L'amore di Loredana - 12

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di pelliccie, perchè la sua bellezza avesse una degna cornice.
Loredana lasciava fare.
Era mutata; un dolore sordo e profondo andava rodendola dal giorno in
cui aveva scoperto che il suo Flopi mentiva; e mentiva perchè l'amicizia
con Giselda Fioresi doveva avere un significato ch'egli non poteva
confessarle. Dapprincipio, quando s'accorse che Filippo riprendeva le
sue abitudini mondane, la giovane lo seguì col pensiero affannosamente;
si fece raccontar volta per volta ciò che egli aveva visto e ciò che
aveva detto; notò che mai non pronunziava il nome della contessina
Fioresi, anche quando dai giornali si poteva rilevare che la contessina
frequentava le feste e i ritrovi ai quali Filippo prendeva parte. Mille
volte, Loredana era stata in procinto di chiedere spiegazioni, e mille
volte s'era trattenuta, pensando ch'egli avrebbe mentito ancora.
Poi a poco a poco, riuscì a dominarsi; non volle più sapere, non
interrogò più. Ella era la sua amante, che lo attendeva con desiderio
inesprimibile e gli si dava tutta con infinita voluttà; faceva tacere la
gelosia terribile che le attossicava il cuore, divorava in silenzio le
lagrime e si mostrava sempre lieta e sorridente. Era un eroismo d'ogni
giorno, d'ogni ora, che Filippo non sapeva, non avrebbe mai saputo.
Anche quel lusso che la circondava le pareva soverchio; indossava la
pelliccia, infilava nelle dita gli anelli preziosi con un certo piccolo
brivido, pensando che il nome di mantenuta le conveniva allora meglio
che mai. Non gliene importava; il mondo le era così sconosciuto e così
lontano, che non voleva occuparsene; ma sua madre, la buona signora
Emma, s'era inquietata per lei.
Loredana andava sempre a trovare la mamma nella casetta bianca sul
campiello solitario. Ogni volta era certa d'incontrare per la via Adolfo
Gianella, il suo antico fidanzato, il quale le faceva la posta. Egli le
era rimasto stranamente fedele, attraverso l'uragano di scandalo e di
maldicenza che aveva travolto il nome della giovane. La seguiva a
distanza per lunghi tratti, la guardava con intenso piacere, e ne era
forse più innamorato che nei giorni in cui ella era vergine e innocente.
Adolfo aveva appreso tutto dalla bocca dei curiosi e degli sfaccendati,
la vita e l'amore di Loredana, e poi aveva scoperto il nido degli amanti
e s'era posto a gironzare in quei dintorni, a guardar quelle finestre, a
spiar quella gioia. Umile e timido, non confidava ad alcuno i suoi
crucci, non parlava in famiglia di Loredana, perchè la famiglia di lui
la odiava. Egli si contentava di seguir la fanciulla e di vederla bella,
prosperosa, felice.
La cosa era tanto abituale ormai, che Loredana contava sulla presenza di
Adolfo, e s'egli passeggiava nel campiello, essa si tratteneva più a
lungo presso sua madre.
--Bada che è tardi,--le diceva questa qualche volta.
--Oh non importa!--rispondeva Loredana, dopo essersi affacciata alla
finestra.--C'è Adolfo, che mi riaccompagna.
E la fanciulla sorrideva, non sapendo ella medesima se la devozione di
lui fosse ammirabile o ridicola.
Una sera egli s'infuriò, con uno di quegli scatti ciechi e improvvisi
che sono proprii dei caratteri timidi. Loredana s'era trattenuta assai
tardi e ritornava sola, a piedi, verso le Zattere, percorrendo calli
deserte. Ella indossava la pelliccia, aveva una borsetta a maglie d'oro
appesa al braccio, e le buccole di brillanti negli orecchi.
