La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene - 34

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delle pesche era passata e il tempo incalzava per la presente ristampa.
La signora me la raccomandò assicurandomi che era molto gradita ne'
suoi paesi e perciò azzardo di pubblicarla.
Si prendono pesche spicche, mature e sane, si gettano due alla volta,
per un minuto, nell'acqua bollente e, tolte dall'acqua, si sbucciano
senza toccar la polpa. Poi s'involtano molto e bene nello zucchero
bianco in polvere e si collocano in un _bolo_, ossia in un vaso fondo
e decente; indi si prendono tanti quadretti di zucchero quante sono le
pesche, si strofinano sulla buccia di un limone di giardino maturo,
finchè ogni quadretto siasi impregnato dell'essenza del limone e si
nascondono fra le pesche. Si lasciano così accomodate per due ore
almeno (il più non guasta) e prima di portare il vaso in tavola si
tiene tutto chiuso e coperto fra molto ghiaccio per due o tre ore.
Ritornata la stagione delle pesche non ho mancato di mettere in prova
questa ricetta e posso dirvi subito che essa ha del merito. Io mi sono
servito di un vaso di metallo, di zucchero a velo a buona misura ed ho
sparso sale fra il ghiaccio.
782. Ciliege visciole in guazzo
Queste ciliege, così conciate, non hanno bisogno di spirito, che lo
fanno da sè.
Ciliege visciole, chilogrammi 1.
Zucchero bianco, grammi 300.
Un pezzetto di cannella.
Dalle suddette ciliege separatene grammi 200 delle più brutte o guaste,
estraetene il sugo e passatelo. Le altre, levato il gambo, mettetele
a strati in un vaso di cristallo: uno di esse e uno di zucchero, poi
versateci sopra il detto sugo. Levate le anime a una parte dei noccioli
delle ciliege disfatte ed anche queste e la cannella gettatele nel
vaso, chiudetelo e non lo muovete per due mesi almeno. Vedrete che lo
zucchero a po' per volta si scioglierà e le ciliege dapprima staranno a
galla del liquido, poi questo convertendosi in alcool le ciliege cadono
al fondo e allora sono mangiabili e buone.
783. Ribes alla francese
Preparate una soluzione leggiera di gomma arabica in polvere sciolta
nell'acqua. Prendete su colle dita il ribes crudo nei suoi grappolini,
tuffateli uno alla volta nella soluzione e spolverizzateli di zucchero
cristallino in polvere, ma non a velo. Disposti poi in un piatto, quel
fondo rosso brillantato farà di sè bella mostra fra le frutta di un
pranzo e sarà molto gustato dalle signore.
Potrete anche tramezzare il ribes rosso col bianco.
784. Ponce alla parigina
Questo è un ponce corroborante che può venire opportuno quando, fra un
pasto e l'altro, vi sentiste mancar lo stomaco.
Prendete una tazza del contenuto di due decilitri circa; frullateci
dentro un rosso d'uovo con due cucchiaini di zucchero durando finchè
sia divenuto quasi bianco. Aggiungete allora, dosandolo a piacere,
due o tre cucchiaiate di cognac, di rum o di altro liquore che più vi
gusti e riempite la tazza di acqua bollente, versata poco per volta
continuando a frullare per fargli fare la spuma.
785. Mandorle tostate
Mandorle dolci, grammi 200.
Zucchero, grammi 200.
Le mandorle strofinatele con un canovaccio, poi mettete al fuoco in una
cazzaruola non istagnata il detto zucchero con due dita (di bicchiere)
d'acqua e allorchè sarà sciolto versate le mandorle rimestandole
continuamente e quando le sentirete scoppiettare ritirate la cazzaruola
sull'orlo del fornello e vedrete che lo zucchero si rappiglia e divien
sabbioso. Allora levatelo e separate le mandorle dallo zucchero; poi la
metà di questo zucchero rimettetelo al fuoco con altre due dita d'acqua
e quando getterà l'odore di caramella versateci le dette mandorle,
rimestate e, tirato che avranno lo zucchero, levatele. Poi mettete al
fuoco l'altra metà dello zucchero rimasto, con altre due dita d'acqua,
e ripetete per la terza volta l'operazione che sarà l'ultima. Versate
le mandorle in un piatto e separate quelle che si saranno attaccate
insieme.
