La plebe, parte III - 18
pronunziare. Ma Graffigna non era uomo da contentarsi così agevolmente;
aspettò che la tosse cavernosa fosse finita, e poi insistette:
— Hai tu capito?
— Ho capito: rispose con un fil di voce l'oste, a cui l'accesso della
tosse pareva non aver lasciato più fiato in corpo.
— E farai secondo ciò che ti dissi?
Pelone provò di nuovo a ricorrere alla sua tosse: ma si accorse tosto
che con quel mariuolo lì lo spediente non serviva a nulla, e ch'egli ci
giuntava la fatica.
— Farò: disse con un lievissimo susurro.
— Bada bene che a Graffigna non si manca di parola; disse l'omiciattolo
che arrivava appena alle spalle di quella pertica di Pelone, e innanzi
al quale pure l'oste aveva un contegno tutto umiltà e paura: — bada
bene, ripeteva levando con atto d'intimazione il dito indice della mano
destra, che con noi non si scherza!....
— Non ischerzo: mormorò il taverniere con voce da moribondo.
— E perchè guardi sempre costà per terra o sulle tue barcaccie di
scarpe? Chè hai paura a mostrarmi la bella pupilla degli occhi tuoi,
martuffo d'uno scimione, mio caro compagno?
— No no, disse sollecito Pelone facendo un sorriso da becchino con
quella sua faccia da morto: vi guardo benissimo e molto volentieri,
compar Graffigna: e fra sè, per corollario: che tu potessi affogare in
fondo alla melma d'una fogna!
— Ad ogni modo, ripigliava Graffigna, ricordati che qualcheduno potrà
udire i discorsi che tu terrai con quel cotale.
Pelone fece un tentativo, che riuscì poco felice, per dirizzare il suo
lungo corpo in un moto d'indignazione.
— Come! esclamò egli; si diffiderebbe di me?
— Si diffida di tutti, e si prendono le precauzioni in conseguenza. È il
nostro principio, onesto Pelone, e penso faremo assai bene a non
iscartarcene mai.
L'uscio a vetri si socchiuse in quella un pochino e la voce di Maddalena
cacciò dentro questa sola parola:
— Sparite!
Graffigna fu d'un balzo alla parete, si curvò a terra, premette ad un
certo luogo nello zoccolo del tavolato, e in questo, senza rumore di
sorta, s'aprì una cavità bassa e scura, in cui un uomo, anche della
piccola statura del galeotto, non poteva entrare senza curvarsi.
L'omiciattolo sgusciò per quell'apertura, la quale chetamente e
sollecitamente del pari si richiuse dietro di lui, non lasciando ad
occhio nissuno, per quanto acuto osservatore, traccia alcuna della sua
esistenza.
Un minuto dopo entrava nel gabinetto Barnaba.
— Che fai costì tutto solo? domandò egli a Pelone, che gli mosse
all'incontro.
— Io?!... niente: rispose l'oste. Di là fanno un fracasso che mi tolgon
la testa, e passo di quando in quando a riposarmi in questa buco, dove
non si viene a cacciare quella canaglia.
— E questa sera i soliti frequentatori di questo camerino non sono
venuti?
— Sì.... Oh sono dei bravi figliuoli che non dimenticano il povero
Pelone.... Se ne sono già andati.
— Va bene.
Barnaba sedette e poggiando i due gomiti sulla tavola e sostenendo il
mento alle mani chiuse, guardò bene in viso il bettoliere, che, secondo
sua usanza, si chinava verso di lui dall'altra parte del desco ad
aspettare gli facesse note le sue volontà.
— E quel mio affare? domandò Barnaba a voce bassa.
Pelone ricorse a quel medesimo mezzo diplomatico che aveva usato con
Graffigna; finse di non capire.
— Che affare? disse cercando cogli occhi spenti in tutti gli angoli
della stanza.
Ma lo spediente non gli servì meglio di quello che gli avesse servito
con quell'altro.
Barnaba si sollevò a mezzo sul suo sedile per recare le sue labbra al
livello dell'orecchio dell'oste chinato innanzi a lui, e susurrò in quel
largo imbuto che coronava l'organo auditivo di Pelone alcune parole la
cui chiarezza non permetteva più dubbio, nè obblio, nè tergiversazione
di sorta.
La risposta di Pelone non fu così chiara e netta.
— Ecco, diss'egli, come ho già avuto l'onore di dirle, io di quella
gente cui accenna Lei non ho il vantaggio.... voglio dire la sfortuna,
la maledetta sfortuna, che il diavolo mi porti, di conoscerne alcuno....
L'agente di polizia fece un gesto.
— No signore: soggiunse con forza Pelone, interpretando quel gesto come
una manifestazione di incredulità. Posso dubitare su qualcheduno,
congetturare di qualche cosa; ma i dubbi e le congetture non bastano ad
autorizzarmi a pensare, a credere, a ritenere...
Barnaba lo interruppe, dicendogli con una calma lentezza che era molto
significativa:
— Tu dunque neghi di prestarmi questo servizio?... Guarda che potresti
pentirtene.
— No: riprese vivacemente Pelone, non nego... Mi metto anzi tutto a sua
disposizione per quel poco che ci valgo; ma vorrei la si persuadesse che
non sono in quelle condizioni ch'Ella crede...
— Insomma; la conclusione?
— Eccola. Quei tali su cui le dico che ho dei dubbi, che ho fatto delle
congetture, vengono qui ordinariamente verso la mezzanotte; aspetti fino
allora se le piace; io glie li additerò, dirò anche, se vuole, a quei
cotali che Lei vuol parlare con loro, e se la vuole abbordarli poi,
faccia a suo senno.
Barnaba guardò l'ora al suo orologio.
— Sono le undici: un'ora da aspettare..... Va bene; farò così...
Intanto, siccome ho ancora da cenare, mandami qui alcuna cosa da
mangiare..... quello che vuoi, chè a me poco importa. Ah! manda
Maddalena a servirmi, chè ho piacere di parlarle.
Pelone uscì per dare gli ordini opportuni.
— Bada, diss'egli a Maddalena, inviandola nel gabinetto, che quello è un
demonio di furberia che ti vuol mettere nel sacco.
Maddalena crollò le spalle e fece un sorriso di compassione.
— S'egli è furbo ed io non sono mica un'addormentata. E in punto a
finezza una donna val sempre più che un uomo. Lasciate fare che sarò io
a metter nel sacco lui.
E colla sua aria petulante, in mano un cestino coll'occorrente per
apparecchiare, entrò nella stanza dall'uscio a vetri.
Barnaba, appena era rimasto solo nel gabinetto, aveva fatto ciò che già
gli abbiam visto fare la sera precedente; sorse sollecito ed andò a
toccare e battere sopra l'impiallacciatura di legno nella parete; se non
che mentre la sera prima aveva tastato di qua e di là, questa volta fu
dritto a quel punto dove il giorno innanzi gli era sembrato di udire
sotto le nocca delle sue dita suonare una cavità. Battè di nuovo colà
cautamente e pose l'orecchio a quel posto a sentire. Ed egli, guidato
dalla sua accortezza, ed in parte si direbbe eziandio dall'istinto del
suo mestiere, aveva davvero messo la mano su quella parte del tavolato
che mercè una segreta molla s'apriva per lasciar passaggio da penetrare
nel sotterraneo corridoio.
Ora, dietro appunto questo dissimulato ed invisibile usciòlo stava
ancora in osservazione Graffigna, l'occhio alla piccola apertura e il
suo acutissimo orecchio tirato. Egli udì il dialogo fra l'oste ed il
poliziotto, scorse i movimenti di Barnaba, e tutto fremette e
raccapricciò quando vide costui alzarsi e con passo risoluto, senza
incertezza di sorta, venire diritto al luogo della segreta porticina e
percuotere con mano cauta ed esperta nel legno di essa.
