L'amore di Loredana - 05
quell'accasciamento che pareva sonnambulismo. Si drizzò, sentendo che le
spalle gli si erano incurvate, e si guardò intorno con occhio sicuro.
Perdere Loredana? Obbedire a sua madre? Tutto finito, tutto crollato?
--Parto col primo treno,--promise a se stesso.--Arrivo a Sirmione,
prendo Loredana e questa sera saremo lontani e sicuri. Qualunque cosa,
piuttosto di perderla. Ho commesso una fanciullaggine con sua madre;
bisogna riparare subito, subito, subito....
Non aveva ancor finito il suo pensiero, che una voce nota gli risonò
alle spalle.
--Guardalo qui! Dove vai, così meditabondo?
Era Berto Candriani, che, fattoglisi al fianco, lo squadrò e rimase
stupefatto.
--Accidenti! Che cosa t'è successo? Ti hanno bastonato?
Filippo gli disse con voce secca:
--Non ho voglia di scherzare, Berto!
--E non scherzo. Mi dispiace sinceramente di vederti così, come ti fosse
avvenuto qualche cosa di molto grave. Eri tanto allegro iersera....
Il conte non rispose, e i due uomini procedettero qualche tempo senza
far parola urtati dalla gente che passava per le calli; ma quel giorno
doveva essere singolarmente disgraziato per Filippo, perchè allo svolto
d'una viuzza s'imbattè col conte e con la contessa Lombardi.
--Ah, bene, bene, bene!--esclamò il conte Lombardi, aprendo le braccia,
come per impedire il passaggio ai due amici.--Venite a proposito!
La contessa ebbe un sorriso di compiacenza alla vista di Filippo, che le
stava innanzi a capo scoperto e la salutava.
--Abbiamo la gondola a due passi di qui,--ella annunziò,--e si parlava,
proprio di voi, Flopi. Noi facciamo un giro, e vi conduciamo con noi.
Anche Berto Candriani ci farà compagnia....
--Un giro?--ripetè subito Berto con circospezione.--Che cosa deve
intendersi per un giro, contessa?
--Muoviamoci,--ella rispose.--Noi impediamo il passaggio alla gente. Ora
entriamo in gondola, e vi spiegheremo.
La contessa Lombardi era ancora piacevole, benchè avesse valicato la
quarantina. Il suo corpo era svelto, i capelli eran chiari, gli occhi
vivi; solo la carnagione aveva perduto la sua freschezza; ma poichè la
contessa dichiarava ella per prima di esser vecchia e finita, tutti la
guardavano con simpatia e la trovavano assai più giovane di quanto non
dicesse.
Arrivati al traghetto dove aspettava la gondola a due remi, la contessa
vi montò, Berto vi balzò dentro, dicendo:
--Spiegateci il giro!
Ma Filippo disse:
--Contessa, io devo scusarmi....
--Ah bah!--esclamò la contessa.--Flopi, voi mi fate pensare che la
nostra compagnia vi dispiaccia. Quando noi vi facciamo un invito, voi
avete subito pronta una scusa.
--Cara contessa, siete crudele!--mormorò Filippo.
--Oh, a proposito,--aggiunse il conte Lombardi.--Ricordati che sei a
pranzo da noi, stasera.
--Dunque, vi decidete?--domandò la contessa, guardandolo.
Filippo comprese che bisognava decidersi, si appoggiò al braccio del
gondoliere, e salì....
Il giro della contessa durò per più ore; la gondola, spinta con agile
vigorìa, uscì dal bacino di San Marco in un batter d'occhio, e prese il
largo verso il Lido, poi, per le Vignole, arrivò a San Francesco del
Deserto.
La contessa Lombardi e Berto Candriani erano allegri.
--Non è vero che almeno così godiamo un po' di fresco? Sentite che bel
fresco, Flopi?--diceva la contessa.
Filippo aveva perduto ogni velleità di ribellarsi. Le ore passavano e
gli cadevano sul cuore come goccie di piombo, con un presentimento
funesto; ma egli era troppo abituato alle commedie del mondo perchè il
suo volto lasciasse trasparir l'angoscia febbrile alla quale tutta
l'anima sua era in preda. Sarebbe partito l'indomani: ormai bisognava
adattarsi e non far pesare i proprii dolori sugli amici che volevan
godere la sua compagnia.
Con un rude sforzo riuscì a dominarsi e parve felicissimo di quella
gita, di quello sciupìo di tempo, infinitamente prezioso per lui;
scherzò con Berto Candriani, il quale non sapeva comprendere una
mutazione così rapida, ed era stupefatto; Filippo fece anche un po' di
corte alla contessa, col consenso del marito, che sorrideva.
--Io non so dove tu sia stato,--osservò a un tratto il conte
Lombardi.--Se ne raccontan di belle, a questo proposito....
--Di bellissime,--rincalzò Berto.
--Non so dove tu sia stato, Flopi, ma la campagna ti ha fatto bene. Sei
allegro....
--Allegro,--ripetè Filippo, sentendo l'ironia di quella affermazione.
Tornavano verso Venezia, e la città si scorgeva tutta bianca, come
tutelata dall'angelo d'oro del campanile vetusto: i palazzi marmorei
parevan da lungi portentosi ricami, fragili merletti diuturnamente
lavorati dall'uomo e dal tempo; le acque ai loro piedi si stendevan
placide, con un trasparente color di smeraldo, che gli ultimi raggi di
sole facevano scintillare.
--Ma io vorrei sapere,--osservò la contessa,--che cosa si dice della
campagna di Flopi....
I tre uomini si guardarono.
--Ecco,--disse Berto Candriani,--si dice che....
--È sottinteso,--interruppe Filippo,--che voi, contessa, non crederete
parola di quanto sta per raccontarvi Berto. Voi conoscete quest'uomo? Il
più fantasioso dei maldicenti....
--Non crederò nulla,--rispose la contessa.--Ma vorrei sapere.
--Si dice,--continuò Berto Candriani,--che Flopi, innamorato d'una
bella, d'una bellissima ragazza, sia scappato con lei.
La contessa Lombardi diede in una risata.
--Che pazzo!--esclamò.--È scappato, ed è qui in gondola, al mio fianco?
Berto crollò le spalle.
--Siete ingenua, contessa, mia! È qui per un giorno o due. Domani sarà
scomparso di nuovo.... Sa far le cose da maestro, la vecchia volpe....
La contessa stette un momento a pensare, poi osservò:
--Credevo meglio. Queste cose vanno sempre a finir male; e se
l'avventura è come si racconta, Flopi ha perduto la testa davvero.
Filippo sorrise con l'indifferenza dell'uomo che ascolta cose senza
alcun senso.
--È come ve la racconto io,--assicurò Berto Candriani.--Fuga romantica
con giovinetta.
La contessa alzò le spalle.
--Via, via,--esclamò,--sono maldicenze sciocche: sarebbe nato uno
scandalo senza esempio, e invece non c'è che qualche diceria.... Voi non
sapete ragionare, povero amico!
--Oh guarda,--protestò il Candriani,--Flopi scappa con una ragazza, e
chi non sa ragionare sono io! Voglio mettermi anch'io a far fuggire le
fanciulle, per vedere se mi troverete ragionevole....
Gli amici risero, e la conversazione fu mutata.
A Venezia, giunsero sull'imbrunire; Filippo e il Candriani, scendendo
dalla gondola presso la piazza San Marco, presero congedo per correre a
casa a mutarsi d'abito e per ritrovarsi indi a un paio d'ore nuovamente
dai conti Lombardi.
Non appena fu solo, nella sua camera, Filippo sentì calargli sulle
spalle il peso di quella giornata nefasta, l'accoramento per la sorte di
Loredana. Gli tornò il pensiero d'andarsene subito, di giungere in piena
notte a Sirmione, di prendersi la fanciulla e fuggir lontano.