Sono buonissime anche senza nessun odore, ma piacendovi potete dar loro
il profumo della vainiglia con zucchero vanigliato, oppure il gusto
della cioccolata con grammi 30 di questa grattata; ma l'uno o l'altra
sarà bene versarli all'ultimo momento.
786. Olive in salamoia
Ci saranno forse metodi più recenti e migliori per fare le olive in
salamoia; ma quello che qui vi offro è praticato in Romagna con ottimo
risultato.
Eccovi le proporzioni per ogni chilogrammo di olive:
Cenere, chilogrammi 1.
Calce viva, grammi 80.
Sale, grammi 80.
Acqua per la salamoia, decilitri 8.
Si dice _viva_ la calce quando, dopo averla leggermente bagnata
coll'acqua, in forza di un'azione chimica, si screpola, si riscalda,
fuma, si gonfia e cade in polvere. È in quest'ultimo suo stato che
dovete adoperarla mescolandola alla cenere, poi coll'acqua formatene
una poltiglia nè troppo densa, nè troppo liquida. In essa immergete le
olive in modo che, con qualche cosa che le prema, restino tutte coperte
e tenetecele dalle dodici alle quattordici ore, cioè fino a tanto che
si saranno rese alquanto morbide e perciò guardatele spesso tastandole.
Alcuni osservano se la polpa si distacca dal nocciolo; ma questa è una
norma talvolta fallace.
Levatele dalla poltiglia, lavatele a molte acque e lasciatele
nell'acqua fresca quattro o cinque giorni, ossia finchè non renderanno
l'acqua chiara perdendo l'amaro, cambiando l'acqua tre volte al giorno.
Quando saranno arrivate al punto, mettete al fuoco gli otto decilitri
di acqua col detto sale e con diversi pezzetti di grossi gambi di
finocchio selvatico, fate bollire per alcuni minuti e con questa
salamoia, versata fredda, conservate le olive in vaso di vetro o in uno
di terra invetriata.
La calce per bagnarla meglio immergetela con una mano per un momento
(cinque o sei secondi di minuto bastano) nell'acqua e ponetela sopra a
un foglio di carta.
787. Funghi sott'olio
Scegliete funghi porcini, chiamati altrimenti morecci, i più piccoli
che potete trovare, e se ve ne fossero frammisti dei grossi quanto le
noci, di questi fatene due parti. Dopo averli nettati bene dalla terra
e lavati, fateli bollire per venticinque minuti nell'aceto bianco; ma
se fosse molto forte correggetelo con un po' d'acqua. Tolti dal fuoco
asciugateli bene entro a un canovaccio e lasciateli all'aria fino al
giorno appresso. Allora collocateli in un vaso di vetro o di terra
invetriata coperti d'olio e con qualche odore che più vi piaccia.
Chi ci mette uno spicchio o due di aglio mondati, chi alcuni chiodi
di garofano e chi una foglia di alloro, che si può far bollire fra
l'aceto.
Si usa mangiarli col lesso.
788. Mostarda all'uso toscano
Uva dolce 1/3 nera e 2/3 bianca, oppure tutta bianca, come io la
preferisco, chilogrammi 2.
L'uva ammostatela come fareste pel vino, e dopo un giorno o due, quando
avrà alzato, spremetene il mosto.
Mele rose o reinettes, chilogrammi 1.
Due pere grosse.
Vino bianco, meglio vin santo, grammi 240.
Cedro candito, grammi 120.
Senapa bianca in polvere, grammi 40.
Le mele e le pere sbucciatele e tagliatele a fette sottili, poi
mettetele al fuoco col detto vino e quando l'avranno tirato tutto
versate il mosto. Rimestate spesso e quando il composto sarà condensato
alquanto più della conserva di frutta lasciatelo freddare ed aggiungete
la senapa, sciolta prima con un poco di vino ben caldo, e il candito
in minuti pezzetti. Conservatela in vasetti con sopra un sottil velo di
cannella in polvere.
La senapa, per uso di tavola, eccita l'appetito e favorisce la
digestione.
789. Crosta e modo di crostare
Mi fo lecito di tradurre così i due francesismi comunemente usati di
_glassa_, _glassare_, lasciando ad altri la cura d'indicare termini
italiani più speciali e più propri. Parlo di quell'intonaco bianco o
nero oppure di altro colore che si suol fare sopra alcuni dei dolci in
addietro descritti, come la bocca di dama, il salame inglese, le torte
tedesche e simili, per renderli più appariscenti.
