La plebe, parte IV - 24
Total number of words is 4521
Total number of unique words is 1666
37.0 of words are in the 2000 most common words
52.5 of words are in the 5000 most common words
61.3 of words are in the 8000 most common words
minaccia e questa gli faceva paura. Quercia attese un momento e poi
riprese con accento più sciolto che mai:
— Non voglio trattenerla più a lungo: le ho detto che anch'io non aveva
molto tempo da concederle. Questo colloquio non avrà il suo secondo,
mai. Non le domando risposta, ma l'attendo dai fatti. Ella già deve
conoscermi che io non temo di nulla e non m'arretro innanzi a nulla.
S'inchinò leggermente ed uscì, senza che il conte facesse il menomo
cenno, il menomo movimento, mandasse la menoma voce.
— Oh avere il proprio onore in mano di quello scellerato! disse poi fra
se stesso raccapricciando. E' vuol partire.... La è di certo la fuga del
colpevole... Ed io dovrò azzittire?
Quercia da canto suo faceva il seguente monologo:
— In una settimana avrò sbrigato tutto e partirò. Potrò io sostenere
ancora per una settimana questo edificio che si disfà e minaccia
crollarmi addosso? Certo che sì. L'audacia e l'accortezza mi aiuteranno.
Il domani a mattina partì ancor egli pel villaggio dov'era stato
allevato.
CAPITOLO XIV.
Don Venanzio e Maurilio erano giunti al villaggio al cader della notte.
Un freddo vento aveva sollevato alquanto sopra delle montagne la scura
cappa di nubi che incombeva sul cielo, e una riga rossigna, color di
sangue, mandava un fantastico chiarore dall'ultimo lembo di quel
mantello nero disteso sull'orizzonte. Al rivedere que' luoghi testimoni
della sua infanzia e della prima adolescenza, Maurilio, ora così mutato
di condizioni, provava una strana sensazione, quasi un rimpianto ch'egli
neppure non sapeva spiegare a se stesso.
La carrozza del marchese di Baldissero che ne li aveva condotti, si
fermò alla porta della canonica, dove il parroco ed il giovane
smontarono. Il rumore dei ferri de' cavalli che scalpitavano e delle
quattro ruote che trabalzavano girando sul grossolano e disuguale
acciottolato del villaggio, aveva tratto sul passo delle porticine le
comari che preparavano il pasto della sera ai mariti ed ai figli, i
quali appunto allora tornavano dal lavoro. Don Venanzio le salutava
passando, con un sorriso, ed esse rispondevano con un inchino: gli
uomini si levavano la berretta od il cappello con una famigliarità
rispettosa: i bambini, scappati dalle falde materne, correvan dietro
alla carrozza vociando come uno sciame di passerotti.
La chiesa era ancora aperta e ne veniva fuori un velato ronzìo di voci
femminili: erano delle buone donne che dicevano il Rosario. Il vecchio
moretto, tanto vecchio che oramai poteva appena trascinarsi, colla sua
affettuosità di cane fedele, venne fino sulla soglia a dare la buona
venuta al padrone collo scodingolare e con un suo mugolìo. Il campanaro
dall'alto del campanile mandava per le ombre della sera, che ad ogni
momento crescevano, i mesti rintocchi dell'_Avemmaria_.
La carrozza ripartì di trotto verso Torino, Don Venanzio e Maurilio
entrarono nella modesta casetta. In essa tutto era ancora esattamente
tal quale il giovane lo aveva visto nella sua infanzia, tal quale lo
aveva visto quella sera che, scacciato da Nariccia, era venuto, senza
pur saperne il perchè, a confortarsi l'animo nell'aspetto di quei
luoghi. Tutto il medesimo e tutto al medesimo luogo. Nulla neppure
pareva invecchiato. La paglia delle seggiole era sempre nel medesimo
stato, sempre sbiaditi quel medesimo, nè più nè meno, i colori del
tappeto a fiorami che stava sulla tavola nel tinello. In mezzo a quella
roba sempre uguale non pareva invecchiato nemmeno il buon sacerdote che
vi faceva raggiare il sempre medesimo sorriso di bontà, di cui le
bianchissime chiome parevano un'aureola di santo ad una fronte piena di
candore.
— Mio caro, disse il parroco a Maurilio, poichè si fu tolto il vecchio
mantello, l'ebbe accuratamente ripiegato e consegnatolo alla vecchia
fantesca perchè lo riponesse: hai tu bisogno di riposarti?
Il giovane fece un cenno negativo. Era commosso nell'intimo così che non
poteva parlare: guardava intorno con occhi rimbamboliti, e tutte le ore
della sua infanzia passate colà facevano ressa nella sua memoria per
affacciarsegli una prima dell'altra, come una frotta di ragazzi che si
vogliono cacciar dentro ad una porta alla rinfusa.
Don Venanzio si levò il cappello a becchi, lo lisciò bene colla manica e
consegnandolo ancor esso alla serva, soggiunse:
— Ci preparerai un boccone di cena. Poca roba. Il nostro Maurilio non
mangia di più di quello che mangiasse un tempo, e benchè sia ora un
signore, non ha ancora imparato ad averne le abitudini. Una buona
frittata coll'erbe e due capellini al brodo, e ne abbiamo d'avanzo. Non
è vero?
Maurilio sorrise. La vecchia fante, che in compagnia di quel sant'uomo
di prete aveva imparato la bontà, se ne andò via senza brontolare.
Don Venanzio si pose in capo la sua berretta da prete, nera col fiocco
nero, e poi disse:
— Tu fai quello che vuoi. Io non torno mai da una gita qualunque
senz'andar tosto a ringraziar la Madonna e il mio Santo protettore
d'avermi scampato da ogni malanno. Senzachè questa è l'ora solita in cui
mi unisco alle preghiere della sera di una buona parte de' miei
parrocchiani. Vado dunque in chiesa; se vuoi attendermi qui...
Il giovane fece segno che l'avrebbe accompagnato.
— Sì? esclamò il parroco tutto lieto. Va bene. Vieni, vieni nella casa
del Signore; chi sa ch'esso finalmente non ti faccia la grazia di
toccarti il cuore.
Maurilio sorrise e seguì il vecchio sacerdote. Per un corridoio
entrarono nella piccola, modesta sagrestia, non ancora rischiarata
altrimenti che dal fievol raggio del crepuscolo che andava sempre più
spegnendosi: e da questa penetrarono nella chiesa.
Essa era quasi oscura affatto. Una lampada sola ardeva dinanzi ad una
statua di Madonna che stava in una nicchia d'uno dei pilastri: la fiamma
oscillante di quella lampada mandava poca luce intorno e pareva meglio
che altro una macchia rossiccia nel nero di quell'ombra. A' piè di quel
pilastro, innanzi a quell'immagine, un gruppo di donne inginocchiate
borbottava il Rosario. La poca luce che pioveva dalla lampada accesa,
vacillando al di sopra di quelle teste chinate e di quelle spalle curve,
coloriva d'una striscia fugace ora i panni di questa, ora il volto di
quella donna; poveri panni e pallidi volti. Nessun rumore esterno
giungeva fin là, e il brontolìo di quella preghiera saliva su dal freddo
spazzo di quadrelli su cui le donne erano prostrate, come un gorgoglio
d'onda nel silenzio d'un deserto.
Il parroco non andò a frammischiarsi al gruppo di quelle preganti: si
recò all'altar maggiore, s'inginocchiò sui gradini che lo separavano dal
resto della chiesa, posò sulla balaustra di marmo bianco la sua
berretta, appoggiò le braccia alla balaustra medesima, pose sopra le
mani la sua testa ricurva e rimase immobile, assorto nella sua
preghiera.
Separata dalle altre, una donna eziandio stava inginocchiata nell'angolo
più oscuro della chiesa e pregava ferventemente in mezzo a lagrime e
sospiri.
Maurilio si appoggiò alla parete, nell'ombra più scura d'una cappella
dalla parte opposta a quella dove sotto l'immagine della Vergine
pregavano le donne, ed incrociate al petto le braccia, immobile al par
d'una statua, stette prestando l'orecchio, come ad una musica, al
monotono accento di quella preghiera, facendo scorrere il suo sguardo
dal parroco i cui panni neri spiccavano sul bianchiccio della balaustra,
al gruppo delle donne sotto il fioco raggio della lampada, alla creatura
isolata, le cui povere vesti scure si confondevano colle tenebre del
luogo nell'angolo estremo della navata.
