L'amore di Loredana - 01

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L'AMORE DI LOREDANA


DEL MEDESIMO AUTORE:
_La Compagnia della Leggera_, novelle L. 3 50


L'AMORE DI LOREDANA


ROMANZO
DI
LUCIANO ZÙCCOLI


MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1908


PROPRIETÀ LETTERARIA

_I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tutti i
paesi, compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda._

Milano.--Tip. Treves.


L'AMORE DI LOREDANA


PRIMA PARTE.


I.

--Prendi quelle valigie e portale in questo scompartimento. Su, presto,
che il treno riparte!
La voce nota diede un sussulto a Loredana, che stava sola, ancora col
velo grigio abbassato sugli occhi, come quando era partita da Venezia.
--In questo?--domandò il facchino.
--Ma sì, su questo!...
Filippo salì, sorrise a Loredana, si volse a prender dalle mani del
facchino le valigie, le collocò sulla rete, e sedette infine di fronte
alla giovane, con un sospiro di sollievo. Poco dopo, lo sportello era
chiuso e il treno riprendeva la marcia.
Filippo non aspettò altro, e si chinò a baciar le mani dell'amica, poi
il volto e le labbra, senz'attendere ch'ella raccogliesse il velo sulla
fronte.
--Hai fatto bene,--egli disse, enunziando mille pensieri in una
volta.--Siamo soli. Fra un'ora saremo giunti. Sai chi ho trovato alla
stazione di Venezia? Mi hai visto parlare con un signore alto e calvo? È
il conte Lombardi: mi ha invitato a pranzo per lunedì, e ho accettato.
Dove saremo lunedì?... Ma tu, cara, sei spaventata?... Quanta
gratitudine ti debbo, cara!... Vedrai: non aver paura, non accadrà
nulla, non ti toccheranno, non ti faranno nulla....
La campagna triste fra Verona e Peschiera era sinistramente illuminata
dalla luce sanguigna del tramonto che alcune nuvole grige
interrompevano.
Loredana non diceva parola, tenendo le mani tra le mani di Filippo,
sempre col viso celato da quel velo bigio, che pareva la togliesse dal
mondo, l'allontanasse da tutti, la dovesse nascondere come una
delinquente.
--Ascoltami, cara,--seguitò Filippo.--Hai scritto alla mamma?
--Sì....
--Che cosa le hai scritto?
La fanciulla non rispose subito. Le veniva innanzi agli occhi della
mente la visione della sua casetta bianca nel campiello solitario; e la
mamma che ogni mattina entrava a chiederle che cosa desiderasse per
colazione; poi la mamma usciva, andava per la spesa, e, tornata,
preparava la colazione per la figliuola, che con una vestaglia bianca e
lunga, raccoglieva intanto i capelli intorno alla testa e si guardava
nello specchio e si dava un po' di cipria e si sorrideva. La vestaglia
bianca e lunga era stata abbandonata, anche quella, come tutto il
resto....
--Le ho scritto,--rispose Loredana scuotendosi.--Le ho scritto che non
si dia pensiero; che avrà mie notizie.... Voglio scriverle anche
stasera, subito.... Si può?
Filippo scosse la testa.
--Domani ci raggiungerebbe! Puoi scrivere, e io manderò la lettera a un
mio amico a Roma, perchè la faccia partire di là.
--Così la mamma la riceverà tardi,--osservò Loredana,--e per tanto tempo
non saprà nulla.
--Due giorni: fra due giorni sarà a destinazione....
La fanciulla rimase muta e guardò il tramonto tragico. A quell'ora, la
mamma e la figlia terminavan di cenare, e si mettevano alla finestra
prospiciente il campiello, dove i bambini del vicinato si raccoglievano
a far chiasso. Sul davanzale la mamma disponeva il vassoio col bricco, e
andava centellinando l'ultima tazza di caffè....
Loredana guardò acutamente Filippo. Che sapeva egli di tutte quelle
cose, delle piccole cose amate, tanto piccole nei giorni di pace e tanto
tristi a rammentar come perdute?
Ella ritrasse le mani dalle mani di lui e sentì che il cuore le doleva,
che la vita era cupa e misteriosa, che quel cielo pareva farle entrar
nell'anima tutta la disperata violenza del suo colore di sangue.... Con
quali parole avrebbe ella potuto esprimere quel tormento a colui che le
era così vicino e così lontano?...
A Peschiera, nello scompartimento salì un uomo: andava a Brescia e non
aveva trovato posto in seconda classe. Vedendo Filippo e la signora col
velo, si ritrasse in un angolo, dopo aver posto sulla rete una valigia