Graffigna mandò fra sè un'orrenda bestemmia.
— Questo scellerato, pensò, conosce adunque l'esistenza di _Cafarnao_ e
come vi si entra?... Ma dunque siamo perduti!...
Una nube rossigna passò innanzi agli occhi dell'assassino ed e' non vide
più che color di sangue; la sua destra corse al manico del pugnale che
portava sotto panni, la sinistra si abbassò verso il punto dove si
doveva premere per lo scatto della molla che faceva aprir l'uscio; fu
suo proposito slanciarsi di balzo da quel suo nascondiglio sopra
quell'uomo che era diventato il più pericoloso dei loro nemici e
spegnerlo senz'altro indugio; ma non tardò a sopravvenire una riazione
della sua facoltà riflessiva che lo trattenne.
— A me solo riesce impossibile venirgli addosso, impedirgli che strilli
e succhiellargli bravamente le budella, infame scellerato d'un
esploratore, che l'inferno l'inghiotta... Se fossimo in due! Ah! se
avessi meco quel bestione d'un bravo Stracciaferro, sì che il colpo
sarebbe fatto!... Io gli salterei di botto alla gola a serrargliela con
tutte due le mani che non avrebbe manco tempo di far _quach_, e quel
toro senza cervella del mio degno amico se lo piglierebbe fra le braccia
come una poppatola per portarselo qui dove lo si avrebbe a discrezione
da farlo bellamente cantare su quello che si sa e non si sa dei fatti
nostri, su quel che ci minaccia e da cui abbiamo da pararci... Se
andassi a cercare quel brutto elefante d'un prezioso amico, che gli
possa cascare lo zuccone!... Eh sì, dove pescarlo così subito a
quest'ora? E intanto il tempo va..... Contentiamoci adesso di non
lasciarci scappare codestui e di dargliene il ben servito... Se altri
poi di quella razza sapesse eziandio.....
A questo solo pensiero sentì fremere tutte le fibre ed i capelli quasi
gli si drizzarono sul capo.
— Ah! converrà pensare a codesto..... Bisogna che glie ne parli subito
al _medichino_.
Prima d'allontanarsi pose ancora l'occhio alla fessura e vide Barnaba
che tornato a sedersi tranquillamente, pareva assorto in importante
meditazione, mentre aspettava la venuta di Maddalena.
— Va, va: disse Graffigna coi denti serrati e facendo un atto di
minaccia di dietro l'assito: potresti fare il tuo testamento e
raccomandarti l'anima, chè questa è l'ultima tua ora, e tu puoi contare
di essere in _confortatorio_.
Scese rapidamente la scala che menava nel corridoio sotterraneo,
illuminato, come sappiamo, dalla fioca luce di rade lucerne postate ad
una certa distanza fra loro, lungo di esso.
— Come giuns'egli questo birbante a scoprire cotal segreto? seguitava
intanto a pensare, mentre colle sue gambe corte s'affrettava quasi di
trotto verso il _Cafarnao_. Che qualcheduno ci abbia tradito? E chi?
Pelone forse?.... Ah tanaglie e forca! Se mai fosse!....
Comparve trafelato innanzi a Gian-Luigi, il quale nel suo riposto
gabinetto era affondato nelle più importanti occupazioni della sua
iniqua carica di capo della cocca.
— Scusi se la disturbo, diss'egli affrettatamente, dimenticando perfino
di levarsi di capo il suo frusto e sporco berretto: perdoni
illustrissimo se le capito così inopinatamente contro tutte le regole
della disciplina e della buona creanza; ma Ella deve già conoscere
abbastanza Graffigna, per capire che, se così faccio, si è perchè vi ha
una grande ragione, una grandissima ragione.....
Il _medichino_ alzò gli occhi dalle carte che aveva dinanzi, li volse
mezzo corrucciati su colui che veniva ad interrompere il suo lavoro, e
disse con accento di chi vuol presto sbrigarsi d'un impaccioso:
— Ebbene? che cosa c'è?
Graffigna, persuaso quant'altri mai che quello non era momento da far
delle frasi, raccontò in poche parole ciò che aveva visto. Il
_medichino_ sorse da sedere con un sussulto, la sua ruga minacciosa di
subito impressa nella fronte, una fiamma infernale entro gli occhi.
— Maledizione di Dio! esclamò egli, e tese la destra col dito indice
appuntato verso il galeotto, a cui l'aspetto in quel punto veramente
terribile del suo capo incuteva un timore pieno di riverenza. Se tu non
ci liberi da quell'uomo, Graffigna, se tu non vieni a giurarmi pel cielo
e per l'inferno, per la tua gola e per la _cocca_, che quell'uomo è
tolto dal numero dei viventi, guai a te!.... Gli è la tua pelle che me
la pagherà.
Graffigna s'inchinò in atto di umilissima sommissione.
— Si farà tutto quel che sarà possibile... e se si fallisce, che un
corno del diavolo m'infilzi, non sarà per mancanza di buona volontà, nè
di precauzioni; ma sarà perchè il fistolo ci avrà messo la coda... Pur
tuttavia Lei ha ragione ed io son contento di pagar la spesa della
disavventura.
Gian-Luigi si pose a passeggiare su e giù, le braccia incrociate al
petto, la testa china.
— Sarà egli il solo codestui a sapere questo troppo importante segreto?
diceva egli, come pensando, ad alta voce.
— È quello che mi sono domandato anche a me: insinuò umilissimamente,
colla sua voce più esile, Graffigna, il quale, accortosi di commettere
l'irriverenza di tenere il berretto in capo innanzi al suo superiore, se
l'era levato con mossa dispettosa di se stesso; e intanto, per lasciar
più libero campo ai passi del _medichino_, s'era ritirato in un angolo
della stanza.
— Conviene ad ogni modo prendere qualche provvedimento: continuava il
_medichino_.
— Signor sì, soggiungeva quell'altro. E sono venuto apposta in tutta
fretta a dirgliene a Lei, perchè appunto Ella trovasse che cosa farci.
Gian-Luigi s'arrestò ad un tratto in mezzo la stanza; la calma era
tornata alle sue belle sembianze; la sua risoluzione era presa.
— Conviene, diss'egli a Graffigna, che quel passaggio sia distrutto, e
tosto, e che di questa notte medesima ogni traccia ne sia scomparsa;
così che, se quel cotale non porterà seco nella fossa il segreto, gli
altri a cui l'abbia comunicato non possano trovare nulla più di vero di
quanto egli abbia detto.
Graffigna non parlava, ma i suoi occhietti vivissimi e tutto il suo
contegno facevano una domanda: «Come fare per ottener codesto?»
Il _medichino_ non fece aspettare la risposta.
— Prima di tutto darai il fatto suo a quel Barnaba: gli è ciò che più
preme. Per maggior sicurezza dell'esito potrai prender teco qualche fido
compagno....
— Ci ho già pensato.
— Poi cercherai quelli fra i nostri uomini che lavorano da muratore,
farai distruggere nel tavolato dell'impiallacciatura ogni traccia di
cardini di porta, di serrami e di molla, e dietro l'usciòlo tolto via e
rimpiazzato da una tavola di legno come il resto dell'assito, farai
levare il muro così spesso che riempia tutto il vano aperto nelle
fondamenta della casa fin sotto dove finisce la scaletta. Chiusa
l'osteria di Pelone, si potrà lavorare con tutto comodo senza paura di
disturbi fino a domattina. Hai capito?.... Va.