A che pensava egli in tal momento? A nulla ed a tutto. Gli si agitava
confuso nella mente il tenebroso problema dei destini umani. Dimenticava
un istante il suo io; o per meglio dire questo si assorbiva nel gran
complesso della umana famiglia; il suo essere individuale era diventato
il tipo, il modello di tutti gli esseri umani, per provarne in quel
punto le aspirazioni e gli stimoli superiori alla materia; in lui s'era
incarnato, come dire, lo spirito dell'umanità. Ammirava la fede cieca di
quella povera gente e la invidiava come rimedio a porre in tacere le
angoscie, le ansie, le audacie dell'intelletto investigatore, avido del
vero; e la detestava nello stesso tempo come figliuola dell'ignoranza e
negatrice della ragione. Avrebbe voluto credere come quelle ignare
donnicciuole, pregare com'esse, lasciarsi avvolgere l'anima dalla
superstizione, acchetarsi nella stupidità dell'idolatria, bendarsi gli
occhi alla luce del vero col velo teocratico del passato: e si sarebbe
disprezzato di farlo. Aveva per quelle anime ignoranti che ritraevano
ancora, in mezzo alla civiltà moderna, del feticismo del selvaggio, ma
nobilitato da una divina speranza, uno sguardo di compiacenza ed un
sorriso di compassione. Sentiva entro sè la scienza riagire contro
l'influsso del sentimento, contro le impressioni del luogo, delle
memorie e dell'ora, e far suonare nel suo cervello le obbiezioni della
verità materiale e il riso amaro di Mefistofele.
Quando il Rosario fu finito, le donne si levarono e stavano per
partirsene; ma videro sorgere presso la balaustra l'ombra nera e le
chiome canute del parroco, videro volgersi verso di loro la faccia
soavemente veneranda del vecchio loro pastore, e si fermarono.
Don Venanzio venne presso di loro sotto la fievole ed oscillante luce
della lampada, e tutte le furono intorno salutevoli e festanti; — tutte
fuor che una: quella che, appartata dalle altre, pregava sempre con
fervore nella più remota ed oscura parte della chiesa. Il parroco
rispose amorevolmente e lietamente ai saluti ed alle amorevoli
interrogazioni delle donne; poi levando la mano destra per chiamarne di
meglio l'attenzione, disse:
— Voi avete pregato sinora per voi; è opera di carità e dovere di
cristiano pregare eziandio pei nostri fratelli: e tutti gli uomini, lo
sapete, sono nostri fratelli. Preghiamo adunque per quelli che soffrono,
di qualunque sorta sieno i loro dolori, a qualunque classe o nazione
appartengano, qualunque religione professino.
Sostò un momento e poi riprese con voce che vibrava d'una frenata
emozione:
— Unitevi a me per pregare soprattutto in favore di coloro che non hanno
il conforto ed il merito della fede.
A Maurilio parve che lo sguardo del buon prete andasse fugacemente a
cercarlo nell'ombra.
— Preghiamo perchè Iddio apra loro gli occhi e coi santi misteri della
religione parli al loro cuore.
Cominciò una preghiera cui le donne, inginocchiatesi di nuovo intorno a
lui, ripeterono con tenera compunzione. Era un commovente spettacolo
vedere quel vecchio sacerdote dritto innanzi all'immagine di quella che
fu madre del Salvatore degli uomini, del creatore del mondo novello, le
sue bianche chiome illuminate dal raggio della lampada, le mani giunte,
gli occhi sereni e puri, specchio di un'anima senza rimorso, levati con
espressione di ardente, angelico desiderio, di fede e d'amore; e intorno
a lui chinate a terra quelle meschine, povere di ricchezza e
d'intelletto, ma che con tanta fiducia s'associavano a quell'atto
sublime di carità spirituale. Maurilio se ne sentì intenerire. Volse a
quella rozza statua, che rappresentava la Vergine indiata, il suo
sguardo sfavillante e mormorò fra sè con profonda riverenza d'affetto:
— Sì, parlami al cuore o eterno femineo divinizzato dalla religione del
Cristo. Tu se' la bellezza, ma non solo delle forme come la greca, sì
dell'anima; tu se' la pietà, tu se' l'amore nel suo più alto
significato; tu se' insieme colla purezza la maternità, le due più
sublimi cose dell'universo. La fede! Sì, dammi la fede che è forza e
salvezza; ma non quella fede che distrugge il più prezioso dono di Dio
allo spirito umano: la ragione; che nega il vero e vi scema in dignità
ed in sapere, piegandovi all'assurdo. Aiuti l'influsso benigno di quella
virtù di amore che in Te si rappresenta, ad affermarsi ed afforzarsi in
me quella fede che vince ogni errore, perchè va unita coll'altra
figliuola di Dio: la scienza.
Quando Maurilio ebbe terminato questa specie d'invocazione, il parroco e
le donne avevano terminata la loro preghiera. Le contadine se ne
partirono; il sacrestano le seguitò per chiudere alle loro spalle la
porta, e Don Venanzio venne verso il giovane, commosso ancora nel
sembiante, nel sorriso, direi quasi, per la forza e la vivacità
dell'affetto ond'era stata improntata la preghiera che aveva fatto.
— Ed ora, diss'egli con sincera giovialità, andiamo a cena.
Ma un'ombra si staccò dall'oscuro della navata e venne innanzi
timidamente verso il cerchio di luce che mandava la lampada della
Madonna. Era la pregante stata sempre in disparte e che non aveva
abbandonata colle altre la chiesa.
— Signor Prevosto: diss'ella con voce affranta, timorosa, quasi
tremante.
Il Prevosto la riconobbe di subito.
— Ah! siete voi, Margherita. Venite, venite meco che ho da parlarvi.
— Sì? disse la povera donna giungendo le mani ed affannata per
desiderio, per isperanza, per ansietà. Da parte di _lui_? _Lo_ ha visto?
— L'ho visto, rispose sorridendo Don Venanzio: ed è proprio di lui e per
lui che ho da parlarvi. Seguitemi in casa.
Mentre il sacrestano abbarrava ben bene la porta della chiesa, il
parroco, Maurilio e la povera Margherita passarono nella _canonica_.
Nel tinello schioppettava allegramente una fascina di sarmenti sugli
alari del caminetto; sulla tavola, a coprire il famoso tappeto era steso
un mantile di tela operata grossolana ma candidissima; due coperti erano
posti allato l'un dell'altro, e in mezzo una bottiglia di vino ed una
caraffa d'acqua e un bel pezzo di pan bruno. Una lucerna d'ottone a
olio, de' cui tre becchi due erano accesi, illuminava la piccola stanza,
aiutatavi dal gaio chiarore che mandava il fiammar della fascina.
_Moretto_ accoccolato presso il camino, il muso sulle zampe, stava
nell'attitudine beata di chi gode tranquillamente il suo benessere. La
vecchia fantesca finiva di mettere sul desco le posate di ferro che
lucevano come se fossero d'argento, e, colla cesta in cui le si
tenevano, se ne andava in cucina. Don Venanzio fece segno di sedere ad
un lato del caminetto, a Maurilio, il quale obbedì: sedette anch'egli
dall'altra parte sul suo seggiolone a bracciuoli col piano semplicemente
impagliato, tirò fuor di tasca il moccichino di tela a quadretti bianchi
ed azzurri, se lo pose ripiegato sopra un ginocchio e si volse verso la
povera donna che avea fatto venire fin là.
Margherita s'era fermata in sulla soglia dell'uscio, e stava
timidamente, ma desiosamente aspettando. I suoi abiti erano quelli della
miseria; una veste tutto rappezzata di pannocotone che non avea più
colore le si serrava intorno al corpo macilento; un fazzoletto scuro
aveva sulle spalle, il quale, incrociandosele innanzi al petto
incurvato, veniva ad annodarsele sulle reni; portava in testa un
fazzoletto compagno che tanto le veniva innanzi sulla faccia da
nasconderne i lineamenti; teneva congiunte le mani che parevano quelle
d'uno scheletro ricoperte d'una pergamena color di tabacco e tutto
raggrinzita.
— Venite avanti. Margherita: disse Don Venanzio con accento
d'amorevolezza incoraggiativa: avete freddo, venite a scaldarvi.
La vecchia mosse due passi innanzi; i suoi zoccoli di legno fecero
rumore sopra i quadrelli del pavimento; ella sembrò vergognarsene e si
fermò.
— Avanti, avanti, vi dico: riprese il parroco; prendete una seggiola e
sedete qui vicino a me dinanzi al fuoco; vi scalderete un poco a questa
fiammata i piedi che ci scommetto son ghiacci.