Per crostare di nero prendete grammi 50 di cioccolata e grammi 100 di
zucchero in polvere. La cioccolata grattatela e mettetela al fuoco in
una piccola cazzaruola con tre cucchiaiate d'acqua. Sciolta che sia,
aggiungete lo zucchero e fate bollire a lento fuoco rimestando spesso.
L'importante dell'operazione è di cogliere il punto della cottura, il
quale si conoscerà quando il composto si stende a filo prendendone una
goccia fra il pollice e l'indice; ma questo filo non lo esigete più
lungo di un centimetro, altrimenti il punto di cottura vi passa. Levate
allora la cazzaruola dal fuoco e ponetela nell'acqua fresca rimestando
sempre, e quando vedrete che il liquido diventa opaco alla superficie
come desse cenno di formare una tela, distendetelo sul dolce. Rimettete
questo in forno oppure sotto a un coperchio di ferro col fuoco sopra
per due o tre minuti e vedrete che la crosta prenderà un aspetto
liscio, lucido e duro.
La crosta bianca si fa colla chiara d'uovo, lo zucchero a velo, l'agro
di un limone e il rosolio: piacendovi di colore roseo, invece di
rosolio servitevi di alkermes. Eccovi le proporzioni all'incirca per
ognuno dei dolci descritti:
La chiara di un uovo, grammi 130 di zucchero, un quarto di limone,
una cucchiaiata di rosolio oppure tanto alkermes che dia il suddetto
colore. Sbattete bene ogni cosa insieme e quando il miscuglio è sodo
in modo da scorrere leggermente, distendetelo sul dolce, ed esso si
seccherà da sè senza metterlo al fuoco.
Se poi invece di distendere la crosta bianca tutta unita, vi piacesse
di ornare il dolce a disegno, provvedetevi da chi vende simili oggetti
per decorazione, certi piccoli imbuti di latta incisi in cima che
s'infilano entro a un sacchetto apposito; cose tutte di questo genere
che a nostra vergogna acquistiamo dalla Francia. In mancanza di
questi strumenti, potrete supplire alla meglio con cartocci di carta
a cornetto, Posto in essi il composto strizzate perchè esca a fili
sottili dal piccolo buco del fondo. Se il composto della crosta bianca
riesce troppo liquido quando lo formate, aggiungete dello zucchero.
Un altro modo di crostare in bianco è quello praticato pel Dolce alla
napoletana N. 586, e poi andate a vedere i dolci N. 644 e 645.
790. Spezie fini
Se volete usare nella vostra cucina delle spezie buone, eccovene la
ricetta:
Noci moscate, N. 2.
Cannella di Ceylan ossia della regina, grammi 50.
Pepe garofanato, grammi 30.
Chiodi di garofano, grammi 20.
Mandorle dolci, grammi 20.
Se vi aggiungete altre specie di droghe all'infuori del _macis_,
cioè l'arillo della noce moscata, che è ottimo, non farete nulla di
veramente buono; vi consiglio anche di non imitare i droghieri, i
quali, invece della cannella di Ceylan, adoperano la cassialinea ossia
cannella di Goa e vi buttano coriandoli a piene mani perchè questi
fanno volume e costano poco.
Pestate ogni cosa insieme in un mortaio di bronzo, passate le spezie
da uno staccino a velo di seta e conservatele in un vaso di vetro a
tappo smerigliato, oppure in una boccetta col turo di sughero, e vi si
conserveranno anche per anni colla stessa fragranza del primo giorno.
Le spezie sono eccitanti, ma usate parcamente aiutano lo stomaco a
digerire.


APPENDICE

CUCINA PER GLI STOMACHI DEBOLI
Ora si sente spesso parlare della cucina per gli stomachi deboli, la
quale pare sia venuta di moda.
Bisognerà quindi dirne due parole senza pretendere co' miei precetti
nè di rinforzare, nè di appagare questi stomachi di carta. Non è
facile indicare con precisione scientifica quali siano i cibi che più
convengono ad un individuo indebolito dagli anni, dalle malattie, dagli
stravizi o debole per natura, perchè abbiamo a competere con un viscere
capriccioso qual'è lo stomaco, ed anche perchè ci sono alcuni che
digeriscono con facilità ciò che ad altri è indigesto.