grossolana, biancastra con gli angoli di pelle rossa; e chiuse gli
occhi, senza addormentarsi, quasi per far comprendere che non voleva
disturbare, che sentiva di essere importuno, ma sapeva esser discreto.
--Sei stato mai sul lago di Garda?--chiese Loredana, dopo aver guardato
con diffidenza il nuovo viaggiatore.
--Sì, due volte. In questo mese, con questo caldo, siamo sicuri di non
trovar nessuno che possa importunarci.
--Come farò?...--disse nuovamente la fanciulla, ma poi s'interruppe
impacciata.
--Come farai, che cosa?--domandò Filippo, riprendendole una mano e
accarezzandola.
Era venuto in mente alla ragazza, fra tanti pensieri gravi e terribili,
era venuto anche in mente che non aveva abiti, non biancheria, nulla di
nulla. Fuggita dalla casa col pretesto di salutare un'amica, non
possedeva che gli indumenti dei quali era vestita, e aveva tre lire nel
borsellino.
--Non vuoi dirmi?--incalzò Filippo con la dolcezza di chi prega.
La fanciulla trovò modo di cambiar la frase:
--Ci son negozii a Desenzano?
Filippo capì e si mise a ridere.
--Oh non importa,--disse.
Loredana non osò più insistere e chiedere spiegazioni: non importava, la
sua roba, non contavan nulla i suoi abitini modesti, a parecchi dei
quali aveva dato mano la mamma; non contavan nulla i suoi oggetti
d'abbigliamento, i braccialetti, gli anelli, i pettini per la testa....
Tutto perduto e scomparso per sempre, come la vestaglia bianca! Ella
sospirò e si guardò l'abito nero, che aveva indossato di furia, perchè
capitato prima sotto gli occhi in quell'ora di decisione suprema.
Il treno rallentò la corsa e si fermò.
--San Martino!--gridò un impiegato,--San Martino della Battaglia!...
Filippo stava per additare alla sua amica la torre storica, allorchè lo
sportello fu aperto e un signore attempato salì nello scompartimento.
Era un uomo sui sessant'anni, robusto, acceso in volto, con basette
brizzolate e ancor folti capelli bianchi; gli occhi grigi fissarono un
istante Filippo, e più attentamente la sua compagna, il volto della
quale era sempre celato dal velo.
--Buona sera,--disse Filippo sorridendo.--Vai a Fasano?...
--Oh,--esclamò il signore, mentre stendeva la mano a Filippo.--Non ti
avevo riconosciuto!... Sì, vado in villa, per qualche giorno....
Guardò di nuovo Loredana, facendole un inchino, al quale essa rispose
con un cenno del capo.
--E tu?... Non ti ho mai veduto da queste parti...!
--Un capriccio,--borbottò Filippo impacciato.--Farò una corsa fino a
Riva....
--Bravo, bravo, bravo!--concluse il signore con tutta l'aria di chi non
crede una parola.
E mentre il treno si rimetteva in moto, aperse la valigia e ne trasse un
libro, lanciando un'occhiata sospettosa all'uomo che stava nell'angolo
dello scompartimento e teneva ancora gli occhi chiusi....
Filippo guardò Loredana ed ambedue pensarono che quell'incontro era
noioso, ma senza pericolo. La fanciulla conosceva di vista il signore e
ne aveva udito parlare molto a Venezia.
Zio di Filippo, il conte Roberto Vagli, noiato, stanco, indifferente, si
occupava poco degli affari altrui, e punto di ciò che faceva il nipote.
Egli trovava tutto possibile, tutto giusto, tutto bene, purchè non gli
si desse noia e non lo si disturbasse nelle sue abitudini....
Col libro in mano, un romanzo inglese, si volse ancora a Filippo:
--Ti fermi all'Albergo Reale?--domandò.
--Sì, e riparto domattina.
--Io pure: ma tu partirai col battello delle dieci e venti?
--Sì.
--E io più presto, col legno.
Rassicurata così la coppia, poichè per non disturbare e non essere
disturbato avrebbe dormito a un altro albergo se fosse stato possibile,
il conte Roberto aperse finalmente il libro e si mise a leggere.
Loredana, allora, osò guardarlo un istante con un lieve sorriso. Dalle
poche parole scambiate con Filippo, riconosceva bene l'uomo che Filippo
le aveva così spesso descritto, e sentì una strana gratitudine pel
signore che non si occupava di lei. Forse egli stesso, molti anni
addietro, aveva viaggiato in qualche parte del mondo con una fanciulla;
certo, i suoi amori non erano stati sempre regolari; aveva fatto male e
aveva fatto bene, aveva visto molte cose esotiche, molti paesi lontani,
aveva conosciuto molta gente, ormai dispersa. E non giudicava.