Ma di nuovo, le abitudini lo dissuasero. Era impossibile mancare al
pranzo, dar quella clamorosa conferma alle voci delle quali il Candriani
s'era fatto eco. Bisognava partire all'alba; ormai non si trattava più
che di poche ore, dell'ultimo sacrifizio.
Quando Filippo, in marsina, con una gardenia all'occhiello, varcò la
soglia del palazzo Lombardi, egli aveva dipinta in viso una tale
espressione di pace, che lo si sarebbe giudicato l'uomo più tranquillo
del mondo.
Berto Candriani, il quale l'aveva preceduto di poco, rimase, al vederlo,
stupefatto per la terza volta.
XII.
Loredana, accasciata per la lettera nella quale Filippo le annunziava
che la sua lontananza si sarebbe ancora prolungata di alcuni giorni,
stava sul divano, a occhi chiusi, non udendo, non pensando, nella
disperazione di far passare quel tempo che doveva essere eterno.
Le fiamme della gelosia cominciavano a divorarle il cuore. La società
alla quale apparteneva Filippo e nella quale era momentaneamente
rientrato, pareva alla fanciulla singolarmente pericolosa. Egli vi
avrebbe ritrovato Fausta e mille altre donne come quella, aiutate dal
lusso e dall'eleganza. E che cosa poteva far lei, povera ragazza ancora
ingenua, contro le malìe di quelle femmine sapienti, cariche di gioielli
prodigiosi, ornate di tutte le grazie? Per la sua fantasia inesperta i
convegni mondani eran come convegni d'amore nei quali Filippo avrebbe
dimenticata presto la piccola amica che soffriva.
E il pensiero venne a colpirla con tanta durezza, che la fanciulla balzò
in piedi, corse nella camera da letto, ne uscì con un largo cappello
bianco che piantò risolutamente in testa, e s'avviò, tenendo un
ombrellino scarlatto fra le mani.
Nel vestibolo trovò la signora Teobaldi, la quale s'avviava appunto
dalla ragazza per strimpellare il piano. Clarice era vestita alla
Pompadour, con amplissimi disegni sul corsetto e sulla gonna: questa,
troppo corta, lasciava scoperti i piedi calzati di scarpe bianche; e
così abbigliata, coi fianchi prominenti, la figura tozza, la Teobaldi
pareva una trottola accuratamente pitturata di fresco.
--Esce?--ella domandò con voce triste.
--Sì, vado a passeggiare,--rispose Loredana.--Vuol tenermi compagnia?
Eran le quattro; il sole abbruciava, la luce era acciecante, sugli
alberi strillavano le cicale.
Clarice, fattasi sulla soglia, gettò un'occhiata intorno, aggrottò le
terribili sopracciglia, e disse:
--Non so se mi convenga arrischiare....
--E perchè no?--chiese Loredana stupita.
--Sa, per la voce; potrei prendere un riscaldo....
La fanciulla crollò le spalle e uscì.
Voleva andare a quelle Grotte di Catullo che avevano visto la sua
felicità, quando vi passava con Filippo quasi l'intera giornata,
imaginando d'esser con lui in un'isola perduta dell'Oceano. Ma per la
certezza che quei ricordi, uniti all'amaritudine presente, l'avrebbero
fatta soffrire di soverchio, Loredana s'avviò sulla strada di Sirmione,
verso la strada provinciale.
Camminava adagio, riparata dall'ampio ombrellino scarlatto, e guardava
gli alberi, l'erba, l'acqua, le barche dei pescatori, per distrarre la
mente, perdendosi in osservazioni oziose. Si fermò a rintracciar fra
l'erba una cavalletta, stette a vedere una lucertola che, immobile, la
fissava coi piccoli occhi neri e acuti. A un punto della strada, alcuni
monelli uscirono a giuocar coi noccioli delle pesche, e Loredana
assistette a una partita, come un monello essa pure.
Così s'era già dilungata verso la strada provinciale, quando da un
nugolo di polvere che si scorgeva lontano, comprese che una carrozza
s'avvicinava; e perchè la cosa non era troppo frequente, Loredana
sedette sopra un muricciuolo, aspettando l'arrivo insolito. La vettura
correva rapidissima e si udiva il tintinnìo dei campanelli.
Un pensiero balenò nel cervello di Loredana:
--Fosse Filippo?
Ma non volle fermarsi a quell'idea, assurda, e che pur le faceva battere
il cuore con tanta ansietà.
Del resto la carrozza era ormai a pochi passi. Loredana si alzò in
piedi, gettò un'occhiata, e vide....
Era possibile? Aveva visto bene? Non si trattava d'un'allucinazione?
La carrozza procedette ancora per alcuni metri, poi si fermò, e una
donna ne discese, tornò indietro a corsa, gridò:
--Lori, Lori, Lori!
Loredana le andò incontro, smarrita, felice, non riuscendo a
comprendere; e sulla strada, innanzi al vetturale attonito, madre e
figlia s'abbracciarono e si baciarono piangendo.
--Vieni con me,--disse la signora De Carolis alla figlia.--Andiamo
all'albergo. Devo parlarti....
Le due donne saliron di nuovo nella vettura, che riprese la sua corsa.
--Oh mamma, come sono felice!--esclamò Loredana, tornando ad
avvinghiarsi al collo della madre, e baciandola con forza.--Chi ti ha
detto che ero qui? Sei venuta a farmi compagnia? Sono sola, tutta sola.
Starai con me. C'è una bella camerina all'albergo, e te la farò
preparare subito, subito, perchè devi essere stanca, con questo caldo.
Ah, come sono felice, mamma! Mi pareva che qualche cosa mi chiamasse per
questa strada!
Mentre ascoltava le parole e rendeva i baci, Emma andava considerando la
sua figliuola, così elegante nell'abito leggero di seta cruda color
d'oro, con la vita stretta in un'alta cintura rossa, con
quell'ombrellino scarlatto dalla impugnatura d'avorio bruciato.
Era molto bella, e molto diversa da un giorno. Il soffio misterioso
dell'amore le aveva dato un'espressione nuova, inconsciamente più
ardita; se prima era ammirata, adesso poteva svegliare la concupiscenza
e accendere la passione degli uomini. Ma Loredana pareva ignorare e il
mutamento compiuto e la significazione pericolosa della sua bellezza.
Tutto pareva ella ignorare; anche l'abisso in cui era precipitata, dal
fondo del quale sorrideva a sua madre.
Emma evitò di rispondere, il cuore stretto da uno struggimento oscuro;
per fortuna il supplizio durò poco; la carrozza giunse innanzi
all'albergo, e Loredana, svelta e leggera, balzò a terra, e stese la
mano ad Emma.
Una donna assisteva a quell'arrivo impensato: Clarice Teobaldi, la
quale, pavoneggiandosi nell'abito troppo corto alla Pompadour,
passeggiava avanti all'albergo, per farsi ammirare da alcuni pescatori,
che la guardavano con ironia mal celata.
Loredana si volse, vide la Teobaldi e sorrise.
--È tornata in carrozza?--disse l'altra, sorridendo a sua
volta.--Credevo fosse arrivato il signor conte.
--No, è la mamma, la mia mamma!--esclamò gioiosamente Loredana.
La Teobaldi fece un inchino alla signora De Carolis, che la squadrò con
un'occhiata, non rispose al saluto, ed entrò nell'albergo, seguita dalla
fanciulla.
Quando giunsero alla camera di Loredana, Emma, appena varcata la soglia,
si volse e chiuse l'uscio a chiave.
XIII.
Quella era la camera che aveva visto e tutelato gli amori di Loredana
con Filippo; tra quelle pareti s'era svolto il dramma eterno della
fanciulla che si tramuta in donna; e forse ogni oggetto, ogni mobile,
ogni ninnolo conservava un ricordo, aveva un significato pei due amanti.