Adolfo le si avvicinò d'un tratto e le disse bruscamente:
--Perchè torni a quest'ora? Non pensi che ti può capitar qualche cattivo
incontro?...
Loredana si fermò sbalordita a guardarlo; poi rise involontariamente:
--Sapevo che c'era lei,--rispose,--e che lei mi accompagna.
Egli si calmò subito; le si mise al fianco, e le disse con espressione
lamentabonda:
--Come sei bella!... Non vuoi, non vuoi proprio sposarmi?
La giovane parve non aver capito; egli continuò:
--Io ti perdono tutto; tu sei l'amante del conte, e non te ne faccio
colpa. Forse io non sapeva trattarti, ma ora ho imparato, perchè ho
tanto sofferto.... Non vuoi sposarmi? Non ti piacerebbe di vivere con
me?
Loredana scosse il capo, accennando di no. Adolfo soggiunse, umilmente:
--Hai ragione. Sei abituata al lusso e all'eleganza.... Il tuo valore è
troppo grande per me....
La fanciulla lo squadrò e rispose:
--Sì, ora valgo più di due milioni....
Adolfo tacque senza comprendere. Che cosa voleva dire? Era impazzita? La
guardò di nuovo, e vedendo che essa sorrideva, non osò chiedere
spiegazioni; le camminò al fianco in silenzio, a capo basso.
--Lei mi ha perdonato?--riprese Loredana d'un tratto.--Ma è inutile; io
non le ho chiesto il suo perdono, e non le ho fatto nulla di male,
perchè ho disposto di me liberamente. Crede lei che per vivere la mia
vita non occorra del coraggio?...
Si morse le labbra, temendo di dir troppo; e con voce secca aggiunse:
--Mi sorvegli, ma non mi stia al fianco; potrei incontrare persone che
conosco, e non vorrei far credere che io passeggi coi giovanotti la
sera, per le calli perdute....
Adolfo rallentò il passo, in modo da starle alle spalle e da proteggerla
senza accompagnarla. La fanciulla si sentì presa da tenerezza, per il
querulo amante, volse il capo, e disse con un sorriso:
--Grazie. Così va bene....
Egli la seguì fino alle Zattere e poi scomparve.
Per più giorni andò ruminando la frase della giovane: «Ora valgo più di
due milioni». Che cosa aveva voluto dire? Forse la pelliccia, i
brillanti, gli abiti che portava indosso valevano più di due milioni?
Era impossibile.... Allora qualcuno le aveva offerto due milioni per
abbandonare il conte?... Questo era più verosimile; egli, Adolfo, due
milioni gli avrebbe dati per la gioia di far sua Loredana, e un ricco
signore poteva pagarsi caro quel capriccio.... Andava galoppando nel
mondo delle fantasie e degli assurdi, senza venire a capo di nulla,
divorato dal bisogno di sapere, annaspando nelle tenebre.
La frase sfuggitale aveva scosso Loredana medesima. Ella pure vi ripensò
nei giorni seguenti, come le parole fossero state una rivelazione, come
il fatto avesse trovato in quelle una consacrazione impreveduta e
strana.
Valeva ella veramente più di due milioni? Filippo non pensava mai al
patrimonio che le aveva sacrificato con tanta prontezza?
Loredana si mise a studiarlo attentamente, a scrutarne il pensiero, a
sorprenderne le intenzioni. Egli era imperturbabile; non più parola
usciva dalla sua bocca a proposito di quella eredità, non un accenno ai
parenti, allo zio, alle noie che dovevan dargli. La sua educazione e le
sue abitudini di gran signore non gli permettevano di gettare uno
sguardo di rammarico a quel tesoro perduto; gli sarebbe parso di
commettere la più ignobile delle bassezze. Parlava all'amante di ogni
cosa, fuor che di quell'incidente, al quale aveva dato minore importanza
di quel ch'egli medesimo si aspettasse, forse perchè sui due milioni
dello zio non aveva mai fatto grande assegnamento.