Graffigna s'inchinò e si mosse per partire, ma al momento di varcar la
soglia s'arrestò.
— E se il traditore fosse Pelone? disse.
— Non lo credo: rispose il _medichino_; ma però procureremo di scoprire
qualche cosa a questo riguardo; e se mai fosse, lascia a me il pensare
come punirlo.
L'omiciattolo guizzò via dal gabinetto. Si fermò in _Cafarnao_ per
camuffarsi. Si pose una parrucca di capelli tutto bianchi, si appiccicò
alle guancie floscie e sbarbate una barba bianca del pari, compose il
suo contegno ed il suo passo come quello d'un vecchio cadente e parve
per l'affatto uno di quei mendici che tendono vergognosamente di
soppiatto la mano a chi passa, borbottando confuse parole di
supplicazione, con voce piagnucolante. Uscì per la bottega di _Baciccia_
e dieci minuti dopo aveva la temerità di entrare per l'uscio della
strada nella bettola di mastro Pelone. Andò a sedersi presso la tavola a
cui stavano Marcaccio ed Andrea, e con una voce che era tutto diversa
dalla sua ordinaria comandò a Meo, che non lo riconobbe menomamente, una
mezzina di vino da sedici.
Marcaccio ed Andrea avevano già innanzi a loro un bel numero di
bottiglie vuote, il primo, più robusto, resisteva di molto all'ebbrezza;
il secondo, indebolito dai patimenti fisici ed anco dalla passione
dell'animo, cui voleva obliare e si può dire veramente annegare nel
vino, era già di nuovo ubbriaco del pari e più che la sera innanzi.
Graffigna sedutosi, come dissi, presso di loro, aspettò che Marcaccio il
quale neppure non lo aveva riconosciuto, avesse gli occhi rivolti verso
di lui e poi gli fece un segno convenzionale che nel linguaggio di gesti
noto agli affigliati della cocca soltanto, voleva dire: «Sono uno dei
vostri ed ho qualche cosa da dirvi.» Marcaccio pose allora tutta la sua
attenzione ad osservare quel vecchio pezzente, e riconobbe alla fine in
lui il benemerito Graffigna, rispose col medesimo linguaggio di gesti,
com'era suo dovere, di aver capito e d'esser pronto ad ogni cenno. Il
falso vecchio parve non pensare ad altro che a bere tranquillamente la
mezzina che Meo gli aveva portata. Ma quando l'orologio a contrappesi
che si drizzava a lato del banco di Pelone segnò le undici e tre quarti,
Graffigna fece un altro segno a Marcaccio che non lo perdeva di vista,
pagò lo scotto ed uscì dall'osteria senza parlare e senza guardar manco
in viso nessuno. Il compagno d'Andrea si chinò verso quest'ultimo e gli
disse:
— Aspettami qui che vengo subito, sai?
E diviato uscì ancor egli sulle traccie del finto mendicante.
— Buona sera, signor Barnaba, aveva detto Maddalena entrando nel
camerino, con accento non soverchiamente rispettoso.
— Buona sera: rispose il poliziotto, facendo un sorriso, il più grazioso
che fosse concesso alla sua faccia asciutta di color terreo, di guancie
infossate: voi state bene, bella giovane?
— Benissimo.
La fanciulla crollò le spalle e guardò l'uomo con una certa espressione
che voleva dir chiaro:
— Che v'importa a voi di codesto? M'accorgo bene che sono altre cose che
mi volete dire; fate dunque presto a entrare nei discorsi che vi
premono.
Barnaba parve comprendere il significato di quell'occhiata e di
quell'atto.
— Sedetevi costà vicino a me, cara e leggiadra Maddalena, e datemi retta
per un poco. Ve l'ho detto quest'oggi che avevo da parlarvi di cose che
v'interessano di molto....
— Ed io le ho risposto che non sapevo proprio in che modo Lei avesse di
tali cose da dire a me.
— Eh! lo saprete appena avrete cominciato a darmi ascolto.
Maddalena non sarebbe stata figliuola di Eva se non avesse avuta la sua
buona dose di curiosità. Sotto l'ostentata sua indifferenza per le
comunicazioni di Barnaba cominciava pure in lei a farsi sentire
l'influsso di quella dote essenzialmente femminina; onde la ragazza
sedette al medesimo desco dell'uomo che annunziava volerle dire le cose
interessanti, e dispose ad ascoltare il suo udito e la sua attenzione.
Il poliziotto aveva giudicato che il miele con cui si prendono siffatte
mosche gli è la lusinga della vanità e l'amore dell'oro; aveva quindi
preparato in conseguenza il suo disegno di assalto, e cominciò in questo
modo a metterlo in esecuzione.
— Voi siete una delle più belle e delle più piacenti ragazze ch'io abbia
visto mai, Maddalena: diss'egli con un tentativo abbastanza ben riuscito
per dare alla sua faccia un'espressione affettuosa ed ammirativa ed alla
voce un accento di sincerità insieme e di calore; ed io vi assicuro che
fra quante signorone rinomate per bellezza vi hanno al mondo non ce ne
sarebbe pur una che potesse starvi al paro, quando voi foste
sfarzosamente vestita coi fiocchi e fronzoli come van loro.
Maddalena era venuta a quel colloquio corazzata bravamente dal sospetto
e dalla diffidenza contro ogni parola di quel personaggio: ma qual
tempra di simil corazza intorno a petto di donna resiste all'invincibil
forza di simili complimenti? La giovane trovò che quell'uomo non aveva
mai parlato così bene; levò gli occhi su di lui e per la prima volta le
parve che quella faccia scura, terrea, dai lineamenti immobili come una
maschera, avesse pure alcun che di simpatico; disse fra sè e sè ch'egli
aveva grandemente ragione, e benchè la si sforzasse a mantenersi in
quella indifferenza che s'era proposta, non potè tanto padroneggiare il
movimento intimo del suo animo che un lieve sorrisetto non venisse a
sbocciare sulle sue labbra rosse e carnose.
— Che? diss'ella però con finta ruvidezza crollando le spalle. La parla
per chiasso Lei, la è di buon umore stassera e le salta di prendersi
giuoco di me.
— Niente affatto... Parlo da maledetto senno: ripigliò il poliziotto
cercando sempre di dare alla sua voce fredda, monotona e quasi direi
sorda, la vibrazione d'un forzato calore di sentimento. Gli è da lungo
tempo, sapete, Maddalena, che ho osservato codesto, che ci vengo
pensando e che mi è venuto in animo di parlarvene.
Maddalena fissò i suoi occhi sgranati, pieni di petulanza, sul volto del
suo interlocutore.
— Ah sì? diss'ella. In fede mia che non avrei mai più sognato una cosa
simile.
E intanto fra sè andava ella pensando:
— A che cosa vuol far capo costui? Parla egli per suo proprio conto?....
Peuh! potrebbe risparmiare il fiato...., o per quello d'altri?.... E in
questo caso di chi?
L'occhio acuto di Barnaba sembrò leggesse questi pensieri nella mente
della giovane; poichè, quasi per risponder loro, egli soggiunse:
— Non vi figurate mia cara figliuola, ch'io vi parli con delle
intenzioni interessate e con delle mire personali..... Oibò! Vi parlo
proprio per solo vostro bene e per vantaggio del vostro avvenire, che
non so manco io la ragione, mi sta a cuore, come se voi foste qualche
cosa di mio.
— Oh! oh! pensò Maddalena: egli parla per conto altrui.... — Fa eziandio
questo bel mestiere..... Ma chi mai l'avrà mandato?