II.

A Desenzano, di piena sera, sul piazzale della stazione, si dovette
aspettare che i bagagli di Filippo fossero caricati.
Il conte Roberto era già salito nell'omnibus dell'albergo; Loredana vi
si era pure rincantucciata, all'angolo opposto; solo Filippo restava
fuori, impaziente, presso la fanciulla.
--Dimmi,--chiese il conte Roberto.--Hai molti bagagli?...
--Cinque bauli, due valigie e tre cappelliere.
--Santo Dio, potevi dirmelo.... Avrei preso una carrozza, per non
rimanere in questo sporco omnibus ad aspettare tanto!
Filippo si mise a ridere.
--Ora vengono, zio!... Eccoli qua.
--Cinque bauli!--ripetè lo zio.--Tu viaggi con gli utensili di
cucina?...
Ma ricordandosi che il nipote non viaggiava solo, si morse le labbra e
si pentì dell'osservazione, che poteva sembrare scortese....
--Sono pesanti!--esclamò poi, udendo sul capo il rimbombo dei bauli
calati sull'imperiale.--Chi sa quante deliziose galanterie!...
E sembrandogli così d'aver rimediato allo sgarbo, non disse più parola.
Quando l'omnibus, traballando sul selciato, si mosse, Loredana si sforzò
di veder qualche cosa, guardando fuori del finestrino, ma la città le
sembrò orribile, soffocata, male illuminata, coi ciottoli che davano al
veicolo sobbalzi continui.
Un senso improvviso di paura le pervase l'animo. Pareva che tutto fosse
finito, che la mamma fosse morta, il sole sprofondato tra la nuvolaglia;
la fanciulla si strinse tacitamente a Filippo, il quale doveva essere
per lei ogni cosa al mondo, e Filippo le prese una mano e la tenne
finchè l'omnibus non entrò sotto l'atrio dell'albergo.
Scesero primi gli amanti; poi il conte Roberto.
--Buona notte, Flopi,--disse il vecchio al nipote: e volgendosi al
direttore dell'albergo, che era accorso salutando, aggiunse:--Questo
vostro omnibus balla come un orso....
--Colpa dei ciottoli, signor conte,--rispose il direttore
sorridendo.--L'omnibus è solido.
--Buona notte, zio!--disse Filippo stringendo la mano al vecchio.
Il conte salutò, inchinandosi, la sconosciuta e scomparve su per la
scala.
Filippo volle due camere comunicanti; ordinò di portar tre bauli in
quella della signora, e due nella sua, e li indicò al facchino.
La camera di Loredana era tappezzata di giallo, coi mobili di damasco
giallo; la zanzariera azzurrastra, scendendo da un baldacchino centrale,
celava tutto il letto. La camera di Filippo era addobbata di stoffa
rossa e disposta identicamente all'altra.
Loredana corse al balcone a guardare il lago, che nella penombra
sembrava infinito; solo, nettamente, si distingueva il fanale rosso del
faro sulla diga.
Ella stava assorta in quella contemplazione, pensando che il paese
sconosciuto era ineffabilmente triste, allorchè udì il passo di Filippo.
Egli aveva aperto i bauli e sorrideva.
--Mi hai chiesto se ci sono negozii a Desenzano,--disse, quando l'amica
gli fu vicina.--Vedi che ho già pensato a tutto? Questo è il baule della
biancheria; gli altri due contengono gli abiti....
La fanciulla si chinò per guardare, ma Filippo le afferrò la testa fra
le mani e le ricoperse il volto di baci.
--Come sei bella!--esclamò.--Non ti vedevo da tanto, con quel velo
misterioso sulla faccia....
Loredana gli rese i baci con un piacere quasi violento, sentendosi
rassicurata da colui che ella s'era abituata a credere più forte, più
audace, più potente, più libero, più sicuro di tutti.... E, l'anima
divenuta a un tratto leggera e aperta, un sorriso sulle labbra, la
giovane s'inginocchiò a terra e sollevando con l'agile mano quel cumulo
di biancheria e di trine, guardò rapidamente come fosse composto il suo
tesoro.
Filippo in piedi osservava la persona snella e pieghevole, la cara testa
dai capelli bruni con bei riflessi dorati e il collo bianchissimo e le
piccole mani.
--Sì, a tutto; hai proprio pensato a tutto!--disse Loredana, alzando gli
occhi a guardare l'amico.--E che cosa è questo?
Ella teneva fra le mani uno scrignetto trovato sul fondo del baule.
--Apri: dev'essere aperto,--disse Filippo.
Loredana mise lo scrigno sul bordo del camino, e aperse. V'erano diversi
astucci e ciascuno conteneva un gioiello: orecchini formati da due
piccole perle, due braccialetti d'oro a catenella con qualche turchese,
e una collana d'oro a maglie piccoline che sosteneva una medaglietta col
motto: «Sempre» da una parte, e dall'altra la data di tre mesi prima: «8
maggio 1893». Poi un anello con una perla nera ed uno con una grossa
turchese....
Filippo aveva voluto che tutto fosse elegante e semplice, i gioielli,
gli abiti e la biancheria, perchè l'amica sentisse d'essere ancora
fanciulla, legata ancora alla sua vita di ieri. Ella parve comprendere
quella cura gentile e sorrise dolcemente.
--Una mamma non avrebbe fatto meglio,--mormorò.
E andava volgendo e rivolgendo sul palmo la collana e la medaglietta con
quella data fatale.