— Oh! sor Prevosto: disse la donna vergognandosi più di prima.
— Animo, animo; sapete che non mi piacciono le cerimonie. Fate come vi
dico e non mi impazientate.
Margherita prese una seggiola e venne sedere al luogo che le indicava il
parroco.
— Marta, disse questi alla serva che era tornata per portar qualche cosa
da mettere sulla tavola, tu porterai una scodella di brodo ben caldo per
questa povera donna.
— Sì, signore, rispose la fante che tornò sollecita in cucina per
ubbidire all'ordine ricevuto.
— Oh! sor Prevosto, ripeteva la vecchia agitandosi un poco sulla sua
seggiola, troppa bontà..... non occorre... la prego.
— Levatevi quel fazzoletto di testa, disse Don Venanzio: ve lo
rimetterete uscendo e così non vi avverrà di sentir tanto il freddo
andando a casa.
La donna ubbidì. Si vide allora una testa arruffata di capelli grigi,
una faccia magra, corsa per ogni senso, per ogni dove da rughe infinite
e finissime che facevano come una rete fitta della sua pelle abbronzata
e riarsa dal sole, dall'intemperie, dagli anni. Se fosse stata bella chi
lo avrebbe potuto dire? Non sembrava pur vero che quello avesse dovuto
essere un giorno volto di giovane. Si sarebbe potuto dire un cumulo di
rovine che non lasciavano scorger più le forme del primitivo edificio.
Niuna vivacità era più nè in quelle fattezze distrutte, nè in quello
sguardo spento; nessuna espressione, fuorchè quella d'una profonda,
inalterabile, rassegnata mestizia.
Maurilio, che ad ogni volta la rivedeva, trovava nella povera donna
cresciuta la tristezza e più fiacca la persona, sentì una viva pietà nel
mirarne ora il sembiante così afflitto, benchè in fondo a' suoi
occhielli grigi infossati brillasse in questo momento una lieve luce che
pareva una speranza, che pareva un pallido raggio di gioia.
— O Margherita, disse il giovane, come la vi va? Non mi riconoscete voi
più?
— Che? esclamò ella volgendo verso di lui la sua piccola faccia
aggrinzita; tu se' Maurilio?... No davvero non ti avevo riconosciuto...
Pensavo così poco doverti vedere!... Gli è pur vero che tu non hai mai
obliato il villaggio, tu!...
Mandò un sospiro che diceva di molte cose; ma in quella pose mente alla
maggior eleganza dei panni di Maurilio che era vestito com'ella non
l'aveva visto mai, proprio da signore, e si vergognò d'averlo trattato
con quella famigliarità onde s'era avvezza a parlargli fin da bambino,
quando lo vedeva ruzzare col suo.
— Oh! la mi scusi: diss'ella. Io le parlo ancora come se fosse il
naccherino d'un tempo, e invece...
Maurilio la interruppe con calore:
— Vi prego a non cambiar nulla dei vostri modi a mio riguardo. Mi avete
trattato sempre come compagno di vostro figlio, e come tale voglio che
seguitiate a trattarmi.
A quelle parole «vostro figlio» una tinta di colore più scuro era venuta
alle guancie abbronzate della vecchia. Era un rossore di piacere e di
emozione.
— Il mio Giannino! esclamò essa (non osava ripetere quella espressione
«mio figlio» quantunque se ne struggesse dal desiderio). Anch'egli è
diventato un signore, mi dicono. Se lo vedessi, non oserei pure
guardarlo in faccia.... E tu.... e Lei lo vede sempre? Sono sempre
amici?
In quella entrava la serva colla scodella piena di brodo fumante.
— Di tutto ciò parleremo dopo: disse allora Don Venanzio; ora bevete
questa roba calda; ciò vi scalderà e vi rifocillerà lo stomaco.
Margherita, in mezzo a mille ringraziamenti e benedizioni, bevve, e se
ne sentì veramente riconfortata.
— Or dunque, diss'ella volgendosi poi al parroco, tutto sollecita. Ella
ha da parlarmi da parte di lui, del mio Giannino?
— Sì, mia cara; l'abbiamo veduto...
— Sta bene? interrogò la vecchia, a cui il parroco pareva troppo lento a
parlare.
— Sta benissimo...
— E si ricorda di me?
— Sì, se ne ricorda.....
— O Dio! Madonna santa! potessi vederlo! Dica, dica, potrò io vederlo
ancora prima di morire?
— Sì, sì, lo vedrete...
— Quando? Come?... Che mi tocca di fare?... Oh son pronta a qualunque
cosa per provare questo piacere. Non dico bugia, sa!... Devo andarmene a
cercarlo colaggiù a Torino?... Sono vecchia e debole, ma per vedere il
mio Giannino andrei in capo al mondo, finchè avessi consumato, non che i
zoccoli, ma i piedi. Quante volte non ci sarei già andata se non avessi
avuto paura di perdermi in mezzo alla folla della città e non poter
arrivare fino a lui, e più ancora se non avessi avuto paura di fargli
dispiacere... Ma ora finalmente lo rivedrò!... Ella me lo dice..... — Ve
lo dirò di meglio, se mi lasciate parlare; interruppe col suo sorriso
pieno di bontà Don Venanzio, il quale aveva per commozione umidi gli
occhi.
— Oh parli! parli!
— Io dunque ho veduto Gian-Luigi in casa di Maurilio dov'egli venne.
La povera vecchia, il collo teso verso il prete come per esser più
presso alle labbra di lui per coglierne a volo le parole, la bocca e gli
occhi larghi quasi volesse assorbire anche colle labbra, anche colle
pupille il suono di que' detti, faceva col capo de' vivi segni
d'affermazione, come per dire che aveva capito, che si sollecitasse a
dirle quelle buone novelle ond'essa attingeva tanto bene, tanto elemento
di vita.
— Mi chiese di voi, continuava il parroco: e la donna stringendo le mani
colle dita incrociate le alzava all'altezza della sua bocca in atto
misto di ineffabil gioia, di ringraziamento a Dio, di suprema
riconoscenza.
Il buon Don Venanzio non credette fosse peccato rasentare un pochino la
menzogna per dare a quella pover'anima di vecchia un momento di
beatitudine.
— Mostrò per voi un'amorevole sollecitudine. Disse che non vi aveva mai
dimenticata, e che soltanto la forza delle circostanze gl'impedì sinora
di venirvi a vedere e di venirvi in aiuto...
— Oh lo credo: interruppe Margherita, asciugandosi col dosso della sua
mano una lagrima che scendeva per le grinze della sua guancia. Lo credo.
È così buono! Non l'ho mai accusato io, no mai... La gente diceva
questo, diceva quello... Volevano farmi della pena... Io non credeva
nulla: e pregavo il Signore per lui... e per poterlo ancora vedere...
Ecco quel di che ho bisogno: vederlo... Il resto non m'importa. Io sono
vecchia, tanto poco mi basta per vivere!
Il parroco avvisò che per procedere a gradi e preparare quell'anima alla
gioia maggiore, conveniva serbar per ultimo l'annunzio della probabile
venuta di Gian-Luigi al villaggio.
— Egli vuole che d'ora innanzi quel poco almeno non vi manchi più:
riprese a dire: e perciò mi ha consegnato una somma da darvi da parte
sua, che tengo qui e che ho piacere di rimettervi all'istante.
— Una somma! per me! esclamò la vecchia. Lo ho sempre detto io che aveva
un gran cuore... Oh che cuore è il suo!
Don Venanzio trasse dal taschino del panciotto il rotolo di marenghi
avviluppato nella carta, quale gli aveva dato Gian-Luigi; e tenendolo
fra il pollice e l'indice lo porse alla Margherita.
— Ecco qua, disse, mille lire.
La vecchia si fece indietro sulla seggiola quasi spaventata; battè le
mani insieme e poi levò le palme in atto di indicibile stupore.
— Mille lire! esclamò; proprio mille lire!
— Sì, in altrettanti napoleoni d'oro.
— E tutto questo per me? soggiunse la donna ritraendo le mani dal rotolo
che il parroco le porgeva, come se avesse paura a toccarlo. Non è
possibile. Che cosa debbo io fare di tanto denaro?