— Grazie tante: diss'ella forte in risposta a Barnaba; quest'avvenire
sarà quello che vorranno Dio e la Santa Vergine della Consolata.
— Sarà quello che vorrete voi, furfantella; ed io vi dico che per vivere
da signora, con quel visino, con quegli occhi lì, non avrete che da
volerlo.
Maddalena colla petulante vivacità della sua natura, affrontò
risolutamente, senza reticenze, il nodo della quistione.
— Buono! diss'ella: e chi, secondo Lei, mi darà da scialarla come una
signora?
Barnaba credette aver in pugno l'anima della donna e si rallegrò seco
stesso.
— Chi? rispose: colui che vorrete voi. Su cento ricchi libertini non
avreste che da scegliere a vostro gusto e secondo vostra convenienza.
Quel matto famoso d'un Principe di Lucca, se vi vedesse soltanto, non
tarderebbe ad impazzire per voi.
Maddalena sentì per la sua epidermide di cortigiana passare un lieve
fremito di soddisfazione. L'amor proprio lusingato aggiunse una nuova
luce ai suoi occhioni brillanti d'audacia e di ardore sensuale.
— Viene Lei a nome del Duca? chiese vivacemente, curvandosi sulla tavola
verso il suo interlocutore, con una mossa piena d'aspettazione.
Barnaba esitò un momento a rispondere: il suo sguardo, per gli occhi
della giovane volle e credette penetrare nell'animo di lei; fu persuaso
più che mai d'averglielo afferrato e per non lasciarselo sfuggir più si
decise ad una implicita menzogna.
— E se così fosse, diss'egli, che rispondereste? che cosa vorreste fare?
La pupilla dell'occhio nero di Maddalena si dilatò un istante e parve
mandare più vividi raggi; una avida cupidigia si dipinse per un momento
nella faccia invasa dal rossore, nella bocca semi aperta, come anelante.
Ma codesto non durò che un minuto. Quella fiamma si spense negli occhi,
quel rossore sparì dalle guancie; e la Maddalena chinò lentamente il
capo, assorta di botto in altro e tutto diverso pensiero.
Vedete di che miracoli non è capace l'amore! Un tempo, prima che le
avesse preso il cuore quella infuocata e tenace passione cui avevale
ispirata Gian-Luigi, Maddalena avrebbe accolto le parole di Barnaba come
una felicissima ventura, ed alla sorte fattale intravedere per esse, la
si sarebbe appigliata con tutto l'ardore della sua naturale ambizione,
della sua vanità eccitata, della sua foga desiosa di piaceri e di lusso;
ora invece l'influenza seduttiva passò appena un istante alla superficie
della sua anima tutta occupata da un profondo, potentissimo affetto, e
si dileguò ratta, scacciata dalla memoria, dal pensiero, dall'ardore
dell'amor suo. Ella non poteva essere d'altri che del _medichino_: ella
non poteva, non voleva avere altra sorte che quella non fosse di
seguitare la sorte di lui, di rimanere sommessa a ciò ch'egli comandasse
di lei. Ricordò le parole che quella mattina medesima Gian-Luigi le avea
dette: «Lena, tu potresti avere e belle vesti ed ogni cosa che hanno le
ricche, e potrei procurartene io stesso; ma tu sai che mi sei utile
rimanendo in queste umili condizioni in cui ti ho trovata.» Ah! non ella
avrebbe tradita mai l'aspettazione e la fiducia del suo amante.
Il poliziotto s'accorse del cambiamento che avveniva nell'animo della
giovane, sentì sfuggirsi di mano quella presa ch'egli credeva aver
fatto, ed affine di riguadagnarla, disse con tutto il calore che egli
era capace di fingere:
— Non rispondete? Esitate?... Come! Sareste tanto ingrata verso la sorte
da respingere una simil fortuna che la vi manda?... Ma, infelice e
sconsigliata che siete! pensate che voi non avreste più desiderio di
sorta che non vedreste subito appagato. Voi povera fanciulla siete nata
e avete vissuto finora più o meno in mezzo agli stenti: ma certo avete
visto dal basso delle vostre misere condizioni le gioie di quelle
fortunate che si crogiolano in mezzo alle sete, alle trine, ai velluti,
agli ori della ricchezza. Non sareste donna se non le aveste invidiate,
se non sentiste in voi che siete fatta anche voi per quelle gioie, che
colà al loro posto, in quelle carrozze, in quei saloni, con quegli abiti
sareste più bella, più ammirata, più corteggiata, più adorata di tutte
loro... La vostra invidia è giusta, Maddalena; il vostro intimo
sentimento, il vostro istinto ha ragione. Voi sareste a mille doppi
superiore a tutte in bellezza: voi vedreste tutti gli uomini ai vostri
piedi.
Maddalena teneva sempre chino il capo, e lo scosse leggermente come tra
per negare, tra per dire che non glie ne importava niente affatto.
— La ricchezza, continuava Barnaba con pari calore, è la prima e l'unica
potenza del mondo.... Voi avreste la ricchezza, Maddalena!.... Vi
piacerebb'egli sciuparla, gettandola per la finestra nella strada, alla
faccia della gente meravigliata? E voi quanto ne consumereste follemente
di denaro, tanto e più ritrarreste a vostro capriccio da un vostro
sorriso, da una vostra lusinga. Vorreste invece pensare ai vostri anni
avvenire e prepararvi un'esistenza sontuosa e tranquilla per la maturità
della vostra esistenza? Ma in poco di tempo voi avrete radunato i
guadagni di tutta una vita laboriosa di fortunato banchiere.... Ebbene,
ditemi ora: che cosa decidete?
La giovane tornò a scuotere la testa, e disse freddamente con voce
sommessa, sorda, per così dire, ma risoluta:
— Io sono contenta della mia condizione, e non desidero cambiarla.
Barnaba dalla maraviglia fece un sobbalzo sulla panca su cui era seduto,
e guardò la ragazza come si guarda un fenomeno mai più visto, la cui
stranezza lo fa parere soprannaturale. Non fu tanto ingenuo da credere
che fosse la virtù a difendere così bene contro la seduzione quel
fragile cuore di cortigiana. Gli era dunque l'amore ch'essa aveva pel
medichino, che esercitava su di lei così potente influenza? A questa
conclusione ch'egli ne trasse, il poliziotto ebbe un'ispirazione, che fu
un vero tratto di genio. Le medesime cause producono sempre i medesimi
effetti. Un amore simile in donna come quella, doveva essere geloso e
furibondo quanto e più non fosse quello di Meo per Maddalena. La gelosia
aveva conferito massimamente a dar vinto all'arte del poliziotto il
giovinastro imbecille, chi sa che la gelosia pure non lo servisse ad
impaniare quell'accorta, ma ardentemente appassionata fanciulla?
— Avete torto, Maddalena: riprese egli a dire; voi disprezzate e
rigettate una sorte, a cui molte e molte, che cosa dico? tutte le
fanciulle vostre pari sarebbero beatissime di potere aspirare. Ma di
certo voi non vi rendete conto esatto di quello che potreste essere, di
quel che diventereste senza fallo. Vorrei che solamente travedeste gli
splendori della vita di Zoe soprannominata la _Leggera_. Essa vive in
mezzo all'oro ed ai diamanti, ha i più bei cavalli e le più belle
carrozze della città, e veste come una principessa. Ebbene la Zoe,
quanto a beltà e piacentezza di modi e di sembianze, non è pure da
mettersi in paragone con voi. E la vien su dal nulla, proprio dai
ciottoli delle strade e dal fango delle piazze. Io che vi parlo l'ho
conosciuta... l'ho veduta, voglio dire, magra come un chiodo, saltar
sulla corda in piazza, vestita d'una sottanella strappata e sporca,
aspettò che la tosse cavernosa fosse finita, e poi insistette:
— Hai tu capito?