III.

--Data fatale!--ella pensò e disse ad alta voce, senza rammarico.
Poi rapidamente si slacciò il corpetto, passò la catena attorno al
collo, e sorrise. Nessuno, all'infuori di Filippo, doveva veder quella
catena, e nessuno, all'infuori di Loredana e Filippo, sapere e ricordar
quella data.
--Gli abiti li vedremo poi; ora scendiamo a cenare,--disse Filippo.
--E tuo zio?--mormorò la giovane titubando.--Se cena anche lui, mi vedrà
senza velo.
--E rimarrà ammirato,--concluse Filippo.
Cenarono sul terrazzo illuminato da tre lampioni a gas; il lago era
scuro, ma a Loredana pareva meno tetro e misterioso. Sulla strada
innanzi all'albergo non poca gente passava e guardava la coppia, forse
invidiando. Un piccolo gatto bianco e nero, poi un cane pòmero vennero a
corteggiare i forestieri e ad accattar qualche boccone. Le zanzare
attratte dalla luce danzavano intorno al capo dei due amanti.
Durante la cena, Filippo spiegò il programma per l'indomani: dovevano
cercare un piccolo albergo nascosto o una villetta discreta a Salò o a
Maderno o a Gargnano; e veder anche la sponda veronese, dove assai
minore era la probabilità d'incontrar gente, poichè i piroscafi non vi
approdavano.
--La sponda veronese di là dalla penisola di Sirmione: Salò da questa
parte, oltre il capo Manerba....
E Filippo faceva dei gesti in direzione del lago, mentre l'amica sua
sorrideva perchè non riusciva a distinguer nulla.... Ma un gesto restò a
mezzo: era comparso sul terrazzo lo zio Roberto, seguito dal direttore
dell'albergo.
--Se il signor conte permette,--diceva quest'ultimo,--gli servirò io
stesso una cena di suo gusto....
--Sì, roba leggera, ve ne prego!--rispose il conte, sedendo a una delle
tavole di marmo, poco lontano da Filippo.
E vedendo il nipote, come non si fossero lasciati un momento prima, gli
fe' cenno con la mano, salutando:
--Oh, ciao, Flopi!
--Buon appetito, zio!...
Il conte attese che Filippo riprendesse il discorso a bassa voce con la
fanciulla per darle un'occhiata; e la vide bellissima, con quel viso
bianco e fresco e con quei capelli scuri, che due pettini scintillanti
di _strass_ trattenevano a pena. Ma gli parve pure che ella fosse
estremamente giovane, non solo per Filippo che aveva da sei anni
valicato la trentina, ma per chiunque se la fosse portata via senza
passare dal sindaco e dal parroco....
--Che cosa le ha dato da intendere?--pensò il conte Roberto.--Non mi
pare un'oca, e sta ad ascoltarlo come l'oracolo.... Che cosa le ha dato
da intendere, dico io?
Egli si volse udendo uno stropiccìo di passi: ma mentre s'aspettava di
vedersi posta innanzi la prima vivanda, scorse invece il cameriere che
gli tendeva un telegramma sopra un piatto....
--Un telegramma per me?--disse stupito.
Filippo troncò il discorso con Loredana e guardò lo zio, che apriva il
telegramma. Il conte Roberto lo lesse un paio di volte e se lo mise in
tasca senza dir verbo e senza più volger l'occhio al nipote.
Ma cenò di malavoglia, scoperse che il Bardolino non aveva un bel colore
e acchiappò con le mani un paio di zanzare che gli ronzavan troppo da
vicino.
Loredana s'era ormai alzata da tavola e rientrava; passando presso il
conte Roberto abbassò il capo. Filippo la seguiva.
--Ascolta,--disse il conte Roberto,--verrai quest'anno a San Martino a
veder la Torre? La inauguriamo a ottobre....
Ma non appena s'accorse che la fanciulla era scomparsa, mutò voce:
--La mamma chiede tue notizie,--disse.--Come la facciamo?
--La mamma?--ripetè Filippo sbalordito.--Che mamma?
--Tua madre, mia cognata, la contessa Vagli, quella che ti ha dato alla
luce, bontà sua!--esclamò lo zio Roberto irritandosi.