— Dovete usarne a seconda dell'intenzione del vostro figliuolo: rispose
Don Venanzio col suo sorriso amorevolmente paterno; val quanto dire
procurarvi con esso quelle cose necessarie di cui maggiormente
abbisognate. Avete addosso appena di che coprirvi non che ripararvi dal
freddo; non vedete che i vostri piedi nudi s'intirizziscono e
irrigidiscono ne' zoccoli umidi dalla neve? Nel vostro stambugio appena
se ci avete, raccolto stentatamente su pei greppi, tanto di legna da
potervi cuocere una magra minestra. Potrete adunque comperarvi panni
caldi, e calze di lana, e legna da ardere per iscaldarvi; potrete
procurarvi un cibo migliore e più sostanzioso di quello che ora vi
fornisce l'andare elemosinando.
E quasi di forza mise il rotolo di monete nella mano della vecchia che
ne rifuggiva, poco meno che paurosa di toccarlo. Quando però l'ebbe tra
le magre, ossee dita, essa lo palpò quasi con amore, lo soppesò, lo
strinse forte in pugno, e poi se lo recò alle labbra e v'impresse su un
grosso bacio.
— E' mi viene dal mi' figliuolo: disse come per ispiegare la ragione di
quell'atto: dal mi' figliuolo: ripetè trovando una cara dolcezza nel
pronunziare quelle parole che fino allora non aveva osato adoperare....
Ah lo vorrò custodire come una sacra reliquia.... Spenderlo, mai più!...
Forse che ho bisogno di nulla io?... Sono sempre vissuta in mezzo alle
privazioni, io.... La gente è buona per me e non mi lascia mancare un
tozzo di pane.... E andrei ora a farmi carezze a questo vecchio carcame
per quattro giorni che gli rimangono da vivere? Che! che!
Il parroco la volle persuadere che per soddisfare al desiderio di chi
glie li mandava ed anche al dovere che ha ciascuno verso di se stesso,
la doveva impiegare quei denari nella guisa che le aveva detto; ma la
vecchia, pur non osando contrastare alle parole di lui, ben mostrava
coll'aria del suo sembiante che quelle ragioni non la scuotevano per
nulla dal suo proposito, e ch'ella avrebbe fatto a suo senno.
Margherita approfittò d'una pausa che fece Don Venanzio nel suo discorso
per entrare a parlare di quello che più le premeva. Il rotolo di monete
seguitava ella a stringere nel pugno e questo aveva nascosto nella tasca
della sua misera vestaccia.
— Lei mi disse, interruppe adunque, che io il mio Giannino l'avrei
visto... Per carità la mi dica in che modo e quando!... Se la sapesse
quanto lo desidero!... Ed io non ho gran tempo da aspettare. Non
converrebbe che tardasse di troppo a darmi questa consolazione, se vuol
trovare ancora insieme queste grame quattr'ossa.
— No, no, rispose il parroco, non tarderà molto tempo. Forse la
settimana ventura, forse sul finire di questa medesima, a quanto egli ha
detto, verrà qui per vedervi.
— Verrà qui? Per veder me? esclamò la poveretta giungendo le mani e
sollevandole verso il cielo con atto d'inesprimibile gratitudine e
soddisfazione. Oh! sia lodato Iddio! Sia ringraziata la Madonna dei
dolori!..... È Lei che mi fa questa bella grazia! L'ho pregata tanto,
tanto, tanto!.... Ancora questa sera io la pregavo che mi concedesse
questa grazia e poi mi togliesse pure dal mondo. E vuole che glie la
dica, sor Prevosto? Questa sera medesima, là in chiesa quando ho visto
entrar Lei e andarsi inginocchiare alla balaustra, io ho sentito una
voce in cuore che mi diceva: «Ecco là di ritorno quel sant'uomo del
parroco che ti ha da dir di sicuro qualche buona novella.» Era la
Santissima Vergine che mi faceva avvertita avermi accordata la grazia
che domandavo... Oh! voglio mostrargliene la mia gratitudine a quella
pietosa Madonna... Ecco a che mi serviranno i denari mandatimi dal mio
Giannino... Comprerò due bei cuori d'oro, proprio d'oro, da offrire alla
sua immagine...
Don Venanzio fece un moto d'impazienza, ma essa non se ne accorse e
continuava tutta infervorata:
— E il resto vo' darlo a Lei, perchè la mi dica o faccia dire tante
messe...
Qui il parroco la interruppe non senza qualche vivacità:
— Ma no, ma no, che così non istà bene, e siete matta a credere che ciò
voglia la Madonna o le faccia piacere... Non è l'offerta d'una cosa di
valore che possa contentare Quei di lassù... Che credete che loro
importi dei vostri cuori d'oro e d'argento?... È il cuor vero che
vogliono, quello che abbiamo nel nostro petto e che dobbiamo presentar
loro pieno di bontà, di carità, di adorazione e di fede... Ecco!... Non
dico mica che chi può, chi è in caso d'aver da spendere senza torne ai
suoi bisogni nè alla beneficenza, che deve esercitare, piuttosto che
gettar via altrimenti il superfluo, non faccia bene ad ornare la casa
del Signore; ma voi siete in questo caso, poveretta? Non sapete che uno
dei primi doveri che ci sono imposti è quello di conservarci noi stessi?
E se pecca chi ha troppi riguardi, e troppo amore per la sua persona,
pecca eziandio chi ne ha troppo poco?.... Quanto alle messe, di certo la
è una buona cosa.... Ma io vi contemplerò nelle mie preghiere in tutte
le messe che sarò per dire ancora, senza che vi abbia da costare un
centesimo.
riprese con accento più sciolto che mai:
— Non voglio trattenerla più a lungo: le ho detto che anch'io non aveva
molto tempo da concederle. Questo colloquio non avrà il suo secondo,
mai. Non le domando risposta, ma l'attendo dai fatti. Ella già deve
conoscermi che io non temo di nulla e non m'arretro innanzi a nulla.
S'inchinò leggermente ed uscì, senza che il conte facesse il menomo
cenno, il menomo movimento, mandasse la menoma voce.
— Oh avere il proprio onore in mano di quello scellerato! disse poi fra
se stesso raccapricciando. E' vuol partire.... La è di certo la fuga del
colpevole... Ed io dovrò azzittire?
Quercia da canto suo faceva il seguente monologo:
— In una settimana avrò sbrigato tutto e partirò. Potrò io sostenere
ancora per una settimana questo edificio che si disfà e minaccia
crollarmi addosso? Certo che sì. L'audacia e l'accortezza mi aiuteranno.
Il domani a mattina partì ancor egli pel villaggio dov'era stato
allevato.
CAPITOLO XIV.
Don Venanzio e Maurilio erano giunti al villaggio al cader della notte.
Un freddo vento aveva sollevato alquanto sopra delle montagne la scura
cappa di nubi che incombeva sul cielo, e una riga rossigna, color di
sangue, mandava un fantastico chiarore dall'ultimo lembo di quel
mantello nero disteso sull'orizzonte. Al rivedere que' luoghi testimoni
della sua infanzia e della prima adolescenza, Maurilio, ora così mutato
di condizioni, provava una strana sensazione, quasi un rimpianto ch'egli
neppure non sapeva spiegare a se stesso.
La carrozza del marchese di Baldissero che ne li aveva condotti, si
fermò alla porta della canonica, dove il parroco ed il giovane
smontarono. Il rumore dei ferri de' cavalli che scalpitavano e delle
quattro ruote che trabalzavano girando sul grossolano e disuguale
acciottolato del villaggio, aveva tratto sul passo delle porticine le
comari che preparavano il pasto della sera ai mariti ed ai figli, i
quali appunto allora tornavano dal lavoro. Don Venanzio le salutava
passando, con un sorriso, ed esse rispondevano con un inchino: gli
uomini si levavano la berretta od il cappello con una famigliarità
rispettosa: i bambini, scappati dalle falde materne, correvan dietro
alla carrozza vociando come uno sciame di passerotti.
La chiesa era ancora aperta e ne veniva fuori un velato ronzìo di voci
femminili: erano delle buone donne che dicevano il Rosario. Il vecchio
moretto, tanto vecchio che oramai poteva appena trascinarsi, colla sua
affettuosità di cane fedele, venne fino sulla soglia a dare la buona
venuta al padrone collo scodingolare e con un suo mugolìo. Il campanaro
dall'alto del campanile mandava per le ombre della sera, che ad ogni
momento crescevano, i mesti rintocchi dell'_Avemmaria_.