— Ho capito: rispose con un fil di voce l'oste, a cui l'accesso della
tosse pareva non aver lasciato più fiato in corpo.
— E farai secondo ciò che ti dissi?
Pelone provò di nuovo a ricorrere alla sua tosse: ma si accorse tosto
che con quel mariuolo lì lo spediente non serviva a nulla, e ch'egli ci
giuntava la fatica.
— Farò: disse con un lievissimo susurro.
— Bada bene che a Graffigna non si manca di parola; disse l'omiciattolo
che arrivava appena alle spalle di quella pertica di Pelone, e innanzi
al quale pure l'oste aveva un contegno tutto umiltà e paura: — bada
bene, ripeteva levando con atto d'intimazione il dito indice della mano
destra, che con noi non si scherza!....
— Non ischerzo: mormorò il taverniere con voce da moribondo.
— E perchè guardi sempre costà per terra o sulle tue barcaccie di
scarpe? Chè hai paura a mostrarmi la bella pupilla degli occhi tuoi,
martuffo d'uno scimione, mio caro compagno?
— No no, disse sollecito Pelone facendo un sorriso da becchino con
quella sua faccia da morto: vi guardo benissimo e molto volentieri,
compar Graffigna: e fra sè, per corollario: che tu potessi affogare in
fondo alla melma d'una fogna!
— Ad ogni modo, ripigliava Graffigna, ricordati che qualcheduno potrà
udire i discorsi che tu terrai con quel cotale.
Pelone fece un tentativo, che riuscì poco felice, per dirizzare il suo
lungo corpo in un moto d'indignazione.
— Come! esclamò egli; si diffiderebbe di me?
— Si diffida di tutti, e si prendono le precauzioni in conseguenza. È il
nostro principio, onesto Pelone, e penso faremo assai bene a non
iscartarcene mai.
L'uscio a vetri si socchiuse in quella un pochino e la voce di Maddalena
cacciò dentro questa sola parola:
— Sparite!
Graffigna fu d'un balzo alla parete, si curvò a terra, premette ad un
certo luogo nello zoccolo del tavolato, e in questo, senza rumore di
sorta, s'aprì una cavità bassa e scura, in cui un uomo, anche della
piccola statura del galeotto, non poteva entrare senza curvarsi.
L'omiciattolo sgusciò per quell'apertura, la quale chetamente e
sollecitamente del pari si richiuse dietro di lui, non lasciando ad
occhio nissuno, per quanto acuto osservatore, traccia alcuna della sua
esistenza.
Un minuto dopo entrava nel gabinetto Barnaba.
— Che fai costì tutto solo? domandò egli a Pelone, che gli mosse
all'incontro.
— Io?!... niente: rispose l'oste. Di là fanno un fracasso che mi tolgon
la testa, e passo di quando in quando a riposarmi in questa buco, dove
non si viene a cacciare quella canaglia.
— E questa sera i soliti frequentatori di questo camerino non sono
venuti?
— Sì.... Oh sono dei bravi figliuoli che non dimenticano il povero
Pelone.... Se ne sono già andati.
— Va bene.
Barnaba sedette e poggiando i due gomiti sulla tavola e sostenendo il
mento alle mani chiuse, guardò bene in viso il bettoliere, che, secondo
sua usanza, si chinava verso di lui dall'altra parte del desco ad
aspettare gli facesse note le sue volontà.
— E quel mio affare? domandò Barnaba a voce bassa.
Pelone ricorse a quel medesimo mezzo diplomatico che aveva usato con
Graffigna; finse di non capire.
— Che affare? disse cercando cogli occhi spenti in tutti gli angoli
della stanza.
Ma lo spediente non gli servì meglio di quello che gli avesse servito
con quell'altro.
Barnaba si sollevò a mezzo sul suo sedile per recare le sue labbra al
livello dell'orecchio dell'oste chinato innanzi a lui, e susurrò in quel
largo imbuto che coronava l'organo auditivo di Pelone alcune parole la
cui chiarezza non permetteva più dubbio, nè obblio, nè tergiversazione
di sorta.
La risposta di Pelone non fu così chiara e netta.
— Ecco, diss'egli, come ho già avuto l'onore di dirle, io di quella
gente cui accenna Lei non ho il vantaggio.... voglio dire la sfortuna,
la maledetta sfortuna, che il diavolo mi porti, di conoscerne alcuno....
L'agente di polizia fece un gesto.
— No signore: soggiunse con forza Pelone, interpretando quel gesto come
una manifestazione di incredulità. Posso dubitare su qualcheduno,
congetturare di qualche cosa; ma i dubbi e le congetture non bastano ad
autorizzarmi a pensare, a credere, a ritenere...
Barnaba lo interruppe, dicendogli con una calma lentezza che era molto
significativa:
— Tu dunque neghi di prestarmi questo servizio?... Guarda che potresti
pentirtene.
— No: riprese vivacemente Pelone, non nego... Mi metto anzi tutto a sua
disposizione per quel poco che ci valgo; ma vorrei la si persuadesse che
non sono in quelle condizioni ch'Ella crede...
— Insomma; la conclusione?
— Eccola. Quei tali su cui le dico che ho dei dubbi, che ho fatto delle
congetture, vengono qui ordinariamente verso la mezzanotte; aspetti fino
allora se le piace; io glie li additerò, dirò anche, se vuole, a quei
cotali che Lei vuol parlare con loro, e se la vuole abbordarli poi,
faccia a suo senno.
Barnaba guardò l'ora al suo orologio.
— Sono le undici: un'ora da aspettare..... Va bene; farò così...
Intanto, siccome ho ancora da cenare, mandami qui alcuna cosa da
mangiare..... quello che vuoi, chè a me poco importa. Ah! manda
Maddalena a servirmi, chè ho piacere di parlarle.
Pelone uscì per dare gli ordini opportuni.
— Bada, diss'egli a Maddalena, inviandola nel gabinetto, che quello è un
demonio di furberia che ti vuol mettere nel sacco.
Maddalena crollò le spalle e fece un sorriso di compassione.
— S'egli è furbo ed io non sono mica un'addormentata. E in punto a
finezza una donna val sempre più che un uomo. Lasciate fare che sarò io
a metter nel sacco lui.
E colla sua aria petulante, in mano un cestino coll'occorrente per
apparecchiare, entrò nella stanza dall'uscio a vetri.
Barnaba, appena era rimasto solo nel gabinetto, aveva fatto ciò che già
gli abbiam visto fare la sera precedente; sorse sollecito ed andò a
toccare e battere sopra l'impiallacciatura di legno nella parete; se non
che mentre la sera prima aveva tastato di qua e di là, questa volta fu
dritto a quel punto dove il giorno innanzi gli era sembrato di udire
sotto le nocca delle sue dita suonare una cavità. Battè di nuovo colà
cautamente e pose l'orecchio a quel posto a sentire. Ed egli, guidato
dalla sua accortezza, ed in parte si direbbe eziandio dall'istinto del
suo mestiere, aveva davvero messo la mano su quella parte del tavolato
che mercè una segreta molla s'apriva per lasciar passaggio da penetrare
nel sotterraneo corridoio.
Ora, dietro appunto questo dissimulato ed invisibile usciòlo stava
ancora in osservazione Graffigna, l'occhio alla piccola apertura e il
suo acutissimo orecchio tirato. Egli udì il dialogo fra l'oste ed il
poliziotto, scorse i movimenti di Barnaba, e tutto fremette e
raccapricciò quando vide costui alzarsi e con passo risoluto, senza
incertezza di sorta, venire diritto al luogo della segreta porticina e
percuotere con mano cauta ed esperta nel legno di essa.