Nonostante mi studierò indicare quei cibi che, a mio parere, più
convengono ad uno stomaco fiacco e di non facile digestione, e
partendomi dal primo ed unico alimento che la natura somministra ai
mammiferi appena nati — il latte — ritengo che di questo potete usare
ed abusare a piacere se non vi produce disturbi gastrici.
Poi, passando al brodo, che dev'essere ben digrassato, il più
confacente è quello di pollo, di castrato e di vitella; ma prima
d'indicarvi i cibi solidi che convengono meglio, sarà bene richiamare
alla memoria ciò che ho detto nelle poche norme d'igiene in merito
alla masticazione; e cioè che se questa è fatta accuratamente, avviene
che, per merito della maggiore salivazione, il cibo si digerisce e si
assimila più facilmente; mentre chi mastica in fretta e inghiottisce
cibi mal triturati, forza lo stomaco ad una elaborazione più grave e la
digestione riesce laboriosa e pesante.
Giova inoltre avere le sue ore stabilite per la colazione e pel pranzo,
il quale fatto a mezzogiorno o al tocco sarà assai più igienico,
perchè vi dà campo di farci sopra una passeggiata e un sonnellino di
estate, stagione durante la quale il cibo dev'essere più leggero e
meno succulento che nell'inverno. Vi avverto poi di non sbocconcellare
fra giorno, e consiglio alle signore di non debilitarsi lo stomaco
coi continui dolciumi. Veramente non si dovrebbe ricorrere al cibo
se non quando lo stomaco chiede, con insistenza, soccorso, il che si
ottiene più specialmente con l'esercizio del corpo, perchè questo e la
temperanza sono i due perni sui quali sta la salute.
MINESTRE
In quanto alle minestre, cominciando dai capellini o pastine, non usate
mai quelle di color giallo artificiale, ma soltanto quelle fatte col
gran duro, le quali non hanno bisogno di tinta perchè recano con sè
stesse quel colorino naturale di cera, reggono alla cottura e serbano,
dopo cotte, quel senso in bocca di resistenza piacevole.
Potrete fors'anche tollerare le paste d'uova, i taglierini per esempio,
purchè tirati finissimi, e i malfattini di pangrattato. Avete le zuppe
semplici o con erbaggi non ventosi; la tapioca (che io detesto per la
sua mucosità), il riso legato con qualche rosso d'uovo e parmigiano.
La Zuppa alla spagnola pag. 65, la Zuppa di zucca gialla p. 61, la
Zuppa di acetosa p. 63, la Zuppa di pane d'uovo p. 66, la Zuppa regina
p. 64, la Zuppa ripiena p. 60, la Zuppa santé p. 62, la Panata p. 49,
la Minestra di pangrattato p. 50, i Taglierini di semolino p. 51, le
Minestre di semolino composte p. 51 e 52, la Minestra del Paradiso
p. 53, quella di carne passata p. 53, quella di nocciuole di semolino
p. 56, quella di mille fanti p. 57, i Passatelli di semolino p. 72, i
Passatelli di pangrattato p. 54, sostituendo, se mai, al midollo, 20
grammi di burro.
Per le minestre di magro non saprei indicare che i capellini o
sopracapellini conditi con cacio e burro o col sugo, il riso cotto
nel latte, la farinata gialla nel latte se non vi produce acidità allo
stomaco, le Zuppe di pesce p. 84 e 85, la Zuppa di ranocchi, escluse le
uova dei medesimi che fanno bruttura, p. 82.
In pari tempo bisognerà bandire dalla cucina tutti gli aromi o al
più lasciarne appena le tracce, visto che non sono nelle grazie delle
nostre delicate signore nè di coloro di palato troppo sensibile.
PRINCIPII
Sandwichs p. 118. Crostini di burro e acciughe p. 118. Crostini di
fegatini e acciughe p. 119. Crostini fioriti p. 119. Prosciutto cotto,
Sardine di Nantes servite col burro.
SALSE
Salsa alla maître d'hôtel p. 123. Salsa bianca p. 124. Salsa majonese
p. 125. Salsa piccante I p. 125. Salsa gialla per pesce lesso p. 126.