La carrozza ripartì di trotto verso Torino, Don Venanzio e Maurilio
entrarono nella modesta casetta. In essa tutto era ancora esattamente
tal quale il giovane lo aveva visto nella sua infanzia, tal quale lo
aveva visto quella sera che, scacciato da Nariccia, era venuto, senza
pur saperne il perchè, a confortarsi l'animo nell'aspetto di quei
luoghi. Tutto il medesimo e tutto al medesimo luogo. Nulla neppure
pareva invecchiato. La paglia delle seggiole era sempre nel medesimo
stato, sempre sbiaditi quel medesimo, nè più nè meno, i colori del
tappeto a fiorami che stava sulla tavola nel tinello. In mezzo a quella
roba sempre uguale non pareva invecchiato nemmeno il buon sacerdote che
vi faceva raggiare il sempre medesimo sorriso di bontà, di cui le
bianchissime chiome parevano un'aureola di santo ad una fronte piena di
candore.
— Mio caro, disse il parroco a Maurilio, poichè si fu tolto il vecchio
mantello, l'ebbe accuratamente ripiegato e consegnatolo alla vecchia
fantesca perchè lo riponesse: hai tu bisogno di riposarti?
Il giovane fece un cenno negativo. Era commosso nell'intimo così che non
poteva parlare: guardava intorno con occhi rimbamboliti, e tutte le ore
della sua infanzia passate colà facevano ressa nella sua memoria per
affacciarsegli una prima dell'altra, come una frotta di ragazzi che si
vogliono cacciar dentro ad una porta alla rinfusa.
Don Venanzio si levò il cappello a becchi, lo lisciò bene colla manica e
consegnandolo ancor esso alla serva, soggiunse:
— Ci preparerai un boccone di cena. Poca roba. Il nostro Maurilio non
mangia di più di quello che mangiasse un tempo, e benchè sia ora un
signore, non ha ancora imparato ad averne le abitudini. Una buona
frittata coll'erbe e due capellini al brodo, e ne abbiamo d'avanzo. Non
è vero?
Maurilio sorrise. La vecchia fante, che in compagnia di quel sant'uomo
di prete aveva imparato la bontà, se ne andò via senza brontolare.
Don Venanzio si pose in capo la sua berretta da prete, nera col fiocco
nero, e poi disse:
— Tu fai quello che vuoi. Io non torno mai da una gita qualunque
senz'andar tosto a ringraziar la Madonna e il mio Santo protettore
d'avermi scampato da ogni malanno. Senzachè questa è l'ora solita in cui
mi unisco alle preghiere della sera di una buona parte de' miei
parrocchiani. Vado dunque in chiesa; se vuoi attendermi qui...
Il giovane fece segno che l'avrebbe accompagnato.
— Sì? esclamò il parroco tutto lieto. Va bene. Vieni, vieni nella casa
del Signore; chi sa ch'esso finalmente non ti faccia la grazia di
toccarti il cuore.
Maurilio sorrise e seguì il vecchio sacerdote. Per un corridoio
entrarono nella piccola, modesta sagrestia, non ancora rischiarata
altrimenti che dal fievol raggio del crepuscolo che andava sempre più
spegnendosi: e da questa penetrarono nella chiesa.
Essa era quasi oscura affatto. Una lampada sola ardeva dinanzi ad una
statua di Madonna che stava in una nicchia d'uno dei pilastri: la fiamma
oscillante di quella lampada mandava poca luce intorno e pareva meglio
che altro una macchia rossiccia nel nero di quell'ombra. A' piè di quel
pilastro, innanzi a quell'immagine, un gruppo di donne inginocchiate
borbottava il Rosario. La poca luce che pioveva dalla lampada accesa,
vacillando al di sopra di quelle teste chinate e di quelle spalle curve,
coloriva d'una striscia fugace ora i panni di questa, ora il volto di
quella donna; poveri panni e pallidi volti. Nessun rumore esterno
giungeva fin là, e il brontolìo di quella preghiera saliva su dal freddo
spazzo di quadrelli su cui le donne erano prostrate, come un gorgoglio
d'onda nel silenzio d'un deserto.
Il parroco non andò a frammischiarsi al gruppo di quelle preganti: si
recò all'altar maggiore, s'inginocchiò sui gradini che lo separavano dal
resto della chiesa, posò sulla balaustra di marmo bianco la sua
berretta, appoggiò le braccia alla balaustra medesima, pose sopra le
mani la sua testa ricurva e rimase immobile, assorto nella sua
preghiera.
Separata dalle altre, una donna eziandio stava inginocchiata nell'angolo
più oscuro della chiesa e pregava ferventemente in mezzo a lagrime e
sospiri.
Maurilio si appoggiò alla parete, nell'ombra più scura d'una cappella
dalla parte opposta a quella dove sotto l'immagine della Vergine
pregavano le donne, ed incrociate al petto le braccia, immobile al par
d'una statua, stette prestando l'orecchio, come ad una musica, al
monotono accento di quella preghiera, facendo scorrere il suo sguardo
dal parroco i cui panni neri spiccavano sul bianchiccio della balaustra,
al gruppo delle donne sotto il fioco raggio della lampada, alla creatura
isolata, le cui povere vesti scure si confondevano colle tenebre del
luogo nell'angolo estremo della navata.
A che pensava egli in tal momento? A nulla ed a tutto. Gli si agitava
confuso nella mente il tenebroso problema dei destini umani. Dimenticava
un istante il suo io; o per meglio dire questo si assorbiva nel gran
complesso della umana famiglia; il suo essere individuale era diventato
il tipo, il modello di tutti gli esseri umani, per provarne in quel
punto le aspirazioni e gli stimoli superiori alla materia; in lui s'era
incarnato, come dire, lo spirito dell'umanità. Ammirava la fede cieca di
quella povera gente e la invidiava come rimedio a porre in tacere le
angoscie, le ansie, le audacie dell'intelletto investigatore, avido del
vero; e la detestava nello stesso tempo come figliuola dell'ignoranza e
negatrice della ragione. Avrebbe voluto credere come quelle ignare
donnicciuole, pregare com'esse, lasciarsi avvolgere l'anima dalla
superstizione, acchetarsi nella stupidità dell'idolatria, bendarsi gli
occhi alla luce del vero col velo teocratico del passato: e si sarebbe
disprezzato di farlo. Aveva per quelle anime ignoranti che ritraevano
ancora, in mezzo alla civiltà moderna, del feticismo del selvaggio, ma
nobilitato da una divina speranza, uno sguardo di compiacenza ed un
sorriso di compassione. Sentiva entro sè la scienza riagire contro
l'influsso del sentimento, contro le impressioni del luogo, delle
memorie e dell'ora, e far suonare nel suo cervello le obbiezioni della
verità materiale e il riso amaro di Mefistofele.
Quando il Rosario fu finito, le donne si levarono e stavano per
partirsene; ma videro sorgere presso la balaustra l'ombra nera e le
chiome canute del parroco, videro volgersi verso di loro la faccia
soavemente veneranda del vecchio loro pastore, e si fermarono.
Don Venanzio venne presso di loro sotto la fievole ed oscillante luce
della lampada, e tutte le furono intorno salutevoli e festanti; — tutte
fuor che una: quella che, appartata dalle altre, pregava sempre con
fervore nella più remota ed oscura parte della chiesa. Il parroco
rispose amorevolmente e lietamente ai saluti ed alle amorevoli
interrogazioni delle donne; poi levando la mano destra per chiamarne di
meglio l'attenzione, disse:
— Voi avete pregato sinora per voi; è opera di carità e dovere di
cristiano pregare eziandio pei nostri fratelli: e tutti gli uomini, lo
sapete, sono nostri fratelli. Preghiamo adunque per quelli che soffrono,
di qualunque sorta sieno i loro dolori, a qualunque classe o nazione
appartengano, qualunque religione professino.
Sostò un momento e poi riprese con voce che vibrava d'una frenata
emozione:
— Unitevi a me per pregare soprattutto in favore di coloro che non hanno
il conforto ed il merito della fede.
A Maurilio parve che lo sguardo del buon prete andasse fugacemente a
cercarlo nell'ombra.
— Preghiamo perchè Iddio apra loro gli occhi e coi santi misteri della
religione parli al loro cuore.