Graffigna mandò fra sè un'orrenda bestemmia.
— Questo scellerato, pensò, conosce adunque l'esistenza di _Cafarnao_ e
come vi si entra?... Ma dunque siamo perduti!...
Una nube rossigna passò innanzi agli occhi dell'assassino ed e' non vide
più che color di sangue; la sua destra corse al manico del pugnale che
portava sotto panni, la sinistra si abbassò verso il punto dove si
doveva premere per lo scatto della molla che faceva aprir l'uscio; fu
suo proposito slanciarsi di balzo da quel suo nascondiglio sopra
quell'uomo che era diventato il più pericoloso dei loro nemici e
spegnerlo senz'altro indugio; ma non tardò a sopravvenire una riazione
della sua facoltà riflessiva che lo trattenne.
— A me solo riesce impossibile venirgli addosso, impedirgli che strilli
e succhiellargli bravamente le budella, infame scellerato d'un
esploratore, che l'inferno l'inghiotta... Se fossimo in due! Ah! se
avessi meco quel bestione d'un bravo Stracciaferro, sì che il colpo
sarebbe fatto!... Io gli salterei di botto alla gola a serrargliela con
tutte due le mani che non avrebbe manco tempo di far _quach_, e quel
toro senza cervella del mio degno amico se lo piglierebbe fra le braccia
come una poppatola per portarselo qui dove lo si avrebbe a discrezione
da farlo bellamente cantare su quello che si sa e non si sa dei fatti
nostri, su quel che ci minaccia e da cui abbiamo da pararci... Se
andassi a cercare quel brutto elefante d'un prezioso amico, che gli
possa cascare lo zuccone!... Eh sì, dove pescarlo così subito a
quest'ora? E intanto il tempo va..... Contentiamoci adesso di non
lasciarci scappare codestui e di dargliene il ben servito... Se altri
poi di quella razza sapesse eziandio.....
A questo solo pensiero sentì fremere tutte le fibre ed i capelli quasi
gli si drizzarono sul capo.
— Ah! converrà pensare a codesto..... Bisogna che glie ne parli subito
al _medichino_.
Prima d'allontanarsi pose ancora l'occhio alla fessura e vide Barnaba
che tornato a sedersi tranquillamente, pareva assorto in importante
meditazione, mentre aspettava la venuta di Maddalena.
— Va, va: disse Graffigna coi denti serrati e facendo un atto di
minaccia di dietro l'assito: potresti fare il tuo testamento e
raccomandarti l'anima, chè questa è l'ultima tua ora, e tu puoi contare
di essere in _confortatorio_.
Scese rapidamente la scala che menava nel corridoio sotterraneo,
illuminato, come sappiamo, dalla fioca luce di rade lucerne postate ad
una certa distanza fra loro, lungo di esso.
— Come giuns'egli questo birbante a scoprire cotal segreto? seguitava
intanto a pensare, mentre colle sue gambe corte s'affrettava quasi di
trotto verso il _Cafarnao_. Che qualcheduno ci abbia tradito? E chi?
Pelone forse?.... Ah tanaglie e forca! Se mai fosse!....
Comparve trafelato innanzi a Gian-Luigi, il quale nel suo riposto
gabinetto era affondato nelle più importanti occupazioni della sua
iniqua carica di capo della cocca.
— Scusi se la disturbo, diss'egli affrettatamente, dimenticando perfino
di levarsi di capo il suo frusto e sporco berretto: perdoni
illustrissimo se le capito così inopinatamente contro tutte le regole
della disciplina e della buona creanza; ma Ella deve già conoscere
abbastanza Graffigna, per capire che, se così faccio, si è perchè vi ha
una grande ragione, una grandissima ragione.....
Il _medichino_ alzò gli occhi dalle carte che aveva dinanzi, li volse
mezzo corrucciati su colui che veniva ad interrompere il suo lavoro, e
disse con accento di chi vuol presto sbrigarsi d'un impaccioso:
— Ebbene? che cosa c'è?
Graffigna, persuaso quant'altri mai che quello non era momento da far
delle frasi, raccontò in poche parole ciò che aveva visto. Il
_medichino_ sorse da sedere con un sussulto, la sua ruga minacciosa di
subito impressa nella fronte, una fiamma infernale entro gli occhi.
— Maledizione di Dio! esclamò egli, e tese la destra col dito indice
appuntato verso il galeotto, a cui l'aspetto in quel punto veramente
terribile del suo capo incuteva un timore pieno di riverenza. Se tu non
ci liberi da quell'uomo, Graffigna, se tu non vieni a giurarmi pel cielo
e per l'inferno, per la tua gola e per la _cocca_, che quell'uomo è
tolto dal numero dei viventi, guai a te!.... Gli è la tua pelle che me
la pagherà.
Graffigna s'inchinò in atto di umilissima sommissione.
— Si farà tutto quel che sarà possibile... e se si fallisce, che un
corno del diavolo m'infilzi, non sarà per mancanza di buona volontà, nè
di precauzioni; ma sarà perchè il fistolo ci avrà messo la coda... Pur
tuttavia Lei ha ragione ed io son contento di pagar la spesa della
disavventura.
Gian-Luigi si pose a passeggiare su e giù, le braccia incrociate al
petto, la testa china.
— Sarà egli il solo codestui a sapere questo troppo importante segreto?
diceva egli, come pensando, ad alta voce.
— È quello che mi sono domandato anche a me: insinuò umilissimamente,
colla sua voce più esile, Graffigna, il quale, accortosi di commettere
l'irriverenza di tenere il berretto in capo innanzi al suo superiore, se
l'era levato con mossa dispettosa di se stesso; e intanto, per lasciar
più libero campo ai passi del _medichino_, s'era ritirato in un angolo
della stanza.
— Conviene ad ogni modo prendere qualche provvedimento: continuava il
_medichino_.
— Signor sì, soggiungeva quell'altro. E sono venuto apposta in tutta
fretta a dirgliene a Lei, perchè appunto Ella trovasse che cosa farci.
Gian-Luigi s'arrestò ad un tratto in mezzo la stanza; la calma era
tornata alle sue belle sembianze; la sua risoluzione era presa.
— Conviene, diss'egli a Graffigna, che quel passaggio sia distrutto, e
tosto, e che di questa notte medesima ogni traccia ne sia scomparsa;
così che, se quel cotale non porterà seco nella fossa il segreto, gli
altri a cui l'abbia comunicato non possano trovare nulla più di vero di
quanto egli abbia detto.
Graffigna non parlava, ma i suoi occhietti vivissimi e tutto il suo
contegno facevano una domanda: «Come fare per ottener codesto?»
Il _medichino_ non fece aspettare la risposta.
— Prima di tutto darai il fatto suo a quel Barnaba: gli è ciò che più
preme. Per maggior sicurezza dell'esito potrai prender teco qualche fido
compagno....
— Ci ho già pensato.
— Poi cercherai quelli fra i nostri uomini che lavorano da muratore,
farai distruggere nel tavolato dell'impiallacciatura ogni traccia di
cardini di porta, di serrami e di molla, e dietro l'usciòlo tolto via e
rimpiazzato da una tavola di legno come il resto dell'assito, farai
levare il muro così spesso che riempia tutto il vano aperto nelle
fondamenta della casa fin sotto dove finisce la scaletta. Chiusa
l'osteria di Pelone, si potrà lavorare con tutto comodo senza paura di
disturbi fino a domattina. Hai capito?.... Va.