Salsa olandese p. 126. Salsa per pesce in gratella p. 127.
UOVA
Le uova fresche sono un buon nutrimento e facilmente assimilabile
se ingerite nè crude, nè troppo cotte. Se vi attenete alle frittate,
preferite quelle miste con erbaggi e tenute sottili, e non rivoltatele
onde restino tenere. Sana è anche la frittata di sparagi p. 134, come
pure i Rossi d'uovo al canapè p. 132.
FRITTO
Alcuni trovano il fritto alquanto pesante allo stomaco per l'unto
che assorbe in padella; nonostante i più tollerabili sono quelli
di cervello, animelle e schienali, i fritti di semolino, il fegato
di vitella di latte e, della coratella d'agnello, il solo fegato.
Inoltre, Pollo dorato I p. 169, Petti di pollo alla scarlatta p. 170,
Granelli p. 149, Frittelle di riso p. 152, Bombe e pasta siringa
p. 155, Cotolette imbottite p. 175, Bracioline di vitella di latte
all'uccelletto p. 176, Bocconi di pane ripieni p. 176, Arnioni per
colazione p. 221, Crocchette di animelle p. 165, Crocchette di riso
semplici p. 166, Fritto composto alla bolognese p. 149, Saltimbocca
alla romana p. 176, e diversi altri consimili che trovate nell'elenco
dei fritti.
LESSO
Il lesso si può servire impunemente con un contorno di spinaci al burro
o al sugo, ma tritati minutissimi; il cardone, gli zucchini, i talli
di rapa, gli sparagi sono gli erbaggi più sani ed anche i fagiolini in
erba, se sono fini, possono far parte del regime di un convalescente.
Il lesso di pollo o di cappone con un contorno di riso p. 190.
Non dimenticate il lesso di castrato che, in questo caso, è molto
opportuno.
ERBAGGI
Oltre agli erbaggi mentovati nel precedente paragrafo, potete far uso
dei Carciofi ritti p. 299; Cotolette di carciofi p. 159; Sformati di
cardoni, spinaci, carciofi e finocchi p. 287 e 288. Petonciani fritti e
in umido p. 292. Sedani per contorno p. 296. Carciofi in salsa p. 298.
TRAMESSI
Gnocchi di semolino p. 180. Gnocchi alla romana p. 181. Carciofi in
teglia p. 191.
RIFREDDI
Cappone in galantina p. 270. Cappone in vescica p. 271. Arista p. 273.
Lingua alla scarlatta p. 264. Pan di fegato p. 280.
UMIDI
Gli umidi più sani e delicati, a parer mio, sono i seguenti: Fricassea
p. 199. Cibreo p. 200. Soufflet di pollo p. 201. Braciole di manzo
o di vitella alla sauté p. 203. Lombata di castrato ripiena p. 224.
Pollo in salsa d'uovo p. 204. Petti di pollo alla sauté p. 206 con
l'agro di limone. Girello alla brace p. 226. Scannello annegato p.
227. Scaloppine alla livornese p. 228. Cotolette di vitella di latte
in salsa d'uovo p. 233. Cotolette col prosciutto p. 234. Quenelles p.
237. Vitella di latte in guazzetto p. 242. Filetto con la marsala p.
251. Filetto alla parigina p. 252. Sformato della signora Adele p. 255.
Umido incassato p. 259. Pollo o Cappone in galantina p. 270, ed anche,
come piatto appetitoso, il Vitello tonnato p. 267.
PESCI
I pesci comuni più digeribili sono il nasello o merluzzo, specialmente
se lessato e condito coll'olio e l'agro del limone, ed anche in
gratella; la sogliola, il rombo, lo storione, l'ombrina, il ragno, il
dentice, l'orata, il palombo (Rotelle di palombo in salsa p. 326), ed
anche le triglie fritte o in gratella; ma escludete dalla vostra cucina
tutte le specie dei pesci turchini che sono i meno digeribili.
CARNI ARROSTITE
Le carni in genere, purchè non dure o tigliose, son cibo omogeneo
al corpo umano e, se arrostite, di facile assimilazione. Fra queste
è da preferirsi il pollame, specialmente la Gallina di Faraone p.