Emma De Carolis gettò uno sguardo a sua figlia, e disse bruscamente con
voce secca:
--Sono venuta a prenderti.
Loredana, la quale era in piedi, ancora col cappello in testa, non potè
frenare un sussulto, e ripetè:
--A prendermi?
--A prenderti,--annunziò Emma di nuovo.--A prenderti e a condurti a
casa. Credi che sia venuta qui per assistere a questo scandalo, a questa
vergogna? Su; levati codesto abito, metti il tuo vestitino nero; fa
presto, perchè non abbiamo tempo da buttar via.
Loredana, udendo quella rampogna espressa con voce fredda, decisa, che
non avrebbe attesa mai da sua madre, diventò pallidissima e si appoggiò
allo schienale d'una sedia. Non comprendeva ancora bene, ma intuiva
oscuramente che il suo amore era finito, spezzato, cancellato per
sempre.
--Véstiti,--ripetè Emma.--Fa presto.
La fanciulla le si avvicinò, ma non osò stendere le braccia, per
attirarla a sè.
--Mamma,--disse,--che cosa avviene?
Si passò una mano sul viso, come per fugare una nube che le avesse
ottenebrato la vista; e seguitò:
--Mamma, non comprendo....
--Lo so; lo so, che non comprendi,--rispose Emma.--Obbediscimi; va a
vestirti; ti spiegherò tutto, dopo.
--Ma dove andiamo, mamma?--esclamò Loredana, stendendo le mani quasi ad
implorare.
--Dove andiamo? A casa; torniamo a casa nostra, a Venezia.
La fanciulla fece ancora un gesto, smarrita, guardandosi intorno.
--E Filippo?--domandò.--Lo sa, Filippo, che sei venuta, a prendermi?
Emma si sentì avvampare la faccia ed ebbe un lampo nello sguardo.
--Filippo?--ripetè.--Io, tua madre, ho da chiedere il permesso al conte
Vagli per riprendere la mia figliuola? E tu obbedisci a lui, piuttosto
che a me?... Lori, non farmi parlare, non tormentarmi....
Le due donne eran di fronte e si guardavano, ambedue timorose di far
male e tuttavia nell'impossibilità di capirsi. Loredana tremava da capo
a piedi, come già Filippo aveva tremato innanzi ad Emma; ma la
fanciulla, invece di piangere e di smarrirsi, sentiva tumultuare
nell'animo una ribellione sorda, imperiosa, veemente, che a pena era
frenata dalla presenza della madre.
--Filippo,--essa mormorò,--Filippo non sa nulla, e io non posso partire
così, senz'avvertirlo. Mi ha scritto che tornerà fra qualche giorno;
ebbene, mamma, aspetta; glielo dirai tu, che io devo tornare a casa....
Emma non potè trattenersi, avanzò qualche passo, afferrò un braccio
della figliuola, e la scosse con forza.
--Ma che cosa dici?--esclamò.--Chi è Filippo? Che diritti ha su di te,
perchè tu non possa muoverti senza il suo beneplacito? Io non so chi
sia, colui.... È un libertino che ti ha sedotta; e io devo aspettarlo
qui, per chiedergli il permesso di riprendere mia figlia? Che cosa dici,
pazza?
Per la durezza di quelle parole, per la stretta nella quale sentiva
preso il braccio, per le offese lanciate a lei e al suo amante, Loredana
proruppe. Si liberò dalle mani di sua madre, fece un passo indietro, e
con gli occhi scintillanti, colla persona eretta come se tutti i nervi
si fossero tesi rudemente nel suo corpo fragile, ella rispose:
--Ma è inutile, sai? È inutile che tu insista! Io non parto: io non mi
muovo.
--Lori,--mormorò Emma,--pensa a quel che fai....
--Non parto, non mi muovo, se prima non è tornato Filippo,--rincalzò
Loredana con voce che le usciva tronca dalle labbra.--Filippo ha dei
diritti, su di me; tu puoi ignorarli; io non posso, se non sono una
ragazza spregevole. I suoi diritti non li ha inventati lui; glieli ho
dati io, perchè l'amo, e ho abbandonato ogni cosa per seguirlo. Egli non
mi ha sedotta; gli volevo bene, gli voglio bene oggi più che mai; vivo
qui sola, in questo paese, per lui. Che colpa ha Filippo in tutto
questo? Se anche avessi sposato Adolfo, oggi vorrei bene a Filippo,
perchè non ho mai amato che lui; e perciò Filippo è un libertino? Se
anche fosse? Io lo amo, gli ho dato tutti i diritti su di me, e tanto
peggio per me, dunque! Del resto, mamma, non è questione di diritti. Io
dovrei partire senza avvertirlo? Egli torna, felice di stare con me, e
non mi trova più? Che cosa mi ha fatto, per trattarlo a questo modo? Non
parto, non mi muovo, fin che io non lo abbia rivisto....
Emma ascoltò in silenzio; il suo sdegno, a mano a mano che la figlia
parlava, andava cadendo. Ella raffrontava mentalmente le parole di
Filippo con le parole di Loredana, e sentiva di trovarsi alle prese con
una passione senz'argini, fatta d'impeto, contro la quale era
impossibile agire con la forza.
Sedette in una poltrona, e quando Loredana tacque, ella disse,
addolcendo la voce:
--Capisco che lo ami. Lo ami più di me. Io sono una povera mamma. Ero
venuta per perdonarti.... Quante mamme avrebbero perdonato?
Udendo quella voce, la solita voce buona di sua madre, Loredana
s'avvicinò, si mise in ginocchio presso la poltrona, ricinse con le
braccia il busto di Emma; e mentre le scendevan le lagrime silenziose
per le gote, susurrò:
--Sì, mamma. Io ti voglio tanto e tanto bene....
Esitò un istante, poi aggiunse con qualche incertezza:
--Ma per Filippo è un'altra cosa; non lo amo di più, lo amo
diversamente. E non posso, credimi, abbandonarlo in questo modo.... Tu
mi hai perdonato, mamma; e sono così felice! Ma non posso abbandonare
Filippo senza dirgli una parola.... Ah tu non sai come voglio bene a te,
come voglio bene a lui! Ho tanto sofferto, pensando a te, che eri sola;
non ho mai avuto un giorno di requie; non dirmi che io ti ho
dimenticata....
Cautamente, mentre Loredana parlava, Emma le tolse il lungo spillo e le
liberò la testa dal cappello, posandolo sulla tavola vicina; poi con la
mano leggera le accarezzò i bei capelli dai riflessi dorati.
--Lo so,--disse,--che mi vuoi bene. E per ciò ti ho perdonato. Ma il mio
perdono, vedi, non servirà a nulla, se non potrò aiutarti....
--Aiutarmi, come?--interrogò Loredana stupita.
--Nessuno sa che tu sei fuggita col conte. A tutti io ho narrato che sei
fuori, in campagna, presso una famiglia amica. La cosa è parsa vera, e
non si parla più della tua assenza; ma i giorni passano, e se tu non
torni, verrà il momento ch'io dovrò confessare la tua fuga.... Hai
capito, Lori? Io dovrò confessare la tua fuga, e tu non potrai più
tornare a Venezia, se non vorrai che tutti ti segnino a dito, e ridano
di me e di te. Hai capito, Lori? Ecco perchè son venuta a prenderti;
siamo ancora in tempo; il tuo ritorno sembrerà naturale, e con l'aiuto
di Dio, se nulla di peggio avverrà, questa brutta pagina della tua
giovinezza sarà un mistero per tutti. Hai capito, Lori?
Loredana tentennò il capo, e si alzò, asciugandosi gli occhi.