--E come può sapere che noi siamo qui?
--Chi, _noi_? Quanto a me, lo sapeva, perchè gliel'ho scritto. Quanto a
te, avrai fatto le cose con la testa nel sacco. To' guarda!
E il conte Roberto levò da una tasca e mise sotto gli occhi di Filippo
il telegramma:
«Flopi partito oggi constami trovarsi sul lago. Se incontri avvertilo
domani denunzieranlo Procura Re.--Bianca».
Filippo gettò il foglio giallino sulla tavola e non disse nulla.
--Mi pare, insomma,--concluse lo zio,--che non tiri vento propizio per
te da queste parti.... Io tornerei indietro....
--Indietro?--esclamò Filippo.--E dove? A Venezia?
--Se preferisci che ti denunzino al Procuratore del Re, è un altro
conto.
--Ma perchè mi denunzierebbero?
Il conte Roberto alzò le spalle.
--E me lo domandi, tu che sei avvocato? La tua compagna di viaggio è una
bambina; ti denunzieranno per corruzione, per seduzione, che so io? per
ratto....
E ricordando la famosa _grida_ citata dal Manzoni, aggiunse con voce
tranquillamente allegra:
--«Per rapto de dona honesta».
--Non faranno niente,--disse Filippo.--In ogni modo, ci penserò....
--Bravo, pensaci! Il Procuratore del Re penserà anche lui a modo suo: e
quella disgraziata tua madre si divertirà un mondo, fra due pensatori di
questo genere....
Il conte Roberto si guardò intorno, poi seguitò con voce più cauta:
--E chi è quella ragazza?
--Lo hai detto: una bambina, che amo pazzamente, che mi ama, e che
voglio tener con me.
--Ma non ha più di sedici anni....
--Diciotto....
--Son sempre pochi. E ha il padre, i fratelli, una famiglia?
--Non ha che la madre.
--La vuol tenere con sè,--mormorò il conte Roberto, come ripensando alla
frase del nipote.--O che cosa significa questo?
--Vedremo più tardi,--disse brevemente Filippo.
--È di modesta nascita?--riprese lo zio.
--Di modestissima nascita. Con una madre che l'adora, e che è troppo
debole, troppo ingenua, troppo facile a credere, la poveretta si sarebbe
perduta....
Il conte Roberto interruppe passandosi la mano tra i capelli bianchi,
con un gesto di comico stupore.
--E tu la salvi,--disse poi,--menandola a passeggio sul lago di Garda?
--Chi sa?--rispose ancora brevemente Filippo.
Il direttore dell'albergo ricomparve e i due uomini tacquero.
--Buona, la vostra cena,--gli disse il conte Roberto.--Ma il Bardolino
non aveva un bel colore. E poi dovete cambiar posto alle scuderie: il
puzzo di lettiera e di fieno vi ammorba tutto l'albergo.
--Il signor conte ha ragione,--assentì il direttore.--Vedremo più
tardi!
--Vedrà più tardi, anche lui!--borbottò Roberto fra i denti.
Si alzò da tavola e s'appoggiò al braccio di Filippo ch'era rimasto
pensieroso innanzi al vecchio. Il conte Roberto era più alto e più
tarchiato del nipote; Filippo aveva statura media, capelli neri e lisci;
gli occhi chiari dallo sguardo rapido e vivo dicevano un'anima
irrequieta e audace; ma il colorito del volto che intorno agli occhi
pareva quasi grigio e certe rughe sottili ricordavano una vita di
tempeste e di disordini. L'uomo di sessant'anni, col volto acceso e i
capelli bianchissimi, dava più grata impressione di freschezza, o avesse
goduto e sofferto meno, o avesse sortito una tempra meno sensibile.
Roberto e Filippo salirono le scale fino al primo piano; innanzi
all'uscio della sua camera, lo zio disse a bassa voce:
--Arrivederci. Io parto domattina presto. Pensa a quello che fai;
comunque vada a finire, mi sembra una corbelleria, perchè io credo che
l'uomo non è monogamo.
--Grazie. E... scusami, che cosa scriverai alla mamma?
Il conte Roberto alzò bruscamente le spalle e sparì nella sua camera
senza rispondere.