Cominciò una preghiera cui le donne, inginocchiatesi di nuovo intorno a
lui, ripeterono con tenera compunzione. Era un commovente spettacolo
vedere quel vecchio sacerdote dritto innanzi all'immagine di quella che
fu madre del Salvatore degli uomini, del creatore del mondo novello, le
sue bianche chiome illuminate dal raggio della lampada, le mani giunte,
gli occhi sereni e puri, specchio di un'anima senza rimorso, levati con
espressione di ardente, angelico desiderio, di fede e d'amore; e intorno
a lui chinate a terra quelle meschine, povere di ricchezza e
d'intelletto, ma che con tanta fiducia s'associavano a quell'atto
sublime di carità spirituale. Maurilio se ne sentì intenerire. Volse a
quella rozza statua, che rappresentava la Vergine indiata, il suo
sguardo sfavillante e mormorò fra sè con profonda riverenza d'affetto:
— Sì, parlami al cuore o eterno femineo divinizzato dalla religione del
Cristo. Tu se' la bellezza, ma non solo delle forme come la greca, sì
dell'anima; tu se' la pietà, tu se' l'amore nel suo più alto
significato; tu se' insieme colla purezza la maternità, le due più
sublimi cose dell'universo. La fede! Sì, dammi la fede che è forza e
salvezza; ma non quella fede che distrugge il più prezioso dono di Dio
allo spirito umano: la ragione; che nega il vero e vi scema in dignità
ed in sapere, piegandovi all'assurdo. Aiuti l'influsso benigno di quella
virtù di amore che in Te si rappresenta, ad affermarsi ed afforzarsi in
me quella fede che vince ogni errore, perchè va unita coll'altra
figliuola di Dio: la scienza.
Quando Maurilio ebbe terminato questa specie d'invocazione, il parroco e
le donne avevano terminata la loro preghiera. Le contadine se ne
partirono; il sacrestano le seguitò per chiudere alle loro spalle la
porta, e Don Venanzio venne verso il giovane, commosso ancora nel
sembiante, nel sorriso, direi quasi, per la forza e la vivacità
dell'affetto ond'era stata improntata la preghiera che aveva fatto.
— Ed ora, diss'egli con sincera giovialità, andiamo a cena.
Ma un'ombra si staccò dall'oscuro della navata e venne innanzi
timidamente verso il cerchio di luce che mandava la lampada della
Madonna. Era la pregante stata sempre in disparte e che non aveva
abbandonata colle altre la chiesa.
— Signor Prevosto: diss'ella con voce affranta, timorosa, quasi
tremante.
Il Prevosto la riconobbe di subito.
— Ah! siete voi, Margherita. Venite, venite meco che ho da parlarvi.
— Sì? disse la povera donna giungendo le mani ed affannata per
desiderio, per isperanza, per ansietà. Da parte di _lui_? _Lo_ ha visto?
— L'ho visto, rispose sorridendo Don Venanzio: ed è proprio di lui e per
lui che ho da parlarvi. Seguitemi in casa.
Mentre il sacrestano abbarrava ben bene la porta della chiesa, il
parroco, Maurilio e la povera Margherita passarono nella _canonica_.
Nel tinello schioppettava allegramente una fascina di sarmenti sugli
alari del caminetto; sulla tavola, a coprire il famoso tappeto era steso
un mantile di tela operata grossolana ma candidissima; due coperti erano
posti allato l'un dell'altro, e in mezzo una bottiglia di vino ed una
caraffa d'acqua e un bel pezzo di pan bruno. Una lucerna d'ottone a
olio, de' cui tre becchi due erano accesi, illuminava la piccola stanza,
aiutatavi dal gaio chiarore che mandava il fiammar della fascina.
_Moretto_ accoccolato presso il camino, il muso sulle zampe, stava
nell'attitudine beata di chi gode tranquillamente il suo benessere. La
vecchia fantesca finiva di mettere sul desco le posate di ferro che
lucevano come se fossero d'argento, e, colla cesta in cui le si
tenevano, se ne andava in cucina. Don Venanzio fece segno di sedere ad
un lato del caminetto, a Maurilio, il quale obbedì: sedette anch'egli
dall'altra parte sul suo seggiolone a bracciuoli col piano semplicemente
impagliato, tirò fuor di tasca il moccichino di tela a quadretti bianchi
ed azzurri, se lo pose ripiegato sopra un ginocchio e si volse verso la
povera donna che avea fatto venire fin là.
Margherita s'era fermata in sulla soglia dell'uscio, e stava
timidamente, ma desiosamente aspettando. I suoi abiti erano quelli della
miseria; una veste tutto rappezzata di pannocotone che non avea più
colore le si serrava intorno al corpo macilento; un fazzoletto scuro
aveva sulle spalle, il quale, incrociandosele innanzi al petto
incurvato, veniva ad annodarsele sulle reni; portava in testa un
fazzoletto compagno che tanto le veniva innanzi sulla faccia da
nasconderne i lineamenti; teneva congiunte le mani che parevano quelle
d'uno scheletro ricoperte d'una pergamena color di tabacco e tutto
raggrinzita.
— Venite avanti. Margherita: disse Don Venanzio con accento
d'amorevolezza incoraggiativa: avete freddo, venite a scaldarvi.
La vecchia mosse due passi innanzi; i suoi zoccoli di legno fecero
rumore sopra i quadrelli del pavimento; ella sembrò vergognarsene e si
fermò.
— Avanti, avanti, vi dico: riprese il parroco; prendete una seggiola e
sedete qui vicino a me dinanzi al fuoco; vi scalderete un poco a questa
fiammata i piedi che ci scommetto son ghiacci.
— Oh! sor Prevosto: disse la donna vergognandosi più di prima.
— Animo, animo; sapete che non mi piacciono le cerimonie. Fate come vi
dico e non mi impazientate.
Margherita prese una seggiola e venne sedere al luogo che le indicava il
parroco.
— Marta, disse questi alla serva che era tornata per portar qualche cosa
da mettere sulla tavola, tu porterai una scodella di brodo ben caldo per
questa povera donna.
— Sì, signore, rispose la fante che tornò sollecita in cucina per
ubbidire all'ordine ricevuto.
— Oh! sor Prevosto, ripeteva la vecchia agitandosi un poco sulla sua
seggiola, troppa bontà..... non occorre... la prego.
— Levatevi quel fazzoletto di testa, disse Don Venanzio: ve lo
rimetterete uscendo e così non vi avverrà di sentir tanto il freddo
andando a casa.
La donna ubbidì. Si vide allora una testa arruffata di capelli grigi,
una faccia magra, corsa per ogni senso, per ogni dove da rughe infinite
e finissime che facevano come una rete fitta della sua pelle abbronzata
e riarsa dal sole, dall'intemperie, dagli anni. Se fosse stata bella chi
lo avrebbe potuto dire? Non sembrava pur vero che quello avesse dovuto
essere un giorno volto di giovane. Si sarebbe potuto dire un cumulo di
rovine che non lasciavano scorger più le forme del primitivo edificio.
Niuna vivacità era più nè in quelle fattezze distrutte, nè in quello
sguardo spento; nessuna espressione, fuorchè quella d'una profonda,
inalterabile, rassegnata mestizia.
Maurilio, che ad ogni volta la rivedeva, trovava nella povera donna
cresciuta la tristezza e più fiacca la persona, sentì una viva pietà nel
mirarne ora il sembiante così afflitto, benchè in fondo a' suoi
occhielli grigi infossati brillasse in questo momento una lieve luce che
pareva una speranza, che pareva un pallido raggio di gioia.
— O Margherita, disse il giovane, come la vi va? Non mi riconoscete voi
più?
— Che? esclamò ella volgendo verso di lui la sua piccola faccia
aggrinzita; tu se' Maurilio?... No davvero non ti avevo riconosciuto...
Pensavo così poco doverti vedere!... Gli è pur vero che tu non hai mai
obliato il villaggio, tu!...
Mandò un sospiro che diceva di molte cose; ma in quella pose mente alla
maggior eleganza dei panni di Maurilio che era vestito com'ella non
l'aveva visto mai, proprio da signore, e si vergognò d'averlo trattato
con quella famigliarità onde s'era avvezza a parlargli fin da bambino,
quando lo vedeva ruzzare col suo.
— Oh! la mi scusi: diss'ella. Io le parlo ancora come se fosse il
naccherino d'un tempo, e invece...
Maurilio la interruppe con calore:
— Vi prego a non cambiar nulla dei vostri modi a mio riguardo. Mi avete
trattato sempre come compagno di vostro figlio, e come tale voglio che
seguitiate a trattarmi.
A quelle parole «vostro figlio» una tinta di colore più scuro era venuta
alle guancie abbronzate della vecchia. Era un rossore di piacere e di
emozione.
— Il mio Giannino! esclamò essa (non osava ripetere quella espressione
«mio figlio» quantunque se ne struggesse dal desiderio). Anch'egli è
diventato un signore, mi dicono. Se lo vedessi, non oserei pure
guardarlo in faccia.... E tu.... e Lei lo vede sempre? Sono sempre
amici?
In quella entrava la serva colla scodella piena di brodo fumante.