--Non me ne importa niente,--disse poi.--Perchè devo occuparmi di ciò
che si dirà un giorno?... Tu agisci, mamma, come se io un giorno dovessi
sposare Adolfo Gianella o qualche altro. Io appartengo a Filippo, e
apparterrò sempre a lui. Non si tratta d'una pagina della mia
giovinezza; si tratta della mia vita intera, che ho donata a Filippo....
Gli altri non esistono più per me.
La madre sospirò, mulinando di pronunziar qualche parola decisiva, e
temendo di pronunziarla; fece sedere la fanciulla sulle ginocchia, le
fece appoggiar la testa alla sua spalla, e osservò cautamente:
--Dici bene, Lori. Hai dato la tua vita intera al conte. Ma se il conte
si stancasse di te, e se tu comprendessi un giorno che gli sei di peso?
Loredana balzò in piedi, guardando sua madre con gli occhi spalancati.
--Non dirlo, mamma! Non lo pensare nemmeno!--esclamò.--Sai qualche cosa
tu? Ti hanno raccontato qualche cosa di lui?
Emma allungò le braccia, fece sedere di nuovo la figlia in una
poltroncina ch'ella aveva avvicinato; e di nuovo con voce dolce e piana,
disse:
--Non so nulla, cara, non mi hanno raccontato nulla. Ma gli uomini sono
facili a stancarsi e a mutare....
--Filippo è diverso, sentenziò Loredana prontamente.
--Il conte,--osservò Emma,--gode una posizione privilegiata, ha
abitudini signorili; può stancarsi non di te, ma della vita che per te
sarà costretto a condurre; forse i parenti gli daranno dei dispiaceri,
e, non conoscendoti, giudicheranno che tu sia una donna cattiva. Il
conte è ricco, e si fa presto a supporre che una ragazza viva con lui
non per amore, ma per calcolo.
Loredana ascoltava inorridita, con le mani strette, fremendo come
l'avessero obbligata a piegarsi e a guardare in un gorgo minaccioso, dal
quale presto ella doveva essere ingoiata.
--Che cose ripugnanti mi dici, mamma!--esclamò, torcendo istintivamente
la bocca.
Ma Emma sorrise con tristezza, e accarezzò le mani della figlia,
bianche, dalle lunghe dita.
--Son cose vere, di tutti i giorni,--ella disse poi.--Ed è per questo
ch'io son venuta a prenderti. Ah, imagina, Lori, che sarebbe di me, se
dovessero accusarti non solo di aver gettato il tuo onore, ma di esserti
venduta a un ricco! E non pensi che potrebbero sospettare anche di me,
come se io avessi visto, compreso e permesso? Io sola conosco la verità;
io sola ho udito le tue parole e le parole del conte....
Si morse le labbra, volle aggiustar la frase, ma già Loredana l'aveva
afferrata e già di nuovo, con un balzo, era dritta innanzi a sua madre.
--Di Filippo?--gridò.--Hai udito le parole di Filippo? L'hai visto,
dunque? È stato da te? Che cosa ti ha detto?... Anch'egli mi ama, non è
vero? Me l'aveva promesso, che ti avrebbe fatto giungere mie notizie; ma
egli è venuto a trovarti.... Vedi come è leale? Se volesse abbandonarmi,
se pensasse di potere stancarsi di me, non verrebbe a parlarti.... Dimmi
quando l'hai veduto; che cosa ti ha detto?
Emma dovette raccontare, e raccontò della visita e del colloquio avuto
con Filippo; la fanciulla stava attenta, quasi senza respirare,
accompagnando la narrazione di sua madre con brevi cenni del capo; e
quando Emma ebbe finito, Loredana tornò a sedersi e restò a lungo muta e
cogitabonda.
--Infine,--ella osservò a un tratto,--egli ha acconsentito alla tua
idea, e ti ha permesso di venire a prendermi. È molto strano il suo
amore....
--Io l'ho persuaso,--disse Emma.
--Oh aveva paura, dunque?--domandò Loredana.--Di che cosa aveva paura?
Io non ho avuto paura di nulla, quel giorno....
Tacque nuovamente; a poco a poco l'espressione del suo viso mutava,
diventando chiusa e dura, come se uno spasimo contraesse i muscoli del
bel volto giovanile; la fronte bianca e fresca fu solcata da una ruga, e
le labbra si strinsero, mostrando agli angoli una piega di disgusto.
Ella s'alzò.
--Aspettami,--disse.--Mi svesto, indosso il mio vestitino nero, e poi
partiamo!
Emma, che aveva colto con l'occhio intento la mutazione rapidissima di
quel viso, che aveva notato la inflessione recisa della voce, che vedeva
la figlia impallidire, volle seguirla.
Loredana entrò nella sua camera da letto, si guardò intorno come avesse
sentito tremare il pavimento sotto i piedi; s'avvicinò a un baule per
aprirlo; poi si fermò ancora, passandosi una mano sul volto e sulla
fronte.
--Ora partiamo,--ella ripeteva.--Ora partiamo. Aspettami.
Ma, d'un tratto, mentre s'inchinava per sollevare il coperchio del baule
nel quale conservava il suo povero abito nero, mandò un grido e cadde a
terra di schianto.
XIV.
L'albergo fu sossopra; accorsero alle grida della signora De Carolis
l'albergatrice e la signora Teobaldi; poi uscirono ambedue, soffiando e
galoppando, e tornarono l'una con una bacinella d'acqua fresca, l'altra
con una boccetta di sali.
In ginocchio presso la figlia sempre immobile a terra, Emma le aveva
slacciato il busto; ma non riusciva a sollevarla.
La Teobaldi si provò a darle mano, e mentre s'affannava all'opera
pietosa, udì il laceramento del corpetto alla Pompadour, che non aveva
potuto resistere agli sforzi inusitati della cantatrice. Allora ella
uscì, ancora galoppando, con la faccia color paonazzo, e tornò seguita
dall'albergatore; il quale sollevò Loredana come un fuscello, l'adagiò
sul letto, e si ritirò subito.
--Lori,--susurrava la madre,--Lori, tesoro mio, amore mio....
--Le faccia fiutar questa boccetta,--consigliò la Teobaldi,--è
miracolosa! Povera fantolina; le sarà rimasta la colazione sullo
stomaco....
--Ma no,--rispose Emma.--Mi dia dell'acqua fresca.
La Teobaldi recò la bacinella, e con la mano Emma spruzzò il viso della
figlia, due, tre volte.
Loredana sospirò infine, profondamente, e il seno bianco si sollevò come
per un singulto.
--Lori,--susurrò Emma,--amore mio, sono qui.
--Ecco, ecco!--esclamò la Teobaldi.--Rinviene; apre gli occhi....
Apriva gli occhi, infatti, Loredana, e li volgeva intorno senza
raccapezzarsi; ma incontrò lo sguardo di sua madre e sorrise, allungando
una mano per prender la mano di lei. Emma le coprì il viso di baci,
piangendo e balbettando parole di tenerezza.
--Che bella scena!--osservò la Teobaldi, colpita nel suo sentimento
estetico.--Che bella scena d'amor materno!
Loredana riconobbe la voce, e mormorò a sua madre:
--Mandala via!
Emma si volse.
--Io la ringrazio, signora,--disse alla Teobaldi.--Lei è stata molto
gentile....
--Non lo dica, non lo dica,--interruppe Clarice,--io voglio molto bene a
sua figlia. Come si fa a non volerle bene?
Si avvicinò al letto e si rivolse a Loredana:
--Sta meglio, signora? Ah, ma com'è bella, così!... È vero che sta
meglio? Un po' d'imbarazzo, forse. E poi, nella sua condizione di
giovane sposa, un malessere momentaneo può avere tanti significati....
Emma fremette da capo a piedi, quasi fosse stata punta. Quell'udir
chiamare sua figlia «giovane sposa», quell'allusione a una maternità
possibile, la richiamarono d'improvviso alla realtà senza illusioni.
spalle gli si erano incurvate, e si guardò intorno con occhio sicuro.