IV.

--Perdonami, cara,--disse Filippo entrando e avvicinandosi a Loredana,
che scriveva, seduta innanzi a un tavolino.--Mi ha data una lezione di
storia: la torre, la battaglia, i quadri con gli episodii più
importanti.... Un quadro rappresenta anche lui, che a quei tempi era
tenente di cavalleria e si è battuto a San Martino.... E tu, che hai
fatto?
Loredana scriveva a sua madre una lettera felice e disperata, piena
d'umiltà e di carezze. Filippo vide che gli occhi dell'amica erano
umidi.
--Amore mio,--disse, chinandosi a guardare,--se tu adoperi la carta
dell'albergo con la veduta del lago, di Desenzano, dei piroscafi, e il
nome del proprietario e l'indirizzo, tanto vale chiamar qui la mamma e
il Procuratore del Re.
Si morse le labbra, ma ormai troppo tardi: Loredana lo fissava
corrucciata e pallida.
--La mamma e il Procuratore del Re?--disse.--Che cosa significa?
--Nulla, proprio nulla, ti assicuro,--rispose Filippo, accarezzandole
lievemente i capelli.
--Che cosa volevi dire?--incalzò la fanciulla.--Come ti son venute
queste idee?
--Volevo dire che non dobbiamo trascurare ogni precauzione e che le
imprudenze potrebbero recarci qualche noia.
Loredana prese il foglio di carta già coperto di scrittura diritta e
uguale, lo fece in pezzi minuti e li gettò a terra.
Filippo conosceva da tempo l'anima sdegnosa e taciturna della fanciulla.
Non pareva fosse nata da piccola gente operosa (il padre era stato
mercante di stoffe a Rialto); ma la sensibilità intellettuale,
l'intelligenza acuta, la rapida intuizione e sopra tutto un orgoglio e
un coraggio più pronti all'azione che alla parola, facevan pensare a
un'origine aristocratica, a un atavismo imperioso, a un ambiente
squisito. E tuttavia, ella ora così carezzevolmente e voluttuosamente
femmina, così sommessa a chi sapeva guidarla, che Filippo non ricordava
d'aver conosciuto una donna più varia d'atteggiamenti e più degna
d'amore.
Da tre anni ella si recava a villeggiare con la madre a San Donà, in una
villetta confinante coi poderi dei conti Vagli; e così Filippo le era
diventato amico, senza sognare che un giorno egli, a tanta distanza
d'età, avrebbe avuto bisogno di quella giovanetta, allora tuttavia con
le sottane corte e coi capelli sciolti, che le scendevan per le spalle.
Egli le aveva raccontato molti fatti della sua vita, che gli amici più
intimi di lui ignoravano; e senza amarlo, ella ne sentiva la protezione
e la forza. Quand'egli partiva o da San Donà o da Venezia per qualche
viaggio, una tetra malinconia le piombava sul cuore. Ella trovava in lui
i modi, le forme, la perizia di vita, che scarseggiavano o mancavano
interamente fra le persone le quali frequentavano la casa della mamma,
piccole borghesi che con l'instancabile chiacchierìo la inviperivano e
l'allontanavano.
In tre anni, la bambina s'era fatta una giovane bella, della fresca e
molle bellezza veneziana, e a Filippo piaceva. Ma anch'egli non l'amava;
era la piccola amica....
La piccola amica! Quante volte, sprofondato tra i cuscini della gondola
silenziosa, o seduto in un salotto a fianco d'una dama, o in un palco
della Fenice tra la luce dorata e lo scintillìo dei diamanti, Filippo
Vagli aveva pensato alla piccola amica, che dormiva tranquillamente
nella casetta bianca sul campiello muto! E rideva dentro di sè,