Egli possedeva circa trentamila lire di rendita e non giuocava; tutto il
suo lusso e tutto il suo piacere erano in Loredana, la quale gli costava
poco oltre la metà del reddito; viveva così in perfetto equilibrio
economico, e finiva per giudicare che le recise dichiarazioni dello zio
gli avevan tolto una preoccupazione fastidiosa e gli avevan dato la
libertà assoluta di vivere a proprio talento.
Loredana non riusciva a penetrare il pensiero dell'amante. Lo vedeva
padrone di sè, sereno, quasi spensierato, e credeva a una finzione....
Un giorno in cui egli andava ammirandola e accarezzandola, la giovane
non riuscì a dominarsi. Gli chiese:
--Ti piaccio?
--Molto,--rispose Filippo ridendo.--Ne dubiti forse?
--Mi ami?--incalzò Loredana.
--Molto,--ripetè Filippo.
--Ti pare che....
Si trattenne, si sentì confusa, diventò rossa in volto.
--Che cosa?--domandò Filippo.--Che cosa deve parermi?
--Ti pare che...? Ti pare che io valga più di due milioni?--disse
finalmente la ragazza.
Filippo la strinse fra le braccia ridendo.
--Più di due milioni?--esclamò.--Ma più che tutti i milioni della terra!
Quali domande tu mi fai! Si direbbe che tu mi creda pentito di non avere
accettato un patto vergognoso, e che io ripensi a quei denari con
rincrescimento....
Corrugò la fronte e seguitò con espressione più grave:
--Questo è offensivo per me, Lori. Tu non dovresti giudicarmi così male.
Io ho avuto fortunatamente un'educazione, la quale mi ha abituato a non
contare mai sul denaro. Se non fossi ricco, lavorerei, e saprei
guadagnarmi da vivere; in ogni modo, certo, non venderei una donna che
mi ama per un patrimonio anche enorme.
Loredana si passò le mani sul volto e si mise a ridere infantilmente.
--Questo mi fa bene,--disse respirando.--Mi fa bene a udir queste
parole. Io pensava sempre ai due milioni, e mi dicevo che non valgo
quella somma....
Filippo le mise una mano sulla bocca.
--Tu mi hai scambiato per un mercante di donne,--interruppe, sorridendo;
e aggiunse con certo orgoglio che Loredana non aveva mai rilevato
prima:--_Noi_ non ci pieghiamo per denaro....
Scivolatagli dalle braccia, ella gli stava davanti in ginocchio,
ammirandolo con espressione ingenua; lo guardò, coi grandi occhi dolci e
ridenti velati da ciglia lunghe, e rimase immobile, così che Filippo
dovette scuoterla. L'ammirazione di lei, che aveva qualche cosa di alto
e di religioso, lo commuoveva sempre; egli se ne sentiva avviluppato e
preso in ogni ora, e ne era quasi sgomento, perchè sapeva ormai che la
fanciulla viveva della sua vita, respirava il suo respiro.
In quell'istante nel quale, caduta involontariamente a ginocchi,
Loredana pareva adorarlo estatica, l'uomo pensò che se il vecchio
Roberto l'avesse vista, avrebbe compreso l'affetto e la protezione
ch'egli Filippo le consacrava, e si sarebbe pentito d'averla chiamata
mantenuta con tanta leggerezza: Filippo si volse a guardare se lo zio
non fosse in un canto, e poi sorrise della propria allucinazione.


IX.

La signora Marta Serrantoni, una giovane dalla grascia pallida, coi
capelli color fiamma, avida di cibo e di denaro, aveva mosso gran guerra
in principio a Loredana e a sua madre, in nome della morale. Poi vedendo
la fanciulla per le vie tutta elegante, e per il Canal Grande nella
gondola a due remi, la signora Marta s'era a poco a poco ravveduta. Il
conte trattava bene l'amica sua, bisognava pur dirlo: non era il
libertino capriccioso e volubile che si credeva, e dal contegno di lui
era naturale concludere che non aveva intenzione di piantare un bel
giorno l'amante nuova come tante altre.