Perdere Loredana? Obbedire a sua madre? Tutto finito, tutto crollato?
--Parto col primo treno,--promise a se stesso.--Arrivo a Sirmione,
prendo Loredana e questa sera saremo lontani e sicuri. Qualunque cosa,
piuttosto di perderla. Ho commesso una fanciullaggine con sua madre;
bisogna riparare subito, subito, subito....
Non aveva ancor finito il suo pensiero, che una voce nota gli risonò
alle spalle.
--Guardalo qui! Dove vai, così meditabondo?
Era Berto Candriani, che, fattoglisi al fianco, lo squadrò e rimase
stupefatto.
--Accidenti! Che cosa t'è successo? Ti hanno bastonato?
Filippo gli disse con voce secca:
--Non ho voglia di scherzare, Berto!
--E non scherzo. Mi dispiace sinceramente di vederti così, come ti fosse
avvenuto qualche cosa di molto grave. Eri tanto allegro iersera....
Il conte non rispose, e i due uomini procedettero qualche tempo senza
far parola urtati dalla gente che passava per le calli; ma quel giorno
doveva essere singolarmente disgraziato per Filippo, perchè allo svolto
d'una viuzza s'imbattè col conte e con la contessa Lombardi.
--Ah, bene, bene, bene!--esclamò il conte Lombardi, aprendo le braccia,
come per impedire il passaggio ai due amici.--Venite a proposito!
La contessa ebbe un sorriso di compiacenza alla vista di Filippo, che le
stava innanzi a capo scoperto e la salutava.
--Abbiamo la gondola a due passi di qui,--ella annunziò,--e si parlava,
proprio di voi, Flopi. Noi facciamo un giro, e vi conduciamo con noi.
Anche Berto Candriani ci farà compagnia....
--Un giro?--ripetè subito Berto con circospezione.--Che cosa deve
intendersi per un giro, contessa?
--Muoviamoci,--ella rispose.--Noi impediamo il passaggio alla gente. Ora
entriamo in gondola, e vi spiegheremo.
La contessa Lombardi era ancora piacevole, benchè avesse valicato la
quarantina. Il suo corpo era svelto, i capelli eran chiari, gli occhi
vivi; solo la carnagione aveva perduto la sua freschezza; ma poichè la
contessa dichiarava ella per prima di esser vecchia e finita, tutti la
guardavano con simpatia e la trovavano assai più giovane di quanto non
dicesse.
Arrivati al traghetto dove aspettava la gondola a due remi, la contessa
vi montò, Berto vi balzò dentro, dicendo:
--Spiegateci il giro!
Ma Filippo disse:
--Contessa, io devo scusarmi....
--Ah bah!--esclamò la contessa.--Flopi, voi mi fate pensare che la
nostra compagnia vi dispiaccia. Quando noi vi facciamo un invito, voi
avete subito pronta una scusa.
--Cara contessa, siete crudele!--mormorò Filippo.
--Oh, a proposito,--aggiunse il conte Lombardi.--Ricordati che sei a
pranzo da noi, stasera.
--Dunque, vi decidete?--domandò la contessa, guardandolo.
Filippo comprese che bisognava decidersi, si appoggiò al braccio del
gondoliere, e salì....
Il giro della contessa durò per più ore; la gondola, spinta con agile
vigorìa, uscì dal bacino di San Marco in un batter d'occhio, e prese il
largo verso il Lido, poi, per le Vignole, arrivò a San Francesco del
Deserto.
La contessa Lombardi e Berto Candriani erano allegri.
--Non è vero che almeno così godiamo un po' di fresco? Sentite che bel
fresco, Flopi?--diceva la contessa.
Filippo aveva perduto ogni velleità di ribellarsi. Le ore passavano e
gli cadevano sul cuore come goccie di piombo, con un presentimento
funesto; ma egli era troppo abituato alle commedie del mondo perchè il
suo volto lasciasse trasparir l'angoscia febbrile alla quale tutta
l'anima sua era in preda. Sarebbe partito l'indomani: ormai bisognava
adattarsi e non far pesare i proprii dolori sugli amici che volevan
godere la sua compagnia.
Con un rude sforzo riuscì a dominarsi e parve felicissimo di quella
gita, di quello sciupìo di tempo, infinitamente prezioso per lui;
scherzò con Berto Candriani, il quale non sapeva comprendere una
mutazione così rapida, ed era stupefatto; Filippo fece anche un po' di
corte alla contessa, col consenso del marito, che sorrideva.
--Io non so dove tu sia stato,--osservò a un tratto il conte
Lombardi.--Se ne raccontan di belle, a questo proposito....
--Di bellissime,--rincalzò Berto.
--Non so dove tu sia stato, Flopi, ma la campagna ti ha fatto bene. Sei
allegro....
--Allegro,--ripetè Filippo, sentendo l'ironia di quella affermazione.
Tornavano verso Venezia, e la città si scorgeva tutta bianca, come
tutelata dall'angelo d'oro del campanile vetusto: i palazzi marmorei
parevan da lungi portentosi ricami, fragili merletti diuturnamente
lavorati dall'uomo e dal tempo; le acque ai loro piedi si stendevan
placide, con un trasparente color di smeraldo, che gli ultimi raggi di
sole facevano scintillare.
--Ma io vorrei sapere,--osservò la contessa,--che cosa si dice della
campagna di Flopi....
I tre uomini si guardarono.
--Ecco,--disse Berto Candriani,--si dice che....
--È sottinteso,--interruppe Filippo,--che voi, contessa, non crederete
parola di quanto sta per raccontarvi Berto. Voi conoscete quest'uomo? Il
più fantasioso dei maldicenti....
--Non crederò nulla,--rispose la contessa.--Ma vorrei sapere.
--Si dice,--continuò Berto Candriani,--che Flopi, innamorato d'una
bella, d'una bellissima ragazza, sia scappato con lei.
La contessa Lombardi diede in una risata.
--Che pazzo!--esclamò.--È scappato, ed è qui in gondola, al mio fianco?
Berto crollò le spalle.
--Siete ingenua, contessa, mia! È qui per un giorno o due. Domani sarà
scomparso di nuovo.... Sa far le cose da maestro, la vecchia volpe....
La contessa stette un momento a pensare, poi osservò:
--Credevo meglio. Queste cose vanno sempre a finir male; e se
l'avventura è come si racconta, Flopi ha perduto la testa davvero.
Filippo sorrise con l'indifferenza dell'uomo che ascolta cose senza
alcun senso.
--È come ve la racconto io,--assicurò Berto Candriani.--Fuga romantica
con giovinetta.
La contessa alzò le spalle.
--Via, via,--esclamò,--sono maldicenze sciocche: sarebbe nato uno
scandalo senza esempio, e invece non c'è che qualche diceria.... Voi non
sapete ragionare, povero amico!
--Oh guarda,--protestò il Candriani,--Flopi scappa con una ragazza, e
chi non sa ragionare sono io! Voglio mettermi anch'io a far fuggire le
fanciulle, per vedere se mi troverete ragionevole....
Gli amici risero, e la conversazione fu mutata.
A Venezia, giunsero sull'imbrunire; Filippo e il Candriani, scendendo
dalla gondola presso la piazza San Marco, presero congedo per correre a
casa a mutarsi d'abito e per ritrovarsi indi a un paio d'ore nuovamente
dai conti Lombardi.
Non appena fu solo, nella sua camera, Filippo sentì calargli sulle
spalle il peso di quella giornata nefasta, l'accoramento per la sorte di
Loredana. Gli tornò il pensiero d'andarsene subito, di giungere in piena
notte a Sirmione, di prendersi la fanciulla e fuggir lontano.