— Di tutto ciò parleremo dopo: disse allora Don Venanzio; ora bevete
questa roba calda; ciò vi scalderà e vi rifocillerà lo stomaco.
Margherita, in mezzo a mille ringraziamenti e benedizioni, bevve, e se
ne sentì veramente riconfortata.
— Or dunque, diss'ella volgendosi poi al parroco, tutto sollecita. Ella
ha da parlarmi da parte di lui, del mio Giannino?
— Sì, mia cara; l'abbiamo veduto...
— Sta bene? interrogò la vecchia, a cui il parroco pareva troppo lento a
parlare.
— Sta benissimo...
— E si ricorda di me?
— Sì, se ne ricorda.....
— O Dio! Madonna santa! potessi vederlo! Dica, dica, potrò io vederlo
ancora prima di morire?
— Sì, sì, lo vedrete...
— Quando? Come?... Che mi tocca di fare?... Oh son pronta a qualunque
cosa per provare questo piacere. Non dico bugia, sa!... Devo andarmene a
cercarlo colaggiù a Torino?... Sono vecchia e debole, ma per vedere il
mio Giannino andrei in capo al mondo, finchè avessi consumato, non che i
zoccoli, ma i piedi. Quante volte non ci sarei già andata se non avessi
avuto paura di perdermi in mezzo alla folla della città e non poter
arrivare fino a lui, e più ancora se non avessi avuto paura di fargli
dispiacere... Ma ora finalmente lo rivedrò!... Ella me lo dice..... — Ve
lo dirò di meglio, se mi lasciate parlare; interruppe col suo sorriso
pieno di bontà Don Venanzio, il quale aveva per commozione umidi gli
occhi.
— Oh parli! parli!
— Io dunque ho veduto Gian-Luigi in casa di Maurilio dov'egli venne.
La povera vecchia, il collo teso verso il prete come per esser più
presso alle labbra di lui per coglierne a volo le parole, la bocca e gli
occhi larghi quasi volesse assorbire anche colle labbra, anche colle
pupille il suono di que' detti, faceva col capo de' vivi segni
d'affermazione, come per dire che aveva capito, che si sollecitasse a
dirle quelle buone novelle ond'essa attingeva tanto bene, tanto elemento
di vita.
— Mi chiese di voi, continuava il parroco: e la donna stringendo le mani
colle dita incrociate le alzava all'altezza della sua bocca in atto
misto di ineffabil gioia, di ringraziamento a Dio, di suprema
riconoscenza.
Il buon Don Venanzio non credette fosse peccato rasentare un pochino la
menzogna per dare a quella pover'anima di vecchia un momento di
beatitudine.
— Mostrò per voi un'amorevole sollecitudine. Disse che non vi aveva mai
dimenticata, e che soltanto la forza delle circostanze gl'impedì sinora
di venirvi a vedere e di venirvi in aiuto...
— Oh lo credo: interruppe Margherita, asciugandosi col dosso della sua
mano una lagrima che scendeva per le grinze della sua guancia. Lo credo.
È così buono! Non l'ho mai accusato io, no mai... La gente diceva
questo, diceva quello... Volevano farmi della pena... Io non credeva
nulla: e pregavo il Signore per lui... e per poterlo ancora vedere...
Ecco quel di che ho bisogno: vederlo... Il resto non m'importa. Io sono
vecchia, tanto poco mi basta per vivere!
Il parroco avvisò che per procedere a gradi e preparare quell'anima alla
gioia maggiore, conveniva serbar per ultimo l'annunzio della probabile
venuta di Gian-Luigi al villaggio.
— Egli vuole che d'ora innanzi quel poco almeno non vi manchi più:
riprese a dire: e perciò mi ha consegnato una somma da darvi da parte
sua, che tengo qui e che ho piacere di rimettervi all'istante.
— Una somma! per me! esclamò la vecchia. Lo ho sempre detto io che aveva
un gran cuore... Oh che cuore è il suo!
Don Venanzio trasse dal taschino del panciotto il rotolo di marenghi
avviluppato nella carta, quale gli aveva dato Gian-Luigi; e tenendolo
fra il pollice e l'indice lo porse alla Margherita.
— Ecco qua, disse, mille lire.
La vecchia si fece indietro sulla seggiola quasi spaventata; battè le
mani insieme e poi levò le palme in atto di indicibile stupore.
— Mille lire! esclamò; proprio mille lire!
— Sì, in altrettanti napoleoni d'oro.
— E tutto questo per me? soggiunse la donna ritraendo le mani dal rotolo
che il parroco le porgeva, come se avesse paura a toccarlo. Non è
possibile. Che cosa debbo io fare di tanto denaro?
— Dovete usarne a seconda dell'intenzione del vostro figliuolo: rispose
Don Venanzio col suo sorriso amorevolmente paterno; val quanto dire
procurarvi con esso quelle cose necessarie di cui maggiormente
abbisognate. Avete addosso appena di che coprirvi non che ripararvi dal
freddo; non vedete che i vostri piedi nudi s'intirizziscono e
irrigidiscono ne' zoccoli umidi dalla neve? Nel vostro stambugio appena
se ci avete, raccolto stentatamente su pei greppi, tanto di legna da
potervi cuocere una magra minestra. Potrete adunque comperarvi panni
caldi, e calze di lana, e legna da ardere per iscaldarvi; potrete
procurarvi un cibo migliore e più sostanzioso di quello che ora vi
fornisce l'andare elemosinando.
E quasi di forza mise il rotolo di monete nella mano della vecchia che
ne rifuggiva, poco meno che paurosa di toccarlo. Quando però l'ebbe tra
le magre, ossee dita, essa lo palpò quasi con amore, lo soppesò, lo
strinse forte in pugno, e poi se lo recò alle labbra e v'impresse su un
grosso bacio.
— E' mi viene dal mi' figliuolo: disse come per ispiegare la ragione di
quell'atto: dal mi' figliuolo: ripetè trovando una cara dolcezza nel
pronunziare quelle parole che fino allora non aveva osato adoperare....
Ah lo vorrò custodire come una sacra reliquia.... Spenderlo, mai più!...
Forse che ho bisogno di nulla io?... Sono sempre vissuta in mezzo alle
privazioni, io.... La gente è buona per me e non mi lascia mancare un
tozzo di pane.... E andrei ora a farmi carezze a questo vecchio carcame
per quattro giorni che gli rimangono da vivere? Che! che!
Il parroco la volle persuadere che per soddisfare al desiderio di chi
glie li mandava ed anche al dovere che ha ciascuno verso di se stesso,
la doveva impiegare quei denari nella guisa che le aveva detto; ma la
vecchia, pur non osando contrastare alle parole di lui, ben mostrava
coll'aria del suo sembiante che quelle ragioni non la scuotevano per
nulla dal suo proposito, e ch'ella avrebbe fatto a suo senno.
Margherita approfittò d'una pausa che fece Don Venanzio nel suo discorso
per entrare a parlare di quello che più le premeva. Il rotolo di monete
seguitava ella a stringere nel pugno e questo aveva nascosto nella tasca
della sua misera vestaccia.
— Lei mi disse, interruppe adunque, che io il mio Giannino l'avrei
visto... Per carità la mi dica in che modo e quando!... Se la sapesse
quanto lo desidero!... Ed io non ho gran tempo da aspettare. Non
converrebbe che tardasse di troppo a darmi questa consolazione, se vuol
trovare ancora insieme queste grame quattr'ossa.
— No, no, rispose il parroco, non tarderà molto tempo. Forse la
settimana ventura, forse sul finire di questa medesima, a quanto egli ha
detto, verrà qui per vedervi.
— Verrà qui? Per veder me? esclamò la poveretta giungendo le mani e
sollevandole verso il cielo con atto d'inesprimibile gratitudine e
soddisfazione. Oh! sia lodato Iddio! Sia ringraziata la Madonna dei
dolori!..... È Lei che mi fa questa bella grazia! L'ho pregata tanto,
tanto, tanto!.... Ancora questa sera io la pregavo che mi concedesse
questa grazia e poi mi togliesse pure dal mondo. E vuole che glie la
dica, sor Prevosto? Questa sera medesima, là in chiesa quando ho visto
entrar Lei e andarsi inginocchiare alla balaustra, io ho sentito una
voce in cuore che mi diceva: «Ecco là di ritorno quel sant'uomo del
parroco che ti ha da dir di sicuro qualche buona novella.» Era la
Santissima Vergine che mi faceva avvertita avermi accordata la grazia
che domandavo... Oh! voglio mostrargliene la mia gratitudine a quella
pietosa Madonna... Ecco a che mi serviranno i denari mandatimi dal mio
Giannino... Comprerò due bei cuori d'oro, proprio d'oro, da offrire alla
sua immagine...