La signora Marta diceva questo con solennità, quantunque avesse detto il
contrario pochi mesi prima, con la medesima solennità; e il codazzo di
giovani e vecchie pettegole che davan peso alle sue parole, andavan
ripetendole, e di giorno in giorno si riavvicinavano alla madre di
Loredana e riprendevano a frequentarne la casa.
Così mentre la signora Emma era malcontenta per il lusso della figlia,
che a lei pareva eccessivo, le altre se ne felicitavano; quando
Loredana veniva dalla sua mamma e trovava le amiche, queste le
passavano una rivista minuta, pregandola talvolta di alzare un po' la
gonna per mostrar le calze di seta, osservando la biancheria,
divertendosi a infilar gli anelli, a provarsi il cappellino, a indossar
la pelliccia. La loro morale taceva innanzi al pregio della roba
lussuosa; esse s'inchinavano all'amante ricco e liberale. Anche ne
godevano, perchè più volte avevano avuto in dono gli abiti ancor freschi
che Loredana smetteva, e i cappellini ch'ella mutava sovente.
La giovane aveva spesso in tasca qualche biglietto delle amiche, le
quali chiedevano protezione al conte per il marito, per il fratello, pel
nipote; e il conte riusciva ad allogar l'uno, a migliorar la posizione
dell'altro, senza conoscerli, per far cosa grata alla sua viperetta.
I concetti morali di quelle piccole donne avevano sorpresa e disgustata
Loredana, che ignorava gli avvolgimenti e le mutazioni dell'umana
vigliaccheria; le avrebbe preferite nemiche aperte; e parlandone con
Filippo, si sentiva in obbligo di scusarle, perchè egli non le
giudicasse troppo severamente.
Ma egli ne rideva, e se ne faceva ripetere le frasi ammirative,
divertendosi ai loro pettegolezzi e al loro mormorìo; qualche volta per
mano dell'amante inviava dolci o fiori, ch'esse si disputavano
vivamente, e talora anche sulla tavola delle borghesi pettegole
comparivan le bottiglie polverose della cantina del conte. A questa
maniera, senza conoscerle di persona, Filippo s'era creato intorno un
circolo di amiche, le quali correvano dalla signora Emma a esaltar la
generosità di lui e a felicitarsi della fortuna che era toccata alla
figliuola.
La signora Emma non pareva del loro avviso, e da qualche tempo era anzi
inquieta.
Come sarebbe finita quell'avventura? La fedeltà del conte l'aveva
stupita senza persuaderla. Nelle sue lunghe ore di riflessioni, ella
aveva accarezzato la speranza che Loredana avesse un figlio; il legame
avrebbe consacrato quell'amore con vincoli quasi sacri, obbligando
Filippo per tutta la vita, forse spingendolo a un passo decisivo. Ma
nulla era avvenuto; Loredana era sterile.
La signora Emma non poteva acconciarsi a questa idea; guardando la
figliuola bella e gagliarda, non le riusciva di credere ch'ella fosse
infeconda; le era balenato il sospetto che la sua sterilità fosse voluta
dall'esperta astuzia di Filippo. Impossibile parlarne a Loredana, che
egli aveva avuto vergine e ignorante d'ogni cosa; sarebbe stato assurdo
interrogarla.
Una volta che la giovane scherzava col bambino di Marta, la signora Emma
osò domandarle:
--Ebbene, Lori, non ti piacerebbe avere un bimbo anche tu?
La giovane diventò vermiglia in faccia.
--Certo,--balbettò,--un bambino anch'io....
--Forse al conte non piacciono?--osservò la signora Emma.
--Non ne abbiamo mai parlato,--rispose Loredana.