Ma di nuovo, le abitudini lo dissuasero. Era impossibile mancare al
pranzo, dar quella clamorosa conferma alle voci delle quali il Candriani
s'era fatto eco. Bisognava partire all'alba; ormai non si trattava più
che di poche ore, dell'ultimo sacrifizio.
Quando Filippo, in marsina, con una gardenia all'occhiello, varcò la
soglia del palazzo Lombardi, egli aveva dipinta in viso una tale
espressione di pace, che lo si sarebbe giudicato l'uomo più tranquillo
del mondo.
Berto Candriani, il quale l'aveva preceduto di poco, rimase, al vederlo,
stupefatto per la terza volta.
XII.
Loredana, accasciata per la lettera nella quale Filippo le annunziava
che la sua lontananza si sarebbe ancora prolungata di alcuni giorni,
stava sul divano, a occhi chiusi, non udendo, non pensando, nella
disperazione di far passare quel tempo che doveva essere eterno.
Le fiamme della gelosia cominciavano a divorarle il cuore. La società
alla quale apparteneva Filippo e nella quale era momentaneamente
rientrato, pareva alla fanciulla singolarmente pericolosa. Egli vi
avrebbe ritrovato Fausta e mille altre donne come quella, aiutate dal
lusso e dall'eleganza. E che cosa poteva far lei, povera ragazza ancora
ingenua, contro le malìe di quelle femmine sapienti, cariche di gioielli
prodigiosi, ornate di tutte le grazie? Per la sua fantasia inesperta i
convegni mondani eran come convegni d'amore nei quali Filippo avrebbe
dimenticata presto la piccola amica che soffriva.
E il pensiero venne a colpirla con tanta durezza, che la fanciulla balzò
in piedi, corse nella camera da letto, ne uscì con un largo cappello
bianco che piantò risolutamente in testa, e s'avviò, tenendo un
ombrellino scarlatto fra le mani.
Nel vestibolo trovò la signora Teobaldi, la quale s'avviava appunto
dalla ragazza per strimpellare il piano. Clarice era vestita alla
Pompadour, con amplissimi disegni sul corsetto e sulla gonna: questa,
troppo corta, lasciava scoperti i piedi calzati di scarpe bianche; e
così abbigliata, coi fianchi prominenti, la figura tozza, la Teobaldi
pareva una trottola accuratamente pitturata di fresco.
--Esce?--ella domandò con voce triste.
--Sì, vado a passeggiare,--rispose Loredana.--Vuol tenermi compagnia?
Eran le quattro; il sole abbruciava, la luce era acciecante, sugli
alberi strillavano le cicale.
Clarice, fattasi sulla soglia, gettò un'occhiata intorno, aggrottò le
terribili sopracciglia, e disse:
--Non so se mi convenga arrischiare....
--E perchè no?--chiese Loredana stupita.
--Sa, per la voce; potrei prendere un riscaldo....
La fanciulla crollò le spalle e uscì.
Voleva andare a quelle Grotte di Catullo che avevano visto la sua
felicità, quando vi passava con Filippo quasi l'intera giornata,
imaginando d'esser con lui in un'isola perduta dell'Oceano. Ma per la
certezza che quei ricordi, uniti all'amaritudine presente, l'avrebbero
fatta soffrire di soverchio, Loredana s'avviò sulla strada di Sirmione,
verso la strada provinciale.
Camminava adagio, riparata dall'ampio ombrellino scarlatto, e guardava
gli alberi, l'erba, l'acqua, le barche dei pescatori, per distrarre la
mente, perdendosi in osservazioni oziose. Si fermò a rintracciar fra
l'erba una cavalletta, stette a vedere una lucertola che, immobile, la
fissava coi piccoli occhi neri e acuti. A un punto della strada, alcuni
monelli uscirono a giuocar coi noccioli delle pesche, e Loredana
assistette a una partita, come un monello essa pure.
Così s'era già dilungata verso la strada provinciale, quando da un
nugolo di polvere che si scorgeva lontano, comprese che una carrozza
s'avvicinava; e perchè la cosa non era troppo frequente, Loredana
sedette sopra un muricciuolo, aspettando l'arrivo insolito. La vettura
correva rapidissima e si udiva il tintinnìo dei campanelli.
Un pensiero balenò nel cervello di Loredana:
--Fosse Filippo?
Ma non volle fermarsi a quell'idea, assurda, e che pur le faceva battere
il cuore con tanta ansietà.
Del resto la carrozza era ormai a pochi passi. Loredana si alzò in
piedi, gettò un'occhiata, e vide....
Era possibile? Aveva visto bene? Non si trattava d'un'allucinazione?
La carrozza procedette ancora per alcuni metri, poi si fermò, e una
donna ne discese, tornò indietro a corsa, gridò:
--Lori, Lori, Lori!
Loredana le andò incontro, smarrita, felice, non riuscendo a
comprendere; e sulla strada, innanzi al vetturale attonito, madre e
figlia s'abbracciarono e si baciarono piangendo.
--Vieni con me,--disse la signora De Carolis alla figlia.--Andiamo
all'albergo. Devo parlarti....
Le due donne saliron di nuovo nella vettura, che riprese la sua corsa.
--Oh mamma, come sono felice!--esclamò Loredana, tornando ad
avvinghiarsi al collo della madre, e baciandola con forza.--Chi ti ha
detto che ero qui? Sei venuta a farmi compagnia? Sono sola, tutta sola.
Starai con me. C'è una bella camerina all'albergo, e te la farò
preparare subito, subito, perchè devi essere stanca, con questo caldo.
Ah, come sono felice, mamma! Mi pareva che qualche cosa mi chiamasse per
questa strada!
Mentre ascoltava le parole e rendeva i baci, Emma andava considerando la
sua figliuola, così elegante nell'abito leggero di seta cruda color
d'oro, con la vita stretta in un'alta cintura rossa, con
quell'ombrellino scarlatto dalla impugnatura d'avorio bruciato.
Era molto bella, e molto diversa da un giorno. Il soffio misterioso
dell'amore le aveva dato un'espressione nuova, inconsciamente più
ardita; se prima era ammirata, adesso poteva svegliare la concupiscenza
e accendere la passione degli uomini. Ma Loredana pareva ignorare e il
mutamento compiuto e la significazione pericolosa della sua bellezza.
Tutto pareva ella ignorare; anche l'abisso in cui era precipitata, dal
fondo del quale sorrideva a sua madre.
Emma evitò di rispondere, il cuore stretto da uno struggimento oscuro;
per fortuna il supplizio durò poco; la carrozza giunse innanzi
all'albergo, e Loredana, svelta e leggera, balzò a terra, e stese la
mano ad Emma.
Una donna assisteva a quell'arrivo impensato: Clarice Teobaldi, la
quale, pavoneggiandosi nell'abito troppo corto alla Pompadour,
passeggiava avanti all'albergo, per farsi ammirare da alcuni pescatori,
che la guardavano con ironia mal celata.
Loredana si volse, vide la Teobaldi e sorrise.
--È tornata in carrozza?--disse l'altra, sorridendo a sua
volta.--Credevo fosse arrivato il signor conte.
--No, è la mamma, la mia mamma!--esclamò gioiosamente Loredana.
La Teobaldi fece un inchino alla signora De Carolis, che la squadrò con
un'occhiata, non rispose al saluto, ed entrò nell'albergo, seguita dalla
fanciulla.
Quando giunsero alla camera di Loredana, Emma, appena varcata la soglia,
si volse e chiuse l'uscio a chiave.
XIII.
Quella era la camera che aveva visto e tutelato gli amori di Loredana
con Filippo; tra quelle pareti s'era svolto il dramma eterno della
fanciulla che si tramuta in donna; e forse ogni oggetto, ogni mobile,
ogni ninnolo conservava un ricordo, aveva un significato pei due amanti.
Emma De Carolis gettò uno sguardo a sua figlia, e disse bruscamente con
voce secca:
--Sono venuta a prenderti.