chiedendosi che cosa avrebbero detto quelle patrizie, le amiche
officiali, se avessero conosciuto l'umile sua confidente, colei che
sapeva farlo sorridere, sapeva parlare come a lui piaceva, sapeva
ascoltare e discutere.
In quei tre anni egli aveva avuto più d'una amante; e la voce, per i
meandri molteplici del pettegolezzo veneziano, esagerato ed innocuo, era
giunta fino all'orecchio di Loredana, la quale non capiva se quei
racconti le facevan piacere o se l'angustiavano; ma intanto si studiava
d'osservare le donne che la voce popolare additava quali amanti di
Filippo, per vedere s'eran belle, se vestivan bene, se non erano indegne
di lui.
Osò parlarne con Filippo, che ne rise.
--Stia attenta,--egli le disse,--e vedrà che ogni mese e fors'anco di
quindici in quindici giorni il nome della mia amante cambia. Son
discorsi di sfaccendati, i quali mi rendono il favore di sviar la
curiosità dietro mille tracce, e non si sono ancora avveduti che io
passo tanto tempo vicino a lei.
--Non ha amanti, allora?--chiese Loredana.
Essi parlavan di sera, nel tinello; una sera a metà gennaio del 1893.
Spesse volte si trovavan così quasi soli, perchè la mamma, con la
fiduciosa ospitalità veneziana accresciuta dalla stima ch'ella aveva per
la figlia, non vigilava i loro discorsi e stava innanzi alla finestra
della saletta a centellare la ventesima tazza di caffè.
E quella domanda, la quale sarebbe parsa ardita e sconveniente per
un'altra fanciulla, ai due amici sembrò così naturale, che si stupirono
di non aver mai parlato d'un argomento che si prestava a tante
confidenze.
--No, non ho amanti,--rispose Filippo.
Loredana si mise a ridere.
--Neanche la contessa Fausta di Montegalda?--domandò maliziosamente, e
soggiunse:--Fausta! Che bel nome!
--Toccato!--pensò Filippo. Quindi rispose:--No!
--Eppure, si ricorda quella sera che andai alla Fenice l'inverno scorso,
con la mamma e gli zii? Lei era nel palco della Montegalda, che aveva un
così bel diadema di brillanti sui capelli neri; e qualcuno mi disse che
lei era innamorato della contessa. Io guardai attentamente e capii che
avevano ragione.
--In ogni caso,--osservò Filippo,--tra innamorato e amante v'è un
abisso.
--Oh sicuro!--esclamò Loredana con gravità comica.--Un abisso!... E lei,
tanto timido, si spaventa degli abissi....
La fanciulla rise e Filippo la guardò. Non gli era mai parsa così
bambina come in quell'ora, e tutta fresca, con la bocca sinuosa e
ardente appena ombreggiata da una lievissima pelurie sul labbro
superiore; e la luce che veniva dai grandi occhi scuri gli sembrò più
vivida del consueto.
Prima ancora di riflettere, si chinò e baciò quegli occhi e quella
bocca, mentre Loredana abbassava la testa, attonita e sommessa.
--Ciò che egli fa, è ben fatto!--ella pensò.--Ciò che egli fa, si può
fare!
Loredana pensava in tal maniera, pure senza amare Filippo, e Filippo la
baciava senza amarla. Ma ambedue con ogni sforzo avrebbero difeso quella
loro strana amicizia, perchè sentivano l'un per l'altra una fiducia, che
nessuno al mondo aveva mai loro ispirato.
Fu in quello stesso mese di gennaio che Filippo trovò un giorno la
casetta in festa. Era l'onomastico della mamma e v'eran due o tre
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