E bruscamente andò alla finestra senza proseguire.
--Un bel bambino, che si potrebbe chiamare....--seguitò la madre.--Come
lo chiameresti, Lori?
La giovane si volse e le disse:
--Oh, mamma, non parlarmi così! Mi confondi!
Emma non aggiunse parola, ma quel turbamento la sorprese e le parve la
conferma dei suoi sospetti. Non aveva capito che Loredana si sentiva a
disagio, perchè le sembrava che il discorso aprisse un spiraglio di luce
sul suo amore pel quale aveva sempre un riserbo timoroso, una verecondia
inquieta.
L'argomento ritornò più volte; la Serrantoni, alla quale la signora Emma
aveva confidato i suoi sospetti, s'incaricò d'interrogare Loredana; ma a
lei mancò l'animo di spiegarsi e Loredana la guardò attonita per
quell'interrogatorio, disordinato e confidenziale insieme.
La giovane s'infuriò.
--Se ancora mi parlate del bambino,--dichiarò un giorno,--io non verrò
più a trovarvi! È un'insolenza; tutti vogliono sapere che cosa pensa
Flopi dei bambini; tutti mi domandano che cosa ne penso io; non ci
lasciano più vivere! La Serrantoni mi ha perfino chiesto se sono sicura
che Flopi mi voglia bene come un marito!... È orribile questo
pettegolezzo....
E diede in uno scoppio di pianto, mentre la madre e le amiche le si
facevano attorno a consolarla. Le amiche, specialmente, eran premurose
perchè si vedevano sfuggire le sottane di seta e i cappellini
civettuoli; e quando Loredana accarezzata dalle une, baciata dalle
altre, rassicurata da tutte, cominciò a sorridere attraverso le lagrime,
le donne esalarono un grande sospiro di sollievo....
--Non capisce!--dissero tra di loro più tardi.--È ancora innocente come
l'acqua....
In verità, non capiva; non capiva che cosa volessero da lei, non capiva
le perifrasi prudenti, non capiva che cosa importasse loro la sua
maternità probabile, non capiva sopratutto come questa volta anche sua
madre prendesse parte al coro.
--Ma che cosa mi domandano? Ma di che cosa si occupano?--chiese infine
alla signora Emma.
--Esse credono,--spiegò Emma,--che se tu avessi un bambino, il conte ti
amerebbe di più.
--E che cosa importa loro se Flopi mi ama di più o di meno?
Emma si strinse nelle spalle.
--Mio Dio,--disse, confusa.--È un pensiero che hanno per te, perchè ti
sono affezionate.
--Ma è un pensiero stupido, mamma!--protestò Loredana.--Se io avessi un
bambino, Flopi mi amerebbe ugualmente. Che ne so io? Fors'anco mi
amerebbe meno.
--Davvero?--esclamò Emma scandalizzata.--E perchè mai?
--Perchè sarei malata, perchè diventerei brutta, per tante ragioni
noiose, insomma....
--Allora sei tu che non lo vuoi, Lori?--domandò Emma.
La ragazza la guardò intontita, e poi si mise a ridere.
--Io?--disse.--Come posso io volerlo, o non volerlo?
--Allora è il conte che non vuole?--insistette Emma.
--Flopi?--esclamò Loredana.--E tu pensi che Flopi si curi di queste
sciocchezze? Tu pensi che Flopi sia come la signora Serrantoni?
--Non sono sciocchezze, Lori,--sentenziò Emma gravemente.--Alla fin
fine, tutto dipende dalla volontà del conte.
Loredana scoppiò in una lunga risata.
Le preoccupazioni di sua madre e delle sue amiche risvegliavano in lei
un allegro stupore. Ebbe la tentazione di parlarne all'amante, poi con
lo spirito d'intuizione che spesso la guidava, sentendo nella curiosità
delle donne qualche ombra di mistero, si trattenne; ma istintivamente
scaltra, riuscì per una via indiretta a sapere che cosa Filippo pensava
dei bambini.