Don Venanzio fece un moto d'impazienza, ma essa non se ne accorse e
continuava tutta infervorata:
— E il resto vo' darlo a Lei, perchè la mi dica o faccia dire tante
messe...
Qui il parroco la interruppe non senza qualche vivacità:
— Ma no, ma no, che così non istà bene, e siete matta a credere che ciò
voglia la Madonna o le faccia piacere... Non è l'offerta d'una cosa di
valore che possa contentare Quei di lassù... Che credete che loro
importi dei vostri cuori d'oro e d'argento?... È il cuor vero che
vogliono, quello che abbiamo nel nostro petto e che dobbiamo presentar
loro pieno di bontà, di carità, di adorazione e di fede... Ecco!... Non
dico mica che chi può, chi è in caso d'aver da spendere senza torne ai
suoi bisogni nè alla beneficenza, che deve esercitare, piuttosto che
gettar via altrimenti il superfluo, non faccia bene ad ornare la casa
del Signore; ma voi siete in questo caso, poveretta? Non sapete che uno
dei primi doveri che ci sono imposti è quello di conservarci noi stessi?
E se pecca chi ha troppi riguardi, e troppo amore per la sua persona,
pecca eziandio chi ne ha troppo poco?.... Quanto alle messe, di certo la
è una buona cosa.... Ma io vi contemplerò nelle mie preghiere in tutte
le messe che sarò per dire ancora, senza che vi abbia da costare un
centesimo.
You have read 1 text from Italian literature.
Next - La plebe, parte IV - 25
- Parts
- La plebe, parte IV - 01Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4477Total number of unique words is 166237.6 of words are in the 2000 most common words54.1 of words are in the 5000 most common words61.9 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 02Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4407Total number of unique words is 171539.0 of words are in the 2000 most common words53.5 of words are in the 5000 most common words62.5 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 03Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4427Total number of unique words is 171836.7 of words are in the 2000 most common words52.8 of words are in the 5000 most common words61.6 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 04Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4449Total number of unique words is 157239.2 of words are in the 2000 most common words55.1 of words are in the 5000 most common words63.0 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 05Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4478Total number of unique words is 165339.1 of words are in the 2000 most common words53.3 of words are in the 5000 most common words61.3 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 06Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4520Total number of unique words is 157839.4 of words are in the 2000 most common words54.4 of words are in the 5000 most common words62.8 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 07Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4477Total number of unique words is 160739.4 of words are in the 2000 most common words55.2 of words are in the 5000 most common words61.8 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 08Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4490Total number of unique words is 165839.2 of words are in the 2000 most common words55.4 of words are in the 5000 most common words63.1 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 09Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4427Total number of unique words is 166738.1 of words are in the 2000 most common words54.3 of words are in the 5000 most common words61.8 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 10Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4434Total number of unique words is 163239.5 of words are in the 2000 most common words54.4 of words are in the 5000 most common words62.2 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 11Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4531Total number of unique words is 166640.2 of words are in the 2000 most common words55.1 of words are in the 5000 most common words61.8 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 12Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4498Total number of unique words is 163738.8 of words are in the 2000 most common words53.7 of words are in the 5000 most common words60.9 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 13Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4498Total number of unique words is 157438.6 of words are in the 2000 most common words54.9 of words are in the 5000 most common words63.5 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 14Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4475Total number of unique words is 171940.3 of words are in the 2000 most common words55.9 of words are in the 5000 most common words63.7 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 15Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4452Total number of unique words is 159639.8 of words are in the 2000 most common words55.4 of words are in the 5000 most common words64.3 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 16Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4576Total number of unique words is 160737.6 of words are in the 2000 most common words52.2 of words are in the 5000 most common words61.0 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 17Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4462Total number of unique words is 166837.5 of words are in the 2000 most common words53.6 of words are in the 5000 most common words62.2 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 18Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4406Total number of unique words is 162937.3 of words are in the 2000 most common words52.3 of words are in the 5000 most common words60.2 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 19Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4463Total number of unique words is 177937.2 of words are in the 2000 most common words51.8 of words are in the 5000 most common words60.2 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 20Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4497Total number of unique words is 166739.0 of words are in the 2000 most common words53.8 of words are in the 5000 most common words60.8 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 21Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4449Total number of unique words is 162638.5 of words are in the 2000 most common words53.4 of words are in the 5000 most common words61.3 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 22Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4540Total number of unique words is 163739.4 of words are in the 2000 most common words55.1 of words are in the 5000 most common words62.9 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 23Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4461Total number of unique words is 166537.3 of words are in the 2000 most common words52.8 of words are in the 5000 most common words61.2 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 24Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4521Total number of unique words is 166637.0 of words are in the 2000 most common words52.5 of words are in the 5000 most common words61.3 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 25Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4495Total number of unique words is 171036.9 of words are in the 2000 most common words51.1 of words are in the 5000 most common words58.1 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 26Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4551Total number of unique words is 170734.4 of words are in the 2000 most common words49.4 of words are in the 5000 most common words55.9 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 27Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4419Total number of unique words is 160238.5 of words are in the 2000 most common words54.1 of words are in the 5000 most common words63.2 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 28Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4364Total number of unique words is 164538.3 of words are in the 2000 most common words53.1 of words are in the 5000 most common words61.4 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 29Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4480Total number of unique words is 160736.7 of words are in the 2000 most common words52.9 of words are in the 5000 most common words61.2 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 30Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4472Total number of unique words is 169738.7 of words are in the 2000 most common words55.6 of words are in the 5000 most common words63.4 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 31Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4438Total number of unique words is 168837.0 of words are in the 2000 most common words53.1 of words are in the 5000 most common words61.6 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 32Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4410Total number of unique words is 170336.4 of words are in the 2000 most common words51.2 of words are in the 5000 most common words59.9 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 33Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4424Total number of unique words is 171934.3 of words are in the 2000 most common words50.9 of words are in the 5000 most common words59.4 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 34Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4488Total number of unique words is 165237.1 of words are in the 2000 most common words52.2 of words are in the 5000 most common words60.1 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 35Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4451Total number of unique words is 168737.6 of words are in the 2000 most common words53.2 of words are in the 5000 most common words60.9 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 36Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4465Total number of unique words is 170038.0 of words are in the 2000 most common words54.0 of words are in the 5000 most common words61.4 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 37Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4430Total number of unique words is 169438.8 of words are in the 2000 most common words55.0 of words are in the 5000 most common words62.4 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 38Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4466Total number of unique words is 164739.4 of words are in the 2000 most common words54.3 of words are in the 5000 most common words62.7 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 39Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4453Total number of unique words is 171137.2 of words are in the 2000 most common words53.3 of words are in the 5000 most common words60.9 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 40Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4397Total number of unique words is 168536.0 of words are in the 2000 most common words52.4 of words are in the 5000 most common words60.3 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 41Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4512Total number of unique words is 166336.5 of words are in the 2000 most common words51.9 of words are in the 5000 most common words59.3 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 42Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4534Total number of unique words is 174637.0 of words are in the 2000 most common words54.0 of words are in the 5000 most common words61.6 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 43Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4434Total number of unique words is 174336.7 of words are in the 2000 most common words52.3 of words are in the 5000 most common words60.5 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 44Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4404Total number of unique words is 162037.3 of words are in the 2000 most common words53.1 of words are in the 5000 most common words61.9 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 45Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4450Total number of unique words is 161138.5 of words are in the 2000 most common words53.9 of words are in the 5000 most common words61.8 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 46Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4498Total number of unique words is 173935.3 of words are in the 2000 most common words50.7 of words are in the 5000 most common words59.1 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 47Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4416Total number of unique words is 172136.7 of words are in the 2000 most common words52.5 of words are in the 5000 most common words60.6 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 48Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4447Total number of unique words is 171036.9 of words are in the 2000 most common words52.6 of words are in the 5000 most common words61.2 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 49Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4452Total number of unique words is 168735.7 of words are in the 2000 most common words51.1 of words are in the 5000 most common words59.2 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 50Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 4488Total number of unique words is 177138.7 of words are in the 2000 most common words54.8 of words are in the 5000 most common words61.9 of words are in the 8000 most common words
- La plebe, parte IV - 51Each bar represents the percentage of words per 1000 most common words.Total number of words is 275Total number of unique words is 19653.9 of words are in the 2000 most common words68.1 of words are in the 5000 most common words73.1 of words are in the 8000 most common words