile romano, sotto la sorveglianza di Teodorico, educato
nella lingua dei Goti, e insieme con essi nell'esercizio delle armi.
Dei Romani certo ne furono ammessi pochi e con difficoltà, ma non
vennero esclusi del tutto. Altra prova che l'uso delle armi non era ad
essi vietato, l'abbiamo nel fatto ricordato dallo stesso scrittore,
quando narra che una volta dovè abbandonare il proprio gabinetto, ed
armare le sue genti per difendere l'Italia meridionale, minacciata da
You have read 1 text from Italian literature.
Next - Le invasioni barbariche in Italia - 11
  • Parts
  • Le invasioni barbariche in Italia - 01
    Total number of words is 4308
    Total number of unique words is 1601
    37.9 of words are in the 2000 most common words
    56.7 of words are in the 5000 most common words
    65.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 02
    Total number of words is 4438
    Total number of unique words is 1511
    39.5 of words are in the 2000 most common words
    55.4 of words are in the 5000 most common words
    63.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 03
    Total number of words is 4385
    Total number of unique words is 1579
    41.5 of words are in the 2000 most common words
    58.0 of words are in the 5000 most common words
    65.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 04
    Total number of words is 4415
    Total number of unique words is 1649
    41.5 of words are in the 2000 most common words
    57.1 of words are in the 5000 most common words
    65.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 05
    Total number of words is 4365
    Total number of unique words is 1422
    41.5 of words are in the 2000 most common words
    58.8 of words are in the 5000 most common words
    66.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 06
    Total number of words is 4435
    Total number of unique words is 1533
    42.7 of words are in the 2000 most common words
    60.0 of words are in the 5000 most common words
    67.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 07
    Total number of words is 4453
    Total number of unique words is 1610
    40.9 of words are in the 2000 most common words
    57.3 of words are in the 5000 most common words
    67.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 08
    Total number of words is 4486
    Total number of unique words is 1647
    42.0 of words are in the 2000 most common words
    58.6 of words are in the 5000 most common words
    66.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 09
    Total number of words is 4431
    Total number of unique words is 1477
    43.6 of words are in the 2000 most common words
    60.1 of words are in the 5000 most common words
    67.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 10
    Total number of words is 4421
    Total number of unique words is 1539
    40.9 of words are in the 2000 most common words
    58.2 of words are in the 5000 most common words
    66.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 11
    Total number of words is 4352
    Total number of unique words is 1515
    40.1 of words are in the 2000 most common words
    56.3 of words are in the 5000 most common words
    64.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 12
    Total number of words is 4374
    Total number of unique words is 1656
    40.3 of words are in the 2000 most common words
    56.6 of words are in the 5000 most common words
    65.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 13
    Total number of words is 4382
    Total number of unique words is 1531
    43.1 of words are in the 2000 most common words
    59.5 of words are in the 5000 most common words
    68.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 14
    Total number of words is 4430
    Total number of unique words is 1580
    40.3 of words are in the 2000 most common words
    57.5 of words are in the 5000 most common words
    67.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 15
    Total number of words is 4384
    Total number of unique words is 1578
    42.1 of words are in the 2000 most common words
    59.6 of words are in the 5000 most common words
    68.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 16
    Total number of words is 4393
    Total number of unique words is 1568
    40.6 of words are in the 2000 most common words
    58.3 of words are in the 5000 most common words
    67.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 17
    Total number of words is 4381
    Total number of unique words is 1585
    41.9 of words are in the 2000 most common words
    59.8 of words are in the 5000 most common words
    67.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 18
    Total number of words is 4383
    Total number of unique words is 1493
    44.1 of words are in the 2000 most common words
    60.3 of words are in the 5000 most common words
    68.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 19
    Total number of words is 4378
    Total number of unique words is 1511
    40.1 of words are in the 2000 most common words
    56.1 of words are in the 5000 most common words
    63.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 20
    Total number of words is 4407
    Total number of unique words is 1617
    41.5 of words are in the 2000 most common words
    57.6 of words are in the 5000 most common words
    66.0 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 21
    Total number of words is 4399
    Total number of unique words is 1508
    40.7 of words are in the 2000 most common words
    57.2 of words are in the 5000 most common words
    65.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 22
    Total number of words is 4374
    Total number of unique words is 1521
    39.8 of words are in the 2000 most common words
    57.0 of words are in the 5000 most common words
    66.5 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 23
    Total number of words is 4382
    Total number of unique words is 1427
    42.0 of words are in the 2000 most common words
    58.3 of words are in the 5000 most common words
    66.3 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 24
    Total number of words is 4422
    Total number of unique words is 1453
    40.8 of words are in the 2000 most common words
    54.9 of words are in the 5000 most common words
    63.4 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 25
    Total number of words is 4472
    Total number of unique words is 1441
    43.5 of words are in the 2000 most common words
    59.2 of words are in the 5000 most common words
    67.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 26
    Total number of words is 4549
    Total number of unique words is 1572
    43.1 of words are in the 2000 most common words
    61.1 of words are in the 5000 most common words
    69.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 27
    Total number of words is 4489
    Total number of unique words is 1533
    42.8 of words are in the 2000 most common words
    57.7 of words are in the 5000 most common words
    66.7 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 28
    Total number of words is 4431
    Total number of unique words is 1563
    39.8 of words are in the 2000 most common words
    56.9 of words are in the 5000 most common words
    65.6 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 29
    Total number of words is 3739
    Total number of unique words is 1103
    34.7 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    60.8 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 30
    Total number of words is 3721
    Total number of unique words is 1100
    35.9 of words are in the 2000 most common words
    51.4 of words are in the 5000 most common words
    60.1 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 31
    Total number of words is 3607
    Total number of unique words is 1066
    33.7 of words are in the 2000 most common words
    49.9 of words are in the 5000 most common words
    58.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.
  • Le invasioni barbariche in Italia - 32
    Total number of words is 2427
    Total number of unique words is 815
    36.8 of words are in the 2000 most common words
    51.3 of words are in the 5000 most common words
    62.2 of words are in the 8000 most common words
    Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.