Quando egli usciva solo a passeggio, le chiedeva che dovesse portarle a
casa.
--Vuoi i dolci, Lori? Vuoi un palco per questa sera? Devo mandarti i
fiori per la tavola?
Loredana sceglieva; il più delle volte non sceglieva nulla.
--Voglio che tu ritorni presto,--rispondeva.
Ma pressata dalla inquisizione delle pettegole, un giorno si arrischiò:
--Voglio che tu mi porti a casa un bel bambino....
--Di cioccolata?--domandò Filippo ridendo.
--No, un bel bambino vivo,--disse Loredana.
Filippo, che già stava per uscire, tornò indietro e le si avvicinò:
--Veramente?--chiese.--Veramente, tu desideri un bambino?
A guardarla, non si sarebbe detto; ella sorrideva, osservando la
maraviglia dell'uomo, una maraviglia commossa e dolorosa.
--Hai ragione,--egli continuò, accarezzandole i capelli.--Tutte le donne
vogliono il loro bambino.... Ma un bambino, per noi, in questo
momento....
Sembrava molto intrigato, e la cosa divertiva immensamente Loredana, che
non l'aveva mai visto così.
--Certo,--riprese Filippo,--un bambino ti terrebbe compagnia e tu gli
vorresti bene.... Ecco: l'anno venturo avrai il bambino. Te lo prometto.
Sei contenta? L'anno venturo....
Ma s'interruppe. Loredana rideva, fino ad averne umidi gli occhi; poi
con uno scatto gli balzò al collo, e sempre ridendo gli disse:
--Tu hai creduto davvero che io voglia un bambino? Ma no; ma non vi ho
mai pensato, mai, mai, mai! È la signora Serrantoni che mi annoia coi
suoi discorsi e vuole sapere perchè io non ho bambini! A me non importa
nulla! La Serrantoni dice che è colpa tua se non abbiamo bambini, e poi
dice che è colpa mia, e non sa nemmeno lei.... Ma io voglio ciò che tu
vuoi, e non ho mai pensato a queste sciocchezze. Non è vero che sono
sciocchezze?
--E la Serrantoni,--disse Filippo racconsolato,--non ti ha spiegato
perchè è colpa mia se non abbiamo bambini?
--Ah no!--esclamò la giovane, ridendo ancora.--Non mi ha spiegato
niente. Mi ha fatto dei discorsi stranissimi, e in ultimo ha deciso che
io sono una grande oca, perchè non ho capito una parola. Io, però, le ho
dichiarato che se mi secca ancora, non le porterò più i dolci.
--Hai fatto benissimo,--approvò Filippo, baciandola sulla bocca.--E le
dirai che della nostra vita e del nostro amore siamo padroni noi.
Le parole di Filippo diedero un grande coraggio a Loredana, e mentre le
pettegole evitavano quel solito argomento per non addolorarla, ella lo
provocò a bella posta qualche giorno dopo.
--Ho parlato con Flopi del bambino,--disse.
La madre e le amiche, le quali stavano intorno, mandarono una
esclamazione di stupore.
--E che cosa ha detto il conte?--domandò la Serrantoni, trepidando.
--Ha detto che il bambino lo avrò l'anno venturo,--rispose la giovane
categoricamente.--Ma un bambino, per noi, in questo momento....
Ella tacque; le altre tacquero, guardandosi. Loredana era stupefatta per
il successo impreveduto delle sue parole. Finalmente la signora Emma si
passò una mano sulla faccia, e disse sottovoce alla Serrantoni:
--Avevo indovinato. È lui che non lo vuole!...


X.

La serata al teatro Goldoni era stata fatale per Berto Candriani.