Graffigna s'inchinò e si mosse per partire, ma al momento di varcar la
soglia s'arrestò.
— E se il traditore fosse Pelone? disse.
— Non lo credo: rispose il _medichino_; ma però procureremo di scoprire
qualche cosa a questo riguardo; e se mai fosse, lascia a me il pensare
come punirlo.
L'omiciattolo guizzò via dal gabinetto. Si fermò in _Cafarnao_ per
camuffarsi. Si pose una parrucca di capelli tutto bianchi, si appiccicò
alle guancie floscie e sbarbate una barba bianca del pari, compose il
suo contegno ed il suo passo come quello d'un vecchio cadente e parve
per l'affatto uno di quei mendici che tendono vergognosamente di
soppiatto la mano a chi passa, borbottando confuse parole di
supplicazione, con voce piagnucolante. Uscì per la bottega di _Baciccia_
e dieci minuti dopo aveva la temerità di entrare per l'uscio della
strada nella bettola di mastro Pelone. Andò a sedersi presso la tavola a
cui stavano Marcaccio ed Andrea, e con una voce che era tutto diversa
dalla sua ordinaria comandò a Meo, che non lo riconobbe menomamente, una
mezzina di vino da sedici.
Marcaccio ed Andrea avevano già innanzi a loro un bel numero di
bottiglie vuote, il primo, più robusto, resisteva di molto all'ebbrezza;
il secondo, indebolito dai patimenti fisici ed anco dalla passione
dell'animo, cui voleva obliare e si può dire veramente annegare nel
vino, era già di nuovo ubbriaco del pari e più che la sera innanzi.
Graffigna sedutosi, come dissi, presso di loro, aspettò che Marcaccio il
quale neppure non lo aveva riconosciuto, avesse gli occhi rivolti verso
di lui e poi gli fece un segno convenzionale che nel linguaggio di gesti
noto agli affigliati della cocca soltanto, voleva dire: «Sono uno dei
vostri ed ho qualche cosa da dirvi.» Marcaccio pose allora tutta la sua
attenzione ad osservare quel vecchio pezzente, e riconobbe alla fine in
lui il benemerito Graffigna, rispose col medesimo linguaggio di gesti,
com'era suo dovere, di aver capito e d'esser pronto ad ogni cenno. Il
falso vecchio parve non pensare ad altro che a bere tranquillamente la
mezzina che Meo gli aveva portata. Ma quando l'orologio a contrappesi
che si drizzava a lato del banco di Pelone segnò le undici e tre quarti,
Graffigna fece un altro segno a Marcaccio che non lo perdeva di vista,
pagò lo scotto ed uscì dall'osteria senza parlare e senza guardar manco
in viso nessuno. Il compagno d'Andrea si chinò verso quest'ultimo e gli
disse:
— Aspettami qui che vengo subito, sai?
E diviato uscì ancor egli sulle traccie del finto mendicante.
— Buona sera, signor Barnaba, aveva detto Maddalena entrando nel
camerino, con accento non soverchiamente rispettoso.
— Buona sera: rispose il poliziotto, facendo un sorriso, il più grazioso
che fosse concesso alla sua faccia asciutta di color terreo, di guancie
infossate: voi state bene, bella giovane?
— Benissimo.
La fanciulla crollò le spalle e guardò l'uomo con una certa espressione
che voleva dir chiaro:
— Che v'importa a voi di codesto? M'accorgo bene che sono altre cose che
mi volete dire; fate dunque presto a entrare nei discorsi che vi
premono.
Barnaba parve comprendere il significato di quell'occhiata e di
quell'atto.
— Sedetevi costà vicino a me, cara e leggiadra Maddalena, e datemi retta
per un poco. Ve l'ho detto quest'oggi che avevo da parlarvi di cose che
v'interessano di molto....
— Ed io le ho risposto che non sapevo proprio in che modo Lei avesse di
tali cose da dire a me.
— Eh! lo saprete appena avrete cominciato a darmi ascolto.
Maddalena non sarebbe stata figliuola di Eva se non avesse avuta la sua
buona dose di curiosità. Sotto l'ostentata sua indifferenza per le
comunicazioni di Barnaba cominciava pure in lei a farsi sentire
l'influsso di quella dote essenzialmente femminina; onde la ragazza
sedette al medesimo desco dell'uomo che annunziava volerle dire le cose
interessanti, e dispose ad ascoltare il suo udito e la sua attenzione.
Il poliziotto aveva giudicato che il miele con cui si prendono siffatte
mosche gli è la lusinga della vanità e l'amore dell'oro; aveva quindi
preparato in conseguenza il suo disegno di assalto, e cominciò in questo
modo a metterlo in esecuzione.
— Voi siete una delle più belle e delle più piacenti ragazze ch'io abbia
visto mai, Maddalena: diss'egli con un tentativo abbastanza ben riuscito
per dare alla sua faccia un'espressione affettuosa ed ammirativa ed alla
voce un accento di sincerità insieme e di calore; ed io vi assicuro che
fra quante signorone rinomate per bellezza vi hanno al mondo non ce ne
sarebbe pur una che potesse starvi al paro, quando voi foste
sfarzosamente vestita coi fiocchi e fronzoli come van loro.
Maddalena era venuta a quel colloquio corazzata bravamente dal sospetto
e dalla diffidenza contro ogni parola di quel personaggio: ma qual
tempra di simil corazza intorno a petto di donna resiste all'invincibil
forza di simili complimenti? La giovane trovò che quell'uomo non aveva
mai parlato così bene; levò gli occhi su di lui e per la prima volta le
parve che quella faccia scura, terrea, dai lineamenti immobili come una
maschera, avesse pure alcun che di simpatico; disse fra sè e sè ch'egli
aveva grandemente ragione, e benchè la si sforzasse a mantenersi in
quella indifferenza che s'era proposta, non potè tanto padroneggiare il
movimento intimo del suo animo che un lieve sorrisetto non venisse a
sbocciare sulle sue labbra rosse e carnose.
— Che? diss'ella però con finta ruvidezza crollando le spalle. La parla
per chiasso Lei, la è di buon umore stassera e le salta di prendersi
giuoco di me.
— Niente affatto... Parlo da maledetto senno: ripigliò il poliziotto
cercando sempre di dare alla sua voce fredda, monotona e quasi direi
sorda, la vibrazione d'un forzato calore di sentimento. Gli è da lungo
tempo, sapete, Maddalena, che ho osservato codesto, che ci vengo
pensando e che mi è venuto in animo di parlarvene.
Maddalena fissò i suoi occhi sgranati, pieni di petulanza, sul volto del
suo interlocutore.
— Ah sì? diss'ella. In fede mia che non avrei mai più sognato una cosa
simile.
E intanto fra sè andava ella pensando:
— A che cosa vuol far capo costui? Parla egli per suo proprio conto?....
Peuh! potrebbe risparmiare il fiato...., o per quello d'altri?.... E in
questo caso di chi?
L'occhio acuto di Barnaba sembrò leggesse questi pensieri nella mente
della giovane; poichè, quasi per risponder loro, egli soggiunse:
— Non vi figurate mia cara figliuola, ch'io vi parli con delle
intenzioni interessate e con delle mire personali..... Oibò! Vi parlo
proprio per solo vostro bene e per vantaggio del vostro avvenire, che
non so manco io la ragione, mi sta a cuore, come se voi foste qualche
cosa di mio.
— Oh! oh! pensò Maddalena: egli parla per conto altrui.... — Fa eziandio
questo bel mestiere..... Ma chi mai l'avrà mandato?
— Grazie tante: diss'ella forte in risposta a Barnaba; quest'avvenire
sarà quello che vorranno Dio e la Santa Vergine della Consolata.