Loredana, la quale era in piedi, ancora col cappello in testa, non potè
frenare un sussulto, e ripetè:
--A prendermi?
--A prenderti,--annunziò Emma di nuovo.--A prenderti e a condurti a
casa. Credi che sia venuta qui per assistere a questo scandalo, a questa
vergogna? Su; levati codesto abito, metti il tuo vestitino nero; fa
presto, perchè non abbiamo tempo da buttar via.
Loredana, udendo quella rampogna espressa con voce fredda, decisa, che
non avrebbe attesa mai da sua madre, diventò pallidissima e si appoggiò
allo schienale d'una sedia. Non comprendeva ancora bene, ma intuiva
oscuramente che il suo amore era finito, spezzato, cancellato per
sempre.
--Véstiti,--ripetè Emma.--Fa presto.
La fanciulla le si avvicinò, ma non osò stendere le braccia, per
attirarla a sè.
--Mamma,--disse,--che cosa avviene?
Si passò una mano sul viso, come per fugare una nube che le avesse
ottenebrato la vista; e seguitò:
--Mamma, non comprendo....
--Lo so; lo so, che non comprendi,--rispose Emma.--Obbediscimi; va a
vestirti; ti spiegherò tutto, dopo.
--Ma dove andiamo, mamma?--esclamò Loredana, stendendo le mani quasi ad
implorare.
--Dove andiamo? A casa; torniamo a casa nostra, a Venezia.
La fanciulla fece ancora un gesto, smarrita, guardandosi intorno.
--E Filippo?--domandò.--Lo sa, Filippo, che sei venuta, a prendermi?
Emma si sentì avvampare la faccia ed ebbe un lampo nello sguardo.
--Filippo?--ripetè.--Io, tua madre, ho da chiedere il permesso al conte
Vagli per riprendere la mia figliuola? E tu obbedisci a lui, piuttosto
che a me?... Lori, non farmi parlare, non tormentarmi....
Le due donne eran di fronte e si guardavano, ambedue timorose di far
male e tuttavia nell'impossibilità di capirsi. Loredana tremava da capo
a piedi, come già Filippo aveva tremato innanzi ad Emma; ma la
fanciulla, invece di piangere e di smarrirsi, sentiva tumultuare
nell'animo una ribellione sorda, imperiosa, veemente, che a pena era
frenata dalla presenza della madre.
--Filippo,--essa mormorò,--Filippo non sa nulla, e io non posso partire
così, senz'avvertirlo. Mi ha scritto che tornerà fra qualche giorno;
ebbene, mamma, aspetta; glielo dirai tu, che io devo tornare a casa....
Emma non potè trattenersi, avanzò qualche passo, afferrò un braccio
della figliuola, e la scosse con forza.
--Ma che cosa dici?--esclamò.--Chi è Filippo? Che diritti ha su di te,
perchè tu non possa muoverti senza il suo beneplacito? Io non so chi
sia, colui.... È un libertino che ti ha sedotta; e io devo aspettarlo
qui, per chiedergli il permesso di riprendere mia figlia? Che cosa dici,
pazza?
Per la durezza di quelle parole, per la stretta nella quale sentiva
preso il braccio, per le offese lanciate a lei e al suo amante, Loredana
proruppe. Si liberò dalle mani di sua madre, fece un passo indietro, e
con gli occhi scintillanti, colla persona eretta come se tutti i nervi
si fossero tesi rudemente nel suo corpo fragile, ella rispose:
--Ma è inutile, sai? È inutile che tu insista! Io non parto: io non mi
muovo.
--Lori,--mormorò Emma,--pensa a quel che fai....
--Non parto, non mi muovo, se prima non è tornato Filippo,--rincalzò
Loredana con voce che le usciva tronca dalle labbra.--Filippo ha dei
diritti, su di me; tu puoi ignorarli; io non posso, se non sono una
ragazza spregevole. I suoi diritti non li ha inventati lui; glieli ho
dati io, perchè l'amo, e ho abbandonato ogni cosa per seguirlo. Egli non
mi ha sedotta; gli volevo bene, gli voglio bene oggi più che mai; vivo
qui sola, in questo paese, per lui. Che colpa ha Filippo in tutto
questo? Se anche avessi sposato Adolfo, oggi vorrei bene a Filippo,
perchè non ho mai amato che lui; e perciò Filippo è un libertino? Se
anche fosse? Io lo amo, gli ho dato tutti i diritti su di me, e tanto
peggio per me, dunque! Del resto, mamma, non è questione di diritti. Io
dovrei partire senza avvertirlo? Egli torna, felice di stare con me, e
non mi trova più? Che cosa mi ha fatto, per trattarlo a questo modo? Non
parto, non mi muovo, fin che io non lo abbia rivisto....
Emma ascoltò in silenzio; il suo sdegno, a mano a mano che la figlia
parlava, andava cadendo. Ella raffrontava mentalmente le parole di
Filippo con le parole di Loredana, e sentiva di trovarsi alle prese con
una passione senz'argini, fatta d'impeto, contro la quale era
impossibile agire con la forza.
Sedette in una poltrona, e quando Loredana tacque, ella disse,
addolcendo la voce:
--Capisco che lo ami. Lo ami più di me. Io sono una povera mamma. Ero
venuta per perdonarti.... Quante mamme avrebbero perdonato?
Udendo quella voce, la solita voce buona di sua madre, Loredana
s'avvicinò, si mise in ginocchio presso la poltrona, ricinse con le
braccia il busto di Emma; e mentre le scendevan le lagrime silenziose
per le gote, susurrò:
--Sì, mamma. Io ti voglio tanto e tanto bene....
Esitò un istante, poi aggiunse con qualche incertezza:
--Ma per Filippo è un'altra cosa; non lo amo di più, lo amo
diversamente. E non posso, credimi, abbandonarlo in questo modo.... Tu
mi hai perdonato, mamma; e sono così felice! Ma non posso abbandonare
Filippo senza dirgli una parola.... Ah tu non sai come voglio bene a te,
come voglio bene a lui! Ho tanto sofferto, pensando a te, che eri sola;
non ho mai avuto un giorno di requie; non dirmi che io ti ho
dimenticata....
Cautamente, mentre Loredana parlava, Emma le tolse il lungo spillo e le
liberò la testa dal cappello, posandolo sulla tavola vicina; poi con la
mano leggera le accarezzò i bei capelli dai riflessi dorati.
--Lo so,--disse,--che mi vuoi bene. E per ciò ti ho perdonato. Ma il mio
perdono, vedi, non servirà a nulla, se non potrò aiutarti....
--Aiutarmi, come?--interrogò Loredana stupita.
--Nessuno sa che tu sei fuggita col conte. A tutti io ho narrato che sei
fuori, in campagna, presso una famiglia amica. La cosa è parsa vera, e
non si parla più della tua assenza; ma i giorni passano, e se tu non
torni, verrà il momento ch'io dovrò confessare la tua fuga.... Hai
capito, Lori? Io dovrò confessare la tua fuga, e tu non potrai più
tornare a Venezia, se non vorrai che tutti ti segnino a dito, e ridano
di me e di te. Hai capito, Lori? Ecco perchè son venuta a prenderti;
siamo ancora in tempo; il tuo ritorno sembrerà naturale, e con l'aiuto
di Dio, se nulla di peggio avverrà, questa brutta pagina della tua
giovinezza sarà un mistero per tutti. Hai capito, Lori?
Loredana tentennò il capo, e si alzò, asciugandosi gli occhi.
--Non me ne importa niente,--disse poi.--Perchè devo occuparmi di ciò
che si dirà un giorno?... Tu agisci, mamma, come se io un giorno dovessi
sposare Adolfo Gianella o qualche altro. Io appartengo a Filippo, e
apparterrò sempre a lui. Non si tratta d'una pagina della mia
giovinezza; si tratta della mia vita intera, che ho donata a Filippo....