Innanzi tutto egli aveva visto Loredana sotto un aspetto nuovo; fino a
quel giorno aveva considerata la giovane come una piccola borghese presa
nella luce della vita mondana per un capriccio di Filippo e destinata a
scomparir presto con quel capriccio; ma standole a fianco, ammirandone
l'eleganza e la freschezza, vivendone alcune ore la vita, notandone
l'ingenuità non priva d'orgoglio, s'era dovuto ricredere. Loredana era
destinata a non scomparire presto: aveva tutte le qualità per essere
un'amante di primo ordine, o una mantenuta lussuosa, o un'amica
affezionata e fedele, a seconda dell'uomo che l'avesse guidata nel suo
cammino.
Da quella sera in poi, Berto aveva notato che se ne parlava molto tra le
dame; dal canto suo, tartassato di domande, aveva dovuto raccontare una
quantità di cose vere e una quantità di cose false, per rispondere alla
curiosità acuta delle amiche. Forte della sua fantasia, aveva prodigato
particolari bizzarri, che raccontava dapprima ridendo; ma perchè le dame
parevano credere, a poco a poco aveva ripetuto quei particolari ed altri
ne aveva aggiunti con gravità; in modo che intorno alla ragazza s'era
formata una leggenda.
Fausta di Montegalda, la quale ancora non poteva persuadersi che «quella
stracciona» fosse una rivale, s'era involontariamente prestata a
diffondere la leggenda. La ragazza si faceva chiamare Loredana e
prendeva un bagno nel latte ogni mattina; mangiava fragole tutto l'anno,
e il povero Flopi spendeva un patrimonio per procurargliele durante la
stagione invernale. La camera dove riposava, con le pareti ricoperte di
specchi, aveva un enorme specchio in luogo del soffitto, cosicchè la
ragazza si vedeva riflessa, in tutte le pose e per ogni lato; la
vecchiaccia che l'accompagnava era vedova, ma si diceva avesse
avvelenato il marito.... Povero Flopi! Tra l'amante e la dama di
compagnia s'era proprio _encanaillé_ fino al collo.
Se qualcuno, in nome della verosimiglianza e della logica, osava qualche
obiezione, Fausta rispondeva:
--Ma è così, ve lo assicuro. Domandatene al Candriani. Egli la conosce
per benino, la ragazza....
E Berto era interrogato e doveva confermare o mitigare i racconti
fantastici, i quali, passando di bocca in bocca, avevano ormai rivestito
incredibili forme.
La celebrità di Loredana era fatta. Nessuno pensava più a negare che la
ragazza prendesse un bagno di latte ogni mattina e vivesse di fragole;
la signora Teobaldi, poi, aveva decisamente avvelenato il marito.
Berto non sapeva se riderne o temerne, perchè capiva che se Filippo
avesse conosciuto quel romanzo e il suo autore, le cose si sarebbero
fatte molto serie.
E mentre l'immane pettegolezzo sobbolliva, la vita di Loredana aveva
avuto una buona ripresa. In quell'inverno la giovane era andata più
volte a teatro, ora con la Teobaldi, ora con Filippo, scatenando una
bufera di commenti e di discussioni, che non giungevano fino al suo
orecchio. L'appartamento sulle Zattere, tutto raccolto e ben riscaldato
pareva più intimo e voluttuoso.
Loredana aveva dimenticato Giselda Fioresi e i due milioni e la taccia
di mantenuta; viveva spensieratamente con la cieca sicurezza di poter
vivere sempre così felice.
Ella fu un po' sorpresa di vedersi un giorno comparire in casa Berto
Candriani, il quale non le faceva mai visita nelle ore in cui Filippo
era assente.
Berto indossava la redingote, aveva un garofano bianco all'occhiello, e
in una mano i guanti paglierini; era addobbato per una visita di
società, e anche questo maravigliava Loredana, che lo riceveva sempre
come un vecchio amico, senza cerimonie.
Pareva lievemente impacciato.
--Credevo ci fosse Filippo,--disse,--ed ero passato a prenderlo.