— Sarà quello che vorrete voi, furfantella; ed io vi dico che per vivere
da signora, con quel visino, con quegli occhi lì, non avrete che da
volerlo.
Maddalena colla petulante vivacità della sua natura, affrontò
risolutamente, senza reticenze, il nodo della quistione.
— Buono! diss'ella: e chi, secondo Lei, mi darà da scialarla come una
signora?
Barnaba credette aver in pugno l'anima della donna e si rallegrò seco
stesso.
— Chi? rispose: colui che vorrete voi. Su cento ricchi libertini non
avreste che da scegliere a vostro gusto e secondo vostra convenienza.
Quel matto famoso d'un Principe di Lucca, se vi vedesse soltanto, non
tarderebbe ad impazzire per voi.
Maddalena sentì per la sua epidermide di cortigiana passare un lieve
fremito di soddisfazione. L'amor proprio lusingato aggiunse una nuova
luce ai suoi occhioni brillanti d'audacia e di ardore sensuale.
— Viene Lei a nome del Duca? chiese vivacemente, curvandosi sulla tavola
verso il suo interlocutore, con una mossa piena d'aspettazione.
Barnaba esitò un momento a rispondere: il suo sguardo, per gli occhi
della giovane volle e credette penetrare nell'animo di lei; fu persuaso
più che mai d'averglielo afferrato e per non lasciarselo sfuggir più si
decise ad una implicita menzogna.
— E se così fosse, diss'egli, che rispondereste? che cosa vorreste fare?
La pupilla dell'occhio nero di Maddalena si dilatò un istante e parve
mandare più vividi raggi; una avida cupidigia si dipinse per un momento
nella faccia invasa dal rossore, nella bocca semi aperta, come anelante.
Ma codesto non durò che un minuto. Quella fiamma si spense negli occhi,
quel rossore sparì dalle guancie; e la Maddalena chinò lentamente il
capo, assorta di botto in altro e tutto diverso pensiero.
Vedete di che miracoli non è capace l'amore! Un tempo, prima che le
avesse preso il cuore quella infuocata e tenace passione cui avevale
ispirata Gian-Luigi, Maddalena avrebbe accolto le parole di Barnaba come
una felicissima ventura, ed alla sorte fattale intravedere per esse, la
si sarebbe appigliata con tutto l'ardore della sua naturale ambizione,
della sua vanità eccitata, della sua foga desiosa di piaceri e di lusso;
ora invece l'influenza seduttiva passò appena un istante alla superficie
della sua anima tutta occupata da un profondo, potentissimo affetto, e
si dileguò ratta, scacciata dalla memoria, dal pensiero, dall'ardore
dell'amor suo. Ella non poteva essere d'altri che del _medichino_: ella
non poteva, non voleva avere altra sorte che quella non fosse di
seguitare la sorte di lui, di rimanere sommessa a ciò ch'egli comandasse
di lei. Ricordò le parole che quella mattina medesima Gian-Luigi le avea
dette: «Lena, tu potresti avere e belle vesti ed ogni cosa che hanno le
ricche, e potrei procurartene io stesso; ma tu sai che mi sei utile
rimanendo in queste umili condizioni in cui ti ho trovata.» Ah! non ella
avrebbe tradita mai l'aspettazione e la fiducia del suo amante.
Il poliziotto s'accorse del cambiamento che avveniva nell'animo della
giovane, sentì sfuggirsi di mano quella presa ch'egli credeva aver
fatto, ed affine di riguadagnarla, disse con tutto il calore che egli
era capace di fingere:
— Non rispondete? Esitate?... Come! Sareste tanto ingrata verso la sorte
da respingere una simil fortuna che la vi manda?... Ma, infelice e
sconsigliata che siete! pensate che voi non avreste più desiderio di
sorta che non vedreste subito appagato. Voi povera fanciulla siete nata
e avete vissuto finora più o meno in mezzo agli stenti: ma certo avete
visto dal basso delle vostre misere condizioni le gioie di quelle
fortunate che si crogiolano in mezzo alle sete, alle trine, ai velluti,
agli ori della ricchezza. Non sareste donna se non le aveste invidiate,
se non sentiste in voi che siete fatta anche voi per quelle gioie, che
colà al loro posto, in quelle carrozze, in quei saloni, con quegli abiti
sareste più bella, più ammirata, più corteggiata, più adorata di tutte
loro... La vostra invidia è giusta, Maddalena; il vostro intimo
sentimento, il vostro istinto ha ragione. Voi sareste a mille doppi
superiore a tutte in bellezza: voi vedreste tutti gli uomini ai vostri
piedi.
Maddalena teneva sempre chino il capo, e lo scosse leggermente come tra
per negare, tra per dire che non glie ne importava niente affatto.
— La ricchezza, continuava Barnaba con pari calore, è la prima e l'unica
potenza del mondo.... Voi avreste la ricchezza, Maddalena!.... Vi
piacerebb'egli sciuparla, gettandola per la finestra nella strada, alla
faccia della gente meravigliata? E voi quanto ne consumereste follemente
di denaro, tanto e più ritrarreste a vostro capriccio da un vostro
sorriso, da una vostra lusinga. Vorreste invece pensare ai vostri anni
avvenire e prepararvi un'esistenza sontuosa e tranquilla per la maturità
della vostra esistenza? Ma in poco di tempo voi avrete radunato i
guadagni di tutta una vita laboriosa di fortunato banchiere.... Ebbene,
ditemi ora: che cosa decidete?
La giovane tornò a scuotere la testa, e disse freddamente con voce
sommessa, sorda, per così dire, ma risoluta:
— Io sono contenta della mia condizione, e non desidero cambiarla.
Barnaba dalla maraviglia fece un sobbalzo sulla panca su cui era seduto,
e guardò la ragazza come si guarda un fenomeno mai più visto, la cui
stranezza lo fa parere soprannaturale. Non fu tanto ingenuo da credere
che fosse la virtù a difendere così bene contro la seduzione quel
fragile cuore di cortigiana. Gli era dunque l'amore ch'essa aveva pel
medichino, che esercitava su di lei così potente influenza? A questa
conclusione ch'egli ne trasse, il poliziotto ebbe un'ispirazione, che fu
un vero tratto di genio. Le medesime cause producono sempre i medesimi
effetti. Un amore simile in donna come quella, doveva essere geloso e
furibondo quanto e più non fosse quello di Meo per Maddalena. La gelosia
aveva conferito massimamente a dar vinto all'arte del poliziotto il
giovinastro imbecille, chi sa che la gelosia pure non lo servisse ad
impaniare quell'accorta, ma ardentemente appassionata fanciulla?
— Avete torto, Maddalena: riprese egli a dire; voi disprezzate e
rigettate una sorte, a cui molte e molte, che cosa dico? tutte le
fanciulle vostre pari sarebbero beatissime di potere aspirare. Ma di
certo voi non vi rendete conto esatto di quello che potreste essere, di
quel che diventereste senza fallo. Vorrei che solamente travedeste gli
splendori della vita di Zoe soprannominata la _Leggera_. Essa vive in
mezzo all'oro ed ai diamanti, ha i più bei cavalli e le più belle
carrozze della città, e veste come una principessa. Ebbene la Zoe,
quanto a beltà e piacentezza di modi e di sembianze, non è pure da
mettersi in paragone con voi. E la vien su dal nulla, proprio dai
ciottoli delle strade e dal fango delle piazze. Io che vi parlo l'ho
conosciuta... l'ho veduta, voglio dire, magra come un chiodo, saltar
sulla corda in piazza, vestita d'una sottanella strappata e sporca,
- Parts
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