Gli altri non esistono più per me.
La madre sospirò, mulinando di pronunziar qualche parola decisiva, e
temendo di pronunziarla; fece sedere la fanciulla sulle ginocchia, le
fece appoggiar la testa alla sua spalla, e osservò cautamente:
--Dici bene, Lori. Hai dato la tua vita intera al conte. Ma se il conte
si stancasse di te, e se tu comprendessi un giorno che gli sei di peso?
Loredana balzò in piedi, guardando sua madre con gli occhi spalancati.
--Non dirlo, mamma! Non lo pensare nemmeno!--esclamò.--Sai qualche cosa
tu? Ti hanno raccontato qualche cosa di lui?
Emma allungò le braccia, fece sedere di nuovo la figlia in una
poltroncina ch'ella aveva avvicinato; e di nuovo con voce dolce e piana,
disse:
--Non so nulla, cara, non mi hanno raccontato nulla. Ma gli uomini sono
facili a stancarsi e a mutare....
--Filippo è diverso, sentenziò Loredana prontamente.
--Il conte,--osservò Emma,--gode una posizione privilegiata, ha
abitudini signorili; può stancarsi non di te, ma della vita che per te
sarà costretto a condurre; forse i parenti gli daranno dei dispiaceri,
e, non conoscendoti, giudicheranno che tu sia una donna cattiva. Il
conte è ricco, e si fa presto a supporre che una ragazza viva con lui
non per amore, ma per calcolo.
Loredana ascoltava inorridita, con le mani strette, fremendo come
l'avessero obbligata a piegarsi e a guardare in un gorgo minaccioso, dal
quale presto ella doveva essere ingoiata.
--Che cose ripugnanti mi dici, mamma!--esclamò, torcendo istintivamente
la bocca.
Ma Emma sorrise con tristezza, e accarezzò le mani della figlia,
bianche, dalle lunghe dita.
--Son cose vere, di tutti i giorni,--ella disse poi.--Ed è per questo
ch'io son venuta a prenderti. Ah, imagina, Lori, che sarebbe di me, se
dovessero accusarti non solo di aver gettato il tuo onore, ma di esserti
venduta a un ricco! E non pensi che potrebbero sospettare anche di me,
come se io avessi visto, compreso e permesso? Io sola conosco la verità;
io sola ho udito le tue parole e le parole del conte....
Si morse le labbra, volle aggiustar la frase, ma già Loredana l'aveva
afferrata e già di nuovo, con un balzo, era dritta innanzi a sua madre.
--Di Filippo?--gridò.--Hai udito le parole di Filippo? L'hai visto,
dunque? È stato da te? Che cosa ti ha detto?... Anch'egli mi ama, non è
vero? Me l'aveva promesso, che ti avrebbe fatto giungere mie notizie; ma
egli è venuto a trovarti.... Vedi come è leale? Se volesse abbandonarmi,
se pensasse di potere stancarsi di me, non verrebbe a parlarti.... Dimmi
quando l'hai veduto; che cosa ti ha detto?
Emma dovette raccontare, e raccontò della visita e del colloquio avuto
con Filippo; la fanciulla stava attenta, quasi senza respirare,
accompagnando la narrazione di sua madre con brevi cenni del capo; e
quando Emma ebbe finito, Loredana tornò a sedersi e restò a lungo muta e
cogitabonda.
--Infine,--ella osservò a un tratto,--egli ha acconsentito alla tua
idea, e ti ha permesso di venire a prendermi. È molto strano il suo
amore....
--Io l'ho persuaso,--disse Emma.
--Oh aveva paura, dunque?--domandò Loredana.--Di che cosa aveva paura?
Io non ho avuto paura di nulla, quel giorno....
Tacque nuovamente; a poco a poco l'espressione del suo viso mutava,
diventando chiusa e dura, come se uno spasimo contraesse i muscoli del
bel volto giovanile; la fronte bianca e fresca fu solcata da una ruga, e
le labbra si strinsero, mostrando agli angoli una piega di disgusto.
Ella s'alzò.
--Aspettami,--disse.--Mi svesto, indosso il mio vestitino nero, e poi
partiamo!
Emma, che aveva colto con l'occhio intento la mutazione rapidissima di
quel viso, che aveva notato la inflessione recisa della voce, che vedeva
la figlia impallidire, volle seguirla.
Loredana entrò nella sua camera da letto, si guardò intorno come avesse
sentito tremare il pavimento sotto i piedi; s'avvicinò a un baule per
aprirlo; poi si fermò ancora, passandosi una mano sul volto e sulla
fronte.
--Ora partiamo,--ella ripeteva.--Ora partiamo. Aspettami.
Ma, d'un tratto, mentre s'inchinava per sollevare il coperchio del baule
nel quale conservava il suo povero abito nero, mandò un grido e cadde a
terra di schianto.
XIV.
L'albergo fu sossopra; accorsero alle grida della signora De Carolis
l'albergatrice e la signora Teobaldi; poi uscirono ambedue, soffiando e
galoppando, e tornarono l'una con una bacinella d'acqua fresca, l'altra
con una boccetta di sali.
In ginocchio presso la figlia sempre immobile a terra, Emma le aveva
slacciato il busto; ma non riusciva a sollevarla.
La Teobaldi si provò a darle mano, e mentre s'affannava all'opera
pietosa, udì il laceramento del corpetto alla Pompadour, che non aveva
potuto resistere agli sforzi inusitati della cantatrice. Allora ella
uscì, ancora galoppando, con la faccia color paonazzo, e tornò seguita
dall'albergatore; il quale sollevò Loredana come un fuscello, l'adagiò
sul letto, e si ritirò subito.
--Lori,--susurrava la madre,--Lori, tesoro mio, amore mio....
--Le faccia fiutar questa boccetta,--consigliò la Teobaldi,--è
miracolosa! Povera fantolina; le sarà rimasta la colazione sullo
stomaco....
--Ma no,--rispose Emma.--Mi dia dell'acqua fresca.
La Teobaldi recò la bacinella, e con la mano Emma spruzzò il viso della
figlia, due, tre volte.
Loredana sospirò infine, profondamente, e il seno bianco si sollevò come
per un singulto.
--Lori,--susurrò Emma,--amore mio, sono qui.
--Ecco, ecco!--esclamò la Teobaldi.--Rinviene; apre gli occhi....
Apriva gli occhi, infatti, Loredana, e li volgeva intorno senza
raccapezzarsi; ma incontrò lo sguardo di sua madre e sorrise, allungando
una mano per prender la mano di lei. Emma le coprì il viso di baci,
piangendo e balbettando parole di tenerezza.
--Che bella scena!--osservò la Teobaldi, colpita nel suo sentimento
estetico.--Che bella scena d'amor materno!
Loredana riconobbe la voce, e mormorò a sua madre:
--Mandala via!
Emma si volse.
--Io la ringrazio, signora,--disse alla Teobaldi.--Lei è stata molto
gentile....
--Non lo dica, non lo dica,--interruppe Clarice,--io voglio molto bene a
sua figlia. Come si fa a non volerle bene?
Si avvicinò al letto e si rivolse a Loredana:
--Sta meglio, signora? Ah, ma com'è bella, così!... È vero che sta
meglio? Un po' d'imbarazzo, forse. E poi, nella sua condizione di
giovane sposa, un malessere momentaneo può avere tanti significati....
Emma fremette da capo a piedi, quasi fosse stata punta. Quell'udir
chiamare sua figlia «giovane sposa», quell'allusione a una maternità
possibile, la richiamarono d'improvviso alla realtà senza illusioni.
- Parts
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- L'amore di Loredana - 02
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- L'amore di Loredana - 05
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- L'amore di Loredana - 08
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- L'amore di Loredana - 17