--No,--rispose Loredana.--Flopi è andato al tè in casa Lombardi....
--Ah, sicuro!--mormorò Berto.--Sono le cinque, infatti; le cinque e un
quarto, anzi.
--Se lei non ha niente di meglio a fare,--seguitò cortesemente la
giovane,--può trattenersi un istante, e il tè gliel'offrirò io.
Berto battè le mani.
--Anzi, anzi, non domando che questo!
La conversazione languì un attimo. Loredana si chiedeva mentalmente:
«Che cosa vuole?». Berto si distraeva a guardar la fanciulla, la quale
indossava una semplice vestaglia tutta liscia colore scarlatto, serrata
ai fianchi da una fascia alta di seta nera. Egli si diceva che era
straordinariamente desiderabile.
--Flopi è sempre di buon umore?--domandò.
--Certo,--rispose Loredana.--È sempre di buon umore con me.
--Non ha più parlato di quegli incidenti al teatro?
--Di quali incidenti?
--Di quella sera, ricorda? quando io ebbi l'onore di riaccompagnarla, e
si fece anche un brindisi....
La giovane sorrise.
--Ah mio Dio!--esclamò.--Di noi tre, se ne ricorda lei, soltanto!...
Sarebbe curiosa che io e Flopi ne parlassimo ancora!...
Berto si morse le labbra.
--È vero; lei e Flopi han da dirsi qualche cosa di meglio,--mormorò.
--Caro conte,--osservò Loredana, corrugando le sopracciglia,--sa che io
detesto i sottintesi.
--Non ci sono sottintesi; dicevo una verità. Due persone che si amano,
non han tempo di badare ai pettegolezzi.
Loredana si alzò per accendere la luce elettrica; la conversazione
ricadde.
--Flopi le ha narrato la storia dei due milioni?--chiese Berto a un
tratto.
--Mi ha narrato ogni cosa.
--Egli non li rimpiange di sicuro?
--Pare di no,--rispose Loredana sorridendo.
Entrò Piero, recando il servizio per il tè, che dispose sul tavolino. Vi
fu una pausa lunga, durante la quale Loredana versò l'acqua bollente
nella teiera, spense il fornelletto a spirito, avanzò il cestello dei
biscotti verso il suo ospite.
--È un bel patrimonio,--riprese questi.
--Che cosa?--domandò Loredana.
Non s'era mai trovata sola col giovane, al quale sapeva di piacere, e se
ne sentiva intimorita, perchè gli occhi di lui non l'abbandonavano mai.
--Dico che due milioni formino un bel patrimonio,--egli spiegò,
prendendo una tazza dalle mani della fanciulla.--Un magnifico
patrimonio, al quale pochi uomini rinunzierebbero per l'amore.
Loredana guardò Berto inquieta.
--Che cosa significa?--domandò.
--Non ci sono sottintesi,--dichiarò Berto sorridendo.--Volevo dire
quello che ho detto; pochi uomini rinunzierebbero a due milioni per
l'amore di una donna. Flopi è di questi uomini, e ciò mi fa piacere....
--No, conte,--interruppe Loredana, bruscamente.--Non è il caso di
scherzare; lei sa qualche cosa?
--Non so nulla!
--Forse Filippo le ha confidato che è malcontento?
--Le do la mia parola, d'onore che Filippo non ha mai aperto bocca con
me....
--E allora?--chiese la giovane freddamente.--Perchè trova strano che
Filippo mi ami?
--Non trovo strano; dico che tra una donna, chiunque ella sia, e due
milioni, quasi tutti gli uomini sceglierebbero questi e lascerebbero
quella.
Loredana non rispose; la bella faccia ridente aveva preso un'espressione
dura, che gli angoli rialzati della bocca facevan più recisa; e gli
occhi fissavan dritti in volto il Candriani, cercando di scrutarne il
pensiero riposto.
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