374, e la vitella di latte; può venire anche opportuna la Bistecca
alla fiorentina p. 380, specialmente se nel filetto, la Bistecca nel
tegame p. 381, la Braciuola di manzo alla sauté o in teglia p. 203 e
il Rosbiffe p. 360-361. Poi avete le Costolette di vitella di latte
alla milanese p. 369 e le costolette di castrato che sono eccellenti.
La Vitella di latte arrosto p. 362, Arrostini di vitella di latte
alla salvia p. 244, il Cosciotto di castrato p. 365, il Cosciotto di
capretto allo spiedo o arrosto morto, le Quagliette p. 368, il Pollo
alla Rudinì p. 372 e il Tacchinotto trattato come la Gallina di Faraone
p. 374. Eccellente l'arrosto morto p. 363 col contorno di piselli, se
questi non vi disturbano. Le carni di piccione, di tacchino adulto
e degli uccelli sono giudicate molto nutrienti, ma calorose; quindi
adagio con queste per serbarle a tempo più opportuno.
INSALATA
Poche sono le insalate che posso indicarvi come salubri, ma nel
caso vostro preferirei le seguenti: il radicchio cotto misto colla
barbabietola cotta in forno se grossa o lessata se piccola; gli Sparagi
p. 315, gli Zucchini p. 281 e 283 e i Fagiolini in erba ben fini p. 283
e 284.
DOLCI
In quanto ai dolci lascio la scelta a voi che così, ad occhio e croce,
potete giudicare quelli che più vi convengono; però vi avverto che le
paste frolle e le paste sfoglie sono indigeste, come anche le paste
senza lievito alcuno. Se soffrite di stitichezza vi raccomando le
mele e le pere cotte, le prugne giulebbate, le albicocche e le pere in
composta e qualora l'intromissione del latte non v'imbarazzi lo stomaco
potete giovarvi del Latte brûlé p. 491, del Latte alla portoghese p.
492, non chè dei Latteruoli p. 492 e 493.
FRUTTA
Non fate uso che di frutta sana e ben matura a seconda della stagione.
Nell'inverno escludete le frutta secche, profittando di qualche
dattero, di qualche arancio o di qualche mandarino; ma tenete in
gran conto la pera spina la quale, se accompagnata da un pezzetto di
formaggio a vostra scelta (ammesso che lo stomaco possa sopportarlo)
è, come tutti sanno, un piacevole tornagusto. Nelle altre stagioni
sceglierete fra le uve, la eccellente salamanna, il moscatello e
l'aleatico; fra le pere la spadona, che è tanto succosa, la susina
claudia, la pesca burrona, le ciliege more, le albicocche, le mele,
se son tenere. Ma fate un sacrificio alla ghiottoneria escludendo le
fragole dalla vostra tavola poichè, pei troppi loro semini, riescono
nocive: più innocui forse sono i fragoloni, ma meno fragranti.
GELATI
Si possono permettere i gelati, specialmente di frutta, alla fine del
pranzo o dopo compiuta la digestione.
VINI E LIQUORI
Il vino da pasteggiare più confacente agli stomachi deboli ritengo sia
il bianco asciutto e stimo ottimo, per la sua piacevolezza al gusto e
perchè molto digeribile, quello di Orvieto, che può servire anche al
_dessert_ e per quest'uso avete il vin santo, il vino d'Asti spumante,
la malaga ed altri simili che sono in commercio; ma di questi chi se ne
fida? In quanto ai liquori farete bene ad escluderne l'uso dal vostro
regime anche perchè dall'uso si può passare all'abuso che sarebbe
fatale; si può fare soltanto un'eccezione pel cognac, senza abusarne,
però, ma di quello che non costa meno di sei o sette lire la bottiglia.
Qui pongo fine, e ripeto col poeta:
Messo t'ho innanzi: omai per te ti ciba.

NOTE DI PRANZI
Poichè spesso avviene che dovendo dare un pranzo ci si trovi
imbarazzati sulla elezione delle vivande, ho creduto bene di
descrivervi in quest'appendice tante distinte di pranzi che
corrispondano a due per ogni mese dell'anno, ed altre dieci da potersi
imbandire nelle principali solennità, tralasciando in queste il dessert
poichè, meglio che io non farei, ve lo suggerisce la stagione con le
sue tante varietà di frutta. Così, se non potrete stare con esse alla
lettera, vi gioveranno almeno come una scorta per rendervi più facile
il cómpito della scelta.
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